Islanda: in auto dall’italia

Appunti di viaggio in Islanda: 12 luglio – 16 agosto 2009 12 luglio partenza in auto alle 10.00 da Adorgnano: destinazione Stoccarda, da zia Natalina, dove arriviamo verso le 18.00. 13 luglio passeggiata con zio Remo e Lida attraverso il verde pubblico di Stoccarda; nel pomeriggio facciamo un giro tutti insieme fino alla torre della TV, da dove...
Scritto da: cnmarcy
islanda: in auto dall'italia
Partenza il: 12/07/2009
Ritorno il: 16/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Appunti di viaggio in Islanda: 12 luglio – 16 agosto 2009 12 luglio partenza in auto alle 10.00 da Adorgnano: destinazione Stoccarda, da zia Natalina, dove arriviamo verso le 18.00. 13 luglio passeggiata con zio Remo e Lida attraverso il verde pubblico di Stoccarda; nel pomeriggio facciamo un giro tutti insieme fino alla torre della TV, da dove si può osservare tutto il paesaggio intorno 14 luglio partenza, sotto la pioggia, verso la Danimarca. Dopo molte ore di auto arriviamo in questo Paese “piatto” e ordinato con il sole ancora alto; alle 19.00 circa arriviamo a Ribe, un delizioso paesetto antico ben conservato; cena lungo un canale con i panini preparati da zia (ci ha fornito di cibo per un reggimento) e passeggiata lungo il centro tranquillo, ma con molti vacanzieri in giro 15 luglio dopo una lauta colazione visitiamo bene Ribe con le sue casette antiche in legno e mattoni, spesso circondate da cespugli di rose o ibisco in fiore, la cattedrale romanica in calcare e la chiesa di S. Caterina con il suo riposante chiostro. Andiamo a Jelling dove visitiamo una chiesetta sobria circondata dal cimitero; sono visibili dei tumuli sepolcrali e delle pietre runiche, simbolo della cristianizzazione della Danimarca dovuta al re Aroldo Denteazzurro all’inizio del X sec.. Ci spostiamo poi a Kolding, bel centro su fiordo con castello ricostruito; Trapholt: sedie e design d’arredo, casa a moduli cubici. Trascorriamo la serata al Miniland di Legoland, dove sono stati ricostruiti in miniatura, utilizzando i mattoncini della Lego (la fabbrica è proprio lì vicino) monumenti, quartieri caratteristici di città e non solo: un paradiso per i bambini (anche quelli più cresciutelli come Marcello). 16 luglio dopo aver salutato la signora Vera, proprietaria del b&b in cui abbiamo dormito in questi giorni, partiamo verso Arhus, seconda città più grande della Danimarca, con un bel quartiere residenziale lungo la costa; visitiamo Moesgard, museo della preistoria immerso in una bella faggeta: ci colpisce la mummia di un uomo (ca 300 a.C.) che si è conservata in una torbiera (gli sfagni producono una sostanza che trasforma la pelle in cuoio e fa diventare rossi i peli); c’è anche una mostra temporanea su alfabeto runico e vichinghi. Visitiamo anche il museo d’arte moderna e contemporanea (ARoS), con bella struttura architettonica interna (nove curve a scale che dovrebbero simboleggiare i gironi danteschi) con installazioni particolari: statua gigante di ragazzo accovacciato, sculture pensili, ritratti di inizio ‘900… Passeggiata per il centro animato di Arhus e poi verso Hobro. 17 luglio visita ai resti del villaggio – forte vichingo di Fyrkat del 980 ca (vallo circolare suddiviso in quattro quadranti, ciascuno con quattro grandi edifici); visita, animata da volontari in costume, della ricostruzione di una fattoria vichinga. Verso l’estremità settentrionale della Danimarca e skagen, bella cittadina di mare; il miglio di Rabjerg (dune di sabbia che si spostano verso l’interno di ca 15 m all’anno); dopo cena passeggiata lungo il litorale di Grenen, fino alla punta estrema dove si incontrano in modo abbastanza impetuoso i due bracci di mare. 18 luglio partiamo sotto la pioggia che non ci lascerà fino ad Hanstholm, dove ci imbarchiamo per le isole Faroe. Lasciamo dunque il piatto e verde paesaggio danese con le sue pale eoliche e le casette coi tetti aguzzi, i mattoni rossi e le finestre “golose” di luce… 19 luglio la traversata è lunga, molto lunga, e non molto piacevole per me che scopro di soffrire di mal di mare, ma alla fine arriviamo al porto di Torshavn ed è il classico paesaggio di mare nordico. 20 luglio è nebbioso quando ci svegliamo, ma conferisce un certo fascino al paesaggio: case dai colori più o meno intensi, alcune con i tetti “foderati” d’erba; dopo un salto all’ufficio informazioni, andiamo a Kirkjubour, all’estremità sud dll’isola di Streymoy (la principale); qui ci sono i resti della cattedrale della fine del XIII sec., sede del vescovo fino alla riforma, una chiesetta bianca dalle mura molto spesse (c’è un forte vento freddo che viene dall’oceano), anch’essa antica, ed una fattoria in pietra e legno (gli intagli dell’internosono molto belli) col tetto ricoperto di zolle d’erba, in parte ancora abitata. Risaliamo un po’ più a nord e, attraverso un tunnel passante sotto l’oceano, andiamo all’isola di Vagar dove visitiamo Sandvagur (paesetto pittoresco con l’immancabile chiesetta circondata da cimitero e dotata di pietra runica), Midvagur, Gasadalur (quattro casette accanto ad un bel panorama con cascata sull’oceano e grotta). Tornati su Streymoy, ne percorriamo la parte settentrionale fino ad Haldarsirk (chiesa di forma ottagonale, chiusa) e Tjornuvik (spiaggia con sabbia nera). Attraverso “il ponte sull’oceano” passiamo su Eysturoy e andiamo da Eidi a Gjogv da dove si ha una bella vista sull’oceano impetuoso. Rientriamo a Torshavn e ritroviamo la nebbia. 21 luglio giornata piovosa durante la quale gironzoliamo per le isole di Streymoy, Eysturoy e Nordoyjgiar in mezzo a cascate, pecore, nuvole basse e gruppi di casette colorate. A cena Marcello prepara una buona e calda crema di funghi: quasi quasi lo risposo…. 22 luglio la giornata è ventosa e ci sono 11°C, ma almeno non piove; andiamo a Vestmanna da dove parte un’escursione in mare verso le scogliere più a nord, dove nidificano molte specie di uccelli tra cui i pulcinella di mare, che però oggi se ne stanno nascosti; qui la costa è alta, incisa e con alcune grotte, in una delle quali entriamo. Rientriamo a Torshavn e, una volta pranzato, lasciamo il nostro ostello – sede di loggia massonica molto comodo, ma anche un po’ sinistro (siamo stati gli unici ospiti per tre notti), per avviarci all’imbarco per l’Islanda. 23 luglio arriviamo a Seydisfjordur al mattino (ca. Le 8.00 ora locale) e, dopo una sosta per motivi logistici a Egilsstadir, ci dirigiamo a Myvatn; la strada su cui viaggiamo sembra persa nel nulla, in un paesaggio lunare e siamo più volte investiti da una specie di tormenta di neve. Vicino al lago Myvatn ci sono delle zone in cui si manifestano fenomeni geotermali: abbiamo un primo assaggio, al mattino, in Hverir (soffioni, depositi di zolfo, fango bollente), mentre nel pomeriggio visitiamo la zona di Krafla, vulcano lineare, tuttora attivo, il cui campo lavico si estende da nord a sud e lo si vede bene salendo verso u cratere (peccato per il forte vento gelido); nelle vicinanze c’è anche una centrale geotermica. 24 luglio visita guidata al lago vulcaico nella caldera dell’Askja e al monte Herdubreid (moberg). Attraversiamo un vasto paesaggio selvaggio e desertico caratterizzato da lava a corda, pomice, tufo, colonne di basalto (anche lungo il corso di un fiume con cascata), pillow lavas (lungo un canyon), fino ad arrivare al lago vulcanico; ovunque si indovinano crateri di vulcani attivi o meno. 25 luglio giro intorno al lago Myvatn: campo di lava di Dimmuborgir con formazioni particolari (Kirkjan, un arco, pilastri vari), salita al vulcano Hverfell (dal cratere molto ampio e da cui si gode di un bel panorama sul paesaggio intorno), passeggiata fino a Grjotajà, una grotta piena d’acqua calda coperta da blocchi di basalto (proprio sopra passa una profonda fenditura che dà bene l’idea di quelle che sono le forze in gioco). Dopo un piatto ristoratore di spaghetti si riparte per Hofdi, promontorio coperto da un piccolo boschetto e con pilastri di lava disseminati lungo la riva del lago (peccato per le nuvole di moscerini); pseudocrateri e passeggiata nella zona umida di Skutustagigar dove si trovano uccelli acquatici di vario tipo (nelle vicinanze c’è anche un piccolo museo di uccelli impagliati, dove si possono vedere anche le alghe marimo, un particolare organismo fotosintetico). 26 luglio Lasciamo l’auto ad Asbyrgi e prendiamo una corriera che ci porta fino a Dettifoss, preparati (si fa per dire) ad affrontare due giorni di trekking lungo il canyon del parco nazionale di Jokulsargljufur, sperando nel bel tempo ed ignari di ciò che ci riserva la serata… . Partiamo dalle cascate di Selfoss e Dettifoss (imponente) e sfidando il vento (per fortuna non piove) camminiamo sopra il canyon incontrando belle formazioni di colonne di basalto, verticali od oblique, che paiono i resti di un edificio antico o un’opera d’arte contemporanea, cascate, boschetti di betulle o di arbusti molto bassi; vari sono i punti panoramici. Arriviamo ad un guado dove è necessario togliersi gli scarponi: Marcello, mentre è impegnato a canzonarmi per le mie lamentele per l’acqua gelida, scivola nel torrente e si procura un bel taglio al piede destro: fine del trekking! Vado in cerca d’aiuto e, per fortuna, nel frattempo arriva un gruppo di ragazzi cechi molto disponibili, seguiti, dopo un po’ di tempo, dai rangers di Vesturdalur (dove avremmo dovuto passare la notte). Il recupero non è semplice e il trasporto in barella lungo il sentiero richiede circa 3 – 4 ore (per fortuna siamo al nord, dove il sole in estate tramonta molto tardi) seguito dal trasporto in fuoristrada fino ad Asbyrgi e dalla MIA guida fino al dottore più vicino (20 -30 km)che si prende cura del piede di Marcello (5 punti di sutura), mentre io rischio di svenire per la somma di emozioni delle ultime ore. Alle 2 di notte circa, lasciamo la dottoressa e andiamo in cerca di una sistemazione e alle 3 di notte riusciamo a trovare solo un campeggio dove, montata la tenda, finalmente riusciamo a riposare. 27 luglio Nonostante il brutto taglio, la prognosi è meno grave del previsto, così al mattino, dopo un confortante caffelatte, andiamo ad Husavik: giornata di relax, soprattutto per Marcello che fa riposare il piede, mentre io visito il museo delle balene o più in generale dei cetacei, imparando alcune cose su questi animali. 28 luglio Giornata no per me: dopo un cattivo risveglio, facciamo colazione e, caricando le cose in auto, sotto la solita pioggerella, faccio cadere una delle scatole con le cibarie, spargendone un po’ per la strada. Dobbiamo correre se non vogliamo perdere l’escursione di whale watching (faccio così in fretta che non mi faccio dare i biglietti….): ci vestiamo come dei palombari per non bagnarci e sentire di meno il freddo, ma non abbiamo indossato gli scarponi… Per fortuna riusciamo ad avvistare qualche balena ed anche uccelli di mare (sterne, gabbiani, pulcinella di mare), ma il mal di mare è in agguato (per fortuna senza conseguenze). Dopo aver visitato il museo fallo logico (curiso), andiamo ad Akureyri, città graziosa, con molte casette carine; visitiamo la chiesa dall’architettura molto particolare (la guida la definisce di tema “geologico” per il richiamo alle colonne di basalto) con un bell’interno (grande organo, bassorilievi, vetrate colorate, modellino di nave appeso al soffitto, crocifisso luminescente) e, dopo aver fatto un po’ di spesa, ci ritiriamo nel nostro confortevole appartamento. Dopo una calda minestra di riso e piselli (per fortuna Marcello ha ripreso a cucinare, oltre che a guidare) scopriamo di essere rimasti chiusi all’esterno della nostra camera dove abbiamo quasi tutto (io ignoravo che queste camere fossero dotate di un meccanismo che automaticamente le chiude dall’interno, una volta avvicinata la porta); vado quindi alla reception della guesthouse a circa un km di distanza, dove trovo dei ragazzi italiani, uno di questi mi mette gentilmente a disposizione il suo telefonino per chiamare i gestori, ma ha digitato il numero di telefono sbagliato: ce ne accorgiamo solo dopo quasi un’ora di inutile attesa e dopo aver allarmato una guesthouse di un’altra località. Alla fine riesco ad ottenere un’altra chiave della camera da cui Marcello non si separa, una volta riaperta la porta. 29 luglio Akureyri si conferma essere una cittadina piacevole, con graziose casette circondate da piccoli giardini curati ed un piccolo centro abbastanza animato in cui è piacevole passeggiare: il tempo oggi sembra essere più clemente e Marcello è molto bravo a spostarsi nonostante le sue difficoltà. Visitiamo la casa – museo di Jon Sveinsson (Nonni), un gesuita famoso soprattutto come autore di libri per l’infanzia; oltre a raccogliere oggetti che testimoniano la sua attività, ma anche i suoi teneri affetti famigliari, la casa è un esempio di come fossero le abitazioni di metà ‘800 qui: le stanze sono piccole, semplici ma accoglienti ed intime. Approfittando del tempo (ad un certo punto spunta anche un timido sole!) visitiamo l’orto botanico ricco di specie, ampio e molto curato. Dopo un lauto pranzo ci dedichiamo ad un po’ di shopping ed incappiamo in un negozio dell’usato in cui c’è di tutto e di più (abiti, dischi, ceramiche varie, latte, mobili) accatastato in una maniera così confusa che l’insieme risulta bizzarro, ma anche gradevole. 30 luglio Prima di proseguire sul nostro itinerario, facciamo una piccola deviazione alla casa di Babbo Natale, un negozio dove tutto richiama questa festività così com’è vissuta nei Paesi del nord Europa: è un tripudio di palline, decorazioni, gingilli, profumi e suoni natalizi ed io che ho il permesso di fare spese pazze, ne esco frastornata e felice come una bambina, anche se fuori piove e tira vento. Partiamo quindi verso Sanotarkrokur, piacevole cittadina con case colorate, ma il vento è davvero forte, così ci rifugiamo nel museo cittadino, dove hanno ricostruito quattro ambienti di botteghe artigianali della prima metà del ‘900; in particolare quelle del falegname e del maniscalco sembrano momentaneamente chiuse per la pausa pranzo tanta è la cura nella riproduzione dei particolari anche minimi, come il berretto poggiato su uno strumento e la segatura per terra. Andiamo poi verso Glaumbae, fattoria del XVIII secolo con il tetto, e non solo, in torba: le stanze si aprono su un corridoio centrale ed ognuna conserva le suppellettili e i pochi mobili che caratterizzavano la sua funzione. Il viaggio prosegue sotto vento, nuvole basse e pioggia fino all’ostello di Reykir, circondato da un paesaggio tormentato stile “Cime tempestose”. 31 luglio Partiamo da Reykir con lo stesso tempo meteorologico con cui siamo arrivati. Dopo un tratto di strada sterrata arriviamo ad Eiriksstadir, ricostruzione della fattoria di Eric il Rosso; proseguiamo fino a Stykkisholmur, dando un passaggio ad uno studente tedesco (che si accingeva a coprire il percorso a piedi!); la cittadina è un po’ riparata da un’isola di basalto vicino al porto ed ha una chiesa particolare con un bel quadro di Maria e Gesù bambino. Dopo la pausa pranzo, proseguiamo lungo la penisola dello Snaefellsnes e finalmente rivediamo il sole ed un bel paesaggio: montagne modellate dai ghiacciai, campi lavici più o meno ricoperti di muschio, cascate, il ghiacciaio dello Snaefellsnes, il faro dell’estremità occidentale di Onverdarnes con la spiaggia di Skardsvik circondata da scogliere di lava sull’oceano, la spiaggia di sabbia nera di Djupalonssandur con le quattro pietre da sollevamento. 1 agosto Andiamo a Thingvellir, parco nazionale importante sia dal punto di vista naturalistico (rift dell’Almanaja, zona di distacco fra la zolla nordamericana e quella europea; lago Thingvallavatn, il più grande d’Islanda, formato da acqua di ghiacciaio; cascata Oxararfoss, qui siamo arrivati dopo un sentiero a spaccature-muraglia; fenditure piene d’acqua trasparente) che storico per gli islandesi (sede del primo parlamento, Althing, nel 930 dopo cristo). Bei sentieri e punti panoramici con il sole anche se persiste il venticello. Dopo il tentativo di visitare una centrale geotermica (è quella che serve tutta Rejkyavik sia per l’acqua calda che per l’energia elettrica) ma capitiamo proprio nel fine settimana più vacanziero dell’anno per l’Islanda, scendiamo nella capitale seguendo una strada con strane pendenze, che segue i tuboni dell’acqua calda. Il primo approccio con la città è positivo: belle casette, gente che passeggia tranquilla, vie piacevolmente animate e illuminate … dal sole! 2 agosto Mercato delle pulci, giardino delle sculture di Einar Jonson (piuttosto austere), esterno dell’ Hallgrimskirkja, che però è imbragata. Dopo uno spuntino andiamo al Perlan e sulla sua terrazza panoramica (bel modo di inglobare in una struttura architettonica le cisterne di acqua calda) e infine al museo Asmundarsafn con annesso giardino e cupola acustica; giardino botanico e monumento scultura vicino al mare. 3 agosto Dopo essere andati a togliere i punti al piede di Marcello, andiamo a visitare il museo nazionale in cui viene ripercorsa la storia dell’Islanda dal 900 ai giorni nostri, con parecchi oggetti interessanti (i più rappresentativi di ogni periodo sono illustrati e posti all’inizio di ciascuna sezione); emozionante anche la mostra temporanea di fotografie di bambini lavoratori. Dopo una spaghettata riposiamo un po’ e poi passeggiata in centro per negozi, localini, monumenti ed edifici storici: non so se è l’aria da vacanza (forse la città si è spopolata per questo week end) o il sole che ci mancava così tanto, ma questa città mi sembra un posto tranquillo in cui vivere (chissà com’è d’inverno). La sera ci concediamo una cenetta di pesce in una bettola molto affollata vicino al porto. 4 agosto Oggi il tempo è un po’ meno clemente, ma non tanto da impedirci di passeggiare per il centro di Rejkyavik e fare un po’ di shopping compreso il passaggio allo sportello filatelico della posta centrale; museo fotografico di Rejkyavik: belle le foto sulle scale e di alcuni cataloghi di mostre temporanee precedenti. 5 agosto Partenza per Thorlakshofn, dove ci imbarchiamo per l’isola di Heimaey (arcipelago delle Vestmannaeyjar, di cui fa parte anche Surtsey); il viaggio per me non è dei migliori, ma l’arrivo in porto è suggestivo: da una parte alte scogliere e dall’altra il terreno formatosi con l’ultima eruzione del 1973 che ha quasi minacciato l’esistenza della cittadina. Nonostante il forte vento saliamo sul vulcano Eldfell, formatosi ex novo nel 1973; da qui si gode un bel panorama e vediamo quel po’ che si può vedere della Pompei del nord (resti di alcune case sotterrate da ceneri vulcaniche, ma è uno scavo in fieri) ed un piccolo giardino creato sulle ceneri dell’eruzione circa venti anni fa e curato da una coppia di coniugi anziani cui ora è succeduta una coppia più giovane. Il tempo è piuttosto ostile e così ci rifugiamo in un locale per una calda pizza. 6 agosto Ci svegliamo con un tempo da lupi, così rinunciamo alla passeggiata sulle scogliere dei puffino ed oziamo in camera fino alle 11; usciamo solo per andare a mangiare qualcosa ed assistere alla proiezione del vulcanic film show (filmati d’epoca sull’eruzione del 1973 e del 1963) e prendere il traghetto che ci riporta a Thorlakshofn dove, se possibile, il tempo è ancora peggiore. 7 agosto L’inizio di giornata non è dei più favorevoli (piove bene e facciamo decine di telefonate infruttuose per prenotare una stanza), ma ci armiamo di un po’ di sano stoicismo (e umorismo) e partiamo verso Geysir, dove la pioggia ci dà un po’ di tregua, e così possiamo vedere bene il campo dei Geysir con lo Strokkur che è regolare e frequente (emozionante vedere la bolla e poi lo zampillo che sale più o meno alto), mentre un po’ più in alto ci sono delle pozze, una delle quali ha il fondo di un azzurro che pare dipinto. Rincuorati da queste immagini proseguiamo per la cascata di Gullfoss, un doppio salto abbastanza ampio che ha la sua spettacolarità nonostante la pioggia. Percorrendo un po’ di strada sterrata andiamo a Stong (fattoria medievale sepolta dalla cenere lavica durante un’eruzione dell’Hekla del 1104, per cui rimangono solo le mura perimetrali dell’edificio, ma si tratta di un vero e proprio scavo archeologico per l’Islanda) e a Thjodveldisbaer (fattoria vichinga ricostruita, una sorta di nuova Stong) che sono immerse, specialmente la prima, in un paesaggio “limite”, dai colori bizzarri (ma scenografici a giudicare dal numero di foto scattate da Marcello). Dormiamo in un accogliente bungalow di un campeggio a Selfoss. 8 agosto Raggiungiamo la fattoria Leirubakki, dove c’è un moderno centro espositivo sull’Hekla, il vulcano che domina il paesaggio intorno e che fa impressione nonostante la sua cima sia quasi costantemente coperta da nubi; ha dato luogo ad eruzioni piuttosto devastanti e continua ad avere una attività abbastanza regolare. Impressionante il rumore dei “suoi visceri” monitorato di continuo. Sulla strada per Skogar vediamo un’altra cascata suggestiva, Seljalandfoss, con sentiero che passa dietro la cortina d’acqua: ne usciamo un po’ umidi, ma è un punto di vista particolare. A Skogar visitiamo il museo del folklore: ci sono moltissimi oggetti della vita di ogni giorno e delle varie attività di un tempo, la collezione di un naturalista appassionato, edifici ricostruiti sul prato accanto (anche una scuola) ed un hangar con la storia dei trasporti e delle telecomunicazioni in Islanda. Vediamo anche la cascata di Skogafoss, alta 62m, dove un sole molto temporaneo ci regala un bell’arcobaleno. Proseguiamo verso Vik fermandoci a Dyrholaey, un promontorio da cui si vedono i faraglioni di Vik, un arco di roccia, una infinita e deserta spiaggia di sabbia nera e sotto di noi le scogliere in cui nidificano uccelli. Arriviamo a Vik e, dopo aver preso posto nella nostra stanza in una guesthouse un po’ gotica (ma almeno stasera siamo certi di avere un tetto sopra la testa, domani chissà!), facciamo una passeggiata fino alla spiaggia, anch’essa di sabbia nera ed avvistiamo qualche puffin sulla scogliera di basalto sopra. 9 agosto Ci svegliamo presto e col brutto tempo ed andiamo ad Kjrkjubaejarklaustur a prendere una corriera che ci permetterà di percorrere la strada con annessi guadi per la zona del Lakagigar. Prima tappa poco lontano dal paese dove c’è un canyon di Fjardargljufur, dalle pareti un po’ contorte; proseguiamo fino alla cascata di Fagrifoss, abbastanza imponente (fa impressione sapere che abbiamo appena attraversato un difficile guado a monte di essa); arriviamo infine alla zona del Laki e finalmente il cielo si apre un po’: dopo una bella salita ci godiamo un panorama che ci permette di vedere la linea dei crateri del Lakagigar e un po’ del ghiacciaio Vatnajokull. Appena risaliti in corriera ricomincia a piovere e sotto la pioggia iniziamo il secondo percorso a piedi che ci porta attraverso campi di lava coperti da muschio, gallerie di lava e l’interno di un cratere; dune di sabbia nera interrotte qua e là da qualche ciuffetto sparuto di fiorellini. Tornati in paese il tempo è migliorato e meno male visto che dobbiamo arrenderci a montare la tenda, seppure in un bel campeggio. Dopo cena facciamo una passeggiata fino alle colonne di basalto di Kyrkjugolf che sembrano davvero la pavimentazione di un edificio antico. 10 agosto La notte trascorre senza pioggia e senza vento e ci verrà regalata una bella giornata di sole, fondamentale per ammirare ciò che vedremo oggi. Cominciamo con un bel sentiero che porta fino alla cascata di Svartifoss, particolare per la cortina di colonne di basalto; dall’alto poi si ammira il paesaggio intorno, dai ghiacciai ai sandar con i loro meandri. Il parco, ricco di vegetazione, meriterebbe qualche passeggiata in più, ma a mezzogiorno vogliamo partecipare ad un’escursione in trattore che attraverso un sandur ci porta fino al promontorio di Ingolfshofdi, da dove lo sguardo spazia sull’oceano (qui è arrivato il primo pioniere norvegese un po’ prima dell’anno mille), sui sandar e sul ghiacciaio dietro; anche da qui si dovrebbero vedere i puffin sulle scogliere, stercorari maggiori un po’ minacciosi e un loro pulcino più le immancabili pecore. Tornando indietro sul carro da fieno vediamo coltri di umidità “trasportate” in superficie dal vento. Proseguiamo il nostro giro sempre accompagnati da un bel sole che illumina un paesaggio sconfinato su cui domina in qualche modo il ghiacciaio Vatnajokull, finchè arriviamo all’incredibile laguna di iceberg di Jokulsarlon, preceduta da un assaggio in quella di Fjarsarlon. E’ davvero qualcosa di unico: gli iceberg dalle forme più disparate e di una lucentezza azzurra si muovono lentamente verso il mare (alcuni si arenano sulla spiaggia di ciottoli e ci permettono di vedere da vicino la trasparenza cristallina di questo ghiaccio) e in mezzo nuotano tranquillamente le foche e decine di sterne si gettano in acqua e ne riemergono con il pesce nel becco. Ci rinfranchiamo con un caffelatte degno di questo nome e partiamo verso Hofn, dove ci aspettano una comoda sistemazione ed una lauta cena a base di aragosta: ci sentiamo pieni di gratitudine per la giornata intensa, le molte cose viste e… un bel tempo che ci ha permesso di apprezzarle al meglio. 11 agosto Dopo una meravigliosa colazione (un po’ breve per i miei gusti) cerchiamo di combinare un’escursione guidata sul ghiacciaio e ce la facciamo a pelo, ma dobbiamo tornare fino alla Skaftafell center. Dopo un piccolo tratto in pullmino e poi a piedi, raggiungiamo una lingua del ghiacciaio (Svinafellsjokull) e muniti di ramponi e piccozza si parte: il percorso è semplice e la guida ci porta accanto a dei crepacci e dei buchi in cui scorre l’acqua di scioglimento (anche qui il ghiacciaio sta arretrando), ci fa notare le morene ed i cumuli di detriti più o meno fini che in realtà nascondono un “cuore” di ghiaccio e ci fa ammirare il bel panorama verso lo Skaftafell e il Vatnajokull (anche oggi siamo assistiti da un bel sole e una temperatura mite). Finita l’escursione visitiamo il centro informativo (impariamo delle cose interessanti sugli Jokulhaup) e poi torniamo verso Hofn per proseguire verso l’ostello di Stafafell. 12 agosto Torniamo ad Hofn per visitare il museo sui ghiacciai (“palline” di muschi, pannelli informativi, proiezioni di parti di film di 007 girati da queste parti, “ricostruzione” dell’interno di un ghiacciaio) e per fare gli ultimi acquisti per il lungo viaggio che ci aspetta. Riprendiamo la strada verso Egilstadir con una tappa a Stodvarfjordur, dove una signora ormai molto anziana ha raccolto ed esposto nel suo giardino, e non solo, una serie sconfinata di rocce e minerali di tutti i tipi. Dopo aver preso posto nella guesthouse che ci ospiterà stanotte, raggiungiamo Sejdisfjordur per farvi una passeggiata piacevole: le casette sono graziose, ben tenute e disposte lungo il fiume-fiordo. 13 agosto Ci imbarchiamo al mattino e salutiamo l’Islanda: ci aspettano 48 ore di navigazione. 14 agosto Per fortuna il mare è calmo ed il tempo buono; vediamo in lontananza una piattaforma petrolifera, incrociamo un branco di delfini e passiamo in mezzo alle isole Shetland; verso sera il mare si agita un po’ ed il mal di mare è in agguato. 15 agosto Arriviamo in Danimarca alle 14 e comincia il lungo rientro verso casa in auto (la batteria decide di lasciarci proprio accanto all’officina di un meccanico!!!) 16 agosto Attraversamento della Germania da nord a sud (per fortuna senza intoppi) ed arrivo a casa verso mezzanotte.


    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche