Norvegia e Isole Svalbard

Viaggio nell'estremo Nord
Scritto da: simo01_d
norvegia e isole svalbard
Partenza il: 10/08/2011
Ritorno il: 24/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Il nostro viaggio indimenticabile comincia all’aeroporto di Milano – Orio al Serio, con un gigantesco zaino in spalla che non sembra nemmeno tanto pesante se pensiamo alla carica che abbiamo. Stiamo andando verso il 77esimo parallelo.

Ore 13.30, volo Ryan Air Bergamo-Oslo. Volo prenotato in rigoroso anticipo a 91€ con valigia inclusa da massimo 15 kg, ripensandoci più tardi avremmo dovuto spendere un pelo in più e prendere il bagaglio da 20 kg, perché al ritorno ci siamo stati davvero stretti. In realtà abbiamo proprio sforato, ma la hostess al check in ha fatto finta di non vedere (credo).

Atterriamo a Oslo alle 16 e ci fiondiamo a prendere il Torp Ekspressen (biglietto a/r studenti 300NOK, 38€), autobus navetta che collega l’aereoporto di Oslo Torp con la stazione degli autobus. Il tempo è davvero poco, visto che alle 20.30 abbiamo la coincidenza per Tromso. Arrivati in stazione compriamo i biglietti per il SAS Flytoget (biglietto solo andata: 13€), altro autobus navetta che collega la stazione degli autobus all’aeroporto Oslo Gardermoen.

Quasi per miracolo raggiungiamo in orario l’aeroporto e prendiamo l’aereo della Norvegian Air in partenza per Tromso alle 20.30 (143€ a/r). Atterriamo a Tromso alle 22.40. Considerando che la mattina dopo avremmo avuto il volo per le Svalbard, il piano era quello di dormire in aeroporto, ma purtroppo, causa freddo, abbiamo rinunciato. Diamo un veloce sguardo alla nostra Lonely Planet e troviamo un ostello a un prezzo ragionevole. Visto che era un po’ fuori città prendiamo un taxi e gli chiediamo di portarci lì davanti. Purtroppo l’ostello non esisteva più, era diventato uno studentato (maledetta edizione non aggiornata!). Il taxista allora ha cominciato a telefonare a tutti gli hotel che conosceva per chiedere se accettavano gente a quell’ora e a che prezzo. Finalmente ne troviamo uno. È stato davvero gentilissimo e l’hotel era davvero carino, oltre che “economico” (ovviamente per gli standard norvegesi), con colazione inclusa (50€ per una doppia, a testa, purtroppo).

PRIMO “VERO” GIORNO

Al mattino presto abbiamo preso l’autobus (3,5€) e siamo andati in aeroporto. L’aereo SAS Tromso-Longyearbyen (149€ a/r) parte in orario alle 12.15 e atterra alle Svalbard alle 14 in punto. FREDDISSIMO!

Doveva esserci una media di 10°C, mentre invece la temperatura rasentava lo O.

Recuperati gli zaini ci dirigiamo verso il campeggio che è a pochi metri dall’aeroporto. Per 4 notti abbiamo pagato 100€ a testa. Abbiamo noleggiato la tenda, i sacchi a pelo e i materassini, mandando una mail al campeggio qualche mese prima e pagando in anticipo agli estremi che ci hanno fornito i proprietari del campeggio. Arrivati là non c’era nessuno. Purtroppo la “reception” era aperta solo a certi orari, al mattino e la sera, ovviamente era pomeriggio. Appeso alla porta c’era un numero da chiamare in casi come quello. Chiamiamo e ci dicono che dobbiamo scegliere una tenda a caso e sistemarci lì fino all’apertura della reception. Bene, sono le 2 del pomeriggio e l’ufficio apre alle 8 di sera. Che si fa? Abbandoniamo gli zaini nella tenda (sì, in Norvegia si può lasciare tutto dappertutto, nessuno ti tocca niente!) e decidiamo di partire a piedi per raggiungere la città. Dopo pochi metri di cammino comincia una fortissima bufera di ghiaccio che ci fa tornare immediatamente indietro dati il freddo e i vestiti non impermeabili. Ci rifugiamo quindi nella gelida tenda in attesa che quella bufera smetta. Nel mentre ci siamo cambiati, indossando intimo termico e vestiti impermeabili.

Primo consiglio, non sottovalutare MAI un posto come le Svalbard. Anche se è agosto e le temperature in teoria non dovrebbero scendere moltissimo sotto i 10 gradi, comprate tutto il necessario per stare caldi anche intorno allo 0, quindi giacca impermeabile, intimo termico, dei buoni guanti e un’ottima berretta. Altra cosa, la tenda del campeggio era gelida, al posto della cerniera presente in tutte le tende disponibili oggi, c’erano dei laccetti che lasciavano inevitabilmente spazi aperti dai quali di notte entravano fastidiosissimi spifferi che ci hanno reso molto difficile la permanenza notturna, quindi, piuttosto che noleggiare la tenda là, portatevi dietro la vostra, di quelle impermeabili con la chiusura a cerniera.

Infine, altra cosa che non può mancarvi sono dei buoni scarponi da trekking. Là l’asfalto lo conoscono davvero poco e sono necessarie scarpe che siano impermeabili, vi permettano di camminare su terreni sdrucciolevoli e che soprattutto tengano caldi i piedi!

Comunque, finita la bufera siamo andati nella casetta comune del campeggio a scaldarci un po’ e dopo poco abbiamo chiamato un taxi per arrivare in città. Purtroppo non è sicuro camminare da soli lungo la strada che collega aeroporto e città, quindi, mille volte taxi! La corsa costava 16€.

Arrivati in città abbiamo deciso di farci un giretto a vuoto cercando un posto dove si potessero prenotare le escursioni. Purtroppo era quasi tutto chiuso, quindi rinunciamo, facciamo un po’ di spesa allo Svalbardbutikken, che è un supermercato che vende un po’ di tutto, e facciamo anche tappa alla biblioteca pubblica dove c’è la connessione wi-fi gratuita. Dopo una breve passeggiata richiamiamo il taxi e ci facciamo riportare al campeggio dove mangiamo qualcosa e andiamo a letto.

SECONDO GIORNO

Il secondo giorno torniamo in città a visitare il museo delle Svalbard (6,5€). Davvero carino, soprattutto per il fatto che si può, anzi, si deve, visitarlo scalzi! Là quasi dappertutto è obbligatorio togliersi gli scarponi prima di entrare nei luoghi pubblici!

Dopo la visita al museo ci dirigiamo verso il Radisson Blu, accanto al quale c’è un’agenzia che organizza escursioni di tutti i tipi. Ci facciamo dire più o meno le possibilità che ci sono e prenotiamo un escursione per il giorno dopo sulla motonave Polar Girl che ci avrebbe portato a Pyramiden e sotto il ghiacciaio di fianco alla città russa (160€ a testa). Subito dopo, abbiamo telefonato a Stefano Poli, un italiano che vive a Longyearbyen da 13 anni, per prenotare un trekking che avremmo fatto due giorni dopo (75€).

Quel giorno abbiamo deciso di andare contro le regole e tornare a casa a piedi. La passeggiata è durata un’ora e mezzo circa ed effettivamente ci siamo resi conto di quanto possa essere pericoloso. Non passa quasi mai nessuno e se effettivamente saltasse fuori un orso non si saprebbe dove ripararsi o nascondersi. Ma beh, fortunatamente, non abbiamo incontrato nessun orso!!

Tornati al campeggio abbiamo cenato per poi andare a letto subito dopo. Era molto divertente stare nella casetta comune, potevi conoscere un sacco di gente che veniva praticamente da ovunque e ognuno era lì per motivi diversi. Chi per turismo e curiosità, come noi, chi per lavoro, chi per staccare dalla civiltà, chi per abbandonarsi completamente alle attività nella natura e chi era solo di passaggio. Insomma, ce n’era di ogni.

TERZO GIORNO

Il terzo giorno ci siamo presentati alle 10 al porticciolo, dove sarebbe partita la nostra nave. Il programma prevedeva una visita a Pyramiden, città mineraria abbandonata nel 1998 dai russi, pranzo sulla nave e visita al ghiacciaio.

Arrivati a Pyramiden abbiamo trovato una guida russa, Dimitri, emigrata a Barentsburg da San Pietroburgo. Ci ha fatto visitare l’intero sito che si è rivelato essere molto interessante. L’atmosfera è inquietante. Case e oggetti sono stati tutti abbandonati e vederli così dà un’idea di desolazione tremenda. Purtroppo quest’atmosfera è parzialmente rovinata dall’ammasso di turisti che visitano questo posto. Inoltre, Dimitri ci ha spiegato che stanno lavorando a Pyramiden per far arrivare del turismo e per tornarci a vivere.

Appena finita la visita siamo tornati alla barca dove, alle 5 del pomeriggio, ci hanno servito il “pranzo” costituito da una bistecca di balena e un po’ di insalata. Finalmente abbiamo assaggiato la balena, che però non si è rivelata proprio un granché.

Subito dopo, ci siamo avvicinati al ghiacciaio e tutti, noi compresi, sono scappati sul ponte della nave per godersi il meraviglioso spettacolo e scattare una marea di foto. Man mano che ci avvicinavamo a quell’enorme montagna si vedevano sempre di più le venature del ghiaccio che diventavano prima azzurrine, poi azzurre accese e infine quasi blu. Veramente bellissimo. Vedere le foto dei ghiacciai su giornali o su internet non rende decisamente l’idea. Purtroppo, di una cosa sono rimasta delusa: pensavo che in quell’occasione sarei riuscita a vedere un orso polare, ma niente.

Il rientro è stato un po’ movimentato, in mare si era alzata qualche onda, ma per fortuna niente mal di mare!

Arrivati a Longyearbyen erano già le 20, quindi abbiamo deciso di andare a casa a farci qualcosa da mangiare, passare un po’ di tempo in casetta e poi andare a dormire. L’indomani ci aspettava il trekking con Stefano Poli e io la vedevo grigia. Non sono molto allenata ed ero un po’ preoccupata.

QUARTO GIORNO

Verso le 9.30 una ragazza è venuta a prenderci al campeggio per portarci al punto d’incontro da dove avremmo cominciato l’escursione. Stefano Poli purtroppo non si è visto, la nostra guida era un ragazzo originario di Londra che aveva deciso di passare 3 anni della sua vita lontano dalla Metropoli. Imbracciato il fucile e legato il cane groenlandese alla vita di un ragazzo spagnolo partiamo verso il Sarkofagen, un monte che sovrasta la città. La salita è stata parecchio dura, almeno per me. Sconsiglio a chiunque non sia allenato di fare questo trekking. Io ho fatto una fatica tremenda e metà non sono riuscita a godermelo. Dalla sosta in vetta per riprendersi in poi è stato invece molto bello e divertente! Siamo scesi lungo un ghiacciaio per fermarci poi in un punto pieno di fossili che potevamo raccogliere e portare via. Ripensandoci dopo, a parte l’incredibile fatica, è stato veramente bello. Il tutto è durato 5 ore, ma abbiamo visto panorami meravigliosi e ne è valsa davvero la pena.

Il resto della giornata l’abbiamo passata in giro per Longyearbyen per poi tornare al campeggio, dove ci aspettavano gli zainoni da riempire e chiudere. Alle 4 di quella notte avevamo l’aereo per Tromso. Abbiamo dormito quindi qualche ora per poi trascinarci all’aeroporto. Il ricordo di queste magiche isole rimarrà vivo per sempre. Io non pensavo che potesse esistere un posto così bello, così strano. È tutto surreale, la calma regna incontrastata su tutto e senti che lì non potrebbe succederti niente di male. Speriamo tanto di tornarci, magari in primavera, dove potremo fare delle escursioni sulla neve. L’offerta è veramente ampia e consiglio a tutti di decidere sin dall’inizio che escursioni fare e se possibile prenotarle prima di arrivare là. Purtroppo gli orari d’apertura degli uffici sono un po’ particolari, quindi se è già stato stabilito il programma si risparmia un sacco di tempo e si ottimizzano molto i tempi.

QUINTO GIORNO

Il volo SAS Longyearbyen-Tromso è partito in perfetto orario e alle 5.40 siamo atterrati a Tromso. Il problema a questo punto era trascorrere un’intera giornata in questa città fino all’1.30 di notte, quando sarebbe arrivato l’Hurtigruten, il traghetto postale che ci avrebbe portato alle magiche Lofoten, precisamente a Svolvaer. Avevamo gli zaini che cominciavano a pesare parecchio. La stanchezza la stava facendo da padrona. Purtroppo non avremmo potuto portarceli dietro tutto il giorno. Quindi, ci siamo diretti all’ufficio turistico e abbiamo chiesto se per caso esistesse un posto dove potevamo lasciarli. Con somma gioia abbiamo scoperto che il Rica Hotel, vicino al molo d’attracco dell’Hurtigruten, aveva una stanza apposta per i bagagli delle persone che dovevano aspettare il traghetto. Fantastico! Ci fiondiamo là e lasciamo gli zaini.

Più leggeri siamo andati ai piedi della funicolare di Tromso e siamo andati a vedere la bellissima vista della città dall’alto (10€). All’arrivo della funicolare partivano un sacco di sentieri che sarebbe stato carino fare, ma c’era davvero freddo e dopo aver scattato qualche foto siamo scesi.

Abbiamo passato la giornata a gironzolare per la città. A me Tromso è piaciuta tantissimo, veramente bella. Se mi chiedessero, tra tutte le città che abbiamo visto, quale sceglierei per andarci a vivere, sceglierei certamente lei. C’è tranquillità, ovunque ti volti vedi qualcosa di bello e nonostante sia piccola, c’è tutto quello che ti serve. Insomma, sembrava quasi perfetta.

Verso le 21 non sapevamo più dove andare. Avevamo visto tutto quello che c’era da vedere e non sapevamo più dove andare. Abbiamo deciso di andare di fronte all’hotel Rica ad aspettare il traghetto, ma il freddo cominciava ad essere insopportabile e mancavano ancora diverse ore. Quindi abbiamo chiesto asilo all’hotel e ci hanno ospitato nella hall su delle comode poltroncine (non eravamo gli unici). Troppo comode.. avevo un sonno incredibile e non sono riuscita a non addormentarmi un paio di volte.

Il traghetto è arrivato puntuale per fortuna e,appena saliti, ci siamo piazzati nella sala comune dove io mi sono addormentata su un divano comodissimo e finalmente sono riuscita a recuperare tutte le ore di sonno perse a causa della tenda alle Svalbard.

Il traghetto, senza cabina, è costato 58€ (Tromso-Svolvaer) e il viaggio è durato 17 ore. La nave era provvista di tutto, inoltre la vista dal ponte era mozzafiato. Il succedersi dei fiordi era incantevole e non si poteva far altro che rimanere impalati e in silenzio a godersi quel magnifico spettacolo. Questa nave si incanalava tra i fiordi e vedevi quelle montagne altissime cadere a strapiombo nel mare. Incredibile. Era esattamente come lo descrivevano tutti i diari di viaggio che abbiamo letto. Anzi, ancora meglio.

SESTO GIORNO

Alle 18.30 arriviamo a Svolvaer e come prima cosa cerchiamo l’hotel, lo Svolvaer Sjohuscamp. Avevamo prenotato una camera con cucinotto (85€ a testa per 2 notti), così da poterci fare da mangiare da soli, come abbiamo fatto anche alle Svalbard e per tutto il resto del viaggio. Consiglio a tutti di fare come noi. Grazie all’espediente cucina abbiamo risparmiato un sacco di soldi!! In Norvegia una cena che in Italia paghi 20 euro costa sui 70…

L’ostello era molto carino e vicino al “centro” di Svolvaer. Appoggiati gli zaini, siamo andati a vedere il Magic Ice (12€), una mostra di statue di ghiaccio, veramente suggestive. Tra l’altro all’entrata del museo ti chiedono se vuoi qualcosa di alcolico da bere (dentro fa veramente freddo) e poi ti fanno mettere addosso una super mantella per tenerti caldo!

Finito di visitare il museo abbiamo fatto la nostra solita tappa supermercato e, visto che era ormai già ora di cena siamo tornati in ostello, abbiamo mangiato e siamo andati dritti a letto.

SETTIMO GIORNO

Sveglia presto per andare al punto d’Informazione Turistico per chiedere come arrivare in alcune delle città delle Lofoten in autobus. Il ragazzo del Tourist Info è stato molto gentile, ci ha fornito TUTTI gli orari possibili per andare e tornare da quasi tutte le città che gli abbiamo chiesto.

Siamo quindi andati alla fermata dell’autobus per andare a Henningsvaer (4€), paesino citato sulla Lonely Planet. Arrivati là, abbiamo visitato l’Ocean Sound, museo dove proiettano un video sulle Lofoten ogni mezz’ora circa. Purtroppo non c’era molto altro da vedere, quindi ci siamo buttati sui panorami. Dovevamo aspettare l’autobus del ritorno per qualche ora (non ce n’erano altri), perciò abbiamo passeggiato alla ricerca di qualche scorcio interessante e abbiamo trovato punti molto carini. Arrivato il momento di prendere l’autobus per tornare siamo andati alla fermata e al posto dell’autobus si è presentato un furgoncino da circa 20 posti che ci ha riportati a Svolvaer.

Quella sera abbiamo cenato al Bacalao, ristorantino sul molo. I prezzi erano effettivamente come ce li avevano raccontati. I piatti erano molto vari e tutto sommato abbiamo mangiato bene, spendendo 70€ in due.

OTTAVO GIORNO

È ora di abbandonare Svolvaer e dirigersi verso Stamsund. Avevamo letto un sacco di diari di viaggio in cui tutti consigliavano di andare a Stamsund per alloggiare nell’ostello di Roar. Noi però non avevamo capito che Stamsund … fosse una strada. Non esiste un centro, e l’unica attrazione sembra essere proprio l’ostello.

Dovevamo starci 3 giorni e ci sembrava un’eternità. Fortunatamente, abbiamo conosciuto dei simpaticissimi ragazzi italiani con cui abbiamo passato tutta la prima giornata. Appena arrivati all’ostello abbiamo cercato Roar, cosa che sembra impresa ardua, e infatti lo è stato! Quando Roar ci si è presentato davanti è stato buffo. Ci siamo trovati davanti questo ometto, il classico pescatore, barba lunga, pantaloni rovinati e camicia pesante a righe, che ha cominciato a chiederci chi eravamo, da dove venivamo e altre cose simili per poi ricordarsi che effettivamente ci stava aspettando (abbiamo prenotato per telefono mesi prima, per poi riconfermare la nostra prenotazione qualche giorno prima, sempre per telefono. Purtroppo non ci sono altri modi di prenotare). È stato proprio carino, ospitale come era descritto negli altri diari di viaggio. Siamo stati proprio bene in quell’ostello (a parte il fatto della desolazione e che non ci sono le chiavi alle porte!!!!). In molti comunque si sono fermati lì solo una notte e consiglio di fare così, perché effettivamente non c’è davvero nulla a Stamsund. Vale la pena di andare da Roar, ma una notte è più che sufficiente!! (57€ a testa per 3 notti)

NONO GIORNO

Al mattino prestissimo ci siamo alzati e siamo andati alla fermata dell’autobus di fronte all’ostello per prendere un autobus che ci portasse ad Å (6€), la città più a sud delle Lofoten.

Purtroppo gli orari degli autobus alle Lofoten sono osceni. L’autobus che raggiungeva Å partiva alle 10 del mattino (ed era l’unico), mentre quello di ritorno era alle 16. Quelli però sono paesini così piccoli che in un paio d’ore li visiti 2 o 3 volte, quindi è un po’ eccessivo aspettare tutte quelle ore per tornare indietro. Più che altro perché si perde davvero un sacco di tempo che si potrebbe utilizzare per visitare qualche altra città.

Abbiamo visitato il museo dello stoccafisso (6,5€). Il proprietario è un ex pescatore che conosce tutte le lingue e che, quando arrivi, ti dice che oltre a poter visitare il museo si può prendere un te e UN biscotto, non di più!!

Oltre a quello non c’è nulla ad Å, perciò come a Henningsvaer abbiamo occupato il resto del tempo girovagando in cerca di bei panorami, trovati anche stavolta, ovviamente!

Arrivate le 16 finalmente risaliamo sull’autobus per tornare all’ostello. Una volta arrivati decidiamo di andare a vedere se Stamsund è veramente una strada o se era solo una leggenda. Non era una leggenda. Alla fine di questa strada però ci sono un supermercato e l’attracco dell’Hurtigruten.

DECIMO GIORNO

Grazie alla mala organizzazione dei trasporti non siamo riusciti a fare nulla. Ora mi spiego. Quel giorno volevamo andare a visitare il museo delle navi vichinghe vicino a Leknes, così abbiamo preso il solito autobus alle 10 e siamo scesi a Leknes per poi scoprire che l’unico autobus per tornare a Stamsund c’era alle 13.30. Era impossibile farcela, quindi abbiamo fatto un giretto per Leknes, mangiato da Peppe’s Pizza per poi tornare a Stamsund. Tornati lì, siamo andati in ostello ad aspettare che venisse l’ora di andare a prendere l’Hurtigruten per tornare a Tromso. Il traghetto partiva alle 19.30, quindi abbiamo perso altro tempo prezioso, ma ormai c’eravamo rassegnati.

A proposito di tutti questi disguidi e perdite di tempo, vorrei darvi qualche altro consiglio: innanzitutto, le Lofoten bisogna visitarle con un mezzo di trasporto proprio che sia macchina, camper, roulotte, non importa, ma assolutamente è necessario essere autonomi. I mezzi di trasporto là sono abbastanza carenti e quelli che ci sono non sono fatti per i turisti, quindi gli orari non si adattano quasi mai alle esigenze di un viaggiatore.

Ultima cosa, per quanto riguarda l’Hurtigruten, consiglio a chi è studente come noi, di informarsi bene perché c’è uno sconto del 50% sui biglietti, che non è affatto poco! E per chi avesse dei dubbi sul prendere una cabina oppure no, io consiglio di non prenderla. Ovunque nella nave si possono trovare delle sale comuni con enormi divani dove si può tranquillamente dormire senza che nessuno dica niente.

UNDICESIMO GIORNO

Siamo arrivati a Tromso il giorno dopo. Prima di andare in aeroporto abbiamo comprato qualche souvenir. Il volo Tromso-Oslo è partito alle 19.40 ed è atterrato alle 21.40.

Arrivati a Oslo abbiamo preso un autobus che ci ha scaricati alla busterminal, da dove avremmo poi dovuto proseguire a piedi. Non è stato il massimo, considerando che erano ormai le 23.30. Grazie alla Lonely Planet comunque, abbiamo trovato l’Anker Hostel. Un posto davvero carino, è un ostello enorme, con wi-fi, camerate, camere con cucina, e chi più ne ha, più ne metta! In più è il posto più economico di tutta Oslo, lo consiglio caldamente (120€ a testa per 3 notti).

A Oslo avremmo trascorso gli ultimi 3 giorni della nostra piccola avventura.

DODICESIMO GIORNO

Ci svegliamo prestissimo per riuscire ad andare subito all’Info Tourist a comprare l’Oslo Pass (studenti: 34€ per 2 giorni che garantisce le entrate a quasi tutti i musei gratis e TUTTI i trasporti, autobus, metro, traghetti, … , gratis): ERRORE. Non avevamo fatto i calcoli con gli orari d’apertura norvegesi. Là tutti i negozi aprono verso le 9, e capita di trovarne di quelli che aprono anche alle 10. L’info Tourist apriva alle 9.30, quindi abbiamo fatto colazione per occupare un po’ di tempo. Appena siamo riusciti a comprare l’Oslo Pass siamo andati al vicino Aker Brygge per prendere un traghettino che ci avrebbe portati sulla penisola di Bygdoy. Abbiamo deciso di vedere quella parte di Oslo per prima. Lì si possono trovare molti musei, tra cui il museo delle navi vichinghe, il museo all’aperto e diversi musei navali. Noi ne abbiamo visitati 3: i primi due e il Fram museum, museo della nave polare di Amundsen e degli altri esploratori. Il tutto ci ha portato via l’intera mattinata. Abbiamo pranzato nel bar all’interno del museo all’aperto e poi abbiamo deciso di andare in spiaggia. Dopo 10 giorni di gelo avevamo voglia di mare! Abbiamo preso quindi l’autobus 30, direzione Huk per poi raggiungere a piedi, attraverso un bosco, una spiaggetta carina e semi-deserta. Abbiamo anche fatto il bagno nel mare del Nord!!!! Soddisfatti di ciò, alla fine della giornata, siamo tornati a prendere il traghetto per Oslo.

Visto che abbiamo passato in spiaggia tutto il pomeriggio, tra un giretto e l’altro è venuta in fretta ora di cena e dopo una breve tappa supermercato siamo tornati in ostello a farci la cena. Avevamo la cucina in camera e per poter fare da mangiare dovevamo andare in reception a chiedere in prestito la kitchen box, una scatola con tutto quello che serve per fare da mangiare e lavare i piatti. Si può tenere per 2 ore ed è gratis, chiedono solo una caparra di 100NOK.

TREDICESIMO GIORNO

Sveglia un po’ più tarda rispetto a quella del giorno prima. Siamo andati al Nobel Peace Center per visitare il museo del Nobel che è risultato essere molto interessante. Dopo il museo ci siamo concessi una passeggiata per Oslo per poi prendere la metro fino al lago Sognsvann dove abbiamo passato il resto del pomeriggio. Il lago è veramente un posto carino, tutte le famigliole di Oslo vi si radunano nel tardo pomeriggio, sembra di essere su un altro pianeta, sembrava tutto perfetto, famiglie perfette, bimbi perfetti, genitori perfetti, chissà …

Dopo un po’ di indecisione comunque abbiamo fatto il bagno anche nel lago, iper-gelido!!

Finita la giornata, siamo tornati in ostello a fare le valigie. Il giorno dopo sarebbe stato l’ultimo, ma l’aereo partiva talmente presto che non abbiamo visto nient’altro. Appena svegli siamo andati in aeroporto e siamo tornati a casa.

È stata una vacanza davvero indimenticabile. Abbiamo visto posti incantevoli, quasi inimmaginabili. In più i norvegesi si sono rivelati persone impeccabili: molto ospitali e sempre pronti a darti una mano! Credi ci rimarrà sempre un ricordo bellissimo di questa vacanza.

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Longyearbyen

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Isole Svalbard

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Isole Svalbard

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A

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Hurtigruten

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Isole Lofoten

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Svolvaer



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