Islanda, silenzi pieni di significato!

Un viaggio dei sentimenti attraverso i sensi... Luglio è il mese ideale per partire!
Scritto da: ALOCCIC
islanda, silenzi pieni di significato!
Partenza il: 21/07/2010
Ritorno il: 02/08/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €

Info pratiche

Periodo di viaggio 21.7-2.8.2010, 4 persone (Barbara, Nicola, Simonetta, Eros), costo a persona circa 1000 euro (volo+hostel+macchina+acquisti alimentari e benzina+ notte in b&b). Giro anti-orario. Pacchetto hostal+ macchina tutto compreso. Volo Iceland air da Malpensa. Per info ostelli+ macchina http://www.hostel.is/

Indice dei contenuti

Il costo della vita in Islanda è circa come in Italia di beni di prima necessità e benzina. Ciò che costa di più rispetto a noi sono escursioni e ristoranti. La spesa si riduce con il pacchetto ostelli potendo qui cucinarsi in maniera indipendente.

Info sul racconto

Questo racconto vorrebbe documentare in maniera anche ironica la nostra splendida esperienza in questa terra unica e speciale… buona lettura e spero che possa essere utile a chi sta progettando o progetterà un viaggio simile. Buona lettura!

21.7 h.16.15: terrore negli occhi di tutti: dove mettere tutti i bagagli??? Il baule della panda ne ospita 3… gli altri vengono equamente distribuiti tra: la gamba sinistra della Simo e quella destra di Eros. Temperatura alta … si suda … qualcuno è molto preoccupato. Tra camion e sorpassi si arriva a Malpensa. Parcheggio: caricate le valige nel ducato ci guardiamo per capire quanti erano i passeggeri visto il carico di bagagli: noi 4!!! Abbiamo riempito il ducato! Finalmente fatto il check-in passiamo in zona franca dove poterci ristorare: tutto chiuso … sono già le ore 20.30…non è + lecito avere un caffè. La gentilezza di un doganiere ci consente di uscire per qualche minuto dalla zona franca e poter prendere 3 caffè alle macchinette. Tutto procede bene… il ritardo è solo di 50 minuti. C’è chi si impasticca, chi con un bicchiere di valium va festeggiando… chi cerca un bagno per l’ultima pipì. Ci si imbarca e mentre si decolla, 2 dei 4 già dormono … e sarà così per tutto il viaggio. Cocciolone (così la Ciccola viene battezzata in codesta avventura da lei stessa proposta) solo a meta quasi raggiunta apre gli occhi: un raggio di sole di mezzanotte la desta. Ottimo atterraggio, si prende il flybus….c’è chi alle 4 di notte ha gli occhiali da sole…chi come lo Spaggiari Nicola dorme ad occhi aperti e confesserà in seguito non essersi accorto di aver fatto il viaggio in bus. Si parte a destinazione: city hostel … lo raggiungiamo alle ore 4,30 circa (ora locale). La porta è chiusa..nessun problema… con disinvoltura suoniamo… ma nessuno risponde… la Simo impavida come un licantropo si aggira tra le tende campo entra dalla porta posteriore…nn c’è nessuno…finalmente compare una giovane donzella che ci fa il check-in. Ogni check-in sarà “operazione cocciolone”. Inizia l’iter burocratico…il copione è sempre quello; “I’m barbara ciccola…etc etc”. La camera è accogliente e molto carina finalmente si dormeeeeeeeeeeeeeeee (sono circa le 5.30)

H.9: colazione a buffet… Ottima ed abbondante (1200 isk circa 6 euro)

H.10.00: check-out e conoscenza alla reception di una islandese che parla italiano meglio di noi… la Valla la quale ci confessa di essere una estimatrice di Camilleri. Cocciolone e la degna compare stipulano il contratto mentre i rispettivi compagni … cosa fanno??? Nn si sa…

H.10.15: si sale nella bellissima, nuovissima ed accogliente Suzuki sx4…ma bisogna superare diversi problemi: 1-come si estrae la chiave? 2.manca un pezzo fondamentale della macchina: la frizione 3-una sporgenza centrale sembra somigliare vagamente ad un cambio: ma come si leggono queste lettere?

Due componenti del viaggio cercano aiuto in Valla che pazientemente (“gli italiani non hanno il cambio automatico nel sangue” ci dice), fa capire come estrarre la chiave e come utilizzare gli strumenti per poter partire. Dopo un breve e significativo escursione attorno al cassonetto dei rifiuti, decidiamo di partire…che dio sia con noi…prendiamo la dx…la strada è nostra..dopo circa 5 km ci ritroviamo esattamente di fronte al nostro ostello…ma come mai??? In simbiosi con il mezzo apparentemente ostile, troviamo il supermercato. Spegniamo la macchina…e lei sembra morire…nn accenna a nessun sussulto…è permalosa…la abbiamo lasciata in D…lei preferisce essere spenta in P! Dopo un iniziale momento di panico…il senso pratico femminile prevale…e lei sembra rinascere! Si scende e si fa spesa … una fitta pioggia ci accompagna! Fatta la spesa e presi un po’ di soldi (pochi per la verità visto che qui si paga tutto con carta di credito) si parte e si raggiunge la ring road in direzione: Pingeveller, conosciuto fra le altre cose, per esserci nato il primo parlamento d’Islanda.Tutto sembra procedere bene … tranne la pioggia che è copiosa e persistente … la strada è buona … il navigatore, lo spaggiari, sembra essere sicuro…il guidatore si sta facendo capire dal mezzo e viceversa. Si scende per fare alcune foto in un punto panoramico: piccolo attacco di panico: dove sono le chiavi??? Ma tutto si risolve per il meglio. La giornata procede : la consapevolezza di essere in Islanda inizia a crescere mano a mano … i colori, la vegetazione, il silenzio, le strade … tutto ci fa capire che siamo in un posto unico e in un certo senso fuori dal mondo. La forza della sua natura ci porta in maniera spontanea a leggere fra le sue bellezze e capire, forse, il senso di certi contrasti: cosa ci fa un piccolo e riservato fiore di cotone artico in mezzo a questi spazi immensi e forti, battuti dal vento, dalla pioggia e dalle intemperie, dove la natura e le sue forze sembrano apparentemente non essere “gentili” con nessuno? Campi di lava… cavalli selvatici … pecore e piantine di pochi centimetri vivono la loro vita in un ambiente non sempre favorevole agli stessi uomini . Sostiamo a Geyser e Gulfoss: due tappe conosciute da chiunque sappia qualcosa dell’Islanda, entrambi luoghi spettacolari che suscitano grande emozione. La forza dell’acqua si manifesta in tutta la sua potenza. Strokkur: un getto alto fino a 30 metri di altezza fuoriesce ogni 8 minuti in un campo fumante; Gulfoss una spettacolare cascata che precipita a 32 metri di altezza donandoci qualche piccolo arcobaleno! Il paesaggio in 200 km muta continuamente e l’uomo nn è l’elemento determinante di questo cambiamento: piccole case, di tanto in tanto…una piccola chiesa…qualche fattoria…tutto in armonia con la natura e le sue dimensioni.

Arrivo all’ostello di Arnes…h.19.00, non prima di aver fatto la conoscenza con uno dei tanti complicatissimi cartelli stradali! Delle mappe in miniatura! Ci sono 5 case…dopo un breve spaesamento, individuiamo la struttura. Cocciolone si presenta e tutti sembrano conoscerla! Vengono consegnate le chiavi modello Flingston, ma gli uomini di casa sembrano non comprendere: ci sono 2 porte quale scegliere per entrare? e mentre Coccciolone, carica come un somaro si chiedeva dove era il problema, la sua vice inveiva senza pietà: per fortuna dio creò la donna! Comunque le chiavi non servono a niente perché nessuna serratura funziona. Raggiungiamo la fattoria di Stong e prima una breve sosta in una splendida cascata: Hjalparfoss. Per arrivare nella dimora del vichingo Stong il percorso è insidioso ma ne è valsa la pena. Anche qui nulla di scontato, la natura è e fa da padrona. Cena in ostello:gli uomini se la danno a gambe,buona notte! Le femmine scrivono al pc questo diario. Domani ci attende una tappa molto molto dura!

23.7

Partenza ore 7 dopo colazione a base di yogurt e frutta per i salutisti, caffè e biscotti per Cocciolone e husband! Percorriamo allegramente la mitica road 1: lungo la strada si stagliano i profili dei vulcani della zona tra cui quello che ha tenuto in scacco il traffico aereo di tutto il mondo: Eyafiallajokull! Anche l’Hekla che il giorno prima non si era mostrato perché coperto da una coltre di nubi, stamani si rivela: non sembra poi così pericoloso! ma visto che la guida cita che gli esperti avrebbero ipotizzato una nuova eruzione nel 2010, decidiamo di accelerare sempre mantenendo i 90/km orari! Lungo la strada tracce dell’eruzione: polvere nera ai lati, ma la situazione è sotto controllo: Emilio Fede ci ha allarmato come al solito inutilmente! Giungiamo alla cascata di Seljalandsfoss: percorriamo a piedi un bel sentiero con la possibilità di passare anche dietro all’acqua, la vegetazione è ridente e varia, una costante del nostro viaggio! Appuriamo che i servizi igienici sono collocati in ogni punto turistico. Proseguiamo la zona dei ghiacciai che purtroppo non vediamo perché coperti dalle nuvole e andiamo poco prima di Myrdalsjokull. Sotto di esso il temutissimo Katla, sotto il quale vediamo la cascata di Skogafoss che si getta da un pendio roccioso di 62 metri: è spettacolare. Inizia a piovere: ma in Islanda ci sta e l’abbigliamento “Ginetto” ci sostiene e ci accompagna! Sempre a Skoga visitiamo il museo del folclore e le prime casette di torba denominate affettuosamente da noi “casette pelose”. Lì le due insegnanti vedono un modello di scuola a loro prossimo se non altro come ideale: una scuola ricostruita di inizio 900 con 4 banchi e 4 cartelle: un sogno ed un obiettivo! Raggiungiamo Dyrholey: piove che dio la manda e tira un vento della madonna. Dopo un breve giro, i 3 dell’ave maria (eros, barbara e simo) risalgono in macchina con i capelli turbinati, la situazione nn è più sotto controllo. Nicola, l’unico fortunato ad essere calvo, si avventura in cerca di cosa? Lo vediamo prima a destra, poi a sinistra, poi al centro: ma cosa cerca? La risposta al suo ritorno: pucinelle di mare! E non per mangiarle! Scendiamo a Reynisfjara: le colonne basaltiche ci attendono e ci proteggono un po’ dal vento. La spiaggia nera si mostra minacciosa ma neanche tanto…la percorriamo in parte sotto la pioggia! Passiamo Vik, facciamo la spesa e mangiamo oibò in macchina: piove a dirotto! Puntiamo Vagnastadir: attraversiamo i Sandur: piane sabbiose di origine glaciale. A destra e a sinistra complice la nebbia si vede poco ma piano piano la visibilità aumenta e si intravedono campi lavici coperti da vegetazione. Alti tralicci della luce ci accompagnano per tutto il viaggio tagliando il paesaggio. Il silenzio è una costante. Cocciolone ed Eros cadono nelle braccia di morfeo…ma la guida ed il guidatore sono affidabili! Attraversiamo il Sandur più vasto del mondo: il Skeidararsandur. I colori sono relativamente pochi: grigio, verdone, piccole macchie di fiorellini…ma ciò che colpisce non è la viarietà ma l’intensità dei colori! Piccola sosta a Nupsstadur: un borgo con casette pelose e chiesetta e lì ci rendiamo conto che la moda Ginetto spopola: tutti hanno una giacca rossa! L’unico verde è Nicola! Sostiamo in un punto panoramico dove c’è un monumento costruito con i resti del ponte spazzato via dall’allagamento del ’96…la natura qui è padrona! Breve sosta nella piccola e nascosta laguna glaciale: Fjallsarlon meno famosa di quella che visiteremo domani ma un piccolo gioiello in cui il silenzio tanto per cambiare ci avvolge! Piove governo ladro! E i ghiacciai continuano a nn concedersi! Con questo vento, pioggia e freddo arriviamo a Vagnasstadir: ai piedi del più grande ghiacciaio al mondo (al di fuori dell’Antartide): Vatnajqkull. L’ostello è collocato in un bella vallata, la struttura è graziosa ma ci sono pochi bagni e poche docce! Dunque: file per le docce, fila per il bagno…fila per lavare i piatti…ma a dispetto di tutto e tutti, Cocciolone si è già impossessata dei mezzi della cucina e in poco tempo prepara una zuppa e le solite scatolette con pomodori conditi. Conosciamo una famiglia di Gorizia con cui scambiamo delle opinioni di viaggio. Si dorme e non si sa se il giorno dopo si potrà fare l’escursione sul ghiacciaio visto il tempo!

24.7

Sveglia alle ore 7, colazione, abbigliamento Ginetto pronti per la scalata al ghiacciaio. Ma il tempo è inclemente: sostiamo nel punti di raccolta a circa 5 km dall’ostello. Arriva un bel vichingo che ci dice che l’escursione si fa ma non ci assicura sul tempo. Decidiamo di non andare visto anche il costo (x4 persone circa 400 euro). Ci dirigiamo verso la laguna glaciale: Jokulsarlon. Continua a piovere, il ghiacciaio è coperto di nubi ma la laguna ha anche così un suo fascino. Fatto il biglietto saliamo su un mezzo anfibio (3000 isk a testa) e fatta la conoscenza del bel Vladirmir, ci aggiriamo tra gli iceberg. Sembra di essere sul titanic…30 minuti di escursione a dir poco unica ed affascinante! Puntiamo su Hofn: le nuvole si innalzano e noi mangiamo su una panchina davanti al mare. La gente è cordiale e saluta i forestieri! Fatta la spesa si punta su i fiordi orientali: è uscito il sole! Lo spettacolo è unico: scogliere a picco…lagune..cascate…sostiamo su diversi punti panoramici segnati; sono sempre visuali molto interessanti e ci godiamo il paesaggio che diventa sempre più dolce ed armonioso. Abbandonata definitivamente la zona dei ghiacciai, ci dirigiamo a Berunes che raggiungiamo senza difficoltà. L’ostello è bello, accogliente e collocato in una zona panoramica davanti al fiordo! Nicola si posiziona nella poltrona del salottino a leggere vicino ad un silente inglese (forse imbalsamato), davanti alla finestra all’inglese e la Barbara vede il suo futuro! Un simpatico gatto certosino viene a prendere le coccole e ci dà la buona notte! Eros e Bottac romanticamente si dirigono alla spiaggia (dicono di aver visto le casette per la nidificazione ….ma chissà!). Gli altri come al solito a dormire…e la Barbara vede il suo futuro!

25.7

Ci alziamo relativamente presto … sperando di anticipare gli altri ospiti nel bagno … e senza problemi ci prepariamo per la colazione a base di pancake, marmellate preparate dalla moglie del pastore (ci viene il dubbio che lui sia un uomo di fede). Con la pancia piena e soddisfatti, partiamo alla scoperta dei fiordi orientali. La nebbia è ancora bassa ma confidiamo che “il bello” sarà davanti a noi. La strada è ben tenuta nonostante brevi tratti di sterrato dove pur facendo attenzione non è necessario ridurre di molto la velocità. Il paesaggio è spettacolare, i fiordi sono larghi, le montagne scendono dolcemente sul mare e si percepisce un senso di infinito: il silenzio anche qui una costante. Attraversiamo vallate, spiagge nere dove si stagliano strutture in legno che servono ad essiccare il pesce, piccoli paesi che pur avendo una propria identità si ripetono costantemente lungo il percorso. Ci fermiamo a fare una sosta a Stodvarfiorgordur davanti al museo di Petra, che si trova in una casa dove sono stati collezionati minerali e pietre di vari tipi. Di fronte un piccolo porto dove sostiamo brevemente. Di tanto in tanto ci fermiamo a catturare delle sensazioni attraverso la macchina fotografica ed ognuno di noi prosegue con i propri vissuti il suo viaggio in Islanda. Arriviamo nel centro più grande Egilsstadir. C’è un piccolo quartiere residenziale, ci muoviamo in macchina, fotografiamo delle particolarissime strutture realizzate con materiali di recupero. Il cane di guardia abbaia, i padroni escono e la Ciccola scambia due parole con “l’artista”. Ci fermiamo nella solita stazione di servizio multifunzionale: qui ci si ritrova, ci si conosce, si fa la spesa, si fa benzina: dove c’è benzina c’è vita! Nicola, oramai trasformato in un indigeno sbava davanti a porcherie paciugose (vere schifezze colorate inenarrabili, probabilmente vietate dalle legge) snobbate dalla Ciccola e da Eros mentre la Bottacini sostiene idealmente certe perversioni culinarie. I bambini nordici sono gli unici a poter realizzare tali sogni avendo così buone possibilità per diventare fortemente obesi. Ci fermiamo brevemente in un negozio 66North Iceland: i prezzi sono molto alti anche se gli articoli interessanti. Decidiamo di preseguire per Husey, ci attendono 30 km di sterrato prima di raggiungere l’ostello. L’impavida guidatrice li percorre senza grandi problemi. Attraversiamo una piana paludosa (ci sono anche i cartelli di attenzione: sabbie mobili) con la solita vegetazione piatta, uccelli di differenti specie ed avvistiamo per la prima volta le foche. Raggiungiamo l’ostello, una bella fattoria blu e bianca dove attorno per km non c’è nulla. La signora ci accoglie e dopo aver risolto un piccolo problema per l’assegnazione delle camere, ci ambientiamo. Percorriamo la brughiera facendo un percorso che ci porta dopo vari km alla scoperta di specie volatili, tra cui il temibile e violento stercorario. Giungiamo presso la laguna con la spiaggia nera su cui giace una vecchia e rossa barca abbandonata. Tutto è silenzio, i colori sono accesi, ci circondano le montagne in lontananza, un posto fuori dal mondo! tanto per cambiare!

La Ciccola come al solito si impadronisce della cucina e, dopo aver pazientemente atteso che i tedeschi terminassero la loro merenda-cena, prende padella e bistecche porcellose ed inizia a spignattare impestando tutta la fattoria, cavalli compresi! La Bottacini dalla sua camera da letto impreca per l’odore ignara che fosse provocato dalla Ciccola. Il vento inizia a soffiare sempre più forte, senza alcun limite fisico, le montagne sono troppo lontane per fermarlo. La luce prosegue il suo bagliore nonostante l’ora oramai tarda, il vento filtra tra le fessure della struttura che ci ospita. Lo Spaggiari che come un neonato, soddisfa le pulsioni primarie, trapassa e lascia la consorte ed il resto del gruppo che rimangono a fare due chiacchere. Nel mentre un accadimento spettacolare: sono quasi le 24 e la luna rossa sorge improvvisa davanti a noi! Alle nostre spalle il sole è ancora alto: questo spettacolo unico ci toglie ogni parola e lo Spaggiari dorme … che dire? Barbara riflette ancora una volta sul suo futuro … anzi presente!

26.7

Dopo la solita colazione, partiamo: destinazione Myvatn. Dopo i 30 km di sterrato, riprendiamo la strada che ci porterà di nuovo sulla ring roard. Gli essiccatoi di merluzzi scandiscono il paesaggio assieme a fari, tronchi di albero, covoni di fieno coperti da plastica blu e verde, case disabitate e spiagge nere. Dai racconti di viaggio ci era sembrato che la strada non fosse troppo agevole; invece, per fortuna, appare ben tenuta e da poco asfaltata. Il paesaggio prosegue nelle sue trasformazioni, ci stiamo avvicinando alla zona vulcanica per eccellenza e tutto ce lo fa presagire. Alle porte di Myvatn oltre ai colori anche gli odori ricordano la bocca dei vulcani: una puzza di zolfo intride l’aria. Qui l’intervento dell’uomo pur se maggiormente evidente (sfruttando l’energie del sottosuolo con centrali geotermiche) è comunque rispettoso, anche perché se non lo fosse la terra gliela farebbe pagare! Ci fermiamo a visitare i temutissimo vulcano Krafla: più che un solo vulcano un insieme di crateri e spaccature sul terreno, su cui camminare rispettosi ed attenti nei percorsi segnati Bocche di fumo ovunque, terra nera e arancione si alternano con crateri ricolmi di acqua turchese. Il tempo è splendido ed i colori unici! Ci avviciniamo poi a Namafjall: un campo geotermale (Hverir) caratterizzato da un paesaggio lunare con colori ocra, pozze di fango ribollenti, soffioni, fumarole alcune piuttosto turbolente…l’odore acre di zolfo è veramente intenso…un paesaggio molto suggestivo che ci avvolge tutti i sensi. Lo percorriamo cercando di cogliere ogni sensazione: è veramente una delle cose più “belle” di questo viaggio. E’ come se in questo scampolo la terra rivellasse tutta la sua potenza sorprendendoci! Ricchi di questa forti emozioni, proseguiamo verso il paese fra i più turistici e visitati dagli stessi islandesi e ci fermiamo nella solita stazione di servizio: N1. Qui facciamo spesa, benzina, pipì e mangiamo qualcosa. “Allegre” famiglie islandesi, mangiano nei tavoli a disposizione per i pic-nic nell’area di sosta. Decidiamo di compiere la facile ma ripida scalata alla bocca del vulcano Hverfell che domina il lato orientale del lato Myvatn. Una volta saliti ammiriamo il panorama splendido e proviamo ad immaginare la potenza dell’esplosione che ha generato il cratere imponente! Scesi a valle, decidiamo di percorrere con la macchina il perimetro del lago, facendo una breve sosta sullo stesso. E’ l’occasione per conoscere i fastidiosi moscerini che danno il nome al lago stesso. Il panorama si caratterizza anche grazie alla zona di Dimmuborgir, un gigantesco campo di lava molto affascinante con pilastri di forme bizzarre, archi naturali e formazioni di lava creata dalla lunga successioni di flussi lavici. Decidiamo di fare il check-in nell’unico B&B che ci ospiterà in questo tour…la casa è molto accogliente e pulita nonché centralissima. Rivediamo la famiglia di Gorizia con cui scambiamo nuove opinioni di viaggio La sera è ancora lunga e la Ciccola percependo un sussulto energetico da parte del consorte, asseconda immediatamente il suo desiderio di visitare la laguna di Myvant … presi costume, telo e “paletta” la coppia Spaggiari si immerge in un sogno blu bollente.La coppia vecchi-bottac ha un nuovo sussulto che decidono anche loro di cavalcare, un sogno semi-bollente nel b&b (forse era meglio la laguna?) La coppia salutista decide di sgarrare dopo i sussulti e si concede un panino con wustel e cipolla; la coppia spa mangia nel ristorante della laguna.La serata termina in uno dei locali (direi l’unico) più eleganti trovati nel nostri tragitto: lì una cameriera parla anche italiano!

27.7

Facciamo colazione nel B&B…la signora mette a disposizione la sua gentilezza e tante cose buone da mangiare. Lo Spaggiari oramai islandizzato, si mostra nel suo più essere nordico: mangia aringa e pesce pressoché crudo e si rammarica ancora di non aver mangiato il salmone marinato! Partiamo, breve visita ad una grotta e tappa a Dettifoss! Come annunciato, la strada per raggiungere la maestosa cascata è impestata! Uno sterrato osceno di 60 km totali da far saltare il sistema nervoso, percorsi con prudenza della brava Bottac e sostenuti da tutto il gruppo. Una volta arrivati un solo pensiero: ne valeva la pena! La cascata è splendida e maestosa! Uno spettacolo naturale , dicono la più impressionante d’Islanda. Una forza inenarrabile la caratterizza pur non essendo molto alta…ci si può avvicinare a pochi metri…toccarla…e raccogliere da essa tutta la sua energia. La sua forza fa vibrare tutti i nostri organi…pur essendoci relativamente molte persone, l’unico rumore che frange il silenzio è quello dell’acqua! La coppia Bottacini –Vecchi prosegue per Selfoss a circa 1,5 km: una cascata molto ampia e pittoresca. Lo Spaggiari forse inizia a sentiere l’aringa che è in lui…e la Ciccola paga l’azzardata scelta e sosta con lui perdendosi Selfoss. Proseguiamo facendo visita alla formazione degli pseudo-crateri, non prima di aver acquistato delle cremine presso la laguna di Myvatn. Sono delle isolette sparse in mezzo al lago e se ne contano più di 50, formatosi dall’esplosione di bolle gassose avvenute quando la lava incandescente incontrava l’acqua. La loro forma è simile a piccoli coni e crateri di scoria vulcanica. Lasciamo per sempre il lago: direzione Akureyri, la capitale più estrema del Nord, seconda cittadina di islanda dopo Reykjavik! Anche in questo tratto varietà di paesaggi a cui oramai siamo abituati ma mai assuefatti, il viaggio prosegue tranquillo, al passo che precede la città troviamo un po’ di nebbia. Attraversiamo la ridente cittadina che ci sembra una metropoli dopo tanti km interrotti solo da pochissimi e piccolissimi paesini! Andiamo in ostello, in posizione abbastanza centrale, comodo, e bene organizzato nei servizi comuni. Qui rimarremo due notti. Lo Spaggiari da evidenti segni di malessere, non cena e non esce. La Ciccola si cala nel ruolo di badante ucraina; il resto del gruppo si lancia nella follia tamarra delle vita notturna di Akureyri: fuori strada da sbarco lunare che si aggirano strombettando per la città, un raduno di easy rider con moto da paura nel centro che vagano alla ricerca di non si sa che cosa! Il caffè Paris diventa un luogo dove trascorrere le animose serate!

28.7

Lo Spaggiari oramai risorto riprende il suo ruolo di guida ufficiale: il Caronte della situazione. Facciamo una breve visita alla città. Ciò che ci sembrava arrivando viene sfatato: il centro è costituito da 1 via commerciale e una parte più residenziale!…e pensare che per noi sarebbe l’equivalente di Milano! La meta di oggi sarà la visita di Godafoss , Husavik e dintorni. Gofafoss, la cascata degli dei, una delle meno potenti ma più suggestiva. La cascata si forma dalle acque di un fiume glaciale che nei secoli ha formato un canalone a forma di ferro di cavallo attraverso un campo di lava. Nell’anno 1000 l’oratore delle leggi vi gettò le statuette pagane norvegesi quando l’islanda si convertì al cristianesimo. Da lì il nome. Abbiamo seguito i consigli della guida parcheggiamo nel vicino distributore piuttosto che nel parcheggio ufficiale in quanto la visuale è migliore. La cascata appare a circa 1 km di camminata piacevole. Visitiamo il simpatico e folcloristico borgo di Laugar dove si trovano restaurate “casette pelose”. Proseguiamo per Husavik, piccola e piacevole cittadina portuale estremamente nordica e tipica. Lì avremmo la possibilità di fare whale wathching ma decidiamo di passare. C’è un ‘alternanza di localini portuali, negozi di artigianato e musei molto interessanti. Soprassediamo quello della balena perché l’interesse al femminile si direziona verso un’attrazione unica nel suo genere. In questa cittadina sorge l’unico, invidiabile ed inimitabile museo fallologico! La spregiudicata Bottacini vi infila la testa per scorgere somiglianze e differenze, la pudica Ciccola attende il commento della impavida e fotografa i falli in esposizione fuori, i maschi assumono un atteggiamento di significativo distacco ed apparente indifferenza: sarà invidia? La Bottacini sentenzia: non ne vale la pena, “fa paura!”…unica nota…ci sono le indicazioni anche in italiano…le sole che abbiamo trovato in tutto il paese! Si prosegue per due importanti mete: le scogliere dove nidificano fra gli altri i famosi “puffin” e il canyon di Asbyrgi. Facilmente raggiungiamo le scogliere nord orientali. Il silenzio è sovrano…quasi inquietante…altri turisti rispettosi con cannocchiale osservano in lontananza. Scorgiamo le simpatiche pulcinelle che si lanciano dalle ripide scogliere fino in acqua! Veramente carine! Ora Asbyrgi: ci troviamo su una piatta pianura quando improvvisamente ci rendiamo conto di essere sull’orlo di un enorme canyon a forma di ferro di cavallo che inatteso ci accoglie. Un luogo a dir poco strano. Difficile identificare la sua origine, che si preferisce attribuire a divinità e cavalli degli dei! Dal parcheggio si dipartono brevi sentieri che attraversano la foresta per raggiungere punti panoramici. Noi percorriamo quello che termina presso un piccolo lago abitato da simpatiche paperette … e anche qui tutto è pace! Torniamo alla base dove ci aspetta una nuova “notte di follia” nella capitale del nord!

29.7

La nostra prossima meta è Osar. Prima di arrivarvi visitiamo i fiordi del nord. Prima di partire Nicola scambiato come spesso accade per un indigeno, raccoglie involontariamente le lamentele di un bambino biondo locale di circa 5-6 anni che si lamenta a voce alta forse del fatto che il supermarcato Bonus alle 9.30 non è ancora aperto! e lui con caschetto e bici ha percorso un bel po’ di strada per arrivare a comperare delle paciugherie! Nicola con un gesto solidale apre le braccia! Si sono capiti o almeno crediamo! Oggi una delle più significative tappe che caratterizzano questo itinerario. Si risale inizialmente verso Dalvik, proseguiamo attraversando un tunnel lungo alcuni km ed arriviamo a Olafsfjordur. Qui smarriamo per alcuni minuti la retta via e ci ritroviamo ad attraversare una cava insieme ad altri turisti. Dopo aver chiesto indicazioni prendiamo una strada sterrata che ci porterà sull’altra costa della penisola di Trollaskagi , attraversando una valle da noi successivamente denominata la “valle di Hululland”, dal nome di uno dei pochi abitanti del luogo che come tradizione ha scritto il suo cognome sul cancello della propria fattoria. Visitiamo ora la cittadina di Hofsos. Sostiamo in un locale tipico, mangiamo un muffin e respiriamo un po’ dell’atmosfera di questo piccolo borgo: poche case colorate, panni stesi, un centro culturale, un piccolo porto, due ristoranti-bar, una famiglia che gioca con i biondi bambini, una coppia sulla spiaggia. Una piccola perla caratterizzerà la nostra giornata: lo Spaggiari ci indica la presenza di una chiesa sul nostro cammino. Lasciamo la macchina e percorriamo a piedi un breve tratto di strada tra covoni e fattorie. Siamo a Grof: una piccola chiesa,del tutto simile alle tante casette pelose già viste. E’ un tesoro che si presenta a noi in questo paesaggio campestre. Apriamo la porta, in punta di piedi entriamo e visitiamo questo luogo suggestivo: è quasi commovente : pochi banchi, l’altare, il soffitto celeste come altre chiese già visitate. Siamo senza parole: ecco come dovrebbero essere tutte le chiese! Proseguendo per Osar visitiamo anche la cattedrale in pietra rossa di Olar la più antica chiesa in pietra di tutta l’islanda. Il parroco ci accoglie gentilmente e ci offre un volantino esplicativo. Sulla strada Glaumbaer: lì ci attende una fattoria “pelosa” ed un sito di strutture edilizie simili a quelli già visitati. Dopo alcuni km di sterrato abbastanza buono, arriviamo presso l’ostello di Osar, una fattoria collocata in un posto unico! Il gestore molto cordiale ci accoglie e ci spiega i percorsi naturalistici della zona: di fronte a noi nella laguna colonie di foche pigre distese al sole: a pochi km, il celebre scoglio a forma di dinosauro. Una luce speldida ci accompagna in queste due escursioni, il silenzio qui è rotto solo dalle voci delle foche. Un posto veramente unico nel suo genere. Mentre la Bottacini veniva attaccata da gabbiani nidificatori, l’altra coppia si inoltra nel percorso alto raggiungendo con calma il dinosauro di pietra. La serata in ostello trascorre in maniera tranquilla (la Ciccola osa cucinare addirittura degli spinaci lessi, mentre il consorte studia come al solito la cartina) ma purtroppo turbata dalla rozzezza di una comitiva di tedeschi che ignora le regole del vivere comune: tutto il mondo è paese!

30.7

Ci svegliamo… l’Islanda ci regala un’altra bella giornata di sole che inizia con una abbondante colazione nella sala-tendone dell’ostello… una sorta di circo Togni dove abbiamo mangiato dei buoni pankake caldi e fragranti, purtroppo in compagnia dei soliti tedeschi poco carini (per usare un eufemismo). Partiamo per la volta di Grundarfjorur al nord della penisola di Snaellsnes, dove Verne si è ispirato per “Viaggio al centro della terra”. Salutiamo Osar, la sua luce e le sue simpatiche foche per avviarci nella parte occidentale dell’isola. Avevamo già pianificato di non visitare i fiordi occidentali per mancanza di tempo. Tranquillamente proseguiamo il nostro viaggio, ottima la viabilità, paesaggi come al solito alterni con la costante dell’essere soli in una solitudine che da benessere e ricca di significati che ognuno di noi sa dare. Arriviamo attorno alle 12 a Grundarfjorur “ridente” cittadina: una pompa di benzina, una chiesa, alcune case recintate, un pub, 3-4 negozi con orari improponibili ed un porto. Attorno una paesaggio splendido, la montagna di Kirkjufell sembra un miraggio di un’armonia perfetta, scorci che sembrano una cartolina con cavalli modello Vidal anni ’70. Ci fermiamo in un’area di sosta a mangiare: è molto caldo la Ciccola avrebbe voglia di mettere dei sandali che non ha, la Bottaccini sta bene con l’abbigliamento Ginetto. Proseguendo verso sud-ovest fiancheggiamo gli aspri pendii occidentali dello Snaefellsjokull: si tratta di un aerea desolata che offre vedute quasi soprannaturali su contrafforti lacivi che si ergono dalle pietraie. All’estremità della penisola di Snaellsnes c’è il possente ghiacciaio omonimo: è credenza diffusa che lo Snaefellsjokull sia uno dei grandi centri di energia della terra, energia che ci sembra di percepire assieme ad un’aura di mistero. Pensiamo di fare un’escursione sul ghiacciaccio ma purtroppo in tale giornata non era possibile nessuna escursione. Ad Arnarstapi ci fermiamo nel bar, mangiamo della torta e del caffè e ci godiamo il sole all’esterno. Decidiamo di fare una piacevole passeggiata lungo un percorso che ci porterà lungo la scogliera, nei dei prati con gente locale in relax in un paesaggio che vede davanti a noi il ghiacciaio, a fianco di vulcani, campi lavici, ed il mare in un’armonia di contrasti. La costa presenta affascinanti formazioni rocciose plasmate dal mare. Ripartiamo e attraversiamo gli ennesimi campi lavici per raggiungere Raudfeldargià, una gola claustrofobica che taglia il monte Botnsfjall e nel suo fondo scorre il fiume Sleggjubeida. Un piccolo percorso tra le rocce ci divide dalla grotta. Entrambe le coppie compiono un rito energetico: realizzano due differenti cumuli di rocce, simili a quelli che abbiamo visto in tutta l’Islanda che servivano anticamente a segnare i sentieri. Un sasso sopra l’altro, a suggellare un eterno legame fra loro quattro e questa terra. Scendendo verso sud un sentiero sterrato ci separa da una selvaggia spiaggia di sabbia nera che con la sua spettacolare prospettiva di faraglioni rocciosi sull’oceano è un posto magnifico per una passeggiata: la sabbia nera…un faro a forma di razzo…pilastri di roccia come gettate di lava congelata…il sole ed il cielo terso, uno scenario magnifico dove passeggiare e catturare immagini uniche. La gente del luogo racconta che gli elfi utilizzano queste formazioni come tempio. Sulla estremità più occidentale dello Snaellsnes abbandoniamo la strada principale prendendo una minuscola pista piena di dossi attraversando una distesa lavica e arriviamo quasi sulla punta di Ondverdarnes. Incontriamo una spiaggia di sabbia dorata Skarorski con nere scogliere di lava…purtroppo è sparito il sole, la luce presente non ci consente di apprezzare al massimo la bellezza del paesaggio. Torniamo verso a Grundarfjorur e raggiungiamo l’ostello. Ci accorgiamo subito della presenza del pulman dei tedeschi poco “civili”. Per fortuna la nostra collocazione è diversa dalla loro, ma la Ciccola e la Bottac decidono lo stesso, da perfide donne, di comunicare agli uomini che saranno loro i nostri compagni ancora una notte. La vallata si riempie di imprecazioni in dialetto reggiano, le donne decidono di essere buone e danno la lieta notizia: siamo stati collocati in un bell’appartamento in condivisione con altre famiglie. Le stanze sono grandi, anche gli spazi comuni. Il bagno da un piccolo problema allo Spaggiari che non riesce a regolare l’altezza del telefono della doccia è così costretto, in barba ai sui 1,85 cm di altezza a fare una doccia in ginocchio, tipo sacerdote in quaresima. Imprecando rientra nella stanza da letto lamentandosi. Inutili i tentativi e gli sforzi del quartetto italiano a ripristinare ad un altezza civile il mezzo. C’è da specificare che è stato poi l’unico ad avere tale problema avendo lui fatto la doccia dopo la famiglia nordica al contrario degli altri tre che avevano preceduto la stessa. Il mattino dopo troviamo la doccia in altezza regolare e lo Spaggiari raddoppia in modo esponenziale le imprecazioni. Dopo aver cenato nella veranda dell’appartamento (confermata l’estrema disinvoltura con cui la Ciccola compie ogni azione in cucina), facciamo una passeggiata. Sono circa le 21.30, c’è luce, il paese è ovattato dal completo silenzio. Ci chiediamo: dove è vita???? Dove la movida islandese??? Andiamo a destra, andiamo a sinistra: nulla. Ci rechiamo al porto: sembriamo scorgere un certo movimento. Curiosando qui scorgiamo il massimo della vita notturna. Famiglie con bambini, attorniati da gabbiani, sono intenti a pescare lungo il molo. Disarmati da tanto movimento … non sappiamo come muoverci. Andiamo nell’unico pub del luogo alla ricerca di qualcosa di più hot … Nel locale diremmo pieno, per gli standard islandesi, circa 10 persone … con noi 14! Prendiamo da bere, gli Spaggiari ordinano una coca cola che arriva ma… della taglia islandese: super big, perché non dimentichiamo che qui la coca cola vive venduta anche nei supermercati praticamente con l’autobotte. Nel locale, tra le altre cose, il solito pentolone con zuppe calde che abbiamo visto in ogni luogo di ristoro. Tornando verso casa (sarà quasi mezzanotte), è ancora giorno e la luce del sole sta scendendo: ammiriamo la montagna di Kirkjufell avvolta di colori sul rosso…è molto suggestiva.

31.07

Ci svegliamo, prima colazione…c’è il sentore che il viaggio sta finendo: mancano 2 giorni alla conclusione. Ci attende una capitale che già sappiamo forse non sarà strepitosa..ma questo viaggio non era stato progettato per vedere le città…e non ci sta deludendo. Arriviamo senza problemi a Reykjavik. Nell’avvicinarci a questa capitale che è più piccola di Reggio Emilia, abbiamo la sensazione di perdere un po’ di quel contatto puro con la natura che pur sempre suggestiva ci regale minori emozioni. Le pompe di benzina e dunque commercio e movimento sono più frequenti, anche il traffico si intensifica sempre secondo i loro parametri. La capitale si mostra come un insieme di tanti sobborghi commerciali con palazzoni intervallati da supermercati Bonus con il simpatico maialino come logo. Arriviamo presso l’ostello Downtown, in pieno centro, dove alla reception c’è un’adetta che parla un inglese perfetto con un tono di voce soporifero … la comprensione per la prima volta diventa ostica. Le stanze sono molto belle e spaziose… nonché pulitissime. E’ a parità di un albergo a 3 stelle. Visitiamo la città partendo dal porto e dal mercato coperto delle pulci che si svolge ogni sabato. Vediamo così indigeni che comperano prodotti tipici alimentari e oggetti vintage in questo luogo colorato un po’ anni ’70. Proseguiamo la visita della città che più che una capitale ci sembra una cittadina vivace, accogliente, con diversi locali dove i giovani dell’isola vanno probabilmente a vivere e si ritrovano approfittando anche delle tante ore di luce. Letta così merita una sosta e una visita la cattedrale ultramoderna Hallgrimskirkja, i vari locali, una passeggiata tra i quartieri cercando di cogliere le peculiarità della vita a nord. Decidiamo di fare cena nei locali del porto: gli Spaggiari optano per il folcloristico ed animato Saegreifinn “”il cui slogan è “Moby Dick is on the stik” e dove gli indigeni ordinano spiedini con diversi cadaveri acquatici e zuppe a cameriere con le retine in testa che, a loro volta, urlando il numero della ordinazione portando i cadaveri oramai carbonizzati. La balena giace effettivamente sullo stik ma nessuno di noi ha il coraggio di mangiarla: troppo scura la sua carne e preferiamo boicottare una pratica che gli islandesi dovrebbero smettere di compiere visto anche i diritti internazionali che vietano la caccia. Gli altri due compagni di viaggio decidono di frequentare un locale più raffinato mangiando sempre pesce. Entrambi completano la serata in differenti locali del centro fra cui il caffè de Paris, molto carino ed alla moda.

1.8

Decidiamo di fare colazione in ostello, ma ci accorgiamo che non ne vale la pena. Partiamo alla volta della penisola di Reykjanes a sud della capitale, nei pressi dell’aereoporto. La giornata non è fra le più belle e paesaggisticamente, anche alla luce di ciò che abbiamo visto, non troppo interessante. Passiamo fra fari, chiese e campi lavici. La cosa più interessante è certamente la Laguna blu. Attorno allo stabilimento SPA pozze calde in cui è vietato entrare di colore smeraldo, con attorno un paesaggio lunare. Gli Spaggiari entrano nello stabilimento e trascorrono 2-3 ore immersi dentro l’acqua termale alternando bagni turchi, saune e maschere facciali. Lo stabilimento è molto bello, nuovo ed efficiente. Torniamo in ostello, il nostro viaggio sta veramente finendo. Prepariamo gli zaini, terminiamo gli alimenti che abbiamo, ci prepariamo a lasciare questa terra fantastica. Mentre Bottac e Vecchi fanno una passeggiata, Spaggiari legge e la Ciccola riprende i contatti con il free wi-fi nella hall con il mondo che sta per ritrovare.

2.8

Dopo aver fatto colazione, questa volta con le nostre cibarie, andiamo a riconsegnare la macchina nella stazione della Europcar lontana dal centro. Fatto pranzo torniamo in ostello a prendere le valige, saliamo sul bus prenotato che ci porterà in aereoporto. Qui, dopo check-in e ritualità per riavere i soldi dell’iva. Arriviamo a Malpensa, il rito dei bagagli come spesso accade un po’ in ritardo, la macchina, autostrada, reggio, casa, saluti. Tutto è andato bene, l’Islanda è un ricordo. Ma non è un ricordo di viaggio come tanti altri, è un pensiero costante, un’energia vitale, un arcobaleno di colori e sfumature, un susseguirsi di paesaggi, una tavolozza di silenzi pieni di significato, una metafora sulla apparente inconciliabilità fra ciò che è opposto ma che rispettosamente può convivere assieme rispettandosi. L’islanda è un viaggio dei sentimenti attraverso i sensi e per questo sarà sempre dentro di noi.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche