Londra, Islanda e Copenhagen

Viaggio in Islanda (facendo il giro completo dell’isola sulla Ring Road) con stopover in Inghilterra e Danimarca
Scritto da: Lo Svizzero
londra, islanda e copenhagen
Partenza il: 29/07/2016
Ritorno il: 13/08/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Racconto di Viaggio – Londra, Islanda, Copenhagen – di Valter e Jane

Periodo:

Londra dal 29/7/2016 al 31/7/2016

Islanda dal 1/8/2016 al 10/8/2016

Copenhagen dal 11/8/2016 al 13/8/2016

Dopo aver a lungo letto senza mai contribuire al blog “Turisti per Caso”, grazie all’aiuto ricevuto dai racconti di viaggio di molti di voi per i luoghi che ho poi visitato, mi sono finalmente deciso a lasciare anch’io il mio piccolo contributo per una destinazione sensazionale e per il momento ancora un po’ fuori dal giro del turismo di massa.

Per via della complicata situazione internazionale di quest’anno, che ha di fatto escluso alcune delle destinazioni vacanziere più in voga, alcuni avranno sicuramente dirottato le loro preferenze verso altri più inusuali luoghi che in circostanze diverse non avrebbero forse visitato. Alcuni di questi ce li siamo trovati in Islanda, infatti l’ammontare di turisti di quest’anno ha superato i precedenti record. Meglio per gli islandesi che hanno ben ricevuto la valuta straniera, un po’ peggio per la natura e per chi, come noi, ricercava la solitudine degli ambienti un po’ selvaggi e dei grandi spazi.

Ma partiamo dall’inizio.

Solitamente cominciamo a programmare le vacanze estive intorno a dicembre/gennaio.

Dopo esser stati in Giappone l’anno scorso ed aver patito una gran dose di caldo umido, quest’anno abbiamo deciso di andare in un paese più “fresco” ed avendola già valutata come destinazione in annate precedenti, ci siamo decisi per l’Islanda.

Siamo una coppia che preferisce viaggiare in modo indipendente e soggiornare in B&B/fattorie/piccole realtà in modo da avere anche un maggiore “contatto” con la gente del posto, piuttosto che gli ambienti standardizzati delle strutture alberghiere.

Spesso, dove possibile, cerchiamo una sistemazione nei dintorni di dove ci porta il viaggio ma in Islanda non è un’opzione consigliabile. Quando a febbraio abbiamo strutturato l’itinerario della vacanza, abbiamo anche verificato la disponibilità di stanze etc. e ci siamo ben presto resi conto che nell’arco di pochi giorni questa disponibilità si era di fatto dimezzata. Per cui, una volta finalizzato l’itinerario ci siamo anche decisi a prenotare tutti i pernottamenti.

Il problema in questo senso è dovuto al fatto che l’Islanda è un paese fortemente sottopopolato (all’ultimo conteggio gli islandesi erano circa 330.000 con una densità di 3 ab/km², l’Italia 201 ab/km²) e le strutture ricettive a disposizione sono le stesse di anni fa. Non sono quindi pronti a far alloggiare la moltitudine di turisti che li invade in estate negli ultimi anni. Quindi, se avete intenzione di andare in Islanda e non volete dover per forza fare campeggio (soluzione per gli intrepidi: pioggia, vento, freddo…), vi consiglio di prenotare con sufficiente anticipo.

I voli

Al fine di risparmiare qualche soldino e per massimizzare i giorni a nostra disposizione, abbiamo deciso che il nostro itinerario sarebbe stato: Milano-Londra (3 notti), Londra-Reykjavik (10 notti), Reykjavik-Copenhagen (3 notti), Copenhagen-Milano.

Londra

Il 29/7 partiamo quindi per Londra la quale è una città che per nostra fortuna abbiamo già visto in diverse occasioni. E’ sempre una garanzia per la bellezza, l’atmosfera, la varietà. Anche in quest’occasione la giriamo in lungo e in largo, specialmente il primo giorno dove facciamo più di 30 km a piedi per visitare ancora una volta le icone della città (Buckingham Palace, Trafalgar, St. Paul, Victoria and Albert Museum, etc.). Mangiamo a pranzo al mercato di Borough Market, la sera allo street food festival sulla riva del Tamigi.

Il giorno dopo prendiamo la metro ed andiamo a Greenwich e visitiamo il museo del meridiano che è uno dei pochi musei a pagamento di Londra. Ne vale comunque la pena; ben curato e molto interessante, come tutti i musei in Gran Bretagna. Poi mangiamo un ottimo Pie and Mash da Goddards in paese. Non fatevi scappare l’ottimo Cherry Pie dolce.

Girovaghiamo ancora qualche ora tra i fiori del bellissimo parco di Greenwich e poi riprendiamo la metro per andare a recuperare i bagagli e recarci in aeroporto.

L’aereo che ci porterà in Islanda è alle 6:30 ma il check-in è all’infelice orario delle 4 della mattina.

Dormiamo qualche ora al Bloc Hotel che si trova direttamente all’aeroporto di Gatwick.

Islanda: 1/8

Dopo un volo di poco più di 3 ore, arriviamo a Keflavik. Telefoniamo al car-rental dove abbiamo prenotato la nostra macchina tramite il portale Rentalcars.com di cui spesso ci serviamo. L’agenzia di car-rental in questo caso è la “greenmotion”. E qui abbiamo un piccolo problema: veniamo accolti da una signora islandese la quale cerca di spaventarci per venderci una copertura assicurativa supplementare per i danni causati da “sand storms”, tempeste di sabbia. Ribadisco (fermamente) che la copertura assicurativa acquistata tramite il portale rentalcars.com è COMPLETA ma loro sono irremovibili. In questa occasione emerge anche che qualsiasi danno causato all’auto dovrà essere dapprima da me pagato per poi farmi rimborsare dal portale e che comunque, qualsiasi danno ai cristalli non viene coperto da alcuna polizza assicurativa. Mi arrabbio notevolmente (questa è la prima volta che affitto una macchina con condizioni così “scabrose”) ma alla fine decido di segnalare a tempo debito la cosa sul portale e per il momento di non pensarci più.

Prendiamo quindi la nostra autovettura (una Ford Fiesta) e ci dirigiamo a Reykjavik dove passeremo la nostra prima notte all’AirBnB da Elsa a Grottisgata. Elsa si rivela una signora molto sorridente e simpatica (che dopo l’arrabbiatura col car-rental mi fa rilassare) e nonostante l’avessimo un po’ stressata per aver mal interpretato le istruzioni per raggiungerla, ci ha comunque accolti con un gran sorriso ed un abbraccio.

Reykjavik è una città di circa 170.000 abitanti. Per i nostri standard è un “paesone”, con una strada principale dove ci sono i negozi. Degni di nota un’orribile imponente chiesa molto moderna in cemento armato e l’Harpa che è una sala concerti/conferenze tutta in vetro ed acciaio. In sé Reykjavik non è molto interessante e non merita spendervi più di una mezza giornata. In compenso qui mangiamo un ottimo Fish&Chips da un chiosco sulla baia che rivaleggia con i più buoni mangiati in Gran Bretagna !

2/8

Il nostro programma prevede il giro completo dell’Islanda in senso antiorario e ci avvarremo quindi della “ring road” che percorre il paese lungo tutta la costa. Nota a margine: Le strade principali, e quindi anche la ring road, sono ad una corsia per senso di marcia e non mancano, in alcuni punti, di diventare sterrate, la qual cosa ci porterà qualche pensiero riguardo all’auto affittata.

Oggi partiamo alla volta del “Golden Circle”; il parco Þingvellir, la zona di Geysir, le cascate di Gullfoss, Seljalandsfoss e Skogafoss.

Il primo stop, di buon’ora, è nel parco Þingvellir dove abbiamo occasione di vedere la frattura tra la faglia Nordamericana e quella Eurasiatica che crea un “canyon” spettacolare dove, in alcuni punti, si riversano più o meno piccole cascate con un effetto davvero speciale. Qui abbiamo il primo assaggio di quanto questa terra sia veramente selvaggia e le forze della natura così possenti ed incontrollabili. Purtroppo la giornata non è granché, con improvvisi scrosci di pioggia e vento freddo mentre ci dirigiamo verso la zona di Geysir. Qui troviamo diverse pozze di acqua ribollente e le più grandi sono accuratamente segnalate con il nome del geyser. L’attrazione principale è senza dubbio il geyser Strokkur che “erutta” ogni 6/7 minuti una colonna di acqua e vapore alta fino a 30 metri. Poco lontano c’è il geyser “Geysir” dal quale tutti i geyser prendono il nome ma lui “erutta” solo ogni 20/30 anni. Decidiamo di non aspettare e ci dirigiamo verso la nostra prima cascata: Gullfoss. Quando vi arriviamo il tempo si stabilizza un pochino ed esce anche un timido sole. La cascata è magnifica ed imponente e dopo un doppio salto si infila “trasversalmente” in uno stretto canyon. Bellissima. Le goccioline che la cascata solleva ci bagnano ben bene ma grazie all’equipaggiamento antipioggia rimaniamo asciutti.

Riprendiamo la strada ed andiamo verso Seljalandsfoss. Lo stretto sentiero che porta alla cascata passa anche dietro la cascata stessa creando un effetto particolarmente suggestivo. Naturalmente il tempo è peggiorato durante il tragitto ma avremmo comunque dovuto indossare l’antipioggia per camminare dietro la cascata poichè lì ci si bagna decisamente ed il terreno è piuttosto fangoso.

Ci dirigiamo verso la nostra prossima tappa, Skogafoss, nei cui pressi pernotteremo.

Piuttosto inaspettatamente giungiamo nei pressi del vulcano Eyjafjallajökull diventato famoso per aver causato l’interruzione dei voli tra l’America e l’Europa durante la sua eruzione del 2010. Purtroppo le nuvole ce lo nascondono alla vista ma un paio di cartelloni esplicativi ce lo fanno vedere in foto ed informano sugli eventi del 2010. Proseguiamo quindi per arrivare a Skogafoss. Qui giunti, nonostante la pioggerellina e gli spruzzi della cascata, ci inerpichiamo sul ripido ma corto ed agevole sentiero che porta in cima alla cascata e da dove si può godere del verde panorama circostante. Un pasto frugale in un locale nei pressi della cascata e poi ci ritiriamo. Abbiamo qualche difficoltà ad abituarci al chiarore notturno che perdura fino a mezzanotte, ora in cui il sole tramonta senza mai scomparire del tutto fino intorno alle 3, 3 e mezza della mattina per poi ricominciare a salire, quindi dormiamo piuttosto poco.

3/8

Pare che noi ci si alzi decisamente prima della maggior parte della gente e quindi le strade sono sgombre per quasi un paio d’ore prima che il traffico aumenti; noi ne approfittiamo con piacere per fermarci spesso ad osservare e fotografare il panorama per la strada che ci porta verso Vatnajökull, il ghiacciaio più grande d’Europa. Lungo il percorso passiamo attraverso scenari da serie TV; massicci rocciosi puntellati da una miriade di cascatelle, oppure delle distese di un territorio a tratti brullo, desertico, o ancora con strane formazioni sferiche coperte da muschio, fino ad arrivare nella zona di Skeiðarársandur da dove cominciamo a vedere le prime propaggini del ghiacciaio. Ci troviamo in una zona desertica coperta di detriti rocciosi ed in cui fanno bella mostra di sé alcuni cartelloni informativi ed il relitto contorto di un grande ponte spazzato via nel 1996 da un’alluvione causata dal parziale scioglimento del ghiacciaio dovuta all’incremento dell’attività vulcanica sotto il ghiacciaio stesso. Il nostro percorso ci porta a passare nelle vicinanze della cascata Svartifoss la quale è senz’altro la cascata più fotografata d’Islanda con la sua particolare formazione rocciosa a colonne esagonali in basalto e che si raggiunge dopo aver percorso un sentiero piuttosto agevole di un paio di chilometri. Riprendiamo la strada; ancora qualche chilometro e prendiamo una stradina sterrata che ci porta a Svínafellsjökull, una parte del grande ghiacciaio, dove un sentiero pedonale che noi percorriamo solo per poche centinaia di metri, porta sul ghiacciaio. Uno spettacolo affascinante e terribile di enormi blocchi di ghiaccio e fratture. Una lapide ci informa della scomparsa di 2 turisti tedeschi in questo punto del ghiacciaio, mai ritrovati. Torniamo alla macchina e ci dirigiamo verso la laguna ghiacciata Jökulsarlón. Qui ci fermiamo al primo parcheggio prima di arrivare al ponte da dove la laguna ha lo sbocco a mare. Camminiamo per ore lungo la riva della laguna, estasiati dallo spettacolo di innumerevoli iceberg di tutte le dimensioni rivoltarsi sottosopra con un fragoroso schiocco. Poi ci rechiamo alla spiaggia di sabbia nera dove gli iceberg che fuoriescono dalla laguna, spesso si arenano in uno spettacolo surreale in bianco e nero e dove il ghiaccio viene modellato dal mare fino a somigliare a delle futuristiche sculture in vetro. Con l’inizio dell’alta marea, torniamo ancora una volta vicino alla laguna per deliziarci alla vista delle foche che ci vivono mentre pescano i pesci sospinti all’interno del bacino dal riflusso dell’acqua.

Riluttanti a lasciare questa meraviglia, ci dirigiamo verso Höfn che sarà il nostro prossimo stop.

Soggiorniamo in un AirBnB sulla riva della laguna e con una splendida vista sulle 3 bocche del ghiacciaio. Qui facciamo conoscenza con padre e figlio svedesi che stavano facendo il nostro stesso percorso e vediamo i video da loro girati con il drone di tutte le meraviglie fin qui visitate: beh, il geyser visto dall’alto è tutta un’altra cosa !

Ad Höfn consiglio di assaggiare la birra Vatnajökull, fatta con l’acqua del ghiacciaio ed il timo selvatico che cresce nei dintorni; molto buona e particolare.

4/8

Il giorno dopo ci vede in una tappa di trasferimento da Höfn a Seydisfjördur, nella regione Est Iceland, sulla strada che costeggia una mezza dozzina di fiordi; uno spettacolo entusiasmante per la natura selvaggia che ci si apre davanti dopo ogni curva o rilievo. Ci fermiamo brevemente per rifocillarci a Djúpivogur, un paesino carino di circa 400 abitanti e poi proseguiamo fermandoci spessissimo per qualche foto od anche solo per respirare l’aria fresca dei fiordi. Lungo la strada vediamo anche un paio di cervi che però scappano spaventati da un turista che si era fermato prima di noi ed aveva cercato di avvicinarsi un po’ troppo. Passando per Egilsstadir infine raggiungiamo la nostra destinazione. Seydisfjördur è un villaggio che conta circa 600 abitanti, posto all’inizio di un fiordo ed ai piedi di un ripido spuntone di roccia da cui precipita un’incantevole cascatina. Nonostante la pioggia non possiamo farci mancare anche questa bella scarpinata e saliamo fino alla cascata. Stanchi ma soddisfatti ci fermiamo per una gustosa cena ed un’ottima birra da “El Grillo”. Non molte le alternative per dormire in questa zona e noi siamo prenotati al “Nord Marina Guesthouse” che , volendo, mette a disposizione la cucina per prepararsi i propri pasti e dove a turno gli ospiti utilizzano fornelli e pentolame. Vista l’esigua popolazione, in Islanda non ci sono grandi supermercati. Al limite si possono trovare dei “minimarket” con poca varietà e quasi nulla come frutta e verdura; tutto o quasi viene infatti importato e si nota dai prezzi.

5/8

Sveglia di buon’ora, è una bellissima giornata di sole. La sera prima, grazie al Wi-Fi della Guesthouse, abbiamo scoperto che la nostra destinazione del giorno 7/8, l’isola di Grimsey, non è raggiungibile in quanto i traghetti viaggiano solo il Lunedì, Mercoledì e Venerdì e non ci sarà quindi possibile andarvi. Speravamo a Grimsey di vedere i Puffin, i pulcinella di mare, ma dovremo dirottare verso una destinazione alternativa per farlo. Per far ciò torniamo verso Egilsstadir e da lì facciamo una strada quasi del tutto sterrata che ci porterà a Borgarfjördur Eystri dove sembra esserci una colonia di questi uccelli. A circa metà del percorso, in una sterminata pianura deserta di erbacce ed erica, spunta solitario nel mezzo del nulla, un box verde pisello con dentro un distributore automatico di bevande alimentato da una pala eolica ed un pannello solare. Un’idea brillante, anche se magari sarebbe stato meglio una toilette, vista la strutturale mancanza di servizi igienici in Islanda, dovuta senz’altro all’esiguità della popolazione, di locali pubblici e di centri urbani e la cosa risulta problematica soprattutto per le ragazze. Dopo un tempo che pare interminabile per via della strada sterrata dove ogni volta che incrociamo una macchina in senso contrario faccio gli scongiuri che una pietra non danneggi il parabrezza, arriviamo a Borgarfjördur Eystri. Un cartello ci indica di proseguire per altri 5 km fino ad Hafnarhólmi ed infine arriviamo a questo promontorio che si affaccia su una piccola baia (Borgarfjarðarhöfn). Qui non rimaniamo delusi; i Puffin ci sono ed in gran numero. Un cartello ci informa che la colonia di questi simpatici pennuti conta circa 10.000 coppie di uccelli e ci congratuliamo con noi stessi per la tempistica, infatti i Puffin migrano verso sud intorno alla metà di Agosto! Il costone è pieno di buchi dove all’interno, ben nascosti, si trovano i nidi degli uccelli, i quali ne entrano ed escono in continuazione per andare a pesca e tornare con il becco striato pieno di pesciolini con cui sfamare la prole. I simpatici volatili devono essere ben abituati a questi curiosi animali che vanno su e giù per la scaletta puntando verso di loro strani oggetti, e sanno che non hanno nulla da temere. Infatti molti Puffin si pavoneggiano anche a breve distanza da noi incitandoci a scattar loro migliaia di fotografie. Non ci facciamo pregare e ne scattiamo anche noi la nostra bella dose, dopo di che torniamo indietro per la stessa la strada che ci ha portati fin qui e che ha la pecca di essere un “cul de sac” (oltre ad essere sterrata). Sul nostro programma per il resto della giornata avremmo dovuto raggiungere Hraunhafnartangi che è il posto più a Nord dell’Islanda e da dove, tirando un pietra questa ricade al di là del Circolo Polare Artico, proseguire verso la cascata Dettifoss, raggiungere Husavik dove prendere una barca e fare un’escursione di Whale Watching e poi (finalmente) arrivare ad Akureyri dove staremo 3 notti. Ma la diversione per vedere i Puffin ci ha fatto usare del tempo prezioso e quindi rivoluzioniamo il programma tagliando fuori Hraunhafnartangi e con esso circa 400 km di strada. Puntiamo decisamente verso la cascata Dettifoss che raggiungiamo dopo un paio d’ore di strada attraversando una zona montuosa. Qui posteggiamo in un parcheggio strapieno di macchine, seguiamo il sentiero adatto anche alle carrozzelle e dopo poche centinaia di metri ci si presenta davanti la cascata. Ne rimaniamo stupefatti. Una tale potenza. Un fragore assordante. Un volume d’acqua incredibile. Il tutto “condito” da un bellissimo arcobaleno che si forma proprio davanti alla cascata grazie alla splendida giornata di sole. Non possiamo che rimanere estasiati a gustarci lo spettacolo e scattare un numero insensato di fotografie. Nonostante ci si documenti piuttosto bene prima di partire, alcune cose non vengono viste o considerate (come il nostro errore riguardo al traghetto per Grimsey) e quindi è per noi una sorpresa scoprire che a poche centinaia di metri a monte di Dettifoss c’è la cascata Sellfoss la quale precipita nel canyon che darà poi a sua volta vita a Dettifoss. Sellfoss è composta da una moltitudine di sbocchi che formano non una ma decine di bellissime cascate e con un colpo d’occhio impressionante. Risaliamo in macchina e con l’intenzione di approfittare della splendida calda giornata di sole (15-16 gradi), puntiamo verso Husavik per prendere parte ad un’escursione di Whale Watching.

Dopo una 50ina di chilometri su un altopiano brullo e non degno di nota, ci imbattiamo in una zona di fumarole e fanghi ribollenti. Si tratta di Hverir che è ai margini della zona di Myvatn/Krafla il quale non è altro che una enorme caldera ma che visiteremo meglio il giorno seguente. Dopo un paio di foto, facciamo di corsa i 50 chilometri che ci separano da Husavik sperando di essere in tempo per prendere il prossimo battello. Siamo decisamente fortunati; arriviamo qualche minuto prima delle 17 e chiediamo all’ufficio della North Sailing. Il prossimo battello parte proprio alle 17, mentre quello successivo sarebbe partito alle 19 rendendoci impossibile l’uscita (che dura 3 ore) e dopo recarci ad Akureyri per la notte. Paghiamo l’obolo (80€ cad.) e saliamo sul battello. Qui il cortese equipaggio ci fornisce di tute impermeabili per ripararci dagli schizzi del mare e salpiamo con la speranza di vedere almeno una balena. Ad Husavik ci sono 3 compagnie che operano escursioni di whale watching. La più grande è la North Sailing con la quale siamo andati noi e che ha una flotta composta di battelli e caicchi, la Gentle Giant sempre molto grossa e le cui imbarcazioni sono prevalentemente dei gommoni Zodiac ed infine una più piccola realtà con pochi battelli ed un numero limitato di uscite. Il costo è più o meno equivalente per tutte e 3, quindi non ha molto senso cercare di risparmiare pochi euro quanto invece prestare particolare attenzione all’orario ma soprattutto al numero di turisti partecipanti all’escursione in quanto una barca piena di gente garantisce spintoni e cattiva visuale dei cetacei. In questo caso noi siamo fortunatissimi: la barca parte all’orario desiderato ed a bordo ci sono solo 13 persone. Perfetto. La barca ci scarrozza per circa un’ora fino ad arrivare nella zona d’avvistamento dove ci dirigiamo sicuri, anche grazie ai contatti radio con le altre barche che pattugliano continuamente la zona. Oggi ci va tutto bene e riusciamo ben presto ad avvistare 3 balene che si muovono in formazione, cosa piuttosto inusuale per delle megattere ci informa l’equipaggio. Le seguiamo con costanza fino a giungere abbastanza vicino da osservarle bene e scattare delle belle foto. Poi cambiamo direzione per tallonarne un’altra e poi un’altra ancora. Possiamo ritenerci soddisfatti e voltiamo la prua verso la costa. Quando rientriamo sono già le 20 passate e dobbiamo ancora farci almeno un’ora di strada per arrivare ad Akureyri al B&B dove staremo per 3 notti e non vogliamo arrivare troppo tardi per rispetto di chi ci ospita.

6/8

Abbiamo già detto di aver dovuto modificare il nostro programma per non esserci documentati sufficientemente bene sulla destinazione del giorno 7/8, ovvero l’isola di Grimsey. Questa è raggiungibile con il traghetto solo nelle giornate di Lunedì, Mercoledì e Venerdì. Oggi è Sabato e Lunedì abbiamo già in programma uno spostamento piuttosto lungo nella parte dei Westfjórds e dobbiamo quindi rinunciare a visitare l’isola. Se programmate meglio di noi, l’isola è un’oasi naturalistica con colonie di foche e Puffin e non è escluso che durante la traversata si riescano a vedere anche le balene. Il traghetto impiega 4 ore ad arrivare, fa una sosta di 4 ore per consentire la visita dell’isola e poi in altre 4 ore torna indietro. Parte da Dalvik (25 km circa da Akureyri) alle 9 di mattina e costa 38€ a testa. Oggi quindi ci dedicheremo alla visita della zona di Myvatn e domani ci recheremo ad Hraunhafnartangi che abbiamo dovuto tagliare dal percorso il giorno prima.

Myvatn è una zona piuttosto estesa, con al centro un grande lago, e non è altro che una caldera di enormi dimensioni. Proveniendo noi da Akureyri, la nostra strada passa proprio vicino alla cascata Godafoss. Anch’essa è una bellissima cascata la cui acqua nebulizzata si vede già da una notevole distanza. Il parcheggio è vicinissimo alla cascata ed un sentiero con un ponte pedonale consente di camminare da un lato all’altro della cascata per una visuale diversa della stessa. Che dire, la cascata è bellissima ma ci stiamo forse un pò abituando a queste stupende cascate e non l’apprezziamo come meriterebbe. Proseguiamo verso Myvatn e ci fermiamo a Skútustaðagígar. Questi è una zona di “pseudo-crateri”, ovvero piccoli crateri di pochi metri di diametro, formatisi nei passati millenni dal rapido raffreddamento delle bolle di lava quando il gas entrò a contatto con acqua o ghiaccio. Molto particolare; spendiamo un po’ di tempo a camminare da un cratere all’altro. Ripartiti da qui ci dirigiamo a Dimmuborgir dove diversi sentieri si snodano in un grande parco di enormi formazioni laviche di roccia nera e frastagliata. I sentieri sono tutti comodi e ben segnalati con i vari tempi di percorrenza; a voi scegliere quello preferito in funzione dell’allenamento e del tempo a disposizione. Sulla strada che da qui va verso Grjótagjá, prendiamo una stradina seminascosta che porta alla Dimmuborgir Guesthouse dove acquistiamo un filetto di Salmone Affumicato, da loro interamente preparato, affumicato e confezionato. Delizioso e dal gusto pungente. Continuiamo la strada fino ad una deviazione indicata da un cartello e che ci porta fino a Grjótagjá. Questi è una grotta formatasi dal sollevamento di parte del terreno circostante durante una passata eruzione. Piena di acqua calda in cui non è consentito bagnarsi in quanto si trova su terreno privato, è diventata famosa per essere stata luogo di una particolare scena della serie TV “Game of Thrones”. La sosta ed il passaggio sono consentiti per la visita e qualche foto. Proseguiamo e, lasciandoci dietro Hverir che avevamo già visto il giorno prima, saliamo a Krafla. Qui troviamo una centrale geotermica di una certa dimensione, con 2 importanti turbine alimentate interamente dall’energia della terra. Un gratuito centro visitatori ci accoglie offrendoci anche thè e caffè oltre a pannelli multimediali ed una, sempre gratuita, visita guidata. L’Islanda ottiene il 98% dell’energia che le serve da fonti rinnovabili. In questo sono senz’altro aiutati dall’esigua popolazione, dal costante vento, dai numerosissimi fiumi e dalle fonti geotermali. Qui scopro che anche in Italia non ci facciamo sfuggire l’opportunità di sfruttare una fonte di energia praticamente a costo zero con la centrale di Larderello. A Krafla si producono 500 GWh mentre a Larderello ben 4800 (Larderello fornisce energia ad 1 milione di persone, l’equivalente del 10% della produzione di energia geotermica mondiale). Usciti dalla centrale facciamo poche centinaia di metri e ci fermiamo al parcheggio in fondo al sentiero che porta alla fenditura principale e da lì, tra fumarole e pozze sulfuree, seguiamo il percorso che ci porta ad avere una gran bella visuale dell’estensione dell’ultima colata di magma ormai raffreddata. Uno spettacolo davvero infernale. Il tempo però si sta un po’ guastando ed infatti inizia a piovere mentre rientriamo verso l’auto. Nemmeno acceso il motore e ci fermiamo di nuovo per dare un’occhiata al cratere principale di Kafla che è già di una certa dimensione, quasi grande come quello di Vulcano, ma “addolcito” dall’azzurro del lago formatosi al suo interno. Avendo esaurito le cose da vedere qui a Myvatn e non incoraggiati dall’evoluzione del tempo, cogliamo l’occasione per tornare ad Akureyri a riposarci un po’ di fronte ad una bella birra.

7/8

Una parte di Grimsey, l’isola che avremmo dovuto visitare, è al di là del Circolo Polare Artico. Così non è purtroppo per il resto dell’Islanda, anche se il punto più a Nord non ne è molto lontano. Partiamo quindi di buon’ora in direzione di Hraunhafnartangi. Saliamo verso Husavik, passiamo Asbyrgi e fino a Kópasker la strada è scorrevole ed asfaltata. Da Kópasker in poi, è tutta polvere e ghiaia, terreno brullo ed agglomerati di mezza dozzina di case sparsi a diversi chilometri di distanza l’uno dall’altro. Mentre viaggiamo il cielo diventa sempre più coperto, il vento rinforza e le case sempre più rade. Quasi arrivati a destinazione scorgiamo su un’altura delle costruzioni in grandi blocchi di pietra; è l’Arctic Henge, una fantasiosa copia di Stonehenge costruita recentemente ed ispirata ai miti nordici abbinati alle stagioni. Lo giriamo piuttosto velocemente; abbiamo dimenticato di riempirci le tasche di pietre per zavorrarci ed il forte e gelato vento minaccia di portarci via. Proseguendo per i chilometri che ci separano dal punto più a Nord, osserviamo che si fa sempre più evidente la mancanza di cura che viene data all’ambiente dalle comunità che ci vivono. Infatti sulle spiagge giacciono sparse cumuli di legna, rottami, reti da pesca, oggetti scaricati in mare dalle barche ed alghe e, nonostante il forte vento, tutto è pervaso da un puzzo di marcio decisamente disgustoso. Arrivati al cartello indicante Hraunhafnartangi ci fermiamo per il tempo necessario a scattare la foto immortalante il momento del lancio della pietra al di là del Circolo Polare Artico anche se questi si trova in effetti a circa 1km di distanza. Scappiamo via da questo inospitale ambiente e ci dirigiamo verso Sud per la strada che passa lungo la costa lasciandoci alle spalle prima Þórshöfn, poi Bakkafjörður e ci fermiamo per un bagno caldo alla piscina termale di Selardalur. Un paio d’ore a rilassarci, rimandando il momento di uscire dalla piacevole temperatura della piscina al freddo gelido dell’aria all’esterno e poi riprendiamo la strada che ci riporterà ad Akureyri. Giornata piuttosto deludente; in totale abbiamo percorso quasi 800km, visto panorami trascurabili e se l’avessimo saputo prima, ci saremmo senz’altro risparmiati tutte queste ore di macchina.

8/8

Lasciamo Akureyri in direzione Westfjórds. Abbiamo da fare un bel po’ di strada per arrivare alla fattoria Langanes nei pressi della cascata Dynjandi. Dal momento in cui lasciamo Akureyri ci lasciamo anche dietro la stragrande maggioranza dei turisti ed il traffico, piano piano, cala in maniera sensibile. Lungo il percorso passiamo costeggiando molti fiordi, piccoli paesi di 7-8 case e bellissimi scenari. Scegliamo di percorrere la parte sud della penisola e quindi ci riserviamo la parte a nord per il giorno seguente. Lo scenario, mano a mano che ci dirigiamo verso ovest, diventa sempre più selvaggio ma anche dolce, in uno strano connubio che ci fa rimanere incantati. Apprezziamo in particolar modo che questa zona, nonostante la sua bellezza, venga raggiunta solo da circa il 14% dei turisti che vengono in Islanda. Fermandoci più volte lungo la strada per ammirare la natura, raggiungiamo Dynjandi che è già pomeriggio inoltrato. Pensavamo che dopo aver visto tutte quelle meravigliose cascate nei giorni precedenti, un’altra cascata non ci avrebbe impressionato più di tanto. Invece cambiamo idea; Dynjandi è meravigliosa, ma purtroppo gli diamo solo una rapida occhiata perché dobbiamo proseguire per la fattoria dove pernotteremo e che si trova in “punta” al fiordo a circa 12 km da qui. La fattoria Langanes, a detta dei nostri ospiti, è la fattoria più “remota” d’Islanda e non si fa fatica a credergli; in estate ci vuole più di un’ora su una montuosa strada sterrata per raggiungerla, mentre d’inverno rimangono isolati per 6 mesi. Qui veniamo accolti dei bei cavallini, molte pecore lanosissime e da un esemplare di cucciolo di volpe artica tenuto in un piccolo recinto. Il cucciolo è bellissimo ma le nostre facce devono esprimere tutto il disappunto nel vederlo in cattività, ma il padrone della fattoria ci ricorda che le volpi sono predatori e lui deve proteggere i suoi greggi. La mamma è stata uccisa durante una battuta di caccia ed il piccolo verrà allevato “domestico”, fino a quando non deciderà di scappare per seguire il proprio istinto. Sulla spiaggia dirimpetto la fattoria, si riposano tranquille una dozzina di foche grigie ma evitiamo di avvicinarci troppo per non spaventarle. Passiamo una tranquilla serata in compagnia del fattore che ci intrattiene rispondendo alle nostre numerose domande sulla vita in un posto così selvaggio.

9/9

Lasciamo presto la fattoria e ci fermiamo a Dynjandi. Nonostante la portata d’acqua sia una frazione delle cascate viste nei giorni scorsi, questa è affascinante per l’estensione e per il “disegno” a “centrino” che l’acqua forma durante la sua caduta verso il basso. Arrivati in cima assistiamo applaudendo ad una galante proposta di matrimonio formulata in ginocchio e con tanto di anello, da un ragazzo alla sua futura moglie. Il romanticismo non è ancora del tutto morto!

Proseguiamo verso Ísafjorður e qui dopo una rapida visita del paese che si rivela carino, decidiamo di seguire il consiglio del fattore di Langanes e ci fermiamo per pranzo in un ristorantino, senza insegna nè indicazioni (bisogna proprio conoscerlo o non lo si troverebbe mai…). Il ristorante si chiama Tjöruhúsið e vi abbiamo mangiato sicuramente il miglior pesce in Islanda e tra i migliori ristoranti di pesce in assoluto nei quali abbiamo mangiato.

Anche oggi abbiamo un bel tratto di strada da fare per arrivare a Stykkishólmur nei cui pressi soggiorneremo. Lasciata Ísafjorður, il nostro percorso costeggia dei bellissimi fiordi e spesso ci fermiamo per osservare affascinati delle colonie di foche a poca distanza dalla strada. Poco dopo Laugaból tagliamo verso l’interno e ci dirigiamo decisamente verso sud e pian piano che il tempo passa, lo scenario comincia a cambiare. Diventa meno selvaggio, più “normale” e tutt’ad un tratto ci intristiamo per ciò che ci siamo lasciati alle spalle. La regione dei Westfjórds, nonostante il poco tempo in cui ci siamo rimasti, ci ha lasciato dentro qualcosa. Arrivederci Westfjórds, chissà. La strada prosegue e sul tardo pomeriggio arriviamo finalmente a Stykkishólmur. Prendiamo possesso del nostro alloggio affittato con AirBnB, un bel mini-bungalow isolato a 5 km dal paese, pulitissimo e bianchissimo il cui nome è infatti White House. La visita del paese si rivela piuttosto deludente. Niente centro, niente negozi, niente di niente. Solo un ristorante vicino al porto ed il promontorio con il faro sul quale, naturalmente, ci inerpichiamo. Lo stop a Stykkishólmur ci è solo utile come base per visitare la penisola in cui si trova e che visiteremo domani, il nostro ultimo giorno in Islanda.

10/8

Il tempo al risveglio non è dei più promettenti. Il cielo è coperto e la pioggia, quella pioggerellina che bagna, cade inesorabile. Il nostro programma per quest’ultimo giorno dovrebbe spingerci ad ovest, al punto estremo della penisola, per poi ritornare ad est e quindi raggiungere Keflavik. Ben presto realizziamo che il tempo avrebbe fortemente compromesso quanto saremmo riusciti a vedere. Infatti le nuvole basse e la pioggia sempre più insistente non consentono di vedere più in là di qualche centinaio di metri. Realizziamo ora quanto siamo stati fortunati nel nostro soggiorno in Islanda ad aver trovato giornate tutto sommato belle. Avremmo dovuto visitare l’area del vulcano, ma sconfortati, ripariamo nelle caverne di Vatnshellir. Queste sono caverne formate circa 8000 anni fa dal flusso della lava proveniente dal vulcano Purkhólar. Jules Verne le identifica come l’entrata al centro della terra nel suo viaggio fantastico. Usciti dalle caverne la pioggia si è fatta ancor più forte, la visibilità è pessima ed anche dalla macchina non riusciamo a vedere granchè, quindi decidiamo di tornare verso Keflavik senza perdere altro tempo inutilmente. Riconsegniamo l’auto, dove, per fortuna, non riscontrano alcun danno e rientriamo in aeroporto. Il nostro volo è all’una di notte. Speriamo di dormire almeno un paio d’ore sull’aereo.

Prima di passare a Copenhagen, vorrei dare un paio di giudizi e informazioni, cosicchè chi sia solo interessato all’Islanda possa eventualmente anche terminare qui la lettura.

1 – Se pensate di fermarvi in alberghi/B&B/fattorie etc, prenotate con largo anticipo anche per garantirvi i posti migliori e meno cari (febbraio potrebbe essere già tardi!)

2 – Per affittare un’auto, rivolgetevi ad una compagnia internazionale di chiara reputazione e verificate preventivamente tutti i dettagli delle coperture assicurative. Affannarsi per risparmiare poche decine di euro potrebbe equivalere a passare momenti poco tranquilli.

3 – Per il giro che noi abbiamo fatto, 11 giorni sono stati appena sufficienti e confesso che in alcune occasioni abbiamo anche un po’ corso. Se il tempo è limitato conviene forse focalizzarsi su una parte dell’Islanda e poi rimandare il resto ad altra occasione.

4 – Affittare un 4×4 ha poco senso se non forse per sentirsi un po’ più sicuri sulle strade sterrate, ma considerate che si riesce ad andare dappertutto semplicemente prestando una “normale” attenzione alla guida. Per avventurarsi nell’interno dell’Islanda, un “normale” 4×4 potrebbe non essere sufficiente, infatti le compagnie islandesi che propongono escursioni hanno dei mezzi specifici.

5 – Se volete visitare anche l’interno dell’Islanda (oltre al giro che abbiamo fatto noi) mettete in conto di impiegarci almeno 1 altra settimana.

6 – Il compromesso migliore, se fattibile, è andare in Islanda con il proprio camper e con vettovaglie portate da casa. Ci si può fermare praticamente ovunque, gli spazi sono enormi e la sicurezza non è mai messa in discussione. Inoltre non si è costretti a fare delle tappe forzate per raggiungere le camere prenotate e si può decidere di fermarsi e mangiare anche un semplice piatto di pasta dove si vuole e risparmiando notevolmente dato che in Islanda tutto costa molto.

Copenhagen: 11/8

A causa del volo notturno arriviamo molto presto a Copenhagen e dobbiamo attendere che la nostra camera si liberi. Visto che siamo riusciti a sonnecchiare un po’ sull’aereo, ne approfittiamo per iniziare a visitare la città. Dopo avere fatto una sostanziosa colazione in una panetteria con una bella Danish Pastry, cominciamo a camminare verso il centro e ben presto realizziamo che ci siamo spinti molto più lontano di quanto fosse nostra intenzione. Vediamo così, la sirenetta, circondata da crocieristi provenienti dal vicino porto turistico, il palazzo della regina, la cattedrale in stile “San Pietro”, i canali con i palazzi dipinti di tanti colori, il parlamento, il grandioso palazzo della borsa e poi, non possiamo farci sfuggire la salita sul campanile più alto della città. Pranziamo allo street food di Paper Island dove troviamo decine di stand con specialità danesi ed estere oltre ad una vasta selezione di birre locali. Dopo pranzo dobbiamo tornare per prendere possesso della nostra camera AirBnB che si trova nella zona di Nordhavn . E qui la stanchezza comincia a farsi sentire prendendo il sopravvento. Compriamo un paio di cose da mangiare ad un vicino supermercato e dopo una veloce cena andiamo a riposare.

12/8

Con la scusa di vedere anche un po’ il territorio circostante, acquistiamo un biglietto valido 24 ore e dalla stazione di Nordhavn prendiamo il treno per Hillerød dove visiteremo Frederiksborg Slot, il castello di Frederik. Arriviamo ad Hillerød in tempo per un caffè ed un pasticcino che ci gustiamo nella piazzetta centrale del paese, poi ci dirigiamo al castello prendendo la stradina che costeggia il lago. Arrivati all’ingresso del castello, vista la bella giornata, facciamo prima una passeggiatina nel bellissimo parco dietro il castello e ci deliziamo alla vista degli splendidi e ben curati cespugli fioriti.

Addentrandoci vediamo anche cigni, oche, anatre e folaghe oltre a dei carini scoiattoli.

La visita del castello si rivela una vera sorpresa. Abbiamo avuto il piacere di poter vedere alcuni dei castelli più belli d’Europa ma questo si propone per essere tra i primi posti per bellezza. Le stanze riccamente decorate, i quadri, le volte dipinte o intarsiate ed ognuna diversa, gli arredi ed i tendaggi sontuosi, rendono questo castello più bello di molti ben più famosi. Pranziamo ad un ristorantino appena fuori dal castello quando sono già quasi le 15 e la cucina sta per chiudere.

Rientrati a Copenhagen facciamo ancora in tempo a vedere parte del giardino botanico prima che cominci a piovere. Rientriamo all’appartamento e ceniamo in un pub lì vicino.

13/8

Ultimo giorno; nel tardo pomeriggio un volo EasyJet ci riporterà a casa. Cerchiamo comunque di sfruttare la giornata imbarcandoci in un “walking tour” del centro, scegliendone uno dalla guida “Lonely Planet” della durata di 3 ore circa. L’itinerario è preciso e ci porta a vedere molte cose che non avevamo visto il primo giorno. Poi dopo pranzo scegliamo un tour dei canali su una delle imbarcazioni turistiche. La ragazza descrive molto bene quello che vediamo quando ci troviamo a passare nelle vicinanze da un punto privilegiato. Purtroppo, durante il percorso, la pioggia comincia a cadere rovinando un pochino la gita che è tutto sommato molto bella e consigliabile; 10 euro ben spesi. Il tempo a nostra disposizione è terminato ed è ora di recuperare i bagagli per dirigerci verso l’aeroporto.

Arrivederci Copenhagen, sei stata una sorpresa e probabilmente ci rivedremo.

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