Sette Torinesi in SICILIA a Pasqua

Quando il mio amico Gianni mi annuncio che aveva in mente un tour in Sicilia durante la settimana di Pasqua 2003, subito diedi il mio assenso poiché da tempo volevo visitare la più grande Isola del Mediterraneo e, quale periodo poteva essere più propizio, se non quello primaverile? Dei quattordici che eravamo all’inizio siamo rimasti in...
Scritto da: Roberto Ghio
sette torinesi in sicilia a pasqua
Partenza il: 18/04/2003
Ritorno il: 27/04/2003
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
Quando il mio amico Gianni mi annuncio che aveva in mente un tour in Sicilia durante la settimana di Pasqua 2003, subito diedi il mio assenso poiché da tempo volevo visitare la più grande Isola del Mediterraneo e, quale periodo poteva essere più propizio, se non quello primaverile? Dei quattordici che eravamo all’inizio siamo rimasti in sette pochi si, ma molto buoni! Partiti la sera del venerdì Santo in treno da Torino, giungiamo a Villa San Giovanni neanche tanto in ritardo, solo una mezzorata (direbbe Montalbano) e neanche tanto disfatti! Percorso il sottopasso che separa la stazione dall’imbarco per Messina, saliamo sulla nave passando sotto gli occhi dell’addetto all’imbarco il quale ci assicura che passerà più tardi per il biglietto…Mah…C’è da crederci? Infatti, arrivati a Messina dopo una traversata da signori, seduti in veranda ad osservare lo stretto, scendiamo con i nostri bagagli e, transitando davanti al medesimo con un traboccante senso di colpa ci affrettiamo a chiedere lumi sul nostro mancato biglietto, allorché l’addetto ci invita a toglierci caldamente di torno, W LA SICILIA!!!! Stavolta è andata, però il dubbio rimane…Sul traghetto si paga il biglietto o no? A Messina ci ricongiungiamo a Gianni e Cecilia che stoicamente, per poter noleggiare le macchine in tempo prima delle 13.00, ora di chiusura della Europcar, avevano preso il treno precedente (decisione presa all’ultimo, senza prenotazione e cuccetta…Giunti a destinazione con un 1h e 30’ di ritardo).

Dopo una breve verifica delle due Punto appena noleggiate (ma quanto ci siete costate…), carichiamo armi e bagagli e partiamo in direzione di Catania.

Percorso qualche chilometro, accostiamo e ci accampiamo in un’area di sosta per il meritato pranzo con cose portate da casa, chi tira fuori panini maxi, chi torte di verdura fatte dalla mamma e altre cibarie…Tutte buonissime che dividiamo. Divideremo tutto, anche i prelibati piatti della cucina locale che assaggeremo nei vari locali, segno di grande cameratismo! A Taormina inizia la caccia al luogo dove passeremo la notte, l’Istituto Salesiano rigorosamente prenotato da casa. Dopo vari giri su e giù per la cittadina e dopo aver percorso tutto un vicolo a senso unico e strettissimo in retromarcia, il sacerdote salesiano ci consiglia di mollare la macchina nel cortile di una Villa appena fuori città, vicino al parcheggio dei bus. Così facciamo io e Gianni e, al tizio che ci viene incontro strappando il voucher per il pagamento del parcheggio comunichiamo che siamo ospiti dei salesiani. Costui abbozza un sorriso ed esclama Ahhhhhhh e Allora!?… W LA SICILIA!!!! Dopo esserci sistemati, lavati e pure stirati…Ci infiliamo per le vie della cittadina per adempiere anche noi all’usanza dello struscio (se preferite, le vasche, ndr) tra i turisti e gli indigeni che se la contano e le coppiette a braccetto Taormina è bella, ma di Sicilia non c’è molto, pare più Portofino questo luogo che non altro, eccezione fatta per la parte alta e per il Teatro Greco. La guida Routard in mio possesso consiglia di non starci oltre che un pomeriggio e in effetti è difficile dargli torto (considerando a posteriori ciò che abbiamo visto dall’Etna in poi).

Dopo una interminabile, soporifera e pure strillata Veglia pasquale nella Chiesa di Piazza IX Aprile, ci tuffiamo nei nostri umidi letti, resi tali dalle pareti spesse del locale messoci a disposizione dai religiosi e pagato anche parecchio, a confronto degli altri luoghi dove dormiremo durante il tour.

Il mattino seguente, dopo una bella colazione al bar, ci attrezziamo a dovere e, lasciati i bagagli nelle stanze, partiamo per la escursione all’Etna…Che emozione! Usciamo dall’autostrada seguendo una delle tante indicazioni per l’Etna, e nella piazza di un paese ideale per il set di un film di Tornatore, domandiamo informazioni per raggiungere il Rifugio Citelli posto a quota 1700 mt sulle pendici del vulcano. Dopo alcuni tentativi, prendiamo la strada giusta passando da Zafferana Etnea e tra una colata e l’altra che rendono il panorama lunare arriviamo di fronte alla costruzione del Rifugio. La giornata è discreta, ma il vento quando si fa sentire è gelido e conviene restare coperti.

Pranziamo seduti ai tavoli proprio di fronte al Rifugio con sullo sfondo il vulcano. Pranzo a base di prosciutti, mozzarelle, olive e…Melanzane…! Ma mi sbaglio, le melanzane non c’erano, le assaggeremo più avanti. Al termine del pranzo ci mettiamo a cantare con la chitarra seguendo i testi gentilmente preparati da Elena. Una passeggiata è ciò che ci vuole, in sei se ne vanno a zonzo su per le pendici del vulcano mentre io schiaccio un pisolino in macchina ascoltando la radio in attesa che aprano il rifugio. Faccio due chiacchiere con il gestore dal quale apprendo che tutte le colate che abbiamo incontrato salendo in macchina, appartengono a diverse annate, a partire dagli anni ’20, incredibile! Il rifugio dentro è proprio come un qualsiasi rifugio delle nostre Alpi, fatta eccezione per la Tv che trasmette le immagini di Schumacher sul podio.

Tornado indietro, passiamo da Sant’Alfio e ci fermiamo ad osservare un albero secolare, la cui storia ci viene raccontata da un singolare personaggio che si mette anche a suonare il Marranzano (scacciapensieri).

Dopo un veloce ritorno a Taormina per recuperare i bagagli, si parte per Noto, dove abbiamo prenotato due notti in un B&B di nuova realizzazione, identificato comodamente via Internet.

Percorriamo tutta l’autostrada verso Siracusa e un bel tratto di statale (speriamo che estendano l’autostrada prima o poi) per raggiungere Noto, dove finalmente con poca difficoltà giungiamo al Bed & Breakfast dove il gestore ci attende già da un po’.

Dopo esserci piazzati nelle strette stanze, scendiamo in centro alla volta di un locale per fare cena. Abbiamo imbarazzo della scelta, tra i locali proposti dalla fedelissima Routard e i consigli del gestore, non potremo sbagliare.

In centro, a causa di un locale che sta per chiudere ed un altro che ha i posti esauriti, optiamo per la Trattoria IL GIGLIO, l’atmosfera del locale ci piace subito, il gestore è molto gentile e ci mette a nostro agio. Le trattorie in Sicilia sono tutte molto accoglienti, l’interno è caratterizzato da un arredamento senza troppi fronzoli, semplice, le mura sono tinteggiate con colore chiaro e questo rende il locale ben luminoso e arioso. Appesi ai muri alcuni dipinti relativi a paesaggi siculi danno al locale una vaga atmosfera naif e sincera, vicino al nostro tavolo fa bella mostra di sé un poster delle Frecce Tricolori in volo su una probabile città americana e c’è anche una dedica da parte di uno dei piloti, quasi certamente il dono di un precedente fedele cliente. Non lontano dal poster, un tavolo con ragazzi che hanno l’accento del Nord, forse lombardo è intento a degustare uno dei tanti succulenti primi nostrani.

Purtroppo, nel periodo Pasquale la pizza ed il menù turistico anche se reclamizzati non vengono proposti, forse per scarsa convenienza e allora ci tocca ordinare alla carta. Ordiniamo piatti misti e poi condividiamo come di solito, la qualità è ottima, i miei ravioli di ricotta al sugo di pomodoro sono ottimi e hanno anche un bell’aspetto, dopo la cena è doveroso un bel giretto per la cittadine, tanto per smaltire la cena e poi, tutti a nanna! E’ un bella mattina, scendiamo nuovamente in centro e facciamo colazione presso il bar Rosso & Nero convenzionato con il B&B, dal nome che ben depone per la mia fede calcistica e poi prendiamo la via per Siracusa. Oggi è Pasquetta e ci aspetta sicuramente un bagno di folla.

Parcheggiamo le vetture in buona posizione e poi ci spingiamo a piedi verso l’ingresso del sito archeologico che raggruppa oltre ad altri motivi di interesse, l’anfiteatro Romano, il teatro Greco e l’Orecchio di Dionisio. Una bella ed interessante visita ci attende, ci fermiamo alcuni momenti a contemplare il panorama di Siracusa, seduti sugli spalti del teatro Greco.

L’ora del pranzo si avvicina e ci spostiamo con le vetture verso Ortigia, lo sperone sul mare di Siracusa. Riusciamo a parcheggiare nella zona del porto, a due passi dalle Poste.

Iniziamo una lunga esplorazione a piedi per le romantiche e suggestive strette viuzze che caratterizzano il posto. Magnifico è il Duomo Barocco, così come Piazza Archimede con la sua fontana. I Palazzi sono originalissimi, peccato per la bottega del puparo, chiusa per la festività. Nel nostro girovagare, ci imbattiamo in uno sparuto e allegro gruppetto di persone tra le quali riconosciamo Enzo Maiorca, già campione di immersione in apnea, la foto e l’autografo ricordo non possono sfuggirci. Per pranzo collaudiamo una delle trattorie proposte dalla guida Routard, ma anche qui come Noto, niente pizza e niente menù turistico, e d’obbligo ordinare alla carta.

Visitiamo ancora la fontana Aretusa, famosa per la sua acqua dolce vicina al mare, il monumento ad Archimede, una bottega di artisti e poi rientriamo blandamente a Noto.

Torniamo a Noto stanchi per la visita. Affamati, scendiamo nel centro per la cena, ma purtroppo a causa della festività la maggioranza dei locali ha la serranda abbassata e dopo aver peregrinato per le vie semibuie della parte inferiore della cittadina seguendo indicazioni non sempre precise, ci infiliamo dentro una specie di bottega che produce pizza e prodotti da asporto. Ecco, si la pizza, non l’avevamo ancora assaggiata! Desiderosi di qualcosa di diverso da una cena tradizionale, cediamo all’invito della signora di assaggiare i suoi prodotti. Questa, in compagnia del figlio svogliato alle prese con i compiti della scuola, ci mette a disposizione una tavolo proprio all’ingresso del piccolo locale servendoci poco dopo una teglia stracolma di tranci di pizza, fagottini imbottiti di ricotta e fave, arancini. Presto restituiamo alla vigile signora gli avanzi del prezioso contenuto, stupiti di essere già sazi. Ma ci rifacciamo, sponsorizzando il locale ad una coppia di clienti appena entrata.

Terminiamo la serata sugli scalini della Chiesa di San Francesco, cantando canzoni italiane accompagnati alla chitarra da Gianni. Più su di noi, sulla medesima gradinata vi sono anche alcuni ragazzi sfaccendati del luogo forse gelosi perché gli togliamo la scena che ci fanno oggetto di apprezzamenti alle volte non proprio simpatici e che ci lanciano un po’ di tutto, compreso un cellulare, che finisce la propria corsa proprio vicino a noi. Si avvicinano e cerchiamo di parlamentare, ma senza risultato, in effetti noi non siamo proprio bravi, ma loro potrebbero essere più gentili, visto che sono padroni di casa. Se ne vanno e poco dopo un ragazzo che aveva assistito alla scena, viene a chiederci scusa per loro.

Il giorno dopo ci tocca la visita approfondita della cittadina, che è semplicemente affascinante, dappertutto vi sono palazzi e chiese avvolti in impalcature che indicano ristrutturazioni in corso.

Il sito di Noto è patrimonio dell’UNESCO e le autorità ne hanno approfittato evidentemente per far dare una riassettata all’architettura barocca. Le strade sono tutte lastricate come da noi non si vede più purtroppo, pavimentazione sostituita troppo frettolosamente dal catrame e le mura hanno tutte la colorazione giallo chiara del tufo, utilizzato largamente da queste parti.

Chiacchierando con una guardia di servizio al di fuori delle mura del carcere veniamo a sapere che l’entrata vecchia del carcere di Noto la si può vedere in uno degli episodi del simpatico commissario Montalbano di Camilleri. Proseguendo la passeggiata troviamo anche una scuola elementare con gli scolari in pieno intervallo e le ragazze del nostro gruppo che fanno le maestre ne approfittano per scambiare due parole con le maestre locali.

Recuperati i bagagli e le macchine, puntiamo verso Piazza Armerina attraverso luoghi interessantissimi come Palazzolo Acreide e Vizzini. Peccato non avere il tempo per poterci fermare a Noto antica, che le guide dipingono come misteriosa.

Facciamo stop nelle campagne al di fuori dei centri abitati e consumiamo un veloce pranzo al sacco grazie ai panini che un negozio di alimentari di Noto ci ha gentilmente confezionato. Si gode un paesaggio incantevole e un magnifico profumo di campagna. Ma…Chi ha detto che la Sicilia è brulla? Per strada ci fermiamo a Caltagirone, dove abbiamo modo di osservare la magnifica scalinata di 142 gradini ricoperta di piastrelle di ceramica, specialità artigianale della zona.

I paesi da queste parti sono tutti caratteristici, abbarbicati su colline sembrano le nostre Langhe, ma a differenza di questi, sono carichi di un’atmosfera a metà tra il barocco ed il degrado che ne evidenzia la palese fragilità delle strutture. Si ha come l’impressione che la minima scossa di terremoto potrebbe fare a pezzi tutto quanto.

Riprendiamo il tragitto e a tramonto inoltrato arriviamo a Piazza Armerina. Dopo aver perso contatto con la macchina che ci precede ed essere impazziti per uscire dal centro storico, ci ricongiungiamo al piccolo ed accogliente Hotel I MOSAICI prenotato da casa, tramite la guida Routard.(ancora lei!).

Ci sistemiamo nelle camere e carta stradale alla mano facciamo il punto, decidendo di saltare Agrigento per motivi logistici, andarci significherebbe fare le cose di fretta.

La cena è ottima, i prezzi sono tra i più bassi finora incontrati, la sala da pranzo è molto grande ed il cameriere gentilissimo. Al mattino colazione gratuita e doccia fredda (la contropartita per la rottura improvvisa della caldaia…) quindi partenza per la Villa della Casale, distante poco meno di 500 metri dall’Hotel. Arriviamo alla Villa tra i primi verso le 09,00 del mattino e siamo già in compagnia dei turisti di alcuni bus. La Villa, che secondo gli storici ai suoi tempi era una casa d’appuntamenti di lusso, si visita seguendo una passerella metallica che nel tempo non ha mai subito aggiornamenti. Questa costringe i turisti a proseguire in fila indiana oltre che a lunghe soste causate dalle guide in testa ai vari gruppi che si dilungano troppo nelle spiegazioni, innescando battibecchi tra i turisti di diversi gruppi (essenzialmente tra donne…Ndr). Terminiamo la visita alla Villa, i cui mosaici sono veramente splendidi, appena in tempo per vedere orde di turisti che scendono dai bus provenienti da varie parti del Mondo.

Recuperiamo i bagagli all’Hotel e ci muoviamo verso Piazza Armerina per visitarne il Duomo, molto affascinante. Partiamo quindi alla volta di Enna, che si trova comunque sulla strada per Palermo, ultima nostra sosta prima della fine della vacanza.

Giungiamo ad Enna, posta ad una altitudine di 1000 metri, arrampicandoci su di una strada tutta a tornanti che ci porta direttamente sulla Piazza principale. Sono le ore 14,00 in punto e guarda caso il parcheggio da quell’ora alle 16,00 è gratuito! Meglio non poteva andarci. Appena lasciate le macchine tentiamo di trovare una buona trattoria per mangiare qualcosa, un signore si accorge che siamo turisti e ci porta in un ristorante di sua conoscenza promettendoci un affare! Contrattando con la proprietaria mi accorgo che i prezzi non sono proprio alla nostra portata e quindi il gruppo opta per un locale che cucina Kebab da asporto, proprio vicino al parco con panchine. Al termine ci facciamo un buon caffè in un locale a due passi dal parco in un locale che vende anche dell’ottima pasticceria.

Viste le condizioni climatiche, decidiamo di puntare verso Cefalù, nota località marina. Si parte, percorrendo l’autostrada Catania – Palermo a tutta velocità e impieghiamo neanche un’ora di viaggio per raggiungere la costa settentrionale dell’Isola. Scendendo verso la costa, è impossibile non notare la maestosità del Gruppo delle Madonie che fa capolino in mezzo alla nebbia. E’ una bellissima giornata qui, il sole splende e tira una leggera brezza. Ci infiliamo con le auto nel lungomare fino a trovare parcheggio. Vi sono parecchie persone in spiaggia e alcuni di noi imitano gli indigeni, sdraiandosi al sole. Il sottoscritto ne approfitta per scattare alcune diapositive utilizzando gli obiettivi a disposizione.

Il ritorno a Cefalù mi ha portato indietro a dieci anni prima, alla settimana trascorsa presso il villaggio turistico del Club Med che qui è presente con i cosiddetti farè in paglia. Ripensando a quella esperienza non provo alcuna malinconia e sono contento di aver deciso da qualche anno che le mie vacanze saranno sempre orientate al fai da te e che avranno come obiettivo la conoscenza di luoghi nuovi.

Al calare del sole decidiamo di partire verso Palermo (o meglio verso la comunità dove ci aspettano) che sarà il nostro punto di appoggio per la visita alla città.

Componiamo un numero di telefono, (l’unico dato che conosciamo) e ci facciamo dare le dritte necessarie a raggiungere il luogo che, pare ben oltre Palermo, sulle colline interne verso Agrigento.

Percorriamo tutta l’autostrada fino alle porte della città ed usciamo a Villabate, poi pieghiamo all’interno verso Agrigento seguendo la superstrada ad una sola carreggiata divisa da doppia striscia continua, dove le macchine vanno forte, non a caso battezzata “la strada della morte”. In compenso il manto stradale è in perfetto ordine, si vede che non passano troppi Tir e il gelo non rovina le strade come da noi al Nord.

Ad un certo punto troviamo a sinistra l’indicazione Tumminia, eccoci siamo vicini! Ci arrampichiamo per circa 5 km su per le dolci colline e finalmente troviamo il cartello DIPINGI LA PACE, siamo all’imbrunire e ci sentiamo un po’ in colpa per l’orario.

Fermi davanti al cancello, ci viene incontro Carmelo, che da bravo Ispettore di Polizia aveva seguito le nostre vetture sin dal momento in cui erano divenute visibili. Portiamo le macchine giù in fondo alla discesa nel campo sportivo e scarichiamo i bagagli, Carmelo e la sorella Rosi (colei con la quale si è sempre parlato al telefono) ci accompagnano nelle camere della parte nuova della struttura. Le camere sono molto belle e ci rendiamo conto da subito che in modo del tutto inconsapevole siamo finiti nel posto migliore almeno per quello che riguarda l’ospitalità. Scelte le camere ci diamo una rinfrescata e passando dall’esterno, ci rechiamo alla sala da pranzo giusto in tempo per la cena. Scopriamo che non siamo gli unici ospiti della casa, ma con noi vi sono anche dei ragazzini molto rumorosi, tra i quali alcuni sono figli di Carmelo e la moglie Patrizia. Durante la cena gli animi si intrecciano e veniamo a sapere che il leader carismatico della comunità è un certo Padre Paolo Turturro, sacerdote famoso per le sue battaglie contro la ragnatela della mafia. Il Padre ha una Parrocchia in Palermo proprio dalle parti della prigione dell’Ucciardone. Nel dopocena mi aggrego a Carmelo che oltre ad essere molto simpatico è anche ottimo cuoco, a vedere il match di semifinale di Champions League Milan-Ajax in televisione, scopro che come il sottoscritto è simpatizzante milanista. Gli altri del gruppo si aggregano al resto della comunità per cantare e per fare conoscenza. Prima di andare a letto, ci organizziamo per la giornata successiva per poter arrivare in città. Giuseppe infatti ha in programma il ricongiungimento con i parenti che gestiscono una rosticceria proprio nella zona dove lui è nato e vissuto per sette anni prima che la sua famiglia si trasferisse a Torino.

E’ un nuovo giorno e ci prepariamo per la discesa a Palermo, ma prima di scendere abbiamo la possibilità di conoscere Padre Paolo che è riuscito a salire in comunità.

Ironizza sulla nostre vesti da turisti anziché da volontari perché ci vorrebbe vedere dare un aiuto alla Comunità, ma in noi prevale la voglia di visitare Palermo, anche se siamo felici di aver scoperto questa comunità. Sempre lui, telefona alla sua Parrocchia e chiede ad uno degli obiettori in servizio, di accoglierci e di accompagnarci in giro per la città. Partiamo con le vetture e appena entrati in città, ci accorgiamo che qui il traffico ha tutte le sue regole, ovvero passa chi osa di più e gli altri si devono adeguare, quindi l’obbligo è dimenticare Torino ed il codice della strada. Dopo un lungo girovagare per il lungomare e per vie a senso unico, arriviamo alla Parrocchia di Santa Lucia, proprio di fronte al carcere ed al porto. Facciamo conoscenza con gli obiettori, lasciamo le vetture dentro il cortile della Chiesa e partiamo per il tour. Riusciamo a vedere il Teatro Politeama ed il Massimo, cogliendo al volo una visita guidata in partenza. Poi ci rechiamo dal cugino di Beppe per il pranzo, ci attende un vasto assaggio di specialità locali, compresi gli arancini. Ci congediamo dai parenti di Beppe con la promessa di rivederci il giorno dopo, il cugino ci farà da guida al Duomo di Monreale per poi andare al mare.

Al pomeriggio ci tuffiamo ancora per le vie della città per vedere la Cattedrale, la Cappella Palatina, la Fontana della Vergogna, la Martorana, San Cataldo, I Quattro Canti.

A sera ritorniamo sulle colline, ma alle porte di Palermo, facciamo stop per acquistare alcuni dolci del luogo a base di pistacchio da portare alla cena. Riusciamo ad arrivare anche stavolta in ritardo in tempo per sedersi a tavola. Carmelo ha cucinato altre delizie, il vino ha un sapore diverso da quelli che abbiamo bevuto in giro per trattorie. La sera finisce ancora una volta come il giorno precedente, alcuni a a giocare e cantare con i ragazzini e altri divisi tra vedere la partita di coppa UEFA e parlare con Carmelo e gli altri volontari, mossi da curiosità personale.

E’ il 25 aprile e si parte per Monreale. L’appuntamento con Beppe e cugino è proprio in prossimità del Duomo, a cui giungiamo dopo essere scesi a Palermo ed aver fatto colazione presso uno dei pochi Bar aperti.

Il Duomo è stupendo, appena dentro mi accorgo di tutta la sua bellezza, che lo rende anche molto famoso. Giro la testa e mi accorgo della presenza inaspettata di un collega, anche lui in vacanza con la moglie. Su piazzale antistante il Duomo, vi sono degli stand che vendono un po’ di tutto, dolciumi compresi. Mi fermo ad osservare ed a fotografare un venditore di torrone che sta modellando la pasta del croccante con una cura particolare, tipica degli artigiani esperti. Dopo una passeggiata nel centro di Monreale, si parte per il mare, destinazione Scopello, un bel po’ di strada ci attende. Transitiamo anche da Capaci, tristemente famosa per l’attentato ai coniugi Falcone, un segno rosso sul guard-rail indica il punto dove è avvenuta l’esplosione. Facciamo tappa in un bar per sgranocchiare qualcosa (arancini? Perché no!). Ah dimenticavo…Prima del mare, ci rechiamo all’aeroporto ad accompagnare Silvia, che ci lascia anzitempo per poter partecipare ad un matrimonio ad Alessandria il giorno dopo. Sul suo volto leggiamo un po’ di delusione per il prematuro distacco dal gruppo e dalla Sicilia.

Arriviamo a Scopello attraversando tutto il Golfo di Castellammare, veramente stupendo, la limpidezza ci permette di osservare dettagli nitidi posti in notevole lontananza, prova evidente che lo smog qui non esiste.

In spiaggia a Scopello ci vanno tutti tranne il sottoscritto che preferisce fare una passeggiata e recarsi al centro abitato per fare due foto. Il tratto che divide la spiaggia dal paese è notevole, ma le frescura mitiga il sole che si fa sentire. Il centro è una delusione, orde di turisti si accalcano nei locali, proprio come se fosse agosto inoltrato, sembra di essere a Rimini in alta stagione. Non trovo neanche un soggetto valido per una foto, decido di tornare dagli altri.

Il cugino di Beppe ci porta alla famosa tonnara di Scopello, vicino alla riserva dello Zingaro. Lo spettacolo è da incanto, qui si che si possono scattare delle belle foto! Tornati a Palermo, ci congediamo dal cugino di Beppe ringraziandolo. Si torna sulle colline, dove stavolta giungiamo in orario! A cena siamo tantissimi e le portate sono molte, ci fanno assaggiare il famoso ”pane con la milza”, i delicati spaghetti alla trapanese ed un vinello rosso chiaro che contiene tutto il sole del Sud. Padre Paolo si eclissa quasi subito, ritirandosi nella sua stanza per un meritato riposo, in fondo anche cercare la verità e diffondere Pace stanca… Nel dopocena Carmelo ci racconta del suo lavoro da poliziotto e noi pochi che ancora siamo svegli gli facciamo molte domande per cercare di soddisfare la nostra curiosità. In fondo la terra di Sicilia ahimè, oltre al lato turistico, è ben nota per le vicende che intrecciano politica e malavita e questo mi interessa moltissimo. Personalmente questo è stato il momento più interessante del nostro soggiorno presso la comunità, in cui ho avuto conferma che la realtà spesso non è quella distorta dei mass media, ma contiene risvolti che spesso non vengono raccontati.

Al mattino siamo pronti per partire per Messina, dove dobbiamo assolutamente riconsegnare le vetture alla Europcar entro le 13,00.

Padre Paolo ci concede alcuni istanti del suo tempo a colazione, per firmarci alcuni scritti di poesie e farcene dono. Ci esprime il suo pensiero a carrellata su quella che è la Chiesa oggigiorno, la politica in Sicilia, i suoi ragazzini, i tentativi di intimidazione ricevuti per dissuaderlo dalla lotta alla criminalità.

Partiamo soddisfatti e convinti che abbiamo conosciuti senza volerlo, una bella realtà fatta di belle persone, speriamo di poterci tornare.

Ci lanciamo a tutta velocità per l’autostrada fino all’interruzione dopo Cefalù e per una cinquantina di chilometri almeno siamo costretti a percorrere la statale che segue la costa ad un ritmo da lumaca.

Appena la strada si allarga lanciamo le vetture ma veniamo fermati dai Carabinieri, in agguato dietro ad una curva. Le ragazze si lavorano il giovane carabiniere che ci lascia andare da una multa che da noi sarebbe stata certa.

La statale passa attraverso il carinissimo borgo di Santo Stefano di Camastra, famoso per le sue ceramiche. Finalmente la statale termina e riprendiamo l’autostrada a tutta velocità verso Messina, dove giungiamo verso le 12,30. Lasciamo i bagagli presso l’imbarco della Società di traghetti Caronte e Gianni e Cecilia vanno a consegnare la vettura. Ma ahimè, non ce la faranno, poiché quegli sciagurati della Europcar hanno pensato bene di chiudere l’ufficio qualche minuto prima delle 13,00.

Il resto del gruppo si industria per portare tutti i bagagli presso gli uffici della Caronte, dove grazie all’amicizia tra Padre Paolo ed un dirigente della Società, riusciamo a mettere i nostri bagagli sottochiave, in attesa dell’imbarco.

Inganniamo il tempo vagando con il nuovo tram elettrico (gratuito) per Messina, approfittando per vedere sia il bel Duomo ed alcuni monumenti interessanti. In piazza stanno montando un teatrino dei pupi e facciamo due buffe foto in posa da marionette.

Comperiamo dolci da portare a casa e poi ci dirigiamo verso l’imbarco, la nostra vacanza in terra di Sicilia sta per finire e siamo tutti dispiaciuti.

Saliamo sul traghetto, ancora una volta a scrocco e ci sistemiamo sul ponte di prua per vedere meglio lo spettacolo della costa calabrese che si avvicina. E’ sempre tutto limpido da queste parti e lo sfondo sembra una pittura ad olio. Attracchiamo a Villa San Giovanni parecchio più su rispetto all’attracco delle barche delle Ferrovie dello Stato e questo ci costringe a fare a piedi un bel tratto di strada per arrivare alla stazione.

Ci sistemiamo sul marciapiede del binario dove è stato annunciato l’Espresso per Torino, ma non c’è neanche il tempo di fare due chiacchiere che i ferrovieri portano il treno in stazione. Le carrozze con le cuccette sono nuove e gli scompartimenti hanno quattro posti anziché i soliti sei come i vecchi vagoni, finalmente le Fs si sono rinnovate! Però ci costano, eccome! Grazie alla complicità di un ferroviere in servizio molto gentile ed anche abile chitarrista (dimostrazione pratica), riusciamo almeno a formare uno scompartimento da quattro, mentre gli altri due dormiranno spaiati.

Cantando, ridendo, ricordando e anche dormendo…..Il tempo passa ed arriviamo a Torino addirittura in anticipo sulla tabella di marcia (alle 09,00 anziché le 09,10) E’ la fine del viaggio, peccato, grazie a tutti voi per la compagnia!! L’avventura è stata bella ragazzi, mah…Quand’è che si parte di nuovo?

Un saluto a tutti Roberto



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