Laos, the secret war

Quello che forse non sapete di Xieng Khuang
LucAga, 12 Nov 2010
laos, the secret war
Nove anni di guerra. Una tra le più vaste operazioni militari della storia. Oltre 580 mila missioni e più di 2 milioni di tonnellate di bombe scaricate dal cielo. Una media di una bomba ogni otto minuti. 500 kg di bombe per abitante, bambini compresi. No, non è il Vietnam!! Benvenuti nella provincia di Xieng Khuang, Laos, l’area più bombardata al mondo!! Non sorprendetevi troppo se tutto ciò vi risulta nuovo e apparentemente impossibile; anche noi non ne avevamo mai sentito parlare, prima di mettere piede nel paese; una guerra illegale, crudele, condotta di nascosto dagli occhi del mondo, sotto le false effigi della libertà e della democrazia… Suona familiare??

Ma forniamo prima un paio di cenni storici; nel 1954 la Conferenza di Ginevra dichiarò il Laos “paese neutrale” per evitare che fosse coinvolto dalle tensioni tra Stati Uniti e Vietnam. Dal momento che un gran numero di munizioni giungevano al Vietnam attraverso il Laos, seguendo l’Ho Chi Minh Trail, gli Stati Uniti diedero vita ad uno dei più massicci bombardamenti della storia, sfruttando inoltre “l’opportunità” per testare un gran numero di nuove armi (…per la serie “e già che dobbiamo fare una cazzata, facciamola bella grossa!”…) tra cui diversi tipi di cluster bombs, ossia piccoli ordigni, della grandezza di una pallina da golf che, fuoriuscendo a centinaia da una bomba madre, creano una micidiale sequenza di esplosioni, ognuna potenzialmente letale in un’area di 200 metri. Ben il 30% delle bombe sganciate dagli americani non è esplosa, lasciando la popolazione del Laos ancora oggi, a quasi 40 anni dalla fine della guerra, in ostaggio di questi micidiali ordigni che invadono gran parte del paese impedendo ogni tipo di opera edilizia, la coltivazione del riso e l’allevamento del bestiame. La presenza di queste bombe è talmente diffusa da rappresentare una delle principali cause di povertà per gran parte del paese.

Phonsavan, la capitale della provincia, è una città in costruzione; è impossibile non accorgersi del rapido sviluppo che la città sta vivendo. Sembra si stiano preparando a ricevere un gran numero di turisti; hotel e ristoranti sorgono dall’oggi al domani ed i lavori non si fermano mai. Davvero incrociamo le dita per loro. Al momento, però, i turisti non sembrano ancora interessati a spingersi sino a qua, allontanandosi di qualche centinaio di chilometri dall’itinerario più classico che da Van Vieng conduce direttamente a Luan Prabang, l’antica capitale. Gli unici turisti che abbiamo incontrato erano venuti sin qui per visitare le Plain of Jars, patrimonio dell’umanità Unesco, vale a dire le immense distese d’erba su cui giacciono centinaia di urne preistoriche in pietra, alcune di dimensioni superiori ai due metri, miracolosamente sopravvissute ai bombardamenti a tappeto degli americani, le cui cicatrici sono ancora ben visibili sul terreno.

Noi invece eravamo esclusivamente spinti dal desiderio di saperne di più su questa drammatica e scoosciuta pagina della storia, di ascoltare la viva voce ed osservare i volti dei testimoni che hanno vissuto la guerra e che ancora oggi si trovano a convivere con la costante minaccia delle bombe. E il fenomeno è molto più vasto di quello che avevamo immaginato; nell’area operano alcune associazioni, finanziate per lo più dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, tra cui l’inglese MAG (http://www.maginternational.org/) che si occupa della rimozione degli ordigni inesplosi, i cosiddetti UXO = Unexploded Ordnance. Nella via principale di Phonsavan potrete trovare un loro ufficio dove è possibile assistere ad alcune proiezioni di filmati ed interviste, tra cui quella di una giovane dottoressa che denunciava il fatto di dover fronteggiare ben più di cento casi di pazienti coinvolti in esplosioni ogni anno, una media di uno ogni tre giorni, di cui la metà bambini. Tenete conto che questa è la testimonianza di una sola dottoressa mentre nell’area, fortunatamente, operano diversi dottori; di conseguenza il quadro risulta essere terribilmente drammatico. Come se ciò non bastasse, essendo la gente impossibilitata a coltivare la terra, molti riescono a raccimolare un pò di soldi attraverso la raccolta e la vendita del ferro, incluso quello proveniente dalle bombe, di ottima qualità e presente in abbondanza nella zona. Oltre al pericolo derivante dall’avventurarsi in terreni non bonificati, alcuni si improvvisano artificieri e cercano di disinnescare le bombe da soli per poi vendere il ferro di cui sono composte. Come potrete immaginare gli incidenti sono davvero frequenti. Qui a Phonsavan vi sono moltissime agenzie di viaggi ed hotel che organizzano visite guidate nella regione ma, essendo noi solamente in due, il prezzo risultava eccessivamente caro. Inoltre, come già abbiamo detto, la maggior parte dei turisti preferisce visitare le Plain Of Jars piuttosto che i siti ed i luoghi che testimoniano lo scempio della guerra. Quindi, smentendo un vecchio spost pubblicitario: “Turista fai da te???…ahi ahi ahi ahi!!!!”, abbiamo affittato una piccola motocicletta e siamo partiti alla ricerca di testimonianze per conto nostro. Nei villaggi della zona è possibile osservare come la gente, non avendo i mezzi per comprare altro materiale, utilizzi parti di bombe e missili americani nei modi più disparati, per esempio come rinforzo per le colonne della casa, come abbeveratoio per gli animali, come fioriere, come supporto per un piccolo orticello dove coltivare qualche ortaggio… Alcuni villaggi sono estremamente poveri e si intuisce facilmente quanto dura e difficile sia la vita da queste parti. Sorprendentemente la gente non sembra aver nessun sentimento di odio o rivalsa nei confronti degli americani, nonostante gli Stati Uniti spendano molti più soldi per aiutare i propri cittadini a cercare i resti dei soldati caduti in battaglia, piuttosto che per liberare il paese dalle bombe che continuano ad uccidere quotidianamente gente innocente ed inerme. Come avrete sicuramente notato questo post si allontana di molto dai nostri articoli precedenti, sia per il tema che per le informazioni riportate. Per noi era comunque importante farvi conoscere la nostra esperienza e questa vicenda poco nota, soprattutto in conseguenza della richiesta di alcune persone che ci hanno pregato di raccontare nei nostri paesi di quanto visto e sentito, per far si che un giorno questa guerra non sia più segreta e sconosciuta.

Per chi volesse approfondire l’argomento consigliamo questo articolo, purtroppo in inglese: http://www.worldpress.org/Asia/2562.cfm#down

Ora procediamo verso Nord, Luan Prabang e poi su fino al confine con la Cina, ad incontrare le minoranze etniche che abitano le montagne della zona!



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