India del nord 6

India 2005 (23 settembre-24ottobre) Kalpa, 5/10 E’ il 12° giorno di ferie in India ed è il primo che scrivo. Kalpa è un villaggio del Kinneur a quasi 3000 metri che abbiamo raggiunto oggi dopo un estenuante viaggio. Ma partiamo dall’inizio; con un volo della Qatar (che a dire la verità mi aspettavo un po’ meglio come compagnia) siamo...
Scritto da: aa1979
india del nord 6
Partenza il: 23/09/2005
Ritorno il: 24/10/2005
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
India 2005 (23 settembre-24ottobre) Kalpa, 5/10 E’ il 12° giorno di ferie in India ed è il primo che scrivo. Kalpa è un villaggio del Kinneur a quasi 3000 metri che abbiamo raggiunto oggi dopo un estenuante viaggio. Ma partiamo dall’inizio; con un volo della Qatar (che a dire la verità mi aspettavo un po’ meglio come compagnia) siamo arrivati a Dheli e già all’aeroporto si capisce che siamo in India: il monsone, che stranamente non è ancora finito, fa piovere dentro in parecchi punti e all’uscita ci aspetta un’umidità che fa sudare anche stando fermi. Con il bus che come un pazzo fa lo slalom tra risciò, mucche, voragini nelle strade appena segnalate raggiungiamo la stazione di New Delhi. Qui vicino dovrebbe esserci il nostro albergo prenotato via internet (10$ una tripla) ma è un delirio: gente che corre ovunque, traffico assurdo, fango, odori di tutti i tipi che si mescolano. Chiediamo indicazioni e tutti ci dicono, molto gentilmente, una cosa diversa. Alla fine ci ferma un vecchietto che ci da indicazioni che ci sembrano attendibili e cosi arriviamo in albergo che è nella Old Delhi. Qui le vie sono strette ed è tutto un mercato unico. Le strade sono coperte di fango (e non solo), le mucche girano indisturbate, i bambini a piedi nudi nell’immondizia e tutti fanno di tutto: chi scava la strada (anche se è sera ed è buio), che vende, chi compra, chi mangia… è un delirio unico con un certo fascino. All’alba del giorno dopo andiamo alla stazione per avviarci verso Shimla. Pur essendo prestissimo è già tutto un fermento e il treno arriva addirittura in anticipo. Appena saliti sul treno ci distraiamo tre secondi per mettere gli zaini in alto e… il mio zainetto come per magia scompare!!! E con lui la macchina fotografica nuova e il pile… anche questo fa parte delle scoperte di un paese, sapevo che dovevo stare attento e non l’ho fatto… e visto che qui le persone muoiono di fame non psso incolparle se rubano lo zaino ad un turista stupido!!! Dopo un’infinità di ore di treno, in cui ho fatto in tempo a conoscere un indiano che ci ha addirittura invitato a casa sua a Dheli quando ci torniamo e che era veramente dispiaciuto per lo zaino, arriviamo a Shimla.

Rekong Peo, 7/10 Sono sul bus che ci porta a Chiktul. I bus indiani sono formidabili. Caricano gente fino all’impossibile e vanno come dei pazzi. Lungo le strade dello Spiti faceva veramente impressione. La strada scavata nella montagna con da un lato la parete e dall’altro lo strapiombo di centinaia di metri e sul fondo vedi il fiume. Ogni chilometro o la strada è franata e il bus passa con le ruote sul bordo o c’è una frana che obbliga a fare qualche strana manovra al limite. E poi ci sono i cantieri: i lavori di asfaltatura sembrano dei gironi dell’inferno, tutto fatto senza macchinari, i fuochi accesi per fare l’asfalto con nuvole di fumo e vapore, gli operai bardati (perchè a 4000 metri se non c’è il sole fa freddo). E quando deve essere fatto un muro, ci sono almeno 4-5 persone che a colpi di martello rendono quadri i sassi… Sangla, 8/10 Questo viaggio fino ad ora mi ha lasciato: paesaggi himalaiani che sono molto affascinanti anche se non molto diversi dalle Alpi; la gentilezza degli abitanti dello Spiti e del Kinneur, sempre pronti a sorridere ed ad offrirti la loro disponibilità; il cibo indiano, sempre speziatissimo e con qualche effetto collaterale; l’idea che siamo fortunati a essere nati in Italia, dove i bambini non sono costretti a portare legna o a lavorare nei ristoranti. E poi tutta una serie di emozioni e sensazioni: essere accompagnati nel monastero di Dhankar dal monaco più anziano, che spiega (nella sua lingua!!!) con passione tutte le immagini del Budda e vuole che ne ripetiamo i nomi; essere ospitati in una specie di “casa per anziani” a Kye, con tutte le vecchiettine gentilissime e contente di vederti (ma perché non sono anche da noi così le case di riposo?); visitare il gompa di Nako e sedersi nel cortile nel momento della preghiera, e con loro godersi quell’atmosfera (che si crea anche grazie alla gentilezza con cui vengono offerte mele, albicocche secche, the che vengono consumati durante la preghiera). E ancora la festa del paese a Chitkul, con gli uomini quasi tutti ubriachi (tutto il mondo è paese) e tutti a ballare una originale danza al ritmo di tamburi e piatti, la cortesia degli operai del cantiere prima di Nako, che ci hanno offerto un po’ del loro ristoro e l’aiuto a passare un tratto difficile (la strada è franata e un tragitto di cammino era abbastanza esposto), lo sventolio delle bandiere con scritto i “mantra” buddisti, la cucina del monastero di Kye (a dire la verità un po’ buia e fumosa) con l’imbarazzo di non saper come muoversi in mezzo a monaci del tutto indifferenti a noi dopo che ci hanno invitato a bere in the…

Varanasi, 14/10 Sono nella città forse simbolo dell’India. E se possibile è ancora più un delirio che altrove. Per arrivare, da Agra, abbiamo fatto 10 ore di treno (più 5 in stazione perché era in ritardo) nel vagone sleeper (con indiani che mettono un po’ di nervosismo quando si sta a stretto contatto, sono troppo sporchi!!!). Appena arrivati ci accoglie un caldo assurdo e una marea di gente. E sono troppo noiosi, ti assaltano facendoti una marea di domande e senza lasciarti respirare. Però Varanasi è soprattutto il Gange. All’alba è affascinante come poche cose: sui ghat centinaia di persone che si immergono, pregano, mentre a poche metri passa la pira con il corpo di un morto. E poi ci sono i 2 ghat delle cremazioni: la morte è una cosa normale. La gente viene a morire sul Gange, così raggiunge il Nirvana all’istante. E si vedono questi corpi sulle cataste di legna, coperti da un sudario. I parenti tutti attorno, gli ultimi tronchi li mettono loro direttamente sul corpo. Dopo 3 ore, finito il fuoco, vengono raccolte le ceneri e si cercano le cose di valore (denti d’oro, gioielli) che vengono poi venduti al mercato. Vengono fatte fino a 600 cremazioni al giorno. E una cosa per noi assurda qui è normale. Normale camminare tra morti che bruciano, calpestare la cenere che viene portata dalla brezza tutto intorno. E poco a valle di questo c’è chi fail bagno, i riti, lava il bucato o i denti. E’ normale. Come è normale vedere passare il morto in mezzo al mercato accompagnato da pochi parenti.

Prima di Varanasi siamo stati ad Agra. Il Taj Mahal è bello, bianco, lindo fa da contrasto con l’India. A pochi metri, alla periferia di Agra, ci sono cumuli di immondizia, con bambini che ci giocano nudi e baracche costruite in mezzo. Penso che gli animali stiano meglio di loro. Non è normale questo stato di cose, ma qui lo è… Anche a Fathepur Sikri è così: la parte turistica è bella, ma se vai dietro al muro della moschea è la solita India. Come è possibile? Treno da Varanasi a…, 15/10 Sono indeciso se scendere a Jaipur (che i ragazzi in treno mi hanno detto essere bruttina) o proseguire per Jodpur. Ho 19 ore di viaggio per decidere, penso che cela farò! Fortunatamente anche se sono nel vagone “sleeper” sono con tutti turisti (e di cui 3 anche belle tipe…). Mi piacerebbe stare ancora un bel po’ in India, sto cominciando ad abituarmi adesso.

E’ impressionante la povertà che c’è… anche questa mattina lungo i ghat una marea di bambini nel fango… ma perché non riescono a cambiare? Che sia la religione, la divisione in caste? L’uomo delle pire, che mi ha detto essere un “paria” era quasi orgoglioso di esserlo (o almeno mi è sembrato), forse è per questo che è tutto fermo, non si vuole cambiare… Jaipur, 17/10 Jaipur non mi ha fatto una gran impressione: sono arrivato ieri verso mezzogiorno e sono andato subito in centro. Nel giro di 3 ore mi hanno agganciato 3 personaggi per importare gioielli: alla fine non ne potevo più. Sto diventando perfino un po’ cinico credo, oppure mi sto ambientando. Siccome per esportare dall’India c’è il 250% di tasse, cercano persone con il visto turistico per poterlo esportare come se fosse stato comperato dal turista e non pagare così il 250 di tasse. Ti agganciano parlando di tutto, dell’Italia, delle ragazze indiane, di andare a bere un “chai” perché siamo amici… veramente odiosi… La città non è bella, c’è un traffico assurdo, qualche cammello e gente che cerca di venderti di tutto, dal fumo, ai fiori, alle calzature locali. Oggi fortunatamente ho preso le misure, riesco a sganciarmi quando voglio, strappo prezzi normali per i risciò, non mi faccio stressare… Sono arrivato addirittura al punto che quando ho preso delle arance e mi hanno assalito 4 bambini, li ho spaventati per mandarli via… me ne sono però poi pentito, sto diventando cattivo e sicuramente questi bambini non lo meritano, hanno già i loro problemi… se gli davo un po’ d’arancio e gli sorridevo era meglio. Una cosa veramente bella però c’è: è il forte di Jaigarhe e il palazzo di Amber: una serie di fortificazioni infinita tra le colline, vale veramente la pena (anche qui però si vede che siamo in India perché l’immondizia regna sovrana appena giri lo sguardo). Durante il viaggio in treno tra Varanasi e Jaipur cosa può essere successo? All’israeliano che era nel mio scompartimento, durante la note, è sparita la macchina fotografica. Sono riusciti ad aprirgli lo zaino che aveva addosso mentre dormiva nella cuccetta più in alto senza svegliare nessuno… sono degli artisti del furto… Domani parto per Pushkar perchè mi hanno detto che è molto bella… Jodhpur, 20/10 Pushkar era effettivamente bella. E’ una città che sorge attorno al lago con le casette bianche che gli si specchiano dentro. E’ relativamente pulita (rispetto agli standard indiani) e non c’è tantissima gente che stressa (più di Jaipur era impossibile trovare). Dai due templi sulle colline intorno poi c’è una vista notevole, il tramonto è bellissimo. Qui ho ritrovato il ragazzo israeliano: anche lui è scappato da Jaipur per la disperazione, non sopportava più i gioiellieri. Meglio qualche santone di Pushkar che al massimo vuole farti mettere i fiori nel lago perché portano bene.

Adesso sono a Jodhpur, sto mangiando il solito “thali” da una terrazza con vista sul forte… devo dire che il “thali” mi piace anche. Ma adesso una pizza ci scapperebbe volentieri… Durante questi giorni mi è capitato spesso di vedere passare i bus turistici, quelli però veramente sol per turisti, aria condizionata, nuovi… oppure vedere passare questi gruppi di persone tutte assieme a bordo dei risciò… che senso ha però viaggiare così? L’India penso che sia da vedere per la gente, i colori, le tradizioni… Penso, magari mi sbaglio, che per quanto riguarda monumenti, città, l’Europa sia più interessante… quindi che senso ha viaggiare senza entrare in contatto, anche se forse non sempre piacevole, con gli indiani? Alla fine, anche se molti sono noiosi, con la maggioranza si sta bene, è bello parlare (anche se molte volte è dura capirsi, non solo perché il mio inglese è pessimo ma perché il loro di solito è ancora peggio). E’ strano vedere come ti guardano incuriositi o come sono interessati alla nostra vita in Italia (soprattutto perché così vecchio, 26 anni!!!, consono ancora sposato!!!)… l’India è la sua gente più che i suoi luoghi… Oggi poi ho pensato a quante volte mi hanno fregato… una infinità: da pagare per caricare i bagaglio sul bus a tutte le volte che ho pagato il doppio (o di più) di quello normale (e la cosa “bastarda” è che dopo che hai pagato si fanno la risata tutti assieme), a quando ti dicono che una classe è piena per farti prendere quella che vogliono loro… in Italia mi sembrerà tutto così facile che guarderò comunque i conti con sospetto!!!



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