Surreale, magica, incredibile… Islanda

Tour on the road (da ovest verso nord) che toccherà gli highlights dell’isola
Scritto da: robor
surreale, magica, incredibile... islanda
Partenza il: 28/06/2016
Ritorno il: 06/07/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
5 anni a girarci intorno: andiamo, non andiamo, costa troppo, bisogna organizzarsi molto prima… e poi? Non ci credo… si parte per l’Islanda. Una settimana è poco lo sappiamo, ma quanto basta per assaporare la bellezza incontaminata di una terra talmente affascinante e come esclameremo più volte io e mia moglie durante il viaggio ”Surreale!”

All’inizio, in base al calendario delle partenze disponibili delle compagnie lowcost e alle prime ferie pianificate, avevamo pensato di andare per la fine di agosto. Poi però, per alcuni incastri lunghi da spiegare, e la possibilità di ammirare finalmente il tanto desiderato sole di mezzanotte, decidiamo di partire a fine giugno. In una calda serata romana prenotiamo in serie volo, auto e una prima bozza di sistemazioni per puntellare il giro che faremo.

Grazie agli orari “estremi” di Vueling avremo a disposizione 7 giorni pieni e, sapendo che avremmo dovuto forzare un po’ la tabella di marcia, decidiamo di intraprendere il giro del ring. Ci costruiamo un tour on the road che toccherà gli highlights dell’Islanda da ovest verso nord in senso antiorario.

Martedì 28 giugno

Si parte! Lasciata la macchina al parking economy di Fiumicino, ci dirigiamo al terminal 3 da dove il nostro volo decollerà in perfetto orario alle 21.10. Volo pienissimo e piuttosto tranquillo. Notiamo subito che volando verso nord il sole e la luce non ci abbandonano mai e sarà così per altri 7 giorni! Atterriamo puntuali poco dopo mezzanotte a Keflavik. Non siamo gli unici ed infatti dobbiamo attendere un pochino al nastro bagagli. Abbiamo appuntamento all’una di notte con l’impiegato della LavaRent. Ci troviamo nell’atrio e in macchina ci accompagna all’ufficio della compagnia per ritirare la nostra fedele compagna di viaggio, una fiammante Yaris bianco neve… Sbrigate le solite formalità (stipuliamo l’assicurazione completa, ma rifiutiamo il navigatore) siamo pronti per raggiungere la nostra sistemazione per la notte: ACE Guesthouse, ad appena 4 km dall’aeroporto. La temperatura è piuttosto frizzante (8°C) e da come ci dice la ragazza che ci accoglie, fredda anche per i parametri dell’estate islandese! Camera con bagno in comune ma molto pulita ed accogliente. Sono ormai le 2 ed ora di andare a dormire, anche se l’emozione e l’adrenalina di essere in Islanda, oltre alla luce per noi insolita, non ci faranno dormire proprio subito…

Mercoledì 29 giugno: Penisola di Reykjanes e Reykjavik

Sveglia alle 8 circa, rapida colazione con caffè e biscotti e via pronti per partire alla scoperta dell’Islanda! Impariamo subito il motto islandese sul meteo…”Non ti piace il tempo? Non preoccuparti! Tra 5 minuti cambierà!” Pioggia, sole, vento dominano la scena in rapida alternanza. Temperatura sempre intorno ai 10 gradi. Partiamo alla scoperta della penisola di Reykjanes per poi arrivare nel pomeriggio a Reykjavik. Il paesaggio lavico si alterna ad ampi pascoli e la strada che corre lungo il perimetro offre continui spunti di osservazione e soste fotografiche. La prima tappa è il faro di Gardur. Il silenzio è rotto solamente dagli uccelli che popolano la zona. La bassa marea permette di fare 2 passi sulla spiaggia. L’Oceano Atlantico e la Groenlandia sono davanti a noi. Proseguendo lungo la strada 45 ci fermiamo alla piccola chiesetta in mattoncini neri di Sandgerdi. Molto caratteristica. Dopo aver fatto un’altra sosta ad un panoramico faro arancione, ci fermiamo al “Bridge between two continents”. Questo è il primo punto di osservazione della rottura della crosta terrestre. Un ponte attraversa la faglia tra la zolla americana e quella eurasiatica. Un paesaggio lavico quasi desertico molto diverso da quello che si potrà ammirare al Pingvellir. Prima di pranzo ci fermiamo a Reykjanesviti, dove sorge il faro principale della penisola. Da un promontorio a picco sul mare si gode di un panorama incredibile su tutto il territorio lavico. Non a caso erano in corso le riprese di un film. Sempre alle pendici di questo promontorio, dopo un assaggio di sterrato che la nostra Yaris affronterà sempre in maniera egregia, si può fare un giro tra le pozze geotermali di Gunnhuver. Insomma in poche decine di kilometri si ottiene un primo formidabile assaggio di cosa sia quest’isola. Pasto veloce in un localino di Grindavik e ci dirigiamo, passando davanti alla Laguna Blu, verso la strada 41 che ci porterà dritti al cuore della capitale in circa 40 minuti. La civiltà e la globalizzazione si impossessano del paesaggio da un momento all’altro. Parcheggiamo nei pressi della Hallgrimskirkja e dopo aver assaggiato un ottimo waffle con un caffè caldo al chiosco sul piazzale antistante la chiesa per riscaldarci dal vento gelido, entriamo per ammirare il magnifico organo che domina la navata principale. La chiesa simbolo di Reykjavik è molto più particolare fuori che dentro, ma vale assolutamente la pena pagare 7€ per salire in cima al campanile (senza alcun controllo, affidati solo all’onestà della gente) e godere di una superba vista a 360° sulla città e i suoi verdi sobborghi. Le case coloratissime del centro sono ancora più vivaci grazie al timido sole che le illumina. Proseguendo la passeggiata lungo la Laugavegur notiamo tanti curiosissimi murales che rendono ogni angolo molto interessante. In pochi minuti si arriva al laghetto Tjornin dove sguazzano felici molte paperelle. Da qui si può ammirare anche il moderno edificio che ospita il municipio di Reykjavik. Infine ci dirigiamo verso la sala concerti Harpa che domina la baia con le sue vetrate scure. La collinetta antistante è il luogo di ritrovo delle migliaia di tifosi islandesi che il giorno prima avevano festeggiato la vittoria della nazionale negli ottavi di finale degli Europei contro l’Inghilterra. Proseguendo sulla passeggiata del lungomare si arriva alla bellissima opera Sun Voyager di Arnason, uno dei simboli di Reykjavik. Punto perfetto per ammirare il tramonto (anche se noi passandoci alle 20 vediamo in realtà un bel sole ancora alto in cielo). Per cena, grazie anche all’aiuto della fidatissima Lonely Planet, ci fermiamo da Svarta Kaffi ad assaporare una buonissima e calda zuppa di verdure accompagnata da una birra, tutto mentre fuori in pochi minuti si passa dal sole splendente ad un bell’acquazzone. Dopo un’ultima fresca passeggiata per riprendere la macchina, decidiamo di ammirare la città da un altro punto di vista, ovvero quello del Perlan, una cupola in vetro posizionata sopra una collina dove sono ubicate le caldaie che riscaldano l’acqua per tutta Reykjavik. Struttura avveniristica e zona piacevole per ammirare altri bellissimi panorami. Passate le 22 e abbastanza stanchi, ci dirigiamo verso l’hotel che abbiamo prenotato per la notte, il T10 Iceland di Hafnarfjordur, un bel sobborgo ad appena 10 minuti di auto a sud ovest del centro. 2 passi e un gelato nel porticciolo prima di andare a nanna.

Giovedì 30 giugno: Circolo d’Oro e Cascate del Sud

L’aria frizzante ed un bel sole ci mettono di buon umore in vista di questa seconda giornata alla scoperta delle magnifiche bellezze naturali dell’Islanda. Oggi è il giorno del Circolo d’Oro. In circa 45 minuti siamo al parco nazionale del Pingvellir, altro tesoro geologicamente e storicamente interessantissimo. Il tutto arricchito da specchi d’acqua, macchie di verde scintillante, una chiesetta luterana in legno e tante specie di volatili molto particolari. Oltre alla scenografica spaccatura della crosta terrestre, in questo posto si riuniva il primo storico parlamento islandese. Il tour del circolo d’oro prosegue verso quella che per me sarebbe stato il momento più atteso ed emozionante, ovvero il sito geotermale di Geysir. C’è tantissima gente intenta a fotografare ogni singolo istante dello spruzzo. Pochi passi e lo Strokkur spara davanti a noi un getto d’acqua bollente alto almeno 25 metri. Incredibile. Ogni 5/6 minuti al massimo ripete lo spettacolo democraticamente. A volte meno impetuoso ma sempre ipnotizzante. Con una bella passeggiata si possono ammirare tutte le pozze compreso il Geysir, l’originale, che purtroppo non spara più a causa dei detriti che lo hanno ostruito. Si dice però che molto lentamente si stia liberando e quindi lo ammiriamo sempre un po’ guardinghi. Starei ore ad aspettare le regolari esplosioni di energia dello Strokkur, ma giustamente mia moglie mi richiama all’ordine, altre meraviglie ci attendono! Pochi minuti di macchina ed eccoci a Gullfoss. Meravigliosa anche grazie all’arcobaleno che la sovrasta e la rende quasi irreale! Con un sentiero abbastanza semplice ci si può arrivare praticamente sopra. Mettete in conto una piccola doccia… Ma ne vale assolutamente la pena. Tra l’altro questo non sarà nulla rispetto a ciò che ci aspettava nel tardo pomeriggio. Lasciata alle spalle Gullfoss, attraverso un breve tratto sterrato sotto un diluvio universale, tagliamo verso sud. Passata la tempesta decido di fermarmi per ammirare da vicino un gruppo di bellissimi ed elegantissimi cavalli islandesi. Poco dopo le 17 siamo già sulla strada 1 dove raggiungiamo il piccolo paese di Hvolsvollur dove passeremo la notte in un cottage molto caratteristico, l’AsgardurInn. Viste le ininterrotte ore di luce decidiamo di approfittarne per ammirare le cascate che sulla carta avremmo visitato la mattina seguente. In pochi minuti siamo a Seljalandfoss, bellissima. La pioggia non dà tregua, ma poco importa. Ci incamminiamo sullo scivolosissimo sentiero che porta alle spalle della impetuosa cascata. Paesaggio e visuale impagabili. Scenari da Signore degli anelli. La vera sorpresa a mio giudizio però ce la fa la meno nota Gljufrafoss… incastonata in un canyon nascosto e raggiungibile solo da una grotta angusta e molto scivolosa. Il luogo però è incredibile e mai doccia è stata più gradita. Convinti di incontrare Frodo e Bilbo Beggins o qualche personaggio del Trono di Spade torniamo alla macchina e grazie ai sedili riscaldati torniamo alla realtà con le mani che riprendono la sensibilità perduta agli 8 gradi esterni. Ultima meta della giornata Skogafoss. Maestosa. Le nuovole basse e la pioggia rendono il paesaggio piuttosto mistico, l’Eyafjallajokull domina guardingo e nascosto tra le nebbie. Per il freddo rinunciamo alla salita per la veduta dall’alto, ma la bellezza che ammiriamo dal basso basta e avanza. Torniamo ad Hvolsvollur, una pizza buonissima da Gallery per cena e a dormire nei cottage stile Dirty Dancing.

Venerdì 1 luglio: Vik, Skaftafell e Jokulsarlon

Il mattino ha l’oro in bocca e alle 8 siamo pronti per la colazione nell’edificio principale dell’Asgardur, rigorosamente scalzi per non sporcare il pavimento, così come vuole la simpatica padrona di casa. Alle 8.30 siamo di nuovo sulla 1 direzione sud. La prima tappa della giornata è al Visitor Center del Eyjafjallajokull, il celebre vulcano che 6 anni fa aveva paralizzato il traffico aereo per parecchi giorni a causa della cenere. Il cielo terso e l’aria fresca rendono il momento assolutamente magico. Da un lato il vulcano incappucciato di bianco che domina la vallata verdissima e dall’altra distese di prati fioriti di giallo che arrivano fino al mare. Qua e là piccoli greggi di pecore, gruppi di cavalli e mucche che pascolano in tranquillità. Rimiriamo in una veste nuova le cascate del giorno prima e tiriamo dritto verso le scogliere di Dyrholaey. 120 metri a picco sul mare, dominano una spiaggia nera che contrasta col blu dell’acqua e il bianco dei ghiacciai alle spalle. La vista è mozzafiato. Qui riusciamo finalmente a vedere anche un puffin, il simpatico uccellino tipico di queste latitudini. Dopo aver percorso i brevi sentieri per godere dei vari punti di vista, riprendiamo la marcia verso il piccolo paesino di Vik, estrema punta meridionale dell’Islanda. Dopo un veloce pranzo ci incamminiamo per una salutare passeggiata in spiaggia con il vento che soffia impetuoso e i raggi di sole che si alternano a nuvoloni e qualche goccia di pioggia. Ad ovest scorgiamo un gruppo di persone a cavallo e sempre in questa direzione si ammirano i faraglioni che nelle leggende islandesi sarebbero dei troll che sorpresi dalla luce rimasero pietrificati insieme alla nave che tentavano di portare a riva. Dalla spiaggia inoltre si ammira anche la graziosa chiesetta che domina il paesino. Lasciandoci alle spalle Vik, ci si avvia in un tratto tra i più selvaggi d’Islanda, con chilometri e chilometri di vegetazione viola, rocce laviche coperte di muschio e altri tratti completamente aridi e senza un filo di verde. Ci fermiamo per una breve passeggiata e qualche foto In the Middle of Nowhere… Primi segnali di civiltà a Kirkjubaejarklaustur, dove si può ammirare il vulcano Laki, una serie di crateri che fanno parte dello stesso vastissimo sistema vulcanico del Katla. Dopo aver fatto rifornimento di caffè per noi e benzina per la Yaris ci dirigiamo verso il parco nazionale di Skaftafell. Poco prima di arrivare al grande parcheggio del centro visitatori ci fermiamo per ammirare da lontano le sofferenti lingue di ghiaccio che arretrano inesorabilmente. Qui una strana scultura di ferro colorata di murales attira la nostra attenzione: si tratta di piloni di un cavalcavia della strada 1 spazzati via durante una delle frequenti inondazioni che affliggono la zona a causa dello scioglimento dei ghiacci e la conseguente formazione di laghi subglaciali. A Skaftafell optiamo per il percorso S1, facile e panoramico che ci condurrà ai piedi del ghiacciaio. 4.5 km tra andata e ritorno inclusa la discesa fino alle rive della piccola laguna che si sta formando dallo scioglimento del ghiaccio. Anche qui atmosfera surreale, si sentono solo i rumori di piccoli uccelli e il fruscio dell’acqua che scende a valle formando piccole cascate. Al ritorno pausa con un buonissimo Skyr, lo yogurt islandese molto simile per gusto e consistenza a quello greco. Il tempo stringe, a malincuore rinunciamo a Svartifoss perché vogliamo arrivare in tempo allo Jokulsarlon per poter fare il giro sul mezzo anfibio tra gli iceberg. Dopo una breve sosta per ammirare altre lingue di ghiaccio del Vatnajokull, arriviamo finalmente alla laguna glaciale. Restiamo a bocca aperta, è un posto incredibile. Acquistiamo subito 2 pass per il giro in laguna che parte dopo 30 minuti circa. A sorpresa tra le guide c’è un simpaticissimo ragazzo italiano che spiega in inglese la storia e le caratteristiche di questo posto indescrivibile. Gli iceberg hanno varie colorazioni a seconda della loro “età” e vanno dal nero della cenere, al blu, al bianco brillantissimo. Il ghiacciaio arretra 150 metri l’anno e a seconda del periodo si osservano più o meno iceberg. Ci fanno assaggiare anche un pezzettino di ghiaccio. Il tour dura circa 45 minuti, costo 35€ a persona, assolutamente da fare. Al termine scambiamo qualche parola con il ragazzo che ci consiglia anche di andare sulla spiaggia nera dall’altro lato del ponte. Li infatti finiscono gli iceberg che si staccano dal ghiacciaio e che finiscono in mare. Siamo fortunati e facendo due passi in spiaggia ci imbattiamo in vere e proprie sculture di ghiaccio che contrastano con il nero corvino della sabbia. Il posto è magico anche se viene un po’ il magone a pensare che tutto ciò è provocato dal riscaldamento terrestre e che fino a 80 anni fa il ghiacciaio arrivava fino al mare. Nel tempo questa zona finirà per diventare un fiordo piuttosto profondo. Si è fatta sera, anche se il sole fa di nuovo capolino tra le nuvole, la temperatura è piuttosto bassa e ci dirigiamo verso la guesthouse Skafell, molto carina e accogliente. Ci mangiamo una buonissima zuppa accompagnata da una birra locale e una fetta di ottimo dolce al cioccolato. Due passi nel terreno della fattoria e poi a dormire nel nostro comodissimo cottage.

Sabato 2 luglio: i fiordi orientali

La tappa di oggi prevede un bel po’ di chilometri lungo la costa est su e giù per i fiordi fino a Seydisfjordur passando per Egilsstadir. Prima fermata ad Hofn, estremo sud est. Dal suo tranquillissimo porto si può salire su un piccolo promontorio e osservare tutto l’Hornafjordur con il Vatnajokull e le sue lingue di ghiaccio. La temperatura di oggi è leggermente più mite e un bel sole scalda il nostro viaggio in macchina. Lungo la strada 1 si susseguono paesaggi variegati che vanno dalle montagne brulle circondate da cime innevate a piccoli pascoli dove vagano gruppetti di pecore, fino a spiagge nere che permettono anche di prendere una leggera tintarella. In poco più di un’ora si arriva al tranquillo villaggio di Djupivogur, nominata CittaSlow per la tranquillità che la contraddistingue. In effetti è proprio così, tutto scorre lentamente e l’aria che si respira nel suo piccolo porto trasmette proprio queste sensazioni. Consiglio a tutti di percorrere un piccolo sentiero ad est del porticciolo ed arrivare in una spiaggetta regno di molteplici specie di uccelli da dove si gode di una vista magnifica sul fiordo. Tra passeggiate e spuntini trascorriamo 2 ore di grande relax. Consigliatissima una bella fetta di uno dei tanti dolci a disposizione nel bistrot che si affaccia sul porto. Dobbiamo arrivare per le 19 a Seydisfjordur (Italia-Germania incombe…), optiamo per la strada 1 fino a Breiddalsvik percorrendo quindi tutte e due le sponde del bellissimo Berufjordur. Qui il paesaggio ricorda molto quello dei fiordi norvegesi con cascate e macchie di neve che lo rendono magico. Un breve tratto di strada è sterrato. Da qui volendo si può imboccare una strada che taglia verso l’interno e riprende la strada 1 verso Egilsstadir. Il paesino di pescatori di Breiddalsvik è piuttosto anonimo e anche un po’ inquietante visto che non abbiamo incontrato nessuno! La sosta quindi è giusto quella per un caffè in un bel bistrot e si riparte. Dopo qualche chilometro la strada che si inerpica per il passo di montagna diventa sterrata, ma si possono ammirare degli scorci molto belli. Anche qui fino al passo si susseguono cascate, neve e ovviamente pecore! Il giallo e viola dei fiori dominano poi il paesaggio fino ad Egilsstadir. Da qui la strada 93 ci porta fino a Seydisfjordur, passando per un passo di montagna dove la Yaris fa una fatica incredibIle a salire e dove la neve e il freddo, nonostante sia il 2 luglio, la fanno da padrone. La temperatura infatti è scesa fino a 5 gradi e non se ne guadagnano molti una volta scesi a Seydisfjordur. Siamo giusto in tempo per assistere alla sfortunata partita contro i tedeschi preso la struttura dove pernotteremo, il Post Hostel, molto carino e abbastanza conveniente. A parte la delusione calcistica ricorderemo Seydisfjordur come un piccolo angolo di paradiso. Casette colorate, la chiesa blu, le montagne incappucciate di neve e nuvole basse, le cascate. Tutti elementi che rendono questo paesino una tappa consigliata. Purtroppo il tempo non è molto per noi e non possiamo fare escursioni nei dintorni, peccato perché probabilmente ne sarebbe valsa veramente la pena.

Domenica 3 luglio: Dettifoss, Myvatn e Midnight Sun

Anche oggi ci attende parecchia strada e di buon mattino siamo in macchina direzione Dettifoss. Ancora una volta il freddo la fa da padrone passando sugli altipiani del Modrudalur. Qui il paesaggio è lunare, difficile da descrivere. Nebbia e pioggerella continua fanno la loro parte e rendono piuttosto inospitale questo tratto di Islanda. Ci vuole più di un’ora per arrivare all’incrocio con la strada 864 che ci porterà fino a Dettifoss. La 864 è sterrata e piuttosto malandata in alcuni tratti, imprecazioni e pentimento si impossessano di me durante i primi chilometri. Forse sarebbe stato più agevole e veloce percorrere la 862 asfaltata come da programma… In ogni caso però la soddisfazione è grande nel momento in cui si arriva a Dettifoss che si manifesta in tutta la sua potenza appena percorsi i 150 metri di scivolosissimo sentiero. Con un po’ di pazienza si può arrivare praticante fino al letto del fiume e dominare la cascata. La pioggia rende tutto ancora più scivoloso e avventuriero. Con un ulteriore avventura di circa 1 km tra i ciottoli si arriva alla più piccola Selfoss. Ripartiamo per i 28 km di sterrato che ci riportano sulla strada 1. Dopo una buona pizza sulle sponde del lago Myvatn, la prossima tappa di giornata è Hverir. A parte il discutibile odore che pervade l’aria, questa zona è incredibile. La potenza della terra che fuoriesce nelle pozze bollenti di fango e i fortissimi getti di vapore che sembrano alimentati da chissà quali motori inducono una particolare sensazione di inferiorità nei confronti del pianeta che purtroppo maltrattiamo. Oltre ai fumi e fanghi bollenti, qui la fa da padrone l’argilla che risulterà molto difficile da debellare dalle nostre povere scarpe. In 5 minuti ci si sposta al Krafla. Anche qui madre natura sfoggia un repertorio incredibile. Il trail che conduce al cratere principale offre una vista sulla zona che sembra finta o meglio surreale. Come fecero Mary Poppins e spazzacamin sembra di entrare in un quadro di acquerelli dove dominano il marrone della terra in varie gradazioni, il blu e verde dei laghi vulcanici, il bianco della neve, il verde fosforescente puntellato di margherite in alcuni tratti tra i crateri. Peccato solo per il vento gelido che taglia la faccia e le povere mani intente a fotografare questo quadro. Scesi dal cratere ci dirigiamo verso la zona dei fuochi di Myvatn a poche centinaia di metri. Qui l’ultima eruzione è datata 1984 e secondo gli esperti l’attività della zona potrebbe riprendere a breve…una bella passeggiata tra campi lavici di diverse età e tra i fumi della terra che ci ricordano quanto appena scritto…qui le eruzioni non sono così improbabili. Ultima tappa di zona è Grotagja, una grotta geotermale dove l’acqua che sgorga raggiunge la temperatura di 45 gradi, quindi troppo calda per poter fare un bagno. Particolarmente affascinante è il blu cobalto dell’acqua e i riflessi che produce con la luce. Anche oggi l’obiettivo è arrivare in tempo ad Akureyri per assistere con gli Islandesi alla storica partita contro la Francia e quindi decidiamo di costeggiare il Lago Myvatn solo a nord, ammirando gli pseudo crateri che lo caratterizzano. Facciamo una breve sosta all’hotel dove pernotteremo, il country hotel Svarnarbjergdi situato sulla sponda opposta del fiordo rispetto ad Akureyri. Sarà questa una location perfetta per ammirare il sole di mezzanotte. Arriviamo ad Akureyri per le 20, e vedendo alcune persone che abbandonano la piazza col maxi schermo, capiamo che forse la partita per l’Islanda non sta andando benissimo… Lo 0-4 però non scoraggia la maggior parte della gente e così decidiamo comunque di vivere il secondo tempo insieme ai calorosissimi tifosi locali. Un’esperienza bellissima per me che amo il calcio e alla fine per quello che ho visto l’Islanda ha vinto 2-1 nel secondo tempo…grande soddisfazione comunque per tutti e geyser sound, il coro reso famoso dagli Islandesi in Francia, a chiudere la festa. Dopo una veloce cena torniamo all’hotel per goderci lo spettacolo mozzafiato del sole di mezzanotte. Con il cielo terso e l’aria frizzante viviamo ogni istante come un’emozione unica. Io e mia moglie erano anni che sognavamo tutto ciò. Grazie all’Islanda e a madre natura per questo regalo.

Lunedì 4 luglio: Godafoss, Akureyri e penisola di Vatsnes

Il penultimo giorno in Islanda inizia con una ricca colazione, Skyr compreso. La prima tappa di oggi si trova a 20 minuti di macchina, tornando indietro sulla 1 verso Myvatn. Godafoss, la cascata degli dei, meno imponente delle altre viste finora, ma comunque molto scenica. Essendo alta stagione anche qui c’è molta gente e bisogna fare a turno per affrontare i ciottoli bagnati che portano ad una vista privilegiata della cascata. Prima che arrivi il solito gruppo di cinesi invadenti riusciamo a fare qualche bella foto e ripartiamo alla volta di Akureyri dove decidiamo di fare 2 passi per le tranquille vie della città vecchia e fermarci per il pranzo presso la caffetteria blu che offre Brunch con zuppa, pane, pasta e insalata ad un prezzo onesto. Bella la vista sui tetti che si ha dalla chiesa, dove decidiamo di non entrare perché in corso una cerimonia funebre. Suggestivo anche il lungo mare che costeggia il fiordo e dove si può ammirare un’opera in ferro di Arnaso dello stesso stile del Sun Voyager di Reykjavik. Concludiamo infine la passeggiata lungo un laghetto dove è possibile ammirare in tranquillità alcune case molto belle. Akureyri ci ha lasciato veramente un bel ricordo fatto di pace e tranquillità. Chissà come deve essere vivere qui, la capitale del sole di mezzanotte, d’inverno e con praticamente 2 ore di luce al giorno! Magari un giorno torneremo per raccontarlo ai TPC!

Lasciata alle spalle la seconda città d’Islanda, in circa 90 minuti arriviamo alla penisola di Vatsnes, dove decidiamo di deviare per il giro panoramico alla ricerca delle foche. La strada è sterrata, ma in ottime condizioni. Dopo pochi minuti ci imbattiamo in un branco di cavalli (erano più di 100) che lentamente migra verso sud. Bellissimi. Dopo circa 15 chilometri raggiungiamo finalmente il primo punto d’interesse della penisola: lo sperone di roccia chiamato Hvitserkur. Si tratta di un faraglione di 15 metri che per la sua forma ricorda un drago che si abbevera dal mare. Nella leggenda rappresenterebbe un troll che sorpreso dalla luce dell’alba rimase pietrificato senza riuscire a raggiungere un rifugio. Grazie alla bassa marea e avventurandosi giù per una scarpata abbastanza rischiosa, si riesce a scendere in spiaggia e camminare sulla sabbia lasciata dal mare arrivando fin sotto lo sperone. Occhio però a osservare il mare perché a risalire la marea ci mette davvero poco! Il panorama di cui si gode da qui lascia senza fiato. Il sole illumina le montagne dell’interno della penisola e il verde lussureggiante della vegetazione contrasta la brillantezza dell’azzurro del mare. Il tutto puntellato da fiori gialli, pecore, pascoli di mucche e gruppi di cavalli liberi di attraversare la strada a loro piacimento. Proseguendo il giro della penisola verso i punti principali di avvistamento delle foche, il clima cambia repentinamente e il sole fa spazio a qualche goccia di pioggia, nuvole basse e un vento forte e piuttosto freddo, tutto in neanche 20 minuti! Scavallata la punta iniziamo la strada di ritorno verso Hvammstangi. Dopo qualche chilometro ecco l’indicazione per l’avvistamento delle foche. Mia moglie è provata dalla strada sterrata e dalle curve, così mi avventuro da solo per un sentiero in riva al mare alla ricerca delle foche. Dopo aver camminato circa 10 minuti tra centinaia di uccelli che volano minacciosi a pochi passi dalla testa (avevamo letto dell’aggressività delle sterne artiche…) si arriva finalmente ad una piccola casetta con dei binocoli che permettono di osservare da vicinissimo le scogliere che si affacciavano a poche decine di metri dalla riva. Ecco le foche! Ce ne sono tantissime e bivaccano stanche sugli scogli in piccoli gruppi di 3 o 4. Sono chiaramente visibili anche ad occhio nudo. Sembrava proprio di essere protagonisti di un documentario di Nat Geo Wild, indimenticabile. Ripresa la macchina passiamo altri punti di avvistamento e dopo una buona mezz’ora di sterrato in un colpo solo ritroviamo strada asfaltata e un bel sole splendente. Siamo arrivati nel paesino di Hvammstangi, punto di partenza ideale per escursioni marine in cerca di foche. Qui pernotteremo a casa di Hanna Sigga. Guesthouse molto bella con veranda panoramica per fare la colazione. Su consiglio di Hanna andiamo a cena al ristorante del porticciolo (a dir la verità in questo piccolo paese la scelta non era poi così ampia…). Eravamo tentati dal salmone, ma alla fine il prezzo esorbitante ci fa optare per un hamburger della casa dal gusto particolare e sfizioso. Dopo una breve passeggiata tra i giochi della scuola e su per la collina sovrastante dove tra l’altro incontriamo 2 bellissimi cavalli a cui diamo anche da mangiare, ci ritiriamo a casa dove Hanna ci aveva assegnato una stanza con una bellissima vetrata vista giardino.

Martedì 5 luglio: Crateri di Grabrok, Reykholt, Laguna Blu, ritorno

Il nostro meraviglioso viaggio è già ormai quasi alla fine. Oggi torneremo verso Keflavik, dove lasceremo la Yaris alle 21 e partiremo per Roma poco dopo la mezzanotte. La giornata però ci riserva ancora delle cose da vedere e da fare. Avendo prenotato l’ingresso alla laguna blu per le 15, dedichiamo la mattinata a ciò che offre il paesaggio lungo la strada 1. La prima tappa è il cratere di Grabrok. Il sentiero più comodo e facilitato da una passerella è quello che circumnaviga il cratere più piccolo. Dall’alto si gode di una vista privilegiata su tutta la dorsale vulcanica e la valle circostante. Fermata successiva Reykholt e la sua fonte geotermale. La più grande d’Europa. Acqua a 100 gradi che zampilla dal terreno creando nuvole di vapore visibili anche da molto lontano. All’arrivo inoltre trovate un carrettino dove è possibile prendere dei sacchetti di pomodori coltivati in questa zona. Prezzo di 300 kr da lasciare nella cassetta a fianco. Reykholt non offre molto altro se non una graziosa chiesetta luterana in stile islandese. Il tempo stringe e ci fermiamo per un pranzo veloce in una affollata panetteria di Borgarnes. Poco prima di arrivare a Reykjavik si passa per il recente tunnel sottomarino (costo 8€ circa). Una galleria di 6km che per larga parte corre sotto il mare del Hvalfjordur. Verso le 14.30 siamo al parcheggio della Laguna Blu. Avevamo prenotato l’ingresso standard, ma li optiamo per l’upgrade premium, così facendo abbiamo compreso l’uso di accappatoio, asciugamano, ciabatte e un drink. Sicuramente tutto troppo costoso, ma non è ammissibile venire in Islanda e non fare un bagno nelle calde acque ricche di silica della laguna blu. Il posto è incredibile, e anche se molto affollato, si passano veramente delle ore di completo relax. Maschere di silica e alghe rendono veramente la pelle più liscia di quella di un sedere di bimbo! Il tutto circondati da nere rocce laviche e dal fumo creato dal contrasto tra la temperatura dell’acqua (38 gradi) e quella dell’aria (nel nostro caso 13 gradi). A seconda della luce solare inoltre l’acqua assume una colorazione che va dal bianco perla al celeste e al blu. Anche questo posto, dintorni lunari compresi, è definibile per noi come surreale.

Lasciata a malincuore la laguna blu, dopo una veloce cena nel paese di Keflavik, lasciamo la macchina all’ufficio dell’auto noleggio e siamo di nuovo all’aeroporto. Volo Vueling in leggero ritardo poi recuperato in volo.

Che dire… un viaggio meraviglioso, l’Islanda è stata per noi molto di più di quello che ci aspettavamo. Consapevoli di aver visto davvero solo una piccola parte di quello che questa isola offre. Un’ottima scusa per tornarci in futuro!




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