Islanda fai da te

In viaggio con auto a noleggio e soste in ostelli e guest house. Itinerario dettagliato, ricco di dritte e di suggerimenti utili
Scritto da: x il - mondo
islanda fai da te
Partenza il: 18/06/2018
Ritorno il: 05/07/2018
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
Islanda fai da noi per 17 giorni senza vedere la notte

Indice dei contenuti

Periodo: dal 18/06 al 05/07/2018 (17 giorni)

Chilometri: 4650

Spese: € 2.133 a persona

Voto: 8

Partecipanti: Antonia, Isa, Mara e Paola

Quasi tutti i miei viaggi li preparo aiutandomi dai vari diari che trovo in rete, in questo ho praticamente copiato il diario scritto da LucaGiramondo – pubblicato il 5/1/2018Islanda: anima di ghiaccio e cuore di fuoco” in turisti per caso. Colgo l’occasione per ringraziarlo e spero di essere utile anche io ad altri viaggiatori

Suggerimenti

· Documenti: L’Islanda ha sottoscritto l’accordo di Schengen nel 2001, per cui i cittadini italiani possono entrare nel paese con la carta di identità valida per l’espatrio. Per lo stesso motivo, sarete coperti dalle spese mediche presentando la tessera sanitaria europea

· La patente italiana è valida per guidare in Islanda.

· Inutile prelevare contanti perché si paga tutto con bancomat o carte di credito (anche x andare in bagno)

· In Islanda non avrete necessità di comprare bottiglie d’acqua perché dai rubinetti è come presa alla sorgente

· Il ring ha un limite di 90 km/h che è più che azzeccato: Inoltre il vento può essere davvero forte

· I distributori di carburante sono molto rari perciò appena si trovano è meglio fare il pieno

· Ai bordi della strada troverete sempre cavalli (molto socievoli!) e capre e pecore in libertà. Queste ultime, talvolta, hanno tendenze suicide: se vi capitasse di investirne, non dovete far altro che rimuoverle dalla strada.

· Piste percorribili solo da mezzi a quattro ruote motrici, identificate da “F” e un numero

· Sia la corrente che le prese elettriche, però a 2 fori, sono come le nostre e non serve alcun adattatore di corrente.

· Il Wi-Fi negli alberghi/case è piuttosto scadente, però c’è spesso. A volte bisogna cercare il punto migliore per potersi collegare

ITINERARIO IN BREVE

18/06/2018: volo Bologna h 18:50 arrivo a Londra h 20:10

19/06: da Keflavík Airport penisola di Reykjanes Seltún, lago Kleifarvatn, Grindavík, (km 150 guida Paola)

20/06: da Grindavík> Hofgardar (km 400 guida Mara). Oggi sole splendido tutto il giorno

Costa di Krýsuvíkurberg Circolo d’Oro vulcanico di Kerið, cascata di Gullfoss, Geysir, parco Nazionale di Þingvellir, Staðarstaður

21/06: da Hofgardar penisola di Snæfellsnes, Rauðfeldsgjá, Anarstapi, BirkimelurAlftaland (km 330 guida Paola) nuvoloso e vento

22/06: da Reykhólar ,Ísafjörður Súðavík spiaggia Rauðasandur, bianca spiaggia di Breiðdvík, scogliere di Latrabjarg, Patreksfjörður, cascata di Dynjandi, Þingeyri. Kirkjuból (km 500 guida Mara)

23/06: da Korpudalur a Blonduos (km 500 guida Paola) meteo: nuvolo ma non piove

24/06: da Blönduós>Bylgjubyggd Ölafsfjörðu (km 230 guida Mara) meteo: sole

25/06: da Ölafsfjörðu al lago Mývatn Reykjahlíð (km 260 guida Paola) Meteo: nuvolo poi sole

26/06: giro del lago Mývatn (km 80 guida Mara)

27/06: in mini-bus 4×4 dell’agenzia Fjallasýn la gola di Drekagil cratere Askja. Meteo: sole

28/06: da Reykjahlíð lago Mývatn, cascata di Dettifoss fiordi orientali Ásbrandsstadir (km 300 guida Paola) Meteo: sole e nuvolo

29/06: Da Ásbrandsstadir a Lyngási 5-7 (km 327 guida Mara) Meteo. Sole e molto caldo)

30/06: Egilsstaðdir>Vagnsstadir Höfn (km 400 guida Paola) Meteo: mat nuvolo e pom pioggerellina

01/07: da Hofn a Efri-Vík Bungalows: Kirkjubæjarklaustur, (km 200 guida Mara)

02/07: da Kirkjubæjarklaustur, a Hella (km 210 guida Paola) meteo pioggerellina

03/07: da Hella, Gjáin, cascata di Háifoss e Hjálparfoss, Hella (km 200 guida Mara)

04/07: Da Hella, Reykjavík, Grindavík (km 140 guida Paola) meteo. Vento e freddo

05/07: Riconsegna dell’auto e h 10:50 volo arrivo a Bologna h 23:30

Spese Islanda dove e cosa – valuta ISK – € x 4 persone – € x 1 persona

Volo: 960,00 € 240,00

Auto a noleggio: € 960,00 € 240,00

Carburante al lt ISK 228 = € 1,82: € 622,00 – € 155,00

Alloggi: € 3.627,00 – € 906,75

Parcheggio auto a Bologna: € 88,00 € 22,00

Iscrizione agli ostelli: € 40,00 – € 10,00

Spesa per mangiare: € 435,00 € 108,00

Parcheggio Bologna: € 88,00 € 22,00

A/R e GPL auto per Bologna: € 20,00 € 5,00

Londra taxi Uber: € 30,00 € 7,50

Ingresso vulcano Kerio 1600: € 12,80 – € 3,20

Escursione in barca per balene: 39600 € 312,76 – € 78,19

Escursione in 4×4 ad Askia: 99600 – € 798,00 – € 199,50

Terme al lago: € 114,00 – € 28,50

Parking cascate: 3485 – € 27,84 – € 6,96

Parcheggio a Reykjavik: € 7,27 – € 1,81

Museo fallo logico: 5634 – € 44,43 – € 11,10

Varie: € 352,00 € 88,00 €

8.539,10 € 2.133,51

DataLuogoNome alloggioIndirizzoCamere colazione (si/no) – Bagno privato (si-no) – Costo € x 4 persone – Costo € x 1 persona

18/06/2018 Londra Rooms close Heathrow 1 no no € 79,00 € 20,00

19/06/2018 Grindavík Anita´s Guest House Ásabraut 15- 240 1 sì no € 170,00 € 42,50

20/06/2018 Hofgardar Guesthouse Hof Hofgardar, 356 2 si sì € 276,00 € 69,00 21/06/2018 Reykhólar Reykhólar Hostel Álftaland 380 1 no no € 165,00 € 41,25 22/06/2018 Kirkjuból Korpudalur HI Hostel 425 Kirkjuból 1 no no € 197,00 € 49,25 23/06/2018 GeitaskarFerðaþjónustan Geitaskarði 541 Geitaskard 1 sì no € 200,00 € 50,00

24/06/2018 Bylgjubyggd 2 Brimnes Hotel 625 Ólafsfjörður 2 sì sì € 238,00 € 60,00 25/06/2018 Hraunbrún Hlíd Hostel x 3 notti 660 Myvatn 1 no no € 553,35 € 138,33 26/06/2018 idemidem idem 1 no no

27/06/2018 Idem Idem Idem 1 no no

28/06/2018 ÁsbrandsstadirÁsbrandsstadir Cottage 690 Vopnafjörður 1 no no € 205,00 € 51,25

29/06/2018 Lyngási 5-7 Lyngás Guesthouse 700 Egilsstadir 1 no no € 240,00 € 60,00 30/06/2018 Vagnsstaðir Vagnsstadir Hostel 781 Borgarhöfn 2 sì sì € 400,00 € 100,00 01/07/2018 Efri-Vík Efri-Vík Bungalows 880 Kirkjubæjarklaustur 2 sì sì € 400,00 € 100,00

02/07/2018 Rangarbakkar 6 Cafe Arhus Hella x 2 notti 850 Hella 1 no sì € 324,00 € 81,00

03/07/2018 Idem idem idem 1 no sì

04/07/2018 Ásabraut 15 Anita´s Guest House 240 Grindavík 2 sì no € 180,00 € 45,00 05/07/2018 Grindavik Volo per Italia

Itinerario dettagliato

18/06/2018: VOLO BOLOGNA H 18:50 ARRIVO A LONDRA H 20:10

Alle ore 15,30 Mara passa a prenderci per andare a Bologna. Arriviamo al parcheggio prenotato con Internet www.Looking4Paeking.com noreply@looking4.com € 87 . Con la navetta ci portano davanti all’ingresso dell’aeroporto. Mara ieri aveva fatto il check-in ma dobbiamo passare ugualmente al check-in per imbarcare i bagagli di Isa e Mara e la valigia con un po’ di viveri direttamente per l’Islanda. Anto ed io abbiamo solo il bagaglio a mano. Voliamo con la British-Airways. Arriviamo a Londra ritiriamo solo i bagagli di Isa e Mara poi usiamo per la 1° volta “UBER”. Prenotiamo il taxi e sul cell arrivano le varie indicazioni per identificare il taxi (targa nome autista, tutto perfetto anche il costo Andata €25,24 Ritorno in aeroporto alla notte 12,60 si paga tutto con Carta di credito anche la mancia. Arriviamo alla casetta che abbiamo affittato vicino all’aeroporto e che per i 2 giorni antecedenti mi inviavano informazioni su come aprire la porta. Sono le 22 e decidiamo di uscire per cercare qualcosa da mangiare, ma non troviamo niente quindi torniamo a casa e ci accontentiamo di un pacchetto di cracker e poi nanna.

19/06: DA KEFLAVÍK AIRPORT PENISOLA DI REYKJANES SELTÚN, LAGO KLEIFARVATN, GRINDAVÍK, (KM 150 GUIDA PAOLA)

Alle ore 4 suona la tromba dell’adunata militare che Anto usa come sveglia, ci rizziamo a sedere sul letto per capire cosa sia e ci mettiamo a ridere, bene la giornata inizia bene. Quando siamo pronte, richiamiamo “UBER” e in 5 minuti arriva il taxi che in 15 minuti ci porta in aeroporto. Imbarchiamo i bagagli di Mara e Isa, facciamo colazione e alle ore 07,50 partiamo per la nostra meta. Arrivo ore 09:50 Keflavík Airport, ritiriamo i bagagli e all’uscita troviamo l’autista che con la navetta ci porta all’agenzia di noleggio per ritirare l’auto. Abbiamo prenotato con Rentalcars in febbraio ma la Rentalcars ha passato la commissione alla Procar e abbiamo un po’ di problemi per l’assicurazione. Cmq alla fine dopo un paio di ore e aver controllato e fotografato l’auto, una Dacia Daster 4×4, iniziamo la nostra avventura. L’aeroporto si trova a nord della penisola di Reykjanes, perciò la visitiamo subito. Impostiamo il nostro navigatore Garmin che ci accompagnerà per tutto il viaggio.

Attraversiamo alcuni paesini di pescatori e arriviamo a Garour dove vediamo il nostro primo faro. Facciamo un po’ di spesa e poi scendiamo sulla 425 e arriviamo al faro di Rykjanesviti, il più antico d’Islanda, risalente al 1878, che domina un bel tratto di costa caratterizzato da intriganti scogliere. A poche miglia dalla costa notiamo un’isola che assomiglia alla nostra Pietra di Bismantova. Arriviamo alla Guest House di Grindavik (senza navigatore o google maps non l’avremmo trovato di sicuro). Abbiamo prenotato questo ostello sia per la prima che per l’ultima notte.

Sistemiamo i bagagli e visto che è presto, in auto andiamo a fare un giro. Riprendiamo la 425 e dopo alcuni km deviamo sulla S.42 dove arriviamo all’area geotermale di Krýsuvík, nella quale risaltano le sorgenti solforose e gorgoglianti di Seltún, mentre il cielo si va rapidamente annuvolando. Da un comodo parcheggio partono alcune passerelle in legno che portano a camminare tra fosse fangose e svariate fumarole, questo perché la temperatura nell’immediato sottosuolo arriva a duecento gradi e l’acqua bolle quando emerge dal terreno. Un terreno che grazie alla presenza di svariati minerali assume fantasiosi riflessi iridescenti, dando vita ad un paesaggio dall’aspetto dantesco. Con ancora l’odore dello zolfo nelle narici ci spostiamo poi di un solo chilometro al laghetto vulcanico di Grænavatn, dalle acque insolitamente verdi-azzurre, causa la presenza di minerali e alghe termofile. In auto arriviamo fino all’interessante lago Kleifarvatn, circondato da severi paesaggi vulcanici. Arriviamo fino alla S:41 poi S. 43 dove passiamo davanti al Blaa Lònio, non ci fermiamo perché siamo stanche ed è tardi, ma notiamo una moltitudine di bus e auto parcheggiate. Torniamo in ostello alle 21 e Mara ci prepara spaghetti con un preparato di aglio, olio e peperoncino, ma non conoscendo la potenza degli ingredienti della bustina è talmente piccante che io non riesco a mangiarli. Abbiamo impestato talmente tanto l’ambiente di aglio che gli altri ospiti, tossiscono tutti. Prepariamo il tour per domani e poi a letto alle ore 23. Alle finestre non ci sono né tende né tapparelle e penso di fare fatica a dormire visto che c’è ancora il sole, invece siamo talmente stanche che poco dopo crolliamo.

20/06: DA GRINDAVÍK> HOFGARDAR (KM 400, GUIDA MARA)

Costa di Krýsuvíkurberg Circolo d’Oro vulcanico di Kerið, cascata di Gullfoss, Geysir, parco Nazionale di Þingvellir, Staðarstaður

Oggi sole splendido tutto il giorno

Sveglia alle ore 6 con la solita tromba. A Isa suona l’allarme a casa e fatica un po’ a sistemare le cose da lontano. Prima colazione autogestita, prepariamo anche i panini per mezzogiorno e poi Partiamo, con tutti i bagagli al seguito, dall’Anita’s Guest House per la prima vera tappa itinerante del viaggio, una tappa anche piuttosto impegnativa. Prima tappa sulla 427, facciamo una deviazione a destra e imbocchiamo un impervio sterrato che dopo 3 km di sterrato e un guado fantastico (Mara aveva giurato che non guadava fiumi, ma siamo riuscite a convincerla), ci porta allo spettacolare tratto di costa di Krýsuvíkurberg, dove imponenti scogliere nere si ergono davanti agli impetuosi flutti dell’Oceano Atlantico. Molti uccelli che nidificano fra le rocce, pecore con agnelli che pascolano attorno a noi. Scattiamo qualche doverosa foto e poi torniamo sulla S.427.

Arriviamo così sulla Hringvegur, la strada numero 1, che fa tutto il giro dell’isola, e ne percorriamo un breve tratto verso oriente, poi prendiamo la via dell’interno sulla strada numero 35. Dopo un’altra manciata di chilometri giungiamo infine nel parcheggio prospiciente l’antico cratere vulcanico di Kerið, ci avviamo verso la sommità del cratere di Kerið, che, formatosi circa 6.500 anni fa, ha un’ampiezza che varia dai 170 ai 270 metri ed una profondità di 55, con all’interno un azzurro laghetto. Le sue pareti sono poi formate da roccia vulcanica rossastra, tappezzate di verdissima vegetazione. Un bel quadro d’insieme. Facciamo ritorno all’auto per riprendere l’itinerario. Continuiamo sulla strada numero S.35 fino al parcheggio presso la grande e famosa cascata di Gullfoss, prima irrinunciabile sosta lungo il cosiddetto Circolo d’Oro (noto percorso turistico che si dipana nei dintorni della capitale). possiamo ammirare lo spettacolo delle fragorose acque del fiume Hvitá, che si gettano con un doppio salto di 32 metri in uno stretto canyon formando la cascata di Gullfoss (la cascata d’oro), forse la più famosa d’Islanda. È davvero impressionante la quantità di vapore acqueo che si sprigiona dalle tumultuose rapide. Riprendiamo l’auto e arriviamo alle 11 nella località di Geysir per l’esplorazione della zona, a cominciare da alcune ribollenti pozze di fango per arrivare poi di fronte allo Strokkur, il più attivo dei geyser d’Islanda, attorniato da tanti turisti che ne attendono l’eruzione… e lui non si fa certo desiderare, perché ogni 5/10 minuti spara il suo potente getto d’acqua fino ad un’altezza di trenta metri… stupefacente! Riprendiamo la S.35 e dopo pochi km ci fermiamo lungo un fiume dove mangiamo i nostri panini in una tranquillità surreale, clima ottimo e sole splendido. Riprendiamo il nostro programma verso la prossima meta.

In questa maniera, dopo meno di un’ora, giungiamo nell’aera del Parco Nazionale di Þingvellir, che è il sito storico più importante di tutta l’Islanda, nonché un luogo immerso nella sorprendente natura di questa terra ubicata ai confini del mondo. Þingvellir si trova fra le zolle tettoniche europea e nord-americana, così tutta la zona è percorsa da profonde spaccature e fenditure del terreno, e proprio dalle suggestive falle piene di limpida acqua di Flosagjá e Nikulásargjá cominciamo la nostra perlustrazione del parco, per passare poi, nelle vicinanze, alla caratteristica Þingvallakirkja, una delle prime chiese islandesi, risalente al XI secolo, anche se l’attuale struttura è di fattura ottocentesca. Scendiamo, fra due ali di roccia all’interno dell’Almannagjá e lì camminiamo fino alla storica rupe di Lögberg (la roccia della legge), alla cui base si riuniva, fin dal 930 d.C., l’Alþingi, il primo parlamento democratico del nord Europa. Qui notiamo il punto esatto in cui si teneva annualmente l’assemblea, contrassegnato con la bandiera islandese. Riprendiamo l’asfalto verso ovest e arriviamo al mare e alla strada numero 1 praticamente nella periferia settentrionale di Reykjavík e da lì andiamo verso nord lungo la costa. Attraversiamo il profondo Hvalfjörður mediante un tunnel sottomarino (a pagamento) e continuiamo sulla Hringvegur per qualche decina di chilometri, fino a svoltare sulla sinistra lungo la strada numero 54, che va verso la penisola di Snæfellsnes.

Facciamo una piccola deviazione, seguendo il breve sterrato che porta alla base di Gerðuberg Cliffs, una strabiliante sequenza di colonne basaltiche, alte fra i 7 e i 14 metri, formatesi in seguito al brusco raffreddamento in mare di un’antica colata lavica. Alle ore 17 arriviamo alla Guest house, sono bungalow sul mare con intorno niente. Scarichiamo i bagagli e torniamo indietro di un paio di km per vedere delle foche sugli scogli. Vediamo in lontananza il bellissimo ghiacciaio Snæfellsjökull che si riflette al sole e che sovrasta il grande vulcano che domina questa regione. C’è la bassa marea e camminiamo tra le alghe, ad un certo punto un uccellino comincia a svolazzarci intorno e a cinguettare, appena ci allontaniamo capiamo che ci sgridava perché abbiamo sfiorato il nido dove custodisce i suoi cuccioli. Torniamo alla Guest House e Mara ci prepara un risotto con burro e parmigiano portato da casa. Prepariamo il tour di domani e poi a letto.

21/06: DA HOFGARDAR PENISOLA DI SNÆFELLSNES, RAUÐFELDSGJÁ, ANARSTAPI, BIRKIMELURALFTALAND (KM 330, GUIDA PAOLA)

Meteo: nuvoloso e vento

Colazione alle 7. Purtroppo oggi il tempo è completamente diverso, nuvoloso e forte vento che non ci permette di vedere niente di quello che ci circonda. Andiamo verso ovest lungo la costa meridionale della penisola di Snæfellsnes, attorniati da intriganti panorami, fra i quali spicca la cascata di Bjarnarfoss, un salto di ottanta metri ben visibile dalla carreggiata. Successivamente arriviamo nella località di Anarstapi, dove si trova un piccolo monumento dedicato a Julies Verne. Poi andiamo in auto fino al porticciolo, caratterizzato tutto intorno da belle conformazioni di basalto, e subito dopo, a piedi, lungo le scogliere a sud dell’abitato dove si trova uno scenografico arco di roccia detto Gatklettur. Qui fra l’altro abbiamo anche occasione di osservare l’aggressività delle sterne artiche, che attaccano senza remore chiunque provi ad insediare il loro territorio. Lasciata Anarstapi ci spostiamo quindi di pochi chilometri verso occidente fino allo spettacolare tratto di costa di Lóndrangar, caratterizzato da alte scogliere popolate da una ricca avifauna e da due enormi pinnacoli rocciosi (alti 61 e 75 metri) che la tradizione popolare identifica come un tempio degli elfi.

Dedicato il giusto tempo anche a questo luogo seguiamo poi le indicazioni che ci portano al parcheggio nei pressi della spiaggia di Djúpalónssandur. Qui osserviamo alcune suggestive formazioni rocciose, fra le quali un grande arco, ma soprattutto la desolante distesa di sabbia nera, disseminata ancora dei detriti del motopeschereccio inglese Eding, che vi fece naufragio nel 1948. Dal mare di fronte emergono alcuni faraglioni e all’ingresso della spiaggia si notano ancora oggi le “quattro pietre del sollevamento”, mediante le quali, nei secoli scorsi, veniva provata la forza degli aspiranti marinai. È affascinante. Il panorama è fantastico anche se mutilato dall’assenza del grande vulcano Snæfells, che se ne rimane costantemente nascosto sotto le nuvole.

Poco più tardi, deviando sulla strada secondaria numero 579 conquistiamo anche l’estrema punta occidentale della penisola di Snæfellsnes, dove si trova la bella spiaggia dorata di Skarðsvík e più avanti, al termine di un accidentato sterrato, le impressionanti e scure scogliere di Svötuloft, caratterizzate da un enorme arco di roccia e sovrastate da un appariscente faro color arancione. Riguadagnato il principale nastro d’asfalto cominciamo a risalire la penisola sul suo lato settentrionale e quasi alle 14:00 ci fermiamo a pranzare, con i nostri panini, nell’area di sosta prospiciente la celebre cascata di Kirkjufellsfoss. Andiamo anche al museo dello squalo di Bjarnarhofn dove assaggiamo un piatto tradizionale islandese, la famosa carne di squalo fermentata che viene ingoiata con un bicchierino di grappa islandese. L’assaggiamo tutte e 4 ma non racconto le espressioni dei vari visi. Quindi partiamo per intraprendere il lungo trasferimento di fine giornata, perché avendo scelto di non prendere il traghetto che attraversa il vasto Breiðafjörður dovremo percorrere quasi 300 chilometri di strada, in gran parte sterrata, per giungere a destinazione. In questo modo risparmiamo un bel gruzzoletto, ma soprattutto abbiamo la possibilità di godere di bellissimi scorci panoramici sull’incredibile serie di fiordi che si susseguono lungo la strada numero 60. Arriviamo all’ostello alle ore 19 Ceniamo nella cucina della struttura poi a letto.

22/06: DA REYKHÓLAR, ÍSAFJÖRÐUR SÚÐAVÍK SPIAGGIA RAUÐASANDUR, BIANCA SPIAGGIA DI BREIÐDVÍK, SCOGLIERE DI LATRABJARG, PATREKSFJÖRÐUR, CASCATA DI DYNJANDI, ÞINGEYRI. KIRKJUBÓL (km 500, guida Mara)

Sveglia prestino e dopo colazione e la preparazione dei panini, the e caffè per la giornata, partiamo. Seguiamo la linea costiera verso ovest sulla strada numero 62 fin quando quest’ultima non si avventura su di un piccolo passo montano, che ci porta ad affacciarci dall’alto sul Patreksfjörður, primo fiordo occidentale della serie, letteralmente invaso da un mare di nuvole basse, che creano un effetto straordinario. Lungo la strada non troviamo nemmeno un negozio dove prendere dell’acqua e l’unico distributore è a secco di carburante. Perciò invece di deviare sulla S.612 continuiamo fino a Patreksfjorour. Incontriamo solo capre e una decina di auto ma la strada è ottima, il panorama è bello ma veramente desolante. Torniamo indietro fino al bivio con la s.612 e ci avviamo così lungo la sponda meridionale del fiordo e dopo pochissimi chilometri incontriamo, arenato sulla battigia, il relitto arrugginito del peschereccio Garðar, natante a vapore costruito oltre cento anni fa e qui abbandonato nel 1991, conferisce al luogo un aspetto spettrale. Dopo altri quattro chilometri deviamo poi verso l’interno sulla strada sterrata 614, che scavalca le montagne e giunge alla spiaggia di Rauðasandur. L’arrivo dall’alto sul vastissimo arenile, scendendo ripidi e stretti tornanti, è indimenticabile (soprattutto per la nostra autista che è stato forse il pezzo di strada più impegnativo di tutto il viaggio) l’immensa distesa di sabbia rossa si fonde magistralmente col blu dell’oceano in una sorta di abbraccio fra gli elementi, perché il mare penetra sulla terra formando una laguna e lembi di terra si spingono al largo dando vita a sfumature di colore quasi irreali. Ammaliati dallo spettacolo scendiamo sulla sinistra dell’insenatura, dove si trova uno spartano campeggio, e lì c’incamminiamo sulla spiaggia per giungere fin sulle rive dell’oceano, nel magico silenzio di questo luogo, violato solo dallo sciabordio delle onde. Purtroppo il vento e la pioggia ci costringono a lasciare questo posto un po’ frettolosamente. Torniamo indietro per la stessa via e scavalchiamo nuovamente le montagne, poi continuiamo sulla riva del Patreksfjörður verso occidente.

Anche questa strada diventa sterrata e fra grandiosi scenari arriviamo alla bianca spiaggia di Breiðdvík, nella cui solitudine spicca una caratteristica chiesetta, quindi proseguiamo fino al punto più occidentale d’Europa (se si escludono le Isole Azzorre), dove si trovano le strabilianti scogliere di Latrabjarg, le cui altezze variano dai 60 ai 440 metri! Dal parcheggio nei pressi del faro percorriamo a piedi un buon tratto delle falesie, che hanno una verticalità impressionante e offrono scorci davvero mozzafiato. Gli anfratti e le sporgenze delle scogliere sono poi abitati da tanti volatili, ma non riusciamo purtroppo a scorgere nessun esemplare di pulcinella di mare, simpatico uccello che è un po’ il simbolo delle coste islandesi.

A questo punto della giornata torniamo inevitabilmente sui nostri passi lungo tutto il Patreksfjörður, che subito dopo risaliamo sull’altra sponda fino all’omonimo paese. Alla ripresa delle ostilità con i tracciati impervi di queste terre superiamo un valico e ci affacciamo sullo stretto Talknafjörður, poi ne superiamo un altro e planiamo, ormai persi in un labirinto di mari e monti, sul paese di Bíldudalur, da dove prendiamo a seguire l’accidentata strada 619, che corre sulla riva meridionale del vasto Arnarfjörður, a detta della guida, forse, il più bel fiordo della regione.

Fra innumerevoli saliscendi, alte montagne e lussureggianti valli, la strada bianca 619 costeggia per oltre venti chilometri l’Arnarfjörður, offrendo a tratti scorci entusiasmanti, e arriva nella sperduta località di Selárdalur, continuiamo a seguire la via principale, che si fa sterrata e sale vertiginosamente per poi calare, nell’infinito caos di acqua e roccia, e ancora risalire, fra vette nelle quali risalta ancora qualche traccia di neve. Infine scendiamo a picco sul Borgarfjörður, in fondo al quale si trova la meravigliosa cascata di Dynjandi. Dynjandi in lingua islandese significa tonante, come l’impeto con cui scende l’acqua sul fianco della montagna creando una serie spettacolare di cascate, fra le quali il magnifico salto principale, che si apre a ventaglio con una larghezza che varia dai trenta ai sessanta metri. Nel parcheggio notiamo che tutte le auto sono letteralmente sporche di melma a confermare la tremenda giornata appena trascorsa, perciò prima di arrivare all’ostello ci fermiamo a fare rifornimento e lavare l’auto. In quasi tutti i distributori di carburante si trova il lavaggio per auto. Arriviamo in ostello alle ore 20.

23/06: DA KORPUDALUR A BLONDUOS (KM 500, GUIDA PAOLA)

Meteo: nuvoloso ma non piove

Prende il via oggi la tappa più lunga del viaggio, più che altro di trasferimento, dai fiordi occidentali alla regione centro-settentrionale

Sveglia ore 5,30 e partenza ore 6.45. Una lunga galleria di 6 km gratis a corsia unica ma con doppio senso di marcia e ogni tanto soste per chi transita da est a ovest (attenzione al limite di velocità perché sono molto rigorosi) ci porta al paese di Ísafjörður, ubicato su di una diramazione dell’Ísafjarðardjúp, il più vasto dei fiordi occidentali. Da Ísafjörður un’altra manciata di chilometri ci fa arrivare nella località di Súðavík prima di tutto passiamo dal vicino Centro per la Volpe Artica, istituito per studiare e proteggere quello che è, in pratica, l’unico mammifero terrestre autoctono dell’Islanda. Il centro è ancora chiuso, ma nel recinto adiacente possiamo notare la presenza di almeno due cuccioli. Subito dopo cominciamo a percorrere la strada numero 6, che segue verso sud-est tutte le infinite ramificazioni dell’Ísafjarðardjúp, purtroppo in assenza di un bel sole, ma almeno non piove e il panorama è da mozzafiato. Ad un certo punto incontriamo un cartello turistico che indica la possibile presenza di foche nel tratto di mare antistante, allora ci fermiamo. E infatti ci sono, anche numerose, seppure piuttosto distanti dalla riva. Scattiamo qualche foto, compriamo anche della marmellata che si trova sopra un tavolo nel parcheggio a disposizione dei viaggiatori, lasciando una cifra, assaporando la gradita esperienza fuori programma, e poi proseguiamo. Dopo oltre 150 chilometri dalla partenza usciamo dal grande fiordo, ma per uscire dalla regione e riguadagnare la numero 1 ce ne sono almeno altrettanti. Incontriamo un convoglio di camper francesi. Poco dopo mezzogiorno eccoci finalmente sulla Hringvegur, però ne percorriamo solo una trentina di chilometri in senso orario, quindi deviamo sulla sinistra verso la penisola di Vatnsnes, famosa per le sue colonie di foche.

Ci fermiamo a pranzare nel paese di Hvammstangi dove troviamo finalmente un negozio per fare spesa. Seguiamo la strada sterrata 711, che corre lungo la costa, e poco dopo arriviamo ad un punto di osservazione delle foche, ben segnalato. Dopo una passeggiata per vedere le foche torniamo sui nostri passi e riprendiamo il giro della penisola fino a giungere nel parcheggio presso il gigantesco faraglione di Hvitserkur. Qui lasciamo l’auto e a piedi scendiamo alla spiaggia per osservare da vicino questa conformazione basaltica, che s’innalza per 15 metri a pochi passi dalla battigia. Riguadagnata ancora la numero 1 troviamo il solito distributore N 1 dove facciamo rifornimento e laviamo l’auto. Proseguiamo spediti verso est e alle ore 19 arriviamo in hotel dove mangiamo in camera con panini perché non c’è l’uso della cucina e siamo troppo stanche per uscire a cercare.

24/06: DA BLÖNDUÓS>BYLGJUBYGGD ÖLAFSFJÖRÐU (KM 230, GUIDA MARA)

Meteo: sole

Sveglia alle 7.15 e dopo colazione partiamo Riguadagnata ancora la numero 1 la percorriamo spediti verso est, poi la abbandoniamo nel villaggio di Varmahlið per andare a nord lungo la 75, che ci permette di fare una buona visita del sito di Glaumbær, dove è stata ben recuperata una tradizionale fattoria di torba, risalente al XVIII secolo. Sempre sul posto si trovano due belle case in legno del secolo successivo e nei pressi della vicina chiesetta un piccolo monumento che ricorda Snorri Þorfinnsson, fortuna che siamo arrivati presto perché poco dopo arrivano pullman di turisti. Proseguiamo sulla strada numero 76, che s’inoltra lungo la costa della grande penisola di Tröllaskag fiancheggiando splendidi panorami. Arriviamo così nel remoto paese di Siglufjörður e poi alle ore 13 a Dalvik, appena in tempo per poter partecipare all’escursione di whale watching, delle ore 14. Mangiamo qualcosina e poi ci infiliamo le tutte termiche e con un pulmino ci portano al molo dove è ormeggiata l’imbarcazione che ci accompagnerà nella nostra avventura: un peschereccio adattato all’uso turistico, senza posti al coperto. Il silenzio pervade l’ambiente in trepidante attesa, poi un grido dà il via al primo emozionante avvistamento, lo sbuffo, il dorso… e poi l’inconfondibile coda. Bellissimo!! ma è troppo lontana. Poco dopo a pochi metri da noi escono dall’acqua prima col corpo e poi la coda, 2 esemplari magnifici. Siamo tutti eccitati dall’esperienza indimenticabile. Dopo aver fatto anche una piccola esperienza con la canna da pesca, compresa la cattura di un grosso merluzzo, rientriamo all’agenzia e ci cucinano il pesce che abbiamo pescato in mare, veramente ottimo. Torniamo indietro per alcuni km per andare a Ölafsfjörður dove alloggeremo in un bel hotel dove alla sera possiamo partecipare ad un set cinematografico che si sta svolgendo fuori dell’hotel sotto ad una pioggia battente. Stasera siamo in camere separate, io dormo assieme ad Anto.

25/06: DA ÖLAFSFJÖRÐU AL LAGO MÝVATN REYKJAHLÍÐ (KM 260, GUIDA PAOLA)

Meteo: nuvolo poi sole

Alle ore 06,45 sveglia con una chiamata da Celestino lo zio di Anto. Alle 7,40 facciamo un’ottima colazione nell’hotel e poi ripassiamo per la terza volta il tunnel facendo attenzione al limite di velocità e ci fermiamo anche all’agenzia dell’Artic Sea Tours per togliere l’antifurto nelle maglie che ieri aveva comprato Isa. Arriviamo a Akureyri. Seguiamo la Hringvegur verso est, valichiamo un passo sperduto fra le nuvole e poi svoltiamo a destra sulla strada 842 che, piuttosto accidentata, si avventura in direzione dell’interno. Nell’ultimo tratto il tracciato prende il nome di F26 (quindi percorribile solo con mezzi 4×4) e ci troviamo davanti un cancello chiuso e non sappiamo cosa fare, ma arriva un’auto e l’autista scende e apre il cancello e ci fa segno di passare. Arriviamo nel parcheggio presso la cascata di Aldeyjarfoss. A piedi andiamo a vedere questa splendida cascata, originata da un salto di venti metri del fiume Skjálfandafljót in un anfiteatro di colonne di basalto. Il corso d’acqua prosegue poi la sua corsa entro una grande e scenografica ansa. Davvero uno spettacolo.

Torniamo per una strada sterrata parallela alla precedente e arriviamo alla strada numero 1 proprio di fianco alla famosa cascata di Goðafoss (la cascata degli dei), formata dallo stesso impronunciabile fiume di Aldeyjarfoss. Il salto è solo di 12 metri, ma la sua ampiezza lo rende impetuoso e bellissimo, fra l’altro il luogo è anche indissolubilmente legato alla storia d’Islanda perché si narra che intorno all’anno 1000, quando il suo popolo scelse come religione il cristianesimo, l’allora oratore delle leggi dell’Alþingi (tale Þorgeirr) vi gettò i simulacri degli dei nordici, conferendole in pratica il nome. Arriviamo a metà pomeriggio al lago Mývatn, quarto in ordine di grandezza dell’Islanda, attorniato però dai più impressionanti fenomeni vulcanici del paese. Andiamo all’ostello non proprio bello e dopo aver lasciato i bagagli, andiamo in centro per prenotare l’escursione alla gola di Drekagil e cratere Askja per il giorno 27 perché il meteo è migliore. Torniamo in ostello e mangiamo le bistecche di agnello comprate sotto vuoto 2 giorni prima.

26/06: GIRO DEL LAGO MÝVATN (KM 80, GUIDA MARA)

Stamattina non ci alziamo molto presto e dopo aver fatto colazione alle 8,30 partiamo Affrontiamo una piacevole passeggiata in riva al lago Mývatn, attorniati da queste bizzarrie geologiche e poi proseguiamo lungo la sua costa meridionale. Così facendo giungiamo nel piccolo promontorio di Höfði, dove un’altra breve scarpinata, attraverso una selva boschiva, ci porta a scoprire alcuni curiosi klasar (pilastri di lava), che punteggiano il litorale emergendo dalle acque del lago. Ancora una manciata di chilometri e conquistiamo anche il parcheggio presso l’immenso campo lavico di Dimmuborgir, proseguiamo brevemente lungo la strada costiera del Mývatn e poi imbocchiamo sulla destra lo sterrato che ci porta di fronte all’impressionante fenditura di Grjótagiá. Qui la nuda roccia è stata letteralmente spaccata in due dalle forze della natura e si è creata una frattura i cui bordi risalgono verso l’alto a forma di V capovolta. All’interno del crepaccio si sono poi formate alcune suggestive grotte, piene di fumante acqua termale, nelle quali è però vietato bagnarsi. Il luogo, veramente singolare, è stato anche scelto per girarvi alcune scene della serie televisiva “Il Trono di Spade”. Proseguendo sulla Hringvegur per un breve tratto arriviamo quindi alla più nota area geotermale della regione: quella di Hverir. I colori di questa solfatara sono strabilianti, immersa in un paesaggio aspro e dall’aspetto marziano, con la sua dominante tonalità di ocra, è disseminata di bianche fumarole, pozze di grigio fango bollente, gialle colate sulfuree e mille altre sfumature.

Poi raggiungiamo la zona vulcanica di Krafla, una delle più attive di tutta l’Islanda, La zona però si raggiunge con una passeggiata che ci impegna per un paio d’ore e che ci porta al cratere. Se gli inferi esistono non devono essere molto diversi da questo luogo! Torniamo all’ostello e dopo cena, andiamo a passare la serata ai Mývatn Nature Baths, una piccola laguna blu. A questa si accede, in costume, dall’esterno e non è proprio una sensazione piacevole, visto che il termometro segna solo 6 gradi … nell’acqua (a 38 gradi) invece si sta divinamente e vi trascorriamo due rilassanti ore, prima di far ritorno al nostro cottage e concludere questa intensa ma indimenticabile giornata soprattutto per Mara, dato che oggi è il suo compleanno.

27/06: IN MINI-BUS 4X4 – GOLA DI DREKAGIL, CRATERE ASKJA

Meteo: soleggiato

Oggi è il giorno della prevista escursione all’Askja, desolatissima ed immensa caldera situata nel cuore dell’Islanda e raggiungibile per mezzo di alcune accidentate piste, inclusi guadi piuttosto impegnativi. Per questo abbiamo deciso di non rischiare e ci siamo affidati ad un tour operator locale. La sveglia è puntata per le 6:30, prepariamo i soliti panini per il pranzo e All’ora stabilita siamo alla reception per l’appuntamento con il nostro mini-bus 4×4 dell’agenzia Fjallasýn e saliamo subito a bordo. Arriviamo al distributore del paese e carica altri 2 turisti inglesi e insieme partiamo verso est sulla strada numero 1. Seguiamo il nastro d’asfalto per una trentina di chilometri, quindi svoltiamo a destra sullo sterrato F88 e lì vediamo il cartello: Askja 102… sarà lunga!

Ci inoltriamo nella vastissima vallata del fiume Jökulsá á Fjöllum, uno dei più lunghi fiumi d’Islanda, e subito cominciamo ad affrontare accidentati campi di lava, poi arriviamo ad un guado e ad un altro ancora e dopo oltre un’ora di generale sconquasso giungiamo nell’oasi di Herðubreiðarlindir, caratterizzata da muschio, bassa vegetazione ed una sorgente. Lì ci fermiamo un po’ osservando anche l’angusto rifugio di un fuorilegge del XVIII secolo e poi ripartiamo. Facciamo gli ultimi otto chilometri di pista, fino al parcheggio dell’Askja. Attraversando l’enorme colata lavica del 1961 (ultima eruzione in ordine di tempo) e arriviamo al capolinea. Arriviamo circa alle ore 1. Da lì ci sono da percorrere ancora circa due chilometri e mezzo a piedi per giungere al cratere dell’Askja. È però una passeggiata abbastanza agevole, camminiamo in certi punti sulla neve, Alla fine sbuchiamo finalmente sull’enorme cratere, formatosi durante l’eruzione del 1875 ed esteso per ben 11 chilometri quadrati, che attualmente è occupato dalle acque color blu zaffiro del lago Öskjuvatn. Subito a fianco si trova invece il più piccolo e spettacolare cratere di Viti (stesso nome di quello di Krafla), dal diametro di circa 150 metri, che contiene lattiginosa acqua termale a 25 gradi, volendo balneabile.

Torniamo al mini-bus 4×4 per il rientro. Ma dopo appena 8 km arriviamo al rifugio Dreki, nelle immediate vicinanze della gola di Drekagil, che letteralmente significa “canyon del drago causa alcune conformazioni che ricordano questo mitologico animale. La forra rocciosa si estende solo per alcune centinaia di metri e termina con una bella cascata, alla cui base galleggiano tanti sassi di leggerissima pomice. Ora ci sono da percorrere a ritroso i cento chilometri di pista e tutti d’un fiato sono interminabili, così è un sollievo quando, finalmente, riconquistiamo il nastro d’asfalto. Ma sopratutto per riposare le orecchie dall’incessabile chiacchierio dell’autista. Arriviamo a Reykjahlíð alle 17,30 prendiamo l’auto e andiamo a fare rifornimento e spesa. Torniamo in ostello ceniamo e a letto.

28/06: DA REYKJAHLÍÐ LAGO MÝVATN, CASCATA DI DETTIFOSS FIORDI ORIENTALI ÁSBRANDSSTADIR (KM 300, GUIDA PAOLA)

Meteo: Sole e nuvole

Lasciamo dopo colazione l’alloggio più brutto del viaggio e prendiamo verso nord lungo la strada numero 87 per passare dal paese di Húsavík, considerato la capitale del whale watching islandese. Però noi abbiamo già fatto questa esperienza e ci accontentiamo di vedere il centro abitato, con la caratteristica Húsavíkurkirkja, chiesa in legno risalente all’inizio del Novecento. Essendo questa chiusa, cerchiamo di vedere l’interno con manovre non proprio legali, cioè issando una di noi che poi alla fine Anto fa un gran capitombolo senza grosse conseguenze fortunatamente. Inoltre vediamo alcune tipiche costruzioni affacciate sul porto. Quindi proseguiamo con sollecitudine lungo la costa, perché ci aspetta un’altra intensa giornata.

Doppiamo il capo della penisola di Tjörnes e ci approssimiamo ad una vasta zona pianeggiante formata dai detriti alluvionali del fiume Jökulsá á Fjöllum, che qui va a sfociare nel Mar Glaciale Artico. Imbocchiamo la strada sterrata 862, che corre verso sud parallelamente al grande fiume. La percorriamo per una dozzina di chilometri, fino alla deviazione che porta sulle rive del Jökulsá á Fjöllum, nella zona detta Vesturdalur. Lì si trova un parcheggio da dove partono alcuni sentieri escursionistici e noi prendiamo a seguire subito quello segnalato come V-5, che permette di ammirare stupendi panorami sul canyon dove scorre il Jökulsá á Fjöllum e arriva di fronte a due enormi pilastri rocciosi chiamati Karl og Kerling (uomo e donna), che si ergono in un’ansa del fiume, continuiamo per un paio di km, poi torniamo al punto di partenza. Lasciamo euforici la zona di Vesturdalur e riprendiamo il viaggio verso sud lungo la strada 862, fino ad arrivare al punto in cui questa diventa asfaltata e dove si trova il vasto parcheggio presso la famosa cascata di Dettifoss. Una breve scarpinata porta a vedere il più impressionante salto d’acqua d’Europa per portata media (circa 200 metri cubi al secondo). Questo enorme volume di liquido spumeggiante si getta da un’altezza di 44 metri, con un fronte di cento, nel canyon dello Jökulsárgljúfur ed è una vera e propria meraviglia della natura, che cerchiamo di immortalare (per quanto possibile) da ogni angolazione.

Poi c’incamminiamo lungo il corso del fiume verso sud e arriviamo anche alla vicina cascata di Selfoss, più piccola per dimensioni del salto (solo una decina di metri), ma comunque spettacolare per la sua conformazione a ferro di cavallo. Riguadagnata l’auto continuiamo lungo la strada 862 fino ad arrivare all’incrocio con la Hringvegur andiamo per un buon tratto verso est, accompagnati da intriganti panorami, poi deviamo sulla strada numero 85 seguendo le indicazioni per Vopnafjörður e la regione dei fiordi orientali. Arriviamo al cottage molto bello, il titolare non smette di spiegarci come funziona l’interno della casa. Per cena decidiamo di andare in paese, ci fermiamo in una specie di autogrill e mentre mangiamo pesce e patatine, vicino a noi c’è un ragazzo che mi sembra il classico vichingo, quindi gli chiedo se posso fargli una foto e lui mi risponde di no perché è un turista francese. Scoppiamo a ridere per la figuraccia. Stasera lava l’auto Isa e Anto cerca di aspirare l’interno, ma la “fortuna” vuole che non va l’aspirapolvere. Dormiamo alle ore 24 ma sembra che siano le 21 il sole è ancora molto alto nel cielo.

29/06: DA ÁSBRANDSSTADIR A LYNGÁSI 5-7 (KM 327, GUIDA MARA)

Meteo: Sole e molto caldo

Ormai la nostra sveglia rimane alle ore 6,30 e Anto dopo sei volte che suona la sveglia in vari motivi, tra cui l’immancabile tromba, non riesce ugualmente a svegliarsi. Facciamo colazione e poi lasciamo il nostro cottage seguendo la strada che va ad est lungo la costa, una strada che ben presto si fa sterrata. Dopo alcuni chilometri facciamo la prima sosta della giornata per ammirare la bella cascata di Gljúfursárfoss, che si getta da 45 metri di altezza in una piccola gola situata a brevissima distanza dalle rive dell’oceano. Da lì la strada 917 comincia a salire vertiginosamente e scavalca uno spettacolare passo montano ad oltre 600 metri di altezza, fra grandiosi panorami, per poi scendere a picco con pendenze del 18% in direzione della piana formata dal delta dei fiumi glaciali di Héraðssandur e continuare la sua corsa verso l’interno, fino a incontrare nuovamente la numero 1. In breve arriviamo così nell’abitato di Egilsstaðdir e subito dopo ci avviamo lungo la riva settentrionale del lago Lagarfljót che si estende per 38 chilometri ed ha la fama di ospitare, come il più noto lago scozzese di Loch Ness, un terribile mostro chiamato Lagarfljótsormur, avvistato fin dal XIV secolo e per l’ultima volta, pare, nel 2012, quando è stato anche filmato!

Percorriamo il lago in tutta la sua lunghezza, senza vedere purtroppo il mostro, e arriviamo al parcheggio da dove parte il sentiero che porta alla cascata di Hengifoss, la terza più alta d’Islanda con i suoi 118 metri. Ci avviamo, coadiuvati da splendide condizioni meteo, lungo il percorso, che nella sua prima parte è in forte pendenza, almeno fino ad incontrare una prima cascata, quella di Litlanesfoss, uno splendido salto di 35 metri fra imponenti colonne di basalto… Bello! Talmente bello che varrebbe da sola la fatica, ma il nostro obiettivo è Hengifoss, che si vede già in lontananza. Da lì in avanti le vedute sulla verde vallata, con la cascata che si getta in un anfiteatro di rocce striate di rosso, sempre più vicina, sono meravigliose e ad ogni passo verrebbe voglia di fermarsi per immortalarle. Arriviamo così fin dove termina il sentiero, che si perde nell’alveo del fiume, e restiamo per un po’ in contemplazione dinnanzi all’ennesimo spettacolo della natura, poi torniamo estasiati sui nostri passi fino al parcheggio. riconquistato il paese di Egilsstaðir imbocchiamo la strada che va verso i fiordi orientali. Siamo diretti verso il Seyðisfjörður, dove attracca tutte le settimane il traghetto proveniente dalla Danimarca.

Scaliamo un passo montano e osserviamo lo spettacolo del fiordo dall’alto, poi scendiamo a valle, passiamo accanto alla piccola cascata di Gufufoss e arriviamo nel paese di Seyðisfjörður, a detta della guida uno dei più caratteristici di tutta l’Islanda. Infatti nelle strade tutto intorno alla pittoresca Bláa Kirkjan (la chiesa blu) sono disseminate alcune tipiche abitazioni in legno del XIX secolo, che creano quadretti davvero interessanti. Ci fermiamo a bere un caffè e alcuni ragazzini fanno il bagno nelle gelide acque del fiordo, impensabile per noi. Dopo percorriamo lo sterrato che costeggia la riva meridionale del fiordo, fin quasi dove questo termina, godendo di belle viste, quindi non ci resta che lasciare il Seyðisfjörður lungo lo stesso tragitto fin qui seguito e tornare a Egilsstaðir. Andiamo alla reception per fare il check-in della guest house da noi prenotata, ma facciamo fatica a trovarla a causa dei lavori in corso che il navigatore non accetta. Visto che sono le 17 prendiamo l’auto e subito dopo a Egilsstaðir imbocchiamo la strada numero 92 che va a sud, per poi girare a sinistra lungo il percorso sterrato 953 che porta a Mjóifjörður (fiordo stretto). È una strada piuttosto impervia e spettacolare, che si percorre però senza problemi, così, valicato l’ennesimo passo montano dove vediamo laghetti ancora con il ghiaccio, scendiamo in direzione del solitario fiordo passando accanto alla curiosa cascata di Klifbrekkufossar, fatta tutta a gradoni. Appena giunti sulle rive del fiordo cominciamo a percorrerne la sponda settentrionale e quasi subito incontriamo il relitto di un mezzo da sbarco americano (probabilmente trasformato in peschereccio). Ormai divorato dalla ruggine fa ancora bella mostra di sé sullo sfondo di un magnifico paesaggio, con le montagne, nella parte opposta dell’insenatura, ancora in parte ammantate di neve. Arriviamo così a Sólbrekka, in uno dei più piccoli villaggi d’Islanda: un pugno di case, ma non ci fermiamo e proseguiamo ancora sull’unica strada del Mjóifjörður, fino allo sperduto faro di Datalangi. Torniamo per la stessa strada sterrata e molto malmessa alla nostra guest house. Arriviamo alle ore 22 stanche ma contente dell’ennesima prova superata.

30/06: EGILSSTAÐDIR>VAGNSSTADIR HÖFN (KM 400, GUIDA PAOLA)

Meteo: mattina nuvolo e pomeriggio pioggerellina

Dopo la solita colazione lasciamo Egilsstaðdir e visto che la giornata è bella facciamo la strada costiera compreso i fiordi meridionali. Ci fermiamo a dare un’occhiata alla cascata di Folaldafoss, un salto di una ventina di metri del fiume Berufjarðara, e più avanti, tornati sulla numero 1, anche la cascata di Sveinsstekksfoss. Entrambe carine, ma sicuramente di seconda fascia. La principale strada d’Islanda corre ora sulle rive dell’oceano e passa in un tratto di costa moto bello (la costa di Lækjavík), con alte montagne di contorno e anche un bel faraglione, ma le nuvole e il grigiore non gli rendono giustizia. Tornando a macinar chilometri giungiamo nel paese di Höfn, la superiamo e arriviamo alle ore 19 all’ostello. Mara ci cucina ½ kg riso con beacon molto buono e poi a letto.

01/07: DA HOFN A EFRI-VÍK BUNGALOWS: KIRKJUBÆJARKLAUSTUR (KM 200, GUIDA MARA)

Sveglia alle 6,30 poi dopo un’abbondante colazione in bungalow. Partiamo lungo al numero 1 verso sud-ovest, fino alla laguna di Jökulsárlón.

È davvero uno spettacolo! In più c’è la bassa marea, che favorisce l’uscita degli iceberg in mare e nella spiaggia nera ci sono tantissimi blocchi di ghiaccio, anche di grandi dimensioni, fra i quali ci soffermiamo a lungo. In questo modo dedichiamo un’ora abbondante alla laguna. Riprendiamo il viaggio per concentrarci sulle visite di giornata.

Cinquanta chilometri dopo Jökulsárlón deviamo sulla destra lungo la strada sterrata che porta nei pressi della laguna glaciale di Svinafelljökull, alla quale si arriva con una breve passeggiata. Ci si avvicina parecchio e al suo cospetto la grande massa di ghiaccio fa davvero impressione, incute quasi timore. Subito dopo ci spostiamo al vicino e grande parcheggio dal quale parte il sentiero che porta alla celebre cascata di Svartifoss. Ci sono da percorrere a piedi quasi due chilometri in salita, ma ne vale assolutamente la pena. Prima si incontra un’altra cascata (Hundafoss), poi in lontananza s’intravvede Svartifoss, che a primo acchito può anche deludere perché appare quasi come un insignificante rivolo d’acqua. Ma non è tanto per la portata o per l’altezza del salto (20 metri) che la cascata va famosa, quanto per la sua straordinaria ambientazione, infatti si getta in un anfiteatro quasi perfetto, interamente formato da nere colonne di basalto in posizione verticale. Così quando giungiamo dinanzi a Svartifoss ne restiamo ammaliati e ci attardiamo ad osservare quell’ineccepibile quadretto fatto di elementi primordiali sapientemente modellati da madre natura! Visto che sono le ore 13 ci fermiamo a mangiare al parcheggio (che si paga tramite carta di credito e che arriva una e-mail di conferma) Quindi riprendiamo a percorrere la strada numero 1 verso occidente.

Dopo svariati chilometri attraverso il desolante Skeiðarársandur, una vasta regione piatta e desertica formata dai detriti dei fiumi e dalle devastanti alluvioni dovute alle eruzioni dei vulcani posti sotto la calotta glaciale, giungiamo prima in vista e poi alle pendici dell’imponente sperone roccioso di Lómagnúpur, che svetta, con i suoi quasi settecento metri e la sua forma tozza, sull’intero paesaggio circostante.

Arriviamo al parcheggio presso il sito di Dverghamrar, dove dal terreno emerge una splendida serie di colonne esagonali di basalto, un luogo magico, che la tradizione ritiene essere dimora di elfi e folletti. Vaghiamo per un po’ fra le conformazioni, che a tratti offrono suggestivi scorci, arricchiti in lontananza dalla bella cascata di Foss á Siðu, che si getta da un alto costone roccioso. Cascata che poi andiamo a vedere da più vicino, per assaporarne l’ambientazione fatta di nere rocce basaltiche e verdissimi prati.

Successivamente continuiamo sulla numero 1 conquistando anche il paese di Kirkjubæjarklaustur, dal nome impronunciabile (per gli amici solo Klaustur) e alla sua periferia ci rechiamo a vedere l’interessante cascata di Stjórnarfoss, poi nelle immediate vicinanze le curiose formazioni rocciose di Kirkjugólf. Qui alcune tozze colonne di basalto emergono di pochi centimetri dal suolo e, disposte a nido d’ape, lisciate e cementate dalla vegetazione, in passato hanno anche fatto pensare che fossero l’antica pavimentazione di una chiesa (questo è il significato del nome), anziché un’opera della natura. Stasera ceniamo in un ristorante vicino all’alloggio dove c’è la fila fuori ad aspettare, infatti si mangia bene senza spendere molto.

02/07: DA KIRKJUBÆJARKLAUSTUR, A HELLA (KM 210, GUIDA PAOLA)

Meteo: pioggerellina

Dopo la solita colazione riguadagniamo l’asfalto della Hringvegur, che s’immette subito nella vasta area di origine vulcanica di Eldhraun, enorme campo di lava frutto di una delle più impressionanti eruzioni della storia documentata, risalente al 1783, oggi completamente ricoperto di muschi e licheni. Un paesaggio a tratti surreale, che si estende per ben dieci chilometri. Oltrepassato Eldhraun arriviamo nella località di Vík, famosa per la sua spiaggia nera e le antistanti falesie. Superiamo il paese e seguiamo la strada che ci porta alla vasta spiaggia di Reynisfjara, dominata da un poderoso promontorio roccioso interamente composto da colonne di basalto e in cima alla scogliera riusciamo finalmente a vedere anche le simpatiche pulcinella di mare proprio a pochi metri da noi. Facciamo una passeggiata lungo la spiaggia fino al suo limite orientale, dove si trovano alcuni faraglioni, che però non risaltano a dovere, essendo loro neri sullo sfondo grigio delle nuvole, ci spostiamo poi in auto nella parte più occidentale del promontorio, dove le falesie sono altissime e sovrastate da un grande faro, quindi, a piedi, raggiungiamo il punto dal quale si può ammirare l’eccezionale arco che ha reso famoso il luogo.

Ripresa l’auto, poco dopo affrontiamo la comoda deviazione sulla destra che arriva al ghiacciaio di Sólheimajökull. Questa lingua glaciale non è paragonabile a quelle viste nei giorni scorsi, ma ci ha particolarmente intrigato, perché è facilmente accessibile e ci ha permesso di fare, in tutta sicurezza, qualche passo al suo interno, assaporando l’emozione di camminare fra i primi crepacci. Ripresa strada in breve giungiamo nella località di Skógar e qui andiamo a parcheggiare l’auto proprio di fronte allo Skógar Folk Museum, che però non è il nostro obiettivo (fra l’altro le tipiche casupole islandesi lì ricostruite sono chiaramente visibili, anche se solo esternamente, senza dover pagare il biglietto d’ingresso). In auto ci spostiamo di non più di un chilometro alla più celebre cascata di Skógafoss, Riconquistata la nostra auto riprendiamo strada perché per oggi non è ancora finita. Da Skógar, sul numero 1, percorriamo infatti una trentina di chilometri verso occidente e arriviamo proprio di fronte ad un’altra meraviglia d’acqua: la cascata di Seljalandsfoss.

Da un costone roccioso alto sessanta metri scende un potente getto d’acqua, che anche in questo caso si può osservare da dietro. Lo si fa seguendo un sentiero piuttosto accidentato, lungo il quale un po’ ci si bagna, ma ne vale decisamente la pena perché lo spettacolo è unico e in quei momenti ci si sente quasi parte dell’evento naturale!

A poche centinaia di metri di distanza, nello stesso dirupo, si trova poi la cascata di Glijúfurárbui, che ha una particolarità davvero incredibile, perché giunti quasi al suo cospetto si sente, ma non si vede. Infatti si getta all’interno di una strettissima forra rocciosa e per raggiungerla dobbiamo anche camminare in bilico su alcuni sassi che affiorano dal fiume… così dopo questa piccola avventura possiamo finalmente ammirare la fragorosa massa d’acqua che precipita dentro ad una grotta… un contesto a dir poco sbalorditivo!

Saliamo in auto e ci avviamo verso il nostro pernotto islandese, così intorno alle 20:00 arriviamo nel paese di Hella per prendere alloggio in un cottage del Cafe Árhús Hella.

03/07: DA HELLA, GJÁIN, CASCATA DI HÁIFOSS E HJÁLPARFOSS, HELLA (KM 200, GUIDA MARA)

Sveglia alle 7 poi dopo colazione partiamo per l’ultima escursione impegnativa, lungo la numero 1 verso ovest, ma ben presto svoltiamo in direzione dell’interno imboccando la strada 26 (tutta asfaltata), che poi percorriamo ad imboccare un’altra pista (la 327), che porta alla vallata di Gjáin, con il sole che addirittura fa capolino fra le nuvole. Gjáin è una piccola conca paradisiaca, immersa nel verde, con acqua che scende da tutte le parti e lì possiamo fare una gradevole passeggiata, poi ripartiamo e proviamo ad affrontare un’altra pista molto brutta, la F332, che in sei accidentati chilometri porta al parcheggio nei pressi della cascata di Háifoss, la seconda più alta d’Islanda, con i suoi 122 metri, così partiamo lungo il breve sentiero che porta a vedere la cascata dall’alto.

È un panorama grandioso quello che si dipana ai nostri piedi, con il rumore assordante dell’acqua che cade sul fondo del canyon. Notiamo anche un elicottero in cima ed essendo rosso pensiamo alla Croce Rossa, invece ci dicono che sono turisti che scelgono l’elicottero per visitare i vari siti.

L’ultima cosa che visitiamo in Islanda è la cascata di Hjálparfoss: niente di entusiasmante dopo tutte quelle viste durante il viaggio, ma comunque carina, con la sua ramificazione in due salti divisi da una conformazione di basalto. Torniamo ad Hella. Cerchiamo di finire le vivande che abbiamo e poi a letto.

04/07: DA HELLA, REYKJAVÍK, GRINDAVÍK (KM 140, GUIDA PAOLA)

Meteo: vento e freddo

Ci alziamo con calma e dopo colazione ci dirigiamo verso la capitale. Parcheggio adiacente il Vecchio Porto di Reykjavík. Così facciamo una breve passeggiata sul molo, fiancheggiato da storici edifici sapientemente restaurati, c’incamminiamo quindi verso l’Harpa: strabiliante e modernissima costruzione rivestita di vetri convessi, inaugurata nel 2011, che si specchia sulle acque del prospiciente porto e contiene la sala concerti della capitale. Sempre a piedi andiamo al museo Fallologico poi saliamo fino alla Hallgrimskirkja, grande e moderna chiesa. Da lì ci avventuriamo poi nel piccolo centro storico di Reykjavík, dove si trovano il palazzo dell’Alþingi, ovvero il parlamento islandese e a breve distanza, sulle rive del lago Tjörnin, il Raðhús, moderno edificio che ospita il municipio. Passeggiamo per le vie centrali, fiancheggiate da qualche caratteristico edificio in legno, facciamo le ultime compere. Ultimata la visita alla capitale molto moderna, intorno alle 16:00, ce ne andiamo verso sud lungo la strada numero 42. Ci fermiamo alla laguna blu per vedere gli orari d’ingresso. Raggiungiamo il primo ostello del nostro viaggio. Scarichiamo tutto, la titolare ci impresta l’aspirapolvere per pulire l’interno dell’auto e poi io e Mara andiamo a lavare l’esterno dell’auto per la consegna del giorno dopo. Tornate in ostello Mara e Anto prenotano le terme online per la sera alle 23 perché c’è meno gente e costano meno. Io e Isa rimaniamo in ostello.

05/07: RICONSEGNA DELL’AUTO – H 10:50 VOLO, ARRIVO A BOLOGNA H 23:30

Sveglia alle ore 6, ultima colazione, poi facciamo il pieno del carburante e arriviamo alla Procar dove consegniamo la nostra Dacia un po’ a malincuore, si è comportata benissimo. La controllano, ci danno l’ok e ci accompagnano in aeroporto dove alle ore 10,55 decolliamo per Londra.

Arrivo a Bologna ore 24 e appena abbiamo le valigie telefoniamo al parcheggio che in 10 minuti ci vengono a prendere. Arriviamo a casa circa alle ore 01,30

Fine tour



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