Templi e Mekong: il cuore dell’Indocina

Un viaggio "fai da te" navigando sul Mekong e visitando i templi buddisti della Thailandia, del Laos e della Cambogia
Scritto da: IronySvex
templi e mekong: il cuore dell'indocina
Partenza il: 02/12/2017
Ritorno il: 20/12/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Il viaggio che vado a raccontare è stato tutto organizzato da noi, senza l’appoggio ad agenzie: per una coppia non più giovane che affrontava per la prima volta il Sud-est asiatico poteva sembrare un azzardo, ma alla fine si è rivelata una scelta vincente: non abbiamo avuto nessun problema, tutto è andato nel migliore dei modi. Con queste note di viaggio spero di poter dare qualche notizia utile a chi vorrà ripercorrere il nostro sentiero. Non è un diario, non voglio raccontarvi le emozioni che ho provato durante la mia vacanza (che comunque sono state tante e intense), perché questi sono aspetti troppo personali. Spero solo di convincere i più timorosi che si può organizzare una vacanza “fai da te” in quelle zone e non c’è bisogno di affidarsi a guide o viaggi organizzati.

Il viaggio è durato in tutto 19 giorni, dal 2 al 20 dicembre. Il periodo si è rivelato ottimo sia per il clima (sole quasi tutti i giorni, ma mai troppo caldo), sia per la possibilità di evitare l’affollamento natalizio.

Giorni 1-2: Milano – Chiang Mai

Abbiamo viaggiato all’andata da Milano a Bangkok con volo diretto Thai Airways; il ritorno (sempre con Thai) è stato via Francoforte (a conti fatti si risparmiava qualcosina): Thai Airways si è rivelata un’ottima compagnia aerea, ottimi aerei (al ritorno il gigantesco A380), buoni i pasti e l’assistenza, impeccabile la puntualità. Appena arrivati a Bangkok abbiamo subito preso una comoda coincidenza (sempre Thai Airways) per Chiang Mai dallo stesso aeroporto “Bangkok Suvarnabhumi” e siamo quindi arrivati alla prima meta in mattinata (11 ore di volo da Milano a Bangkok + 2h30 di attesa per la coincidenza + 1h20 di volo da Bangkok a Chiang Mai = quasi 15 ore di viaggio). Oggi è domenica, e la domenica, come scopriremo anche a Luang Prabang, la gente si riversa per le strade e affolla bellissimi mercatini ricchi di prodotti di artigianato locale e infinite possibilità di cenare, stile street food, combinando tantissimi piatti della cucina thailandese. Per concludere la giornata, un massaggio thailandese di un’ora per la folle cifra di 7 € è l’ideale.

Giorno 3: Chiang Mai

Chiang Mai è molto graziosa, e si visita tranquillamente in una giornata; noi abbiamo trovato (prenotando dall’Italia con Booking.com) un hotel nel centro storico, il “99 Gallery hotel”: pulito, tranquillo, economico (44 € a notte per una doppia con colazione) ma soprattutto comodissimo per visitare la città. Il centro storico è raccolto, si visita a piedi senza problemi; raccomando però di andare a visitare il tempio di Wat Phrathat Doi Suthep: è un po’ fuori città ma è davvero meraviglioso. Per andare contrattate duramente il prezzo per i loro curiosi taxi collettivi rossi (rinunciate per questa volta al tuk tuk tradizionale, non ce la fa a fare la salita per arrivare al tempio). La sera, in confronto a ieri, senza mercatini per le strade, Chiang Mai sembra una città morta. Durante la giornata abbiamo anche prenotato il viaggio per il giorno dopo con destinazione la frontiera con il Laos. Le agenzie sparse per la città prenotano anche il pacchetto tutto compreso (trasporto fino a Chiang Khong, slow boat, pernottamenti); noi però abbiamo preferito acquistare solo il trasporto fino al confine, e acquistare il resto in seguito: forse abbiamo risparmiato qualcosa, e comunque non ce ne siamo pentiti.

Giorno 4: Chiang Mai – Chiang Khong (frontiera con il Laos)

Abbiamo viaggiato per circa 7 ore con un mini van con un’altra decina di turisti (tutti ragazzi, oltre a una coppia di canadesi della nostra età): le strade sono in ottime condizioni, il traffico è abbastanza ordinato. Costo del viaggio: meno di 15 € a testa; lungo il viaggio ( e non l’avevo previsto) ci siamo anche fermati a vedere il Tempio Bianco di Chiang Rai, il che ha contribuito a rendere meno noioso il tragitto. Arrivati a Chiang Khong il pulmino si è fermato davanti a una casetta (ho poi capito dopo che era l’hotel dove la maggior parte di quelli che erano con noi avevano prenotato): noi che non avevamo un hotel prenotato ci siamo cercati una sistemazione per la notte, e abbiamo trovato un hotel davvero spartano, ma pulito, a ben 8 € (colazione compresa). Lì abbiamo potuto fare anche il biglietto per la navigazione dei due giorni successivi sul Mekong (1300 bath a testa = 34 €). Mi è parso comunque di capire che tutti gli hotel sono attrezzati per la stessa operazione. Chiang Khong non ha proprio nulla da vedere, è un paesino povero e scalcinato, ma come sempre in tutto il viaggio non abbiamo avuto nessun problema a gironzolare per il paese (anche dopo il tramonto), acquistando spiedini dalle bancarelle lungo la strada, fino al momento di andare a letto nel nostro non proprio accogliente hotel.

Giorno 5: Lungo il Mekong, da Chiang Khong a Pakbeng

Al mattino un tuk tuk è venuto a prenderci all’hotel e ci ha portato alla frontiera dove abbiamo trovato anche gli altri compagni di viaggio del giorno prima: le procedure di uscita dalla Thailandia e entrata in Laos sono tutto sommato semplici e ben gestite: un autobus ti carica alla frontiera della Thailandia, attraversa il nuovissimo ponte che scavalca il Mekong e ti porta alla frontiera laotiana, dove si fa il visto di ingresso (35 $ a testa – se non hai una foto per il visto te la fanno in hotel il giorno prima, quando compri il biglietto per la barca). Il successivo trasporto fino al punto di imbarco è su una specie di carro bestiame adibito ad autobus, ma insomma, ci si adegua… Poi si sale sulla barca: per percorrere il Mekong fino a Luang Prabang ci sono due soluzioni: una specie di motoscafo, per tre/quattro persone, oppure lo slow boat, che è la soluzione a mio avviso più bella, e certamente più economica. È un barcone lungo e stretto, abbastanza scassato, che per metà ospita i turisti e per l’altra metà accoglie gli abitanti del fiume, che lungo il percorso fanno cenno al pilota della barca che accosta per imbarcarli o per scaricarli a destinazione (in pratica si ferma in continuazione, non per nulla lo chiamano “slow boat”). Il tragitto del primo giorno di viaggio dura circa 7 ore, siamo partiti verso le 10 e arrivati verso le 17 a Pakbeng (un villaggio a metà percorso che si anima solo la sera quando arrivano i barconi e si svuota al mattino, quando ripartono). La barca è dotata di un gabinetto (chiamarlo servizio igienico è davvero troppo), che però non è consigliabile ai deboli di stomaco; i sedili sono stati evidentemente recuperati da un autobus in disarmo, peccato che non sono ancorati alla barca per cui periodicamente si rovesciano su quelli della fila di dietro se chi vi è seduto si agita un po’ troppo. A Pakbeng abbiamo dormito in un hotel che avevamo prenotato su Booking il giorno prima (30 $, colazione compresa): tutto sommato, anche abbastanza grazioso, con vista sul Mekong e su una coppia di elefanti venuti a lavarsi al fiume di prima mattina.

Giorno 6: Lungo il Mekong, da Pakbeng a Luang Prabang

Secondo giorno di viaggio in barca, con partenza alle 9 e arrivo alle 17: barca ancora più scassata di quella di ieri; panorami bellissimi, assai più di quelli del giorno prima, piccoli villaggi lungo il fiume, colline verdissime; curiosamente, mancano del tutto gli uccelli, non se ne vede uno, sorge il dubbio che se li siano mangiati tutti. Comunque, la navigazione sul Mekong è stata una delle cose più belle del viaggio, i panorami sono davvero una cosa che ti riempie il cuore. Arrivo al tramonto a Luang Prabang, e un tuktuk ci porta all’hotel nel centro della città (Namkhan Riverside hotel: secondo gli standard locali un buon hotel, a 45 € a notte con colazione, prenotato dall’Italia con Booking).

Giorno 7: Luang Prabang

All’alba sveglia per andare a vedere la questua dei monaci lungo le strade del centro città: i turisti sono pochi e defilati, il momento è genuino e si percepisce la devozione e il rispetto per questo rito quotidiano, nel quale i monaci sfilano con le loro tuniche arancioni e i fedeli mettono nella loro sporta riso, legumi, soldi, tutto mescolato insieme; tutto in un assoluto silenzio, con i fedeli che stanno ben attenti a non guardare mai negli occhi i monaci. Il tutto si esaurisce in pochi minuti, ma è davvero bello da vedere. Poi iniziamo a visitare la città che è piccola e raccolta, con una chiara impronta coloniale francese. I turisti sono pochi, almeno rispetto a quanto troveremo poi in altri luoghi, la gente è semplice, cordiale, sorridente. Parlano poco inglese e niente francese, ma se possono aiutarti non si tirano indietro. I monumenti non sono niente di speciale, ma l’impressione generale è assolutamente positiva. Fra le curiosità, un locale sul fiume dove servono the fatto con gli escrementi del baco da seta… basta non saperlo o non pensarci, poi il gusto non è molto diverso dal the tradizionale. Interessante anche il museo UXO (Unexploded Ordnance) che illustra la minaccia rappresentata dagli ordigni inesplosi disseminati dai bombardamenti durante la guerra del Vietnam e che continuano a mietere vittime anche a quarant’anni dalla fine della guerra. A cena, con la coppia canadese conosciuta lungo il viaggio da Chiang Mai, andiamo in un bel ristorante dove mangiamo il tradizionale BBQ laotiano con carne di bufalo: il posto è grazioso, il cibo è ottimo, il prezzo? 132.000 kip laotiani, cioè… 13,2€ a coppia!

Giorno 8: Luang Prabang

Unico giorno con cielo grigio e qualche goccia di pioggia. Andiamo a visitare le grotte di Pak Ou, dove c’è un tempio buddista molto venerato dai locali. I turisti di solito vanno con una barca che fa servizio da Luang Prabang, ma noi di navigazione ne abbiamo fatta già abbastanza e prendiamo un tuktuk. La strada, pur essendo una strada di livello nazionale, è in sterrato ed è in uno stato disastroso, ma nei villaggi che questa attraversa, specializzati nella tessitura della seta, a giudicare da come ci guarda la gente, di turisti ne vedono davvero pochi. L’ultimo tratto prima della grotta prevede l’attraversamento del Mekong, e lo facciamo a bordo di una canoa. Purtroppo il tempo non bello non ci ha permesso di andare a vedere anche le cascate di Kuang Si che dovrebbero essere davvero molto belle. È domenica, e la sera tutta la popolazione si riversa nelle strade per mangiare dai banchetti disseminati nelle viuzze del centro: i turisti sono in netta minoranza.

Giorno 9: Luang Prabang – Siem Reap (Cambogia)

Verso mezzogiorno lasciamo il Laos con un volo Lao Airways per Siem Reap: l’aereo è un turboelica, il volo dura poco più di due ore. Avevo qualche perplessità sulla compagna aerea, ma si è rivelata infondata: precisi, puntuali, aereo in perfetto ordine, tutto ok. Uscita dal Laos e ingresso in Cambogia senza problemi (visto all’aeroporto in entrata, 30$ a testa), poi hotel prenotato dall’Italia, davvero grazioso (La Residence Blanc d’Angkor – 54€ a notte con colazione, davvero ben spesi). Siem Reap è uno schifo caotico di città, soprattutto dopo 4 meravigliosi giorni nel tranquillo Laos che vive sui soldi che portano i turisti che vanno a vedere i templi di Angkor.

Giorno 10: Siem Reap

Sveglia nel cuore della notte per andare a vedere l’alba all’Angkor Wat. Prima però occorre fare i biglietti: scegliamo il forfait di 3 giorni (anche se resteremo solo 2 giornate) perché più conveniente di due ingressi giornalieri. Comunque il costo del biglietto d’ingresso è, in proporzione al resto, carissimo: più di 50€ a testa! Contando le migliaia di turisti che visitano Angkor tutti i giorni, credo che la Cambogia ripiani il suo bilancio. Ma l’intera area archeologica (vastissima) vale assolutamente la spesa! Vedere sorgere l’alba all’Angkor Wat è una cosa che ti rimane nel cuore, il sacrificio di fare la levataccia è assolutamente ricompensato dallo spettacolo. Ci sono due punti dove si può vedere l’alba: uno è appena fuori dal parcheggio, di fronte all’ampio canale che circonda il tempio; l’altro è all’interno del primo recinto di fronte allo stagno; quest’ultimo è più vicino al tempio e la veduta è quindi più ravvicinata, ma se vuoi fare foto belle devi arrivare veramente prestissimo (almeno un’ora prima dell’alba) per conquistare un posto in prima fila, e devi avere un cavalletto. Se invece ti accontenti di restare di fronte al canale esterno hai un panorama più ampio, e soprattutto meno gente con la quale sgomitare per avere un punto di appoggio per la macchina foto. Noi abbiamo fatto due levatacce e abbiamo visto lo spettacolo dai due punti di vista, e onestamente preferisco le foto che ho fatto da lontano, dal canale esterno, comodamente appoggiato a un muretto per tenere ferma la macchina foto.

Per quanto riguarda la visita dell’area archeologica, noi abbiamo concordato con un guidatore di tuktuk un forfait di 30 $ per due giorni e lui ci ha condotto per l’ampio territorio disseminato di templi. Purtroppo i più noti sono letteralmente presi d’assalto dai turisti: trovare momenti non di punta è quasi impossibile, però l’Angkor Wat mi è parso un po’ meno frequentato verso le 14,30, rispetto alle 7 del mattino quando era affollatissimo. Lo stesso dicasi per l’Angkor Thom. Il Ta Prohm (reso noto da Angelina Jolie e da Tomb Raider) è invece un formicaio a tutte le ore del giorno.

Giorno 11: Siem Reap

Altra giornata dedicata al parco archeologico di Angkor, questa volta il nostro guidatore di tuktuk segue il percorso più lungo, che raggiunge i templi meno noti e meno visitati, ma pur sempre bellissimi. Le sera andiamo a cena al Marum, un ristorante molto amato dalla gente del luogo ma anche frequentato dai turisti. Lì facciamo la nostra esperienza gastronomica con le formiche rosse saltate in padella… che non sono nemmeno male, tutto sommato!

Giorno 12: Siem Reap – Phuket

Sveglia all’alba per prendere il volo Air Asia per Phuket. Lì ci siamo trovati un bel resort per fare qualche giorno di mare; l’hotel Andaman White Beach Resort non è lontano dall’aeroporto, ha la sua spiaggia privata molto ampia e completamente deserta, il mare è fantastico e il clima eccezionale. E’ lontano dal centro di Phuket e da tutti gli altri luoghi molto frequentati (Patong, per dirne uno), è l’ideale per riposare un po’.

Giorni 13 – 14 – 15: mare

Due giorni di ozio e mare, oltre a una giornata dedicata all’escursione a Phang Nga e all’isola di James Bond: escursione organizzata da un’agenzia (i costi sono standard, circa 90 € a testa, pranzo compreso): gita piacevole e rilassante: bellissimi paesaggi, spiagge deserte, mare fantastico, snorkeling… che dire di più?

Giorno 16: Phuket – Bangkok

Volo (Nok Air) al mattino per Bangkok, e poi subito in giro per la città a vedere templi e girare per centri commerciali, tutto sommato abbastanza deludenti. Siamo andati all’MBK, tanto decantato da tutti quelli che sono andati a Bangkok: l’elettronica autentica non conviene più di tanto, quella “tarocca” è davvero di bassa lega, e anche le borse contraffatte le trovi a minor prezzo sulle spiagge della Liguria…

Ma se alla sera volete un ricordo che resti, allora andate sulla terrazza del Lebua at State Tower in Silom Road e bevetevi un aperitivo: il panorama di Bangkok dal 64° piano di questo grattacielo è qualcosa di davvero straordinario! Attenzione però: i prezzi non sono thailandesi: 1500 bath per un aperitivo sono un prezzo elevato anche in Italia!

Giorno 17: Bangkok

Ancora in giro per Bangkok a cercare qualcosa di caratteristico in una città che mescola modernità e degrado, lusso e tradizione: non particolarmente entusiasmante, forse è troppo forte il contrasto con il resto del paese e con il Laos, che mi ha davvero affascinato. Ultima cena della vacanza in un bel ristorante (The Deck by Arun Residence) sul fiume di fronte al Wat Arun: locale elegante, la cena più cara del viaggio: 44 € in due!

Giorni 18 – 19: Bangkok – Milano

È ora di ritornare! Affrontiamo con il dovuto rispetto il traffico folle di Bangkok per arrivare in tempo all’aeroporto. E infatti arriviamo con ampio anticipo per l’imbarco. Poi ci aspettano 12 ore di volo da Bangkok a Francoforte + 3h15 di attesa per la coincidenza + 1h10 fino a Milano, e infine a casa!

Viaggio fantastico, in paesi meravigliosi. Abbiamo visto cose splendide, l’Angkor Wat su tutto il resto. Quello che mi ha colpito però, al di là dei paesaggi e dei templi, è l’atteggiamento sereno e pacifico della gente, di tutta la gente. Non ho mai avuto, in tutti questi giorni di viaggio, anche in zone povere e degradate, la sensazione di essere in pericolo, di dover badare a me, a mia moglie, o anche solo al mio portafoglio. Ho incontrato gente disponibile e pronta ad aiutare e questa è, al di là di tutto il resto, la cosa che più di tutte mi resta dentro a distanza di giorni.



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