Luca e Aga in Laos

Un bicchiere di LaoLao in riva al Nam Song
LucAga, 25 Ott 2010
luca e aga in laos
Adoro Starway to Heaven ma in questo momento mi sembra ancora più bella, mentre mi dondolo su un’amaca in riva al Nam Song, qui a Van Vieng, sorseggiando un bicchiere di lao lao e cola e fumando l’ultima sigaretta della serata. Ma forse corro un po’ troppo…Meglio raccontarvi tutto ciò che ci ha portati sino a questo momento. Noi ci eravamo lasciati a Singapore, ormai molto tempo fa. A proposito, scusate il ritardo ma siamo stati presissimi ultimamente, e non è affatto facile caricare i post in Laos. Ci troviamo quindi costretti a saltare il post riassuntivo della Malesia per recuperare il tempo perso, ma se qualcuno avesse domande a riguardo, come al solito, non esitate ad inviarcele. Promettiamo che ci impegneremo di più e cercheremo di essere più puntuali.

Ebbene, dopo Singapore siamo volati a Bangkok, ma non ci siamo fermati molto in Thailandia perchè il desiderio di viaggiare non si placa, nemmeno quando si è in viaggio!! Già durante gli ultimi giorni in Malesia avevamo iniziato a pensare ad una “piccola” deviazione del nostro percorso, per visitare anche Laos, Vietnam e Cambogia. Inoltre, una volta arrivati a Bangkok, abbiamo incontrato un gran numero di viaggiatori di ritorno da quell’area; i loro racconti non hanno fatto altro che alimentare la nostra curiosità. Dopo due rapidi conti abbiamo accertato che, senza fare pazzie, dovremmo riuscire a completare ugualmente il nostro giro del mondo e quindi…siamo partiti!!!!

Da Bangkok abbiamo preso un treno notturno fino a Ubon Ratchahani, 12 ore di viaggio per appena 5 euro…ok, noi abbiamo preso la classe più scarsa in assoluto. C’era anche un treno che partiva 30 minuti dopo il nostro con cuccette, costo intorno ai 30 € a persona…non male, ma noi siamo davvero a budget super-ristretto al momento, quindi risparmiamo dove possibile, ossia trasporti e guesthouse. Inoltre il viaggio è stato divertente, anche se assolutamente scomodissimo, a causa del sedile rotto che puntualmente crollava ogni volta che riuscivamo a prendere sonno; ma la compagnia della gente locale, sempre simpaticissima e pronta a scambiare due parole, ripaga qualsiasi disagio. Come in India, nei treni c’è un continuo via vai di venditori ambulanti che vendono qualunque cosa, dai giocattoli per i bambini alla carne alla griglia, dalle sigarette agli alcolici. Tutti i finestrini sono aperti e, insieme ai numerosi ventilatori appesi al soffitto, creano una corrente d’aria che può creare qualche problema. Consigliatissimo portarsi una maglia o, perlomeno, qualcosa per coprire la gola ed il collo. Scesi dal treno prendiamo un bus che ci porta oltre confine, a Pakse, la nostra prima destinazione in Laos!! Lasciamo le valigie nel dormitorio e iniziamo a girare per la cittadina. Dopo un ottimo Lao Coffee ed un breve giro in città, Aga nota un gruppo di ragazze in abito tradizionale che si scattano fotografie, mentre altri ragazzi in camicia bianca giocano a bocce bevendo birra. Sembrava una festa di studenti. Ci siamo quindi avvicinati per scattare qualche fotografia e, tra una chiacchiera e l’altra, ci siamo trovati anche noi con le bocce e le birre in mano. Quattro ore e molte birre più tardi eravamo ancora li con loro. Abbiamo poi scoperto che non erano studenti, bensì i dipendenti di una banca che ogni tanto si ritrovano dopo lavoro per rilassarsi e stare un pò insieme. Ci hanno anche offerto ripetutamente un pò dei loro snack…larve e cavallette fritte!! Aga è stata decisamente più coraggiosa di me e ne ha mangiate un pò: “Le cavallette sono buone, croccanti e salate, mentre le larve non sono un gran che”. Comunque, non male come inizio in Laos.

Il giorno successivo siamo partiti per il profondo sud del paese e le sue famose 4000 island. Un arcipelago nel bel mezzo del Mekong al confine con Cambogia e Vietnam. Dopo un viaggio di 4 ore, in cui il minivan che ci trasportava si è rotto ben 3 volte (il Laos non è come la Malesia), siamo giunti a Don Det, la nostra destinazione. Qui siamo riusciti a trovare una stanza in una piccola guesthouse a gestione famigliare per, udite udite, 1 euro e 30 centesimi…niente male. Il posto è stupendo e molto molto tranquillo, l’ideale per chi è in cerca di pace e relax. E’ possibile affittare biciclette e gironzolare per le isole, fare giri in barca e lunghe camminate immersi tra le risaie, oppure dondolarsi per ore sulle numerose amache in riva al Mekong. Qui a Don Det abbiamo incontrato diverse persone ma l’incontro più interessante è stato quello con Takash, un particolare ragazzo giapponese ospite nella nostra stessa guesthouse. Gironzolando per il mondo io ed Aga avevamo incontrato pochissimi giapponesi, tutti molto chiusi e riservati, con cui era davvero difficile stabilire qualsiasi tipo di contatto. Takash è invece un ragazzo molto espansivo e divertente e, pur parlando pochissimo inglese, riesce a farsi capire benissimo in ogni modo. Sembra davvero un cartone animato. Ci ha spiegato il motivo dell’apparente riservatezza dei giapponesi incontrati sino a quel momento, il grosso problema è la lingua; i giapponesi non parlano inglese. Inoltre, essendo molto timidi e rispettosi, difficilmente osano avvicinarsi ad altre persone. Noi pensavamo invece che i giapponesi parlassero tutti un ottimo inglese e che non volessero mischiarsi con gli occidentali per via delle forti differenze culturali. Nulla di più sbagliato. Non si smette mai di imparare!!

Una cosa che ci ha colpito particolarmente qui a Don Det sono stati i temporali. Non so se sia sempre così, ma noi abbiamo assistito a due temporali notturni e sono entrambi stati memorabili. Mai visto nulla del genere. I lampi seguono una traiettoria orizzontale, con svariate appendici che raggiungono il terreno, ed il tuono che ne deriva dura un eternità, a volte oltre i 25 secondi. Lo si sente in lontananza avvicinarsi a grande velocità, crescendo d’intensità, sempre più forte e rumoroso, sino a diventare assordante quando ci raggiunge e scuote il nostro piccolo chalet in legno, per poi proseguire la sua corsa, facendo tremare tutta l’isola. Non sto esagerando, l’intera isola tremava, tanto da far cadere gli oggetti appoggiati sul tavolino. E’ come venire colpiti da decine di terremoti uno di seguito all’altro. Esperienza fantastica!!! Mi viene da ridere se penso a mia nonna che, quando ci sono i temporali a Torino, si sveglia e fa su e giù per il corridoio pregando Padre Pio; chissà cosa avrebbe fatto se si fosse trovata qui a Don Det.

Dopo aver trascorso 4 giorni sull’isola e percorso decine e decine di chilometri in bicicletta, siamo partiti in direzione nord, verso Vientiane, la capitale del Laos, portandoci dietro il nostro nuovo amico giapponese!! Tutti, ma davvero tutti, i viaggiatori che avevamo incontrato ci avevano parlato malissimo di Vientiane; forse proprio perchè le nostre aspettative erano bassissime, a noi è piaciuta molto. Sembra una piccola cittadina di mare, solo che al posto del mare c’è il sempre presente Mekong. Di dimensioni ridotte, ancora non troppo rumorosa e trafficata, si presta bene ad essere visitata in bicicletta. Ci sono anche sufficienti monumenti ed attività per impegnarvi almeno due, tre giorni. Noi ci siamo trovati benissimo, anche se abbiamo dovuto prolungare il nostro soggiorno di ben 3 giorni per un errore da parte dell’ambasciata vietnamita nel rilasciare i nostri visti. Sì, perchè per andare in Vietnam bisogna richiedere il visto in precedenza, non si può ottenere il visto all’arrivo, come per il Laos. Nei nostri 6 giorni di permanenza nella capitale abbiamo fatto un pò di tutto: siamo andati per musei, vi consigliamo il Lao National Museum che racconta la storia del Laos, concedendo ampio spazio alle lotte combattute dai laotiani contro Francia prima ed America poi; siamo andati allo stadio a vedere una partita di calcio; abbiamo visitato praticamente tutti i templi ed i monumenti presenti in città, tra cui la stupa Pha That Luang, che è davvero suggestiva, soprattutto al tramonto, con la sua superficie dorata che riflette la luce del sole e le varie tonalità del cielo; abbiamo purificato anima e corpo partecipando ad una seduta di meditazione con dei monaci buddhisti, per poi farci avvolgere dai caldi fumi di una particolarissima herbal sauna. La sauna si trova in una tradizionale casetta in legno, di quelle in cui vive la maggior parte della popolazione del Laos, appoggiata a dei pali e sospesa a qualche metro da terra. Sul terreno, in corrispondenza della sauna, vi è un grosso forno in pietra dove vengono fatte bollire alcune erbe balsamiche i cui fumi riempiono la piccola stanza sovrastante, scaldandola e colmandola di benefici aromi. Divertente è stato anche il nostro ingresso alla seduta di meditazione; raggiungiamo in bicicletta un piccolo tempio buddhista immerso in un parco, leghiamo le biciclette con le catene e andiamo a fare una passeggiata. Dopo alcuni minuti Aga si accorge di non avere più le chiavi del lucchetto, iniziamo quindi a cercarle. Dopo poco ci raggiunge un monaco che si offre di aiutarci, dopo un altro paio di minuti un altro monaco si unisce al gruppo, poi un altro, poi un altro ancora…in tutto 2 bianchi e 6 monaci si aggiravano per il parco a testa bassa per trovare le chiavi di Aga. Uno dei monaci alla fine è riuscito a trovarle. Eravamo sicuri che prima o poi le chiavi sarebbero saltate fuori, era solo questione di tempo…e dai cavolo, 6 monaci nel team, Dio era ben dalla nostra parte eh!!!! Gli stessi monaci ci hanno poi invitato alla seduta di meditazione, molto interessante ma davvero troppo difficile per me. Bisogna chiudere gli occhi e scacciare ogni pensiero, rimanendo seduti immobili a gambe incrociate. Prima di tutto, sin da piccolo, se mi viene detto di non muovermi state certi che mi verranno tutti i pruriti del mondo, oppure piccoli dolorini muscolari che richiedono una veloce stiracchiata. Non avete idea di quante volte durante le visite mediche ho dovuto ripetere radiografie ed elettrocardiogrammi per questo motivo. E’ più forte di me.

La capitale ha anche un buon numero di bar e locali notturni dove potersi divertire. Solitamente io e Aga trascorrevamo il tempo in piccoli bar frequentati per lo più da gente del posto ma, una sera, siamo usciti con un ragazzo inglese che vive da un anno a Vientiane; ci ha portato in un paio di locali dove abbiamo scoperto un altro aspetto della capitale sino a quel momento a noi sconosciuto. Vi sono alcuni posti, in riva al Mekong, in cui molte giovani ragazze si prostituiscono e vanno a caccia di occidentali di qualunque età. Le vedi sedute ai tavolini a sorseggiare acqua e ghiaccio, lanciando occhiate provocanti a tutti gli uomini presenti nel locale, in attesa che qualcuno le avvicini e le offra un vero drink, troppo caro per gli standard locali, per poi proseguire la notte in qualche camera d’albergo. Quanto stridente il loro comportamento con quello delle altre ragazze incontrate sino a quel momento, timidissime e spesso imbarazzate, sempre ben coperte e mai provocanti. Siamo rimasti molto sorpresi; eravamo pronti ad imbatterci in simili realtà in Thailandia ed in Vietnam, ma non di certo in Laos, anche in conseguenza delle leggi in vigore che vietano a chiunque di avere rapporti sessuali senza essere stati prima uniti in marimonio, con tanto di pena detentiva o espulsione dal paese. E’stato comunque importante conoscere anche questo aspetto di Vientiane, per quanto triste e deprimente. Ma devo dire che è davvero difficile trattenersi dall’alzarsi e rompere il naso al vicino di tavolo, ben oltre i 60 anni, che se la spassa con una ragazzina che potrebbe averne si e no 16!!

Anche la serata successiva è stata molto particolare; rientrati alla guesthouse dopo un lungo giro in bicicletta, decidiamo di berci una birra al tavolino davanti all’ingresso, quando ci raggiunge il giovane ragazzo che copre il turno notturno alla reception, con un paio di suoi amici. Dato che il gruppo si era notevolmente allargato abbiamo comprato una bottiglia di whisky locale, il Lao Lao, di cui i laotiani vanno estremamente fieri, da poter bere tutti insieme. Durante le ore trascorse a quel tavolino abbiamo parlato di molte cose, approfondendo svariati aspetti della cultura locale. Inoltre, molte persone sono passate a sedersi con noi per fare due chiacchiere, per salutare, per farsi un goccetto, o per semplice curiosità, ma quella che ci ha colpito maggiormente è stato un uomo sulla quarantina che chiedeva l’elemosina e, visto il Lao Lao, si è seduto a bere con noi. Questo signore ha perso entrambe le braccia cercando di aprire una delle centinaia di migliaia di bombe sganciate dagli americani durante la poco conosciuta e totalmente illegale Secret War, portata avanti dagli Stati Uniti contro il neutrale stato del Laos, quasi 40 anni fa. Il paese è pieno di questi ordigni che rappresentano una delle principali cause di povertà di ampia parte della popolazione, in quanto è impossibile utilizzare gran parte dei terreni per l’agricoltura o la costruzione di abitazioni a causa della presenza delle bombe (ma approfondiremo maggiormente l’argomento nel prossimo post). Ebbene, questa gente cerca comunque di guadagnarsi da vivere raccogliendo e vendendo il metallo proveniente dalle bombe, anche a costo di aprire e dissinnescare gli ordigni a mani nude. Il rischio è altissimo e gli incidenti sono molto frequenti. Il Laos non è in grado di fornire nessun tipo di aiuto statale alle persone che non possono lavorare e l’unico modo per sopravvivere è, appunto, chiedere l’elemosina. Abbiamo però notato che, fortunatamente, la gente del laos, se può, non si tira indietro nell’aiutare i bisognosi.

Dopo Vientiane ci siamo spostati a nord, nella famigerata Van Vieng, famosa per il tubing e per la facilità nel reperire droghe come marijuana e oppio, spesso servite nei bar e nei ristoranti con il nome di Happy Shake, Happy Pizza, Happy Omelette… E così via. La città in sé è il paradiso dello sballone: è pieno di ristoranti che trasmettono puntate dei Simpson, dei Griffin e di Friends dalla mattina alla sera; non ci sono sedie, bensì delle aree composte da tavolini bassi e molti cuscini dove è possibile sdraiarsi e trascorrere ore mangiando o sorseggiando birra guardando la televisione. Ma il pezzo forte è il tubing sul fiume che attraversa la città, il Nam Song. Il tubing consiste nell’affittare una camera d’aria di un trattore e farsi trascinare dalla corrente del fiume. Oltre alla bellezza dei panorami, la vera chicca è che alle rive del fiume vi sono svariati bar a cui si può attraccare per bere qualcosa durante il percorso e fare baldoria. Non sembra per niente di essere in Laos: è pieno di europei, per la maggior parte inglesi, musica elettronica ad alto volume e tantissimo alcol. Da questi bar è inoltre possibile fare spettacolari tuffi attaccandosi a carrucole o a corde elastiche che ti gettano nel fiume da altezze spaventose. Un gran numero di persone si fa male ogni anno e almeno un paio ci lasciano le penne. Non bisogna esagerare con i drink; il fiume può diventare molto pericoloso e anche i tuffi non sono per niente sicuri, soprattutto se il livello dell’acqua non è sufficientemente alto. Quindi fate molta attenzione!!! Ok, lo ammettiamo, è davvero una città dei balocchi creata per i turisti, ma noi ci siamo divertiti un casino. Inoltre, se si affitta una bicicletta od un motorino, è possibile allontanarsi dal caos della città e godere dei bellissimi panorami e delle incredibili bellezze naturali di questa zona.

Ed eccoci qui, seduti in riva al Nam Song, io, Aga e Takash, dopo un’intensa giornata di tubing e dopo un bel pò di Lao Lao; per salutarci, dato che Takash ha deciso di rimanere qui a Van Vieng un altro pò, mentre noi proseguiamo verso nord, per scoprire qualcosa in più riguardo alla Secret War. Siamo qui, ad ascoltare Starway to Heaven, in silenzio, perchè Takash non l’ha mai sentita prima e io gli ho appena detto che è una delle mie canzoni preferite…sarà l’alcol, o l’emozione del viaggio, l’essere qui in Laos e ricordare tutte le incredibili esperienze vissute fin’ora in questi 4 mesi, o magari tutto insieme, ma non mi sono mai goduto questa canzone così intensamente come in questo momento… Amazing, è il commento di Takash una volta terminata la canzone!!!

A presto notizie dalla zona più bombardata al mondo!!!



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