Sette giorni al Kruger

Una settimana di solo safari dentro e fuori il parco sudafricano
Scritto da: f_bignone
sette giorni al kruger
Partenza il: 09/08/2015
Ritorno il: 19/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Di ritorno in Sudafrica dopo 7 anni… questa volta con un unico obiettivo: gli animali!

Ovviamente potevamo anche scegliere altre mete, ma: il Botswana è caro come il fuoco, per Tanzania e Kenya avremmo avuto il problema della profilassi antimalarica, la Namibia merita almeno 15 gg di permanenza per fare anche i deserti, per cui, decidendo solo a luglio di partire ai primi di agosto, il Sudafrica diventava la meta più accessibile sotto tutti i punti di vista, non da ultimo il fatto che sapevamo già come funzionava il Kruger e che potevamo fare tutto da noi.

In un una settimana le prenotazioni sono tutte fatte e il biglietto aereo acquistato. La spesa totale, extra compresi, è stata di € 1500 a testa, ma solo perché abbiamo deciso di spendere di più per le ultime due notti, altrimenti avremmo speso sui 1350 a testa.

Partiamo da Torino il 9 di agosto nel pomeriggio e arriviamo a Jo’burg al mattino dopo un confortevole volo notturno con scalo ad Istanbul e ci mettiamo pazientisssssimamente in coda al ritiro della nostra auto (pagata 150€ con assicurazione Kasko per 10 gg e navigatore a parte al costo di 65€). Dopo quasi due ore (tempi africani! Bisogna farci subito il callo…), finalmente, siamo in sella ad un’Opel corsa nuova di pacca che speriamo di riconsegnare pari pari, visto che abbiamo in mente di percorrere parecchi sterrati (da qui l’assicurazione totale… anche se non vale per lo sterrato, ma speriamo bene!).

Ci immettiamo subito sull’autostrada che ci porterà fino a Nelspruit e che è piuttosto trafficata, ma devo dire che la pavimentazione è a dir poco perfetta (i mondiali lasciano sempre dei segni… favorevoli, per fortuna!). Per quanto riguarda la guida, mi sento di dare questi consigli a chi sta pensando di viaggiare con auto affittata in Sudafrica:

1) guidare solo con la luce e quindi, se andate là durante la nostra estate, ossia il loro inverno, sappiate che alle 18 spaccate è BUIO (troppo pericoloso guidare col buio… è un buio diverso da quello a cui siamo abituati noi, è come nuotare nell’inchiostro!) e la gente attraversa la strada e anche l’autostrada senza farsi troppi problemi;

2) se un cartello avverte di qualunque cosa, dal limite di velocità all’attraversamento di persone o animali, oppure avverte di “potholes” ossia buchi lungo la strada bisogna dargli retta. Sempre! 3) se trovate strade in pessimissimo stato o in rifacimento, lasciate perdere e cambiate strada – da qui che il navigatore è ottimo per orientarsi, ma una buona mappa, a mio avviso, è indispensabile…

Da Nelspruit seguiamo le indicazioni verso Hazyview dove ci attende l’Hamilton parks country lodge per pernottamento e cena (€ 70 in tutto!), un posto davvero delizioso, gestito da personale gentilissimo dove ci siamo finalmente riposati dal lungo viaggio, iniziato a Torino il pomeriggio prima. Il gestore del lodge ci consiglia di non fare scorte alimentari fuori dal parco perché nel Kruger troveremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno nei negozietti dei camp… ed aveva pienamente ragione.

Il mattino dopo, dopo un lungo sonno ristoratore nella nostra enorme camera, entriamo finalmente nel Kruger dal Paul Kruger gate… l’emozione è a mille.

Abbiamo prenotato tramite il sito http://www.sanparks.org/ una notte a Pretoriuskop camp e due notti al Satara camp (notte + tassa d’ingresso al parco € 120 circa) in bungalow con wc e cucinetta esterna. Ovviamente, ce ne sono anche di molto meno costosi se ci si accontenta di non avere né il bagno né la cucina. Un consiglio sulla prenotazione delle notti all’interno del parco: è vero che, se non si trova da dormire nel parco, si può sempre dormire fuori, visto che le strutture non mancano, ma dormire all’interno del Kruger è davvero splendido e soprattutto si possono fare i safari notturni (solo a pagamento con i rangers), e i walkings al mattino presto. Inoltre stare nei camps alla sera è molto suggestivo perché le luci sono ridotte all’indispensabile e c’è molto silenzio. Skukuza è il camp più “fighetto”, con splendida vista sul fiume Olifant e luonge bar… ma manca del tutto dell’atmosfera che possono vantare gli altri camps… per cui, se potete, evitatelo e lasciatelo agli americani! In particolare Pretoriuskop ha anche una piscina bellissima, nuova di zecca e in parte fatta di roccia naturale. Prenotare dal sito può apparire desolante al primo approccio: troverete praticamente tutto occupato. Ma se avete un po’ di pazienza, vedrete che circa un mesetto prima della data prescelta, i bungalows iniziano a liberarsi. Probabilmente il “tutto esaurito” è colpa delle agenzie di viaggio che prenotato le sistemazioni in massa e poi, sotto data, se non hanno prenotazioni, liberano le stanze x non pagare la penale di cancellazione. La prima volta che ho cercato di prenotare non ho trovato quasi nemmeno un bungalow ed ero proprio demoralizzata… ma col passare dei giorni ho potuto addirittura scegliere le sistemazioni migliori! E devo dire che la cucinetta (fuori dal bungalow) è stata proprio un’ottima pensata: era pulitissima, dotata di tutte le stoviglie mecessarie, e c’erano anche le spugnette per lavare i piatti ed il detersivo (anche se io mi ero portata tutto da casa x sicurezza…). Unico accorgimento: non lasciare la spazzatura fuori perché girano diverse scimmiette e manguste che si intrufolano ovunque alla ricerca di cibo. Io mi sono portata da casa anche tre buste di risotto liofilizzato… era la prima volta in vita mia che mi ci avvinavo, ma devo dire che non era male e ce lo siamo mangiati volentieri, visto che l’alternativa era il ristorante del camp che, il più delle volte, è un fast food. In ogni caso, nello shop di ogni camp si trovano frutta, verdura, acqua e anche tutto l’occorrente per il barbecue, vero e proprio rito per i sudafricani. A detta dei rangers che abbiamo interpellato a riguardo, la parte più interessante del parco è quella a sud, per cui è meglio concentrare le ricerche sui camps a sud. 7 anni fa avevamo soggiornato due notti a Berg en Dale e anche lì ci eravamo trovati benissimo.

Il Kruger era proprio come ce lo ricordavamo: un’emozione dietro l’altra! Abbiamo visto una miriade di animali, anche se, purtroppo, di nuovo niente leopardo… Ci toccherà tornare! Ogni pozza d’acqua ci ha regalato visioni da National geographic e abbiamo passato ore ed ore in auto ad osservare gli animali… di solito più o meno 12 ore al giorno! Ci alzavamo alle 5.30/6 del mattino e via fino alla sera… era impossibile saziarsi.

Abbiamo percorso molti sterrati, tutti in perfette condizioni. Non è quindi assolutamente necessario noleggiare un suv, in quanto una qualunque berlina andrà più che bene! Tanto i limiti di velocità sono molto rigidi (abbiamo visto spesso i rangers che facevano le multe… occhio!) e se devi andare ai 40km/h, un suv non ti serve nemmeno sulle piste. Conviene acquistare o scaricare la mappa del parco: è ottima e facilissima da consultare.

Dopo tre gg e tre notti nel Kruger ci siamo diretti in una riserva privata che dista circa 35 km da Orpen gate. La riserva è Klaserie, all’interno della quale si trovano diverse piccole (o grandi) proprietà, dai lodge lussuosi ai B&B… ce n’è davvero per tutti i gusti e le tasche. All’interno di Klaserie c’è un’altra riserva più piccola, Guernsey, che appartiene ad una serie di proprietari terrieri. Si arriva qui percorrendo una strada sterrata abbastanza buona (non come al Kruger, ma fattibilissima andando pianino), poi si supera il cancello, si dice dove si sta andando alla guardia e si entra nella riserva. Qui avevamo prenotato una notte al Lion treetop lodge, un B&B (€ 150, pasti compresi) semplice e delizioso, la cui particolarità è il fatto che il proprietario, West, ha trovato due cucciole di leone bianco abbandonate e le ha adottate. Ora hanno 8 mesi e sono belle grandi! Questo lodge organizza il “walking with lions” che noi ovviamente non ci siamo persi ed è stata davvero un’esperienza fenomenale… abbiamo accarezzato i leoni, li abbiamo coccolati e visti giocare con i cani di West, oltre che con lui. Bellissimo! Anche se non nascondo che un po’ di ansia l’abbiamo avuta… insomma, per quanto cuccioli e per quanto coccolosi son pur sempre leoni… e quando uno dei due mi è saltato addosso per giocare, dopo avermi diretto uno sguardo da predatore che mi ha gelato il sangue… beh, anche quello è stato un momento davvero incredibile della mia vita! Non so dire se è una cosa sicura da fare o se abbiamo fatto una cavolata… so solo che West metteva moltissima sicurezza e organizza questo tour ogni giorno, alle 16 e alle 8 del mattino, per cui a voi la scelta! Ma se avete anche solo paura dei cani, lasciate perdere! Comunque, al Lion treetop lodge abbiamo dormito meravigliosamente in una tenda splendida costruita su un albero e abbiamo cenato davanti al fuoco mangiando ottime pietanze cucinate dalla moglie di West e chiacchierando con lui che ha pazientemente risposto a tutte le mie mille domande sul Sudafrica e sui leoni. Al mattino, quando ci siamo svegliati, avevamo bufali e zebre fuori dalla tenda! Più wild di così…

Le ultime due notti le abbiamo trascorse poco distanti dal lodge di West, al Phelwana game lodge (€ 250 a notte in tenda di lusso, tutto compreso, sia pasti che attività, ma era la sistemazione più costosa. In realtà tutte le altre sistemazioni sono grandi e belle ed hanno un prezzo più che abbordabile…) per finire la vacanza col botto e rilassarci un po’, finalmente. Il Phelwana è una proprietà piuttosto grandicella dove non ci sono né elefanti, né felini, il che permette ai visitatori di girare anche a piedi standosene relativamente tranquilli… ed è un posto splendido e rilassante. Ci sono due “dams” abitate da 5 ippopotami e noi abbiamo scelto di viziarci con la tenda di lusso che è costruita proprio sulla pozza dove questi simpatici giganti stanno pigramente a mollo tutto il giorno. La tenda era favolosa, grande più o meno come casa nostra in città! Abbiamo passato le ore ad osservare la pozza, gli uccelli, gli ippopotami… ed è stato splendido svegliarsi al mattino alle 6 e vedere gli animali che si abbeveravano. Qui abbiamo fatto un paio di games con il ranger Stephen, molto professionale e competente, che ci ha spiegato un sacco di cose sul bush e su tutto l’ecosistema. Abbiamo anche visitato la scuola che è sostenuta dalla fondazione istituita dal proprietario del lodge, dove i bambini ed i ragazzi della comunità locale vengono ad imparare a gestire le risorse del territorio, a formarsi come rangers e ad imparare l’importanza del riciclo e della tutela del patrimonio faunistico dal bracconaggio… una visita davvero che interessante che consigliamo!

Poco fuori dal Phelwana (e quindi dalla riserva Klaserie) si possono effettuare games drive alla riserva Kapama che è molto grande – hanno tutti i big five – oppure visitare i centri di recupero degli animali come il Moholoholo. Inoltre, a circa 45 minuti di auto, si può visitare il Blyde river canyon. Noi non ci siamo tornati perché lo avevamo già visto 7 anni prima, ma è una gita assolutamente da fare… i “3 rondavels” offrono un panorama splendido! E qui, lungo la strada, ci sono anche parecchie bancarelle di artigianato a prezzi molto convenienti (mi raccomando, contrattare sempre! Quando vi dicono il prezzo, voi proponete di pagare la metà, così loro abbasseranno la richiesta e pagherete il giusto!!).

Questo è stato il nostro viaggio, in soldoni. Ed è stato perfetto. Non abbiamo sentito nemmeno mezza zanzara, ma per precauzione mi ero portata un repellente per le zanzare malariche (non si trova al supermercato, ma solo in farmacia!!!). La temperatura era perfetta, nel senso che alla sera e al mattino si stava bene con la felpa, ma in pieno giorno erano sufficienti maglietta e calzoncini (e aria condizionata in auto a palla!). Forse, con il senno di poi, sarebbe stato più comodo prendere un volo interno da Jo’burg fino a Nelspruit, Hazyview oppure Phalaborwa e affittare l’auto là… in effetti, per quanto le strade siano ok, non è una guida rilassante perché i sudafricani corrono abbastanza e poi ci sono i pullmini collettivi che si fermano lungo la strada a caricare la gente e capita di dover frenare all’improvviso a causa loro.

Che altro dire? Speriamo di essere stati utili con questo breve diario….

Francesca e Alberto



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