La nostra prima Africa

Il Kenya non è solo un Paese, ma un caleidoscopio di culture, climi, paesaggi, popoli e una fauna in continuo movimento... tutti da scoprire
Scritto da: moniques85
la nostra prima africa
Partenza il: 16/08/2011
Ritorno il: 01/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Sapevate che Safari significa viaggio in lingua swahili e che il periodo migliore per farne uno alle scoperta della natura selvaggia dell’Africa è Agosto? Questo è infatti il mese in cui il fiume Mara offre uno degli spettacoli più affascinati: la migrazione annuale di oltre un milione di gnu e di zebre dal Serengeti al Masai Mara. Proprio per questo io e mio marito Davide abbiamo deciso all’inizio di Gennaio che la meta delle nostre future vacanze sarebbe stata il Kenya tanto sognato e atteso. Io appassionata di National Geographic non vedo l’ora di ammirare finalmente dal vivo i cari amici animali e raggiungere l’ Africa che non è solo un paese, ma un caleidoscopio di culture, climi, paesaggi, popoli e una fauna in continuo movimento. Purtroppo abbiamo da tempo ripreso la vita di tutti i giorni, ma se con la mente ritorniamo a quei momenti trascorsi in Africa, non riusciamo a trattenere un sospiro di malinconia… Perché il Kenya ti colpisce nell’anima… ci ha emozionato, ci ha fatto ridere e piangere, ci è entrato nel cuore lentamente, rendendo la nostra vacanza indimenticabile.

Prima di iniziare con il racconto del nostro viaggio però, vogliamo fornire degli appunti che speriamo possano rivelarsi utili:

VACCINAZIONI: noi non ne abbiamo fatta nemmeno una, né antimalarica né quelle più comuni. Il periodo delle piogge è finito e il clima nei parchi è secco perciò di zanzare non se ne vede nemmeno l’ombra. Nei parchi come Masai Mara, Nakuru e Amboseli c’é una temperatura bassa in quanto i parchi vanno dai 1500/1700/1100 m. Perciò non è un clima dove le zanzare possono sopravvivere. Comunque anche nei parchi Tsavo East e West dove le altitudini sono più basse e le temperature più calde, non ne abbiamo viste. Ovviamente poi la scelta se farle o meno rimane sempre a Voi .

MEDICINE: portarsi i medicinali di base che possono esservi d’aiuto per i soliti problemi che potrebbero sorgere in vacanze all’estero: analgesici, antipiretici, disinfettante, cerotti, colliri, antidiarroici, antibiotici intestinali, antistaminici, crema antiprurito. In più noi abbiamo portato un kit di primo soccorso che potete trovare in farmacia o alla Decathlon, con dentro garze, pinzette, forbici, salviette disinfettanti. Portatevi creme solari con alta protezione, almeno una 30, e in caso di bisogno insetticidi e spray antizanzare (Autan plus).

ITINERARIO: Ci siamo affidati ad internet per la ricerca di materiale informativo sul Kenya. Avevamo bisogno di capire cosa ci fosse da vedere anche in base al tempo che avevamo a disposizione. Abbiamo consultato siti come Tripadvisor, Turisti per Caso, forum, scritto tante mail a persone del posto o viaggiatori che avevano già affrontato questo viaggio. Abbiamo acquistato la guida Lonley Planet e alla fine abbiamo deciso di contattare Paola di Paolasafaris che è residente a Diani da circa 25 anni e che organizza safari. É risultata alla fine la scelta più azzeccata, non abbiamo avuto nessun problema. Paola si è rivelata una persona splendida sia dal punto di vista organizzativo, sia umano. Siamo riusciti a vederla solo su Skype sfortunatamente, ma non dal vivo. Tutt’ora ci sentiamo via mail e Paola è sempre carinissima e molto efficiente. Consigliamo davvero di affidarsi a lei, perché poche persone che abbiamo sentito prima della scelta, si sono dimostrate così disponibili nel rispondere ai nostri dubbi e richieste, reperibile, preparate e soprattutto affidabili! Grazie Paola(paolasafaris@ikenya.com – www.paolasafaris.com)

VESTIARIO: per il safari portarsi vestiti comodi meglio pantaloni lunghi (molto comodi sono i pantaloni che si possono accorciare e diventare corti o pinocchietto) e t-shirt di bassa qualità. L’abbigliamento ideale è quello comodo, leggero e naturale ed i colori da preferire sono molto chiari, come il bianco o la tonalità sabbia, in modo da allontanare pure eventuali insetti. L’unico inconveniente, come è facile capire, è che si sporcano più facilmente, di un meno impegnativo nero o rosso ad esempio. Tuttavia i colori sgargianti, per la presenza di animali anche aggressivi, sono da evitare, in particolare se si decide di effettuare dei lunghi percorsi a piedi e non soltanto in jeep. La quantità di cambi, dipende dalla lunghezza e dal tipo di safari. Noi abbiamo riutilizzato gli stessi pantaloni più volte cambiando solo le magliette, che alla fine del safari abbiamo tenuto da parte da lasciare alla gente del posto durante i vari spostamenti. Indispensabile un maglioncino/pile, delle pashmine, cappello ed una giacca antivento per la sera o per le zone a grandi altitudini, oltre che delle comode scarpe. Anche per chi soggiorna sulla costa è consigliato portarsi un maglione per la sera. Soffia molto vento che è abbastanza freschino.

FOTOGRAFIA: Per fotografare quante più specie possibile, i game drive diurni sono i migliori, quando molti animali sono stanchi dalla caccia notturna e hanno meno energia. Una macchina reflex è più indicata, magari con un buon teleobiettivo, ma anche delle buone bridge possono bastare. Con le macchine compatte è difficile ottenere delle belle foto da cartolina. Mai dimenticare il binocolo; può capitare di avvistare animali sotto cespugli o lontani, non ben visibili a occhio nudo, vi perdereste un bello spettacolo.

COMPORTAMENTO: quando si fa un viaggio di questo tipo a contatto con la natura e animali, si sa che bisogna rispettarla al 100%. Non sporcare e lasciare in giro rifiuti, non dare da mangiare agli animali, e non urlare o fare movimenti strani quando si avvista un animale, sono pur sempre selvatici e non siamo allo zoo. Non avvicinarsi e tentare di accarezzarli nemmeno con le scimmie che sembrano tanto carine, ma al contrario sono molto dispettose e i babbuini ad esempio hanno denti molto affilati. Per quanto riguarda le persone invece, cercate di non dare i soldi ai bimbi che ve li chiedono. Sanno che i turisti li “mantengono” con l’elemosina e perciò non vanno più a scuola. Sono gradite mance al personale dei campi/lodge/resort.

MANGIARE: Durante i safari è consigliabile bere molto, coprirsi con un cappello in quanto anche se si è dentro al pulmino/jeep, il sole senza accorgersene lo si prende lo stesso. Inoltre, se non siete più che sicuri di come sono stati trattati i cibi, non mangiate cose crude, ghiaccio e lavatevi i denti con l’acqua in bottiglia o attenzione usate le brocche (all’inizio noi non avevamo capito che servissero a questo scopo e la buttavamo) che vi mettono in alcune tende dove l’acqua è non potabile ma filtrata. Per quanto riguarda il mare invece nessun problema, quasi tutti i resort sono sicuri, anche se è buona norma chiedere sempre conferma.

MEZZI DI TRASPORTO/STRADE: in Kenya le strade asfaltate non sanno nemmeno dove stanno di casa, e gli spostamenti sono davvero tragici. Per fare circa 400 km ci si impiega anche 8 ore e noi l’abbiamo provato sulla nostra pelle. Le scelte per fare un safari sono 2: jeep o pulmino? Nell’immaginario di tutti, la jeep fa tanto safari, ma vi assicuro che non è tanto meglio del pulmino. La jeep è forse migliore per fare dei fuori pista, permessi solo nel Masai Mara, perché essendo più alta, eviti di rovinare il sotto della macchina con rami ed alberi; per il resto molto meglio il pulmino, in quanto meno rigido, più stabile, più assettato e si stente meno il tremolio delle strade sterrate.

EXTRA DA PORTARE: Se ne avete la possibilità, potatevi dietro delle cose da lasciare a queste persone veramente povere, vestiario, materiale scolastico per i bimbi, scarpe, medicine, saponi, dentifrici, orologi etc… Non portate le caramelle ai bimbi perché potrebbero causargli carie ai denti che non potrebbero curare per ovvi motivi. Vi accorgerete che vi chiederanno davvero qualsiasi cosa che potrete comunque oltre che regalare, anche utilizzare per barattare. Ecco fatto… ora si può partire!

17 Agosto 2011

Nairobi/Masai Mara Reserve * 6 ore 1/2 Alloggio Masai Mara Ol Moran Tender Camp: discreto campo tendato, pulito così come le tende. Pochi alloggi perciò più intimo, cibo discreto; abbiamo mangiato tranquillamente anche se abbiamo trovato in altri campi di meglio. Per colazione abbiamo trovato praticamente tutto (niente di esagerato). Servizio nella media. Peccato che è ubicato in una posizione dove non c’è un bel panorama da vedere anche perché le tende si affacciano tutte verso l’interno del cortile in cui si trovano. L’acqua calda c’è solo per un certo periodo partendo dal tardo pomeriggio (per averla bisogna farla scorrere per almeno 10 minuti (peccato lo spreco), così come l’elettricità. Successivamente abbiamo girato altri campi che abbiamo trovato migliori (vedi recensione Fig Tree Camp). La strada per arrivarci non è delle migliori ma non perché è quella dell’Ol Moran, ovunque vi troviate percorrerete delle strade pessime. Rendiamoci conto che siamo in Africa perciò non si può pretendere di trovare il super lusso ovunque e la perfezione (anche perchè farebbe un po’ sorridere). Se si decide di fare un viaggio di questo genere bisogna anche sapersi adattare e aspettarsi degli imprevisti. Voto: 6 ½

Atterriamo a Nairobi nel primo mattino dopo circa 10 ore di volo via Amsterdam. L’impatto con l’Africa è stato indimenticabile… si aprono le porte del cancello di uscita e ci ritroviamo tutti quei visi scuri dietro le transenne che aspettano i propri clienti! Cerchiamo velocemente il nostro autista e Davide trova subito il cartello con scritto il suo cognome; wow ci siamo, si parte! Lungo la strada che ci porterà al Masai Mara, notiamo il traffico sostenuto di Nairobi, i villaggi poveri, i vari negozietti, la gente che cammina a piedi per molti chilometri. La nostra prima sosta è un chioschetto con vista sull’interminabile Rift Valley. Affrontiamo un po’ con timore la gente che ci si avvicina, perché ancora non abbiamo imparato a conoscerli, invece loro vogliono solo vendere se riescono, altrimenti hakuna matata, ti fanno un sorriso o se vuoi ti scattano anche una foto…! Qui c’è una terrazza da dove si può vedere tutta la Rift Valley dall’alto e lo sguardo si perde in questa vista strepitosa.

Si prosegue tra paesaggi stupendi ed il nostro autista ci offre una pannocchia abbrustolita e comprata a bordo strada… che buona! Il tempo passa e iniziamo ad incontrare le tanto criticate strade sterrate e piene di buche che ci accompagneranno per diversi chilometri, circa 2/3 ore fino all’arrivo al Masai Mara. Arriviamo dopo circa 7 ore di trasferimento distrutti e perciò dopo un pranzo veloce, decidiamo che la prima mezza giornata la dedichiamo al riposo, siamo davvero stanchissimi. Nel pomeriggio la pioggia ha cominciato a scendere scrosciante, le temperature si sono abbassate e fa davvero freddino. Cena al volo e poi nanna. La prima sera in Africa ci sembra una favola, dormire in una tenda con i rumori della savana che ti cullano è davvero emozionante.

18 Agosto 2011

Masai Mara Reserve. Partenza per il safari e appena dentro al parco ecco le prime gazzelle, antilopi, gnu e zebre… tutti insieme nella savana a mangiare erba! Entusiasti di tutto ciò, iniziamo a scattare le prime foto agli animali e al paesaggio! Intanto proseguiamo con il nostro mitico autista che a ogni nuovo animale che incontriamo si ferma, ce lo indica, ci spiega e pazientemente ci permette di fare una foto! Ecco i bufali (primo dei big five); ovunque ci giravamo, vedevamo gazzelle di ogni genere, kudu, impala, ellan, gazzelle di Thomson, antilopi… Da lontano scorgiamo delle giraffe e degli elefanti, ma senza premura come da consiglio dell’autista… sappiamo che avremo modo di vederli dopo più da vicino!

Durante il safari vediamo anche animali poco conosciuti, come il serpentario… uno strano uccello velenoso perché va a caccia di vipere/serpenti ovviamente velenosi, che spettacolo! Si vedono anche carcasse e resti di animali e vicino i primi avvoltoi e marabù che si cibano dei resti … ma ecco più avanti i primi leoni finalmente (secondo big five) !!! Troviamo una coppia in atteggiamenti amorosi e riusciamo ad assistere anche all’accoppiamento, fantastico. Più in là ecco gli altri del branco intenti a finire il pranzo…. è così emozionante vederli da vicino, non ci possiamo credere, riusciamo anche a sentire il loro respiro affannoso. Dopo poco ecco che avvistiamo altre zebre, gnu, qualche giraffa ed in lontananza vediamo alcuni elefanti (terzo big five), gazzelle, antilopi e per nostra enorme fortuna anche 3 ghepardi che stanno pranzando a base di gazzella di Thomson, uno spettacolo da mozzare il fiato in tutti i sensi (effettivamente non è un bellissimo spettacolo vedere un’animale squartato tutto sanguinante li a pochi metri dai tuoi occhi). Noi gli facciamo il servizio fotografico e loro come se niente fosse, vanno avanti e continuano il loro pasto. Proseguiamo con il safari fino ad arrivare al fiume Mara per avvistare ippo e coccodrilli. Questo fiume famoso in tutti i documentari di National Geografic è scenario del passaggio degli gnu. Infatti notiamo qualche carcassa morta che emana uno sgradevole odore di carogna.

Il ranger ci accompagna a piedi per un pezzetto per farci vedere da dove arrivano gli gnu e per meglio fotografare gli ippopotami che oziano sull’altra sponda. Torniamo al pulmino e diamo insieme al gruppo con cui abbiamo fatto la passeggiata la mancia al ranger che tutto contento ci concede una foto insieme.

Ci fermiamo poco più avanti sempre sulle rive del fiume Mara (ovviamente nella boscaglia e al riparo dal pericolo) per fare un breve pic nic (il pranzo al sacco ce l’aveva preparato il campo). Facciamo un piccolo giretto di perlustrazione giusto per fare qualche foto e poi ci rimettiamo in moto. Via che si riparte e il caldo inizia a farsi sentire. É pieno pomeriggio e ci stiamo dirigendo verso un fiume per l’avvistamento di un leopardo seguito notizia ricevuta alla radio di Simon. Arriviamo sul luogo, ma purtroppo si è ben nascosto sul letto di un fiume in secca sotto le piante e vediamo a malapena il suo ventre che respira velocemente a seguito della caccia ad uno gnu.

Durante il rientro al campo ci fermiamo per osservare un gruppo di leonesse intente a coccolarsi e a giocherellare tra loro. Che tenere! Fortuna vuole un paio di loro si avvicinano al ciglio della strada e perciò riusciamo davvero a vederle benissimo e a fare un sacco di foto in primo piano… che emozione e paura allo stesso tempo, erano davvero vicine! Più avanti scorgiamo un branco di zebre nel silenzio del tramonto che sono osservate da una coppia di giovani leoni che probabilmente hanno un po’ di fame. Ci fermiamo davanti a loro, spegnendo il motore del pulmino per non fare rumore e disturbarli. Non stiamo più nella pelle e pronti con le telecamere e macchine fotografiche aspettiamo il momento… Sembra di essere in un documentario. Rimaniamo pazienti per un 20 minuti quando una jeep che si sta avvicinando alla scena fa troppo rumore e spaventa le zebre che scappano. Non vi dico gli insulti verso quell’autista e il grande dispiacere per aver perso un’esperienza del genere, per lo meno ci siamo goduti la prima vera luce del tramonto in savana. Soddisfatti comunque per quello che abbiamo visto, rientriamo al campo, anche perché si è fatta l’ora di prepararsi per la seconda notte in savana.

19 Agosto 2011

Masai Mara Reserve Alloggio Masai Mara Fig Tree Camp: campo tendato ad effetto. Molto curato, ben arredato, servizio e cibo ottimo, tende spaziose e pulite. Per arrivare alla reception devi attraversare un ponte di legno sul fiume Talek in quanto le tende sono collocate sulle rive dello stesso. Vista mozzafiato e possibilità di avvistamento animali. Noi dalla veranda vedevamo babbuini, zebre, antilopi e un simpatico ippo che abitava il fiume. Lo stesso ci ha svegliato durante la notte con una sorta di potente grugnito! Di zanzare non ne abbiamo viste nemmeno una nonostante fossimo vicinissimi al fiume. Attenzione a chiudere bene le tende, pericolo scimmie “rubatrici” sempre in agguato. Colazione abbondante e varia. La sera c’è uno spettacolino di intrattenimento molto carino con canzoni tipiche. Dopo cena ci si può riscaldare con una tazza di the o latte caldo che gratuitamente puoi avere al bar. Peccato che quella sera pioveva, se no avremmo potuto deliziarci di alcuni racconti intorno al falò che accendono ogni sera all’entrata. Voto: 8 ½

Secondo giorno di safari e siamo pronti per vedere più animali del giorno prima. Ci dirigiamo verso uno dei due campi interni al parco il Sarova Mara Game Camp per fare benzina e nel mentre ci godiamo lo scenario e gli animali che il Masai Mara ci offre. Arrivati scendiamo per dare un occhiata al campo molto bello e lussuoso. Hanno all’interno una pozza naturale dove vivono gli ippopotami e dove c’è una piccola stazione dove poterli osservare. Mentre attraversiamo il ponte sul fiume la nostra guida ci mostra un piccolo mamba verde su un ramo di un albero. Deve essere un cucciolo e ci spiega che quando sono così piccoli non sono ancora mortali per l’uomo. Usciamo dal campo e continuiamo il nostro safari alla ricerca delle giraffe. Mentre procediamo per arrivare al Fig Tree per pranzo, incontriamo sempre tanti gnu, gazzelle, struzzi e simpatici facoceri. Finalmente incontriamo una giraffa che solitaria si fa avvicinare. Praticamente è di fianco al nostro pulmino che mangia mentre ci osserva tranquilla. Che meraviglia vedere ogni singolo particolare del suo viso e delle sue macchie. Dopo aver pranzato, ci riposiamo un pochino e poi pronti per il safari pomeridiano. Ecco altre giraffe con i piccoli e qualche chilometro più avanti due leonesse e un leone che hanno appena finito di cacciare uno gnu. Si può vedere ancora la pelliccia e le zampe sporche di rosso, che impressione!

Il pomeriggio passa in fretta e sta incominciando a piovere. Ci dirigiamo perciò verso il campo dove ci aspetta un ippopotamo davanti alla nostra tenda nel fiume dove si affacciano le tende. Aspettiamo pazienti un’oretta per vedere che esca dall’acqua per mangiare non appena il sole è sceso del tutto, ma si fa troppo buio per riuscire a vedere così ci arrendiamo e prepariamo per la cena. Dormire dentro a questa tenda sarà emozionante perché ci sveglierà all’alba il grugnito dell’ippopotamo che è rimasto a farci compagnia tutta la notte.

20 Agosto 2011

Masai Mara Reserve / Nakuru National Park * 7 ore alloggio Nakuru n.p. Lake Nakuru lodge: lodge con una vista mozzafiato sul lago Nakuru. Camere discrete e pulite; l’unica cosa che lascia un po’ a desiderare è il bagno che è un po’ vecchiotto, anche se tutto sommato pulito. Cibo molto buono e vario, servizio discreto. Dobbiamo dire che c’era molta confusione nel mese di Agosto soprattutto per cena, i turisti sono davvero tanti. L’acqua calda e la corrente ci sono sempre durante tutta la giornata. C’è una piscina con vista sul parco (a pagamento) così come la sala ristorante. Simpatici babbuini camminano nel prato adiacente al lodge così come bufali e iene che vedremo poi la sera avvicinarsi alla pozza d’acqua che c’è lì davanti. La sera c’è uno spettacolo molto d’effetto di danze tipiche e il falò che accendono di fianco alla piscina; mentre siamo lì per scaldarci le ossa dall’umidità, davanti a noi due bufali accovacciati che stanno dormendo, e il cielo è illuminato da un miliardo di stelle che ci lasciano senza fiato… che sensazione unica! Voto: 8

La strada al Lago Nakuru ci sembra non finire mai. Ci impieghiamo circa 7 ore ad arrivare e il tragitto è davvero devastante. Le strade sono quasi inesistenti e pesantemente piene di buche. Arriviamo stravolti all’entrata del parco e appena valicato il cancello, subito iniziamo a vedere i primi animali, babbuini enormi e pelosi, antilopi d’acqua, rinoceronti in lontananza, zebre. Da lontano avvistiamo il nostro lodge che apparentemente risulta essere molto carino. Effettivamente è così; la vista è mozzafiato e da li si può scorgere il lago.

Mangiamo qualcosa al volo e poi si parte per il safari pomeridiano. Ci dirigiamo verso il lago ovviamente per avvistare principalmente fenicotteri, pellicani e rinoceronti che fin’ora non avevamo ancora avuto modo di vedere.

Appena prendiamo la strada in direzione lago, incontriamo dei gruppi di rinoceronti bianchi (quarto big five)… che meraviglia, sono davvero enormi! Indisturbati continuano a brucare e a passeggiare nell’erba lentamente.

Più avanti zebre e bufali, ma finalmente ecco i famosi fenicotteri rosa padroni del posto. Sono talmente tanti che sembra che l’acqua sia di colore rosa. Tutti ammassati insieme ai loro cugini pellicani, si lavano, mangiano e si fanno il bagno senza far caso alla nostra presenza. Qualcuno di loro a gruppetti prende il volo e ci permette di scattare delle bellissime foto ricordo.

Pochi minuti dopo ci succede una cosa un po’ spiacevole ma divertente (siamo stati fortunati) ossia l’autista sbaglia manovra e finiamo impantanati dentro ad una pozza di fango e cacca di bufalo… non parliamo dell’odore soprattutto quando l’autista pensando di poter uscire da quel disastro, sgasa e con le gomme davanti butta sui finestrini tutto quel pantano… bleaa! Però è stata pura sfortuna, non ne ha mai sbagliata una Simon. Purtroppo siamo fermi e da soli non riusciamo ad uscire da questo pasticcio. Simon ci dice che dobbiamo solo pazientare e aspettare che qualcuno ci venga ad aiutare, ma purtroppo siamo gli unici in giro in quel momento. L’autista chiede aiuto tramite la radiolina, ma nessuno di quelli del parco dove ci troviamo sono collegati con noi. Siamo un pochino preoccupati ma allo stesso tempo infastiditi più che altro perché stiamo sprecando minuti preziosi del safari, perciò decidiamo di scendere dal pulmino per farci vedere da una jeep che avvistiamo in lontananza e iniziamo a sbracciare urlando…. HELP! Finalmente ci vedono e ci raggiungono. In pochi minuti una jeep ci tira fuori tramite il gancio da traino e siamo liberi.

Procediamo verso la riva del lago per fermarci e scendere per vedere più da vicino i fenicotteri e pellicani. Bisogna stare attenti perché a poche decine di metri ci sono un gruppo di bufali che riposano… insomma sono sempre degli animali selvatici nel loro habitat naturale.

La sensazione di essere a contatto con la terra d’Africa e a pochi metri da questi favolosi volatili, ti permette di capire quanto è meravigliosa la natura. Migliaia di quegli esserini stanno lì indisturbati dalla nostra presenza e si lasciano fotografare… che meraviglia! Procediamo verso l’interno del parco allontanandoci dal lago per avvistare qualche altro rinoceronte, giraffa, leone e leopardo. La vegetazione al Lake Nakuru N.P. è molto fitta perciò è difficile l’avvistamento dei felini, però siamo fortunati, dopo aver avvistato i rino, riusciamo a vedere una leonessa con al seguito i suoi stupendi 4 cuccioli!! Un’emozione intensa come poche, avrei voluto “stropicciarli” tutti, erano tenerissimi!

Con passo svelto però si dirigono verso il bush e non li vediamo più, ma riusciamo solo a sentire i rumori tra l’erba. Da lì ci muoviamo per andare a vedere le giraffe. Maestose e tranquille camminano tra l’erba guardandoci di tanto in tanto… Il sole sta per tramontare perciò i colori del loro mantello sono accentuati dal cielo color arancio… sono bellissime tutte insieme che mangiano le foglie delle acacie. Scattiamo qualche foto ricordo ed è arrivato il momento di rientrare.

Durante il ritorno al lodge siamo praticamente soli, non incontriamo nemmeno un pulmino e riusciamo a goderci la vista di qualche animale solitario, come una iena, bufalo e un enorme rinoceronte che ci attraversa la strada proprio quando noi stiamo per passare. Ci fermiamo ad ammirare questo spettacolo; ci osserva e poco dopo si incammina verso il bush per raggiungere gli altri suoi simili. Dietro di noi il tramonto colora il cielo di giallo… Il sole tra le nuvole forma dei giochi di luce meravigliosi e noi ovviamente mentre lo ammiriamo, scattiamo qualche foto e ci godiamo questo spettacolo che in Africa ha un senso sicuramente unico.

Il rientro al lodge ci regala qualche sorpresa, ormai è quasi buio e la temperatura è scesa notevolmente. Ci posizioniamo sul terrazzo del ristorante per ammirare i bufali che riposano davanti alla pozza d’acqua, due leoni maschi che li scrutano e un paio di iene che escono dalla tana per dare un’occhiata a quello che succede intorno. Che meraviglia, pensare che quello scenario, che fino ad ora l’avevamo solo visto nei documentari, è davanti a noi realmente.

Li ammiriamo ancora per un po’, finché il buio arriva e ci permette di vedere più nulla. Ci prepariamo per la cena e quando arriviamo al ristorante è gremito di gente.. mamma mia quanti turisti!! Mangiamo una cena varia e ricca in attesa di goderci lo spettacolo serale che si tiene nelle zona bar che risulterà molto divertente e interessante. Si sbizzarriscono tra danze e musiche popolari molto colorate e ritmate e noi dopo un paio d’ore andiamo a letto stremati.

21 Agosto 2011

Nakuru National Park / Amboseli Reserve * 8 ore Alloggio Amboseli Kibo Safai Camp: campo tendato molto carino, grande e curato. Le tende sono spaziose e accessoriate. Il bagno non è in muratura, ma il perimetro è dello stesso materiale della tenda. Acqua calda ed elettricità solo fino ad una certa ora dopo cena. Lenzuola un po’ vecchiotte ma apparentemente pulite. Cibo discreto non troppo vario. Durante la cena o si arriva presto o si rischia di fare una fila di anche mezz’ora ( perciò prendete quanto più potete al primo giro). Come anche negli altri alloggi, si può sempre usufruire di acqua e latte caldo per farsi una tisana o un the prima di andare a dormire. Il bello della sera è il fuoco che accendono al centro del cortile dove potersi accomodare per godere del meraviglioso e unico cielo ricco di stelle. Punto a favore per la meravigliosa vista che si ha all’alba (consiglio di fare il safari a quest’ora sia per la vista che per la meravigliosa esperienza) del Kilimanjaro. Purtroppo durante il giorno è difficile vederlo perché l’aria si fa più rarefatta e il tempo più nuvoloso. Voto: 7 ½

Ci alziamo di buona lena perché la strada è mooooooooolto lunga. Prima di uscire dal parco riusciamo ad avvistare ancora qualche animale, soprattutto babbuini, antilopi d’acqua e bufali.

Dopo 8 lunghissime e durissime ore di strade dissestate e traffico, arriviamo ad Amboseli. Il tempo non è dei migliori, infatti è molto nuvoloso e non riusciamo a vedere subito il Kilimanjaro. Le strade dell’Amboseli sono le più brutte tra tutti i parchi che abbiamo fatto; molto secche e polverose e soprattutto piene di sassi perciò ci facciamo per tutto il tempo in cui lo visitiamo un fastidioso massaggio al sedere e inaliamo tanta di quella polvere che metà basterebbe. Arrivati al gate di ingresso subito ci confrontiamo con la dura realtà. Fermi con il pulmino ad aspettare che l’autista pagasse per l’entrata al parco, un gruppo di Masai ci accerchia ed inizia a picchiare sui finestrini e a chiamarci per riuscire a venderci qualcosa. Alla fine presi da compassione, compriamo un braccialettino da una bimba di 10 anni Lea. Dopo aver depositato al campo i nostri bagagli e dopo aver fatto un pranzo veloce, andiamo a visitare un vero villaggio Masai per il quale paghiamo Euro 20 a testa.

La visita è molto interessante perché un ragazzo Masai, l’unico che sa l’inglese e qualche parola di italiano imparata con i turisti, ci spiega quali sono le loro usanze e il loro modo di vivere. Ci fa entrare anche in una loro capanna fatta di sterco di mucca essiccato e di foglie di banano secche. Il capofamiglia, nonché suo padre ha 78 figli e 17 mogli. I figli a loro volta hanno altri figli, insomma sono in metà di 1000. Ci fanno vedere come accendono il fuoco in maniera primitiva, e ci intrattengono con un balletto della loro tribù tipico per i loro alti salti. La visita si rivela molto interessante e soprattutto eravamo soli senza turisti se non un altro paio di coppie arrivate mentre ce ne stavamo andando. Finita questa visita, proseguiamo il nostro game drive all’Amboseli e finalmente possiamo avvistare molti elefanti, alcuni ippo, iene, aquile e altri uccelli di vario genere.

Rientriamo come al solito intorno alle 18.30 pronti per cenare. Siamo davvero distrutti e io inizio a sentire la stanchezza di questo viaggio. Mangiamo al volo qualcosa dopo essere riusciti a superare una fila interminabile di persone in coda al buffet e finito di mangiare ci accomodiamo qualche minuto attorno al fuoco per scaldarci le ossa dall’aria freschina che si alza verso sera per prepararci ad un’altra notte in savana.

22 Agosto 2011

Amboseli Reserve / Tsavo Ovest * 2 1/2 ore Alloggio Tsavo Ovest Ngulia Safari Lodge: Ottimo lodge con vista mozzafiato sul Rhino Sanctuary, ampio, pulito così come le stanze attrezzate con aria condizionata e bagno con vasca/doccia. Noi avevamo quella con vista sulla “pozza degli animali” dove la sera venivano a farvi visita elefanti, bufali. Il cibo buono e vario (anche se io non ho mangiato praticamente niente per via della dissenteria e febbre), sala ristorante ampia e ben arredata con vista sul santuario dei rinoceronti. La cosa più spettacolare di questo alloggio è che la sera viene illuminata una zona davanti alla terrazza del ristorante dove posizionano un pezzo di carne sopra a dei rami per attirare il leopardo che è solito bazzicare da quelle parti; bhe il leopardo effettivamente è arrivato e lo spettacolo è stato memorabile! Insieme a lui anche dei mega istrici si cibano sotto ai nostri occhi. Inoltre alla reception vendono anche le ricariche del telefono delle compagnie locali (noi avevamo la schedina keniota). Voto: 8

Questa mattina il nostra autista ci farà vedere l’alba. Ci alziamo di buon mattino, sono circa le 5.30 e per le 6 siamo già fuori dal parco. Fa molto freddo e il venticello ci punge la pelle. Ci fermiamo davanti ad una palla rosso fuoco per ammirare in tutta la sua bellezza questa meravigliosa alba. Il cielo è completamente tinto di rosso e arancione e il silenzio la fa da padrone. Sullo sfondo un branco di elefanti con i cuccioli illuminati da questo spettacolo della natura. Crediamo non vivremo mai più un momento così emozionante!

Facciamo ancora un giretto, e riusciamo a vedere finalmente il Kilimanjaro con le sue cime innevate. Guardandolo ti fa capire quando siamo piccoli; è davvero enorme! Rientriamo al campo per fare finalmente colazione e per prendere valigie e zaini e partire alla volta del parco Tsavo. Questo straordinario Parco Nazionale è più grande dell’isola della Giamaica. Le vaste pianure dello Tsavo sono attraversate dalla principale rotta ferroviaria Nairobi-Mombasa. Questa ferrovia storica fu teatro, nel 1899, di uno fra i più straordinari episodi d’avventura in Africa. Due grossi leoni facevano strage fra gli operai della ferrovia che costruivano un ponte sul fiume Tsavo (che siamo riusciti a vedere dalla strada) seminando oltre 120 vittime. Per oltre un anno riuscirono ad eludere i cacciatori, così nacque la leggenda dei Mangiatori di Uomini dello Tsavo. In realtà la maggior parte delle morti avveniva per cause naturali oppure per incidenti su lavoro, e ovviamente i corpi, venendo lasciati lì dove erano, diventavano un ottimo banchetto per i leoni del posto. Nessuno ovviamente esclude che qualche morto sia stato provocato anche dai leoni.

La prima tappa dopo molti chilometri sarà alle Mzijna Springs, principale fonte idrica per la città di Mombasa e per la costa sud del Kenya. Situate in una vasta e semiarida regione selvaggia, costituiscono indubbiamente la maggiore attrazione nel parco dello Tsavo West nella Taita Taveta County. Siccome le sorgenti si trovano all’interno del parco in un’area protetta, sono sorvegliate giorno e notte dai rangers del Kws, che provvedono anche alla sicurezza dei visitatori, visto la presenza di fauna selvaggia.

L’acqua che arriva dalle Chylu Hills 10 km a nord, una terra generata dall’azione vulcanica e molto recente (geologicamente parlando è stimata 500 anni fa), sgorga fresca dalla roccia vulcanica, dopo aver percorso più di 10 km sottoterra. Il sito è davvero carino e tranquillo. Il caldo inizia a farsi sentire anche perché siamo scesi di altitudine e in più è tarda mattinata. Parcheggiato il pulmino, con altre persone che incontriamo lì, attraversiamo un pezzettino di foresta fino ad arrivare a uno specchio d’acqua completamente circondato da fitta vegetazione. Ci sono coccodrilli e ippopotami così come le scimmie sempre presenti.

Risaliamo in macchina e proseguiamo verso un’altra tappa, la Shetani lava flow, ossia un imponente letto di lava formatosi da un’antica eruzione del vulcano Shetani soltanto 250 anni fa nelle Chyulu Hills. Il panorama cambia continuamente, ma quello che si avverte è sicuramente la scarsità di acqua in questo territorio. Ci dicono che in questo parco non piove da quasi 18 mesi e infatti si nota subito il color paglia dell’erba e gli alberi spogli e secchi.

Mentre ci dirigiamo verso il nostro lodge, riusciamo ad avvistare ovviamente altri animali tra cui struzzi, babbuini, faraone, antilopi, giraffe, elefanti, gazzelle. Una volta fatto il check in, andiamo in camera e avvertendo un senso di malessere scopro di avere la febbre alta. Mangio qualcosa giusto per prendere le medicine e ci riposiamo un attimo. La febbre a metà pomeriggio è scesa e non voglio perdermi il safari, perciò munita di buona volontà, decido di provarci e via che si parte.

Facciamo un giretto di un paio d’ore ma riusciamo ad avvistare il leopardo appisolato sotto un masso, elefanti con la pelle spesso ricoperta dal rosso intenso della polvere, bufali, antilopi, giraffe, impala, cudù, dik dik, un sacco di termitai, ma quanto a rinoceronti niente… meno male li avevamo già visti al Lake Nakuru.

Più avanti vediamo un gruppo di licaoni con delle zebre, tanti baobab che sembrano dalla loro strana forma, degli alberi rovesciati con le radici in su.

Prima di uscire direttamente dal parco però, Simon si ferma per ammirare il tramonto. Il sole sta scomparendo dietro alla montagna e il movimento è veloce, ci mette davvero poco, forse 15 min circa. Lo spettacolo è ancora una volta emozionante e il fatto di essere in Africa a vederlo fa ancora più effetto.

Rientriamo sempre per la solita ora per cenare, ma prima non vediamo l’ora di vedere lo spettacolo che in molti attendono, la vista del leopardo affamato (quinto nonché ultimo dei big five). Il tutto risulta molto interessante, anche perché l’animale è davvero vicino e riusciamo a sentire addirittura il rumore delle ossa che si rompono ad ogni morso. La carne sui rami ha funzionato! Poco dopo, si avvicinano dei bufali per abbeverarsi e dall’altro lato, arrivano due istrici giganti proprio sotto il terrazzo del ristorante, il tutto accompagnato da un sottofondo di gracidare di rane e cinguettii di uccelli. Non ci sembra vero di ammirare così da vicino tutte queste creature tutte insieme… siamo al settimo cielo.

23 Agosto 2011

Tsavo Ovest / Tsavo Est * 2 ore Alloggio Tsavo Ovest Epya Chapeyu Safari Camp: Il miglior campo dove siamo stati. Direttamente situato sul fiume Galana immerso in un’oasi di palmeti, con vista alba direttamente sul fiume. Le tende sono spaziose e il bagno è enorme. Il campo ha più di una positività: la prima é che ogni tanto arrivano a farci visita degli enormi pachidermi (più o meno giovani) che indisturbati e non curanti di noi, pranzano a base di radici di acacia, riposano e passeggiano. Appena arrivati ci ha accolto il più anziano che è solito venire a visitare il campo, che ha su per giù 50 anni. Il cibo è semplicemente divino, considerato il fatto che i due proprietari sono una coppia di settantenni di origini emiliane. Il pranzo viene servito sulle rive del fiume mentre la cena dopo un piccolo aperitivo di pizzette, viene servito sulla terrazza su di una tavola apparecchiata in perfetto stile italiano … e che bontà!

La colazione, così come pranzo e cena, la si fa tutti insieme allo stesso orario … e la mattina non c’è problema per la sveglia, passano i ragazzi a svegliarti con uno squillante Jambooo, la colazione è pronta! L’unico neo, è che non ci sono prese dentro alla tenda come negli altri campi, ma c’è a disposizione una presa per le ricariche nella sala ristorante e fino ad una certa ora ovviamente. Voto: 10 Lasciamo lo Tsavo Ovest per entrare nello Tsavo Est. Durante il tragitto ovviamente facciamo il game drive e riusciamo a vedere degli animali. Speriamo di riuscire a vedere il leone, ma quando pensiamo di averlo vicino, alla radiolina ci comunicano che si é addentrato nella boscaglia e non potendo fare il fuori pista, é ormai perso. Per raggiungere l’altro parco, facciamo fortunatamente un pezzettino di strada asfaltata. Arriviamo al gate di ingresso dove ci fermiamo anche per fare pipì e Simon ci illustra il giro che faremo su una cartina gigante presente all’entrata.

Arriviamo al campo dopo un’oretta di game drive e il posto sembra già molto bello. Ci accompagnano alla nostra tenda dove si presenta il proprietario, il Sig. Walter. L’accampamento ci piace fin da subito e anche l’ambiente circostante. L’occhio ci va su un’enorme elefante a pochi metri da noi, che ci scruta mentre mangiucchia delle radici. E’ impressionante vederlo così da vicino, è immenso.

Io per fortuna sto meglio anche se qualche linetta di febbre c’è sempre. Pranziamo sul fiume insieme agli altri ospiti e ai proprietari che ci spiegano un po’ la loro vita da quando vivono in Africa (circa 50 anni). Dopo una lunga chiacchierata e un breve riposino (sdraiati sul letto guardando fuori, osserviamo l’elefante che sente la nostra presenza mentre mangia vicinissimo alla nostra tenda) siamo pronti per il safari pomeridiano. Il caldo si fa sentire e perciò facciamo scorta di bottiglie d’acqua. La prima tappa è al Crocodile Point da dove si possono avvistare coccodrilli stesi al sole e ippopotami che invece, per via del forte sole, sono completamente immersi nell’acqua lasciando fuori solo le orecchiette. Via da lì il nostro autista ci porta alle Lugard Falls, vere e proprie cascate, anche se piccoline rispetto a quelle che potremmo immaginarci noi quando pensiamo a delle cascate, la cui acqua argentea si slancia su una serie di spettacolari formazioni rocciose che sembrano dipinte a mano. Facciamo un altro giro per il parco in cerca di animali e intanto avvistiamo altri elefanti “rossi”, kudu e sciacalli. È ora di rientrare e Simon ci permette di goderci l’ultimo tramonto in savana, fermandosi davanti a questa enorme palla rossa che sta per scomparire timidamente. Scendiamo velocemente per scattare una foto per immortalarci insieme a questo splendore e tempo di vederlo scomparire e regalare i suoi colori al cielo, ripartiamo verso il campo.

Questa sera è stata l’unica nella quale abbiamo visto da vicino delle mosche tze tze. Ci eravamo documentati a riguardo, ma fino ad oggi non ne avevamo ancora viste. L’autista se ne accorge e ne uccide una ma noi mandiamo fuori le altre e chiudiamo tutto per fare in modo che non entrino nel pulmino…che paura! Comunque sono facilmente riconoscibili perché assomigliano molto ai nostri comuni mosconi.

Rientrando al campo, ci aspetta (ma noi non lo sappiamo ancora) una cena da leccarsi i baffi. Purtroppo io ho ancora i postumi del mal di pancia dei giorni scorsi, perciò cerco di stare un po’ a regime e mi costa davvero fatica scartare delle pietanze. I tavoli si presentano apparecchiati in perfetto stile italiano con dei dettagli Africani e un bellissimo centrotavola di rose fresche che arrivano da Nairobi. Come antipasto, prosciutto e melone, poi tortellini al sugo, arrosto con patate al forno e cornetti e per finire crepes alla crema chantilly. Tutto divino cucinato dai ragazzi kenioti. La moglie di Walter ci spiegava che prima di aprire a regime, ha speso parecchio tempo ad insegnare loro 5/6 ricette da 10 e lode; è stata dura dice, ma dobbiamo ammettere che i risultati si sono ottenuti. Dopo la cena ci fermiamo a chiacchierare con i proprietari che ci raccontano un po’ tutto della loro vita, come si sono trasferiti, come hanno aperto, perché hanno deciso di vivere in Africa, le loro avventure/disavventure durante la caccia (erano due bracconieri quando ancora era legale cacciare in Kenya)…. Insomma rimaniamo stregati dai loro racconti. Ad un certo punto sentiamo dei rumori tra la boscaglia a ridosso del fiume, ovviamente non si vedeva molto (quando è buio in Africa è buio pesto) ma avvicinandoci alla ringhiera della terrazza realizziamo che si tratta di un ippopotamo che è uscito dall’acqua per brucare un po’ d’erba! La notte sarà altrettanto emozionante considerato il fatto che sentiremo rumori sconosciuti che capiremo al mattino essere stati di elefanti e scimmie che sono passati di lì… speriamo, visto che Walter la sera prima ci aveva detto che qualche giorno fa si era fatto vivo un leopardo!

24 Agosto 2011

Tsavo Est – Watamu * 6 ½ ore Alloggio Watamu Garoda Beach Resort ****: resort assolutamente italiano direttamente sulla spiaggia più bella di Watamu, dove si possono ammirare i giochi che la bassa marea fa solo quando nasce la nuova luna, questo resort è semplicemente dotato di ogni confort. Molto grande e di nuova costruzione (un paio d’anni circa), ha una spa, zona relax, sala da gioco, ampia sala ristorante con vista mare, teatro, due piscine una delle quali, la più grande, è di acqua salata, bar, negozietto. L’animazione è soft (non è uno di quei villaggi dove gli animatori insistono fino a farti venire un esaurimento nervoso) e varia dall’acqua gym allo yoga sulla spiaggia nel tardo pomeriggio, dalla serata in disco a quella astronomica dove abbiamo potuto ammirare Giove al telescopio, e poi quella africana e quella di musica dal vivo, insomma molto piacevole. Abbiamo mangiato veramente divinamente. Pietanze sempre varie a buffet, non mancava niente. C’era in alternativa (a pagamento) la possibilità di fare una cena a base di pesce e aragoste. Ogni pomeriggio c’era la merenda intorno alle 18.00 a base di crepes fatte al momento, biscotti e brioches sempre freschissime. All’interno c’è un tour operator che organizza escursioni e safari di qualche giorno. Sicuramente è molto affidabile ma un po’ caro. Troverete l’alternativa dei Beach boys, che bisogna valutare attentamente in quanto, non tutti sono onesti ed efficienti e non sempre possono darti delle garanzie.Insomma o si ha un nominativo avuto per passaparola, se no di fregature noi ne abbiamo sentite. L’unico neo è che quasi sempre non si riesce ad usufruire della spiaggia. Dico quasi sempre, perché appena vedono un turista scendere verso il mare, vieni accerchiato da 20 di loro che iniziano ad infastidirti cercando di venderti qualsiasi cosa. In più non ti lasciano da soli nemmeno per fare una passeggiata in santa pace e in intimità perché ti si affiancano e iniziano a farti 1000 domande. Forse si riesce ad ottenere un po’ di tranquillità solo alla fine della vacanza quando, dopo aver messo le cose in chiaro, capiscono che non sei più “nuovo” e che non hai intenzione di comprargli niente. C’è da dire che sono quasi tutte persone educate e bravi ragazzi, perciò quattro chiacchiere le scambi volentieri anche per capire chi sono e come vivono. Adiacente alla spiaggia del resort, si trova un mini mercatino dove poter acquistare qualche souvenir a poco prezzo anche barattando. Noi abbiamo acquistato delle cosine compreso una grande tela alla fine del soggiorno barattando vestiti. Voto: un 10 e lode andrebbe solo al cibo. Complessivamente 9 ½ Ci svegliano alle 6 in punto i ragazzi del ristorante per fare colazione tutti insieme. Il caffè era della moka e le fette di pane e marmellata sono come quelle di casa nostra. Insomma dobbiamo dire che ci siamo davvero sentiti a casa e andare via ci dispiace parecchio. Salutiamo tutti lasciando delle magliette allo staff e lasciamo a malincuore questo meraviglioso posto che ci ha dato tanto. Oggi è l’ultimo giorno di safari e iniziamo a realizzare che piano piano la nostra memorabile esperienza sta volgendo al termine. Simon ci fa fare l’ultimo game drive mentre ci dirigiamo verso la costa. Ci sentiamo davvero fortunati di essere qui, nella tanto sognata Africa a vivere un’esperienza sicuramente unica e con il cuore già pieno di ricordi, pensiamo a goderci ogni secondo di queste ultime poche ore in savana.

Ci aspetta la tappa finale del tour, ossia la sosta all’Ippo Point, sul fiume Galana. Simon ci fa scendere per raggiungere la riva un po’ scoscesa del fiume per ammirare da vicino queste creature. Avvistiamo poco distanti da noi due ippopotami adulti e un cucciolo che escono dall’acqua per dirigersi verso un’altra parte del fiume. É difficile poterli vedere fuori dall’acqua in pieno giorno quando il sole scotta, perché la loro pelle è talmente delicata che se stessero fuori dall’acqua si scotterebbero e rischierebbero delle dolorose lacerazioni.

Poco più in là, vediamo fuori dall’acqua un enorme coccodrillo immobile con le fauci aperte che gli serve per regolare la temperatura. É davvero una vista spettacolare, soprattutto averlo a così pochi metri da noi, è proprio un animale preistorico! Gli scattiamo qualche foto senza dargli fastidio e ci allontaniamo.

Purtroppo poco dopo arrivano dei pulmini di italiani provenienti dalla costa che purtroppo non sanno cosa vuol dire fare un safari. Pensano di essere allo zoo e iniziano a sbraitare contro l’animale infastidendolo e innervosendolo. Ci scherzano troppo e non sono capaci né di godersi il momento e di né di rispettare il fatto che loro sono ospiti a casa del coccodrillo e non hanno a che fare con un peluche. Insomma una scena abbastanza fastidiosa. Meno male che noi siamo arrivati un po’ prima e siamo riusciti a fare le nostre foto tranquilli e perciò decidiamo di andarcene.

Appena usciti dal parco, ci fermiamo sempre sul fiume ad ammirare altri coccodrilli. Sono più di uno questa volta e un ragazzo del posto con una verso che loro riconoscono, li fa uscire dall’acqua per dargli qualche boccone da mangiare. Sono davvero stupendi e talmente vicini che riusciamo a vedergli tutte le scaglie che hanno sul corpo.

Per lasciare definitivamente la savana, percorriamo una strada sterrata che Simon ci spiega attraversa la parte più povera del Kenya. Ogni 10 min. si affacciano sul ciglio bambini che ti chiedono l’elemosina o comunque qualcosa da lasciargli. L’autista ci dice che questa tribù fatica anche a trovare da mangiare (se gli va bene riescono a fare un pasto al giorno) oltre che a vivere in condizioni sanitarie e quotidiane pessime. Vediamo che le case come nella maggior parte del Kenya sono fatte di fango e paglia, ma nonostante tutto ciò la gente è sempre pronta a regalarti un sorriso.

Siamo straziati da tutta questa povertà, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto di quante bellezze il Kenya possa regalarti e sul nostro volto compaiono le prime lacrime di tristezza. Finalmente arriviamo a Watamu. L’impatto con questa realtà lussuosa ci suona strano, sembra di aver vissuto una vita insieme alla popolazione locale ed invece è solo passata una settimana. Mentre scarichiamo i bagagli alla reception, offrono a noi e a Simon un cocktail di benvenuto e capendo che è arrivato il momento dei saluti, sia io che Davide scoppiamo a piangere. Non riusciamo a trattenerci è davvero troppo forte il dispiacere che tutto stia finendo. Il nostro Simon, ci lascia osservandoci e dicendo: “Cos’hanno i tuoi occhi?!“ Non vuole renderci ancora più tristi, così sale in macchina e guardandoci per l’ultima volta ci saluta con la manina.. quest’ immagine è ancora impressa nella nostra mente come un’istantanea. Dobbiamo a lui un grandissimo grazie di cuore, per non aver mai perso lo spirito d’avventura e il suo temperamento brillante che ci ha accompagnato durante tutto il safari, per non aver mai smesso di spiegarci quello che vedevamo, nemmeno all’ultima ennesima gazzella, per il modo in cui ci chiedeva sempre “ Tutto a posto?”, per come si è interessato a me quando ero febbricitante come se fossimo i suoi figli, per come si premurava di farci vedere ogni minimo dettaglio e angolo per essere contenti e soddisfatti dei ricordi che ci saremmo portati a casa, per quando ci ha offerto la prima pannocchia durante il tragitto di andata dall’aeroporto al Masai Mara, per quando si fermava in mezzo alla savana per chiuderci il tetto del pulmino perché noi non riuscivamo, per tutte le volte che capiva dalla mia faccia quando non stavo bene, per quando si fermava e ci suggeriva di scattare una foto perché quella era la vera Africa… insomma per averci fatto vivere una settimana indimenticabile.

Il primo impatto con il mare non è stato positivo, infatti arriviamo che piove e tira un forte vento. Ci sistemiamo in camera e approfittiamo del maltempo per farci fare un rilassante massaggio nella spa. Dopo aver perlustrato un po’ il resort, si è fatta l’ora di cena e poi della nanna.

25-31 Agosto 2011

WATAMU. Il giorno dopo il sole splende più che mai e finalmente la prima vera e ricca colazione a buffet all’italiana. Decidiamo di seguire in prima mattina un animatore (keniota) verso la tanto chiacchierata roccia della fortuna. Ovviamente l’impatto con la spiaggia è stato come ci avevano raccontato …. fastidioso. Vedendo arrivare delle mozzarelle (così ci chiamavano i beach boys) capiscono che siamo appena arrivati e che quindi pensano subito che avrebbero potuto proporci qualsiasi tipo di escursione con loro. Mettiamo subito le cose in chiaro ossia che non abbiamo assolutamente intenzione di muoverci dal villaggio se non per una gitarella dove non ci sia l’ausilio di mezzi di trasporto che duri più di 15 min. Qui conosciamo Comodo e un altro piccolino di nemmeno 18 anni. Sono molto carini ed educati e ci raccontano un po’ come vivono accompagnandoci nella lunga passeggiata. Il pomeriggio lo passiamo ad oziare sul lettino così come anche i successivi giorni. Ci godiamo finalmente un po’ di riposo anche se i nostri pensieri tornano sempre alla settimana precedente. Decidiamo di andare a visitare il mattino dopo il ricovero delle tartarughe marine a Watamu, insomma un vero e proprio ospedale dove vengono curate dalle malattie oppure ferite. Il centro si occupa anche della salvaguardia delle nuove nate sorvegliando perciò la schiusa delle uova. Molto carino!! Il pomeriggio ci concediamo un momento sportivo di beach volley con dei ragazzi che abbiamo conosciuto lì, davvero divertente e ovviamente non possiamo rifiutare crepes alla nutella per merenda. L’unica escursione che ci concediamo organizzata dal Garoda è a Malindi. Meno male che non siamo andati soli anche perché visitare certe zone non è molto consigliabile soprattutto non sapendo come sono le loro abitudini e usanze potremmo fare disastri. Ci fanno vedere sia il mercato ortofrutticolo della parte nuova e la città vecchia più bella di quella nuova. Ovviamente durante la nostra visita a piedi siamo “scortati” da bambini che ci parlano e chiedono qualsiasi cosa. Una tappa interessante è anche il mercatino del legno dove 200 operai circa, seduti tutti ammassati, per terra o su sgabelli, sotto delle tettoie, lavorano il legno per ottenere delle statuine da vendere come souvenir. Sono semplicemente bravissimi e non hanno stampi per fare la figura, è tutto a mano libera. Entriamo nel negozietto e compriamo qualche ricordino anche se vorremmo prenderci praticamente tutto !! Il mare qua è favoloso, simile ad un atollo tropicale e il top lo raggiunge quando c’è la bassa marea. Si formano delle lingue di sabbia dove poter camminare anche per quasi un’ora senza mai avere l’acqua sopra alle caviglie. Uno spettacolo che non si vede tutti i giorni e che ci godiamo facendoci delle lunghe passeggiate. Una mattina l’animazione ci porta a vedere delle stelle marine che non abbiamo mai visto, rosse e grigie con le punte sporgenti e delle piccole murene. É stata una bella esperienza visto che ci siamo addentrati in spiagge non turistiche.

La penultima sera ci siamo fatti accompagnare con il tuc tuc (mezzo di trasporto economico ma non veloce se si deve percorrere più di qualche chilometro) allo “Spuntino“, ristorantino nel centro di Watamu, dove abbiamo potuto provare la carne di coccodrillo. Qua mangi anche pesce fresco tra cui aragoste e in quanto a pulizia e cibo, c’e’ da stare tranquilli. Purtroppo la serata non è finita benissimo, perché dopo essere andati a vedere un incendio di una casa poco distante da lì, ci siamo ritrovati intrappolati in una folla urlante che correva da tutte le parti travolgendoci. Ci siamo spaventati parecchio perché abbiamo rischiato di farci male. Rientrati nel resort, ci hanno spiegato che la gente correva perché quando ci sono degli incendi, i locali approfittano del panico per entrare a saccheggiare le case… e pensare che noi abbiamo rischiato grosso! L’ultima sera invece, ci siamo concessi la cena a base di pesce a pagamento sulla terrazza del ristorante che alla fine ci è stata gentilmente offerta dal gestore ex marito di Paola che ci ha organizzato il Safari: 10 e lode.

Oggi è l’ultimo giorno e abbiamo il volo la sera tardi, ma la mattina la dedichiamo a lasciare dei ricordini ai nostri amici della spiaggia e a comprare gli ultimi souvenir tra cui una tela che ora abbiamo appeso sopra al divano di casa. Barattiamo dei pensierini con delle magliette e dei pantaloni e lasciamo qualche cosa anche al ragazzo che ci faceva la camera e che ogni giorno ci cambiava la composizione dei cigni sul letto, cospargendolo ogni volta con dei petali di fiori diversi, carinissimo! Soddisfatti per gli acquisti e per aver fatto contente delle persone, possiamo finire di chiudere le valigie e prepararci per lasciare definitivamente questa terra. Nel tragitto verso l’aeroporto i nostri pensieri sono infiniti. Non credevamo che il mal d’Africa esistesse davvero, ma finché non vivi questa esperienza non puoi capire e il merito è della gente del posto che abbiamo conosciuto e con la quale abbiamo vissuto insieme… si perchè viaggiando “fai da te” hai bisogno di loro, sei più predisposto a comunicare con loro, ad immergerti nei loro villaggi, a capire le loro usanze e soprattutto a parlare e scambiarsi opinioni; il merito è della natura che ti dà emozioni indimenticabili senza voler niente in cambio. Pensiamo sia questo il “Mal d’Africa” e come noi tanti altri viaggiatori lo scopriranno presto.

Ora abbiamo il cuore pieno di tante emozioni, piacevoli ma anche tristi, perchè è difficile tornare qui e fare finta di niente, dopo aver visto un Paese così bello ma anche così povero; ma la ricchezza interiore della gente, il modo di affrontare la vita, la loro gioia di vivere, il loro accontentarsi di poco, la dignità con cui portano abiti stracciati, ci ha fatto riflettere tanto sulle contraddizioni del vivere nella nostra società, così piena di cose futili. Non hanno niente ma è come se avessero tutto e non dimenticheremo mai la gentilezza della gente, i sorrisi, gli sguardi, i profumi della terra, il vento, il mare, gli infiniti orizzonti, le notti stellate e i tramonti infuocati.

Questa è Africa, quella terra che ti entra nel corpo e nell’anima e che non potrai mai dimenticare. Una sola certezza: torneremo in Africa un giorno… e nella speranza di poterlo fare al più presto, salutiamo il Kenya con il più sentito Asante Sana (grazie mille).

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il solitario baobab

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il branco

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tramonto infuocato

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great migration

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dolce leonessa

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la silenziosa alba

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che c'e'!??

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maestoso leopardo

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the king lion

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è ora di un riposino....

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indifferenza

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che polvere!!



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