Toscana, Umbria e i Monti Sibillini in moto

Dicono che “partire e un po’ morire”???? A me non sembra proprio, partire dopo tanto tempo che ti prepari e aspetti: è vivere ma vivere al di fuori di tutto, staccare la spina dal lavoro, dalle preoccupazioni e dai problemi in generale. Così, io e Salva, il mio solito compagno di avventure-sventure mototuristiche, abbiamo deciso di fare...
Scritto da: Andrea Livelli
toscana, umbria e i monti sibillini in moto
Partenza il: 02/06/2005
Ritorno il: 05/06/2005
Spesa: 1000 €
Dicono che “partire e un po’ morire”???? A me non sembra proprio, partire dopo tanto tempo che ti prepari e aspetti: è vivere ma vivere al di fuori di tutto, staccare la spina dal lavoro, dalle preoccupazioni e dai problemi in generale.

Così, io e Salva, il mio solito compagno di avventure-sventure mototuristiche, abbiamo deciso di fare un bel giro per i passi dolomitici dell’Alto Adige, almeno così pensavamo… Però all’improvviso a circa un mese dalla partenza squilla il telefono è Carlo un altro amico motociclista che conosco da “soli” 20 anni – Vengo anch’io -… Benissimo si parte. E’ il solito ponte del 2 giugno però questa volta i giorni sono solo 4 ma va bene lo stesso Ore 7.30 appuntamento all’autogrill di Fiorenzuola d’Arda ???? Perché cosa centra Fiorenzuola con il Trentino? Niente, infatti l’itinerario è cambiato non si và più a nord, ma sud: una fetta di centro italia attraverso Toscana, Umbria e Marche.

Ore 8.00 partenza, primo obiettivo: la ss67 il mitico passo del Muraglione,ma per arrivarci siamo costretti a fare un pezzo di autostrada fino a Forli. Purtroppo c’è molto traffico, oggi tutta l’Italia ha deciso di mettersi in viaggio, d’altronde il ponte del 2 giugno quest’anno si presta molto favorevolmente per una breve vacanza, come abbiamo fatto anche noi del resto.

Si viaggia molto male: con code e traffico a singhiozzo inoltre i lavori tra Modena nord e Modena sud peggiorano ulteriormente le condizioni di viabilità, siamo spesso costretti a zigzagare in mezzo alle macchine ferme in coda, ma questo è uno dei vantaggi del viaggiare in moto. Non siamo seduti su sedili confortevoli con poggiatesta e braccioli, non abbiamo la radio che ci allieta con la musica, non abbiamo l’aria condizionata, non abbiamo il telepass però non facciamo code, noi possiamo muoverci, magari andando più piano, ma non siamo fermi e avvertiamo anche un po’ l’invidia degli automobilisti chiusi nelle loro scatolette di latta, addirittura qualcuno con un – Beati voi – ce la manifesta apertamente…

Comunque a Bologna decidiamo di uscire e fare la via Emilia fino a Forlì.

La scelta si rivelerà ben poco felice anzi, in alcuni tratti è addirittura peggio il traffico che incontriamo, tanto che ad un certo punto io e Carlo perdiamo di vista Salva che ci precede. Ci fermiamo, squilla il cell. “dove siete?” è Salva. “non lo sappiamo, tu dove sei?” “ho appena superato Castel Bolognese”. Niente paura, Carlo tira fuori il suo palmare con il navigatore satellitare.”allora? dove siamo? “ “ Non so, non si riesce a capire”. Rimontiamo in sella e avanti dopo solo 100 metri incontriamo, Salva fermo che ci fa cenno… Prodigi della tecnica!!!!! Finalmente riusciamo ad immetterci sulla tanto agoniata ss67.

Si capisce subito che questa è la pista degli smanettoni locali infatti ci sfrecciano davanti a velocità impressionanti con delle staccate al limite, forti della conoscenza del tracciato o anche e probabilmente equipaggiati con una buona dose di incoscenza.

Il primo tratto si presenta abbastanza monotono e finalmente con poco traffico, ma comunque piacevole alla guida e ci permette di rilassarci un po’ e goderci il paesaggio. La salita è molto graduale almeno fino a San Benedetto in Alpe da qui in poi si fa sul serio.

I primi tornanti arrivano all’improvviso dopo una serie di curve dolci e sinuose, il primo mi trova decisamente impreparato e arrivo lunghissimo, per fortuna che non incrocio nessuno in senso opposto. Scarica di adrenalina e via avanti senza pensarci troppo, comunque è meglio non distrarsi, ma non è facile, il paesaggio è stupendo siamo nel Parco Nazionale delle foreste Casentinesi e finalmente arriviamo sul passo a quota 900 mt.

Il passo del Muraglione è molto conosciuto dai motociclisti romagnoli e non, anche per un bellissimo e affollatissimo raduno che si tiene il penultimo week-end di agosto. Il muraglione è così chiamato perché proprio in cima al passo, le due corsie della strada sono divise da un alto muro di pietra, fatto costruire dal granduca di toscana Leopoldo II nel 1836, come recitano le lapidi sulle due facce del muro, “con l’avanzo del denaro pubblico” per proteggere i viandanti dal vento e dalle intemperie.

Quando arriviamo ormai è ora di pranzo, decidiamo di stare leggeri anche perché ci aspetta la cena ad Arezzo, dove potremo “ esprimerci “ con più tranquillità e quindi optiamo per un’ottima pizza al famoso Ristoro Ferrari, dove la vera specialità è la carne alla griglia… Pazienza, sara per la prossima volta.

Se la salita al passo è molto bella, lo è ancor di più la discesa, molto panoramica e non eccessivamente impegnativa ad eccezione di qualche tornante. L’asfalto è decisamente buono e in poco più di 5km passiamo dai 900 mt del passo ai 400 di S.Godenzo, poi tranquilli fino a Dicomano.

Dopo 7 km sulla sinistra, decidiamo di fare, ancora come l’anno scorso, il taglio per Pomino attrverso i vigneti di Frescobaldi. E’ una bella strada panoramica, stretta ma fresca e ombrosa e poi la sosta in mezzo alla pineta merita senz’altro.

Scendiamo per poi salire ancora verso il passo Della Consuma, scendiamo ancora ed entramo nella riserva naturale di Vallombrosa. Non è facile trovare le parole per descrivere questi luoghi pieni di pace e tranquillità, dove è assolutamente necessario andare piano. Poco gas e visiere aperte per godere la freschezza dell’aria ricca dei profumi del bosco, lasciarsi trasportare dalla sinuosità della strada, dove la vegetazione è cosi florida che quasi ci accarezza al nostro passaggio.

Il fondo stradale non è dei migliori, anzi è decisamente sconnesso, pieno di avvallamenti e buche, bisogna inoltre stare attenti alla gente, molto numerosa specie nei giorni di festa, che invadono le stradine strette e ombreggiate, pare infatti che la riserva naturale di Vallombrosa sia una delle mete preferite dai Fiorentini per le gite fuori porta. La strada è tutta all’ombra di abeti, faggi e aceri, sono inoltre frequenti lungo il percorso fontanelle e abbeveratoi dove la gente si ferma a riempire le bottiglie, alcuni addirittura delle casse.

Scendiamo a S.Miniato in Alpe, poi risaliamo fino all’abbazia di Vallombrosa immersa nella pineta e scendiamo ancora fino a Reggello, qui l’asfalto migliora sensibilimente e possiamo goderci qualche bella curva sempre in mezzo al verde della foresta direzione Arezzo. E’ una strada poco trafficata, una valida alternativa alla valle del Casentino trà la Val d’Arno e Pratomagno, bella e panoramica fino a Pian Di Scò, proseguendo per Loro Ciuffenna e poi Castiglion Fibocchi, se La strada per Pomino era circondata dalle viti, qui è l’ulivo che la fa da padrone.

Arriviamo ad Arezzo che piove, non abbastanza da preoccuparci, ma sufficiente per levarci la polvere di dosso. Troviamo un’albergo, scarichiamo i bagagli, una doccia e alle otto siamo operativi. Breve giro turistico per la città e alle nove cena all’enoteca La Torre di Gnicche: antipasti misti di salume, formaggi e verdure sott’olio e sott’aceto, molto buona la ribollita (ottima la zuppa di farro) e per finire torta di ricotta e pere con un bicchierino di reciotto. Molto originale la carta dei vini che è tutta sulle “ pareti” divisa per regioni. All’uscita ci sono i fuochi d’artificio ad attenderci, facciamo una passeggiata per il centro storico e poi a nanna, come prima tappa abbiamo fatto più di 400km quasi tutti al ritmo di passeggiata.

Venerdì mattina partenza alle nove e mezza, dopo capuccino e bombolone, verso Cortona percorrendo la ss71 una strada di fondo valle trafficata e monotona, intanto la giornata si preannuncia molto calda. A Cortona dovevamo imboccare la strada per il Passo di Cerventosa direzione Umbertide, ma sbagliamo e prendiamo la ss416 che percorre la valle del Niccone, un torrente affluente del Tevere. La strada è molto ben “mossa” con delle belle curve morbide e regolari, tranquilla e senza traffico. Se penso al serpentone di macchine incontrato ieri sulla A1, tutto questo oggi non mi sembra vero. Alti abeti e faggi fanno da contorno a tutto il percorso Disseminato, tra l’altro, di torri, rocche e castelli che dominano ogni singola altura lungo la valle. Molto bello è castello di Sorbello. Da Niccone a destra verso Umbertide, qui costeggiamo il Tevere per circa 4 km, poi a sinistra per la valle dell’Assino, che sale docemente per circa 25 km fino Gubbio. E’ una una città che stupisce subito al primo contatto. Gubbio è una delle città medievali che ha mantenuto inalterato nel tempo la sua struttura urbanistica, costituita da cinque strade parallele che la percorrono su differenti livelli. Passeggiando per le vie si ha l’impressione di essere tornati indietro nel tempo, qui siamo in pieno medioevo, si incontrano: signori in calzamnaglia con casacche a manicotte dai colori sgargianti, cavallieri nelle loro luccicanti armature e madamigelle timide e timorate ma curiose che, cavallerescamente riveriamo, compiendo ampie volute con i nostri cappelli….

La città merita sicuramente una visita approfondita che consiglio per chi ha un po’ di tempo, chi invece tempo non ne ha comunque non può mancare l’apputamento con la fontana dei Pazzi, dove deve bagnarsi per prendere la patente di “pazzo”, noi lo siamo già e con lode e quindi siamo rimasti asciutti.

Scendiamo a piazza Dei Martiri a pranzare, da Fabiani: crostini misti e risotto ai funghi con tartufo tagliato fresco.

Riprendiamo la sella delle nostre moto e ci dirigiamo verso Perugia sulla SS298, attraverso un bellissimo paesaggio e una strada che, dopo aver pranzato e con un pomeriggio caldo, un motociclista non può desiderare di meglio: belle curve, esse regolari da percorrerre senza impegno, manetta media, terza-quarta tranquilla e morbida, ombra e profumi di abete, pino e tiglio. A Civitella d’Arno imbocchiamo la SS3bis, una bella superstrada che percorre tutta l’Umbria nella sua quasi circonferenza, sfioriamo Perugia e ci dirigiamo verso Todi, ma prima ci fermiamo a Torgiano, perché Carlo voleva andarci a tutti costi: “perché? “. Chiediamo io e Salva.

“perché è un paese bellissimo”.Ci risponde Carlo. Arriviamo a Torgiano un po increduli, anche se effettivamente non è male, bella anche la salita che porta su che, come in quasi tutti i paesi dell’Umbria, è su una collina.

Si erge maestosa la torre Baglioni con gran parte delle mura cinquecentesche, però questo territorio ci ha abituato a cose più, come dire, non più importanti, ma sicuramente più interessanti dal punto di vista storico e architettonico. Ma allora perché Torgiano? E Carlo ci svela il mistero, o meglio ci fa capire quanto siamo ignoranti in tema di vino, e olio. Perché Torgiano è uno dei più importanti luoghi dove si incotrano e si confrontano i vini d’Italia e non, in importani manifestazioni come: il Banco D’Assaggio dei vini d’italia che si svolge a novembre e che richiama appassionati e cultori, inoltre pare che qui si produca uno dei più antichi vini d’Italia. Ci eravamo dimenticati che Carlo è un Sommelier.

Bene lasciamo Torgiano, riprendiamo la SS3bis per Todi, dove facciamo una dovuta sosta perché Todi è un altro bellissimo gioiello dell’Umbria. Sulla salita che porta al centro troviamo una preziosissima gemma: il Tempio di S.Maria della Consolazione. Fuori dalle mura medievali, spicca per la sua maestosità e per la grande cupola centrale sostenuta dalle quattro absidi.L’ interno è molto semplice e molto luminoso, domina sopra l’altare, un’affresco che raffigura la Madonna della Cosolazione. Saliamo verso il centro che troviamo molto animato per una manifestazione degli agricoltori della zona che espongono i loro prodotti: vino, formaggio, olio d’oliva, miele ecc. Torniamo in strada fino ad Aquasparta poi a Spoleto per la bellissima ss418 con un’ottimo asfalto, che è un’invito a pieghe dolci e pennellate.

Arriviamo a Spoleto che è ormai sera, oggi abbiamo fatto una “passeggiatina” di circa 230 km. Albergo, doccia e cena: fiori di zucca con taleggio e ricotta e filetto con funghi a il Tartufo, locale carino ai piedi della salita per il centro storico in piazza Garibaldi.

Passeggiamo per le vie di spoleto. Purtroppo in questo periodo e praticamente un cantiere unico, a causa dei numerosi interventi di restauro, ma comunque rimane ricco di fascino e suggestione.

Ci sentiamo particolarmente allegri, un po’ perché siamo nel pieno del nostro “giro” e un po’ per qualche buon bicchiere di vino. Ci sentiamo come se avessimo completamente staccato il cervello, siamo sereni e abbiamo voglia di scherzare.

Il trio sta funzionando alla perfezione, Carlo e Salva non si conoscono, o meglio si erano conosciuti “appena” un paio di anni prima, ma sembra che siano amici da anni, tanti anni, da sempre. Carlo Non è mai riuscito a liberarsi dal lavoro per più di un giorno, ma questa volta, non sò attraverso quali espedienti, è riuscito a trovare il tempo per venire anche lui .

Salva è un compagno di viaggio collaudato, sicuro e affidabile. Non è mai serio: scherza sempre, ha sempre la battuta pronta sdrammatizza su tutto, ti prende in giro e si prende in giro e quando non parla allora pensa, ma non sai mai cosa pensa, o meglio con un po’ di allenamento a volte riesco a capire cosa pensa, ma non sempre. Carlo allo “stato brado” è come un bambino: gioca, scherza, ride e fa i capricci come un bambino.

Sveglia alle 8,30 colazione, quattro battute , dove si và? SS 209 della Valnerina , prima sosta Cascata delle Marmore.

Arriviamo che le acque sono appena state aperte, lo spettacolo è magnifico, maestoso e imponente. Il fiume Velino si butta nel Nera con un salto di 168 metri, il tutto immerso in una folta vegetazione.

Anche se artificiale è uno spettacolo della natura che lascia senza fiato; decisamente, questa è una delle più belle attrattive turistiche della nostra bell’Italia.

Ritorniamo sulla ss209 fino al bivio per Spoleto, ripercorriamo ancora la Val Nerina. La atrada è molto bella con un’asfalto molto buono che invita a qualche piega e qualche bella staccata, però attenzione agli autovelox, che sono “imboscati” lungo il percorso, ne sa qualcosa Salva che è riuscito a prenderne ben due nel giro di pochi minuti, ma non per la velocità eccessiva, ma perchè il limite per tutta la statale è di settanta, cosa scandalosa se pensiamo ad un tratto di circa 50 km di strada di fondovalle che non passa nemmeno dentro i paesi.. Chi lo sa… Forse è cosi dal 1962 quando su questa strada si uccise il campione del mondo Libero Liberati detto a che il “cavaliere d’acciaio”, una figura leggendaria del motociclismo, che quel 5 marzo si stava allenando con il suo Gilera Saturno, mitico monocilindrico della casa di Arcore.

Dopo circa 70 km arriviamo a Visso, alle porte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Continuiamo a costeggiare il Nera, la strada è molto panoramica, ma il fondo ci invita a prudenza perché è molto sconnesso e pieno di piccoli avvallamenti. Innestiamo una marcia da passeggiata, superiamo Castelsantangelo sul Nera e con una bellissima salita di circa 10 km tra tornanti e brevi rettilinei, arriviamo fino a Forca di Gualdo a circa 1500 metri.

Da qui si vede Castelluccio, che sopra una collina domina il Piano Grande. Il paesaggio è stupendo, ricco di colori, di sensazioni,e di pace.

Scendiamo e risaliamo verso Castelluccio e, vista l’ora e cioè quella di pranzo riteniamo doveroso fermarci per gustarci il paesaggio, che da qui è veramente entusiasmante ed anche le delizie culinarie che ci propone la “Taverna Castelluccio” (Crostini al tartufo e stozzapreti con funghi alla Norcina… Siamo nel comune di Norcia, quindi siamo coerenti).

Scendiamo ed attraversiamo il Piano Grande e ci fermiamo nei pressi di un boschetto dove gli abeti sono stati piantati in modo da fomare la sagoma dell’Italia. Una foto e via, si sale di nuovo, per una bellissima salita fino ai 1550 metri di Forca Canapine, da qui a sinistra verso Arquata del Tronto. La strada ci offre delle bellissime curve molto panoramiche, anche sel il fondo non è il massimo. Da Arquata del Tronto fino a Montegallo, invece è tutta manetta e pieghe, una vera goduria, con delle belle curve e un ottimo asfalto. 10 km dolpo Montegallo la strada è interrotta da una frana, decidiamo di ritornare indietro fino ad Arquata T.E prendere la SS4 per Ascoli Piceno, dopo 20 km a sinistra per SS78. Comunanza, Amandola è una bellissima strada molto variegata e molto piacevole.

Arriviamo ad Amandola che è molto tardi, il nostro obbiettivo era di fare tappa ad Urbino, ma dobbiamo rivedere i nostri piani perché la stanchezza comincia a farsi sentire e decidiamo quindi di puntare verso Macerata.

Sarnano, poi a sinistra per San Ginesio, Tolentino ed arrivo a Macerata, 50 km molto belli e divertenti, molto variegati… molta manetta, l’ultima della giornata.

Per l’Hotel ci pensa Carlo, ne trova uno molto bello vicino al centro storico. Doccia veloce, sbarbata e via a cena Da Rosa: frittatine con: asparagi, tartufo e piselli e poi tagliata di manzo con tartufo.

Macerata ci piace molto, la sera è molto animata con tanti giovani che affollano i locali del centro storico, che nonostante sia pieno di cantieri e di restauri, è comunque molto bello.

La passeggiata è molto piacevole, però, non ci sentiamo particolarmente brillanti, ci sforziamo ugualmente di scherzare e davanti ad un buon cocktail e in compagnia di un ottimo trio Jazz, che suona fuori da un bar, prendiamo atto che il nostro giro è finito, domani si torna a casa. Andiamo a letto senza aver deciso che strada fare per il ritorno.

Ci svegliamo, colazione e partiamo: non c’è storia a questo punto non c’è più niente da raccontare, ci buttiamo nel serpentone autostradale con un pensiero: il prossimo anno, stesso periodo, stesso gruppo, stesso entusiasmo si riparte, dove non lo sappiamo ancora, ma di certo sappiamo che non finisce qui…



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