Indimenticabile India del Sud: Tamil Nadu, Kerala e Karnataka on the road

Un viaggio in auto fai da te in luoghi sorprendenti, pieni di storia, bellezza, natura, atmosfere magiche. Siamo entrati in contatto con un popolo straordinario, legato alle tradizioni e ancora lontano dalla globalizzazione. Una dimensione esotica e distante, ma estremamente...
Scritto da: Lcalapaj
indimenticabile india del sud: tamil nadu, kerala e karnataka on the road
Partenza il: 24/07/2017
Ritorno il: 14/08/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Un viaggio in auto “fai da te” in luoghi sorprendenti, pieni di storia, bellezza, natura, atmosfere magiche. Siamo entrati in contatto con un popolo straordinario, legato alle tradizioni e ancora lontano dalla globalizzazione. Una dimensione esotica e distante, ma estremamente inclusiva.

25/07, ARRIVO: CHENNAI

La meta era stata più volte scartata per timore del monsone estivo, ma quest’anno abbiamo assecondato il destino e siamo partiti il 24 luglio alla volta dell’India Meridionale da Malpensa, con un volo Air India con scalo a Delhi e arrivo a Chennai. Prima della partenza abbiamo prenotato due notti all’hotel Savera di Chennai e contattato via mail alcune agenzie locali di noleggio auto con conducente, per richiedere un preventivo. Tra tutte ci ha colpito la Southview, per la gentilezza, determinazione e promettente professionalità del titolare, il sig. Murali, il quale ci ha proposto un promozionale pick-up all’aeroporto, senza impegno. Ed infatti al nostro arrivo ci aspettano il referente di Chennai e l’autista, con tanto di ghirlande di fiori come benvenuto tradizionale ed un van Tempo Traveller da 10 posti. Insomma il titolare dell’agenzia si stava giocando tutte le sue carte!

26/7 CHENNAI

In mattinata ci raggiunge in hotel il manager dell’agenzia per finalizzare l’accordo: con lui contrattiamo il prezzo finale del servizio e le tappe del viaggio. A questo punto non ci resta che goderci la bella piscina del Savera per poi iniziare da Chennai il nostro tour. Nel pomeriggio però Matilde ha mal di testa, quindi io e lei rimaniamo in hotel, mentre Cristina, Stefano e Luca prelevati dal driver, iniziano a visitare la città. Verso il tramonto Matilde sta meglio e quindi tutti insieme andiamo a Marina Beach, la seconda più grande spiaggia cittadina del mondo! Enorme, da far sembrare piccola Copacabana, ma per il resto nulla di indimenticabile. Qui il mare del Golfo del Bengala non è balneabile e i poliziotti a cavallo passano sulla riva per ricordarlo alla popolazione. Lungo la strada che costeggia la spiaggia sono allineati numerosi edifici coloniali in stile vittoriano, oggi sede di università. Qui si trova anche Fort George, visto solo esternamente perchè aveva già chiuso. Questo è quello che ho potuto vedere di Chennai, a parte il traffico tipico delle città indiane, il rumore dei clacson, il disordinato agglomerato urbano. Il nostro driver ci ha poi condotto nel nostro primo ristorante veramente indiano, dove abbiamo cenato ottimamente.

Purtroppo non ricordo il nome della gran parte dei ristoranti frequentati, ma certamente un buon driver può consigliare il meglio della cucina del sud!

27/07: MAMALLAPURAM

La mattina siamo partiti da Chennai per Mamallapuram, cittadina costiera sita a circa 80km sud di Chennai. Lungo il tragitto, abbiamo sostato per visitare il Cholamandal Artist’s Village, che ospita una piccola comunità di artisti della zona e include un’interessante piccola galleria di opere di arte contemporanea. Successivamente ci siamo fermati al Madras Crocodile Bank, uno zoo dedicato ai coccodrilli: innumerevoli le specie e varietà ospitate. Infine, abbiamo visitato il Tiger Cave Temple: una sorta di caverna di granito risalente al VII sec., scolpita con figure di creature mitologiche che sembrano tigri. Non distante si trova un piccolo tempio di mattoni, anch’esso antichissimo. Pare che parte di questi templi siano stati rinvenuti a causa dello tsunami del 2004, che ha drammaticamente colpito anche questa parte di costa del Tamil Nadu. Arrivati nel centro abitato di Mamallapuram, abbiamo visionato alcuni hotel e homestay, scegliendo dopo una lunga contrattazione l’hotel Mahabs, una struttura semplice, a tratti un po’ malandata, ma con ottima piscina immersa nella vegetazione tropicale. Dopo un pranzo a bordo piscina ed un bagno ristoratore, abbiamo iniziato la visita dei monumenti della zona, accompagnati dalla guida ingaggiata dal driver (in questo caso non abbiamo contrattato il prezzo, 900 rupie, forse un po’ caro se confrontato con le indicazioni della Lonely Planet). Prima abbiamo visitato il sito dei Five Rathas: si tratta di 5 templi scavati in monoliti di granito (VII sec. dinastia Pallava) diversi tra loro e finemente arricchiti da bassorilievi e sculture. Non erano luoghi di culto bensì prototipi artistici creati per promuovere la perizia dei loro costruttori. Affascinante la scultura a forma di elefante! Successivamente abbiamo raggiunto un promontorio affacciato sull’oceano, su cui si erge lo Shore Temple, costituito principalmente da due eleganti torri scolpite nell’VIII sec. A quanto pare vicino alla costa giacciono sott’acqua altri templi simili. Il luogo è suggestivo, vi si può ammirare la tranquilla insenatura delle spiaggia di Mamallapuram, costellata di barche di pescatori. La terza tappa del pomeriggio ci ha portato presso l’Arjuna Penance, un imponente bassorilievo denso di figure mitologiche e dominato dalle sagome di due elefanti. Nello stesso sito si trovano alcuni templi scavati nella roccia e soprattutto la Krishna’s Butter Ball, un’impressionante masso di granito quasi sferico, in bilico su una collinetta rocciosa. Ormai è calato il sole, salutiamo la guida e torniamo in hotel, per un altro bagno in piscina. Ceniamo da Bambino, un ristorante specializzato in piatti di pesce, forse gestito da un italiano, tutto sommato però non indimenticabile. Il centro abitato di Mamallapuram è molto tranquillo, pochissimi i turisti: cominciamo a renderci piacevolmente conto che da queste parti non è ancora alta stagione.

Come inizio non c’è male, il sito è denso di monumenti di notevole importanza, costruiti più che altro a dimostrazione della perizia artistica degli scultori Pallava, ancora tuttavia non abbiamo assaporato il fascino del luogo di culto vissuto.

28/07: PONDICHERRY

Lasciamo l’albergo per raggiungere un piccolo tempio rupestre, dove il Bramino ci benedice segnandoci la fronte (il rito richiede sempre un pagamento all’officiante, cosa un po’ disturbante visto l’atteggiamento spesso mercenario dei Bramini).

Successivamente saliamo i gradini della Mamallapuram Hill per arrivare in cima a curve formazioni granitiche, dove svettano la torre di un tempio ed un faro. Di qui si gode un’ampia vista sul mare e sul piatto entroterra di questa regione. Quindi lasciamo Mamallapuram e ci dirigiamo verso Pondicherry, una città costiera ex-colonia francese, situazione praticamente unica in India. Arrivati nel piccolo quartiere “francese”, iniziamo la nostra ricerca di un hotel. Scegliamo il Krish Villa’s, ospitato in un edificio coloniale interamente rinnovato, con camere confortevoli ed arredate con gusto. Io e Matilde abbiamo anche un grazioso balconcino ed un bel letto in stile coloniale con baldacchino. Segnalo però che non è dotato di ristorante ed il servizio della colazione ha ancora ampi margini di miglioramento. Dopo un ottimo pranzo in un ristorante fuori dalla zona francese, visitiamo le cattedrali coloniali e l’ashram di Sri Aurobindo e The Mother, luogo particolare con un giardino ed una libreria curatissimi, dove veniamo ripresi più volte perché un po’ troppo rumorosi e poco meditativi! In effetti qui si venerano le figure dei fondatori dell’ashram come fossero santi o divinità, cosa a noi difficile da comprendere. Infine, ci addentriamo nella Fabbrica della carta, fondata da The Mother, la stessa misteriosa donna francese fondatrice dell’ashram appena visitato; in queste officine il tempo sembra essersi fermato: assistiamo ad alcune fasi della lavorazione e decorazione della carta con macchinari e tecniche degli anni 50! Infine il driver ci propone una visita veloce ad una bianchissima casa coloniale in stile francese, elegante nel suo colonnato immacolato, dove un gruppo di donne tesse e vende i propri prodotti. A questo punto, provati dalle innumerevoli visite della giornata, ci inoltriamo nel patio coloniale di un bell’albergo con caffè annesso, per bere qualcosa ed aspettare che un cielo cupo inizi a sfogare le sue nubi temporalesche. Finiamo la giornata cenando per ripiego in un bizzarro ristornante-karaoke, dopo aver avventatamente scartato il Villa Santi, elegantissimo ristorante ospitato in un bel patio, perché ci sembrava un po’ “snob” (apparentemente non ci sono altre opzioni degne di nota). Almeno riesco ad ordinare una birra, un vero miraggio in questa zona dell’India! In serata facciamo anche qualche acquisto in un bel mercatino coperto ed una breve passeggiata sul lungo mare pedonale: il luogo è piacevole, rilassato ed i turisti pochissimi anche qui!

29/07: CHIDAMBARAM-KUMBAKONAM

Ci svegliamo presto perché alle 6 il driver ci porta al mercato del quartiere Tamil. Prima di tutto ci vuole un caffè: ne beviamo uno ottimo del tipo locale, già dolce e mischiato con il latte. Qui se si vuole un caffè non macchiato si deve chiedere un black coffee. Ci tuffiamo poi nella confusione del mercato, vivissimo e colorato: numerose donne in sari siedono a terra vicino a mucchi di fiori, verdure e spezie. Su tutto prevale il profumo del coriandolo. Tra i banchi sono disposti in cumuli ordinati frutti, ortaggi ed ancora spezie. Giungiamo al mercato del pesce, quasi interamente gestito da donne, e non ne capiamo il motivo. Nelle strade è un via vai di camion, carretti, tuc-tuc, motorini, la città è sveglia ed attiva. Una visita al mercato locale si rivela sempre un’esperienza interessante ed appagante. Rientrati in hotel, facciamo colazione e ci prepariamo a lasciare Pondicherry alla volta di Thanjavur.

Durante il percorso ci fermiamo per visitare alcuni dei templi più affascinanti di tutto il Tamil Nadu. Fa un caldo impietoso e siamo costretti a visitare questi monumenti camminando scalzi sul suolo rovente! Iniziamo dal sorprendente tempio di Nataraja, a Chidambaram, dedicato a Shiva Signore della Danza Cosmica, risalente al VI sec. Per noi è il primo grande tempio cittadino, circondato da grandiosi e coloratissimi gopuram e da alte mura. Al suo interno ci inoltriamo tra le 1000 colonne della Sala dei Re, vagando rapiti dall’atmosfera che vi si respira, sospesa tra un senso mistico e di quieta quotidianità, ben diversa dalla solennità e freddezza di molti luoghi di culto nostrani. La vera attrazione qui è la popolazione che affolla il tempio: gruppi di fedeli nei loro abiti colorati, che passeggiano o seduti per terra, intenti apparentemente a passare il tempo in compagnia più che a pregare o meditare. Nel contempo, ci rendiamo conto che siamo anche noi una forma di attrazione, perché molte persone ci avvicinano con garbo per scattare una foto o un selfie insieme. Bisogna dire che in alcuni casi il nostro abbigliamento estivo all’occidentale, con gambe e braccia scoperte, suscita sguardi al limite dello scandalizzato, cosa da tenere in conto per le prossime volte. Alcuni dei templi che visiteremo non permettono l’accesso ai non hindù nelle parti più sacre di santuari interni. Ho trovato la spiegazione in “A South Indian Journey” di Micheal Woods (racconto delle esperienze viaggio dell’autore inglese nel Tamil Nadu): non si tratterebbe di tenere lontani gli “infedeli” bensì di un tentativo di protezione delle aree più intime e sacre da gruppi di visitatori occidentali che non sanno atteggiarsi nel modo corretto, violandone la spiritualità. Gli indiani cristiani o musulmani invece sono ammessi.

Ci spostiamo nei pressi di Kumbakonam e ci fermiamo per visitare due magnifici templi della dinastia Chola, dedicati entrambi a Shiva e Patrimonio Unesco. L’Airavatesvara Temple a Darasuram (XII sec.) è architettonicamente il più raffinato e complesso, dispone di porticati laterali con colonne ornate e di alcuni edifici centrali, che culminano in una monumentale torre scolpita (vimana) di 24m. Passiamo poi a visitare il Gangaikondacholapuram Temple (“Città dei Chola che conquistarono il Gange” – XII sec.), il tempio a mio avviso più affascinante di tutti quelli visitati. Si trova in una zona defilata dal centro abitato, immerso in una brulla campagna piena di quiete e inondata dal sole. E’ costruito in chiara pietra dorata e si differenzia dagli altri siti visti perché il cortile interno alla fortificazione è un prato ben tenuto, su cui sorgono i vari elementi architettonici (una grande statua del Toro Nandi, la torre vimana, anch’essa finemente scolpita, alcuni santuari). La presenza del verde conferisce al sito un fascino per me nuovo, diverso. Entrambi i templi sono praticamente deserti, l’atmosfera incantata è come sospesa nel tempo. Da questo momento in poi siamo inesorabilmente catturati dalla bellezza del Tamil Nadu.

Verso sera giungiamo a Thanjavur e scegliamo l’albergo, il Gnanam Hotel (non senza strenua contrattazione della tariffa). La struttura è di livello medio e standard internazionale, l’ubicazione un po’ penalizzante trattandosi di una strada trafficatissima e rumorosa, ma si rimedia chiedendo una camera che affacci sul retro. Passeremo qui due notti. Ceniamo in un ristorante consigliato dal driver, raggiungibile a piedi, e tentiamo una breve passeggiata in una via laterale, dove ci imbattiamo in un gruppo di militanti di un movimento anti-partitico, i quali si sbracciano a spiegarci la propria difesa della tradizione Tamil dalle politiche del governo centrale, cercando di presentarci il capo del loro movimento (un Grillo-Salvini locale)! Ci defiliamo prima di essere coinvolti in qualcosa di più grande di noi, apprezzando comunque la voglia di condivisione e l’impegno di queste persone.

30/07: TRICHY-THANJAVUR

La giornata si prospetta densa di variegate esperienze. Partiamo alla volta di Trichy, sita a circa 80km da Thanjavur. La prima tappa che ci propone il nostro driver è un piccolo e vitale tempio indù cittadino, posto lungo il fiume sacro Cavery. Il piccolo santuario è affollato di mendicanti, fedeli e bramini, c’è anche un elefante (considerato animale sacro). Un ampio cortile si apre sulla riva del fiume, completamente secco. I fedeli sono costretti a “portarsi l’acqua da casa” per i riti di purificazione (almeno questo è quello che capisco dalla spontanea spiegazione di un tizio). Successivamente ci dirigiamo verso il “pezzo forte” della mattinata, il Sri Ranganathaswamy Temple, vastissimo (probabilmente il più grande santuario di tutta l’India, afferma la Lonely Planet) ed imponente, dedicato a Visnu. Un addetto, sperando di essere ingaggiato come guida, ci conduce sul tetto di una costruzione sopraelevata, da cui possiamo ammirare i numerosi ed imponenti gopuram. Il complesso non è completamente visitabile dai non-indù, ma comunque riusciamo ad apprezzare le splendide sculture (in particolare un bassorilievo a forma di elefante e alcune colonne incredibilmente scolpite, impossibili da descrivere). Anche qui si ripete il rito della richiesta di foto con noi. La tappa seguente è il Rock Fort Temple, un’imponente rocca granitica al cui interno sono stati ricavati piccoli santuari, cappelle ed una scalinata di più 400 scalini che porta alla sommità, da cui si ammira un incredibile panorama sulla coloratissima Trichy, una vista che appaga lo sforzo della scalata nel caldo afoso a piedi nudi.

Dopo pranzo, tornando a Thanjavur, ci fermiamo nei pressi di un ponte sul fiume in secca ad osservare alcune donne fare il bucato in lavatoi di cemento, ricavati proprio nel letto del fiume. Veniamo avvicinati da un gruppetto di ragazzini che con il solito atteggiamento aperto e curioso vogliono sapere chi siamo e da dove veniamo. Regaliamo loro quelle poche penne e matite che abbiamo con noi (non vogliono soldi) gustandoci le loro faccine allegre e riconoscenti. Dovremo comprare un bel kit di penne e caramelle per la prossima occasione!

Di nuovo a Thanjavur, entriamo nel deludente complesso del Royal Palace, dimora cinquecentesca dei governatori Nayak, decisamente carente di manutenzione. All’interno visitiamo una collezione di statue di manieristiche bronzo raffiguranti Shiva, Parvathi, Ganesh ed una collezione di testi antichi. Ed ecco arrivata l’ora in cui la luce della sera si fa dorata, il momento migliore in cui visitare la meraviglia assoluta che è il tempio di Brihadishwara (XI sec.). Poco prima del tramonto, l’imponente complesso assume una splendida colorazione ambrata. E’ l’ennesima dimostrazione della grazia e dell’eleganza della cultura dravidica. Le architetture sono possenti e raffinate allo stesso tempo. Durante questa visita veniamo fermati da tantissime persone, soprattutto giovani, che desiderano fare selfie e foto con noi, ed in particolare con Matilde, la biondina superstar del gruppo.

Ricevere tutta questa attenzione, sempre garbata e a tratti festosa, è veramente un’esperienza impossibile da dimenticare. Usciamo dal tempio appagati e anche un po’ frastornati per tanta bellezza ed accoglienza.

31/07: CHETTINADU

Lasciamo Thanjavur per dirigerci verso sud, destinazione Madurai. Nel tragitto attraversiamo la regione del Chettinadu, abitata originariamente dai Chettiar, una comunità di ricchi banchieri e mercanti che accumularono enormi ricchezze commerciando con il Sud Est asiatico e costruirono qui le loro magnifiche ville, arricchendole di materiali pregiatissimi provenienti da tutto il mondo. Ci fermiamo a Karaikkudi, dove ammiriamo dall’esterno alcune magioni dalle fantasiose architetture arabeggianti, non tutte purtroppo in buono stato di conservazione. Il driver ci riferisce che in molti casi i proprietari vivono lontano, magari a Chennai. Alcune ville sono gigantesche, ce n’è una che ha ben 10 garage! Sbirciando dai cancelli intravediamo i patii decorati con splendide piastrelle e i colonnati dipinti. Il villaggio ha un’atmosfera un po’ spettrale, c’è pochissima gente in giro. Ci fermiamo a comprare belle stoffe in un centro di tessitura a conduzione familiare, poi proseguiamo verso un altro villaggio (forse Pallathur) dove finalmente riusciamo a visitare – a pagamento – una bellissima residenza, con meravigliosi cortili interni, arricchiti da magnifiche piastrelle colorate e materiali pregiati provenienti da mezzo mondo, dallo stile che mi ricorda l’art déco. Purtroppo non c’è molto dialogo con l’anziano guardiano quindi non riusciamo ad avere informazioni né sui proprietari della casa, né sul suo attuale utilizzo. Mentre ultimiamo la visita, entra nella villa una famiglia di francesi, ci accorgiamo che ci indicano, dicendo qualcosa del tipo “ils sont Italiens”, poi si accorgono che li abbiamo sentiti, e la signora, con fare un po’ sdegnoso si ferma brevemente a parlare con me e Cristina, riferendoci con una punta di snobismo “radical chic” una frase che entrambe capiamo voler dire: “noi dormiamo nei sacchi a pelo”. Tratteniamo a stento uno scoppio di risa. Notiamo divertiti come molti turisti occidentali, all’interno dei confini indiani, si trasformino in fricchettoni, assumendo un atteggiamento “finto-povero”. Più difficile invece è riuscire ad emulare l’estrema gentilezza e spontaneità della popolazione locale. Detto ciò, nella zona pare ci siano decine di migliaia di simili magioni (più o meno in rovina), un’incredibile opportunità di richiamo turistico! L’Unesco si deve ancora pronunciare su questo sito, ci auguriamo che non rinunci a proteggerlo e valorizzarlo.

Pranziamo in un ristorante all’interno di una bella casa coloniale. Proponiamo a l driver di unirsi a noi, non sopportiamo proprio di vederlo aspettare fuori da solo! Durante il pasto mi propone una variante al programma: saltiamo la sosta a Periyar dopo Munnar, arrivando direttamente a Mararikulam sulla costa del Kerala, guadagnando un giorno, che poi decideremo di spendere nei pressi di Aleppey o più avanti, magari nella più autentica riserva naturale di Mudumalai. Effettivamente anche io ero perplessa sulla riserva di Periyar, che sulla Lonely Planet è descritta con cenni critici. Dopo aver condiviso la proposta con il gruppo, accettiamo la modifica e la tracciamo sul programma.

Lasciato il Chettinadu, ci fermiamo presso un piccolo tempio rurale molto caratteristico, popolato da decine di statue di cavalli di terracotta colorati a grandezza naturale, tutti allineati sui lati del sito, credo appartenenti alle varie famiglie del villaggio ed utilizzati per qualche particolare occasione religiosa.

Nel pomeriggio arriviamo a Madurai, la città dei gelsomini. Ci dirigiamo subito verso il JC Residency, un bell’hotel a 5 km dal centro cittadino, al di là del fiume Vaigai. Contrattiamo il prezzo delle camere, salutiamo il driver che potrà passare un paio di sere con la propria famiglia, visto che abita nei paraggi, e ci sistemiamo. Passiamo due notti in questo elegante albergo, il mio preferito di tutto il viaggio: le camere sono confortevoli ed arredate in stile coloniale con tessuti chiari e legno scuro (incluso il parquet). E’ dotato di una piccola piscina curata, purtroppo affollata dai bambini del corso di nuoto fino alle 6 del pomeriggio! La sera decidiamo di non cenare in hotel (non ci piacciono i pasti a buffet) preferendo un dimesso ristorantino raggiungibile a piedi.

01/08: MADURAI

Il driver si era raccomandato già qualche giorno fa: nel grande tempio Meenakshi Amman non si può entrare con braccia e gambe scoperte. Io e Matilde per l’occasione indossiamo le nostre nuove tuniche indiane acquistate a Pondicherry, con pantaloni lunghi e sciarpa (sperando di non aver assunto anche noi quell’aspetto “fricchettone” che dicevamo prima). Anche i maschi devono adeguare il proprio look, per Stefano e Luca i bermuda proprio non vanno bene, sono costretti a procurarsi un longi (un rettangolo di stoffa bianca da annodare in vita, lungo fino alle caviglia). Prima della visita al tempio, incontriamo la guida ingaggiata dal nostro driver, che ci conduce nel possente palazzo del re Tirumalai Nayak, costruito nel XVII secolo, un edificio grandioso, in parte ispirato all’architettura italiana rinascimentale (pare che il regnante tenesse in gran conto un certo eccentrico prete missionario italiano, che ne influenzò il gusto). Si entra in un enorme cortile contornato da possenti colonne stuccate, successivamente si procede verso un altro ampio ambiente che ospita una collezione di quadri, testi ed oggetti antichi. Questo è quanto resta di questa sfarzosa residenza, che dopo esser caduta in rovina, è stata restaurata da un illuminato Governatore Britannico di Madras.

Di qui ci spostiamo finalmente al Meenakshi Amman Temple, forse il tempio più importante dell’India del Sud. Fa un caldo davvero soffocante, durante tutta la visita letteralmente ci trasciniamo. L’ingresso è protetto da guardie armate con tanto di metal detector, apprendiamo che si tratta di un obiettivo sensibile per eventuali attacchi da parte di terroristi Pakistani! Il complesso risale ai XII e XVII sec., è dedicato all’incarnazione di Parvathi, sposa di Shiva, come dire il principio vitale femminile, così come a Chidambaram si celebra la forma danzante del principio vitale maschile (Nataraja). E’ una città nella città, un dedalo di colonnati, santuari, gopuram, persino bancarelle! La guida si sofferma a descriverci alcune rappresentazioni di Parvathi e Shiva: la dea viene sempre raffigurata con forme pronunciate perché il granito è un materiale difficile da scolpire e quindi gli artisti devono esaltare la tridimensionalità delle figure per ottenere la massima resa decorativa. Una statua di Shiva danzante ci colpisce per la sua posizione irreale, gli arti contorti in un movimento impossibile. Solo le sculture dei Rathas di Mamallapuram hanno proporzioni realistiche.

Usciti dal tempio, ci inoltriamo in un antico edificio, probabilmente anch’esso un santuario, occupato da coloratissime bancarelle di tessuti e postazioni di sarti con antiquate macchine da cucire. Qui si possono acquistare stoffe e farsi confezionare abiti su misura in tempi da record, che poi i sarti promettono di consegnare direttamente in hotel. Ci limitiamo però ad acquistare qualche souvenir.

Dopo pranzo, ci facciamo riportare nella zona del tempio, per continuare ad esplorare le vie prospicienti. Fa troppo caldo per apprezzare la passeggiata, quindi rientriamo in hotel, ci rinfreschiamo in piscina (non appena termina il chiassoso corso di nuoto) e quindi usciamo per raggiungere in centro in un ristornate consigliato dalla Lonely Planet. Dopo un’estenuante contrattazione con alcuni guidatori tuc-tuc, decidiamo di prenderne uno solo in 5 per spendere meno (veramente se ci ripenso trovo la cosa grottesca, per pochi centesimi di euro). Il nostro gentilissimo giovane guidatore ci porta per ben 250 rupie nel centro di Madurai, schivando nelle strade scarsamente illuminate mucche, enormi pozzanghere di fango, camion, autobus, motorini, miriadi di altri tuc-tuc. Ci scarica davanti al nostro ristorante e lì ci attende. Uno stranissimo soggetto con sguardo spiritato ed abiti sdruciti, la fronte completamente imbrattata di bianco, si aggira scalzo tra i tavoli: inizialmente pensiamo sia il classico matto del villaggio, ma subito ci rendiamo conto che si tratta del “maître di sala”, che assegna i tavoli e supervisiona il lavoro dei camerieri. Quante cose di questo paese non riusciamo a comprendere… Ciò non toglie che il locale sia piacevole e che gustiamo un’ottima cena. Prima di rientrare in albergo con il nostro fedele driver di tuc-tuc, passeggiamo nelle strade affollate e chiassose, e ci soffermiamo ad osservare la coloratissima preparazione di cibo di strada nelle bancarelle. Infine, saliamo sulla terrazza di un hotel della zona, per ammirare la vista notturna della città: strade trafficate, una moschea, una chiesa e le svettanti torri del tempio indù, tutto in un unico sguardo. Un mondo in cui differenti religioni sembrano convivere apparentemente in pace.

02/08: MUNNAR

Ho grandi aspettative su questa meta, finalmente le montagne e le piantagioni del tè! Lungo il percorso il paesaggio cambia radicalmente: dalle piatte campagne assolate, i palmeti e le piantagioni di riso si arriva ai piedi di rilievi montuosi verdissimi, e si inizia a salire. L’aria diventa più fresca, la vegetazione sempre più rigogliosa ed esotica. Il Kerala si avvicina! Arriviamo in cima, vediamo le persone indossare felpe e maglioni. Finalmente siamo al confine tra Tamil Nadu e Kerala: ce lo segnala un enorme cartello che raffigura un’aquila!

Ecco che compaiono boschi e distese di cardamomo. Più avanti appaiono come una visione le verdissime piantagioni del tè, sparse su un paesaggio collinare, morbido e sognante, avvolto in nuvole basse che disegnano in modo cangiante i contorni delle cose visibili: la bellezza del luogo supera l’aspettativa! Ci fermiamo più volte a scattare foto e ammirare il panorama. Arrivati nei dintorni di Munnar ci dirigiamo alla pensione Double Tree’s Villas che abbiamo scelto su Agoda, per i prezzi modici, le foto invitanti e le recensioni positive. Il giovane addetto ci mostra le semplici stanze, che ci sembrano adeguate, dotate di balconcini panoramici sul verde vallata, e ci assicura che abbiamo la doccia calda. Poi ci invita a ordinare la cena, visto che non hanno modo di cucinare in loco e devono farla consegnare da qualche ristorante del villaggio. Infine, ci propone una gita in jeep verso i tea garden e la fabbrica del tè di Kolukkomalai. Tutte queste decisioni da prendere rapidamente ci disorientano ed infastidiscono un po’. La proposta dell’escursione ci viene promossa anche dal driver, che ha visto molti turisti tornare soddisfatti da questo giro. Va bene, allora, andiamo! Il ragazzo del Double Tree’s chiama una jeep, il cui guidatore non ci concede neanche una rupia di sconto sulle 1.800 del pacchetto. Pazienza, si va lo stesso. Il ragazzo della jeep è un soggetto simpatico, parla un inglese incomprensibile e tiene la radio a tutto volume! Dopo essere entrati in un’immensa tenuta di piantagioni di tè, stranamente non di proprietà del colosso industriale Tata (che pare abbia rilevato quasi tutte le piantagioni della regione), inizia un ripido e dissestato percorso “off-road” immerso in un paesaggio di sogno: verdissime e vellutate piante di tè (coltivate più di 100 anni fa!) a perdita d’occhio ricoprono dolci colline, apparendo e scomparendo per via delle nuvole basse. L’aria è fresca, la sera incombe. Ci fermiamo a fare innumerevoli foto ed ammirare questa magnifica vista. Infine giungiamo in cima ad una specie di costone carrozzabile, che si trova esattamente sul confine tra Kerala e Tamil Nadu. Anche da qui si gode di una vista mozzafiato. A un km di distanza ecco la fabbrica del tè, fondata a metà secolo scorso. Paghiamo il biglietto, beviamo un bel tè caldo, e poi iniziamo la visita. Un addetto ci spiega le varie fasi di lavorazione del tè: in sintesi le foglioline devono essere essiccate e quindi selezionate per ottenere la giusta grana del tè.

Oramai è buio e fa freddo, è ora di tornare, il viaggio di rientro ci sembra infinito, un’ora di scossoni e musica disco indiana a tutto volume! Arriviamo al Double Tree’s sballottati, infreddoliti, ma decisamente appagati. La cena è piuttosto minimale per non dire squallida. Non siamo molto soddisfatti, ci consoliamo con qualche sessione improvvisata di Just Dance e andiamo a dormire. La doccia non funziona, è sostanzialmente un soffione decorativo, manca la carta igienica, manca anche il lenzuolo di sopra e le coperte, bè, lasciamo stare…. La colazione il giorno dopo è del tutto in linea con il resto del trattamento, discutiamo un po’ col solito ragazzo della reception, soprattutto a causa della doccia e della mancata fornitura del terzo letto per Luca, la cui quota Stefano si fa risarcire. Quindi partiamo alla volta della zona costiera presso le backwaters.

03-04/08: MARARIKULAM BEACH

Ci fermiamo nel centro abitato di Munnar, acquistiamo spezie al mercato, quindi ripartiamo. Sostiamo ancora per visitare una piantagione di piante officinali ayurvediche, che ci vengono illustrate da un’addetta. Quindi ancora in viaggio, attraverso una natura verdissima e rigogliosa, dall’aspetto sempre più tropicale. Lungo la strada notiamo le numerose belle ville: il Kerala è lo stato indiano dal tenore di vita più alto, molti capi-famiglia lavorano all’estero e portano in patria capitali e benessere. Arriviamo a Mararikulam con il buio, il nostro driver ci consiglia il Marari Beach Villas, una homestay immersa nel verde, prossima alla spiaggia. Discutiamo con il proprietario della pensione per contrattare la tariffa del soggiorno, senza ottenere grandi sconti, finalmente cediamo e ci sistemiamo. Le camere sono carine, si affacciano su un bel porticato a sua volta affacciato su una natura lussureggiante. I proprietari non sono attrezzati a riceverci per la cena, quindi il driver è costretto a portarci al ristorante, un altro bel locale sulla main road che porta a Cochin. Qui Matilde resta folgorata da Selva, il ragazzo Tamil che ci serve al tavolo, di una bellezza indescrivibile. Anche lui mostra un chiaro interesse per la nostra biondina, ed alla fine la saluta chiamandola per nome (lei si era fatta scrivere Matilde in lingua Tamil sul braccio con l’henné)!

Il giorno seguente decidiamo di non muoverci da Marari Beach. La mattina di buon’ora il driver ci porta non distante, su un tratto di spiaggia popolato dai pescatori. Il tempo è un po’ minaccioso, non ci sono molte barche in rientro e la pesca non è abbondante, ma comunque assistiamo ad una caratteristica asta del pescato. La spiaggia è veramente notevole, sabbia bianca e fine, discretamente pulita, orlata di palme di cocco, insomma il classico sogno tropicale. Il Mar Arabico tuttavia è scuro ed agitato, non invita a fare il bagno. Rientrati alla homestay, dopo aver consumato la miglior colazione da quando siamo in India, io e Cristina ci dotiamo di mantelle antipioggia e ci dirigiamo alla spiaggia per una lunga passeggiata solitaria. Questo luogo, nella stagione secca, dev’essere davvero paradisiaco. Si alternano resort di lusso e piccole case colorate di pescatori. Smette di piovere, continuiamo a camminare, finché non vediamo un cartello pubblicizzare un servizio di massaggi ayurvedici: non ci sembra vero! Andiamo ad informarci e prenotiamo i nostri massaggi per il pomeriggio. Ci vengono a prendere con un tuc-tuc all’ora stabilita per condurci nel piccolo centro ayurvedico, dove la gentile titolare ci interroga un po’ sul nostro stato di salute, prima di affidarci alle sue addette per farci fare un gran bel massaggio rilassante completo! Io mi faccio trattare anche la testa, così la fastidiosa emicrania che mi affligge dal risveglio lascia il posto ad un sereno stato di rilassamento. Ottima soluzione per trascorrere un pomeriggio monsonico!

Ceniamo alla nostra homestay, questa volta la moglie del gestore ci prepara una buona cena, con pesce alla griglia, riso e chapati a volontà. Nella struttura è arrivata anche una comitiva di francesi. Chissà perché riusciamo a dialogare solo con una di loro, l’unica che parla italiano, la quale ci racconta che sono di base a Mararikulam e si spostano in giornata per brevi visite nei paraggi. Ad un certo punto srotolano a terra cartina dell’India formato lenzuolo. Mi viene un po’ da sorridere pensando alla grandeur dei nostri cugini d’oltralpe, anche in materia di cartografia!

05/08: ALEPPEY-BACKWATERS

Siamo ad un altro momento saliente di questo viaggio: la visita alle backwaters. Abbiamo deciso di non pernottare in una houseboat, perché ci sembrava non valesse la spesa e forse rischiava di essere un’esperienza noiosa. Contrariamente a quanto ci saremmo aspettati, né Murali, né Ramu hanno insistito per organizzarci questo tipo di crociera. Ad Aleppey (cittadina un po’ malandata, ma con un netto fascino coloniale) abbiamo scelto una Shikara (caratteristica barca in legno originaria del Kashmir, coperta e spaziosa), condotta da un giovane marinaio al costo di 400 rupie all’ora. Iniziata la navigazione, abbiamo subito notato l’incredibile quantità di houseboat che affollano i laghi e i canali di quel tratto di backwaters. Alcune di esse sono veramente lussuose. Ci rendiamo conto che in quel periodo dell’anno il turismo è prevalentemente indiano, contrariamente alle attese. L’imbarcazione procede con una lentezza esasperante, chiediamo quindi al nostro marinaio di accelerare un po’ ma lui ci spiega garbatamente che non è consentito, altrimenti si rischia una multa di almeno 200 rupie, insostenibile per il suo stipendio mensile di 900 rupie. Il ragazzo invita Matilde a guidare la barca, spiegandole il funzionamento e raccontandole in mezz’ora tutta la sua vita: le mostra la madre e il fratello che lavorano sulle sponde del canale, dove si trova la sua casa, e un’immaginetta che raffigura insieme Ganesh, il Buddha e Gesù, perfetta sintesi del sincretismo religioso del Kerala. Per pranzo ci fa sostare in un ristorante a conduzione familiare; il tempo di sistemarci al tavolo e si scatena l’unico monsone infernale del nostro viaggio, una caterva d’acqua si rovescia sull’acqua e su tutto il resto! Gustiamo un ottimo pranzo a base di pesce alla griglia e ricominciamo la navigazione (fortunatamente non piove più). Lungo i margini dei canali si snodano minuscoli villaggi e risaie. Il cielo è coperto e non riusciamo ad apprezzare pienamente la bellezza del luogo, dove comunque si respira un’atmosfera di grande serenità. Rientrando verso l’approdo di Aleppey ci imbattiamo un una strabiliante lunghissima snake-boat da competizione, un’imbarcazione che somiglia al dragon-boat, con un equipaggio composto anche da 80 persone, che remano a coppie al ritmo di trombe e tamburi! Il 12 agosto si tiene l’annuale Nehru Trophy proprio su queste acque, e gli equipaggi sono già qui per gli allenamenti. Approdiamo, paghiamo e salutiamo il nostro comandante; il driver giunge puntuale a prelevarci e ci riporta alla nostra homestay, dove consumiamo un’altra ottima cena in pieno relax. Dopo cena facciamo una passeggiata sulla spiaggia, popolata solo da una miriade di granchi di varie dimensioni che corrono lungo la riva. La temperatura è ideale e una luna velata ci fa intravedere le onde del Mar Arabico che si infrangono sulla battigia. Immagini e sensazioni che ricorderemo a lungo. Rifarei la scelta del soggiorno a Mararikulam anziché ad Aleppey.

06/08: COCHIN

Di nuovo in partenza, questa volta la meta è Cochin. Il nostro driver percorre la strada costiera, perché più piacevole della super-strada interna. E’ domenica, e le molte chiese sono affollate di fedeli (nel Kerala i cristiano costituiscono il 30% della popolazione). Ci fermiamo presso un canale per ammirare le reti cinesi, specie di trabucchi rudimentali che mediante leve e contrappesi permettono di alzare ed abbassare in acqua grosse reti da pesca. Questo luogo è molto più suggestivo ed autentico rispetto alla sporca spiaggia di Cochin. Arrivati a Fort Cochin, inizia la solita visita agli hotel (in prevalenza si tratta di homestay). I più gradevoli risultano al completo, per cui ripieghiamo su un albergo in un bianco edificio kitsch (Chackupurakal hotel), che inizialmente ci sembra un po’ squallido ma poi si rivela una buona scelta: le camere sono spaziose e pulite e la gestione gentile e sollecita. Quindi il driver ci mostra le principali attrazioni della città, che ha un movimentato passato coloniale: di qui sono passati i portoghesi, gli olandesi ed i soliti inglesi. Iniziamo con la chiesa di St. Francis, di per sé nulla di memorabile, non fosse che vi furono sepolte le spoglie del grande navigatore portoghese Vasco da Gama. Ci spostiamo a Mattancherry, dove visitiamo un palazzo nobiliare del XVI sec. detto “Dutch Palace”, i cui interni sono mirabilmente affrescati in stile indù, quindi la graziosa sinagoga del XVI sec., decorata con deliziose piastrelle biancoazzurre e illuminata da numerosi bei lampadari di vetro di fattura europea. Infine dedichiamo una buona oretta allo shopping tra le viuzze del quartiere, affollate di negozi e botteghe che vendono antiquariato, gioielli d’argento, stoffe, incensi e profumi. Qui ho acquistato una bella collana in pietra di luna ed argento, un’originale sciarpa in lana di yak del Ladakh (non la solita pashmina), una casacca bianca di cotone che utilizzerò come copri-costume da bagno, tre cartocci di henné e un anello in argento e pietra di luna per Matilde. Stefano e Cristina invece comprano una decorazione lignea che potrebbe avere 200 anni (chissà).

Facciamo ancora una veloce incursione sulla brutta spiaggia sporca di Fort Cochin, per vedere le reti da pesca cinesi, nulla a che vedere con quelle ammirate stamattina durante il viaggio, ed arriva l’ora dello spettacolo di Kathakali, i cui biglietti abbiamo acquistato appena arrivati in città, con il supporto del prezioso driver. Prima di recarci al piccolo teatro, si materializza il simpatico Vanesh, responsabile dell’ufficio dell’agenzia di Cochin, per conoscerci ed assicurarsi che il nostro viaggio proceda per il meglio (questa sì che è gestione della soddisfazione del cliente!). Tornando al Kathakali: si tratta di una forma manieristica di teatro-danza, che si rifà agli antichi poemi epici della tradizione indù. Le performance sono un mix di recitazione, mimica rituale e danza, accompagnati da canti e tamburi tradizionali. Il trucco e la vestizione degli attori costituiscono parte integrante dello spettacolo. Una volta ultimato il trucco, un bravissimo omone ci ha mostrato un’incredibile sequenza di movimenti degli occhi, espressioni del volto e gesti, ciascuno mirato ad esprimere un preciso stato d’animo. Quindi è iniziata la parte recitata, interessante ma forse un po’ lunga e noiosa.

Finito lo spettacolo, andiamo a piedi dalle parti della spiaggia, dove ceniamo mangiando addirittura una pizza dignitosa, serviti da un ragazzo gentilissimo che mi conduce in motorino in un bar, dove è possibile acquistare una birra ad un prezzo onesto: sembra un pub della Londra underground degli anni ‘70! Mi porto al tavolo questo rarissimo esemplare di birra chiara indiana, con la raccomandazione di berla senza farmi troppo notare, non si sa mai. Alla fine lascio una mancia a questo ragazzo, il quale si schernisce dicendomi che non è necessario, io insisto, ed alla fine lui accetta contento dicendomi che questa piccola ricompensa per me è una piccola cosa ma per lui vale molto. Una grande umiltà diffusa, che fa onore a questo incredibile paese. Fort Cochin e dintorni non offrono molto di più di quello che abbiamo potuto visitare, tuttavia un tour in Kerala non può prescindere da una visita, anche veloce, in questa città dal fascino esotico: nonostante l’influenza del suo movimentato passato coloniale sia ancora palpabile, vi si respira un’atmosfera accogliente e tranquilla.

07/08: METTUPALAYAM

A questo punto devo spendere due parole per descrivere l’atteggiamento e la professionalità del nostro driver. Già a Mamallapuram ci propose di prenotare il trenino che conduce a Ooty, spesso molto affollato. Noi abbiamo declinato, ritenendo irrilevante questa esperienza e sospettando una forma di tornaconto dell’agenzia locale in questa prenotazione. Bene, a distanza di giorni ci chiede se siamo veramente certi di voler rinunciare a prendere questo treno a scartamento ridotto, con locomotiva a vapore e tanto di avvallo come Patrimonio Unesco dell’Umanità. Considerando che il servizio dell’agenzia e l’autista fino a questo momento hanno pienamente soddisfatto le aspettative, grazie ad un servizio impeccabile, sempre attento, cortese e professionale, ci è venuto il sospetto che probabilmente era un errore non fidarci di questo consiglio. Oramai non era più possibile prenotare posti in prima classe, ma potevamo ancora metterci in coda di primo mattino alla stazione di Mettupalayam per prendere i posti migliori nei vagoni di seconda classe. Abbiamo democraticamente messo ai voti la proposta, che è stata accettata all’unanimità!

Dopo un lungo e faticoso tragitto nel traffico e su autostrade in costruzione, arriviamo a Mettupalayam, dove siamo costretti a pernottare nell’unico albergo decente di questa brutta cittadina (Ems Mayura Hotel), che si sviluppa lungo una strada incredibilmente trafficata e polverosa, in cui il povero pedone che tenta l’attraversamento rischia la vita.

08/08: OOTY

Ci svegliamo alle 4 del mattino, per metterci in coda alla stazione entro le 5, come raccomandato dal driver. Siamo i primi! Non dobbiamo spostarci dalla fila. Attendiamo che arrivi il treno da Chennai, dopodiché apre la biglietteria. Impagabile, il driver attende lì con noi ed al momento giusto va a comprare i nostri biglietti di modo che non dobbiamo muoverci dal binario. Impossibile restituirgli i soldi spesi, afferma che è Southview a pagare. Infine saliamo per primi sulla carrozza di seconda classe, e ci accaparriamo i posti dal lato sinistro della vettura. Intanto la locomotiva a vapore viene agganciata ai convogli e verso le 7 finalmente si parte. Con noi viaggia una compagnia variegata, composta da famiglie, anziani, ragazzi giovanissimi; molti hanno con sé valigie e vivande. Il panorama inizia a cambiare, il treno arranca nella salita, in alcuni casi si inerpica su binari che sono come ponti sospesi sul nulla. Siamo circondati da verdissimi rilievi montuosi, l’aria è fresca e frizzante. Il trenino fa frequenti soste in minuscole stazioni intermedie, si scende, si prende un caffè, si va al bagno, si ammira il magnifico paesaggio, si fanno le foto ed i selfie di rito, si riparte. Più in quota ecco le piantagioni di tè, i boschi, i ruscelli. Che dire, è un’India che non ti aspetti. Dopo 5 ore di tutto questo si arriva ad Ooty un po’ stanchi ma soddisfatti: sono grata al nostro driver per aver insistito.

Questa cittadina è una delle più note hill station del Tamil Nadu (ebbene sì, abbiamo lasciato il Kerala), sita sulle Nilgiri Hills. Qui il clima è fresco e piacevole, l’atmosfera da luogo di villeggiatura. Alla stazione rivediamo il driver, che subito ci consiglia una visita al giardino botanico. Inutile indugiare, io e Cristina adoriamo i giardini botanici! Il parco è ben curato, con le sue aiuole lussureggianti, il giardino all’Italiana, i prati e gli alberi secolari. Subito dopo pranziamo e ci rimettiamo in viaggio, destinazione Mudumalai Tiger Reserve. Arriviamo alla riserva prima del tramonto. Il driver paga la tassa di ingresso, ed iniziamo a percorrere una strada circondata da un meraviglioso ambiente boschivo. I primi avvistamenti non si fanno attendere: vediamo pavoni, numerosi cervi e soprattutto elefanti selvatici, alcuni dei quali si avventurano sulla carreggiata. Attraversiamo un piccolo villaggio e quindi ci dirigiamo verso l’albergo. Ormai è quasi buio, visioniamo alcune strutture, scegliendone il Wild Wood Haven, che sorge in una bella posizione con splendida vista sui rilievi e sulla verde radura circostante. La gestione è giovane ed efficiente, le camere sono ampie e comode, in breve ci sistemiamo ed ordiniamo la cena, che consumiamo in un gazebo nel giardino dell’hotel. Uscire a piedi di notte è sconsigliato, si rischiano incontri ravvicinati con animali selvatici.

09/08: MUDUMALAI

La giornata inizia con una visita al centro addestramento elefanti della riserva, dove assistiamo al pasto dei pachidermi. Quindi facciamo una bella colazione anche noi, a base di caffelatte e dolcetti indiani in una bakery del villaggio, per poi rientrare in albergo. Poiché per le 4 del pomeriggio abbiamo prenotato tramite il nostro driver una gita in jeep nella riserva, passiamo il resto della mattinata passeggiando rilassati nei pressi dell’albergo, seguiti da una cagnetta che si affeziona e non ci lascia più, quindi pranziamo sotto il solito gazebo, riposiamo ed infine siamo pronti per l’escursione. Trascorriamo un paio d’ore girando su strade asfaltate all’interno della riserva, sperando di fare avvistamenti interessanti. Non è un vero safari, assomiglia più ad una scampagnata. Un gruppo di elefanti selvatici, inclusi alcuni piccoli, si materializza: altre auto si fermano per scattare selfie con elefanti sullo sfondo, cosa abbastanza rischiosa perché i pachidermi non sono pochi e si possono infastidire. Avvistiamo ancora pavoni e cervi. Inizia a piovere e a fare buio. Neanche una tigre si palesa, peccato! Magra consolazione sentirsi dire che è rarissimo vederne una. Rientriamo in hotel e ceniamo nelle vicinanze in un ristorante vegetariano a buffet e licenza di servire la birra! Mi piace Mudumalai: è un luogo estremamente tranquillo immerso in una natura vergine, l’ennesimo posto speciale che ti entra nel cuore.

10-11/08: MYSORE

Eccoci di nuovo in marcia, riattraversiamo i magnifici boschi della riserva, dove osserviamo ancora una volta branchi di cervi, i pavoni e grossi termitai. Lentamente discendiamo da questi verdissimo altopiano, e ci ritroviamo in Karnataka. Prima di arrivare a Mysore, ci fermiamo a Somanathapur per il Keshava Temple, diverso da tutti gli altri già visitati nel Tamil Nadu, magnifico esempio di architettura Hoysala del XII secolo. Non è costruito in granito, lo intuisco dalla colorazione grigio-verdastra della pietra. Le sculture e le decorazioni sono incredibilmente complesse, le torri vimana poggiano su piattaforme dalla forma stellata. Le colonne dei mandapa hanno sagome come lavorate al tornio, mai viste prima. Insomma, un sito sorprendente e difficile da descrivere, da non mancare assolutamente.

Successivamente, nei pressi di Srirangapatna, visitiamo la residenza estiva del sultano, interessante per gli interni riccamente affrescati. Ci fermiamo ancora presso un altro tempio, il Ranganathaswami Temple, vicino al quale si stanno svolgendo, in una specie di palazzetto dello sport, ben 110 matrimoni contemporaneamente! C’è una quantità di gente incredibile, l’insolita cerimonia di massa ci attrae e ci addentriamo tra la folla incuriositi, suscitando a nostra volta la curiosità dei presenti, visto che siamo gli unici occidentali.

Finalmente arriviamo a Mysore, una bella città storica, più ordinata e tranquilla rispetto alle altre viste finora. Si impone subito la scelta tra gli attigui Crystal Paark Inn e il Sandesh the Prince Hotel. Il secondo è un mega albergone con piscina, il primo una struttura di medio livello, senza lode né infamia. Grazie all’intercessione del nostro driver e da remoto di qualche manager dell’agenzia, otteniamo una buona tariffa al Crystal Paark, tanto l’accesso alla piscina del Sundesh è sempre possibile a pagamento, ammesso ci resti del tempo dopo aver visitato il meglio di Mysore (questa l’argomentazione di Ramu per convincerci a scegliere il Crystal Paark). Ci riprendiamo dal viaggio, quindi il nostro driver ci scorta a piedi fino al ristorante dell’hotel Park Lane, un piacevole locale con terrazza, frequentato anche da occidentali, che serve birre di vari tipi. Prima di rientrare in hotel, decidiamo di andare a vedere il Palazzo Reale by night, che raggiungiamo salendo in 5, su un tuc-tuc, come piace a noi. Manco a dirlo, il driver è un ragazzo simpatico e fiero della sua bella città Mysore, che ci racconta di alcune attrazioni alternative da visitare, tra cui un ashram che ospita una collezione di decine di pappagalli. Vedremo domani se riusciamo ad infilare questa proposta nell’intenso programma che Ramu ha in serbo per noi.

L’indomani la prima tappa è la visita del mercato floreale ed ortofrutticolo, notevole per la gran quantità di ghirlande di fiori in vendita. Quindi Ramu ci conduce in una pasticceria per assaggiare gli ottimi dolci locali. Successivamente è il turno del Palazzo Reale detto Amba Vilas, simbolo di Mysore, dal XIV secolo residenza dei maharaja della dinastia Wodeyar, ricostruito più volte a causa di incendi, fino all’ultimo restauro di inizio ‘900 in stile indo-saraceno. Visitiamo la parte principale dell’opulenta residenza, in cui si susseguono i grandiosi saloni con colonnati riccamente decorati. Nel giardino del palazzo veniamo avvicinati da decine di ragazzi, probabilmente una classe maschile in gita scolastica, che come sempre desiderano fare selfie con noi (soprattutto con Matilde). Un incredibile assembramento che quasi ci spaventa, nonostante i modi gentili. Insomma, capiamo cosa può voler dire essere una celebrity!

A questo punto andiamo a pranziamo nel ristorante attiguo al Park Lane di ieri sera, molto rinomato visto che per ottenere un tavolo dobbiamo attendere in coda. Quindi ci facciamo condurre da Ramu all’Ashram Ganapati, incuriositi dalla possibilità di vedere i numerosi pappagalli prospettati dal ragazzo del tuc-tuc. L’Ashram è ancora chiuso, quindi decidiamo prima di salire sulla Chamundi Hill, da cui si gode un bel panorama sulla città di Mysore, immersa nel verde. Non abbiamo voglia di visitare anche il Tempio Chamundeshvari, arroccato sulla cima della collina, certi che non potrà essere più bello del Keshava Temple. Girelliamo oziosamente nei pressi del tempio osservando i venditori di misteriosi oggetti sacri, le mucche che vagano e qualche turista nord-europeo, una vera rarità che ormai attrae e incuriosisce anche noi.

Scendiamo dalla collina e ritorniamo all’ashram (Ramu ci spiega cosa pensa degli ashram, istituzioni di dubbia reputazione dove “i ricchi ed i politici mettono al sicuro i propri soldi”… difficile per noi comprendere, ma ci sembra una spiegazione franca ed onesta). Da alcuni giorni Matilde mi ripete che non vuole tornare in Italia, che vorrebbe che il nostro viaggio durasse ancora. Bè, l’idea accarezza anche me, e sarebbe fattibile perché ho ancora una settimana di ferie, se solo si potesse spostare il volo di ritorno senza spendere un capitale. Tutti scendono dal van per visitare l’ashram ed io resto con il driver, chiedendogli di contattare gli uffici di Southview per tentare di organizzare questo improvviso fuori programma. Al che il driver fa un’osservazione che mi rimarrà impressa, che sembra un po’ uno slogan: “In India everything is possible”. Utilizzando il suo cellulare, chiamo Air India per capire il costo dello spostamento del volo (apparentemente fattibile da Chennai per poco meno di 200 euro a testa). A questo punto però non mi è chiaro quali tappe visitare, ma il driver subito mi elenca una serie di luoghi tra cui ricordo Hassan, Hampi e Goa, tutti in Karnataka, e mi assicura che Southview è in grado di trovarmi un driver per l’indomani. Resto appesa alla decisione finale, mi sembra un sogno un tantino incosciente! Prima di deliberare, mi prendo ancora il tempo di effettuare una visita al Lalitha Mahal Palace, superba residenza un tempo dedicata agli ospiti del maharajah, che oggi ospita un albergo: lo visitiamo e scopriamo che, a causa della bassa stagione, le camere costano intorno ai 50-60 euro, a saperlo prima! Risaliti sul van, chiedo ancora al driver il cellulare in prestito per richiamare Air India e chiedere il costo della modifica dei voli, ma con partenza da Goa o Bangalore anziché da Chennai, e apprendo che in realtà il problema è la disponibilità di posti alla stessa tariffa sulla tratta Delhi – Milano Malpensa. Niente da fare, il sogno svanisce!

12-13-14/08: KANCHIPURAM – CHENNAI

Partiamo da Mysore per affrontare lo spostamento più lungo: in 8h abbondanti dovremo raggiungere Kanchipuram, che fu capitale dei regno dei Pallava, a circa 70 km da Chennai. Durante una sosta nei pressi di Bangalore non resistiamo al richiamo della globalizzazione: pranzo da MacDonald! Non servono carne bovina, dimentichiamoci quindi l’hamburger e accontentiamoci di McChicken e Chicken Nuggets.

Arriviamo nel tardo pomeriggio a destinazione, praticamente l’inferno! Non abbiamo mai visto un traffico delirante come questa specie di fiume in piena, un’incredibile orgia indisciplinata di auto, camion, autobus, motorini, tuc-tuc, persone a piedi, in un sottofondo indiavolato di clacson! Ci chiediamo allibiti dove stiano andando tutti. Qui pare essere la normalità, francamente a noi sembra una specie di incubo. I pochi alberghi del centro cittadino per di più sono al completo, siamo nel bel mezzo di un ponte festivo e tutti sono in giro (e ce ne siamo accorti!). Anche l’imperturbabile driver perde la pazienza, ma fortunatamente la riacquista subito per portarci fuori da questo caos, in un albergo poco fuori città con disponibilità di camere, la classica ultima spiaggia, una soluzione tutto sommato dignitosa. Siamo costretti a cenare qui, la proposta della cucina si limita a semplici piatti di chapati o dhosa vegetariani (in fondo il pollo l’abbiamo già gustato da MacDonald!).

La mattina seguente ci alziamo pronti per fare l’ultimo tour di templi, con la tristezza nel cuore, chi più chi meno. Inoltre piove, l’atmosfera è proprio malinconica. In mattinata visitiamo il Kailasanatha Temple, il Vaikunda Perumal e il Kamakshi Amman Temple. Il particolare il primo, il più antico (VIII sec.), ci attrae per le belle sculture a forma di animale. Finito con i templi, è il momento delle sete: Kanchipuram è un rinomato centro di produzione di stoffe e sari di seta. Il nostro driver ci porta a visitare un piccolo centro artigianale con negozio annesso. Bene, finalmente posso farmi abbigliare da un bel sari, sono giorni che voglio provarci! Selgo una stoffa viola a tinta unita bordata d’oro che le commesse cominciano ad avvolgermi intorno alla vita (assicurandone i lembi ad una cintura). Mi faccio fare anche le sette pieghe davanti sulla gonna ed infine mi viene appoggiato sulla spalla l’ultimo tratto della striscia di stoffa lunga ben 6m. Il tutto diventa un bellissimo abito, che a noi occidentali ricorda un po’ un vestito da sera e che incredibilmente non si scompone ai movimenti. E’ una meraviglia, si fa vestire anche Matilde e ci facciamo alcune foto, sentendoci elegantissime, in questo look esotico e così lontano dalle nostre abitudini. Infine acquistiamo un sari di altro colore per farne delle tendine ed una sciarpa tipo pashmina.

Non ci resta che ritornare a Chennai, pranzare nell’ultimo ristorante veramente indiano e cercare l’hotel per l’ultima notte: scegliamo i Radisson Blue nei pressi dell’aeroporto, costoso ma indubbiamente comodo e con piscina. Salutiamo e ringraziamo per tutto il nostro bravo driver, domani non avremo più bisogno di lui, l’hotel dispone del servizio gratuito di navetta verso l’aeroporto. Ci sembra felice di tornare a Madurai, probabilmente per godersi anche lui questi giorni di vacanza.

Il 14 agosto mattina ci richiamo all’aeroporto internazionale di Chennai, io e Matilde siamo veramente affrante di dover lasciare questo paese sorprendente e così tanto coinvolgente. L’unica consolazione è sapere che torneremo presto, perché in India tutto è possibile.

INDICAZIONI PRATICHE

– Servizio auto + driver: agenzia locale caldamente consigliata, costo per 20gg poco più di 1000€ per 5 persone su van da 10 posti. Ha un sito internet che riporta i contatti e-mail, sicuramente il sig. Murali sarà felice di proporre i propri servizi, davvero di alto livello professionale. Non esiterò a ricontattarlo per il nostro prossimo tour.

Volo Air India A/R Malpensa Chennai, costo a persona circa 600€ acquistato online, buon servizio senza intoppi.

Hotel: di media categoria, cercati principalmente su Agoda.com, che mostra tariffe spesso già scontate comprensive di tasse, extra e letto aggiunto, e poi contrattato il prezzo in loco. Quelli citati sono tutti consigliati tranne il Double Tree’s Villas di Munnar e l’albergo di Kanchipuram (non ne ricordo neanche il nome). Prezzi per la doppia in una fascia tra 1.200 e 3000 INR.

Pasti: ristoranti indiani quasi tutti di buon livello, pasto per 5 persone in una fascia tra 650 e 2500 INR

Costo di 20gg per 2 persone comprensivo di tutto: circa 3.000€.



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