Viaggiando per la Sicilia

VIAGGIANDO PER LA SICILIA Il diario di bordo è già iniziato che segnerà ogni tappa di viaggio, registrando esperienze, sensazioni momenti d'allegria o malumori. Come nacque l'idea? Non lo sapete? Eravamo davanti al mar Tirreno quel pomeriggio, là, di ottobre pieno quando il gruppo pensava al Capodanno confidando all'amica, nuova...
Scritto da: tellabella
viaggiando per la sicilia
Partenza il: 28/12/2000
Ritorno il: 04/01/2001
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
VIAGGIANDO PER LA SICILIA Il diario di bordo è già iniziato che segnerà ogni tappa di viaggio, registrando esperienze, sensazioni momenti d’allegria o malumori.

Come nacque l’idea? Non lo sapete? Eravamo davanti al mar Tirreno quel pomeriggio, là, di ottobre pieno quando il gruppo pensava al Capodanno confidando all’amica, nuova entrata, quella Rita simpatica ed aperta che parlava di sé, della sua vita, delle cose passate e del futuro, di voler realizzare un bel progetto, di voler cominciare il nuovo anno tutti insieme. “Ma dove approderemo”? ci chiedemmo, ed i “maschi”, già appagati giocando alle bocce sulla spiaggia, sembravano lontani dai pensieri di noi donne che sempre ricerchiamo il motivo “vitale” d’ogni azione.

L’occasione giunse dunque inaspettata quando Rita ci offrì, spontaneamente, la sua ospitalità a Punta Secca, località non certo conosciuta di una Sicilia bella e inesplorata.

Ecco dunque il gruppo alla partenza quel 28 dicembre del 2000 con un DUCATI carico e strapieno di bagagli, coperte e grande gioia: alle 9,40 ,la Colombo con la macchina che è una diligenza e Marcello che guida come Rambo.

La giornata è assolata , molto calda, l’atmosfera serena ed accogliente, tutto sembra preludere a un bel clima sia all’interno che all’esterno del “gran mezzo”.

Il “Presidente” Longo ha le sue smanie di volere saggiare il caro Nievo con una “scopettina” assai veloce che gli faccia passare qualche ora.

Ore 10,40, lì a Ceprano piove che sembra quasi un uragano che ci accompagnerà fino laggiù, a Sala, passando poi per POLLA e per Laurìa.

E’ l’una e mentre piove ancora tanto la maggioranza avanza una proposta: un panino, una pizza, una birretta? ma viene giù il diluvio e la mangiata si rimanda alla prossima fermata: intanto siamo giunti là, al Pollino, con un diluvio quasi universale, anzi una forte e folle grandinata.

Così si mangia tutti nel Ducati: pizza, prosciutto, cose preparate da Donatella, molto previdente perché, con il marito “presidente” si deve essere pronti ogni momento.

Si continua, così, il nostro viaggio: sono le tre ed il caffè fu preso insieme ad una pizza e soppressata.

A San Mango d’Aquino ancor si parla di salame, di come piaccia a tutti, intero o a fette, non importa come basta ch’abbia un sapore “celestiale”.

Si scende, poi, di fretta verso Reggio con Marcello, autista eccezionale che ci porta con molta sicurezza, anche attraverso pioggia e temporali. Saliamo sul traghetto per Messina che vediamo di fronte, a poche miglia con una Madonnina che protegge che indica la via ai naviganti.

Hotel Cairoli e poi subito a cena che la fame è robusta ed impaziente dopo ore di strada e “gelatine” che Anna Maria dispensa con ardore.

Passeggiata notturna, digestiva a visitar Messina illuminata, con palme e bounganville lussureggianti, piene di lampadine ben piazzate che rendon suggestivi quei palazzi pieni di storia e di retaggi antichi, palazzi che ricordano un passato degno della Trinacria più verace.

E’ l’alba, dunque, ormai del 29 pronti ad arrivar là, a Punta Secca dove Rita aprirà la sua “magione” offrendo a tutti noi quell’occasione di iniziar l’anno in lieta compagnia; infatti la vacanza programmata, decisa in un momento e preparata con precisione ed organizzazione ha avuto la sua grande protettrice in Rita, un’amica generosa che disse:”Chi vuol essere lieto sia, apro la casa, è vostra come è mia! Dobbiamo ricordar questo momento che ci vede in accordo e in armonia, questo è quello che conta nella vita”.

Arrivammo alle 10 a Castelmola, in quel bar rinomato per i “falli” di tutte le grandezze e dimensioni che imbarazzano spesso le donzelle perché son troppi visti tutti insieme.

Là si bevve un vino mandorlato che rese tutti ebbri ed un po’ alticci tanto che nel Ducati poi si rise di tutta quella grazia mascolina.

Molto eccitati gli uomini del gruppo evocarono subito Marina, la “gatta morta” che sta lì a mostrare a quel Grande Fratello ogni sua grazia, unica donna al mondo da sognare, da bramare . “Ed anche da emulare” dicon le donne tutte preoccupate della rivale, giovane e carina , che occupa i pensieri dei mariti che cantano e inneggiano a Marina.

Si giunse, poi, pian piano a Taormina, con le strade eleganti ed addobbate con balconi fioriti e illuminati con turisti europei e americani.

Ci si rimette in marcia verso il Sud, con la speranza che il maltempo cessi.

Ecco, siamo arrivati a Punta Secca con vento molto forte e mare mosso.

La casa è bella, grande ed accogliente con fiori rigogliosi e mandarini ; si scarica il bagaglio, immantinente, pronti a prender possesso delle stanze.

Il mare è proprio sotto le finestre, ma il tempo che ci ha accolto non è buono:

tira un vento assai forte e piove pure, ci consoliam mangiando a più non posso.

L’alba del 30 annuncia un po’ di sole, infatti il vento ha reso azzurro il cielo: ci permette di andare col Ducati a visitar la bella Siracusa, culla della cultura greco-antica, ma anche del barocco siciliano, con dei palazzi splendidi e adornati di balconi, portali e bei cortili.

La piazza Duomo è proprio un bel salotto dalla forma ogivale e contornata da facciate arricchite di decori, di colonne, lesene e bei frontoni.

Un pensiero ci viene a tutti quanti, di quanto ricca e bella sia la terra di Trinacria, da molti criticata, da alcuni quasi sempre indicata quale regione non considerata erede di quei Greci e quei Romani che la resero sede culturale con teatri all’aperto e anfiteatri rivolti verso un mare cristallino dove sembrano ancor viver sirene o forse ninfe come Aretusa che fuggiva da Alfeo, l’insidiatore.

Tutto il sud ovest siculo è un incanto, a partire da Scicli ove il barocco fa della cittadina un grande esempio di potenza, ricchezza e grande pompa, fino ad Ispica, con caverne e rupi, dove vissero un tempo quegli indigeni che diviser con Svevi ed Angioini la potenza e la fama giù nei secoli, sempre pronti a combatter, anche sul mare per far valer su tutti l’importanza di questa terra fiera ed armoniosa che non sempre sa vendere se stessa.

Ecco, è giunto il 31 di dicembre, un ultimo dell’anno un po’ speciale da passare senz’altro in compagnia di Nino e Giovannella di Ragusa, amici conosciuti lì da Rita che prenotano cena ed anche ballo anche per noi romani lì in vacanza.

Noi donne prenotiamo il parrucchiere chè il capello è ridotto proprio male con tutto il vento che si siamo presi: la sera giunge e andiamo in quel locale Villa Fortugno, noto ristorante con cena dal menù assai fornito, dall’antipasto al riso con rughetta, al pesce spada un poco affumicato all’aragosta arrosto, prelibata.

Il nostro gruppo, però, scalpitava, perché solo al momento del passaggio dal vecchio al nuovo anno i suonatori misero mano al sax ed alla tastiera.

Subito Nievo aprì tutte le danze insieme a Anna Maria, molto elegante con gonna lunga e giarrettiera rossa regalata da Longo alle signore.

La serata, piacevole, si svolse con balli, quelli soliti, di gruppo nei quali noi romani ci esibimmo in quella sala della nostra cena, dove tutti guardavano ‘sti matti che volteggiando liberi e leggeri festeggiavan la fine del millennio mangiando fichi d’India e mandarini.

Il primo di gennaio, finalmente, il vento si calmò, come d’incanto e Punta Secca apparve così bella che fummo assai contenti, veramente, di aver organizzato una vacanza che ci condusse a viver la cultura in una terra erede dei Normanni di Svevi, di Angioini e Aragonesi.

Di ritorno dai balli e dalla cena eran circa le tre della mattina tutti i cari compagni di baldoria vollero fare un dono al caro Ciccio chè infatti proprio il primo di gennaio compie gli anni, essendo Capricorno venuto al mondo in apertura d’anno a deliziar la mamma e poi la moglie col suo modo gioviale e assai sincero di prendere ogni cosa della vita: una cravatta scelsero a Taormina dal disegno così originale che piacque molto, così che il festeggiato scoprì che con quel capo di Moschino sarebbe stato ancora più elegante con il suo abbigliamento assai preciso.

Si brindò a quell’ora di mattina, ci facemmo ancora tanti auguri e poi tutti nel letto a riposare a smaltire stanchezza e digestione dopo un cenone ricco e ben variato dopo le danze un poco scatenate con le foto di Nievo e le risate.

Rita non va con tutti ad Agrigento, ha un forte mal di testa; così il gruppo parte verso la visita a quei templi che fanno della valle un gran bel posto: qui la storia si sposa con l’ambiente, con la natura rigogliosa e bella, col verde delle piante già fiorite, con il color delle colonne antiche. Tutti i templi vedemmo e visitammo, da quello dedicato a Zeus Olimpio a quelli di Giunone e di Vulcano, di Ercole e poi della Concordia.

Nievo ci deliziò con le sue foto perché c’era anche il sole ed era caldo: quel giorno ci rimane nella mente per tutto il colpo d’occhio della valle, ma anche, poi, perché, prima d’entrare, i due Franchi del gruppo, un po’ affamati, comprarono arancini assai gustosi, con birre e Coca Cola per smorzare il gusto saporito di quel cibo che ci vedeva certo non digiuni, ma curiosi di prenderne un assaggio.

Verso il calar del sole ci riavviammo verso casa di Rita, a Punta Secca, mentre Franco telefona e s’informa sulla salute della sua compagna che è mancata nel gruppo e ci dispiace che lei, pur conoscendo tutti i templi, non abbia poi goduto insieme a noi della vista di questa bella valle famosa in tutto il mondo per la storia.

La sera, poi, alla fine della cena c’è ancora il rito di quel compleanno che viene festeggiato con la torta, una buona cassata siciliana, ottimo dolce che, con i cannoli, caratterizza questa bella terra che stiamo visitando con gran voglia di tornarci , magari a primavera, per goder ancor più le sue bellezze e visitar i posti sconosciuti.

Dopo la cena ci si scontra a carte, scopriamo un nuovo gioco che ci piace: è il 31 e si puntan poche lire, Anna Maria lo odia perché perde , preferisce il pinnacolo a squadre dove spesso si vince e si fa a gara a sconfigger i maschi, sempre attenti a mescolar le carte, assai veloci nell’ottener punteggi superiori, ma che poi perdon contro quelle donne che, giocando assai spesso con perizia, hanno imparato i trucchi del mestiere. La vacanza sta quasi terminando, il giorno 2 si va a Piazza Armerina a visitar la villa lì , a Casale, di proprietà di un ricco commerciante che la adornò ,in tempi molto antichi, di mosaici di artisti africani, esempio di finezza e gran valore.

Rimanemmo stupiti da quell’arte di richiamare temi molto noti, come natura, danze e anche teatro, la caccia ed anche il circo fu spiegato in quell’arte musiva tanto varia che si presenta scene anche moderne: le ragazze che giocano alle terme portan bikini come quelli d’oggi; il trasporto di belve sulle navi si raffronta alle scene di ogni circo con le pantere, tigri ed i leoni che servono a spettacoli serali.

Ma la curiosità e lo stupore derivano dalla constatazione che a distanza di secoli i colori di questi pavimenti sono intatti come pure i soggetti richiamati sono attuali nei temi e nei linguaggi che sono quelli artistici di sempre per rendere più belle le dimore.

Terminata la visita alla villa ci si avvia a veder altri tesori, quei vasi e piatti che a Caltagirone decorano con grande cromatismo.

Saliamo alla città: c’è un grande freddo, entriamo in un negozio molto bello, compriamo degli oggetti deliziosi che ci ricorderanno questa gita, perché questa città è assai famosa per la maiolica e la terracotta, tanto che essa è una città arcinota, centro ceramico famoso a tutti .

Il clima è ormai più mite e assai più caldo, il soggiorno è piacevole e sereno, i vari raffreddori superati, si pensa, poi, purtroppo anche al ritorno essendo giunti già al tre di gennaio.

Per oggi è programmata quella gita ad Ibla, quella parte un po’ più antica di Ragusa, città sud orientale che domina la valle dell’Irminio.

Qui visitammo una bella chiesa, San Giorgio, quello stesso che ad Acilia dà il nome a quel quartiere un po’ discusso vicino all’AXA dove noi abitiamo.

Dentro la chiesa ci venne in aiuto il parroco, un vecchietto assai gentile che ci portò a vedere in sacrestia i resti di un altare ben più antico con la statua del Santo che protegge e che uccide quel drago sputafuoco a difesa della bella principessa che a lui chiese aiuto, già sicura di potersi fidar di quel soldato.

Infatti questa storia molto vecchia ci presenta un Giorgio centurione che incontra la ragazza, assai piangente, che andava da quel drago ad immolarsi per far sparir la peste che infuriava nella città africana di Cirene.

Questa leggenda fu poi ripresa in patria da tutti quei crociati che, ancor vivi, tornando riportarono le storie apprese e romanzate dai racconti tanto che oggi in ogni Stato o sito la storia di San Giorgio è conosciuta, quel Santo venerato come eroe, come colui che scaccia ogni male bravo com’era a uccidere quel drago.

Dopo le foto e un salto a un bel giardino si parte per riprendere il cammino verso Acitrezza, dove il grande Verga ambientò quel famoso suo romanzo “I Malavoglia” appunto e quella storia accompagnò lo studio del Liceo, evocando scenari sconosciuti sul mare burrascoso dove ‘ntoni perse la barca e i sogni di bambino.

Dopo aver pernottato in un albergo che guarda i Faraglioni lì sul mare la mattina del quattro poi scopriamo le bellezze di un vasto panorama che si affaccia su un golfo ben protetto col mare azzurro e clima molto mite tanto che è assai piacevole sostare sulla piazza, tra il verde e il sole caldo in attesa di poter poi visitare quella casa del nespolo, assai nota, posta in una salita, un po’ discosta, che all’epoca era lì, di fronte al mare; ora intorno ci hanno costruito, ma tutta l’atmosfera del passato è più vera per tutti quegli attrezzi le reti, il letto, il lume per pescare, tutti quegli strumenti così strani che, pur essendo poveri, eran giusti per vivere la vita lì sul mare e permettere la pesca ai pescatori che del mare vivevano e null’altro.

Qual ricordo comprare ad Acitrezza? Donatella e poi anche Anna Maria si adornarono il collo con monili di pietre dure belle e poco care, mentre Luciana, amante di orecchini, ne acquista un paio, bello e con pendente, oltre ad un anello bello e sontuoso che costa poco ma che fa effetto.

Così tutti contenti della gita, riprendemmo la via per il ritorno sebbene tutti un poco a malincuore perché voleva dir tornare al “chiodo”, alle solite cose d’ogni giorno.

Il viaggio avvenne in mezzo all’acqua, chè infatti la gran pioggia ci accompagna, come all’andata, per un grande tratto; Marcello, guidatore eccezionale, resiste molte ore a quel volante, incurante del buio e del diluvio, dei camions e del traffico pesante.

Le ore, lì seduti, nel Ducati sembrano eterne da passare insieme, tanto più che la via del ritorno sembra sempre più lunga ai viaggiatori dopo questa vacanza un pò “speciale” che verrà ricordata per un pezzo.

Si arriva a Roma quasi a mezzanotte, si scarica il bagaglio a malincuore, ci si saluta stanchi ,ma contenti, pronti a riorganizzar un altro incontro .

Donatella Fedele, la poetessa del “gruppo dei romani”



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