Islanda, magnifica e selvaggia

Finalmente il sogno si corona, dopo averlo tanto desiderato, io e Licia riusciamo a fare questo viaggio ed è stato addirittura superiore alle aspettative. La natura Islandese ci ha conquistato in modo totale.
Scritto da: Oriano1960
islanda, magnifica e selvaggia
Partenza il: 01/07/2012
Ritorno il: 13/07/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

1° giorno 01/07/2012 – Firenze – Stoccarda – Keflavik

Siamo giunti in aeroporto Vespucci di Firenze alle ore 15,50 circa, ma il nostro volo AB 8761 con un bimotore turbo elica dell’Air Berlin da 90 posti, è partito con oltre un’ora di ritardo. Abbiamo fatto scalo a Stoccarda e poi siamo ripartiti alla volta di Keflavik sempre con l’Air Berlin ma stavolta con un aereo più grande e non più ad elica. Durante il viaggio, sia nella prima tratta che nella seconda, ci sono state diverse turbolenze, comunque niente di particolarmente forte. La particolarità di questo volo è data dal fatto che quando siamo ripartiti da Stoccarda aveva iniziato a far buio, ma una volta superate le nuvole abbiamo ritrovato il sole che non ci ha più lasciato per 13 giorni interi. Siamo giunti all’aeroporto di Keflavik, con 40 minuti di ritardo, a mezzanotte (ora locale, differenza con l’Italia – 2 ore) e, come fissato, è venuta a prenderci una navetta che ci ha portato alla B & B Guesthouse Keflavik Center che avevamo prenotato dove abbiamo pagato per il pernottamento e la prima colazione. Poi da lì ci hanno portato in un vicino hotel molto carino, dove alle ore 1,00 siamo andati a dormire con il sole alto in cielo.

Spese sostenute: ISK 11.000 pari ad € 71,50 Chilometri percorsi: Pernottamento: B & B Guesthouse Keflavik Center ISK 11.000 pari ad € 71,50

2° giorno – 02/07/2012 – Keflavik – Reykjavik

Ci siamo alzati abbastanza presto, ben riposati, e dopo aver consumato un’ottima colazione siamo tornati con la navetta alla guesthouse dove la compagnia di noleggio auto con la quale avevamo prenotato, ci ha consegnato la piccola ma maneggevole e confortevole Suzuki Jimmy, che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Il tempo non è dei migliori, cielo coperto e a tratti pioviggina, temperatura intorno ai 10 gradi, comunque ci siamo messi in viaggio verso la nostra prima tappa, Reykjavik. Appena giunti nella capitale siamo andati all’albergo dove abbiamo lasciato i bagagli. Successivamente, con la jeep, ci siamo recati in centro dove abbiamo avuto qualche difficoltà per parcheggiare in quanto i parcheggi sono a pagamento ed i parchimetri accettano solo corone islandesi, che noi non avevamo. Ci siamo recati all’ufficio del turismo (posto in Bankastræti 2, IS-101 Reykjavik, orario di apertura 8,30 – 19,00) e abbiamo chiesto informazioni per il cambio, con nostro stupore la ragazza che ci ha dato le informazioni parlava un italiano fluente e con tanto di “c” aspirata. Aveva vissuto per 5 anni a Firenze e lì aveva imparato la lingua. Ritirate ISK 30.000 presso una banca e parcheggiata a dovere la jeep, abbiamo iniziato il giro di Reykjavik, avevamo fatto l’ora di pranzo e pertanto il primo luogo visitato è stato un piccolo locale (Saegreiffin) nell’area del porto, veramente carino, dove ti cucinano spiedini e zuppe di pesce (spesa ISK 6.600, compreso 2 boccali di birra in 2 persone), unica nota dolente, ci sono a bella mostra anche fette di carne di balena. Dopo pranzo siamo andati a vedere la cattedrale Hallgrimskirkja, simbolo di Reykjavik. Dalla sommità del suo campanile si gode una vista a 360° sulla capitale (ingresso ISK 600 a persona). Il tempo continua ad essere variabile, alternando una leggera pioggerella a brevi schiarite con una temperatura di circa 14°. Successivamente abbiamo fatto una passeggiata in centro il quale è chiuso al traffico, e siamo arrivati al lago Tjornin, paradiso della avifauna, con sterne artiche, cigni, oche, anatre e moltissime altre specie di uccelli che generalmente in questo periodo hanno i loro pulcini. Cena in un ristorante italiano Piazza Italia (pizza, birra e caffè per 2 – ISK 7650) molto carino e ben curato, ottima anche la pizza che abbiamo mangiato, poi tornando verso l’hotel ci siamo fermati a fare un po’ di spesa in un supermercato, infine abbiamo raggiunto il nostro hotel, un po’ spartano e con le camere piuttosto piccole ed anche rumoroso, infatti si affaccia su una delle arterie principali di Reykjavik.

3° giorno – 03/07/2012 – Reykjavik – Circolo d’Oro – Vik

Siamo partiti da Reykjavik alle ore 8,30 circa sotto una discreta pioggia che durante la prima parte del nostro avvicinamento al Parco nazionale Þingvellir è andata via via diminuendo fino a smettere. Þingvellir, sede del primo parlamento al mondo, è attualmente patrimonio Unesco. Il canyon che attraversa il Parco è formato dalla spaccatura fra le placche tettoniche europea ed americana che in questa zona, ma non solo in questa in Islanda, emergono sulla superficie terrestre. Molto bello da vedere. Ripartiamo alla volta della zona geotermale di Geysir dove possiamo ammirare l’attività del geyser Strokkur che erutta ogni 6/8 minuti lanciando in aria colonne di acqua bollente alte fino a 30 metri. Spettacolare la formazione della bolla d’acqua dal canale sotterraneo e l’esplosione successiva che genera la colonna di vapore e acqua. Tutta la zona è particolare, con pozze di fango bollente ed altri piccoli geyser. Ripartiamo alla volta della cascata Gullfoss, soprannominata “la regina di tutte le cascate islandesi” per la teatralità, la bellezza e i giochi di luce del doppio salto delle acque tumultuose del fiume Hvítá che compiono due salti di 11 mt. e 21 mt. di altezza, con orientazione relativa di circa 45°, e proseguono poi in una stretta e profonda gola che si apre nell’altipiano (km 14 da Geysir). Riprendiamo il nostro viaggio verso Vik, facendo una deviazione fino ad Eyrarbakki (km. 12,5 all’andata e 12,5 al ritorno), paese di pescatori che si affaccia sull’Oceano. Tornati sulla N1 in direzione Vik visitiamo lungo la strada le cascate di Selfoss e di Skogafoss. Poco prima di Vik (12 km) prendiamo la deviazione sulla 218 in direzione Dyrholaey e raggiungiamo un promontorio a strapiombo sul mare, con sulla sua sommità un faro, sulle scogliere colonia di pulcinella di mare e incredibile vista su numerosi faraglioni. Ritorniamo sulla N1 e dopo pochi chilometri raggiungiamo Vik affacciata sull’oceano e delimitata da una bellissima spiaggia nera. Arriviamo all’Ostello, posto su una piccola collina dalla quale si gode un ottimo panorama, entriamo e alla reception dove prendiamo le chiavi della nostra stanza, ci chiedono di lasciare le scarpe su uno scaffale e di salire in ciabatte. Ambiente carino e tranquillo.

Spese sostenute: ISK 9.188 pari ad € 60,00 Chilometri percorsi: 365 Pernottamento: Ostello Vik – Suðurvíkurvegur, 5 – Vik ISK 7.600 pari ad € 49.

4° giorno

Ci alziamo alle 7 con un tempo bellissimo, facciamo colazione utilizzando quanto avevamo comprato e poi riprendiamo il nostro viaggio in direzione Höfn, prossima nostra tappa. Alle 10,30 circa arriviamo allo Skaftafell, secondo ghiacciaio per dimensione, dell’Islanda. La strada percorsa è stata affascinante, alternando panorami marini a distese laviche, a zone verdeggianti e a fiumi glaciali. Raggiungiamo il parcheggio del Centro Turistico da dove partono le escursioni guidate sul ghiacciaio dello Skaftafell e facciamo una passeggiata di circa mezz’ora fino ai piedi della lingua di ghiaccio. Giungiamo a circa duecento metri dal ghiaccio, ma siamo impossibilitati ad andare avanti a causa di un fiume che ci taglia la strada. Comunque lo spettacolo è incredibile, con il ghiaccio che è coperto dalla cenere nera dell’ultima eruzione del vulcano Eyjafjöll avvenuta nel 2010 che creò problemi in quasi tutto l’emisfero settentrionale, bloccando decine di aeroporti e conseguentemente tutti i voli di quelle aree. Ripartiamo verso la laguna glaciale di Jokulsarlon dopo circa un’ora e mezzo percorrendo una strada bellissima e nella quale incrociamo pochissime auto attraversando un territorio ricco di colori. Improvvisamente iniziamo a vedere dei blocchi di ghiaccio sulla spiaggia posta alla nostra destra mentre sulla sinistra, un lago che contiene numerosissimi iceberg. Facciamo un giro all’interno della laguna con un anfibio (ISK 3.500) che porta circa 20 persone e che parte da una specie di molo posto sulla terra ferma. La laguna glaciale è veramente spettacolare, alcuni degli iceberg che vi galleggiano in attesa di sciogliersi fino al punto di scivolare, attraverso il canale, fino all’oceano, sono veramente spettacolari ed hanno delle tonalità di colore che vanno dal violetto, al blu intenso all’azzurro fino al bianco immacolato, altri sono striati di nero dalla cenere vulcanica, altri ancora quasi completamente trasparenti, uno spettacolo veramente mozzafiato, e arricchito dalla presenza di una foca su un piccolo pezzo di ghiaccio che si gode il sole di questa giornata meravigliosa, e che si concede in tutta tranquillità ai nostri obiettivi. Verso le 15,30 ripartiamo alla volta di Höfn dove giungiamo abbastanza presto, infatti la reception dell’Ostello è ancora chiusa. Approfittiamo per andare a fare un po’ di spesa e quando torniamo all’Ostello ci dicono che quello che avevamo prenotato noi si trova dalla parte opposta del paese. Alla fine, raggiunta la nuova destinazione, riusciamo ad avere la nostra camera e siccome abbiamo con noi un solo sacco a pelo affianchiamo i due letti singoli in modo da usarlo come coperta, poi scendiamo in cucina per prepararci la cena. Dopo pochi minuti che siamo a cucinare salta la corrente e dal momento che i fornelli sono elettrici non abbiamo modo di far bollire l’acqua, pertanto mangiamo un paio di panini ed alle 21,30 andiamo a letto. Nonostante gli ultimi inconvenienti, questa resterà sempre nella nostra memoria come una giornata meravigliosa.

Spese sostenute: ISK 16.780 pari ad € 99,50 Chilometri percorsi: 295 Pernottamento: Ostello Höfn – Hafnarbraut 8, Höfn ISK 10.260 pari ad € 67.

5° giorno

Partiamo alle 8,20 da Höfn dopo aver fatto colazione. Quella che ci attende oggi è una lunga tappa di trasferimento che ci porterà nella regione orientale dell’Islanda, ad Egilsstadir sul lago Lagarfljót. La strada che facciamo, nella sua prima metà, costeggia il mare poi addentrandosi nell’entroterra attraversa numerosi pascoli, ed un tratto sterrato di circa 30 km. Giungiamo in città e raggiungiamo la Guesthouse che avevamo prenotato da casa. Molto carina e completamente rinnovata negli arredi. Pranziamo e poi andiamo a Seyðisfjörður posto a 27 chilometri da Egilsstaðir, facendo una strada che porta ad un passo a 620 metri di quota sul livello del mare, per poi riscendere fino al fiordo che è circondato su tre lati dalle montagne, ed attorno al paese si possono trovare molte cascate. Seyðisfjörður è anche collegato via mare: ogni settimana è prevista una traversata del traghetto della Smyril Line da (e ovviamente per) Hanstholm in Danimarca, e Tórshavn nelle Isole Fær Øer. L’economia locale, con la recente chiusura dello stabilimento per la lavorazione del pesce, si è spostata sul turismo. Il posto rimane comunque un significativo porto di pesca sulla costa orientale dell’Islanda. Malgrado le sue ridotte dimensioni, Seyðisfjörður ha una vivace scena culturale con un centro artistico e svariati musei. Molte le case in legno colorate di forti colori come rosso, blu, giallo verde ecc. , ed una chiesetta celeste. Torniamo ad Egilsstadir e facciamo la spesa al supermercato Bonus.

Spese sostenute: ISK 7.628 pari ad € 51,00 Chilometri percorsi: 315 Pernottamento: Lyngas Guesthouse – Lyngasi 5/7 – Egilsstadir 700 – ISK 13.867 pari ad € 89.

6° giorno

Partiamo molto presto da Egilsstadir, riprendendo la N1 in direzione Myvatn. La strada, per lunghi tratti sterrata, attraversa bellissimi paesaggi in una zona montuosa e quasi completamente disabitata, facciamo decine di chilometri senza incontrare nessuno, in un paesaggio quasi surreale arriviamo alla cascata Dettifoss facendo una deviazione di 28 km., completamente sterrati, dalla N1. La cascata è incredibilmente bella e incute timore con la sua potenza e le sue acque scure, uno spettacolo comunque da non perdere. Torniamo sulla statale e continuiamo verso la nostra destinazione odierna. Pochi chilometri prima di raggiungerla incontriamo sulla nostra sinistra una zona che pare essere l’anticamera dell’inferno, Hverir, un campo geotermico che stupisce per i suoi colori, le pozze di fango bollente, le fumarole ed il forte odore di zolfo, ed il terreno che al tatto sentiamo caldo con una temperatura che in alcuni punti si avvicina ai 30°. Dopo aver scattato alcune decine di fotografie ripartiamo verso Myvatn, che è a soli 6 km., ed attraversiamo il passo di Námaskarð del monte Námafjall, subito dopo ci attende un’altra sorpresa, infatti vediamo sulla nostra destra un lago con l’acqua di colore turchese così intenso che sembra finto. Si tratta di una centrale geotermica dedita alla lavorazione della diorite, e l’acqua è il suo elemento di scarto ed è bollente. Raggiungiamo il camping, posto nel villaggio di Reykjahlid, verso le 14,30 e una volta avute le chiavi del bungalow in legno, che è posto al limite di un campo di lava, andiamo a mangiare nella struttura che ospita la cucina comune dove, vista l’ora, siamo da soli. Dopo aver pranzato riprendiamo la jeep per visitare le zone limitrofe al lago, la prima è Dimmuborgir, che è una distesa di rocce eruttive di forma bizzarra, chiamate castelli neri. Si sono formate circa 2000 anni fa a seguito di un’eruzione che, a causa di uno sbarramento naturale, ha formato un lago di lava nel bacino di Dimmuborgir. Quando lo sbarramento ha ceduto, la lava fusa defluì, lasciandosi dietro una distesa di rocce di forma simile a torri (castelli neri), archi e grotte. La formazione più interessante è forse la grotta lavica di Kirkjan (la chiesa), andiamo alla base del vulcano Hverfjall, ma decidiamo nel caso in cui avanzi tempo di provare a salirci domani, poi facciamo il giro del lago e ci fermiamo a vedere gli pseudo crateri e a fare un po’ di foto ai numerosi uccelli che, ghiotti di mosche, popolano le rive del lago. Facciamo un giro fino al vulcano Viti, posto nella caldera di Krafla, che ha al suo interno un lago di acqua cristallina che in inverno gela completamente. Interessante anche tutta la zona geotermale con tanto di centrale che esiste lì vicino. Torniamo al campeggio verso le 20, abbastanza stanchi, andiamo nella cucina a comune a prepararci la cena e poi andiamo a letto.

Spese sostenute: ISK 6.769 pari ad € 45,00 Chilometri percorsi: 325 Pernottamento: Hlio Feroabjonusta ehf – Hraunbrun Myvatn ISK 20.400 pari ad € 132,00 per 2 notti

7° giorno

Oggi ci rechiamo ad Húsavík per andare a vedere le balene. Partiamo alle 8,15 circa e dopo un’ora di viaggio su una strada per la maggior parte sterrata, ma dal fondo buono che ci permette di mantenere una discreta velocità, arriviamo ad Húsavík che è collocata sulla baia Skjálfandi, che in islandese significa “baia dei tremori” a causa dei continui sommovimenti tellurici, Húsavík vive di pesca e turismo. Ci imbarchiamo dopo aver fatto i biglietti (€ 104,00 in due) e alle 9,45 puntuali partiamo per il tour. La giornata è discreta e non fa freddo, la navigazione è tranquilla con il mare calmo. È incredibile il numero di avvistamenti che facciamo, ben 22, di cui 3 balenottere minori (minke whale) e 19 megattere (humpback whale), l’ultima delle quali era così vicina alla barca che non siamo riusciti neanche a fotografarla. Probabilmente essendo in una baia, ci è capitato di vedere la stessa balena più di una volta, ma comunque sono state tre ore di emozioni continue, e alle balene si intervallavano avvistamenti di pulcinella di mare che stavano a galla nell’acqua calma dell’oceano. Tornati a terra abbiamo pranzato all’aperto con fish & chips e birra, porzione esagerata e molto buona al costo di ISK 2850 (€ 18) in due. Siamo ripartiti in direzione di Ásbyrgi, che è uno spettacolare canyon situato 70 km a nord di Húsavík. È lungo 3,5 km, e largo 1,1 km, circondato da maestose mura di roccia alte 100 m. Ásbyrgi significa letteralmente Rifugio degli dei Asi, la leggenda narra che, quando il popolo islandese tradì gli antichi dei e gettò i loro simulacri nella cascata di Godafoss, questi non abbandonarono l’Islanda, ma si rifugiarono ad Ásbyrgi, da cui continuano ancora oggi a vegliare sul paese. Il mito vuole anche che Ásbyrgi sia uno dei luoghi più popolati dall’huldufólk, il Popolo Nascosto. Torniamo indietro e ci fermiamo a Tungervellin e incuriositi da una coppia di persone armata di macchina fotografica, ci avviciniamo e vediamo sulla scogliera sotto di noi una colonia enorme di pulcinella di mare. Ci mettiamo a fotografarli e a riprenderli con la videocamera, sono veramente belli e simpatici questi piccoli uccelli marini, ed anche loro incuriositi e per niente intimoriti dalla nostra presenza, stanno tranquilli a farsi fotografare. Dopo circa un’ora riprendiamo il nostro cammino verso Myvatn e una volta giunti facciamo una escursione a Leirhnjukur dove, con circa mezz’ora di camminata, raggiungiamo una bella pozza di fango bollente, passando attraverso un campo di lava nera molto suggestivo. A quel punto ci viene in mente di seguire una passerella di legno che si addentra nel campo di lava, pensando che ci avrebbe riportato al parcheggio dove avevamo lasciato la jeep, non c’era nessuno in giro a cui chiedere informazioni. Risultato, siamo arrivati al parcheggio ma dopo due ore e mezzo di cammino fra lava fumante e odore di zolfo. Torniamo al campeggio e a conclusione di una giornata faticosissima ma incredibilmente bella per quanto abbiamo visto, ceniamo ed andiamo di corsa a letto.

Spese sostenute: ISK 27.543 pari ad € 172,00 Chilometri percorsi: 283 Pernottamento: Hlio Feroabjonusta ehf

8° giorno

Oggi decidiamo di fare le cose con calma visto che i chilometri per raggiungere Akureyri non sono molti. Lungo la strada ci siamo fermati alla cascata Goðafoss (dall’islandese: “cascata degli dèi”) che è una delle cascate più note e spettacolari d’Islanda, situata nel nord dell’isola, all’inizio della strada Sprengisandur. Le acque del fiume Skjálfandafljót cadono per circa 12 metri su una larghezza di circa 30 m. Il nome di questa cascata deriva da una leggenda secondo la quale, nell’anno 999 o 1000, il Lögsögumaður Þorgeir Ljósvetningagoði fece del Cristianesimo la religione ufficiale dell’Islanda. Dopo questa conversione si dice che – tornando dall’ Alþingi – Þorgeirr gettò le sue statue degli dèi nordici nella cascata. La storia di Þorgeirr è conservata nell’opera di Ari Þorgilsson Íslendingabók. Arriviamo alla guesthouse molto presto, ma siccome la reception apre alle 14 decidiamo di andare a vedere il fiordo Eyiafjordur fino al paese di Dalvik. Tornati ad Akureyri abbiamo fatto un po’ di spesa in un supermercato posto di fronte alla guesthouse poi siamo andati nel mono locale che avevamo prenotato, abbiamo pranzato e dopo circa un’ora di riposo siamo andati a fare un giro in città. È iniziato a piovere per cui siamo tornati nell’appartamentino, cena e a letto presto. Oggi tutto riposo.

Spese sostenute: ISK 13.245 pari ad € 86,00 Chilometri percorsi: 205 Pernottamento: Guesthouse Brekkusel – Byggdavegur 97 – Akureyki ISK 14.400 pari a € 93,50

9° giorno

Partiamo da Akureyri alle 9,30 circa, prossima tappa Hvammstangi. Percorriamo la N1 fino a poco dopo Blonduos, è una bella giornata di sole ma tira un po’ di vento freddo. Attraversiamo un paesaggio montuoso con le cime delle montagne innevate, decidiamo di fare il giro della penisola di Vatnses per cercare di vedere le foche, un primo sito dove dovrebbero essere visibili è Hindisvik ma ci risulta impossibile da raggiungere in quanto la strada è chiusa anche ai pedoni, quindi optiamo per Illugastadir, posto pochi chilometri dopo Tjorn. Lasciamo la jeep in una piazzola per la sosta e dopo circa 15 minuti di cammino giungiamo su una scogliera dove è posizionato un casotto di legno, stile bird watching, dal quale vediamo su scogli posti a poche decine di metri dalla riva, una colonia di foche che si scaldano al sole, vento molto forte e freddino, circa 9° gradi. Mangiamo un paio di panini e ripartiamo, arriviamo ad Hvammstangi e andiamo alla guesthouse che avevamo prenotato. La struttura, gestita da una bella signora, è la più bella che abbiamo avuto in questa vacanza, la parte padronale era posta al piano strada, mentre le camere e le zone per gli ospiti poste al piano inferiore, che si affaccia su un bel prato all’inglese con vista sul mare, ornato da statuette e fiori, dispone anche di una vasca idromassaggio che la proprietaria ha messo a disposizione dei clienti. Abbiamo fatto un giro in paese, fino al porto e poi dopo cena siamo andati a dormire.

Spese sostenute: ISK 5.000 pari ad € 33,00 Chilometri percorsi: 292 Pernottamento: Guesthouse Hanna Sigga – Gardavegur 26 – 530 Hvammastangi ISK 14.600 pari a € 94,80

10° giorno

Dopo aver consumato un’ottima colazione, compresa nel prezzo della guesthouse, in una meravigliosa veranda con vista mare, veramente da consigliare a chi dovesse trovarsi da quelle parti, siamo partiti, con una giornata bellissima, priva di vento ed abbastanza calda, per Borgarness lungo la strada n. 72 riprendendo poi la N1 dopo alcuni chilometri. Abbiamo fatto una deviazione sulla 50, poi sulla 518 e sulla 523, queste ultime due completamente sterrate, per andare a vedere Deildartunguhver che è una sorgente di acqua calda che, con una portata di 180 litri al secondo ed una temperatura di 97°C, è la maggiore in Europa. Parte dell’acqua viene utilizzata per il teleriscaldamento, con una conduttura di 34 km verso Borgarnes ed una di 64 km verso Akranes. Successivamente abbiamo visitato le cascate di Barnafoss che è formata dal fiume Hvítá e trae il suo nome, ovvero “cascata dei bambini”, da un incidente che si dice sia avvenuto qui in passato: un tempo, infatti, sopra la cascata si trovava un ponte da cui sembra siano caduti due bambini perdendo la vita. Dopo questo tragico avvenimento la madre dei bimbi convinse gli altri abitanti del luogo a distruggere il ponte. La particolarità di queste cascate è data dal fatto che l’acqua che le forma non scorre in superficie ma ci sono tanti flussi che escono dalla terra a metà altezza del rilievo posto di lato al fiume sottostante, il colore dell’acqua è particolare, tutto da vedere. Abbiamo raggiunto Borgarness e l’ostello dove avremmo passato la notte alle 15,00. Alla reception, unico caso in tutto il nostro viaggio, hanno preteso ISK 1.200 in aggiunta al prezzo della camera, perché non avevamo la carta degli ostelli e che abbiamo dovuto acquistare. Dopo un frugale pasto preparato con quanto avevamo (spaghetti e uova) siamo andati a fare un riposino in camera. Più tardi abbiamo ripreso la jeep e siamo andati a fare un giro fino ad Akranes, il paese non è un gran che mentre bello il panorama ammirato durante il giro della penisola. Siamo tornati per l’ora di cena all’ostello e, siccome in camera c’era una sola presa di corrente del tipo magic, anch’essa unica in tutto il viaggio, siamo rimasti alzati un paio di ore per ricaricare le batterie di cellulari, macchine fotografiche e videocamera alle prese di corrente poste in un salotto dell’ostello.

Spese sostenute: ISK 11.212 pari ad € 72,80 Chilometri percorsi: 318 Pernottamento: Ostello Borgarnes – Borgarbraut, 9-13 – Borgarnes ISK 8.705 pari a € 57.

11° giorno

Oggi ci aspetta la tappa più lunga di tutto il viaggio, vogliamo infatti visitare la penisola di Snæfellsnes. Partiamo quindi di buon ora, attorno alle 8 del mattino, sulla strada 54 in direzione nord. Caratterizzata da un paesaggio molto pittoresco, la penisola viene spesso definita “L’Islanda in miniatura”, in quanto la maggior parte delle bellezze naturali del Paese possono essere ritrovate anche in quest’area. Il vulcano Snæffels, in particolare, si erge come uno dei simboli dell’Islanda: con la sua altezza massima di 1446m, è la montagna più alta della penisola, ed ospita il ghiacciaio Snæfellsjökull sulla vetta. Lo Snæfellsjökull deve parte della sua fama alla menzione ricevuta nel celebre romanzo fantascientifico di Jules Verne Viaggio al centro della Terra. Attorno al vulcano si trova lo Snæfellsjökull National Park, un parco naturale istituito dal Governo islandese, e sulla sponda nord della penisola si trovano alcuni villaggi di pescatori: Ólafsvík, Grundarfjörður, Stykkishólmur e Búðardalur. In prossimità di Hellissandur si trova una delle costruzioni più alte dell’Europa occidentale: l’antenna radio Longwave (onda lunga) di Hellissandur. La spiaggia vicino alla fattoria abbandonata di Ytri Tunga è conosciuta per la sua colonia di foche e noi ci fermiamo a fare delle foto, in particolare ad una di queste che sta facendo colazione con alcun pesci, e che ci guarda con un aria estasiata, immersa nell’acqua a pochi metri da riva, con un pesce in bocca. Deve essere proprio buono quel pesciolino. Proseguiamo ed arriviamo ad Arnarstapi dove ci fermiamo per mangiare a sacco con quanto ci eravano portati dietro, nei pressi della statua di Bardur il guardiano del ghiacciaio Snæfellsjökull posto alla sommità di una scogliera di basalto che ospita una colonia enorme di gabbiani e numerose urie, anche della sottospecie detta dalle redini. Questo è un paradiso per il bird watching, specialmente in questo periodo in cui tutti i nidi hanno i pulcini. Riprendiamo il nostro viaggio e raggiungiamo la spiaggia nera di Djúpalónssandur con la baia posta ai piedi dello Snæfellsjökull. Una volta era la patria di 60 barche da pesca e di un villaggio di pescatori fra i più prolifici della penisola, ma oggi la baia è disabitata. All’ingresso della spiaggia ci sono quattro pietre di dimensioni e peso diversi, queste venivano usate dai pescatori per testare la loro forza. Sono Fullsterkur (“piena forza”) del peso di 155 kg, Hálfsterkur (“forza metà”) di 140 kg, hálfdrættingur (“debole”) di 49 kg e Amlóði (“inutile”) di 23 kg. Queste sono state tradizionalmente utilizzate per qualificare gli uomini per il lavoro a bordo dei pescherecci. Sulla spiaggia ci sono i resti del peschereccio Grimsby Epine (GY7) che vi naufragò il 13 marzo 1948. Si godono degli scorci magnifici in questo posto, dove se il tempo è bello come oggi, l’azzurro del cielo, il bianco del ghiacciaio, il verde dei prati, il nero della sabbia e il blu dell’oceano incorniciano gli altri mille colori delle rocce di origine vulcanica in un contesto incredibile. Il nostro viaggio continua lungo il perimetro della penisola passando attraverso Hellissandur e Grundarfjordur per arrivare fino al piccolo paese di pescatori Stikkisholmur, per poi ridiscendere in direzione Reykjavik. Poco dopo Borgarness, da dove siamo partiti questa mattina, sulla N1 troviamo l’ Hvalfjörður Tunnel che scende fino a 165 metri sotto il livello del mare ed ha una lunghezza di circa 6 km. (costo ISK 2.800, unica cosa a pagamento trovata in Islanda), usando il quale si risparmiano oltre 65 km della strada che aggira il fiordo. Proseguiamo fino a Keflavik, passando attraverso la periferia di Reykjavik, dove giungiamo in tarda serata. L’ostello che avevamo prenotato è il più scadente di tutti quelli che abbiamo usato in questa vacanza, ma essendo molto stanche della lunga giornata, non ci prestiamo molta attenzione, ceniamo ed andiamo a letto nel giro di poco tempo.

Spese sostenute: ISK 12.730 pari ad € 82,60 Chilometri percorsi: 460 Pernottamento: Njarðvík Hostel – By Keflavík Airport – Fitjabraut 6a – Keflavik ISK 7.600 pari a € 49,50

12° giorno

Oggi è l’ultimo giorno della nostra permanenza sull’isola e lo dedichiamo alla visita della penisola di Reykjanes. Partiamo dall’ostello verso le 9,30 e ci dirigiamo verso Grindavik, dove visitiamo la Blue Lagoon. L’ingresso a questo centro termale costa circa € 35,00 a testa, ma ne vale la pena, sia per la scenografia del posto che per i servizi offerti. Troviamo infatti oltre al grande lago con l’acqua a circa 38°, saune, bagni turchi, fanghi e zone relax veramente di alto livello. Ci tratteniamo circa due ore in acqua e poi, riprendiamo i nostri oggetti e ripartiamo. Attraversiamo il paese di pescatori Grindavik e ci dirigiamo verso Gunnuhver, un area geotermale molto suggestiva, poi giungiamo al Leif the Lucky Bridge, ovvero il ponte fra due continenti, quello americano e quello europeo. Questo ponte è stato costruito a cavallo delle due placche tettoniche che in questo punto dell’Islanda sono ben visibili sulla crosta terrestre. Raggiungiamo l’estremità nord occidentale della penisola a Gardskagi, dove ci sono due bei fari e da lì torniamo verso Keflavik. Siccome è ancora abbastanza presto, visto che dobbiamo restituire la jeep alle 22 ed abbiamo il volo per le 0,05, decidiamo di rifare una scappata a Reykjavik, nella speranza di poter visitare il museo fallo logico, unico del genere al mondo, ma quando raggiungiamo la capitale questo è già chiuso. Facciamo un breve giro in centro e torniamo a Keflavik, dove alle 21 circa ci rechiamo in aeroporto. Puntuale l’uomo dell’agenzia passa alle 22 a ritirare la jeep e noi procediamo così al check in. Ci attende un lungo viaggio di ritorno, dovuto anche allo scalo che faremo a Stoccarda, con l’amaro in bocca per la fine di una delle più belle vacanze della nostra vita.

Spese sostenute: ISK 19.700 pari ad € 128,00 Chilometri percorsi: 292

Partenza da Keflavik alle ore 00,05 ed arrivo a Stoccarda alle ore 06,05 * volo AB 3717 Partenza da Stoccarda alle ore 10,30 ad arrivo a Firenze alle ore 11,55 volo AB 8760 * Il volo Keflavik – Stoccarda dura 4 ore, l’orario è dato dalla differenza del fuso orario

Impressioni di viaggio

Credo che questo resterà per lungo tempo il più bel viaggio che abbiamo fatto, abbiamo assaporato la sensazione della nostra nullità nei confronti di una natura dominante e dura, ma incredibilmente bella. Certo non è un viaggio per chi ama la vita frenetica, le discoteche o altri locali simili ma per coloro che cercano un contatto con l’ambiente e la tranquillità è assolutamente da consigliare. La sensazione di trovarsi immerso nei vapori di una fumarola, quella di avvistare tantissime balene o di passare due ore sdraiato in un prato verdissimo a fotografare i pulcinella di mare, è impagabile. Gli islandesi ci sono sembrate persone molto cordiali e sull’isola regna il rispetto e la tranquillità, non esiste in pratica la delinquenza. Mi è capitato di rimanere stupito quando, viaggiando sulla N1 ho visto in lontananza una nuvola di polvere che si avvicinava alla strada e che improvvisamente era sparita, ma da quanto era distante non riuscivo a capire di cosa si trattava, quando mi sono avvicinato ho visto che era una jeep che proveniva da una strada sterrata, e che si era fermata in attesa del mio passaggio. La cosa si è ripetuta anche in altre occasioni, quindi non era stato un caso, ma cultura. Proprio uguale a quanto succede da noi.

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