Un pizzico di Indonesia

Un viaggio tra i vulcani e i templi di Java e le risaie e il mare di Bali
Scritto da: maururu
un pizzico di indonesia
Partenza il: 05/09/2014
Ritorno il: 25/09/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
A giugno non abbiamo ancora prenotato nulla per le nostre vacanze…non è da noi!

Ci mettiamo alla ricerca di voli, valutiamo un po’ di opzioni e decidiamo di comprare un volo per Jakarta a settembre.

Si parte il 5 dall’aeroporto di Monaco di Baviera, volo Emirates con scalo di 12 ore a Dubai, dove arriviamo il sabato mattina. Appena arrivati in aeroporto ci dirigiamo al controllo passaporti e usciamo alla scoperta della città, che raggiungiamo in metro (comoda e molto economica).

Prima tappa: i souq.

Sono le 9 e molti negozietti sono ancora chiusi, ma girovagando nelle strette vie riusciamo comunque a vedere la vita che scorre nel caldo già soffocante del mattino. Molto carino il souq delle spezie dagli odori e colori forti e variegati.

Trascorriamo il resto della giornata tra centri commerciali e grattacieli. Incredibile il Dubai Mall, con il suo gigantesco acquario e la pista di pattinaggio su ghiaccio. Vicino a questo centro commerciale si trova il Burj Khalifa, la torre più alta del mondo. La pista da sci invece si trova al Mall of Emirates. Da vedere (anche se ci si può solo fermare all’esterno, abbastanza distante) il Burj Al Arab, l’hotel a forma di vela tra i più lussuosi al mondo.

Nel pomeriggio lasciamo Dubai e si riparte alla volta di Jakarta, dove arriviamo alle 6 del mattino. Aspettiamo qualche ora prima di ripartire per Yogyakarta con volo AirAsia.

7 – 10 settembre – Borobodur e Yogyakarta

All’aeroporto di Yogyakarta aspettiamo l’autista che ci accompagnerà al nostro hotel. Abbiamo scelto di dormire nella zona di Borobudur, a Magelang, a una ventina di minuti in auto dal tempio. L’hotel, prenotato su booking, è il Puri Asri http://www.booking.com/hotel/id/puri-asri.it.html, un posto immerso nella natura, vicino al fiume e a bellissime risaie, ottimo il servizio e il ristorante.

Con un taxi si parte molto presto per andare a vedere l’alba dal tempio di Borobudur. Arriviamo che è ancora buio, ci incamminiamo verso il tempio e saliamo in cima, dove ci sediamo ad aspettare.

Borobudur è un tempio buddhista, patrimonio dell’Unesco, che rappresenta l’ascesa verso la perfezione spirituale, il nirvana. È un’opera colossale risalente all’800 d.C., ha una base di 123 x 123 metri e un’altezza di 35 metri. L’edificio ha 10 terrazze, le prime quadrate e le ultime tre circolari, e appare come una montagna, da scalare per raggiungere il nirvana. Nelle terrazze quadrate si possono ammirare bassorilievi bellissimi che raccontano la storia di Buddha, mentre ovunque si trovano statue dell’illuminato all’interno di nicchie. Negli ultimi livelli decine di stupa racchiudono altre statue di Buddha.

Un posto davvero spettacolare, molto affascinante alla luce del mattino.

Aspettiamo le prime luci dell’alba, l’aria è piuttosto fresca e ci sono parecchi turisti, ma vedere gli stupa che iniziano a prendere forma è una bellissima esperienza. Appena il cielo si schiarisce, iniziamo a gironzolare tra stupa e statue di Buddha. Intorno la giungla inizia a prendere colore, sembra di stare davvero su una montagna da dove si può ammirare un paesaggio meraviglioso. Pian piano incominciamo a scendere per esplorare i livelli inferiori e i bellissimi bassorilievi che decorano il tempio. Arrivati alla base riusciamo a fotografare il tempio nella sua interezza, il colore è un giallo-ambra, sembra miele. Bellissimo.

Torniamo al parcheggio dove il nostro tassista ci sta aspettando. Prima di tornare in hotel per la colazione, visitiamo una “fabbrica” di tofu. La produzione del tofu è una delle attività principali nella zona di Borobudur. Entriamo in un “edificio” piuttosto fatiscente dove un ragazzo è alle prese con la lavorazione della soia. Ci mostra le fasi di lavorazione e ci fa assaggiare il prodotto finito, cucinato come una specie di frittella, delizioso!

Dopo la colazione decidiamo di visitare ancora la zona, così andiamo al Dieng Plateau. Si trova a quasi 3 ore di macchina da Magelang, si attraversano paesi e cittadine, si possono vedere vulcani e paesaggi bellissimi. È un altopiano che si trova nella caldera del complesso vulcanico Dieng. Qui si possono visitare templi induisti, vedere laghi vulcanici e crateri attivi.

Ci fermiamo a vedere il Telaga Warna, un bellissimo lago dalle sfumature turchesi e cobalto, circondato da un sentiero immerso nella foresta che percorriamo cercando di fotografare il laghetto.

Visitiamo il Complesso Arjuna, composto da piccoli templi induisti, non meravigliosi agli occhi di viaggiatori non esperti di storia come noi, ma di grande importanza per questa zona, poiché sono quelli meglio conservati degli oltre 400 che sono stati costruiti su questo altopiano.

Infine vediamo dei crateri ancora attivi, da cui escono vapori e odori nauseanti di zolfo…

Una bella gita di una giornata prima di rientrare in hotel per l’ultima notte da trascorrere qui.

Il 9 mattino lasciamo il Puri Asri e ci avviciniamo a Yogyakarta, sulla strada ci facciamo portare al complesso di Prambanan, un complesso di templi induisti risalente al 850 d.C. che si estende per kilometri.

I templi più famosi sono quelli di Brahma, Vishnu e Shiva, che dominano la visuale, in mezzo ad altri templi che creano una specie di corte attorno a questi tre, un vero spettacolo.

Un po’ più distanti si possono raggiungere a piedi o in bicicletta altri siti archeologici in cui però è molto più visibile la devastazione dei terremoti. D’altronde questa zona è ad altissimo rischio, visto i numerosi vulcani che la circondano.

Lasciamo i templi e ci facciamo accompagnare in hotel. Tramite booking abbiamo prenotato il Graha Kinasih, comodo sia per la città di Yogyakarta che per raggiungere l’aeroporto.

Lasciati i bagagli, usciamo alla scoperta di Yogya. Città che inizialmente si rivela piuttosto insignificante ai nostri occhi. Vediamo il Kraton e il Taman Sari (il water palace), ma non restiamo molto affascinati.

Poi passeggiando a caso tra le vie della città incontriamo alcune persone stupende che illuminano la nostra giornata. Signori estremamente gentili e interessanti che ci danno anche qualche consiglio su dove acquistare e imparare qualcosa riguardo i batik, tipici ti qui.

Andiamo così a vedere edere la Scuola di Batik, davvero interessante! Qui facciamo anche qualche acquisto.

Finita la serata in giro per la città torniamo in hotel e il mattino successivo prendiamo il volo per Bali.

10 – 18 settembre – Bali

Arriviamo a Denpasar verso le 9 del mattino, usciti dall’aeroporto prendiamo un taxi che ci accompagna fino a Kuta, alla homestay prenotata su booking, Ananta the Kubu. L’homestay è carina e si trova nella zona più frequentata di Kuta, a 10 minuti dalle spiagge.

Passiamo due giorni girando un po’ per negozietti e bancarelle e approfittando per visitare il tempio Uluwatu che si trova a picco sul mare nella punta sud occidentale dell’isola. In taxi ci impieghiamo circa 40 minuti per arrivare, ci sono moltissimi visitatori, anche perché al tramonto ci sono performance di balli tipici balinesi a cui è possibile assistere. Passeggiamo fino all’estremità opposta al tempio da cui è bello scattare un po’ di foto. Poi ci addentriamo nel tempio. Ci sono tantissime scimmie dispettose che cercano di rubare qualunque cosa, bisogna fare attenzione in particolare a occhiali e macchine fotografiche!

Passati i due giorni a Kuta, ci spostiamo in minivan fino a Ubud, dove abbiamo prenotato la stessa guesthouse del nostro precedente viaggio, Jangkrik homestay. Si tratta di una casa tipica balinese in una zona piuttosto comoda, i proprietari sono gentilissimi e molto disponibili. Passiamo i nostri tre giorni a Ubud dedicandoci alle passeggiate e al relax.

Decidiamo di fare uno degli itinerari a piedi consigliati dalla lonely planet, il crinale di Campuan. La passeggiata è molto bella soprattutto all’inizio e la parte finale in mezzo alle risaie.

Si parte dal palazzo reale e, una volta attraversato il fiume, l’itinerario si sviluppa lungo un crinale tra i fiumi Sungai Wos e Sungai Cerik. Si possono ammirare le due vallate verdi, campi di erba degli elefanti e poi risaie. Camminando, dopo circa 2 km dal ponte attraversato a Ubud, si raggiunge un bar, il Karsa Kafè. Tre capanne sospese sull’acqua rivolte verso le risaie, è bellissimo rilassarsi e bere qualcosa in questo posto. Per noi è uno dei posti più paradisiaci mai visti. Dopo la sosta al Karsa Kafè, riprendiamo il nostro percorso tra la natura e i villaggi. Risaliamo una strada tortuosa che va verso ovest e arriviamo a Sanggingan, da dove è possibile lasciare la strada principale e immergersi tra le risaie e i campi che costeggiano il Sungai Blangsuh. Ville meravigliose che si affacciano su questi panorami, risaie e corsi d’acqua.

Proseguiamo le nostre giornate tra massaggi rilassanti, giri al mercato, shopping e, ovviamente, ottime mangiate. Vorremmo segnalare il Cafè Wayan e il Cafè Angsa, dove ci siamo trovati molto bene.

Dopo tre giorni lasciamo Ubud alla volta di Pemuteran, passando per Jatiluwih.

Le risaie di Bali hanno un fascino particolare, terrazze di qualsiasi dimensione che ricoprono i pendii delle colline ai piedi dei vulcani. Il verde, in tutte le tonalità, riempie gli occhi, è una vera meraviglia! Passeggiamo tra le terrazze e osserviamo alcune persone al lavoro nei campi, chine a lavorare la terra sotto il sole con i loro tipici cappelli a punta. Jatiluwih è davvero un posto imperdibile, uno di quei posti talmente belli da sembrare finti, un luogo magico in cui la natura e l’uomo convivono alla perfezione, dove quest’ultimo non ha distrutto ma collaborato a rendere questi paesaggi ancora più belli ed emozionanti.

Lasciato questo paradiso ci rimettiamo in viaggio e dopo un paio d’ore arriviamo a Pemuteran!

Qui torniamo al Tirta Sari che tanto ci era piaciuto la prima volta…e anche questa volta non ci delude! Così decidiamo di fermarci per 4 giorni. La spiaggia è carina e sempre poco frequentata, la sabbia è nera e i fondali estremamente ricchi e vivi (grazie al programma di ricrescita del corallo per mezzo di impulsi elettrici). Passiamo così 4 giorni di relax tra nuotate in mare e in piscina, passeggiando sulla spiaggia, mangiando dell’ottimo pesce e bevendo deliziosi cocktail di frutta.

19 – 24 settembre – Vulcani di Java

Il 19 mattino con un taxi raggiungiamo il porto di Gilimanuk, da dove partono traghetti ogni mezzora per Banyuwangi, Java. Paghiamo 8.000 rupie a testa per la traversata! Siamo gli unici turisti a bordo. Il traffico in questo lembo di mare è piuttosto intenso, arrivati dall’altra parte si aspetta per una ventina di minuti prima che il traghetto possa attraccare per farci scendere!

Finalmente siamo a terra, usciti dall’area portuale troviamo un signore di un’agenzia che organizza tour in zona e così ci affidiamo a lui per organizzare la nostra gita a Kawah Ijen e poi il trasferimento fino al Bromo. Abbiamo deciso di dedicare gli ultimi giorni di vacanza ai vulcani.

Partiamo quasi subito da Banyuwangi, direzione Catimor Homestay http://www.ijenplateau.com/accommodation/catimor-homestay. Si tratta di una delle poche sistemazioni che si trovano nelle vicinanze del vulcano Kawah Ijen, è una casa costruita dagli olandesi nel 1894, c’è una fabbrica di caffè e, poco lontano, le piantagioni. Sembra quasi una fazenda sudamericana, costruita in stile coloniale. La nostra camera si trova nell’edificio principale, è enorme e caratteristica (anche se non splendida). Passiamo qui il pomeriggio e ceniamo nel cortile sotto la tettoia. All’1 di notte si parte alla volta del vulcano. Dalla homestay ci vuole un’oretta di macchina per arrivare al punto da dove comincia la salita a piedi verso il cratere. Arrivati, troviamo la nostra guida, un ragazzo che ci accompagna per tutta l’escursione.

La salita è abbastanza faticosa ma il sentiero è ben segnalato e ampio. Si cammina per circa un paio di kilometri e si arriva al campo base dove dormono e mangiano e i portatori di zolfo, uomini che ogni giorno percorrono lo stesso sentiero fino al cratere, scendono fino alla miniera di zolfo e si caricano ceste di 70 -80 kilogrammi e ripercorrono il sentiero fino al parcheggio. Un fatica massacrante senza protezioni e attrezzature adeguate, per pochi soldi, loro unica fonte di reddito per sfamare le proprie famiglie.

Dal campo base il sentiero prosegue ancora per un kilometro, ci incamminiamo dopo una breve sosta e finalmente arriviamo in cima, è ancora buio, mancherà almeno un’ora all’alba, così decidiamo di scendere nel cratere e cercare di raggiungere la miniera di zolfo. Ci incamminiamo su questo sentiero davvero impervio e pericoloso, ogni tanto incrociamo qualche portatore che ha già cominciato la sua giornata lavorativa e torna indietro carico, altri invece scendono. È un viavai continuo e noi cerchiamo di non intralciare il loro percorso.

Scendiamo fino a dove possiamo, la puzza di zolfo rende l’aria irrespirabile, oltre un certo punto bisogna avere una maschera antigas per proseguire. Ci fermiamo, fotografiamo le fiamme blu che fuoriescono dallo zolfo e torniamo indietro.

Arriviamo in cima e ci incamminiamo sul sentiero che costeggia il cratere, il cielo inizia a schiarirsi e sotto di noi appare il meraviglioso lago turchese. Man mano che il sole comincia a salire, ogni cosa inizia a prendere forma, il lago diventa sempre più brillante, nel cratere le fiamme blu lasciano spazio al giallo e al fumo dello zolfo. Da lontano si intravedono i portatori di zolfo con le loro ceste che risalgono il cratere.

Sono passate 6 ore da quando abbiamo cominciato la salita, è ora di tornare indietro. Lasciamo questo posto con la consapevolezza di aver assistito ad uno dei più bei spettacoli della natura. Un posto bellissimo, ma che ci ha fatto riflettere. Vedere questi ragazzi, questi uomini che si spaccano la schiena senza nessuna protezione per pochissimi dollari al giorno, vedere i loro sorrisi, i loro occhi, le piaghe sulle spalle, ci ha fatto pensare a quanto siamo fortunati. Sappiamo che sembra retorico, frasi fatte, ma vedere queste situazioni, capire le differenze abissali e ingiuste che caratterizzano il mondo in cui viviamo, fa inevitabilmente pensare.

Scendiamo dal vulcano con un nodo in gola.

Tornati nel parcheggio il nostro autista ci dice che dovremo proseguire il viaggio con un altro mezzo, uno scassone guidato da un pazzo, che condividiamo con altre persone (non certo quello per cui avevamo pagato…). Arriviamo a Probolingo furiosi, bisticciamo con l’agenzia di viaggio per averci venduto qualcosa che non esisteva e li mandiamo a quel paese. Avremo dovuto proseguire con loro, ma decidiamo di pagare solo il minivan che ci ha portato fin qui e ci incamminiamo per la strada. Dopo un centinaio di metri c’è un ufficio turistico, anche qui organizzano tour e trasporti. Facciamo un po’ di fatica a farci capire dalla ragazza prima e dall’autista poi, parlano pochissimo inglese, ma alla fine riusciamo a farci portare al Bromo e trovare alloggio al Cemara Indah a Cemoro Lawang, lo stesso che ci aveva prenotato la prima agenzia (chiedendoci di più)!

La vista dal ristorante dell’hotel è incredibile, il monte Bromo si trova nel bel mezzo del “mare di sabbia”, come viene chiamata la vallata che lo circonda. Si tratta di un vulcano attivo che fa parte del Bromo Tengger Semeru National Park, l’ultima eruzione risale al 2011. Vengono organizzate delle escursioni da tutti gli hotel e guesthouse della zona, è possibile prenotare direttamente in hotel.

SI parte in jeep il mattino alle 3,30 per raggiungere il punto da cui si può vedere l’alba. Dopo l’alba si raggiunge il Bromo e si sale fino al cratere.

Potrebbe sembrare una bella escursione, a noi però non è andata molto bene. Purtroppo ci siamo arrivati di domenica e nel weekend il Bromo è letteralmente preso d’assalto da centinaia e centinaia di turisti! Arrivare al view point e’ un’impresa, tra centinaia di jeep parcheggiate a bordo strada e, man mano che si sale, anche in mezzo alla strada, tra motorini che vanno avanti e indietro cercando di offrire passaggi ai turisti e tra centinaia di persone…

Giunti al view point, le persone ammassate sui muretti creavano una barriera così compatta da non riuscire a vedere nulla. Insieme a due ragazzi spagnoli, riusciamo a farci largo e troviamo un posticino su un muretto per vedere qualcosa e scattare qualche foto. Delusi da questa situazione (non dal panorama, che e’ bellissimo) torniamo alla nostra jeep!

Arriviamo al mare di sabbia, la jeep si ferma nei pressi del tempio hindu. Motorini, gente a piedi, gente a cavallo…ma non era un parco nazionale? Non dovrebbe essere protetto? Siamo sconcertati, ci avviamo verso la salita al cratere e, come noi, centinaia di altre persone. Appena scesi dalla jeep si avvicinano delle persone che vendono mascherine, subito non ne capiamo il motivo, ma dopo qualche passo capiamo perfettamente, la polvere che si alza dalla valle è tantissima e rende l’aria quasi irrespirabile. Arriviamo alla scalinata che porta in cima al vulcano, iniziamo a percorrerla lentamente..molto lentamente! Arrivati sul cratere scattiamo qualche foto e poco dopo scendiamo. Tornati in jeep condividiamo le nostre impressioni con i ragazzi spagnoli, escursione assolutamente bocciata! Forse sarebbe stato meglio restare in hotel a guardare l’alba dal ristorante! Forse in un giorno infrasettimanale sarebbe andata meglio.

Una volta in hotel, ci sistemiamo e aspettiamo l’autista che ci accompagna a Surabaya, da dove un volo Air Asia ci porterà a Jakarta. Di Surabaya vorremmo segnalare l’unica attrazione interessante, il museo Sampoerna. Un edificio coloniale olandese del 1858 che nel ‘900 venne utilizzato per la produzione di sigarette. Ancora oggi è possibile vedere la lavorazione a mano delle sigarette che viene fatta nella fabbrica.

Arriviamo a Jakarta, dove abbiamo prenotato le ultime due notti in un hotel 5 stelle con piscina e spa. Abbiamo letto che Jakarta non e’ molto bella e non c’e’ molto da vedere (per non dire nulla) e così decidiamo di rilassarci prima del rientro.

L’hotel, il Pullman Jakarta, si trova di fianco ad un centro commerciale, non troppo distante dall’aeroporto.

Finiscono così i nostri giorni indonesiani, un altro bel viaggio fatto di immagini spettacolari ed alcune esperienze uniche.

Arrivederci.

Cry ed Enzo

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