Indocina 2010: due cuori e una pantegana

Ovvero: quello che le Lonely non dicono!
Scritto da: dianaru
indocina 2010: due cuori e una pantegana
Partenza il: 01/08/2010
Ritorno il: 22/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Sono Diana; insieme a Mauro ho progettato il viaggio in Indocina in meno di due settimane prenotando unicamente il volo principale ed un volo interno. Due giorni prima di partire abbiamo abbozzato un itinerario di massima prendendo spunto dal sito di “Avventure nel Mondo” e da “Turisti per caso” e siamo partiti, Lonely alla mano, con tanto coraggio e un pizzico di incoscienza… O forse l’inverso (senza aver fatto neanche un vaccino e nonostante l’avviso dissuasore pubblicato dal Ministero degli Esteri appena il giorno prima). In tre settimane abbiamo visitato tre paesi: il Vietnam, dove la memoria della guerra – i cui esiti permangono oggi in maniera quanto mai evidente – offusca le testimonianze dell’epoca imperiale; la Cambogia, che si offre più genuina a chi ha voglia di guardare anche aldilà dei celebri templi; la Thailandia, limitatamente a Bangkok, in ordine alla quale nulla è da aggiungere all’immagine fedelmente riportata dalla letteratura cinematografica. Il primo agosto alle 13.55 prendiamo un volo della Thai da Roma (via Bangkok) per HANOI, dove arriviamo alle 9 circa ora locale del 2 agosto (è necessario procurarsi il visto, a pagamento, dall’Italia con qualche giorno di anticipo, tre se ci si reca direttamente all’ambasciata). Raggiungiamo il centro della capitale del Vietnam con un minibus della Vietnam Airlines (3 $ a testa) dopo aver schivato decine di tassisti più o meno abusivi. A dirla tutta il conducente del bus non è da meno: gli chiediamo di portarci al Classic Hotel, consigliato dalla Lonely Planet, ma lui ci dice che è al completo e ci porta in una presunta seconda sede (tale Hanoi Backpackers’ Hotel); noi, cocciuti e malfidati (e messi in guardia dalla stessa Lonely: vedi “Alberghi e imbrogli”, p.105!) torniamo a piedi al Classic Hotel… Per trovarlo al completo, e il colmo è che l’Hanoi Backpackers’ Hotel è anch’esso annoverato dalla guida! Ma è questione di principio: alloggiamo al Gran View (35 $ a notte la doppia), che si trova esattamente di fronte al Classic, nella stessa strada al centro del quartiere vecchio. Dopo esserci sistemati, scendiamo a passeggiare lungo il lago Hoan Kiem; prenotiamo il teatro delle marionette per il 5 sera. Poi in risciò ci facciamo portare alla Pagoda a una colonna, al Museo ed al Mausoleo di Ho Chi Minh (che abbiamo visto solo da fuori in quanto aprono di mattina) e, infine, allo splendido Tempio della letteratura. Il compenso del conducente, inizialmente pattuito in 2 $, sale a 15 $ alla fine della corsa (è inizio vacanza e siamo ancora inesperti nell’arte della contrattazione tanto praticata nel sud-est asiatico, ma impareremo presto). Dopo l’aperitivo in un grazioso baretto sul lungolago, prenotiamo presso un’agenzia turistica un tour organizzato ad Halong Bay (al costo di 85 $ a testa inclusi due pernottamenti e tutti i pasti, eccetto le bevande). Abbiamo, quindi, cenato allo Zigzag, un localino carino scelto a caso passeggiando. Il 3 agosto alle 8 siamo prelevati al nostro albergo da “Sung” (nome di fantasia: incomprensibile quello vero), guida che ci accompagnerà durante la gita ad HALONG BAY. Il viaggio in bus fino ad Halong dura circa tre ore, con sosta presso un supermercato dove ci concediamo della frutta fresca (mango e dragon), siccome sbucciata al momento e con i guanti (evento rarissimo da queste parti). Da Halong ci imbarchiamo sulla barca a vela dove trascorreremo la prima notte. Durante la navigazione nella baia facciamo due soste: la prima per vedere le grotte dove hanno girato il film “007 tomorrow never die“; la seconda ad Amazing groove, la Grotta della sorpresa. Inclusa nel tour la possibilità di fare kayak tra i faraglioni: è un’esperienza piacevolissima. Contrariamente alle aspettative, in barca gustiamo pasti ottimi ed abbondanti; a cena con gli altri commensali assaggiamo del vino bianco vietnamita, ma è acidulo e non sa di nulla. Il 4 agosto salpiamo per CAT BA ISLAND, dove, nonostante la pioggerellina (provvidenziale il k-way!), facciamo un giro in bicicletta fino al villaggio di Viet Hai, che vale decisamente la pena. In mare aperto lasciamo la barca a vela per un’imbarcazione più piccola che ci conduce a MONKEY ISLAND, dove trascorreremo la notte in bungalow. Invero la Lonely Planet sconsiglia di recarsi presso quest’isola abitata da scimmie aggressive. Noi non abbiamo visto scimmie – anche se abbiamo creduto di sentirle durante la notte – ma abbiamo avuto incontri ravvicinati con i topi ed in particolare con uno, che ci ha ospitato nel suo bungalow (è infatti evidente che fosse casa sua). Inutile dolersi con i gestori del villaggio: in tutta l’Indocina il ratto circola indisturbato e non impressiona minimamente gli autoctoni. La cena a buffet, anch’essa squisita, è l’occasione per socializzare con altri turisti francesi, americani e coreani e per scambiare con loro informazioni preziose per il prosieguo del viaggio. Il 5 agosto mattina “Sung” torna a prenderci a Monkey Island per riportarci ad Halong, dove pranziamo a ristorante, e, quindi, ad Hanoi, dove arriviamo verso le 16.30, facendo in tempo a visitare il Tempio di Ngoc Son sul lago Hoan Kiem. Alloggiamo al famoso Classic Street (costo 35 $ la doppia, prenotato tre giorni fa e decisamente più grazioso e pulito del Gran View) e portiamo in lavanderia i panni (2 $ al kg), che saranno pronti domattina. Prima del teatro passeggiamo per le piccole vie del centro alla ricerca di sandali, che qui vengono venduti in grande quantità; ne acquisto un paio che non arriverà alla fine della vacanza. Lo spettacolo delle marionette sull’acqua è un pò sciocchino, ma è interessante conoscere quest’arte locale e ascoltare la musica suonata dal vivo dagli artisti in costume tradizionale vietnamita. Ceniamo poi da Highway 4, suggerito dalla guida Lonely, dove Mauro non esita a ordinare (e mangiare) grilli fritti! Il 6 agosto lasciamo Hanoi per recarci ad HUE’ (volo prenotato dall’Italia, ma avremmo probabilmente risparmiato acquistandolo in loco), dove arriviamo in poco più di un’ora. Dall’aeroporto raggiungiamo in taxi l’Hotel Binh Minh Sunrise (vedi Lonely; costo 20 $ la doppia), situato in centro non distante dalla Cittadella e gestito da personale disponibile e cordiale. L’albergo offre la possibilità di collegarsi gratuitamente ad Internet ed è dotato del servizio lavanderia, di cui approfittiamo subito. Prenotiamo, inoltre, l’Openbus per Hoi An per dopodomani e usciamo a piedi diretti alla Cittadella. Dopo la visita al recinto imperiale (che chiude alle 17), facciamo un girò in risciò intorno alle mura facendoci lasciare nei pressi del laghetto. Poi a piedi raggiungiamo l’ottimo ristorante Ngo Co Nhan. Dopo cena, rientrando in albergo, ci fermiamo per il bicchiere della staffa sulla terrazza dell’Imperial Hotel, dalla quale si gode la vista della città. Il 7 agosto, dopo colazione, noleggiamo le bici al negozio accanto all’albergo (al costo di 1 $ al giorno l’una) e, muniti di cartina dispensataci dalla reception, facciamo una passeggiata lungo il Fiume dei Profumi, soffermandoci a visitare la Pagoda di Thien Mu, la Tomba di Tu Duc (nei pressi della quale coloratissime bancarelle vendono incenso che acquisto in quantità) e quella di Minh Mang. Il percorso è lungo all’incirca una ventina di chilometri pianeggianti; nonostante la calura, malgrado la guida selvaggia dei vietnamiti e sebbene l’orientamento sia reso difficoltoso dalla scarsità di indicazioni stradali, trovo che la bici sia il mezzo migliore per godere appieno la gita. Rientriamo in albergo verso le 18.30, stanchi ma soddisfatti: stasera ci meritiamo un foot massage! Ceniamo al ristorante La Carambole, che serve ricette di cucina francese e vietnamita. L’8 agosto partiamo con l’Openbus per HOI AN, dove arriviamo in quattro ore; sul bus c’è l’aria condizionata a palla che mi costerà un raffreddore e forse qualche linea di febbre (e quando dovrò assumere il Tachifludec in acqua calda pregherò che sia boiled…). Ci sistemiamo presso l’hotel Hanoi, prenotato telefonicamente da Huè. Hoi An è una località turistica piuttosto vivace, in cui le case antiche e le sale delle congregazioni cinesi (di cui abbiamo letto sulla guida ma che non abbiamo visitato) si alternano ai ristorantini, ai negozi e, sopratutto, alle sartorie presso le quali è possibile farsi confezionare abiti in ventiquattrore. Ma occorre fare attenzione agli imbrogli: ancora una volta la Lonely si è rivelata preziosa nel metterci in guardia dal rischio di essere truffati (è infatti possibile che della stoffa sintetica venga utilizzata al posto della seta). E così, accendino alla mano (la seta brucia, il sintetico si scioglie), ordiniamo due completi e una giacca da uomo ed un abito da donna in seta dipinto a mano; consiglio vivamente la sartoria Papillon Noir, 30 Tran Hung Dao Street. Ad Hoi An gustiamo specialità locali (la “rosa bianca” e il cao lau: squisiti!) nonchè ottima pasticceria presso la bulangerie Cargo, dove torneremo a colazione e dopo cena anche nei giorni seguenti. Il 9 agosto presso il nostro albergo noleggiamo un motorino (al costo di 7 $ al giorno) e raggiungiamo China Beach, la celebre spiaggia sulla quale gli americani venivano portati a rilassarsi durante la guerra; al rientro ci piace fare un altro giro per le viuzze del centro di Hoi An e cenare all’Hoi Cafè, sempre in Tran Hung Dao Street, un locale molto grazioso con giardino e barbecue. Il 10 agosto, sempre in motorino, raggiungiamo un’altra spiaggia più vicina ma decisamente meno bella di China beach. Rientriamo per pranzare al ristorante italiano Good morning Vietnam; quindi, verso le 18, veniamo prelevati al nostro albergo dallo Sleeping bus che ci porterà alla prossima meta del nostro viaggio: MUI NE’. Arriviamo a destinazione l’indomani, 11 agosto, verso l’una circa dopo una sosta a Na Thrang, ritemprati da diverse ore di riposo forzato (essenziale stanotte – e non solo – il sacco lenzuolo). Ci sistemiamo all’Hiep Hop Resort in un bungalow sulla spiaggia dove staremo benissimo (25 $ in due e, per la cronaca, questo bungalow in muratura non ha nulla che ricordi l’esperienza a Monkey Island!). Al momento del nostro arrivo a Mui Nè purtroppo piove, ma ci consoliamo pranzando a Le chassieur blanc a base di carne (fra cui coccodrillo, mentre delle lucertole fritte pubblicizzate dalla Lonely nessuna traccia nel menù!) e un tortino al cioccolato da leccarsi i baffi. Fortunatamente dopo un paio d’ore il tempo si aggiusta e il cielo si libera completamente, regalandoci un meraviglioso tramonto. Troppo satolli per cenare, restiamo a guardare le stelle sulla spiaggia: che meraviglia! Il 12 agosto partiamo alle 8 con una guida prenotata presso il Resort (20 $ in due) che, con una vecchia e sgangherata jeep, ci accompagna alla Sorgente delle Fate, al Villaggio dei pescatori (stando in apnea: l’olezzo di salsa di pesce è fortissimo), alle Dune bianche e rosse. Rientrati in albergo ci godiamo il mare. Mangiamo al Tam Lang, un ristorante popolare ed economico che si trova sulla spiaggia e che a pranzo è molto animato. Nel tardo pomeriggio noleggiamo un motorino e, dopo una lunga selezione (ci sono davvero tanti istituti di bellezza) ci facciamo fare un massaggio rilassante in una spa. Dopo l’aperitivo al Sankara (moderno beach bar, 78 Nguyen Dinh Chieu) e la cena al ristorante italiano, il bis del tortino al cioccolato a Le chassieur blanc è la degna conclusione di una splendida giornata. Il 13 agosto torniamo in motorino al Fairy Stream per raggiungere a piedi la cascata che ieri non avevamo visto: la seconda visita vale decisamente la pena. Lungo il breve tragitto siamo spesso avvicinati da bambini che si offrono di scortarci: facciamo loro un gran sorriso mentre teniamo stretto il marsupio! All’una e trenta, un pò malinconici, lasciamo Mui Nè per dirigerci in Openbus (prenotato presso il Resort) a HO CHI MINH CITY, l’antica Saigon, dove arriviamo alle 19 con un pò di ritardo dovuto al traffico. Il bus ci lascia in pieno centro, non molto distante dall’Hotel Madame Cuc’s 64, in Bui Vien Street. La sistemazione, scelta su consiglio della Lonely Planet, non ci soddisfa: la nostra camera è ricavata nel soppalco della hall ed è chiusa da un lato da una vetrata dalla quale è possibile vedere ed essere visti! Indignati decidiamo di fare check out domani. Ceniamo al 3T (raggiungibile in taxi) e dopocena scopriamo i deliziosi dolci di Sozo, un piccolo locale in Bui Vien Street che offre lavoro a persone umili e sfortunate, cui ci affezioniamo subito. Il 14 agosto per prima cosa ci spostiamo all’albergo accanto, il Seventy; poi, presso una delle tante agenzie di viaggi, prenotiamo il tour del Delta del Mekong organizzato dalla Delta Adventure (76 $ a testa per tre giorni con trasferimento in Cambogia via Chau Doc, pasti esclusi, ma ci sono varie opzioni). Iniziamo quindi il giro della città di HCM dal mercato di Ben Thanh dove cerchiamo e troviamo il ca phe chon, “caffè per la donnola” (rinvio alla Lonely per il trattamento di questi odorosi chicchi); passiamo davanti al Teatro dell’Opera, all’Hotel de Ville, al Palazzo della Riunificazione e alla chiesa di Notre Dame (che purtroppo è chiusa). Visitiamo la pagoda dell’Imperatore di Giada e, infine, il commovente Museo dei Residuati Bellici (imperdibile). Abbiamo girato tutto a piedi e ci meritiamo un bel massaggio nella spa di un albergo. Per cena torniamo da Sozo. Il 15 agosto alle 7 ci rechiamo all’appuntamento davanti all’agenzia di viaggi; in bus raggiungiamo la barca con la quale attraverseremo il Mekong, visitando le isole fluviali tra My Tho e Ben Tre, per raggiungere nel tardo pomeriggio CAN THO. L’albergo in cui pernottiamo è piuttosto modesto e la città è davvero sporca. Ceniamo nel ristorante più grazioso, Sao Hom, realizzato in un vecchio mercato con vista sul fiume; ma l’apparenza inganna, e dal fiume (non propriamente immacolato) al ristorante il passo (per i ratti) è breve… Il 16 agosto in barca raggiungiamo il mercato galleggiante, per visitare, poi, la fabbrica di noodles e quella di riso. Ora non posso mentire: secondo il programma avremmo dovuto proseguire in barca per Chau Doc e l’indomani in corriera sino a Phom Penh; senonchè la permanenza, da qualche giorno, di strani puntini sulle nostre gambe, considerati i ripetuti contatti avuti con i topi sin dall’inizio della vacanza, ci gettano nel panico, inducendoci a fare ritorno a Saigon (con un bus pubblico che parte dal centro di Can Tho) per valutare l’opportunità di rientrare in Italia. A HCMC ci sistemiamo di nuovo al Seventy; in serata ci rechiamo presso un presidio medico indicato ancora una volta dalla guida, dove un dottore gentilissimo che parla inglese ci rassicura sul nostro stato di salute (d’altronde, puntini a parte, non abbiamo febbre nè altri sintomi), invitandoci a proseguire il viaggio in Cambogia. …L’avventura continua! Il 17 agosto andiamo in taxi all’aeroporto da dove, in volo, raggiungiamo direttamente SIEM RAEP (il visto viene rilasciato al momento e costa $ 21 a testa). In taxi ci rechiamo a downtown dove ci sistemiamo all’Hotel Ta Phom (contrattiamo 30 $ a notte la doppia per tre notti), una bella struttura dotata di camere spaziose e pulite. Dopo un paio d’ore di riposo passeggiamo per il centro cittadino; incontriamo molti turisti italiani e rincontriamo una coppia che avevamo conosciuto ad Huè e rivisto ad Hoi an, che ci suggerisce di trovarci tra le 18 e le 19 presso l’albero situato al centro del Royal Garden, su cui, a quell’ora, si affollano centinaia di pipistrelli. Ceniamo al BBQ in Pub Street dove assaggiamo carne di struzzo, serpente, coccodrillo, canguro; poi non ci facciamo mancare il dessert da Blue Pumkin. Il 18 agosto alle 9.30 ci facciamo accompagnare in tuktuk a Roulus (circa 40 minuti di moto), da dove, in barca (35 $ in due), raggiungiamo il suggestivo villaggio su palafitte di Kompong Phhluk: il giro dura due-tre ore. Siamo soli e confesso che lungo il tragitto mi assale il timore di aver commesso un’imprudenza a fare questa gita in autonomia anzichè acquistare un tour organizzato; una volta arrivati al villaggio, però, incontriamo un gruppo di turisti, peraltro italiani, e mi rassereno. Rientriamo a Siem Raep per il pranzo (Joe to go: locale gestito da personale gentilissimo, che devolve gli introiti all’istruzione dei bambini di strada); nel pomeriggio ci piace girare ancora per le vie di questa animata cittadina. Prendiamo accordi con un conducente di tuktuk (scegliamo l’unico che attende senza infastidire i turisti, che chiameremo “Mr. Ciao”) che domani ci guiderà attraverso i templi di Angkor. Ceniamo al Butterflies Garden Restaurant, dove – mi corre l’obbligo avvertire – di sera le farfalle dormono, lasciando il posto a simpatici rospi e meno simpatiche zanzare! Il 19 agosto “Mr. Ciao” ci preleva alle cinque del mattino davanti al nostro albergo: saremo all’Angkor Wat in tempo per l’alba. Dopo colazione proseguiamo per il Bayon e, quindi, per il Ta Phom. Abbiamo ancora tempo e “Mr. Ciao” ci suggerisce di visitare un tempio un pò più distante, il Banteay Srei; pertanto ci chiede un compenso maggiore di quello originariamente pattuito (20 $ anzichè 12), ma ne vale decisamente la pena: è un piccolo gioiello. Pranziamo nel ristorante adiacente (ottimo). Sul ritorno ci fermiamo a Ta Keo (una lunga scalinata quasi perpendicolare al suolo, ma la cima merita) e siamo quindi nuovamente all’Angkor Wat in tempo per…il diluvio, ma è suggestivo anche così. Rientriamo provati dopo dodici ore; in una delle tante agenzie di viaggi, dopo accurata selezione, acquistiamo il biglietto del bus per Bangkok per domani (14 $ a testa, ma ce ne sono diverse offerte a seconda dell’ora e della durata) e andiamo a dormire presto. Il 20 agosto inizia l’ultima fase del viaggio; in bus ci spostiamo a BANGKOK, attraversando il confine tra Cambogia e Thailandia a Poipet. L’autobus impiega troppe ore per compiere un tragitto che materialmente non è tanto lungo, ed eccessivo è il tempo di attesa alla dogana (il visto è rilasciato al momento gratuitamente); nell’area compresa tra i due posti di blocco, rispettivamente cambogiano e thailandese, si susseguono venditori di cibo e bevande, ma i topi non si contano. Arriviamo alle otto di sera, dopo oltre dodici ore dalla partenza; il pulman ci fa scendere in centro, vicino alla via turistica Khao San, dove, con qualche piccola difficoltà, troviamo un alloggio per la notte, che lascia a desiderare e domani cambieremo. Ceniamo a Villa Cha Cha, nella vicina via Rambuttri. Il 21 agosto ci spostiamo alla Sawasdee House, in Soi Rambuttri, una struttura carina, dotata, al pian terreno, di un bar ristorante sempre animato. La camera è graziosa e ha una singolarità: il bagno è realizzato in balcone; riuscire a fare i bisogni qui fa curriculum! Dal quartiere in cui alloggiamo il Grand Palace e il Wat Tho (dove si trova il celebre “Buddha reclinato”) sono raggiungibili a piedi; non distante da quest’ultimo tempio si trova il ristorante Rub a roon, in Th Maharat, dove ci fermiamo per il pranzo. Rientriamo poi in albergo in tuktuk (qui in versione ape cross) e spendiamo la serata nella vivace Rambuttri, in cui la scelta di locali è davvero ampia. Difficile resistere alla tentazione di avvicinarsi alle tante bancarelle di cibi curiosi e sconosciuti, ma la precarietà delle condizioni igieniche ci dissuade dall’assaggiarli; ci concediamo solo il durian, un frutto che si presenta esternamente con una scorza dura e acuminata, mentre all’interno rivela una polpa morbida il cui sapore ricorda la crema pasticcera. Il 22 agosto mattina facciamo colazione e lasciamo i bagagli in custodia al nostro albergo; quindi in taxi raggiungiamo il Chatuchak Weekend Market, il più grande mercato del sud-est asiatico, in cui, oltre al cibo, sono in vendita capi di abbigliamento, complementi d’arredo, cianfrusaglie e oggetti da collezione. Alle 18, nello stesso punto in cui siamo arrivati due giorni fa, prendiamo il bus che in circa un’ora ci conduce all’aeroporto, dove giungiamo in anticipo e abbiamo tempo per un ultimo, lungo massaggio thai.


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