Far Nord, viaggio in Norvegia

Fino alle isole Lofoten, conciliando avventura, comfort e budget
Scritto da: fedesan
far nord, viaggio in norvegia
Partenza il: 18/06/2017
Ritorno il: 29/06/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Da tempo volevamo andare in Norvegia. Scartate le crociere organizzate, volevamo prendere il mitico Postale dei fiordi (Hurtigruten). Però, anche se ci siamo interessati fin da febbraio, non abbiamo trovato una combinazione adatta a noi. Abbiamo quindi deciso per un viaggio “fai da te” con l’intenzione di visitare in particolare le isole Lofoten che con il postale si possono solo “toccare”.

La Norvegia non è una meta low cost, quindi la sfida è stata riuscire ad organizzare un viaggio comodo e interessante entro il budget disponibile.In questo resoconto troverete molte informazioni pratiche e qualche suggerimento per “ottimizzare” la nostra esperienza.

L’itinerario è stato questo: Milano-Oslo (volo low- cost € 186 con un bagaglio in stiva), Oslo- Svolvaer (volo interno € 251 bagagli compresi), 6 giorni alle Lofoten (auto a noleggio € 504), Svolvaer – Narvik (pullman di linea € 90), Narvik – Stoccolma (treno con vagone letto € 306), Stoccolma- Milano (volo low-cost € 158 con un bagaglio in stiva).

La Norvegia non fa parte della Comunità europea e la moneta è la corona norvegese (NOK). La Svezia fa parte della Comunità europea ma non dell’euro, la moneta è la corona svedese (SEK). I prezzi sono riportati sempre in euro per semplicità. I nomi dei luoghi sono scritti con caratteri italiani, in norvegese possono essere un po’ diversi ma sono facilmente identificabili.

Domenica 18/6, Milano-Oslo: Un lungo viaggio, qualche incertezza e passeggiata serale

Partiamo da Orio al Serio con volo Ryanair alle 10.45 e arriviamo a Oslo Torp alle 13,15 in perfetto orario. Dall’aeroporto di Torp a Oslo (110 km) ci vogliono circa 2 ore (più le attese per le coincidenze) prendendo un bus navetta (gratuito con il biglietto del treno) e il treno. Tutti gli orari e i costi sono sul sito dell’aeroporto, il biglietto del treno si acquista sul sito delle ferrovie norvegesi NSB (www.nsb.no). Arrivati a questo piccolo aeroporto decidiamo di prendere subito il bus navetta e di mangiare qualcosa in stazione. Tragitto veloce e conducente molto gentile ma… non c’è stazione! Solo un binario e una pensilina in mezzo alla campagna. Per fortuna avevamo comunque qualcosa da mangiare con noi e i biglietti del treno scaricati sulla app del telefonino perché non funzionava neanche la macchinetta obliteratrice. Viaggio piacevole ma lungo, scendiamo alla fermata National Theatret e arriviamo agevolmente in albergo a piedi con le nostre valige a rotelle (Smarthotel Oslo – € 167 per due notti camera doppia piccola – prenotato tramite booking). Il tempo è buono: sole con qualche nuvola, temperatura sui 15 °. La stanza con bagno, silenziosa nonostante dia sulla strada, è piccolissima (senza armadio) ma lo sapevamo. Il letto è comodo e la posizione ottima per visitare la città. Rapporto qualità/prezzo più che soddisfacente. Inoltre la reception è aperta 24 ore su 24 (cosa utile per il giorno della partenza perché il volo è il mattino presto).

Un po’ stanchi decidiamo di fare un primo giro nel centro di Oslo per cercare un bancomat e cenare. In realtà tutto si può pagare con il pos, però temevamo di trovarci in difficoltà totalmente senza contanti, così, armati di google maps, siamo andati alla ricerca di una banca. Errore! I bancomat non sono vicini alle banche ma si trovano principalmente nei piccoli market (tipo Narvesen) che vendono dolci, giornali, gelati, e generi di prima necessità. Si trovano un po’ ovunque e sono aperti fino a tardi (il bancomat si chiama minibank). Alla fine combiniamo, girando un po’ tra Karl Johans gate (la via centrale di Oslo) e il porto. Stanchi e affamati ci infiliamo in un Burghy e ceniamo con un hamburger omologato ma di semplice ordinazione e spesa contenuta per essere in Norvegia (€ 23 due menù coca patatine e cheese burgher grande).

Ritemprati e un po’ riposati, facciamo un giro per il modernissimo Aker Brygge, arrivando fino all’Astrup Fearnley Museet progettato da Renzo Piano. Il tempo si è un po’ rannuvolato ma è molto piacevole passeggiare nella luce di questa serata norvegese. Qui il sole in giugno non tramonta mai: tutte le ore notturne sono avvolte in una piacevole atmosfera da tardo pomeriggio primaverile.

Oslo è una città verde e moderna, il centro e il porto sono tranquillamente visitabili a piedi; la gente è rilassata, riservata ma gentile. I locali sul porto sono affollati, tanti giovani ma non c’è caos.

La città sorge in fondo a un fiordo (ovviamente). Distrutta da incendi nel passato non ha monumenti veramente antichi ma sta ristrutturando le banchine del porto con quartieri e opere modernissime. In parte è ancora in costruzione e, secondo noi, sarà una delle meraviglie architettoniche del nostro tempo.

Consigli: nonostante i costi convenienti dell’aeroporto di Torp, è meglio spendere un po’ di più e arrivare all’aeroporto Oslo Lufthan Gardermoen più vicino (50 km) e collegato con un treno veloce ogni 10/15 minuti che arriva in città in circa 20 minuti. Per tutti i soggiorni in hotel è utile vedere anche la catena Quality Hotel di buon livello e con camere con bagno più grandi (la doppia circa 110 euro a notte con buona prima colazione). Noi abbiamo optato per alberghi meno cari, sempre piacevoli ma, nel complesso, con meno confort. Tenete presente che le camere con bagno sono comunque piuttosto care.

Lunedì 19/6: Un giro per l’Oslofjord e grandi emozioni con il Kon-tiki

Abbiamo solo una giornata ad Oslo e, visto anche il tempo buono (sole e qualche nuvola) decidiamo per una “City cruise Hop on Hop off” (€ 39 in due) per goderci un po’ il mare e visitare l’isola di Bygdoy con i suoi musei sull’esplorazione, vedere il bianco Den Norske Opera Ballet, costeggiare l’isola di Hovedoya, l’Akershus Fortress, vedere dal mare l’Astrup Fearnley Museet, e avere una visione d’insieme dal mare della città e dell’Oslofjord. Ma prima optiamo per fare colazione in hotel, veramente ottima e abbondante: con 12 euro a testa ci rifacciamo del vitto scarso del giorno prima. Allo Smarthotel facciamo anche la carta Oslo pass (24 ore € 42 cad.) per avere bus e molti musei gratis più il 15% di sconto sulla City cruise (alla fine i risparmi sono stati uguali al costo della carta che però è comoda). Per poter vedere tutto senza troppa fretta ci facciamo trovare per la prima corsa alle 10,15 alla banchina del City Hall (davanti alla piazza del Municipio). Scendiamo a Bygdoy e andiamo diretti al Kon-tiki museum (gratis con Oslo Pass).

Il Kon-tiki è la zattera utilizzata dall’esploratore e scrittore norvegese Thor Heyerdahl nel 1947 per attraversare l’oceano pacifico per dimostrare che le popolazioni del Sud America avrebbero potuto arrivare in Polinesia. Il museo è emozionante, la storia di queste esplorazioni (e dei pazzi che le fecero) è descritta in modo chiaro e le imbarcazioni ricostruite e ambientante. Usciamo entusiasti e,con una piacevole camminata di circa 15 minuti tra villette e giardini fioriti, raggiungiamo il museo delle navi vichinghe (c’è anche il bus volendo).

Al Viking Ship museum (gratis con O.P.) non c’è molto da vedere, però è veramente molto interessante il filmato/cartone animato sull’ascesa e morte di un capo vichingo (possibile storia di una delle due grandi navi esposte al museo che sono appunto navi cerimoniali per le sepolture di capi, ritrovate interrate nella campagne norvegesi). Sosta al negozio del museo per qualche souvenir (prendiamo collanine e portachiavi con simboli e rune che non abbiamo poi più visto altrove – € 36).

Prima di imbarcarci alle 13,45 diamo un’occhiata al Polar Ship FRAM (gratis con O.P.) che è veramente molto interessante. Contiene una nave da esplorazione artica interamente ricostruita che si può visitare anche all’interno, peccato avere avuto poco tempo.

Sul battello si può anche mangiare ma noi abbiamo dei panini e preferiamo guardarci intorno. Sbarchiamo alle 14,15 di fronte al Den Norske Opera Ballet e consumiamo il nostro pranzo al sacco sulle panchine della passeggiata sul mare prima di visitarlo. Questo teatro modernissimo è una costruzione orizzontale in marmo bianco che digrada fino al mare. Dal piazzale si raggiunge il tetto risalendo sul piano inclinato. Ci si può sedere sugli ampi e bassi scalini e camminando si gode di un’ottima vista. Anche l’interno è bello, noi abbiamo visto solo la grande hall ma, se si ha più tempo, ci sono le visite guidate. Alle 15,45 riprendiamo il battello (ultima corsa) e finiamo il giro del porto, arrivando al City hall alle 16,10.

Corsa per arrivare in tempo alla Nasjonalgalleriet ( Galleria Nazionale) per vedere il famoso Urlo di Munch ma … è lunedì e il museo è chiuso! Che nervi, su internet non si capiva bene il giorno di chiusura e ci speravamo tanto! Sarà uno dei motivi per tornare a Oslo anche perché stanno costruendo un nuovo e modernissimo museo di Munch sul porto, così vedremo sia i quadri che la nuova struttura.

Due parole sui musei che in Norvegia sono tantissimi. A parte questo (che non abbiamo visto) e pochi altri, i musei che abbiamo visitato sono molto diversi dai nostri, sono dedicati ad argomenti non artistici (esplorazione, vita locale, natura, storia, ecc.), sono ben tenuti e interattivi, coinvolgono il turista e illustrano bene il tema a cui sono dedicati. In sintesi sono delle belle esperienze adatte a tutti.

Per fortuna la Nasjonalgalleriet è vicina all’albergo, dove andiamo a riposarci un po’. Usciamo per cenare e per prendere ai figli le immancabili t-shirt dell’Hard Rock Cafè. Il tempo è notevolmente peggiorato, volevamo cercare un ristorante tipico consigliato dalla guida ma mentre paghiamo le magliette all’HRC (€106) si scatena un acquazzone. Decidiamo di mangiare lì: bistecca con contorno, salmone grigliato con contorno, 1 birra e 1 acqua (€ 80). Guardando fuori sulla bella piazza alberata, vediamo una banda terminare in fretta l’esibizione in un giardino pubblico e gli orchestrali rientrare sotto la pioggia senza troppa preoccupazione. In effetti tempo un’oretta e la pioggia cala notevolmente. Il tempo di fare un sopralluogo alla stazione dove partiremo domani per capire come muoverci e rientriamo in fretta in hotel: domani si parte presto!

Una precisazione sulla lingua, tutti parlano un inglese comprensibilissimo e cercano di farsi capire e di capire il proprio interlocutore anche se, come noi, parla un inglese piuttosto scarso. Tutti i musei e i punti di interesse hanno spiegazioni semplici in inglese e tedesco, raramente in italiano. In sintesi con un inglese molto limitato non abbiamo avuto problemi per la lingua.

Martedì 20/6: da Oslo a Svolvaer, un cambio di prospettiva e poi “a casa di Anita”

Il volo per Svolvaer parte alle 8,15 dall’aeroporto di Gardemoen (quello più vicino), quindi sveglia alle 5,30, colazione con panino dolce alle uvette preso da Narvesen la sera prima (rosin bolle €1,5 – in albergo c’è anche un distributore sempre aperto) e di corsa in stazione. Prendiamo un autobus (gratis con O.P.) per arrivare alla stazione Oslo Sentrum (forse il treno veloce per l’aeroporto si poteva prendere anche alla stazione vicino all’albergo ma ormai abbiamo già i biglietti) quindi con il treno Flytoget ( Oslo Sentrum – Oslo Airport € 38 in due) arriviamo a Gardemoen alle 6.42.

Il check-in si poteva fare solo in aeroporto, quindi cerchiamo il banco Wideroe (volo prenotato tramite Kiwi.com). Al banco si consegna solo il bagaglio (attenzione alla fila, non ci eravamo accorti che c’era e siamo stati cortesemente richiamati a rispettarla. Ci siamo profusi in un mucchio di scuse… inutili per altro perché nessuno si era arrabbiato).

Il check-in con stampa del biglietto si fa alle macchinette. Superato il primo momento di smarrimento (ovviamente la macchinetta non ha istruzioni in italiano ma quelle in inglese sono semplici… no panic!), ci siamo riusciti.

Volo ottimo, su un piccolo bimotore a elica, con equipaggio e passeggeri molto nordici. Arriviamo a Svolvaer in orario alle 10,35. L’aeroporto è veramente piccolo, praticamente una stanza che si raggiunge a piedi dalla pista. Dopo pochi minuti si apre una porta verso un corridoio esterno dove c’è il carrello con i bagagli e ognuno si prende il suo.

Per l’auto a noleggio abbiamo optato per un rent a car locale, seguendo i consigli di un diario di un altro viaggiatore. Effettivamente le compagnie di noleggio internazionali hanno prezzi altissimi (circa 1.000 euro per 6 giorni), mentre la Lofoten Rental Cars di Leknes offre auto grandi e un po’ vecchiotte a prezzi molto inferiori, compreso anche il salato sovraprezzo per il ritiro/consegna a Svolvaer. Però bisogna fare i conti con una filosofia di vita molto diversa dalla nostra. Contattati via mail (kontakt@lofotenutleiebiler.com o info@lofotenutleiebiler.com www.rentacar-lofoten.com), abbiamo dovuto sollecitarli più volte, anche telefonicamente, per avere una risposta, nessun pre-contratto, nessuna caparra, solo una generica assicurazione che ci avrebbero dato l’auto (dopo essersi assicurati che gradivamo anche il cambio automatico). Nessun banco all’aeroporto. Avendo deciso di fidarci, abbiamo atteso qualche minuto finché è arrivata una signorina con una cartelletta che si è messa in un angolo, l’abbiamo avvicinata ed era proprio il nostro referente. Ci ha consegnato una Opel Vectra con cambio automatico (con manuale d’uso solo in norvegese) che ci ha portato fedelmente per tutti i nostri giri (circa 1000 km). Bellissimo l’accordo per il ritiro: lasciate l’auto parcheggiata a Svolvaer, mandateci un sms o telefonata con indirizzo del luogo. E le chiavi? Lasciatele in auto, ovviamente.

Qui ci siamo accorti definitivamente di essere in una dimensione differente. La Norvegia ha poco più di 5 milioni di abitanti (circa la metà degli abitanti della sola Lombardia) ed è un paese che è passato da un’estrema povertà ad una grande ricchezza basata sullo sfruttamento dei propri giacimenti di petrolio nell’estremo nord. C’è quindi un benessere diffuso (per questo i prezzi sono più alti) e uno stato sociale molto sviluppato unito ad un impegno internazionale per la pace e per l’ambiente. Dalla nostra esperienza la gente è gentile, diretta, non invadente, per niente altezzosa e sempre molto disponibile oltre che seria e rispettosa degli altri e delle leggi. Questa atmosfera rilassata è stata la vera scoperta di queste vacanze.

Abbiamo prenotato una casa con AirB&B (€ 492 x 6 notti – altre soluzioni con piattaforme differenti erano molto più costose), ma è presto quindi seguiamo i consigli della guida e pranziamo sul porto al Bacalao (ottima zuppa di pesce e insalata con gamberetti, 1 birra, caffè € 51 – ordinazione self service con fila alla cassa, poi portano loro le pietanze al tavolo). Il tempo è diverso da Oslo, più nuvole che sole e temperatura stabile intorno a 10 gradi.

Svolvaer si trova in posizione centrale nelle isole Lofoten, 300 km a nord del circolo polare artico, è un piccolo centro con due strade principali e il porto. Nella piazza principale, sul porticciolo, c’è un mercato di fiori e l’Ufficio turistico. Nelle vie vicine ci sono negozi, supermercati e tutti i servizi perché il turismo è la maggiore attività delle isole (poi viene la pesca). Il paese si gira tutto in meno di 30 minuti. Verso le 15 raggiungiamo il nostro alloggio. E’ la prima volta che utilizziamo AirB&B ma la casa di Anita è una piacevolissima scoperta. Un piccolo cottage a 5 minuti da Svolvaer in mezzo al verde e con vista sul mare. Anita, con cui abbiamo messaggiato più volte, ci ha fatto spazio tra le sue cose lasciandoci una casetta molto vissuta, fornita di tutto punto. Due camere, bagno, sala e cucina molto luminose e terrazzo con vista mare. Il tutto arredato con stile nordico (un po’ Ikea).

All’inizio ci era dispiaciuto di non aver trovato una rorbu (tipica casetta rossa sul mare) nel nostro budget ma alla fine questa soluzione è stata molto migliore. Non turistica, in una zona verde e abitata principalmente da gente del posto, ci ha fatto sentire nello stesso tempo a casa e a contatto con un paese diverso. Però se volete il lusso o non vi piace condividere cose usate da altri meglio scegliere gli alberghi del centro o i villaggi turistici di rorbuer ricostruite. Noi, se potessimo tornare, torneremmo a casa di Anita dove abbiamo lasciato un po’ del nostro cuore.

Spesa al supermercato, dove abbiamo trovato tra l’altro pasta e sughi Barilla oltre ad una birra locale molto buona (Lofotpils) e carne di alce essiccata, e poi a casa a prendere un po’ di sole sul terrazzo, disfare le valige, cenare e riposarsi. Nei giorni a seguire mangeremo quasi sempre a casa, con ottime e abbondanti colazioni, panini a pranzo e cene semplici con un piatto di pasta o insalatone senza farci mancare la frutta (spagnola) e birra (locale). Abbiamo fatto la spesa nei supermercati Rema 1000 o Kiwi e comprato dolci e pane nei negozi locali spendendo circa € 200 in totale.

Consigli : Per il noleggio auto: se siete ansiosi mettete in conto una spesa più alta e rivolgetevi a società come Hertz o ad Avis. Se invece siete avventurosi, abbiamo preso un altro indirizzo di un autonoleggio locale che riportiamo – Rent a car Lofoten Svolvaer 47643560 – ma di cui non sappiamo niente.

Mercoledì 21/6: Isole di Austvagoya e Vestvagoya (Henningsvaer – Eggum) (Km150)

Il tempo è nuvoloso con sprazzi di sole. Abbiamo deciso di percorrere un primo tratto della strada panoramica E10, che collega tutto l’arcipelago con ponti e gallerie, per vedere le isole e i paesi più vicini. Prima tappa Henningsvaer, grazioso villaggio soprannominato impropriamente la Venezia delle Lofoten. Arriviamo a piedi fino alla punta del porto, la vista su isole e costa frastagliata è suggestiva. Ci incuriosiscono le grandi rastrelliere su cui sono appesi i merluzzi ad essiccare che si trovano in tutti i villaggi. Alcune sono già vuote, altre espongono solo teste dei merluzzi (ma cosa ci faranno?), poche mostrano ancora i merluzzi essiccati. Qui li stanno raccogliendo: li prendono dalle rastrelliere e li buttano su un rimorchio trainato da un trattore. La pesca è la seconda attività economica delle Lofoten e la sua ricchezza storica perché ogni anno, da gennaio ad aprile, grandi banchi di merluzzi arrivano in queste acque per la riproduzione.

Ci dirigiamo poi verso Eggum per percorrere a piedi un pezzo del sentiero panoramico che la unisce a Unstad. Il pranzo è al sacco e lo consumiamo in un’area attrezzata con tavolini e WC sulla E10 (non sono molte ma sono in punti panoramici e ben tenute). C’è una bella vista su una pianura interna e due specchi d’acqua. Su uno di questi si vede spuntare in lontananza una vela vichinga, deve essere del Lofotor Vikingmuseum (alla fine non lo visiteremo perché è principalmente all’aperto e le giornate di bel tempo sono state poche). Arrivati ad Eggum il tempo peggiora. Sotto nuvole grigie e qualche spruzzo di pioggia, camminiamo sopra una scogliera, su un piano ammantato da un verde prato. Agnellini e viste suggestive ci accompagnano fino alle rovine di una fortezza dove c’è un piccolo ristoro. Caffè caldo e vaffel (€ 12 circa) ci ritemprano, poi decidiamo di tornare a casa per la cena e per riposarci in vista della giornata impegnativa di domani.

Giovedì 22/6: Gita ad Andenes (Km 500)

Oggi ci aspetta un evento clou delle nostre vacanze: abbiamo infatti prenotato al Whalesafari di Andenes un’uscita in barca per avvistare i cetacei. Da Svolvaer (Lofoten) ad Andenes (Vesteralen) ci sono 210 KM, più di tre ore di viaggio. La strada è comoda ma bisogna rispettare i limiti (bassi) di velocità quindi ci vogliono circa 3 ore. Ci siamo scritti email (in italiano) fino a due giorni fa con l’organizzazione di Whalesafari che ha posticipato l’orario dell’uscita del battello, quindi saltiamo la raccomandatissima telefonata per sapere se l’uscita è confermata e alle 8 partiamo. C’è il sole, risaliamo la E10 e poi deviamo verso Nord sulla 85. Splendide viste accompagnano il nostro viaggio (senza traghetti perché con ponti e gallerie le isole sono tutte collegate). Le isole Vesteralen sono più piane ma più selvagge, ci colpiscono i mucchi di torba alti come colline che sono uno dei prodotti tipici dell’Isola di Andoya. Intanto il vento si fa sempre più insistente, chissà se alle Balene da fastidio il vento? Non importa perché abbiamo portato l’occorrente per fermarci una notte. L’organizzazione assicura avvistamenti per tutte le uscite, in caso contrario offre gratuitamente una uscita il giorno dopo o il rimborso. Arriviamo in perfetto orario con un bel sole e un gran vento. Ci presentiamo alla reception e scopriamo che… le barche non escono, troppo vento! Ne’ oggi, ne’ domani! Mentre digeriamo questa notizia, la persona con cui avevamo avuto i contatti ci chiama per avvisarci del contrattempo. Grazie, ma avevamo specificato che dovevamo fare 200 km per arrivare… non era il caso di avvisarci un po’ prima? E le previsioni del tempo a 48 ore non le hanno ancora rese disponibili da queste parti? Colpa nostra comunque, dovevamo telefonare in ogni caso. Giriamo per il negozietto e compriamo qualche souvenir, attendendo di fare la visita guidata al museo. E’ in spagnolo e in inglese. Per fortuna lo spagnolo del biondissimo e simpatico giovane biologo è molto comprensibile (deve aver lavorato in Spagna sul mediterraneo) e così scopriamo tante cose interessanti sui cachalotes, cioè i capodogli (non balene) i cui maschi stanziali da queste parti sono le star dello spettacolo mancato. Il percorso è veramente istruttivo e l’esperienza si rivela alla fine simpatica lo stesso. Il costo dell’uscita pagato anticipatamente è stato di € 209 ma ci hanno riaccreditato immediatamente € 176, trattenendo solo il costo della visita guidata al museo.

Oltre ai panini mangiati strada facendo, ci prendiamo un bel dolce e cioccolata calda/caffè nel bar del Whalesafari (€ 12) e facciamo un giro per Andenes, che, sulla punta dell’isola, sembra un po’ un agglomerato di case di legno alla fine del mondo. In effetti è il punto più a Nord di questo viaggio. Passeggiata al faro e poi risaliamo in auto per tornare a Svolvaer. Ci sarebbero altre cose da vedere (casa Sami, isola degli uccelli e Centro spaziale) ma non c’è tempo o bisognava prenotare e comunque le barche ovviamente non escono neanche per l’isola degli uccelli. Quindi torniamo a casa per cena . Siamo un po’ stanchi … 7 ore di viaggio in un giorno si fanno sentire.

Consiglio: Non pensate che tutto funzioni a meraviglia perché siamo a nord e… se prenotate il Whalesafari telefonate sempre prima.

Venerdì 23/6: In viaggio fino ad A (km 300) tra mare turchese e spiagge bianche

Abbiamo aspettato un giorno di sole pieno per percorrere la E10 fino alla fine delle isole Lofoten e raggiungere il villaggio di A. Le isole più lontane hanno infatti spiagge bianche e mari turchesi incorniciate da scure montagne dalle cime innevate. Paesaggi e colori che rimarranno per sempre con noi. Superiamo Leknes senza fermarci, percorrendo una panoramica strada sul mare (815) diversa da quella di due giorni fa. Dai punti panoramici presso i ponti sugli stretti delle diverse isole si godono paesaggi favolosi e c’è anche un tunnel che passa sotto un tratto di mare. I colori diventano incredibili, mangiamo i nostri panini tra Flakstad e Ramberg, fermandoci in una area attrezzata con anche un piccolo ristoro (caffè e vaffel € 12 circa), e poi finalmente scendiamo sulla spiaggia bianca. Rimboccati i jeans e tolte le scarpe passeggiamo sul bagnasciuga, bagnandoci i piedi nel mare 300 km più a nord del circolo polare artico! L’acqua non è neanche tanto fredda e ci sguazziamo dentro felici e orgogliosi della nostra impresa.

Proseguiamo verso A, lasciamo l’auto al parcheggio dove finisce la mitica E10 e giriamo tra le rosse rorbuer del paesino. Carino e suggestivo ma tutto ricreato per i turisti. Risaliamo la collina dopo il campeggio per guardare lo stretto di Moskenesstraumen dove si forma il Maelstrom, il gorgo marino spaventoso noto fin dai tempi antichi. Naturalmente non vediamo da qui il grande Maelstrom ma ne abbiamo osservati altri più piccoli che si formano nelle acque calme degli stretti quando si incontrano correnti diverse e sono comunque impressionanti. Sulla strada del ritorno fotografiamo dall’alto la graziosa Reine. Mentre torniamo a casa, ci sentiamo soddisfatti: vale la pena di arrivare in capo al mondo per vedere questi paesaggi.

Consiglio: per le foto è migliore la luce del mattino, nel pomeriggio sfuma sul dorato e i diversi toni di azzurro del mare risaltano meno.

Sabato 24/6: Trollfjord tra aquile e gabbiani

Il tempo è in peggioramento, quindi approfittiamo della mattina di oggi per fare la gita al Trollfjord, probabilmente la maggiore attrazione di Svolvaer. Si può visitare anche con un veloce gommone ma, vista l’età e temendo per la nostra schiena, optiamo per una visita con un battello tradizionale. Partenza dal porticciolo turistico di Svolvaer alle 10 con il battelo Trolltind (€ 147 in due). Appena saliti a bordo ci vestono con tute intere tipo sci e ci forniscono di coperte, all’inizio sembra un po’ esagerato ma appena usciti dal porto e iniziata la risalita del fiordo principale ne apprezziamo l’utilità.

Il sole se n’è andato e nuvole grigie si specchiano nelle acque tranquille del mare, paesaggi in bianco e nero di grande suggestione sfilano davanti a noi. Intanto cerchiamo di vedere l’aquila pescatrice che nidifica da queste parti ed è l’avvistamento più ambito. Per il momento ci seguono solo chiassosi gabbiani. Il battello si ferma e il pittoresco marinaio che insieme al pilota compone l’equipaggio, cala una lenza con tre ami in acqua. Tempo 30 secondi e abbocca un pesce, altro lancio e in un tempo ancora più breve ne abboccano altri tre. Ora capiamo perché i pescatori, fin dai tempi antichi, si avventurano in queste acque, mai vista una pesca miracolosa così rapida!

Le rocce a strapiombo si avvicinano e i gabbiani si esibiscono in un’incredibile spettacolo di acrobazie aeree afferrando al volo il pane che gli offre il marinaio. Agili e sfrontati ci distraggono mentre, virando a sinistra, il battello entra nel Trollfjord. Pareti a picco caratterizzano questa stretta e profonda insenatura quasi invisibile dal fiordo principale. Due piccoli pupazzi di Troll rallegrano i turisti mentre graziosi uccellini bianchi e neri si ritraggono preoccupati per i loro nidi. Suggestivo.

Sulla strada del ritorno il battello si ferma, in cielo appare un rapace. Il marinaio lancia uno dei pesci pescati in acqua e l’aquila si avvicina. La vediamo molto bene quando cerca di prendere il pesce con gli artigli a pelo d’acqua mentre uno stormo di gabbiani partecipa al banchetto. Per niente intimoriti dall’aquila si contendono il pesce, troppo grande per la maggior parte di loro. Il rapace plana più volte senza riuscire ad afferrarlo in mezzo a quella gazzarra. Alla fine un gabbiano riesce ad ingurgitare il pesce tutto intero. Altro pesce stesso spettacolo, alla fine i gabbiani ingordi mangeranno i pesci e l’aquila resterà a bocca asciutta. La triste morale è che è meglio essere gabbiani (agili, sfrontati e adattabili) che aquila (maestosa e specializzata). Rientriamo sempre con la nostra coorte di gabbiani, comunque colpiti dalla bellezza del rapace che abbiamo visto così bene. Quasi in porto, un gabbiano riesce a rubare anche un terzo pesce da dentro un piccolo secchiello. A questo punto si arrabbia anche il marinaio che si dovrà accontentare di un solo pesce per pranzo!

Scesi dalla barca, noi decidiamo di pranzare al Bacalao, vista l’ottima esperienza del primo giorno. Riprendiamo la zuppa di pesce servita con pane nero e burro e un tegame di cozze con contorno di patate fritte, una birra e un caffè ( € 60). Passiamo poi dall’ufficio del turismo per verificare l’orario del bus che dopodomani ci porterà a Narvik e acquistiamo per l’ultima volta l’ottimo pane nero con semi nella panetteria in piazza (€ 6 ). Facciamo un giro per il porto dove vediamo attraccato il mitico postale dell’Hurtigruten da cui stanno sbarcando alcuni imbacuccati turisti. Non abbiamo alcun rimpianto per non aver fare il viaggio su queste navi, non avremmo mai potuto in poche ore visitare bene le isole Lofoten.

Domenica 25/6: Kabelvag, come vivevano i pescatori di merluzzi e visita all’acquario

Oggi piove ed è tutto grigio. Ci alziamo tardi e decidiamo di visitare i musei di Kabelvag a circa 10 km da casa. Nella frazione di Storvagan si trovano il Lofotmuseet (insieme di casette museo sulla vita dei pescatori e sulla storia del sito), il Lofotakvariet (acquario) e la galerie Espolin (galleria d’arte moderna) visitabili con un biglietto cumulativo (€ 47 in due, 23,50 cad). Storvagan è un’area di interesse archeologico abitata fin dall’età della pietra e luogo importante nel medioevo. Vagar viene presentata come la più antica città delle zone artiche del nord della Norvegia. Dai ritrovamenti si presume fosse un villaggio dedito al commercio e che accogliesse i potenti dell’epoca per trattative e accordi. Di questo non rimane niente di notevole ma diverse rorbuer (casette di legno rosso su palafitte), preservate e ricostruite, mostrano come doveva essere la vita dei pescatori stagionali che arrivavano qui per la pesca e l’essiccazione del merluzzo. Fino al 1120 i pescatori dormivano sotto le barche portate in secca e rovesciate, poi re Oystein fece costruire le prime rorbuer garantendo a loro ripari più caldi e asciutti e a se stesso un sicuro gettito fiscale. Nel 1800 le cose stavano ancora più meno così e il commercio dello stoccafisso, la più grande ricchezza nazionale, era in mano a potenti mercanti. La casa più grande di questa aera/museo era la residenza del mercante. Interessanti le piccole rorbuer, costruite sulla riva di questa riparata insenatura, che ci mostrano la vita quotidiana. Visitiamo la capanna del fabbro, la rimessa per costruire e riparare le barche e la rorbu tipica dei pescatori dove convivevano di solito 2 equipaggi, circa 8 uomini. Reti, stivali e lo spartano arredamento ci fanno capire come doveva essere dura la vita da queste parti fino a non molto tempo fa. Visitiamo poi rapidamente la Galleria dedicata al pittore locale Espolin (un po’ cupo ma interessante) mentre la pioggia sottile va scemando. Per finire ci dirigiamo verso il piccolo acquario: le lontre e le foche nelle loro vasche incantano i molti bambini e anche noi le guardiamo con curiosità anche se non amiamo particolarmente vedere gli animali in gabbia. In effetti però sembrano stare bene e sono molto vivaci. Molto interessante l’acquario interno con diverse vasche con pesci e molluschi artici e ampie spiegazioni. Terminiamo la visita in un bel punto ristoro bianco e luminoso (nonostante la giornata grigia) con l’immancabile dolce e caffè (€ 12 circa).

Torniamo a casa a fare i bagagli, domani si riparte, siamo un po’ tristi di lasciare la casa di Anita e le splendide Lofoten.

Tiriamo le somme della nostra permanenza alla isole Lofoten : alla fine abbiamo fatto più di 1000 km (con circa € 100 di spesa per il diesel), abbiamo avuto un tempo non buonissimo ma siamo estremamente soddisfatti.

Lunedì 26/6: Da Svolvaer a Narvik, pullman, funivia e ottima cena

Sveglia presto per non rischiare di perdere il pullman di linea, lasciamo l’auto in un parcheggio non a pagamento e inviamo foto e sms al rent a car. Poco dopo le 9 siamo alla fermata dell’autobus che alle 9.50 arriva puntualissimo. Il viaggio è comodo, si può anche fare un riposino, e i paesaggi sono sempre molto belli. Il bus fa diverse fermate, ci sgranchiamo le gambe ma non ci allontaniamo e i nostri panini li mangiamo sul bus. Ferma anche all’aeroporto di Evenes, abbastanza vicino a Narvik, dove arriviamo puntuali alle 14,10. Scendiamo la fermata prima del capolinea perché è più vicina al nostro albergo. In realtà avremmo potuto prendere direttamente il treno che parte alle 15,00 ma era rischioso e stancante quindi abbiamo optato per una notte a Narvik.

Raggiungiamo l’Astrupgarden Room & apartments (€ 70 solo pernottamento ma con cucina comune – unica nota negativa lenzuola di carta usa e getta). E’ un edificio del 1901 del dott Astrup, in legno con scale ripide e scricchiolanti che ospita anche un pub. Per farci aprire chiamiamo al cell il proprietario che arriva subito. La camera è spaziosa, l’unica con bagno privato, spartana con pareti in legno bianco e un che di inizio ‘900. Nella cucina comune ci facciamo un tè (per mandare giù l’ormai poco appetitoso pranzo al sacco) ma non ci sono indicazione sulle regole da seguire… un altro ospite, forse un viaggiatore indiano, ci da qualche ragguaglio ma non capiamo molto di quello che dice.

Narvik non è un luogo turistico ma un importante porto. E’ il capolinea della ferrovia che supera le montagne, raggiunge la zona mineraria di Kiruna in Svezia e arriva al mare dall’altro lato della penisola scandinava dove però in inverno il mare è ghiacciato. Per questo Narvik è importate: il porto sulla costa norvegese, lambita dalla corrente del Golfo che di solito non ghiaccia, ha garantito dall’inizio del ‘900 (quando fu costruita questa ferrovia di frontiera) la spedizione del ferro svedese in tutto il mondo.

Qui c’è anche una funivia che raggiunge il monte sopra la cittadina e in inverno viene utilizzata come impianto di risalta per lo sci. Decidiamo di fare questa “gita in montagna”. Con una breve passeggiata (circa 15 minuti camminando piano per una leggera salita), arriviamo a prendere la Narvikfjellet Gondolbanen ( € 38). Anche se non è molto in alto, l’aria in cima è più frizzante, tocchiamo la neve e ci godiamo il bel panorama sul lungo fiordo approfittando di qualche fugace sprazzo di sole. Ben rinfrescati, prendiamo qualcosa di caldo e un vaffel nel ristoro della funivia (€ 9). Poi scendiamo e dopo un breve giro verso il porto ceniamo benissimo al Rallar’n Pub sotto il Quality Hotel (Boknafisk – piatto tipico di merluzzo semiseccato – Insalata mele e gamberetti ,1 birra € 55).

Nonostante il nostro impegno non riusciamo a vedere il grande getto d’acqua che, secondo la guida, ad ore fisse dovrebbe caratterizzare questa cittadina. Non pensiamo di esserci persi molto quindi, dopo un rapido giro verso il porto, torniamo in hotel.

Consigli: provare voli e rent a car dall’aeroporto di Evenes, considerando costi volo, auto, pullman, pernottamento, treno, ecc. può darsi che convenga (noi non abbiamo preso in considerazione questa opzione). Per l’albergo, come già scritto, per un maggior confort verificate il Quality Hotel

Martedì 27/6: Da Narvik a Lulea ovvero non tutto funziona in Scandinavia

La mattina facciamo colazione utilizzando la cucina comune e poi portiamo i bagagli in stazione per essere sicuri di trovare una cassetta di deposito libera (precauzione in realtà inutile). Piove fitto ma decidiamo lo stesso di fare quasi un km a piedi sotto la pioggia per raggiungere il Museum Nord (€ 14 – 7 cad). Alla fine non abbiamo molto tempo per visitarlo ma è interessante, con sale tematiche sull’epica costruzione della ferrovia (c’è anche un trenino), qualcosa sulla cultura Sami e altre cose sulla vita di una volta a queste latitudini. Pranzo veloce in un centro commerciale cittadino poco lontano dalla stazione (Senterkafeen: 2 cheeseburgher, 1 vaffel, 1 caffè € 35) e poi eccoci in largo anticipo ad aspettare il treno che parte alle 15 e che alle 9 di domani mattina arriverà a Stoccolma.

Abbiamo prenotato un vagone con cuccette tutto per noi (un piccolo lusso) di seconda classe perché le carrozze di prima si aggiungeranno solo nel cuore della notte a Kiruna. Ma qualcosa non va, infatti il piccolo gruppo di viaggiatori che nel frattempo ha riempito la sala di aspetto di questa stazioncina desolata (ci sarebbe un bar ma è chiuso), comincia a mostrare segni di preoccupazione. Il cartellone non segna niente, le 15 passano, il treno non arriva e non c’è nessuno a cui chiedere. Il clima è di moderata preoccupazione, chi tira fuori un libro, chi imbastisce una conversazione in un inglese più o meno comprensibile con i vicini. A turno qualcuno si affaccia sul binario ma non c’è niente all’orizzonte. Finalmente arriva un addetto delle ferrovia che ci informa che ci sono dei problemi seri sulla linea, sta arrivando un treno ma sorpasserà la stazione per fare il pieno di acqua e tornerà presto per farci salire a bordo. Alle 18,30 finalmente arriva il treno (precisazione necessaria: questa ferrovia è svedese – SJ ww.sj.se. Le ferrovie norvegesi si fermano più a sud, a Bodo).

Nonostante il tempo brutto la vista dal treno è spettacolare, per km si segue dall’alto lo stretto fiordo che, tra cascate e dirupi, si insinua in profondità tra le montagne. Poi, sempre sotto un cielo grigio, si scavalca il crinale: siamo in Svezia e attraversiamo lande gelate e innevate con rare piccole casette di legno scuro. E’ un paesaggio in bianco e nero.

Il treno si ferma spesso e capiamo che non sarà un viaggio facile. Gli addetti riescono ad aprire il bar dove ci viene offerta una bevanda calda e qualche merendina confezionata a scelta. Superiamo una zona selvaggia (di cui non ricordiamo il nome) molto nota agli escursionisti esperti. Poi il paesaggio diventa più verde e betulle e laghetti si susseguono dal finestrino senza soluzione di continuità. Tiriamo giù le cuccette e ci prepariamo per la notte.

Ci sono degli annunci all’altoparlante ma qui il nostro inglese proprio non è sufficiente: forse ci sono problemi con una coincidenza per Lulea. Ancora non dormiamo e, dopo una lunga sosta di fronte alle colline di detriti di ferro di Kiruna, passa il capotreno per tutti gli scompartimenti spiegando che il treno non può continuare per Stoccolma a causa di problemi tecnici. Ci stiamo dirigendo quindi verso Lulea dove ci è stato prenotato un albergo per la notte (spese a carico delle ferrovie svedesi). Ma dove è Lulea? Su google scopriamo che Lulea è l’altro capo della ferrovia del ferro sul mare di Svezia. Stoccolma è lontanissima (km 900).

Arriviamo verso le 3 di notte (per fortuna c’è sempre chiaro, il clima è mite e il cielo è azzurro). Il capotreno ci indirizza verso l’albergo (Quality Hotel) ma non ci sa dare nessuna indicazione su come fare domani per raggiungere Stoccolma. Riusciamo solo a farci dare un numero di telefono delle ferrovie svedesi per chiedere alla mattina seguente (cioè dopo qualche ora). Attraversiamo la cittadina deserta e arriviamo in hotel. Doccia rigeneratrice e breve sonno.

Mercoledì 28/6: Lulea- Umea-Stoccolma, un lungo viaggio attraverso la Svezia

Alle 6,30 siamo già alla reception per chiedere se possono telefonare loro alle ferrovie per sapere cosa dobbiamo fare. Gentilissimi, capiscono il nostro problema e ci aiutano con molta efficienza. Dopo un po’ di attesa le ferrovie ci prenotano un pullman di linea fino a Umea e poi un biglietto ferroviario da Umea a Stoccolma dove dovremmo arrivare alle 21,38.

Ottima colazione, un breve riposo e poi di corsa alla stazione degli autobus dove, alle h. 10.40, prendiamo il bus insieme ad alcuni altri sfortunati viaggiatori (ma non tutti) con i quali cominciamo a fraternizzare. Il mezzo procede lentamente per via di alcuni lavori sulla strada e rischiamo di perdere il treno alle 14,35 ad Umea. Arrivo ad Umea e corsa verso la stazione, alcuni sono un po’ in difficoltà con i bagagli ma non c’è stato modo di convincere l’autista a portarci un po’ più vicino. Tanto il treno è in ritardo (ti pareva!). Finalmente saliamo sul treno e arriviamo a Stoccolma verso le 23 (con molto ritardo).

Stremati decidiamo di prendere il taxi (€ 22) anche se l’albergo Castle House Inn non è lontano (€ 151 – prenotato con expedia.it – abbiamo avvisato con mail del ritardo perché la reception chiude la sera). Entriamo con qualche difficoltà perché non ci intendiamo bene al citofono con il custode di notte. Per fortuna alcuni altri ospiti ci indicano dove trovare la chiave della stanza. Scopriamo che uno di loro avrebbe dovuto prendere il nostro stesso treno a Kiruna ma, vista la situazione, ha preso l’aereo. Forse potevamo farlo anche noi da Umea.

Affamati (abbiamo mangiato solo dolcetti e tè/caffè al bar del treno per circa € 20), usciamo subito per cercare di mangiare e troviamo vicino all’albergo un posto ancora aperto dove ceniamo ottimamente (Oster langgatan 17 – polpette svedesi con contorno, insalata di pesce, 2 birre € 60). C’è gente in giro nella dolce notte di Stoccolma ma anche se siamo nel romantico quartiere di Gamla stan, non vediamo l’ora di andare a dormire.

Consigli: Anche in Svezia possono non funzionare le cose. Dovessimo rifare questo viaggio, posto che il treno Narvik – Stoccolma viaggia di solito regolarmente, studieremmo meglio questo percorso così lungo per identificare possibili alternative (l’aereo p.es.). Comunque questo attraversamento della Svezia un po’ rocambolesco è stata l’occasione per conoscere persone che altrimenti avremmo ignorato (due lavoratori polacchi, i giovani pescatori/ricercatori che ad Umea ci hanno impedito di prendere un treno sbagliato, una giovane mamma con il suo biondissimo bimbo da intrattenere nel lungo viaggio in treno, il loquace possidente argentino di origini italiane e molti altri). Tutti i nostri ringraziamenti vanno al receptionist del Quality Hotel di Lulea che ci ha aiutato con grande gentilezza e disponibilità.

Giovedì 29/6: Da Stoccolma a Milano, giro per la vecchia Stoccolma e ritorno con (altro) ritardo

Ci svegliamo con calma, facciamo colazione con il resto delle nostre provviste di riserva e un tè grazie al bollitore in dotazione della camera. Liberiamo la stanza e lasciamo le valige all’hotel per fare un breve giro nel centro di Stoccolma che è molto carino. Gli svedesi sono diversi dai norvegesi. Sempre molto gentili, paiono un po’ più “frivoli” e meno “genuini”. Abbiamo fatto più fatica a capire la pronuncia dell’inglese di alcune persone. Seguendo un percorso circolare suggerito dalla guida, ammiriamo la baia, assistiamo in parte al cambio della guardia e esploriamo le strette vie seicentesche. Avevamo programmato molto di più ma dobbiamo accontentarci.

Pranzo veloce al Schweizer Cafè Cuio dove un gentile ragazzo italiano ci aiuta a scegliere tra le abbondati proposte (2 torte al salmone con insalata e 2 spremute € 30). Poi di corsa all’hotel per riprendere le valige. Sono molto gentili, ci lasciano usare un bagno di cortesia e ci chiamano un taxi visto che siamo un po’ in ritardo.

Il taxi (€ 28) ci mette un sacco di tempo nel traffico caotico del centro di Stoccolma. Arriviamo al Cityterminalen quando il bus Flybussana che avevamo pensato di prendere è appena partito (€ 29 – 14,50 cad). Non importa, il prossimo bus, tra 30 minuti, ci porterà in 80 minuti all’aeroporto di Skavsta (c’era anche il treno + bus navetta, ma ci pareva più complicato). Siamo ancora in tempo visto che l’aereo parte alle 17,50 e arriverà ad Orio al Serio alle 20,25.

All’aeroporto ci aspetta una brutta sorpresa, il volo è rimandato di ora in ora. Nell’attesa mangiamo qualcosa (€60 con buono sconto di 5 euro di Ryanair). Alla fine il nostro aereo partirà dopo le 23 e arriverà ad Orio dopo la partenza dell’ultimo bus navetta per Milano. Per fortuna ci vengono a prendere ma Ryanair ci ha deluso molto.

Per intenderci, appena tornati abbiamo scritto alle ferrovie svedesi che ci hanno risposto subito ringraziandoci per la richiesta di rimborso e nel giro di 15 giorni ci hanno rimborsato tutto il biglietto. Abbiamo scritto anche a Ryanair ma sono passati quasi due mesi e non ci hanno neanche risposto.

Concludendo: è stato un viaggio indimenticabile e ci proponiamo di tornare. A Stoccolma per almeno un week-end perché non l’abbiamo vista bene e, soprattutto, in Norvegia, che ci è piaciuta moltissimo, per i fiordi del sud e (forse) un giro con il mitico postale.

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Oslofjod

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Verso il Trollfjord

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Whalesafari ... a terra



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