“estate” islandese!

Alcune INDICAZIONI GENERALI prima di passare al raconto delle singole giornate: 1. Se pensate di andare in Islanda per trovare un paese lontano dagli itinerari turistici battuti, allora cambiate immediatamente destinazione, a meno che il vostro itinerario non si concentri esclusivamente sulle zone più remote del paese (vale a dire quelle non...
Scritto da: puremorning1999
estate islandese!
Partenza il: 17/07/2009
Ritorno il: 03/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Alcune INDICAZIONI GENERALI prima di passare al raconto delle singole giornate: 1. Se pensate di andare in Islanda per trovare un paese lontano dagli itinerari turistici battuti, allora cambiate immediatamente destinazione, a meno che il vostro itinerario non si concentri esclusivamente sulle zone più remote del paese (vale a dire quelle non raggiunte dalla Ring Road). Per il resto, noi abbiamo trovato moltissimi turisti, soprattutto tedeschi, francesi e spagnoli ed a volte nelle località più turistiche (Reykjavik, Lago Myvatn e Jokulsarlon) è stata una vera e propria impresa trovare un posto per dormire. Stesso discorso per l’auto: prenotatela con molto anticipo! 2. L’annosa questione sulla scelta del veicolo più adatto a girare il paese. Noi abbiamo sperimentato una soluzione intermedia, noleggiando una Subaru Forrester, che è una 4×4 ma non ha le caratteristiche di una jeep. La scelta si è rivelata provvidenziale, soprattutto nella zona dei West Fjords, dove le condizioni delle strade sono pessime. Quest’auto però non ci ha consentito di percorrere le strade dell’interno attraversate da fiumi (ad esempio, quella per il Monte Askja, che abbiamo visitato con un tour e Landmannalaugar, che non siamo riusciti a visitare). E’ anche vero comunque che queste strade sono percorribili con 4×4 solo da chi ha una buona dose di esperienza, perché, a seconda delle condizioni climatiche, a volte i guadi sono davvero difficili da percorrere. Dopo un’attenta ricerca e non poche difficoltà dovute alla scarsità delle auto disponibili, siamo riusciti a trovare il veicolo ad un buon prezzo (ISK 217.000, inclusivo di tasse, assicurazione, chilometraggio illimitato e conducente aggiuntivo) presso la AKA Car Rental (Vagnhöfða 25 – 110 Reykjavik – tel.: +354 567 4455; fax: +354 567 4453; e-mail: akaehf@simnet.is). 3. La stagione turistica islandese classica è limitata e va da fine giugno a fine agosto. La seconda metà di luglio è stata una scelta che ci ha lasciato soddisfatti. Visitare l’Islanda in bassa stagione è consigliato solo a chi abbia interessi particolari, mentre il turista ordinario troverebbe molte attività ridotte e delle condizioni climatiche probabilmente discutibili. 4. Capitolo costi. Come è ben noto, l’Islanda non è propriamente una destinazione economica, ma la recente svalutazione della corona islandese ha portato ad un notevolissimo ridimensionamento dei prezzi, che, perlomeno per il turista in possesso di Euro, risultano pari alla metà dei prezzi del 2007. In linea di massima, il costo della vita è paragonabile al costo della vita di Milano, con l’eccezione delle pensioni, che sono sicuramente più economiche. Negli ostelli ed in alcune sistemazioni si può ulteriormente risparmiare chiedendo di utilizzare il sacco a pelo. Noi non ne eravamo provvisti, ma abbiamo potuto sfruttare questa possibilità con il sacco lenzuolo chiedendo l’uso di coperte, che quasi sempre ci sono state fornite gratuitamente. Al momento della nostra visita, il cambio è di € 5,7 per 1000 ISK. 5. Quanto tempo occorre per visitare l’Islanda? Le nostre due settimane e mezzo sono volate. Se ci si limita alla Ring Road, probabilmente due settimane sono più che sufficienti, ma se si desidera visitare anche gli splendidi Fiordi Occidentali ed almeno qualcosa nell’interno, potrebbe essere necessaria una permanenza più lunga. Calcolate anche qualche slittamento nei tempi dovuto all’imprevedibilità del clima ed a volte ai restrittivi orari di utilizzo di diversi servizi, quali, ad esempio, collegamenti aerei e tour, anche in alta stagione. Noi abbiamo totalizzato 4251 km.. 6. Forse è superfluo rimarcarlo, ma l’Islanda è una nazione che si visita quasi esclusivamente per ragioni naturalistiche, a meno di essere un appassionato o uno studioso di saghe. Nella quasi totalità dei casi, difatti, i pochi monumenti ed i musei che abbiamo visitato si sono rivelati molto meno interssanti degli spendidi scenari. 7. Abbiamo portato con noi la guida della Bradt, che si è rivelata ottima soprattutto nella descrizione di Reykjavik e dei Fiordi Occidentali, ma carente nella descrizione dei Fiordi Orientali, e la guida della Lonely Planet, che, con l’eccezione della regione dei Fiordi Orientali, non è niente di che. Essenziali, soprattutto per la scelta degli alberghi, si sono rivelati gli opuscoli distribuiti gratuitamente nelle sedi dell’Ufficio del Turismo o scaricabili da Internet (“Around Iceland”, “The Ideal Holiday” per le sistemazioni in fattorie e “Hostelling in Iceland” per l’elenco degli ostelli). 8. Ultimo consiglio: in Islanda non esistono cabine telefoniche, se non sporadicamente a Reykjavik, per cui, considerata la necessità di prenotare l’alloggio e comunque per sicurezza personale, l’uso del cellulare è quasi necessario. Tra l’altro, diversi gestori di guesthouse danno per scontato che gli ospiti ne posseggano uno, per cui non capita raramente di trovare, alla porta della sistemazione, un numero telefonico da chiamare per farsi aprire. 1° giorno Il nostro volo è una combinazione di un volo EasyJet per Londra Gatwick ed un volo Iceland Express da Londra Gatwick a Reykjavik Keflavik (400 € in totale). Partiamo alle 7.40 dal Terminal 2 di Malpensa (attenzione: le file EasyJet sono scoordinate, per cui vi consigliamo di arrivare in aeroporto con largo anticipo) ed atterriamo a Reykjavik alle 13.45 ora locale. Prendiamo l’autobus della Flybus per la capitale, optando per il servizio verso e dall’albergo che indichiamo. La nostra guesthouse (Pavi Guesthouse, Brautarholt 4, Reykjavik 105; Tel.: +354 561-3553; ISK 10.700 per doppia senza bagno con colazione per notte), che abbiamo prenotato dall’Italia con un certo anticipo come scelta residuale (tutte le nostre altre scelte erano completamente prenotate da tempo), si rivela molto meno bella di quanto non ci aspettassimo. Attenzione: la Guesthouse dispone di tre location, la principale in buona posizione, la secondaria in posizione discreta e l’ultima più decentrata. Nonostante avessimo avuto conferma scritta per la seconda location, l’arrogante titolare ci spedisce in quella più lontana. Non è un problema, perché Reykjavik è comunque piccola ed in venti minuti arriviamo a piedi a Laugarvegur, ma il suo comportamento non ci è parso corretto. Scopriamo anche che disponiamo di una cucina e che la colazione, compresa nel prezzo, dobbiamo prepararla noi stessi con quello che troviamo in cucina, che, peraltro, non è granché. Dedichiamo il nostro primo pomeriggio in Islanda alla visita di Laugarvegur, delle altre zone centrali e del lungomare. 2° giorno Complice uno splendido sole, facciamo una lunga passeggiata che ci porta sulla sommità del Perlan, nella spiaggia con sabbia importata dal Marocco e lungo il percorso pedonale sulla baia sud. La visita alla National Gallery è brevissima e non molto interssante; molto più divertente, invece, la visita al Mercato delle Pulci, alla zona del porto ed al Museo della Fotografia. Ritorniamo in zona Laugarvegur e ceniamo in un dignitoso ristorante thai… Però siamo troppo stanchi per il runtur e dopo una breve sosta in un paio di locali, andiamo a dormire. 3° giorno Partiamo presto al mattino per prendere l’auto a noleggio (la AKA Car Rental si trova in un sobborgo della città, per cui prendiamo un taxi) e ci dirigiamo sulla Ring Road verso nord. La prima tappa è la casa museo di Halldor Laxness, uno dei maggiori scrittori islandesi, interessante soprattuto per chi abbia letto almeno qualcuno dei suoi libri, ma comunque consigliata. Proseguiamo poi per Þingvellir e visitiamo l’affascinante sede del vecchio Alþingi con il parco circostante, il lago di Laugarvatn (merita una sosta almeno per uno spuntino il Restaurant Lindin; tel.: 354 486 1262), le imponenti cascate di Gullfoss e Geysir. Dormiamo verso Laugarvatn (Laugarvatn Youth Hostel, Dalsel 840 Laugarvatn, Tel.: 354 4861215/8995409; Fax: 354 4861215; www.laugarvatnhostel.is; 9000 ISK doppia con bagno ed uso cucina). 4° giorno Ripercorriamo la strada che porta alle cascate Gullfoss per superarle ed addentrarci negli altipiani centrali sulla Kjölur. La strada di per sé non è particolarmente complessa, perlomeno quando il tempo è clemente, come nel nostro caso. I paesaggi sono davvero belli e più vari di quanto non ci si aspetti. La tappa finale è Hveravellir, dove trascorriamo un po’ di tempo immersi nella pozza termale con vista ghiacciaio. Ripercorrendo la Kjölur verso le Gullfoss, decidiamo di deviare per Skàlpanes, una lingua del ghiacciaio Langjökull. La strada è tutt’altro che ottimale, anche se in via di sistemazione, ma sono solo pochi chilometri ed il panorama che ci si presenta è fra i migliori della Kjölur; peraltro, la parte finale del ghiacciaio è composta di neve e vi si può passeggiare senza particolari problemi. Sulla Kjölur prendiamo in auto il nostro primo autostoppista. In Islanda l’autostop è pratica comune e ci risulta relativamente sicura, soprattutto se in auto non si è da soli. Decidiamo di andare a Borgarnes ripassando da Þingvellir: una strada più lunga, ma sicuramente più facile della scorciatoia (F338), che ci viene sconsigliata dai locali. A Borgarnes, paesino non troppo memorabile, alloggiamo presso l’ostello (Borgarnes Youth Hostel, Borgarbraut 9-13, 310 Borgarnes, Tel.: +354 695 3366; http://hostel.is/extern.asp?cat_id=735; 7000 ISK la doppia senza bagno con sacco a pelo ed uso cucina). Cena soddisfacente al Buðarklettur, sito nello stesso stabile del Settlement Center. 5° giorno Dedichiamo il quinto giorno alla visita della penisola di Snæfellsness e dell’omonimo parco nazionale, che sono davvero magnifici. In particolare, facciamo delle soste nella spiaggia di Buðavik e ad Hellnar per un caffè e per lo Ströndin Trail, una splendida passeggiata non impegnativa sulla costa. Riprendiamo l’auto e continuando verso ovest, ci fermiamo per ammirare le scogliere di Thùfabjarg e la spiaggia nera di Djupalonssandur, dove sostiamo per un po’. Raggiungiamo così la cittadina di Stykkishölmur, la principale della penisola. Il piacevole bagno nella moderna e bella piscina pubblica termale viene rovinato dal tentativo di cena al Fimm Fiskar: dopo oltre un’ora di attesa, ancora non ci viene servito niente, per cui, dopo aver fatto fuori almeno tre cestini di pane, decidiamo di pagare ed andare via, soprattutto perché, non avendo trovato un posto per dormire in città, dobbiamo arrivare non troppo tardi a Buðardalur (Guesthouse Bjarg, Dalbraut 2, Tel.: 354 434 1644; 9500 ISK la doppia senza bagno, colazione inclusa), che non è vicinissima. 6° giorno Inizia la nostra avventura sui fiordi occidentali, che, sebbene non siano percorribili facilmente a causa delle strade imprevedibili, vantano senz’altro alcuni fra i migliori paesaggi islandesi e che pertanto noi consigliamo vivamente di visitare. Tre o quattro giorni dovrebbero essere sufficienti, ma considerate che il tempo, spesso pessimo soprattutto dalle parti di Isafjörður, potrebbe obbligarvi a cambi di programa repentini. Prendiamo la 60 verso nord, fermandoci prima a Flòkalundur per un breve giro nella valle del fiume Pennà e poi a Breiðavik, paesino con una spiaggia meravigliosa, dove abbiamo una serie di incontri molto ravvicinati con le sterne codalunga, uccelli abbastanza aggressivi e protettivi dei propri nidi. Arriviamo così alle scogliere di Làtrabjarg e facciamo la conoscenza dei simpatici pulcinella di mare. Escludiamo la possibilità del trek completo della zona, per la notevole durata dello stesso e ci accontentiamo di una passeggiata lungo il tratto iniziale della costa a strapiombo. Tornando indietro, però, probabilmente avremmo cercato di organizzarci in modo da avere più tempo per esplorare meglio questo fantastico sito. Sulla via del ritorno ci fermiamo a Rauðisandur, con la sua splendida spiaggia… Attenzione alla strada, abbastanza impegnativa, soprattutto se piove. Ci trasferiamo quindi nell’Arnarfjörður, sulla bella strada panoramica 619, che percorriamo fino a Sélardalur. Purtroppo, mentre ripercorriamo la 619, le condizioni della strada, non proprio ideali, ci portano ad uscire fuori strada e forare due gomme. In questa circostanza abbiamo una prova dell’ospitalità islandese. Infatti, la signora del bed and breakfast presso cui abbiamo prenotato, e che contattiamo semplicemente per avere un numero di emergenza da chiamare (la AKA Car Rental è chiusa e non ha una linea telefonica di emergenza sempre disponibile), organizza una spedizione di soccorso dalla vicina Bildudalur, per cui poco dopo, arriva un meccanico con due ruote sostitutive, il quale ce le cambia e ci consente di proseguire per la nostra destinazione. Riusciamo così ad arrivare in tarda serata a Thingeyri (Guesthouse “Við Fjörðinn”, Aðalstræti 26 – 470 Thingeyri; Tel: 354 456 8172; Cell.: 354 8470285, http://www.vidfjordinn.is; 7500 ISK la doppia senza bagno + 2000 ISK due prime colazioni) attraverso la spettacolare Strada 60, che, complice anche il sole di mezzanotte, ci regala dei panorami davvero incantevoli. Non solo per la cortesia della proprietaria della Guesthouse, ma anche per le ampie stanze e l’atmosfera cordiale, consigliamo vivamente questa sistemazione. 7° giorno Il tempo non promette bene: la temperatura è piuttosto bassa ed il cielo è plumbeo. Arriviamo ad Isafjörður in mattinata e prendiamo possesso della nostra stanza in una guesthouse davvero bella (Gamla Guesthouse, Mánagötu 5; Tel.: 354 456 4146/897 4146; http://www.gistihus.is/; 10.500 ISK la doppia senza bagno, inclusa prima colazione). Dopo aver cambiato le gomme temporanee forniteci dal meccanico di Bilardalur che quest’ultimo avrebbe poi ritirato qualche giorno dopo, ci informiamo presso l’organizzato ufficio del turismo, sulla possibilità di trekking o viaggio in barca nella regione di Hornstrandir, ma ci viene detto che il clima al momento non rende possibile nessuno di questi itinerari. Ripieghiamo, così, per un giro in barca nella vicina isola di Vigur. La gita si rivela simpatica ed interessante; rivediamo i pulcinella di mare e le sterne, oltre ad altra avifauna e ci viene offerto un ricco buffet di dolci molto buoni. L’unico problema è che, sulla via del ritorno, il mare inizia ad essere particolarmente agitato, per cui qualcuno in barca si sente male ed il timoniere è costretto a rallentare sensibilmente la velocità di crociera. Sulla terraferma visitiamo rapidamente la città, andiamo a vedere il panorama su un colle e passiamo un’ora nella piscina, che però si rivela una delusione, perché non è termale. Cena spettacolare e consigliatissima al ristorante Tjöruhisið, che offre un infinito buffet di pesce in un’atmosfera da vecchia taverna. 8° giorno Il giorno dopo ci svegliamo e ci accorgiamo che la montagna di fronte ad Isafjörður è spazzolata di neve fresca! Constatiamo che il tempo non migliorerà e dunque che le gite ad Hornstrandir non riprenderanno, perlomeno a breve, per cui prendiamo la via dell’est, costeggiando i fiordi, di cui però, a causa del tempo, non apprezziamo a fondo la bellezza, trasformando una potenziale gita panoramica in una lunga tappa di trasferimento. Decidiamo di non visitare i due fiordi raggiungibili con la strada 643 (Reykjarfjörður e Norðurfjörður) per le condizioni climatiche sfavorevoli e ci fermiamo brevemente nel paesino di Holmavik. Il Museo della Stregoneria non è niente di che, ma se non si ha di meglio da fare, può essere interessante. Ci rimettiamo in marcia e, mentre vediamo il tempo migliorare nettamente, decidiamo di non effettuare deviazioni dalla Ring Road verso nord, tagliando così la penisola di Hvammstangi e il turistico Skagafjörður per giungere a metà pomeriggio a Glaumbær, uno dei siti storici più interessanti del paese. Sarà che il sole è ormai ritornato sopra le nostre teste, ma sia la valle dello Heraðsvötn che la fattoria-museo di Glaumbær ci sembrano davvero belli. A questo punto decidiamo di procedere per Akureyri (soggiorniamo all’Akur-Inn, Brekkugötu 27a, Tel.: 354 461 2500; http://www.akurinn.is; 7500 ISK per la doppia senza bagno, colazione esclusa), dove arriviamo in prima serata. Precisiamo che il famoso gelato di Brynja non ha niente a che vedere con i nostri, per cui, a meno che non siate proprio di passaggio e non abbiate un desiderio folle di gelato, potete evitarlo senza alcun rimpianto. 9° giorno Akureyri è una cittadina piacevole, sebbene non vi siano poi tante attrazioni. La giriamo in mattinata e poi visitiamo le vicine chiesette di Saurbær e Grundar, poco fuori città. Proseguendo verso est, ci fermiamo ad ammirare le graziose Goðafoss, meno imponenti di altre, ma forse più belle. Trovare una sistemazione ad Husavik, nostra prossima tappa, si rivela impossibile (scopriremo che è in corso una gettonatissima sagra locale, inclusiva di cantante country!!), per cui vi facciamo una sosta solo per il “Whale Watching Tour”, con la North Sailing. Riusciamo a vedere circa cinque esemplari di megattera, a volte davvero da vicino. Il tour viene condotto in maniera professionale da una ragazza competente e simpatica, per cui non risulta mai noioso, anche nei momenti meno ricchi di avvistamenti (il panorama certo aiuta). Terminato il tour, andiamo nella sistemazione in fattoria che siamo riusciti faticosamente a reperire (Hòll, Kelduhverfi, 671, Kopasker, Tel.: 354 465 2270; 9000 ISK per la doppia senza bagno, colazione inclusa), passando per un tratto di costa sull’Öxarfjörður, inaspettatamente pittoresco. 10° giorno La giornata sarà dedicata alla visita del Parco Nazionale di Jökulsàrgljùfur. Iniziamo da un paio di trekking nella zona dell’Asbyrgi, davvero imponente, il primo nella zona del laghetto alla fine del canyon (Botnstjörn), il secondo sopra il rilievo centrale del canyon, da cui abbracciamo una panoramica complessiva. In macchina raggiungiamo il parcheggio a metà della costa ovest per un trekking nella zona di Hljòðaklettar per vedere le particolari formazioni rocciose. Ancora in macchina ci spostiamo sulla costa est del fiume, nel parcheggio delle Dettifoss ed a piedi, dopo una visita alle cascate, continuiamo verso le belle cascate Selfoss, da non perdere: se le Dettifoss sono le cascate più alte d’Europa, le Selfoss sono a nostro giudizio, molto più scenografiche. Abbandoniamo il parco nazionale per tornare verso ovest sulla Ring Road e ci fermiamo a vedere il complesso del Krafla, con il cratere dello Stora-Viti e le solfatare. Il giorno prima abbiamo trovato, dopo non poca fatica, nell’area di Mývatn una sistemazione per il primo giorno (Elda Guesthouse, Helluhraun 15, 660 Mývatn, Reykholt; Tel.: 354 464 4220; Fax: 354 464 4321; http://www.elda.is; ISK 12.900 la doppia senza bagno con colazione) ed una differente per il giorno successivo (Vogar Camping Site, Vogar, Tel.: 464 4399; ISK 12.000 per una doppia senza bagno né colazione. Sporco, caro e con personale indifferente: da evitare!). Rapido spuntino presso il Vogafjos Café: un po’ caro, ma piacevole. Concludiamo la giornata in quello che è sicuramente il lago termale a pagamento più bello di Islanda, vale a dire i Mývatn Nature Baths (Jarðbaðshòlar): ci cuociamo per un paio d’ore memorabili, con vista sugli pseudocrateri di Mývatn. 11° giorno Abbiamo prenotato con un paio di giorni di anticipo (per fortuna, perché l’autobus è tutto esaurito) l’Askja Tour (Tel: +354 464 1920; per visitare le highlands islandesi. Il tour è molto interessante ed organizzato professionalmente. Ad aggiungere un po’ di pepe all’avventura, a pochi chilometri dalla meta inizia a nevicare e la nevicata si trasforma rapidamente in una bufera di neve (il 27 luglio!!). Lasciamo i costumi da bagno nell’autobus e, dopo aver scarpinato per una quarantina di minuti, arriviamo a vedere la fatidica caldera… Uno spettacolo comunque indimenticabile! Tornati al Mývatn, il maltempo ci fa desistere da un’ulteriore visita ai Mývatn Nature Baths e decidiamo di rilassarci un po’ e programmare i giorni successivi. 12° giorno Ci svegliamo sotto una pioggerellina non troppo piacevole, per cui ci vediamo costretti a saltare un trekking panoramico e ad accorciare le passeggiate intorno agli pseudocrateri e a Dimmuborgir. Lasciamo l’area di Mývatn, con la sensazione che probabilmente un tempo migliore ci avrebbe permesso di apprezzare maggiormente la zona e ci fermiamo a Hverir, analoga a Krafla, meno estesa ma altrettanto interessante. La pioggia ci segue mentre percorriamo i fiordi orientali, per cui saltiamo le soste e le deviazioni che avevamo programmato. Ad onor del vero, dalle informazioni raccolte ed anche da quello che abbiamo visto per strada, pur con un tempo inclemente, i fiordi orientali sembrano decisamente meno belli dei fiordi occidentali e comunque degli altri panorami che abbiamo visto e che vedremo in Islanda. Questo lungo trasferimento si conclude simbolicamente con un’agognata schiarita nel peasino di Djupivogur, dove dormiamo (Hotel Framtíð, Vogalandi, 4; Tel: 354 478 8887; Fax: 354 478 8187; http://www.simnet.is/framtid/eindex.htm; ISK 10.500 per la doppia senza bagno e senza colazione) e ceniamo molto bene (Ristorante dell’ Hotel Framtíð). 13° giorno Al mattino è d’obbligo una visita alle belle spiagge nere di Djupivogur, che raggiungiamo percorrendo in auto la pista di atterraggio del locale aeroporto! Il tempo torna ad essere incerto, per cui decidiamo di non visitare l’isoletta di Papey, ma piuttosto di proseguire verso sud. Trovare una sistemazione nella zona di Höfn è un’impresa impossibile, per cui dopo circa quindici telefonate, prenotiamo nell’unico posto libero disponibile in zona (Brunnavellir, Suðursveit, dalle parti di Reynivellir; Tel.: 354 478 1055/1056, 10.400 ISK per doppia senza bagno, con colazione), che si rivelerà poi essere una delle guesthouse più piacevoli del viaggio. Arrivati a Höfn facciamo una passeggiata intorno alla laguna ammirando le lingue del Vatnajökull, seguita da una rinfrancante sosta alle peculiari vasche termali all’aperto di Hoffell, poco più di vasche da bagno su un prato con un bel panorama. Dopo la cena ad Höfn, arriviamo a Brunnavellir per prendere possesso della stanza, ma subito dopo proseguiamo per Jökulsarlòn, che, complice la drammatica luce della sera, ci regala delle visioni incredibili, testimoniate da un profluvio maniacale di foto. 14° giorno Ritorniamo a Jökulsarlòn per il giro in battello fra gli iceberg: sicuramente affascinante, ma la suggestione della sera precedente non c’è più. Proseguiamo verso ovest per la visita in trattore alla fattoria di Ingolshöfði, che consigliamo di fare, non solo per vedere da vicino i famigerati sandur, ma anche perché sull’isoletta sulla quale si trova la fattoria, si ha l’opportunità di vedere, oltre ai pulcinella di mare, anche gli stercorari maggiori ed i fulmari. Inoltre, il panorama è molto bello. Ci attendono ora alcune brevi passeggiate nel Parco Nazionale di Skaftafell per visitare la cascata Svartifoss ed il ghiacciaio omonimo. Ritornando verso la fattoria nella quale pernottiamo, ci fermiamo nella spiaggia antistante Jökulsarlòn (Breiðamerkursandur) per ammirare i frammenti di iceberg che galleggiano sul mare e nella vana ricerca delle foche. 15° giorno Al mattino, la proprietaria della fattoria ci informa che non accetta carte di credito. Noi non abbiamo contante, ma la simpatica signora si fida e ci chiede di effettuare un versamento sul suo conto corrente alla prima occasione. Ritorniamo al Parco Nazionale di Skaftafell per unirci al gruppo organizzato per il trekking sul ghiacciaio. Sebbene la durata effettiva della passeggiata, fra spostamenti e brevi spiegazioni, sia inferiore a quanto ci aspettiamo, l’esperienza è divertente, per quanto non proprio memorabile e ci dà comunque la possibilità di vedere un ghiaccaio da una nuova angolazione. Nel primo pomeriggio, mentre attraversiamo la surreale zona dei sandur, tiriamo su gli ennesimi autostoppisti (due belgi), ma ce ne pentiamo immediatamente, perché i due ragazzi hanno evidentemente bisogno di un lungo bagno. Letali! Dopo una breve sosta, necessaria per i nostri polmoni, a Nùpsstaður, con la scusa di visitare l’ennesima chiesetta di torba (anche carina), li lasciamo a Kjurkiubæjarklaustur, dove troviamo una banca aperta e saldiamo subito il debito con la guesthouse. Il tempo si fa minaccioso ed inizia a diluviare, ma per fortuna siamo in auto in direzione Vik. Quando arriviamo alle porte del paese, la pioggia termina quasi del tutto e ne approfittiamo per vedere i faraglioni dell’Hjörleifshöfði. Il sole torna a splendere proprio al momento del nostro ingresso a Vik. D’obbligo la visita alla spiaggia nera con i Reynisdrangur, ma il paesaggio è talmente bello che optiamo, anche se è un po’ tardi, per il trek sul Reynisfjall, da cui godiamo, complici degli splendidi giochi di luce, di una vista spettacolare non solo sui Reynisdrangur, ma anche sulla roccia forata di Dyrhòlaey. I panorami comprendono anche gli immancabili pulcinella di mare. Avendo sottovalutato la durata del trek – che peraltro si può effettuare comodamente in macchina, anche se la strada non è eccellente – chiediamo a nostra volta un passaggio ad una simpatica coppia di turisti spagnoli, che ci riportano al parcheggio. Ripresa l’auto, andiamo a vedere Dyrhòlaey da vicino, anche se questa visita non aggiunge nulla al fascino del luogo. Mentre guidiamo verso ovest, di passaggio facciamo una breve sosta alla cascata Skogafoss. Non essendo stati in grado di trovare alternative economiche, andiamo a dormire in un albergo di livello e di costo decisamente superiore alla nostra media (Smàratùn, Fljòtshlið, 861 Hvolsvöllur, Tel.: 354 487 8471/1416; http://www.smaratun.is; ISK 15.400 per una bella doppia con bagno, ma con colazione non eccezionale).

16° giorno Destinazione Vestmannaeyjar: da Bakki prendiamo l’aereo, che abbiamo prenotato un paio di giorni prima, che in sei minuti ci porta alle isole. Questo weekend, il primo di agosto, è particolare, perché le isole sono sede di un festival che attira centinaia di islandesi e turisti. Non appena atterriamo, sembra di essere in un paese fantasma: solo dopo mezzogiorno la cittadina di Heimaey inizia ad animarsi, per quanto in modo discutibile: il festival pare ruotare intorno all’ubriachezza, più o meno molesta! Ciononostante, Heimaey ed il resto dell’isola sono piacevoli: visitiamo la cittadina e quella che, con un’iperbole, viene definita la “Pompei del Nord” per poi dedicarci ad un trek che ci porta a fare il periplo quasi completo dell’isola e ad avvistare ancora una volta, l’ultima, i pulcinella di mare. Per evitare di perdere l’aereo, decidiamo di entrare in aeroporto direttamente dalla pista di atterraggio e, mentre passeggiamo colpevoli verso l’ingresso, veniamo cortesemente prelevati dagli addetti alla sicurezza, i quali, a bordo del loro mezzo, ci scortano senza battere ciglio fino alla meta desiderata. Ritornati a Bakki, recuperiamo l’auto ed andiamo verso l’ostello, che si trova dalle parti di Selfoss (Gaulverjaskóli Youth Hostel, 801 Selfoss, Tel. 354 551 0654/865-2121/896-6719; 5200 ISK per una doppia senza bagno e senza colazione, in sacco a pelo e con uso cucina). Per via ci fermiamo brevemente all’ennesimo lago blu all’interno di una caldera, Kerið, e nei paesini di Eyrarbakki e Stokkseyri, che sono quasi del tutto disabitati, perlomeno al momento della nostra visita. 17° giorno Il Gaulverjaskóli Youth Hostel si trova davvero nel mezzo del nulla: dopo aver girato invano ad Eyrarbakki e Stokkseyri nella speranza di trovare un bar aperto, ci accontentiamo della colazione in una squallida stazione di servizio. L’ultima giornata della nostra vacanza è dedicata alla penisola di Reykjanes. Iniziamo con una brevissima deviazione in un’area geotermica vicina al plumbeo lago di Kleifarvatn, che costeggiamo diretti a Garðskagi, l’estremo punto della penisola. Da lì, attraveso i campi di lava e dopo aver visitato il ludico “Ponte fra i due continenti”, giungiamo a Valahnùkur che, forse anche grazie ad un sole eccezionale, ci pare stupendo, nonostante al momento non sia possibile l’accesso alla zona geotermica limitrofa. E’ finalmente arrivato il momento tanto atteso: la fatidica Bláa lónið, la Laguna Blu… Che è bella, sì, ma non all’altezza dell’analogo lago termale del Mývatn, molto più cara e soprattutto incredibilmente affollata. Dopo un paio d’ore, torniamo a Reykjavik, restituiamo l’auto, prendiamo possesso della nostra stanza nell’ottima Guesthouse Pisa in pieno centro (Lækjargata 6b, Tel.:354 578-7200; ; ISK 11.900, doppia senza bagno e senza colazione). E’ troppo presto per il runtur, ma è l’ora ideale per una cena al fatidico Sægreifinn (Geirsgata 8) nei paraggi del porto, dove per circa 30 € ci facciamo fuori una quantità di pesce impossibile… Dopo un giro nel vicino quartiere delle ambasciate, facciamo una sosta nella piazza Austurvöllur per una birra e concludiamo passeggiando per Laugarvegur. 18° giorno La vacanza è ormai agli sgoccioli. Come d’accordo con la Guesthouse, alle 4.50 del mattino ci facciamo trovare alle porte dell’hotel per essere prelevati dal servizo autobus per l’aeroporto, che avevamo già pagato all’arrivo. Dopo dieci minuti, durante i quali osserviamo la vibrante vita notturna ancora in corso, l’autobus non è ancora arrivato, per cui telefoniamo alla compagnia, che ci rassicura. Ci renderemo conto però che, in realtà, si sono completamente dimenticati di noi e che la telefonata è stata provvidenziale. Arriviamo, pertanto, al pelo a Keflavik e, dopo una mezz’ora di fila a Londra per il volo EasyJet, atterriamo a Malpensa in orario. In conclusione, un viaggio intenso, affascinante e meno accessibile di quanto potrebbe apparire: consigliato a tutti, ma con un po’ di organizzazione e di flessibilità.



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