Kenya mon amour

La vacanza assomiglia al pellegrinaggio alla Madonna di Loreto, punizioni corporali comprese
Scritto da: Manuela Prati
kenya mon amour
Partenza il: 24/12/2009
Ritorno il: 09/01/2009
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Freme il violino come un cuore afflitto, un cuore tenero che odia il vasto e nero nulla! Il cielo è triste e bello come un repositorio; il sole s’è affogato nel suo sangue coagulato…” (Charles Baudelaire)

Sveglia alle 6 del mattino: ignari predestinati a questo viaggio sacrificale che ci porterà alla beatificazione attraverso un martirio lento e doloroso, prendiamo selvaggiamente posto nel pulmino a sei posti. La vacanza assomiglia al pellegrinaggio alla Madonna di Loreto, punizioni corporali comprese. Contenti noi. Il motore si avvia con un suono di catarro e barattoli. Pura ingegneria sciamanica. 20 chilometri di strada sterrata, consiglio vivamente alle gentili signori di indossare reggiseni sportivi in acciaio anodizzato. La mia seconda scarna subisce colpi da ring, il dolore è attutito solo dai mugolii che emette il Tempio di Artemide, tale Alessandra da Roma, un misto tra Goldrake e Giunone: la sua sesta senza imbragatura è uno spettacolo che sovrasta quello degli alberi di mango. La guida si chiama Sharif, tutti a Malindi si chiamano Sharif, riuscitissima operazione di marketing in memoria, credo, all’unica guida con una reputazione accettabile del luogo, temo estinta come i Dodo di Pomellato. Il driver si chiama Sharif (!), guida su questo suolo lunare con la stessa attenzione con cui Caroline Kostner pattina sul ghiaccio, cioè nessuna, a lui viene naturale. Contenti noi. L’entrata del parco assomiglia e Regina Coeli, meno male a questo giro i rinchiusi siamo noi. Pipì d’ordinanza (l’ultima, tocca farla bene prima di accedere all’interno dello Tsavo, se ti scappa). Dopo si scende dal pulmino, la guida ti accompagna armato di mestolo e schiacciapatate, pronto a mettere in fuga l’eventuale fiera urlando JAMBO!JAMBO BUANA! canzoncina obbligatoria che ha sostituito la pena di morte in almeno una decina di stati. Nel mentre sopraggiungono altri pulmini armati di turisti che scattano le foto a te, vergognosamente accovacciato). Salutiamo un coccodrillone che emerge lento dal fiume Galana, in lontananza un elefante rosso sgranocchia un albero. Pensiamo che lo spettacolo vale una vita. Quella che stiamo per perdere perché non abbiamo rispettato i 4 metri obbligatori che ti devono separare dall’alligatore. Pulmino, la prima gazzella, la seconda gazzella, la terza…alla centesima gazzella Stefano sibila ‘ e basta gazzelle cazzo adesso voglio il leone’, qui sono numerose come i piccioni in piazza Duomo, ci si abitua a tutto, anche alla bellezza più perfetta. Elefanti, la terra è rossa come quella di Roland Garros, a calpestarla branchi di elefantesse con i loro cuccioli invece di Rafael Nadal. Maschi solitari si aggirano lontano dal gruppo, in attesa (dell’amore, come tutti). Un urlo squarcia il silenzio della Savana, Mikaela ‘Stop. Please Stop. Stop. Fermati c****! Ho detto fermati’. Ha avvistato quattro giaguari. Non sappiamo come li abbia individuati, sono grossi come molecole nella ionosfera. Il Driver (Sharif) si arrende, alza le mani e innesta la retro. Recita l’A.N.M. (allarme nazionale Masai) e avvisa via radio gli altri 45 pulmini che stanno percorrendo il nostro stesso itinerario, a proposito, turisti che avete avvistato i giaguari di Mikaela, sappiate che vi riteniamo parassiti, pidocchi ,ladri e menzogneri, cercateveli da voi i vostri giaguari, sciacalli! Lo spettacolo non è solo fuori dal pulmino, dentro il Tempio di Artemide si sistema ciglia, sopracciglia, rossetto e mascara alla mano, controlla severa che il deodorante resista all’ascella e che l’orrido chignon mantenga le sembianze di un’enorme banana Ciquita color marcita. Sono stanca, ho le gambe preda di un edema da intoppo arterioso che rende le cosce più sottili delle caviglie e mi sono impazziti i capelli. Body-guard tira fuori uno specchietto. Spero che un rito Masai le rimpicciolisca la testa come un uovo voodoo. Attenzione ai desideri, il mio si è avverato. Ho una dignità io, e la profilassi antimalarica non l’abbiamo fatta. Ma nemmeno la prevenzione comportamentale, abbiamo deciso dopo 24 ore che l’Autan era roba da femminucce. Forse è solo febbre gialla. Akuna matata. Ndr Stefano e Mikaela si difendono dalla tsè-tsè con un prodotto omeopatico. Suggerisco, per la prossima gitarella all’equatore endemico, di sgozzare una gallina su uno zampirone, che forse funziona meglio. Avvistiamo Fuffi, un meraviglioso elefante maschio che si gratta contro un tronco. A 17 metri c’è il campo tendato dove, dopo una breve sosta e un safari nel tramonto, dormiremo: n’dololololololndolo..ndondololo..insomma coso. Esempio rurale di rara suggestione, si compone di una ventina di tende complete di doccia, iguane blu su sfondo rosso, geki e tarantole. Incantevole. Stramazziamo, riprendiamo il safari: il Golem si presenta in zeppe 12 cm che nemmeno un travestito in Buenos Aires. Contenta lei. Una giraffa ha scovato un ramo alto, si gratta felice l’interno dell’orecchio. Un cotton fioc di 24 metri. Io scrivo dissacrando, lo so, ma quello che vediamo è poesia allo stato puro. Specchio d’acqua: due ippopotami giocherellano con le rispettive fauci, creando cuori inconsapevoli nello spazio delle bocche. Una trentina di elefantesse con cuccioli alla nostra destra. Non scatto nemmeno una foto, questa visione me la stampo dentro. E’ il mio momento, avvisto un animale ‘stop! Stop! Quadrupede con musetto-da-orsetto grande come un super pastore tedesco grigio a pois neri di qui di qui’. Il Quadrupede con musetto-da-orsetto grande come un super pastore tedesco grigio a pois neri si smaterializza improvviso, come Kirk in Star-Trek. Miki mi crede per principio (anche se, pietosa, sostiene che sì, ha visto un’ombra..qualcosa si muoveva). Il Tempio di Artemide ”trattavasi probabilmente di mammifero carnivoro, forse appartenente alla famiglia delle Hyanidae, comunemente detta iena. Famiglia biologica a sé stante più prossima agli Herpestidae (la famiglia della mangusta e del suricato). La loro organizzazione è matriarcale. I livelli di testosterone nelle femmine sono molto elevati e, unitamente alla presenza di un clitoride molto sviluppato, hanno contribuito ad animare la leggenda che le iene fossero ermafrodite. In tempi antichi, numerose iene vivevano in gran parte dell’Europa e dell’Asia, ma oggi esse si sono ridotte sia per diffusione che per varietà. Solo quattro specie sopravvivono: la iena maculata, iena bruna e la iena striata (che insieme formano la sottofamiglia Hyaeninae), e il protele crestato, che è l’unico membro della sottofamiglia Protelinae.” Non viene voglia anche a voi di mandarla a cagare? Torniamo nel campo, cena, poi ci aspetta il Masai. Non fa prigionieri, tende l’imboscata, e rapiti ascoltiamo la sua storia intorno al fuoco seduti su monchi tronchi d’albero. Allora, la loro tecnologia è di poco posteriore all’invenzione della ruota, vivono in capanne di fango e poltiglia di foglie, una moglie costa 25 vacche se ha uno spazio tra i denti davanti ( il famigerato diastema, l’odontoiatrico difetto di Madonna per intenderci, che considerano il non plus ultra della bellezza) e l’uccisione di un leone. Ma sembra sereno. Ah beh. Tante grazie. Possiamo andare a dormire Signor Masai? Stefano passerà la più indimenticabile delle sue notti con Miki, che scopre oggi, per l’occasione, di soffrire di una incoercibile fobia nei confronti degli insetti, e per la cronaca, nello Tsavo, una formica è grossa come un gatto. Con questa mossa Miki si è guadagnata la mia eterna stima, solo io potevo mettere insieme un numero del genere.

Risveglio, colazione, solo chi ha visto Il Colosso di Rodi ci può credere: 5 del mattino, si è presentata depilata di fresco, truccata, e si è stesa brillantini e glitter sugli occhi per rendere più impattante l’ombretto. La leggenda narra che lei nasca. Nasca così. (continua….)



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