Venezia per tre

Venezia - come ho già scritto in un altro itinerario - è Venezia. E i tre siamo noi: mio marito Angelo, io e la nostra meravigliosa Martina che due giorni fa ha compiuto 19 mesi! Questo è il primo viaggio di Martina, che già si dimostra una vera "turista per caso", infatti, se le si chiede: "com'era il campanile?", lei risponde con un grande...
Scritto da: dany69
venezia per tre
Partenza il: 16/03/2005
Ritorno il: 20/03/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Venezia – come ho già scritto in un altro itinerario – è Venezia. E i tre siamo noi: mio marito Angelo, io e la nostra meravigliosa Martina che due giorni fa ha compiuto 19 mesi! Questo è il primo viaggio di Martina, che già si dimostra una vera “turista per caso”, infatti, se le si chiede: “com’era il campanile?”, lei risponde con un grande e prolungato “ooooooh” sgranando gli occhioni e alzando le braccia al cielo. Potrebbe quasi far concorrenza alla Syusy!!! Dunque, con Venezia, secondo me, si può avere un approccio prettamente turistico (un po’ banale), quando si ha poco tempo e ci si deve limitare ai punti considerati (ma da chi?!) di massimo interesse. Oppure si può tentare con Venezia un approccio amoroso. Sentirsi un po’ veneziani a Venezia, immergendosi nelle calli fino a perdersi, senza fare troppo affidamento sulle cartine e sulle guide. Seguire i propri passi con il cuore leggero per andare a scoprire tutti quei particolari che senza amore neppure si possono sfiorare. Questo è l’approccio giusto da tentare con Venezia. Chi – come noi – l’ha provato, non dirà mai, tanto per fare un esempio, che Venezia “puzza” (l’ho sentito dire spesso). A noi, sinceramente, non ha dato alcuna preoccupazione degna di nota quell’odore – che pure esiste, non lo neghiamo – in certi rii più angusti, dove il mare va a morire. Anzi, io in particolare lo ricordo con nostalgia come un odore familiare. Andiamo avanti. Con una bimba – che da poco ha imparato a camminare – al seguito, Venezia può sembrare ardua avventura, e infatti ci siamo “fatti i muscoli” a scavalcare ponti e ponticelli con il passeggino (indispensabile per la piccola, come le scarpe comodissime per noi grandi. A Venezia si cammina per ore e per chilometri! Sempre se la si vuole vivere veramente). Eppure siamo sopravvissuti, grazie anche allo spirito di adattamento di Martina, e nonostante qualche immancabile capriccio dovuto alla normale stanchezza verso la fine della vacanza.

Altro accorgimento indispensabile prima di decidere un soggiorno veneziano è quello di prenotare con molto anticipo, in qualsiasi stagione dell’anno. Oggi poi, grazie a Internet, si possono consultare facilmente i prezzi e le offerte. Noi non abbiamo speso molto, siamo stati fortunati: abbiamo trovato una piccola locanda molto carina, con tutte le caratteristiche di un albergo vero e proprio nonostante si situi, in realtà, nella categoria “affittacamere”. Ve la consigliamo, si chiama Ca’ Dogaressa, è gestita dalla famiglia Antenori e si affaccia sul Canale di Cannaregio, a metà strada tra il Ponte delle Guglie e il Ponte dei Tre Archi (comodissima da raggiungere in pochi minuti a piedi dalla Stazione Santa Lucia). Essendo inoltre ancora in bassa stagione, per un soggiorno di tre notti ne veniva offerta una quarta completamente gratis. Considerato quindi che la bimba non ha pagato nulla, l’intero soggiorno (quattro notti in camera matrimoniale con bagno, il lettino per la bambina e la colazione) ci è venuto a costare 300 Euro (e credetemi, per Venezia è un affare!). La stanza era bella, mansardata, con una semivista sul Canale, arredata nel classico stile Settecento veneziano e soprattutto pulitissima. La colazione era abbondante (essendo a due passi dal Ghetto, il Sig. Paolo Antenori – grande dispensatore di consigli e aneddoti sulla propria città – fa assaggiare ai suoi ospiti le brioche di un forno casher, prive di grassi animali) e tutto lo staff si è dimostrato sempre cordialissimo e disponibile (www.Cadogaressa.Com).

Per mangiare ci siamo arrangiati tra il Mac Donald’s e il mercato di frutta e verdura sulla Strada Nuova, e il Self Service della catena BREK sulla Lista di Spagna (noi non avevamo esigenze particolari, e Martina aveva le sue pappe portate da casa). Per mangiare non abbiamo speso più di 120 Euro in totale (non fatevi mancare lo SPRITZ: il tipico aperitivo a base di vino bianco, aperol o bitter e una spruzzata di seltz, con l’olivetta e qualche stuzzichino, anzi, “cicheto”, come dicono i veneziani).

Ovviamente, chi non ha bimbi piccoli, per fare il veneziano a Venezia, non può non “andar per bacari”, i locali dove si mangia la sera in piedi al bancone, o anche al tavolo, accompagnando un bel vinello, “l’ombra”, con tanti cicheti sfiziosi (o anche con un pasto normale, se si preferisce).

Cosa vedere a Venezia? Tutto, perché Venezia è tutta da guardare e da respirare. Ma dopo aver compiuto il pellegrinaggio di rito in Piazza San Marco e al Ponte dei Sospiri, dopo aver fatto le foto con i piccioni sulle mani e sulla testa, dopo aver ascoltato le orchestrine dei Caffè Florian, Quadri o Lavena, dopo aver fatto un giro sul “bateo”, dopo Rialto, dopo il vetro di Murano, dopo tutte queste belle cose da cartolina… Andate finalmente a fare una passeggiata per il sestiere di Cannaregio: il Ghetto, il Rio della Madonna dell’Orto, S. Alvise, il Campo dei Mori. Oppure andate nel sestiere di Dorsoduro, alle Zattere, sul Canale della Giudecca, a farvi accarezzare dal sole. Non troppo distante da Campo Santa Margherita andate a cercare la chiesa antichissima di San Nicolò dei Mendicoli, godetevi un attimo di pace nel piccolo campo antistante la chiesa, circondato da un piccolo rio, o date uno sguardo allo squero di San Trovaso, dove si costruiscono e riparano le gondole.

E poi, nel sestiere di Castello, dopo l’Arsenale, percorrendo Via Garibaldi giungete fino all’Isola di San Pietro. I panni stesi, i ragazzini che giocano, il ponte di legno, la presenza più viva del lavoro quotidiano accanto a quella del turismo, vi faranno conoscere una Venezia più umana e dimessa, ma non meno affascinante.

Quante altre cose potrei scrivere a questo punto. Tante da non fermarmi più. E sintetizzare così mi stringe il cuore. So già che ci tornerò a Venezia con il mio Angelo e la mia Martina, quando sarà maggiormente in grado di apprezzarla. Consiglio a voi, comunque, per concludere, di stare per più di un giorno o due a Venezia. Per capirne l’essenza, per non rischiare di fermarsi all’apparenza, bisogna immergersi in questo luogo per un tempo più lungo, più morbido, più quieto. Bisogna cercare di sintonizzarsi sui suoi ritmi. Sul ritmo del suo darsi e riprendersi al mare, stancamente, languidamente, sempre certa e incerta del domani, eppure testarda nel suo continuare a vivere, nonostante tutto, giorno dopo giorno. Ciao e buon viaggio!



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