Islanda: viaggio in una terra primordiale

Percorrendo la Ring Road in senso antiorario tra campi di lava, scogliere a strapiombo, ghiacciai, acqua e cielo immersi nel silenzio assordante della natura
Scritto da: Monica29
islanda: viaggio in una terra primordiale
Partenza il: 27/05/2017
Ritorno il: 04/06/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

Organizzare il viaggio in Islanda non è stato per niente facile ed ha richiesto alcuni mesi, quindi il primo consiglio che dò a coloro i quali volessero fare questa esperianza è quello di pensarci per tempo: la recettività alberghiera è scarsa e il giro dell’isola ha tappe quasi obbligate.

Il secondo consiglio è quello di superare dubbi e difficoltà e fare senz’altro questa esperianza perchè i paesaggi, i colori e i silenzi di questa terra suscitano emozini come pochi altri.

L’isola si trova nell’Atlantico settentrionale tra la Groenlandia e la Gran Bretagna ed è una delle zone meno popolate de’Europa (2,9 abitanti per Km/q). L’origine vulcanica ne caratterizza fortemente il paesaggio che consiste in un vasto e desertico altopiano interno, montagne, ghiacciai e fiumi che scorrono impetuosi verso il mare. Il clima è relativamente temperato rispetto alla sua latitudine, grazie alla Corrente del Golfo che ne lambisce le coste. L’isola è rimasta disabitata fino al IX secolo quando fu raggiunta da monaci irlandesi, ma i primi coloni norvegesi arrivarono solo alla fine dell’800. Ancora oggi un terzo della popolazione risiede nella capitale Reykjavik e pochi sono i centri abitati che possono essere definiti “città”. Pensare di visitare l’Islanda in inverno permette di godere delle aurore boreali, ma molte strade sono chiuse per neve, nei mesi estivi le giornate sono lunghissime, in particolare in giugno si può vedere il sole a mezzanotte.

Molti visitano l’isola in bicicletta, ma consiglio di farlo solo a persone esperte ed allenate, i più noleggiano un’auto meglio se un 4×4 e fornita di GPS (per raggiungere molti posti le coordinate GPS sono molto più sicure degli indirizzi). Prima e durante il giro dell’isola è importante monitorare le condizioni delle strade, per questo esiste un sito: Iceland Road Administrator che vi dà le informazioni sulla percorribilità in tempo reale. Dato l’estrema variabilità del tempo è meglio partire con giacche antivento e impermeabili, scarpe comode perché i sentieri, anche i più semplici e frequentati, presentano sempre qualche difficoltà, soprapantaloni impermeabili e zaino per avere sempre le mani libere. La differenza oraria tra l’Italia e l’Islanda è di 1 ora, 2 ore nel periodo in cui da noi c’è l’ora legale. La lingua ufficiale è l’islandese, ma l’inglese è veramente molto diffuso.

27 maggio, sabato

Anche quest’anno il team di viaggio è composto da me e mio marito: squadra che vince non si cambia! Aeroporto di partenza Milano Linate. Lasciamo l’auto al parcheggio Linate Holiday 2 (€ 75 per 9 giorni di sosta) e saliamo sul volo della BA delle 11:25 con arrivo previsto a Londra Heathrrow alle 12:30 per proseguire poi con un secondo volo BA alle 15:10 con arrivo a Reykjavik Kef alle 17:15 dove abbiamo prenotato tramite Rentacars.com una Suzuki Jimmy 4×4 che si è rivelata un ottima scelta per maneggevolezza e comportamento sullo sterrato.

Arrivati a Keflavik 51 Km (58’) ci separano da Reykjavik che preferiamo visitare a fine vacanza ( deliberatamente decidiamo di non andare a Blu Lagoon perchè dalle informazioni raccolte pare un posto troppo turistico ) e preoseguiamo per Mosfellsbaer (Km 17 / 26’) dove abbiamo prenotato al B&B Fitjar Guesthouse (GPS N 064° 11.063 W 21° 42.396 tel. +354 6915005) perchè comodo per la partenza del giorno successivo verso il Circolo d’oro.

28 maggio, domenica

Il giro al Circolo d’oro l’ho pensato in questo modo:

Da Mossfellsbaer a Pingvellir (Km28 / 27’) ritenuto il più antico parlamento del mondo dove si può vedere la frattura provocata sul terreno dallo scontro delle due placche tettoniche: quella nord-americana e quella euroasiatica.

Da Pingvellir a Geysir (Km 71 / 1h06’) per vedere quello che viene ritenuto il più antico geyser tra quelli conosciuti e il più piccolo Strokkur. L’accesso a Geysir è gratuito.

Da Geysir a Gullfoss (Km 9 / 8’) letteralmente “cascata d’oro” si getta con un doppio salto nel canyon sottostante ed è ritenuta una delle più belle dell’Islanda. Si può raggiungere con diversi sentieri più o meno impegnativi e l’ingresso è gratuito.

Da Gullfoss a Skogar (Km 144 / 2h09’) dove è possibile vedere al tre due famose cascate: Seljalandsfoss e Gljufurarfoss.

Il pernottamento è fissato all’hotel Skogar ( GPS N 063° 312.489 W 19° 30.379 )

Finora vi ho descritto tutto ciò che avevo previsto di vedere e che in effetti non ho visto!

Già alla partenza da Linate il nostro volo era in grande ritardo, ma avendo un ampio margine sulla coincidenza e grazie ad un buon recupero durante il tragitto pensavamo proprio di farcela. Le nostre speranze sono definitivamente crollate quando arrivati a Heathrow l’aereo è rimasto a vagabondare sulle piste per più di due ore mentre venivamo informati che per un guasto tecnico al sistema di controllo computerizzato nessun aereo sarebbe più decollato per quel giorno e neppure l’indomani. Finalmente a terra, dove regna il caos più totale, ci viene dato un foglio con su scritti i nostri diritti, una ½ bottiglietta di acqua minerale e veniamo accompagnati con decisione verso l’uscita. Panico: tutto è prenotato in Islanda e noi siamo a Londra senza un posto dove dormire e senza un volo per ripartire! Ci guardiamo un attimo smarriti e poi riacquistiamo il nostro spirito di viaggiatori. Per prima cosa cerchiamo un modo per proseguire il viaggio e fortunatamente riusciamo a prenotare per lunedì 29 maggio gli ultimi due posti su un volo della Icelandair con partenza alle 13:05 e arrivo a Reykjavik alle 15:10. Poi ci dirigiamo verso il banco della Rentacars per cambiare la prenotazione dell’auto e infine cerchiamo un posto per dormire a Londra, cosa non facile con l’aeroporto bloccato. Finalmente troviamo una stanza all’Apex Temple Court Hotel in Fleet St. facilmente raggiungibile in metro. Sono quasi le 9 di sera quando sfiniti ci concediamo un hotdog in uno dei vari bar dell’aereoporto prima di andare in albergo. Arriviamo in hotel piuttosto tardi, la struttura è molto accogliente, la stanza confortevole e pulita e noi crolliamo sul letto.

Bene! Non siamo a Reykjavik, ma siamo a Londra e oggi, domenica, è una magnifica giornata di sole. È vero che siamo già stati qui, ma la città merita pur sempre una passeggiata. Ci dirigiamo verso St. Paul’s Cathedral e poi verso lo Sky Garden per scoprire che anche solo per salire a prendere un te bisogna prenotare mesi prima. Ci accontentiamo di fotografarlo dal basso e, attraverso il Millennium Bridge ci portiamo sulla riva sinistra del Tamigi frequentatissima dai londinesi per tutte le attrazioni e i locali che ci sono. Riattraversiamo il fiume all’altezza del palazzo di Westminster con l’idea di andare a rivedere l’omonima abbazia che tanto ci era piaciuta nel nostro precedente soggiorno, ma la lunga fila all’ingresso ci scoraggia e risaliamo, passando per il n. 10 di Downing Street, verso Trafalgar Square dove ci sorprende un terribile acquazzone. Ne approfitiamo per fare una meritata sosta nell’immancabile Starbucks dove un cameriere siciliano molto gentile ci regala un ombrello! Ripartiamo verso Piccadilly Circus e Chinatown, intanto ha smesso di piovere e decidiamo di tornare in hotel a piedi per vivere a fondo questa sorprendente città. La sera ci concediamo un’ottima cena al ristorante con andata e ritorno in taxi!

29 maggio, lunedì

Si riparte verso il grande nord! Di nuovo metro, di nuovo eareoporto di Heathrow, ma questa volta non ci sono intoppi e l’aereo atterra in orario in una piovosa Reykjavik. Sbrighiamo le pratiche per il noleggio dell’auto e partiamo con la nostra Jimmy. Il giro al Circolo d’oro è irrimediabilmente saltato e per recuperare dobbiamo arrivare in serata alla Guesthouse Nypugardar (GPS n 064° 15.742 W 15° 26.397) (Km 466 5h30’) da cui riprendere l’itinerario previsto. 466 Km percorsi sotto una fitta pioggia in strade che raramente permettono di raggiungere i 90Km/h, ma almeno senza traffico e sempre con la luce, sono una bella prova.

Attraversiamo paesaggi lunari e desolati, distese di lava nera e opaca assolutamente deserte e siamo grati a quel gran numero di telecamere che abbiamo visto nel sito Iceland Road Administrator che ci fanno sentire meno soli. Sono circa le 21, ma il sole è ancora alto, facciamo una breve sosta per fare il pieno alla Jimmy e rifocillarci: poche case, una chiesetta bianca sopra un terrapieno come quelle che disegnano i bambini alle elementari, un distributore di benzina e un bar. All’interno solo hotdog, ma possiamo scegliere se aggiungere o no cipolla secca! Il ragazzo al banco ci assicura che così sono più buoni e infatti ne mangiamo 3 a testa. Di nuovo in auto, ancora pioggia. A pochi chilometri dalla meta, dietro una curva e proprio in mezzo alla carreggiata ci troviamo davanti una pacifica famigliola di pecore: sono io alla guida e mi compiaccio dei miei riflessi ancora pronti. Risparmiate le pecore, verso mezzanotte, facendo una deviazione di pochi chilometri dalla strada principale, arriviamo finalmente all’hotel dove, come ci avevano assicurato al telefono, troviamo la nostra chiave sul bancone della reception. La stanza è nuovissima, essenziale, ma calda e ha il bagno privato: finalmente si dorme!

30 maggio, martedì

Al mattino la pioggia cade ancora, ma non così fitta come la sera precedente. Ci rendiamo conto di essere su di una piccola collina: tutto intorno è campagna punteggiata di pecore, il mare, grigio, in lontananza. Ci avviamo verso il corpo centrale dell’hotel, o meglio della fattoria, dove consumiamo un’abbondante colazione a basa di pane di segale, marmellate, pancetta arrostita e uova strapazzate ed eccoci pronti a ripartire mentre le ragazze che servivano ai tavoli si avviano, col forcone sulle spalle, verso la stalla…

Percorriamo a ritroso i 47 km che ci separano dalla Laguna di Jokulsarlon formata dallo scioglimento dei ghiacci del Vatnajokull che la sovrasta. Qui gli iceberg galleggiano pigramente verso il mare circondati da uccelli e foche che li abitano. Purtroppo quando siamo arrivati la pioggia ha ripreso a cadere fitta fitta, ma non abbiamo comunque rinunciato al giro sul mezzo anfibio (durata circa 40’) che avevamo prenotato dall’Italia. Dopo una breve sosta al Jokulsarlon Cafè, per asciugarci e bere una cioccolata calda, ripartiamo.

Il nostro itinerario ci porta, attraverso una litoranea con punti panoramici a strapiombo su di un mare nero e agitato, fino a Djupivogur (Km 167 2h40’) un minuscolo paesino di pescatori da cui deviamo verso l’interno percorrendo la strada sterrata F939 diretti a Egilsstadir. Per descrivere i panorami che si incontrano facendo il periplo di quest’isola bisognerebbe usare sempre i superlativi, per raccontarne i colori non servono le sfumature: le nuvole sono bianche come la neve, i prati di un verde abbagliante, il cielo azzurro intenso, la terra nera; ma per raccontare questo tratto di strada mi mancano gli aggettivi!

Lasciata la Ring Road inizia subito lo sterrato che dopo pochi chilometri diventa stretto, mi domando cosa potrei fare se sopraggiungesse un’auto in senso contrario, e in ripida salita. Il fondo è buono, i solchi delle auto non troppo profondi, procediamo piano innestando la ridotta. Finalmente splende il sole e noi avanziamo in mezzo ad una campagna selvaggia e verdissima punteggiata di fiorellini minuscoli che crescono coraggiosamente in mezzo all’erba creando macchie bianche e viola, ovunque intorno ci sono cascate e l’aria è piena del fragore dell’acqua che si infrange sulle rocce. Mai visto nulla di simile. Facciamo numerose soste per fare foto e in una di queste riempiamo le nostre bottiglie con l’acqua, limpidissima, di un ruscello che scorre a lato della strada. Passati i primi timori ora siamo quasi dispiaciuti che la strada finisca e arriviamo a Egilsstadir. Facciamo sosta per il carburante e per mangiare i soliti hotdog con cipolla. Questo bar-emporio-di tutto un po’- è piuttosto fornito e mio marito acquista una giacca impermeabile dal costo di € 135 (quella portata dall’Italia è decisamente inadatta al clima) che si rivela un vero affare: da ora in poi niente più maglioni e camice inumiditi dalla pioggia. Ci aspetta un ultimo tratto di strada, circa 135 Km, per raggiungere Grimsstadir dove abbiamo prenotato l’omonimo B&B ( GPS N 065° 38.534, W 16° 7.274 ). Lasciata la conca verde e abitata di Egilsstadir, procediamo piuttosto speditamente, la strada è larga e dritta, su di un altopiano brullo dove, nonostante sia ancora giorno cala la nebbia. La sensazione è quella dei film del terrore: davanti a noi solo pochi metri di asfalto, la linea bianca che segna la mezzaria della strada e intorno una sostanza bianca lattiginosa che inghiotte tutto. Io, alla guida, vengo presa da un senso di sgomento: non ho più riferimenti spazio-temporali, fluttuo nel nulla. Mio marito, per rincuorarmi, mi dice che non si tratta di nebbia, ma di nuvole basse. Ora dirvi quale sia la differenza mi risulta difficile! Arriviamo comunque a Grimsstadir senza problemi grazie al GPS e ci troviamo davanti a tre case, ma proprio tre di numero, e neppure un’insegna di B&B. L’unica cosa da fare è provare ad entrare. La prima casa ha l’uscio aperto e molte scarpe allineate all’ingresso, ma nessuno risponde al mio saluto, la seconda casa è sicuramente abitata infatti ci viene ad aprire un donnone che, parafrasando il mio cognome, mi chiamo Campana, mi risponde che il “camping” è chiuso. Terza ed ultima possibilità: anche qui mi apre una signora bionda e decisamente in carne, io mi presento e lei mi tende la mano sorridendo: ”Nice to meet you, Secca”. La casa è molto graziosa, la nostra camera è piccola e ben riscaldata, il bagno, in comune, è moderno e pulito, tutto rigorosamente Ikea! Il soggiorno è grande e dotato di una bella vetrata che ci offre la vista della campagna e di un laghetto dove galleggiano vari tipi di volatili. Secca e il marito sono cordiali, ci offrono dolcetti, te caldo e la possibilità di fare una bella chiacchierata, parlano inglese, e così ci raccontano come passano il loro tempo, come fanno a fare la spesa, quando vedono i loro nipoti e ci mostrano foto della casa solo un mese prima completamente sommersa dalla neve con Secca che esce dalla finestra sul tetto e scende grazie ad una scala in legno.

31 maggio, mercoledì

La colazione offerta dai nostri ospiti è ottima: la carne secca e il salmone affumicato sono fatti da loro come pure le marmellate e il pane di segale. Prima di ripartire ci facciamo fotografare accanto al loro e-nor-me fuori strada vicino al quale la nostra Jimmy sembra un giocattolo.

Oggi è il primo giorno che non abbiamo itinerio da recuperare e quindi la giornata si svolgerà più tranquillamente. Ci dirigiamo verso le cascate di Dettifoss e Selfoss (KM 40) percorrendo la strada 862, come ci hanno consigliato i nostri padroni di casa.

Arrivati in prossimità delle cascate c’è un grande parcheggio dove lasciare le auto e da lì si procede a piedi su sentieri battuti, ma molto scivolosi. L’acqua arriva dall’alto, infatti ancora piove, e da tutto intorno per lo spumeggiare delle cascate: nonostante indossi un’orribile mantellina di plastica a fiori sono fradicia, mio marito, in tenuta islandese, mi ripete instancabile che avrei dovuto comprare anch’io una giacca. Ha proprio ragione. Dettifoss è maestosa, m. 44 di altezza per m. 100 di larghezza, il boato è assordante e sovrasta le parole. Percorrendo un lungo, spettacolare canyon dove ti aspetti da un momento all’altro di veder comparire un dinosauro, si arriva alla sua gemella Selfoss: qui il punto di osservazione è dall’alto e, con un po’ di cautele, ricordo che il fondo è veramente scivoloso, scattiamo foto e archiviamo ricordi veramente unici.

Dopo le cascate scendiamo di nuovo verso la Ring Road direzione Lago Myvatn, ma prima di raggiungerlo deviamo a destra e saliamo verso la cima innevata del vulcano Kafla sulle cui pendici è stata costruita la grande centrale geotermica di Kroflustod che, sfruttando undici fumarole, è in grado di produrre una potenza di 60 megawatt. Ci fermiamo presso il cratere Viti (320 m. di diametro), un vulcano ormai estinto ora pieno d’acqua e percorriamo il sentiero che ci porta in prossimità del cratere di Leirhnjukur: camminiamo sulla lava solidificata ricoperta di muschi e licheni, i colori variano dall’oro , al rosso, al nero. Fumarole ovunque sbuffano come narici di un drago addormentato e la terra è calda se non addirittura bollente in più punti. Una passeggiata davvero surreale.

Prossima tappa le pozze di fango di Hverarond: sono proprio in prossimità della Ring Road e non passano certo inosservate sia per il gran numero di veicoli fermi, sia per il soffio che producono le fumarole, sia per l’odore di zolfo che ti punge le narici appena scendi dall’auto. Ci avviciniamo alle pozze di fango, facendo ben attenzione a non uscire dai sentieri segnati e fotografiamo alcuni camini di vapore: coni alti circa m.1 formati da rocce e terra scagliati in alto dalla pressione del vapore simili a vulcani in miniatura.

Siamo quasi a fine giornata e anche un po’ stanchi, ma ci fermiamo comunque alle terme di Myvatn. è la nostra prima esperienza di questo tipo e l’approcciamo con una certa titubanza. Ci spogliamo, facciamo la doccia (mi raccomando non bagnatevi i capelli) e poi degni dei più grandi velocisti della storia percorriamo i 20 metri che separano gli spogliatoi dalle pozze d’acqua calda. Una volta immersi ci riconcigliamo col mondo e finalmente godiamo della splendida vista della valle dall’alto e del tramonto che tinge tutto di rosso. Dopo un’ultima prova di coraggio che consiste nel venir fuori dall’acqua e fare il percorso a ritroso verso gli spogliatoi ci dirigiamo verso Reykjahlid. Qui abbiamo prenotato una stanza, subito ribatezzata “la cella” all’Elda Guesthouse, un B&B il cui unico pregio è di essere pulito. Un po’ delusi dalla sistemazione ci siamo rifatti con la cena: siamo andati al Vogafjos, letteralmente “la stalla”. Una moderna fattoria dove si possono gustare carni, formaggi e un memorabile skyr di loro produzione, serviti in porzioni veramente da…. Troll, mentre, dalle grandi vetrate, si vedono agnellini saltare nei prati e mucche ricoverate in stalle più che pulite. Una curiosità: le mucche sono enormi ed enormi sono anche le loro mammelle che vengono sostenute con veri e propri reggiseni: mai vista una cosa del genere.

1 giugno, giovedì

La nostra prima tappa di oggi è il cratere di Hverfjall. La base del cratere si raggiunge percorrendo alcuni chilometri di sterrato, poi bisogna proseguire a piedi, in salita ripida per circa 15 minuti. Con i suoi 140 m di profondità e 1000 m di diametro è uno dei più grandi del mondo e perfettamente simmetrico. Sulle sue pendici, solo lava nerissima, riescono a crescere minuscoli fiorelli rosa.

La nostra seconda tappa è Dimmuborgir, una zona in cui la fuoriuscita di lava ha formato una specie di labirinto naturale percorribile con vari sentieri (tutti molto semplici, quindi consiglio il più lungo). La lava solidificandosi ha creato forme bizzarre che ricordano animali preistorici, volte di chiese, troll pietrificati e molto altro in base alla fantasia di ognuno. Vicino al parcheggio, dove partono i sentieri c’è anche un bel caffè con annesso negozio di souvenir.E’ tutto carissimo, ma una consumazione da diritto all’ingresso gratis nelle toilette. Una curiosità: in Islanda si usa quasi esclusivamnete la carta di credito, anche per pagare l’ingresso ai bagni!

Lasciandoci alle spalle il lago Myvatn la nostra terza tappa è la cascata di Godafoss. Distante circa 58 Km da Reykjalid oltre ad essere una delle cascate più belle del paese è anche facilmente accessibile. Godafoss, “cascata degli dei”, è larga m. 30 con un salto di m. 22 e origina dal fiume Skjalfandafjot. Si raggiunge in pochi minuti dalla strada con un sentiro ben costruito e può essere osservata da diversi punti di vista. Unico rammarico: ogni volta che siamo stati vicini ad una cascata non abbiamo mai visto uno dei tanto narrati arcobaleni che pure abbiamo osservato in altre circostanze.

La nostra tappa serale prevede l’arrivo in quella che è la seconda città dell’Islanda Akureyri ( km 52 / 45’). Abbiamo prenotato al Centrum Guesthouse ( GPS N 065° 40.913 W 18° 5.428 ) che rispetto agli standard dell’isola definirei lussuoso, con un arredamento moderno (Ikea naturalmente) e il bagno privato. Una breve passeggiata che ci permette di vedere anche la cattedrale ( non proprio imperdibile) ci porta verso il ristorante Bautinn. Ottimo buffet, ottime zuppe e molto buone anche le portate di carne di vario genere, per quanto riguarda il prezzo direi accettabile visto che in Islanda a buon mercato non c’è proprio nulla.

2 giugno, venerdì

Oggi ci aspetta una tappa impegnativa perchè dobbiamo raggiungere Stykkisholmur nella penisola di Snaefellsnes per le ore 15:30 in quanto abbiamo prenotato un’uscita in barca per vedere la baia e le sue isole. Lasciamo Akureyri con i suoi semafori a forma di cuore e riprendiamo la Ring Road che in questo tratto è facilmente percorribile, ci aspettano 358 Km con un tempo di percorrenza di circa 4h20’ sempre che arrivati a Bru possiamo deviare per la F586 di cui dobbiamo verificare l’accessibilità. Evitando deviazioni, per esempio la penisola di Vatnsnes con le sue spiagge dove, si dice, sostino le foche, ma fermandoci solo per fotografare cascate, montagne innevate e non, fattorie perse in mezzo al nulla e il panorama mozzafiato di Hvammsfjordur con la sua miriade di isolette, riusciamo ad arrivare a Stykkisholmur anche con un certo anticipo sulla partenza del tour. Ne approfittiamo per mangiare qualcosa e gustare un’ottima birra islandese allo Sjavarpakkhusid, un locale molto caratteristico proprio sul porto. Ed ora eccoci pronti sulla banchina: io, con una certa apprensione, scruto ora le onde nere dell’oceano poco fuori dal porto ora le barche ormeggiate cercando di indovinare quella su cui a breve dovrò salire. Fortunatamente al momento della partenza attracca al molo una robusta imbarcazione in ferro di circa 28 m. Il paesaggio di scogli e isolette è veramente unico, baie quite si alternano a passaggi ribollenti di schiuma, gli uccelli di molte specie volano numerosi sopra di noi e riusciamo anche ad avere la compagnia di alcuni puffin dal caratteristico becco arancione. Ma la cosa più straordinaria sono le colonne di basalto che si ergono dal mare di varie forme e dimensioni. Il battello si ferma in una piccola baia tranquilla giusto il tempo di calare le reti e raccogliere vari tipi di molluschi che ci vengono offerti, insieme ad un bicchiere di vino… fresco. La gita ha la durata di 2h per un costo di circa € 60 a persona, ma ne vale senz’altro la pena.

Rientrati in paese raggiungiamo il nostro B&B Hofdagata Gisting ( GPS N 654´30.015 W22 43’ 43.514 ). Una bella casa in posizione collinare da cui si gode un panorama sulle montagne e sulla moderna chiesa, a mio parere, non bella. Il posto è pulito, la stanza ben arredata e il bagno, seppure in comune, si trova proprio accanto alla nostra porta della nostra camera.

La sera optiamo per una cena al Narfeyrarstofa, ristorante tanto celebrato dalle guide, dove mangiamo discretamente, spendiamo parecchio e ci rammarichiamo di non essere tornati al bistrot sul porto per gustare le generose porzioni di frutti di mare che vi servivano

3 giugno, sabato

La mattina facciamo colazione tutti insieme: noi, una coppia di canadesi che conoscono bene “le cinque terre” e una famiglia di tedeschi con bimbi al seguito e poi, complice un bel sole, partiamo per il periplo della penisola di Snaefellsnes.

La nostra prima tappa fotografica è il Grundarfjordur con il monte Kirkjufell che lo sovrasta: una montagna alta m 363 a forma di tronco di cono.

Procedendo lungo la litoranea abbiamo alla nostra sinistra il maestoso vulcano Snaefells, famoso per la citazione di Giulio Verne in “Viaggio al centro della Terra”, con la cima abbondantemente innevata, responsabile in passato di violentissime esplosioni che hanno creato i suggestivi campi di lava che stiamo attraversando. Arriviamo a Landrangar, dove la crosta terrestre si interrompe bruscamente a formare scogliere perpendicolari sul mare sede di innumerevoli nidi di uccelli e dove, ancora una volta, possiamo cogliere la potenza del vulcano che ha sparato tutt’intorno pezzi di lava anche fino al mare a formare due enormi faraglioni.

Arrivati ad Arnastapi, un paesino con una manciata di case vicino alla scogliera, c’è la possibilità di fare una passeggiata in riva al mare (km 2,5 / 40’) fino a Hellnar e ritorno, noi, impigriti dal sole caldo, decidiamo per una sosta con foto.

Proseguendo sempre sulla costa sud della penisola incontriamo la chiesa di Budakirkja, una delle più antiche dell’isola, in legno a forma quadrata con un piccolo campanile appuntito. Di chiese simili ce ne sono parecchie in tutta l’isola, variamente colorate, questa è nera con finiture bianche: devo dire che le trovo affascinanti a differenza di tutte le chiese moderne viste fino ad ora che non mi sono proprio piaciute.

Proseguiamo speditamente verso Reykjavik. Provenendo da nord si deve attraversare il fiordo di Hvalfjordur, piuttosto profondo, e quello che ci lascia perplessi è non vedere alcun ponte, ma quando siamo più vicino abbiamo capito che non era un ponte quello che dovevamo percorrere, ma un tunnel sottomarino (pedaggio circa €10). Arriviamo nella capitale nel pomeriggio e dopo aver parcheggiato sulla via principale, Laugavegur, il parcheggio nei weekend è gratuito, ci dedichiamo alla visita della città. Andiamo sul lungomare dove spicca un monumento in acciaio alle navi vichinghe, molto fotografato, e ci dirigiamo verso l’avveniristica struttura di Harpa, edificio adibito a concerti e congressi con molte aree ristoro, shopping e spazi per il tempo libero. La costruzione è veramente molto bella, il soffitto è a specchi e la facciata è realizzata in vetro con una struttura che ricorda gli alveari, probabilmente per catturare quanta più luce possibile. Risaliamo quindi verso la chiesa luterana di Hallgrimskirkja, la più grande d’Islanda, percorrendo Skolavordustigur, una delle vie dello shopping. Qui i negozi sono eleganti e propongono capi di abbigliamento, soprattutto calze, maglioni e giacche in lana cotta, e oggetti per la casa. Non resisto a visitarne qualcuno, da quando siamo in Islanda ho acquistato solo un paio di calamite per la modica cifra di € 10 l’una! Compro una saponetta involtata nella lana per massaggiarsi la pelle mentre ci si lava e un sottopentola anche questo in lana cotta: sarà stata la stanchezza, ma quando esco guardo sbalordita la ricevuta della carta di credito: sono incredula di aver speso quasi € 80!

Arrivati davanti alla chiesa c’è una grande statua di Leif Eiriksson, il primo vichingo a raggiungere l’america ben 5 secoli prima di Colombo. La chiesa è moderna ed essenziale all’esterno mentre l’interno, più tradizionale, ha grandi navate gotiche, saliamo sul campanile che ci offre una vista dall’alto della città con le sue case colorate, Perlan, futuristica cupola in vetro circondata da 5 serbatoi per stoccare l’acqua geotermica, il mare e in lontananza le montagne.

Prima di lasciare la città ci concediamo la cena da Svarta Kaffid sulla Laugavegur. Avevo letto di questo posto più volte mentre organizzavo il viaggio e non mi ha deluso. La specialità è la zuppa-in-pane cioè una zuppa servita in una ciotola fatta di pane così si può mangiare contenuto e contenitore. Normalmente si servono due tipi di zuppe, una vegetariana e una con carne e noi le assaggiamo entrambe, le porzioni sono abbondanti, la birra è buona e il prezzo stranamente basso: calcolo che due zuppe costano quanto un sottopentola!

Finita la cena decidiamo di andare a Keflavik per riconsegnare l’auto in modo da non doverlo fare domani mattina prima del volo e da qui con un taxi raggiungiamo il B&B Raven’s Bed a Sjavargata (GPS N 063° 59.233 W 22° 32.468): ci accolgono una signora molto gentile e una gatta molto sofisticata, la casa è veramente particolare, piena di oggetti di ogni tipo. A noi è stata riservata la “stanza della musica” una camera minuscola, dobbiamo camminare sulle valige aperte sul pavimento, con una grande varietà di strumenti musicali appesi alle pareti e al soffitto. Al momento di pagare chiediemo alla padrona di casa se, per favore, può prendere dei contanti: non siamo riusciti a spendere le poche corone cambiate perchè, come ho già detto, ovunque si usa la carta di credito.

4 giugno, domenica

Partiamo dall’aereoporto di Kef alle ore 10:35 con volo BA per Londra Heathrow dove arriviamo alle ore 14:50. Da qui ripartiamo alle ore 16:00 sempre con volo BA per Milano Linate dove arriviamo alle ore 19:05 senza intoppi!

Dal viaggio in Islanda ci portiamo a casa il rimpianto di non aver visto i Geyser, la voglia di visitare anche i fiordi del nord e la consapevolezza di non aver imparato neppure un nome dei tanti posti visitati!

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