Ma gli Elfi allevano le pecore?

Gli scarponi ci sono, guide e cartine pure…ci siamo…domani mattina si decolla per l’Islanda!!! Si parte in tre: Guzzi, Geo e Dedo (la mano scrivente di questo diario). Certo che tornando ieri dalla marinara Croazia (tranne Geo che lavorava), conviene fare attenzione a cosa si mette in valigia, prima di fare confusione e di trovarsi su un...
Scritto da: Stefano De donato
Partenza il: 17/08/2005
Ritorno il: 24/08/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Gli scarponi ci sono, guide e cartine pure…ci siamo…domani mattina si decolla per l’Islanda!!! Si parte in tre: Guzzi, Geo e Dedo (la mano scrivente di questo diario). Certo che tornando ieri dalla marinara Croazia (tranne Geo che lavorava), conviene fare attenzione a cosa si mette in valigia, prima di fare confusione e di trovarsi su un ghiacciaio in ciabattine da mare! Si sa, l’Islanda è cara e cari sono anche i biglietti aerei per raggiungerla. Abbiamo quindi optato per un volo su Londra con l’Irlandese Ryanair, da dove proseguiremo con un aereo della compagnia low cost della terra dei ghiacci. Beh, è tutto pronto…non ci resta che partire…

17-agosto-05 Dopo la sosta di Londra decolliamo alle 20.40 dal buio dell’aeroporto di Stansted con destinazione Reykjavik. L’MD81 della compagnia islandese Iceland Express atterra, più o meno puntuale, 3 ore dopo il decollo all’aeroporto internazionale di Keflavik a circa 40Km dalla capitale islandese. Sono le 23.00 locali (durante l’estate l’Islanda è 2 ore indietro rispetto all’Italia), quando ritiriamo i bagagli e la vettura prenotata dall’Italia: una Toyota Yaris che si rivelerà valida anche in versione fuoristrada sugli sterrati “leggeri”. All’esterno del terminal, in una fresca serata islandese (7gradi: per noi gelida arrivando dai 30 di Milano), ci accoglie una ormai fioca luce solare che già in volo aveva fatto capolino nella notte regalandoci una “seconda alba” in questa giornata. Incastrate con fatica le valigie nel bagagliaio, percorriamo una manciata di chilometri per arrivare nella cittadina di Vogar dove abbiamo prenotato una camera presso il Motel Best (96euro la tripla). Fatto un veloce spuntino, andiamo a dormire, risparmiando energie per domani (in realtà c’è poco da risparmiare visto che siamo stanchi morti!).

18-agosto-05 Sveglia alle 7.00 per iniziare il viaggio che in 7 giorni ci farà immergere nel pianeta Islanda. Abbiamo deciso di compiere il giro completo dell’isola in senso orario usando prevalentemente la statale N°1, quasi completamente asfaltata, concedendoci comunque qualche deviazione là dove il poco tempo a nostra disposizione e le condizioni della strada lo permetteranno. Dopo una ricca colazione a buffet (circa 12euro a testa) ed aver ricomposto il puzzle delle valigie nella macchina, siamo in strada lungo la 41 per giungere a Hafnarfjordur nei pressi di Reykjavik. La caratteristica principale di questo sobborgo della capitale è quello ospitare un alto numero di gnomi, elfi, folletti e altre creature del popolo nascosto. Una parte degli islandesi crede, infatti, che l’isola sia realmente abitata da una serie di magiche creature. Durante il nostro rapido tour del parco cittadino non si sono però fatte vedere…ma non si può certo pretendere di incontrarli al primo colpo! A voi la scelta se crederci o no…noi intanto proseguiamo il viaggio verso il parco nazionale di Pingvellir. Lasciata l’area urbana della capitale, inizia l’immersione nei paesaggi dell’Islanda difficilmente descrivibili nella loro bellezza e per l’emozioni che trasmettono. Giunti al parco, armati di macchine fotografiche e telecamera, iniziamo la prima visita naturalistica del viaggio. Qui è visibile la faglia tra la placca del continente europeo e quella americana, attraversata per alcune centinaia di metri dal fiume Oxara che si getta nella spaccatura attraverso una spettacolare cascata. Poco più avanti è situata l’area dove si radunava l’Alping che fu il primo parlamento in Islanda e in Europa. Ci rimettiamo in viaggio imboccando la N°52 che, come anticipato dalla cartina stradale, si rivela sterrata per una cinquantina di chilometri obbligandoci a rallentare di parecchio la nostra andatura. Ci riallacciamo alla N°1 all’altezza di Borgarnes dove facciamo una veloce sosta sulla spiaggia per uno spuntino. Proseguiamo verso nord attraversando paesaggi che mutano ad ogni curva fino ad arrivare nei pressi della penisola di Vatnsnes dove si trova l’ostello Osar, meta per il nostro pernottamento. Non avendo prenotato e non essendoci campo per i cellulari, decidiamo di percorrere i 30Km di sterrato, che separano l’ostello dalla strada principale, affidandoci alle “sensazioni paranormali” del Guzzi sicuro che ci sarà una camera libera ad aspettarci(!?!)…e in effetti, giunti sul posto, sperduto tra il mare e le nuvole, che ormai avevano completamente coperto il cielo, un giovane sbucato dalla vicina fattoria ci affida la chiave dell’ultima camera rimasta (tripla nel cottage 76euro)! Prima di raggiungere il cottage in legno, situato di fronte all’edificio principale, il nostro sguardo scivola verso il mare posto alla fine di un ripido sentiero che porta fino alla riva. Qui si forma una piccola laguna riparata dalle onde del mare glaciale Artico e…attenzione, attenzione…LE FOCHE!!! Tra l’emozione per l’avvistamento depositiamo le valige in camera e diamo una veloce sbirciata alla cucina da condividere con una coppia francese e 2 motociclisti tedeschi. Poi, verso le 19.00, sfidando il gelido vento e il cielo minaccioso, imbottiti e impermeabilizzati degni di una missione artica, ci avventuriamo lungo il sentiero per avvicinarci il più possibile alla colonia di foche. Arriviamo fino sulla spiaggia e, sulla sponda opposta della laguna, ci guardano incuriosite lanciandosi in acqua e nuotando verso di noi. Procediamo con una scarpinata sulla nerissima sabbia per poi risalire una cascata che si getta direttamente nell’oceano. Rientriamo in ostello per una cena “fai da te” con dei viveri portati dall’Italia. Non sarà un piatto tipico, ma è un modo per ridurre i costi che si gonfierebbero notevolmente mangiando sempre nei carissimi ristoranti islandesi. Buona parte degli alloggi, infatti, sia che si tratti di ostelli, fattorie o guesthouse, sono attrezzati con una cucina comune dove è possibile prepararsi i pasti. Dimenticavo, l’irruenza di Geo alla guida, che procedeva a 20Km/h oltre il limite di velocità, ha causato nel pomeriggio un inseguimento da parte della polizia che però si è limita a sgridarci risparmiandoci una salata multa. Per oggi è tutto, si stacca…

19-agosto-05 Sveglia alle 7.00…ci trasciniamo fuori dal cottage scoprendo che le nubi della sera prima hanno lasciato spazio ad un tiepido sole in un cielo azzurrissimo. Senza il cappuccio delle nuvole basse il panorama cambia, facendoci vedere cose che la sera prima si potevano solo intuire. Si parte ripercorrendo i 30Km di sterrato che ci portano fuori dalla penisola. Sosta nel caffè di una stazione di servizio per la colazione per poi proseguire per Akureyri, la seconda città islandese. Qui troviamo l’alloggio per la notte ma rimandiamo la visita alla sera. La meta della giornata è l’area del lago Myvatn che raggiungiamo nel primo pomeriggio in circa 90 minuti di macchina da Akureyri. Il tempo si mantiene bello e la temperatura arriva a sfiorare i 20°. L’area del lago presenta molti luoghi interessanti e noi decidiamo di partire dal sito di Dimmuborgir (castelli oscuri). Si tratta di una distesa di cumuli e spuntoni di lava dalle forme bizzarre. Da qui procediamo sulla N°1 per poi imboccare uno sterrato che ci porta alla sorgente termale di Grjotagja. L’acqua calda forma un laghetto sotterraneo raggiungibile attraverso 2 fenditure tra le rocce. Purtroppo, l’acqua negli ultimi anni si è riscaldata troppo non permettendo più il bagno, salvo che si voglia finire bolliti! Per restare in tema ci dirigiamo verso l’area di Hverarond ad est del lago: qui la zona è costellata di fumarole, pozze di fango bollenti, solfatare e tutti quegli ingredienti necessari per ricreare un girone dell’inferno Dantesco. L’odore di zolfo è intenso e l’ambiente è assolutamente affascinante…ma a questo punto, dopo essere entrati nel vivo di quest’area geotermica, l’obbiettivo diventa quello di fare un rilassante bagno nelle acque calde. Ritornando verso Reykjahlio (il principale centro abitato del lago) ci troviamo sulla destra le azzurrissime acque di una laguna che, però, dei cartelli indicano come non più balneabili causa la presenza di “hot pots” troppo calde. Ci viene da pensare, che in realtà, non si possa più fare il bagno (gratuito) per favorire il nuovo impianto termale posto a circa 1Km da qui. Ci rechiamo presso questo centro (circa 14euro) simile alla più famosa laguna blu situata nei presi di Reykjavik. Anche se meno affascinante di una pozza “selvaggia”, regala un relax unico in una cornice meravigliosa. Dopo un paio d’ore di riposo riprendiamo la via per tornare ad Akureyri passando a nord del lago Myvatn. Lungo la strada ci fermiamo per immortalare la cascata di Godafoss. Arrivati all’alloggio, ci muoviamo per il modesto centro della cittadina per provare la cucina islandese, avendo cura di non finire in uno degli immancabili ristoranti italiani! Dopo cena, essendo venerdì, decidiamo di fare una passeggiata per il centro per unirci al “runtur” (giro dei locali) che gli islandesi fanno abitualmente il venerdì e il sabato. Ma c’è da dire che Akureyri, pur essendo la seconda città dell’Islanda, con i suoi 15000 abitanti è lontana non soltanto dagli standard di “città” ai quali siamo abituati, ma anche dalle dimensioni e dalla vitalità della capitale Reykjavik. Sotto una leggera pioggia facciamo rientro nella nostra guesthouse (tripla 77euro) dove, messi sotto carica telecamera e pile delle macchine fotografiche, ci concediamo il meritato riposo…

20-agosto-05 Sveglia alle 7.30, preparativi e partenza in direzione di Husavik, cittadina affacciata sul mare e capitale del whale watching. Obbiettivo della mattina: avvistare le balene. Abbiamo prenotato per le 10.00 e arrivando con una mezz’ora d’anticipo ci concediamo una colazione lampo a base di un ustionante quanto imbevibile cappuccino. Ci imbarchiamo e prendiamo il largo. Siamo fortunati e dopo solo 15 minuti di navigazione la vice-capitano, addetta all’avvistamento, richiama l’attenzione a ore 11 per la presenza di una balena Minke…l’emozione è forte e durante le 3 ore passate a scrutare il mare riusciamo ad avvistare altre 2 balene della stessa specie (le più diffuse da queste parti) e una serie di delfini. Facciamo rientro al porticciolo consumando cioccolata calda e ciambelle a bordo dell’imbarcazione. Anche oggi le condizioni meteo sono al di sopra di ogni più rosea aspettativa con cielo sereno e temperatura tra i 15 e i 20°C…ma siamo in Islanda e il tempo può cambiare in qualunque momento! Ripartiamo salendo verso nord, raggiungendo il punto più vicino al circolo polare artico del nostro itinerario lungo la N°85. Da qui ci dirigiamo verso il parco nazionale dello jokulsargijufur. Arrivando da nord, si incontra subito il canyon di Asbyrgi caratterizzato dalla forma di ferro di cavallo. Percorriamo una strada che porta al centro del canyon dove parcheggiamo per proseguire a piedi, lungo un sentiero, fino alla parete verticale. Qui, un piccolo laghetto, circondato da rocce rivestite da un verdissimo muschio, crea un’atmosfera magica. Purtroppo il tempo ci volge le spalle: ci sorprende uno scroscio d’acqua che ha il merito di consentire la comparsa dell’arcobaleno che completa il paesaggio (come se ce ne fosse bisogno!). Proseguiamo all’interno del parco lungo una strada interamente sterrata. Dopo circa 30Km giungiamo nei pressi della cascata Dettifoss caratterizzata dalla maggior portata d’acqua d’Europa. Avvicinandoci, lo spettacolo diventa sempre più grandioso. Una densa nube di spruzzi si alza verso il cielo dal fondo della cascata rendendola visibile già a distanza. È possibile avvicinarsi molto al punto di caduta dell’acqua che precipita con una potenza impressionante, anche perché l’area è priva di recinzioni di sicurezza…basta fare attenzione a non esagerare! Dopo aver investito diverse decine di scatti e minuti di riprese proseguiamo sulla N°864, sempre rigorosamente sterrata, per rincontrare la ring road alcuni chilometri più a sud. Calcolate che la velocità si può ridurre a 30Km/h su alcuni tratti non asfaltati anche se adatti ai veicoli con 2 ruote motrici. Percorriamo un lungo tratto di circa 120Km lungo la N°1 attraverso gli isolati paesaggi dell’Islanda orientale. Qui, si possono fare molti chilometri senza incrociare assolutamente nessuno. Uniche compagne di viaggio sono le pecore che si trovano praticamente ovunque in Islanda. Attenzione alla passione che hanno per la strada: è infatti molto probabile trovarsele di fronte sull’asfalto o sul bordo della carreggiata che ti scrutano con aria sospetta! Ma poi, se qui non abita nessuno, di chi sono tutte queste pecore? Forse degli elfi…mah…sarà una delle tante domande che resterà senza risposta… Giungiamo ad Egilsstadir da dove contattiamo l’ostello di Seydisfjordur per prenotare la camera. Sono ormai le 20.00 e dopo una sosta per ammirare la valle e il lago di Lagarfljot, illuminato da un gioco di luci, superiamo il passo che ci proietta verso il fiordo dove è situato l’ostello. È difficile proseguire perché il paesaggio e la voglia maniacale del Guzzi di fotografare ci obbligano a continue soste. Ma alla fine raggiungiamo il mare e l’alloggio. Iniziamo la cottura delle nostre penne rigate mentre un gruppo di ragazzi di ignota nazionalità preparava un succulento pollo al forno con patate e contorni vari. Purtroppo la distrazione gioca brutti scherzi e il la cottura esagerata ha provocato una sorta di nube tossica per l’ostello. Usciti vivi dalla sala da pranzo, dopo aver valutato l’itinerario del giorno successivo, andiamo a letto. Buonanotte.

21-agosto-05 In piedi verso le 8.00, soliti preparativi del mattino e tour per la cittadina che ci ha ospitato per la notte. Questo è anche il paesino dove attraccano i traghetti provenienti dall’Europa. Per la colazione ci rechiamo al caffè dell’hotel Aldan che per 1100ISK (circa 13euro) serve un’abbondante colazione a buffet. Come ci spiega la ragazza che gestisce l’hotel (una romena, sposata con un islandese che in inverno abita in Germania…mah…), siamo ormai a fine stagione e infatti siamo gli unici clienti. Rifocillati, siamo pronti a partire. Oggi lasciamo la ring road per percorrere la strada costiera che, zigzagando, scende lungo i fiordi orientali. Tra scorci sul mare, isolette, spiagge nerissime, paesini incastonati tra le alture dei fiordi, cascate che scendono fino al mare, maciniamo i 100Km che ci riportano sulla strada principale. Naturalmente sono d’obbligo una serie infinita di fermate per godere meglio dei panorami aspri di quest’angolo d’Islanda. Il tempo oggi muta continuamente e i minacciosi nuvoloni neri si danno più volte il cambio con un timido sole. Il gioco di luci che si crea è indescrivibile e naturalmente anche oggi è difficile trattenersi dallo scattare una marea di fotografie. Abbandonata l’area dei fiordi passiamo accanto al “deserto della laguna”, un’area semi paludosa posta tra la strada e il mare. Qui si può ammirare una numerosa colonia di cigni che giunge in quest’area per riprodursi. Giungiamo nel centro abitato di hofn che ormai è sera ed è qui che, tra le nuvole basse che limitano la visuale, intravediamo per la prima volta il grande ghiacciaio Vatnajokull. Procediamo, per raggiungere dopo 20Km la fattoria Flatey dove abbiamo prenotato per la notte. Il posto è molto bello è si trova proprio di fronte a 2 lingue del ghiacciaio che scendono fino a valle. In più, noi siamo gli unici ad alloggiare in un edificio separato dal corpo centrale della fattoria ed abbiamo quindi a totale disposizione cucina, soggiorno e sala da pranzo. Le penne all’arrabbiata sono il piatto forte della serata (ed è anche l’unico!). Ad accompagnarle un’ottima bottiglia di Nero d’Avola: cosa c’è di meglio di un vino siciliano stappato davanti ad un ghiacciaio islandese?

22-agosto-05 Sveglia alla solita ora, paghiamo la farmhouse (tripla 89euro) e ci prepariamo per dirigerci verso l’indiscusso protagonista della nostra giornata: il ghiaccio. Fuori la temperatura è più frizzante rispetto ai giorni precedenti, probabilmente anche per l’estrema vicinanza al ghiacciaio. Ci muoviamo verso le 8.30 con una temperatura di 8°C. Prima destinazione la laguna glaciale. Questa laguna è composta da decine di iceberg che, staccatisi dalla lingua del ghiacciaio, galleggiano nel lago collegato al mare da un breve canale. Arriviamo sul posto dopo 30 minuti d’auto e anche questa volta lo spettacolo che compare dopo una curva è grandioso. Come sempre il cielo gioca un ruolo da protagonista con pesanti nuvole nere da una parte e i raggi del sole che filtrano illuminando il ghiaccio dall’altra. Tra le acque della laguna fanno capolino anche 2 foche che nuotano tra gli iceberg. Dopo aver girovagato per un po’ nei pressi dell’acqua, ci imbarchiamo su un mezzo anfibio per addentrarci tra i ghiacci. Purtroppo le nuvole hanno la meglio e inizia a piovere in modo sostenuto. Ma essendo in Islanda siamo perfettamente attrezzati contro la pioggia con ogni genere di indumento impermeabile. Solo le macchine fotografiche e la telecamera rischiano il bagno, ma trattenersi dall’usarle è impossibile…ci va bene, e al termine del giro funzione ancora tutto. Tra la pioggia, la temperatura scesa a 7°C e il ghiaccio tutto intorno è d’obbligo una sosta nel bar per una cioccolata calda allungata con del rum. Ci incamminiamo poi verso la foce, dove, in contrasto col nero della sabbia, ci sono alcuni iceberg bianco-azzurri adagiati sulla spiaggia. Qui doveva esserci una colonia di foche di cui però non c’è traccia. In alternativa troviamo degli uccelli non identificati piuttosto aggressivi! Ci spostiamo di pochi chilometri con la nostra yaris per arrivare, grazie a uno degli immancabili sterrati, ad una seconda laguna meno turistica. Infatti siamo praticamente soli. Qui ci sono molti meno iceberg ma si vede perfettamente il fronte del ghiaccio che si tuffa nell’acqua. Riprendiamo il cammino lungo la N°1. Dopo esserci avventurati in una camminata per avvicinarci al ghiacciaio, andiamo al parco di Skaftafell per vedere in particolare la cascata di Svartifoss. La raggiungiamo dopo 1,5Km di cammino su un ripido sentiero. La caratteristica principale che la contraddistingue, sono le colonne di basalto che la fiancheggiano. Ridiscendiamo dallo stesso sentiero per rimetterci in macchina alla volta di Vik, piccola cittadina del sud-ovest islandese. Lungo la strada attraversiamo lo Skeidararsanduri il più esteso dei sandur presenti in Islanda. Il sandur altro non è che un’immensa distesa di limo, sabbia e ghiaia erosi dai ghiacciai e portati a valle dalle inondazioni glaciali. Si presenta come una piana nerissima attraversata da una moltitudine di rigagnoli che sfociano nel mare. Fortunatamente durante il nostro passaggio non c’è vento, altrimenti sarebbe stato facile imbattersi in una vera è propria tempesta di sabbia. Giungiamo a Vik verso le 19.30 e veniamo subito attratti dalle sue scogliere. Andiamo fin sulla riva davanti ad un mare agitato che si rovescia sulla lunga spiaggia nera e si infrange sulle rocce. Su queste scogliere nidificano molte pulcinella di mare ma purtroppo il periodo non è più favorevole per vederle ed, infatti, scrutando il cielo si vedono solo gabbiani…pazienza, sarà un motivo in più per tornare in Islanda! Ormai si è fatto tardi e per raggiungere l’ostello di Skogar (tripla 83euro), che ci ospiterà stanotte, dobbiamo fare ancora qualche chilometro. Dopo essere arrivati lunghi, torniamo sui nostri passi e scopriamo che l’alloggio è praticamente davanti alla cascata di Skogafoss…ma per oggi basta così, questo lo vedremo domani…

23-agosto-05 Ci svegliamo tra il ticchettio della pioggia…la nostra buona stella meteorologica che ci aveva accompagnato fin qui sembra che ci abbia abbandonato. La giornata appare infatti di un grigio senza speranza. Ma finora abbiamo trovato molto più sole di quello ci aspettavamo, quindi non ci si può lamentare. Ci vestiamo in assetto da bagnato e siamo pronti per iniziare la giornata che chiuderà il cerchio intorno all’isola a Reykjavik. Ci dirigiamo a piedi alla cascata di Skogafoss. È presto e non c’è quasi nessuno. Sotto la pioggia battente iniziamo a salire la scalinata che porta in cima alla cascata. Dall’alto, Geo, imballato in un abbondante poncho blu, mentre sale nella foschia la lunga scala in ferro, ricorda un personaggio mistico stile Signore degli Anelli. Dopo aver cercato invano il punto in cui si può passare dietro alla cascata, lasciamo la cittadina di Skogar per dirigerci verso i 2 big d’Islanda: le cascate Gullfoss e il Geyser posti a pochi chilometri le une dall’altro. Raggiungiamo le cascate verso le 13.00 percorrendo la N°30 che si imbocca poco prima di arrivare a Selfoss. In quelle che sono considerate da molti come le più belle d’Islanda, l’acqua, compie prima una serie di confuse cadute minori per poi gettarsi in un salto di 32 metri tra due ripidi pareti. Se la luce del sole è con voi lo spettacolo è assicurato…a noi qualche raggio lo ha regalato. Riprendiamo la macchina e riprende a piovere. Il parcheggio per raggiungere il geyser dista una decina di chilometri dalle cascate. Siamo lì in una manciata di minuti. Arrivando, si nota subito come questo sia uno dei siti più visitati d’Islanda: un ampio parcheggio, affiancato da un grosso negozio di souvenir con annesso ristorante, è pronto ad accogliere gli autobus dei turisti. C’è da dire che in Islanda l’accesso a qualunque sito o parco nazionale è completamente gratuito. Accompagnati dalla pioggia che intensifica, attraversiamo l’area piena di sorgenti minori, alcune delle quali con colori scintillanti, e di pozze gorgoglianti. Al centro, incontrastato protagonista, c’è il geyser Stokkur che ha preso il posto “dell’originale” geyser, ormai inattivo, che ha dato il nome a questo genere di fenomeno in tutto il mondo. L’attesa è breve, anche perché questo precisissimo geyser esplode ogni 5-10 minuti innalzando una colonna d’acqua e vapore alta fino a 35 metri. Restiamo diverso tempo sotto la pioggia ad ammirare e ad immortalare questo incredibile fenomeno. Superfluo dire di evitare di posizionarsi intorno al geyser controvento se non si vuole fare una bella doccia calda! Siamo giunti ormai quasi alla fine del nostro viaggio e per ultima cosa ci concederemo una serata e una mattinata per la capitale. Dalla macchina contattiamo un B&B in centro città dove prenotiamo una camera con coperte e cuscini e che include la prima colazione (140 euro). Già, mi dimenticavo di dire che finora abbiamo sempre sfruttato la formula sleeping bag. Ossia, oltre che negli ostelli, anche in molte altre sistemazioni è possibile dormire con il proprio sacco a pelo riducendo, così, i costi per il pernottamento. L’intenzione iniziale era quella di andare prima a fare un rigenerante bagno alla laguna blu che dista una quarantina di chilometri da Reykjavik. Ma il tempo è tiranno. Giungendo in città alle 18.00 optiamo per dedicare il resto della giornata alla city e a una buona cena senza troppe corse. Questo è obbiettivamente l’unico angolo d’Islanda in cui è possibile incappare in una coda davanti ad un semaforo. Avvicinandosi nell’ora di punta l’aspetto, infatti, è molto vicino a quello di una piccola città continentale pur mantenendo un suo fascino in una cornice tra mare e montagne. Il centro è piccolo e facile da girare. La visita più accurata è rimandata a domani mattina. L’attuale priorità è trovare un ristorante con qualche specialità e veniamo accontentati lungo la strada principale. È martedì, ma in giro c’è parecchia gente e i locali sono pieni. Non saranno le scatenate notti del venerdì o del sabato, ma da quando siamo arrivati in Islanda è senza dubbio la più alta concentrazione di persone che abbiamo visto. Si fa tardi e rientriamo per il nostro ultimo pernottamento nella terra dei ghiacci.

24-agosto-05 E’ arrivato anche mercoledì 24 agosto…giorno del rientro. Ci alziamo verso le 8.00 abbondanti e, preparati i bagagli, facciamo colazione al piano superiore. Usciamo per un tour della città e l’acquisto di qualche souvenir. Malgrado il sole, spira un forte vento e fa freddo. Le lancette corrono e si fa presto mezzogiorno, ora in cui carichiamo la yaris che ci ha trasportato per i 2200 chilometri del nostro itinerario. Salutiamo la gentile signora del B&B e partiamo per l’aeroporto. Il volo è previsto per le 15.15 questa volta via Francoforte, dove, un ora e cinquanta minuti dopo, parte la nostra coincidenza per Orio al Serio. I tempi tra un volo e l’altro sono un po’ stretti. E infatti, a causa del ritardo di un ora e dieci del primo volo, siamo atterrati all’aeroporto di Francoforte praticamente quando chiudeva il ceck-in del volo successivo. Solo la fortuna di ritirare per primi i bagagli e la gentilezza della signorina del ceck-in per Londra (a quello per Milano non c’era già più nessuno!) ci permettono di non perdere l’aereo. Risolto quest’ultimo problema voliamo verso Orio al Serio dove atterriamo puntuali alle 23.40. Un ringraziamento va a Elena che ci ha assecondati portandoci e recuperandoci dall’aeroporto di Bergamo. Ormai il viaggio è finito, un viaggio molto intenso attraverso una terra piena di contrasti e di meraviglie messe tutte lì, a pochi chilometri dal circolo polare artico. Dilungarsi in una lista di aggettivi per descrivere gli scorci e i luoghi attraversati sarebbe superfluo…quindi…non resta che andare a vederli! Cosa fate ancora lì? L’Islanda vi aspetta e…buon viaggio…



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche