Islanda on the road

Dove tutto e il niente si rincorrono
Scritto da: magicvale
islanda on the road
Partenza il: 09/08/2014
Ritorno il: 20/08/2014
Viaggiatori: 5
Spesa: 2000 €
Siamo un gruppo di amici che ben 10 mesi fa ha organizzato questo tour on the road in Islanda. La tempestività nel prenotare accomodation e auto si è rivelata una mossa vincente in quanto l’Islanda sta cominciando davvero ad essere presa d’assalto dai turisti e i prezzi in questo periodo schizzano alle stelle. Decidiamo di visitare l’isola in senso antiorario da sud a est a nord e di nuovo sud. Purtroppo dieci giorni non sono sufficienti per vedere tutto approfonditamente quindi dobbiamo saltare la zona occidentale dei fiordi.

Partiamo da Cesena alle 6 del mattino in direzione Milano dove ci attende un volo di 3.5 ore che ci porterà a Keflavik dove il ragazzo del noleggio auto ci accoglie e ci porta al nostro mezzo.

Il nostro primo alloggio, il Cosy Apartments, tra l’altro consigliatissimo, è a pochi minuti dal centro di Reykjavik ma la sera siamo distrutti per poter visitarlo e ci accontentiamo di un’ottima cena a base di Fish & Chips, molto comune in Islanda, ma anche molto buono e meno grasso rispetto al tradizionale piatto americano.

La mattina seguente ci alziamo di buon mattino per partire verso il Parco di Þingvellir, patrimonio dell’Unesco e sede del primo Parlamento la cui storia è ben segnalata da cartelli esplicativi. Il parco è sezionato dal fiume Öxarà che dà origine ad una serie di cascate, la più spettacolare, appunto, Öxarafoss.

Procediamo il nostro tour all’insegna della scoperta del cosiddetto “circolo d’oro” ovvero Parco di Þingvellir, Geysir e Gullfoss. Alla parola Geysir si pensa immediatamente al fenomeno naturale omonimo, ma in realtà, il geyser omonimo è ormai inattivo poiché chiuso dai numerosi oggetti che i turisti vi gettavano all’interno. Ad essere attrazione turistica, quindi, è un altro geyser, Strokkur, che emette un getto fino a 30 m ogni 7/8 minuti. La zona dei geyser è molto suggestiva poiché un percorso pedonale porta alla scoperta di una immensa vallata e non manca la tradizionale tavola calda in cui i turisti trovano non solo ristoro ma anche qualsiasi tipo di oggetto ricordo e souvenir della zona.

Per concludere il circolo d’oro ci manca solo Gullfoss, ed eccola che appare imponente a lato della Ring Road. Una maestosa cascata che dopo un doppio salto si intromette in un piccolo canyon. Sembra di essere all’interno del film “Il Signore degli anelli”. Proseguiamo la nostra rotta in direzione Vik facendo altre due tappe. La prima è la splendida cascata di Seljalandsfoss che è letteralmente circondata da un sentiero percorribile totalmente che permette di passare direttamente dietro la cascata; la seconda è Skogafoss, un’altra imponente cascata che si getta da un lato di una roccia in cima a cui si arriva salendo un stretto sentiero e da cui si ha una meravigliosa veduta dall’alto. Avendo fatto il pieno di cascate, per oggi decidiamo di dirigerci diretti a Vik.

Siamo però tutti molto curiosi di vedere come sarà la “famosa” notte estiva islandese con il sole che sembra non tramontare mai. Ed effettivamente è così: dalle 11 di sera si vive in uno stato di crepuscolo costante senza che il sole riesca completamente a spegnersi fino a quando, intorno alle 3 del mattino, ricomincia la sua salita verso il cielo. Tutto ciò è incantevole.

Vik è un bellissimo villaggio di pescatori a picco sulle scogliere dove è anche possibile scorgere le famose puffins (pulcinelle di mare). Purtroppo non abbiamo questa fortuna. Qui il vento è fortissimo, ma forse ci permette di apprezzare ancora di più la natura di questo luogo e la suggestiva atmosfera che avvolge le barche attraccate al porto e gli scogli neri su cui si infrange implacabile l’oceano. Il vento e la leggera nebbia ne fanno un luogo davvero tetro e affascinante al tempo stesso. La sera troviamo riparo in un delizioso ristorante sulla spiaggia in cui assaggiamo per la prima volta il tipico stufato di pesce (fish stew) e ne rimaniamo assolutamente deliziati.

La mattina ci svegliamo presto per affrontare quello che sarà uno dei giorni più belli. La meta finale è Höfn e le tappe intermedie sono le varie bellezze del Ghiacciaio Vatnajokull. Nel tragitto ci imbattiamo a sorpresa nel Kirkjugolf, una distesa infinita di basalto ricoperto di muschio che ha formato un tappeto a nido d’ape morbidissimo. Immediatamente dopo il pavimento a nido d’ape si scorge, invece, lo Skeidararsandur, una ampia superficie ricoperta di sabbia e detriti portati dalle inondazioni del ghiacciaio. Dalla Ring Road si scorge benissimo il ghiacciaio che con i suoi rami di ghiaccio si snoda tra le colline e giunge fin quasi la strada. È uno spettacolo incantevole vedere questa infinita distesa di ghiaccio che irrompe nella natura facendosi breccia tra le insenature collinari. Decidiamo di fare una breve passeggiata di 3 km che ci porta proprio a ridosso del ghiacciaio. Man mano che ci si avvicina l’aria diventa davvero frizzante e pungente nonostante ci troviamo ad un’altezza relativa, proprio perché, come detto, il ghiacciaio si sviluppa in gran parte anche in pianura a causa del suo scioglimento e conseguente congelamento. Giunti alla metà il paesaggio è ancora una volta surreale: il ghiacciaio è davvero enorme (è il più grande d’Europa), la desolazione totale e il silenzio è davvero profondo. Lasciamo questo posto incantato per fare una passeggiata all’interno del Parco Nazionale Skaftafell e raggiungere la cascata Svartifoss. Il percorso è abbastanza impegnativo; è quasi tutto in salita e bisogna prestare attenzione a gradini, sassi, radici e detriti. Ma all’arrivo, di nuovo si spalanca un paesaggio da sogno: una cascata che si getta in un laghetto da un’alta montagna costruita da colonne di basalto nero dalla forma esagonale e dalla natura ovviamente vulcanica. Un piccolo ponticello di legno permette di avvicinarsi tantissimo al getto e di sovrastare il laghetto.

Proseguiamo verso la laguna di ghiaccio Jökurlsarlòn costituita dai massi di ghiaccio che si staccano dal ghiacciaio e “nuotano” nella laguna creando effetti di luce e colori cristallini. È qui che facciamo il nostro primo avvistamento faunistico: infatti tra gli iceberg si nascondono diversi gruppi di foche che hanno fatto della laguna la loro casa.

Terminiamo la nostra giornata ad Höfn , un altro piccolo villaggio di pescatori molto caratteristico ed accogliente.

Il giorno successivo è di puro trasferimento da Höfn a Egilsstadir. Nel tragitto, comunque, l’Islanda ci riempie di sorprese. Nel giro di un centinaio di km attraversiamo un’altra landa a nido d’ape di muschio morbidissimo, oltrepassiamo un passo di montagna in cui la temperatura scende a 5 gradi e visitiamo i fiordi orientali di Djupivogur, Eskifjordur e Egilsstodir. Giunti a Egilsstadir, poi, scorgiamo il famoso lago di Lagarfljot dove si dice si nasconda un mostro simile a Nessi in quello di Loch.

Il giorno seguente ci aspetta la trasferta ad Akureyri dove soggiorneremo per 3 giorni. Nel tragitto che ci separa dall’incantevole cittadina, ci fermiamo a visitare il parco nazionale di Asbyrgi, considerato il Rifugio degli Dei e non è difficile capirlo. Una fitta rete di sentieri offre la possibilità di visitare il parco in lungo e in largo, godendo dei numerosi esemplari di fiori e piante, tutti perfettamente segnalati e di cui viene data dettagliata descrizione e di funghi. Il clou del parco è senza dubbio un lago circondato da rocce altissime e abitato da uccelli di varie specie.

Nei pressi del parco nazionale di Asbyrgi c’è anche una delle più imponenti cascate d’Islanda, Dettifoss e la sua presenza si nota addirittura qualche chilometro prima di arrivarci per i numerosi arcobaleni che sprigiona e che sono appunto visibili a distanza. Non a caso Dettifoss significa Acqua che Rovina. Questa è infatti senza dubbio la cascata più imponente e maestosa che abbiamo visto e la sensazione di essere in un film ambientato nella Terra di Mezzo qui è davvero forte. Procediamo per una breve tappa ad Husavik dove disdiciamo la gita per il whale watching perché da un breve sondaggio tra i turisti che hanno tentato più volte di scorgere le balene in nave, ne è risultato che non ci sono gruppi di balene nei paraggi perché, effettivamente non è stagione, e quindi rinunciamo mestamente e ne approfittiamo per visitare la cittadina. La visita in realtà è molto breve poiché, in piena coerenza con lo stile islandese, la città è piccolissima. Caratteristiche sono le case colorate, ovviamente il porto e la chiesa in stile moderno, costruita su due piani, con panche di velluto rosso che stridono con lo stile freddo e bianco del resto dell’edificio. Qui ci troviamo davvero vicino al Circolo Polare Artico e lo deduciamo anche dall’aria che sferza il volto, molto pungente e tagliente.

La mattina successiva ci svegliamo ad Akureyri e, data la temperatura gradevole e il sole che splende, decidiamo di fare un giro per il centro. La città, che sebbene per grandezza sia seconda solo a Reykjavik, è davvero piccola e si può tranquillamente visitare tutta a piedi. È divisa in città nuova e città vecchia. La “old-city” è ovviamente quella più caratteristica. Dal centro parte una strada lunga un paio di chilometri costellata di casine tipiche e dai diversi colori e si arriva fino alla Nonni Hus, un museo dedicato allo scrittore Jón Sveinsson, prete gesuita e scrittore di fiabe per bambini che deve il suo soprannome al protagonista del suo primo racconto. A dire la verità, più che un museo, si tratta di una casina in legno, la vera casa dove lo scrittore visse la sua infanzia, all’interno della quale si trovano molte delle sue opere e arnesi tipici del focolare domestico e della quotidianità contadina dell’epoca. A pochi metri dalla casa di Nonni c’è anche il museo della città, diviso in tre parti: la prima è dedicata alle antiche tecniche della fotografia, nella seconda si dipana la storiografia delle carte nautiche con relative leggende di mostri marini e nell’ultima c’è una panoramica generale della civiltà islandese dal Medioevo ai giorni nostri.

Nel pomeriggio abbiamo deciso di visitare Dalvik, incuriositi dalle recensioni che la descrivevano come un piccolo paese in miniatura. Ed infatti, il piccolo paesino si trova a picco sul mare e consta di 20 casine, non di più ed è veramente spettacolare: tante casine colorate e raffinate, l’una diversa dall’altra ma tutte accomunate dai molti oggettini che gli islandesi adorano appendere alle finestre come lanterne, stelle di legno, cuori di pannolenci e tutte con le lucine (che noi in Italia utilizziamo per decorare le nostre case a Natale) ad adornare il tetto o le piantine sull’uscio. Un paesino davvero fuori dal tempo avvolto da un’atmosfera magica.

Concludiamo la prima giornata ad Akureyri con una cena a base di … balena. Tra l’altro, non me ne vogliano gli animalisti, buonissima!

È il 15 agosto e il nostro itinerario ci porta nella zona delle solfatare nei pressi del Lago Myvatn. Scopriamo a nostre spese che Myvatn significa moscerino e infatti la zona ne è completamente infestata ai limiti della sopportazione. La zona è tempestata di pozze ribollenti che emanano la tipica puzza di uovo marcio, talmente forte che ci rimarrà addosso per tutta la giornata. Questi mini crateri vulcanici sono davvero affascinanti, ma anche pericolosi: il terreno è molto caldo e in alcuni punti addirittura fumante. Per raggiungere Krafla, la più famosa caldera bisogna seguire un piccolo sentiero molto scivoloso e impervio e costellato di soffioni e solfatare. Lasciamo questo territorio quasi alieno per rilassarci alle terme di Myvatn: una ampissima vasca geotermale e naturale all’aperto e molto calda, talmente calda che in alcuni punti toglie il fiato e non è possibile restare per più di qualche secondo. Anche qui lo scenario è spettacolare: immersi nelle acqua bollenti e circondati dal nulla e da un’atmosfera cupa e grigia, resa ancora più tetra dalle leggera pioggerellina che cadeva.

Nei giorni seguenti la stanchezza si fa sentire e, avendo come punto di approdo Grundarfjordur, dedichiamo il nostro tempo a delle passeggiate alla ricerca di puffin e foche. Purtroppo con le prime ci va molto male. I locali ci spiegano che in questo periodo i simpatici uccelletti stanno migrando e l’ultimo gruppo è stata avvistato qualche giorno prima del nostro arrivo. Per le foche invece abbiamo ancora qualche speranza di vederle e, seguendo un vero e proprio percorso ad ostacoli fatto di scogli, alghe scivolosissime e formazioni vulcaniche, arriviamo ad una piccola insenatura dove cinque esemplari si stanno rilassando beatamente.

Il 18 agosto ritorniamo a Reykjavik, una vera sorpresa. È una città universitaria, quindi, culturale, eccentrica e frizzante. Il centro storico brulica di locali colorati e vivaci. Sicuramente da visitare è la chiesa Hallgrimskirkja, un edificio moderno ed altissimo visibile da ogni punto della città costituita da una altissima facciata affiancata da blocchi di cemento che sembrano due ali. Da visitare è anche Perlan, un edificio molto moderno che deve la sua popolarità ad una cupola enorme di vetro che lo sovrasta dal quale si gode ovviamente di una visione a tutto tondo della città e che ospita un ristorante. All’interno si trovano numerose mostre fotografiche e il Viking Saga Museum.

Per noi purtroppo è giunto il momento di recarci in aeroporto per affrontare una viaggio di ritorno lunghissimo che complessivamente durerà 26 ore.

L’Islanda ci lascia nel cuore una meraviglia difficile da descrivere a parole. L’imponenza della natura ci ha lasciato spesso a bocca aperta e il contrasto di un paese che vive quasi esclusivamente delle proprie risorse (allevamenti, pesca, poche coltivazioni) da un lato ma che dall’altro si sta evolvendo a tempi di record è davvero sorprendente.

Speriamo di riuscire a tornare, magari in un altro periodo dell’anno, magari quando le ore di buio sono prevalenti per poter gustare un’altra bellezza.



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