Le Isole Svalbard, termometro del pianeta

Terra incantevole di esploratori... e orsi bianchi!
Patrizio Roversi, 21 Lug 2016
le isole svalbard, termometro del pianeta
D’accordo che sono nel Mar Glaciale Artico, a Nord della Norvegia, a una latitudine di 80° Nord, ma non vi consigliamo le Svalbard perché sono fuori dal mondo: in questo mondo, infatti, niente è fuori dal mondo. Alle Svalbard ci sono numerosi laboratori scientifici (anche uno italiano del CNR), perché lassù si avvertono tutti i cambiamenti climatici e si studia l’inquinamento del Pianeta: persino là arriva tutta la spazzatura abbandonata negli oceani. Per un gioco di correnti, arriva anche il legname trascinato dalle acque della Siberia, con cui gli abitanti delle Svalbard costruiscono le loro case. E alle Svalbard hanno realizzato la più grande Banca del germoplasma, che raccoglie e conserva tutti i semi e quindi la biodiversità del mondo. Per cui, appunto, non si può dire che siano “fuori dal mondo”, anzi. In fondo sono facilmente raggiungibili in aereo da Oslo.

A proposito di voli: il Dirigibile Italia di Umberto Nobile è partito proprio dalle Svalbard nel 1928, e qui è morto il grande Roald Amundsen nel tentativo di salvare Nobile, che pure gli stava molto antipatico. A Ny-Alesund (la Baia del Re) c’è ancora il pennone su cui attaccarono il Dirigibile Italia, e c’è anche un piccolo monumento: commovente.

Le Svalbard sono state frequentate fin dal 1100 da pescatori e poi da balenieri, anche se furono “scoperte” dagli Olandesi alla fine del 1500, e furono poi sfruttate, fin quasi ai nostri giorni, per le miniere di carbone. Adesso sono abitate da circa mille giovani e giovanissimi studenti e ricercatori e da circa duemila orsi bianchi. Alle Svalbard si va in giro obbligatoriamente armati o accompagnati da una guida (armata): all’aeroporto c’è la foto di un turista incauto, sbranato da un orso. Naturalmente, alle Svalbard fa freddo: in inverno meno 40 gradi e d’estate più sei. Ma perché andare alle Svalbard e – nel caso – quando andare? Io-Patrizio ci sono stato nel periodo migliore, che è a cavallo fra aprile e maggio: è tutto ghiacciato come d’inverno, ma c’è luce praticamente per 22 ore su 24, e ci sono solo 20 gradi sotto lo zero, ma senza umidità. Il paesaggio delle Svalbard, almeno in questa stagione, è indescrivibilmente bello: si va in giro in motoslitta, oppure con le slitte trinate dai cani (groenlandesi, cattivissimi), si possono visitare grotte di ghiaccio, c’è la città mineraria russa (ex sovietica) ora semi-abbandonata di Barentsburg, c’è la “capitale” Longyearbyen con la sua vita tutta particolare, ci sono tracce preziose di una storia fatta di esplorazioni e ricerche che durano anche oggi. E c’è la miglior guida di tutte, che guarda caso è italiana: Stefano Poli, nomen-omen.