Viaggio in India del Nord

Un mese fra i templi, i villaggi e il popolo indiano
Scritto da: mardeimar
viaggio in india del nord
Partenza il: 15/01/2015
Ritorno il: 16/01/2015
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
Al momento della partenza non avevo deciso un itinerario ben definito. L’unico mio particolare desiderio era visitare anche Varanasi (Benares); per tutto il resto ho lasciato decidere al tour operator locale www.dttindia.com a cui mi sono affidato nuovamente, visto che la prima volta (in compagnia della mia con-sorte) mi ero trovato bene. Date le condizioni e la modalità di traffico esistente in India, dopotutto sono soltanto un miliardo e rotti, è importante avere un autista affidabile. Se poi è anche simpatico, una persona con cui facilmente si entra in empatia, allora cosa chiedere di più dalla vita? Un indiano? Ed infatti Ishrar lo è. Sua moglie, l’olandesina Harriethe e il figlio Tariq si occupano dei contatti via Internet con i ben-capitati turisti o viaggiatori in cerca d’avventura o qualsiasi altro sano o strambo desiderio. Sia al mio arrivo che prima di prendere l’aereo del ritorno, ho dimorato un paio di giorni a casa loro in Delhi, dove ho potuto godere della loro magnifica ospitalità. Ishrar è un ottimo cuoco.

L’India, come tutti sanno, è geograficamente un vasto Paese con una popolazione che raggiunge pressapoco un quinto di quella mondiale. Gran parte della vita si svolge per strada, il luogo di incontro delle svariate e numerose relazioni. Oggi combina un’antica, ricca e variegata tradizione con una spinta al rinnovamento grazie allo sviluppo scientifico-tecnologico. Anche nei villaggi più sperduti il cellulare è abbastanza diffuso, funzionalmente commisurato al tenore di vita che tira da quelle parti. Solo nel caso siate deboli di stomaco o amanti sfegatati dell’ordine e della pulizia per le strade, è sconsigliato andare in India; in tutti gli altri casi potete tranquillamente imbarcarvi nell’avventura alla scoperta dei lati multiformi di questo magico Paese. A seconda delle disponibilità pecuniarie e dal tipo di viaggio che si ha intenzione d’intraprendere e vi aspettate di fare, le probabilità che possiate soddisfare i vostri desideri sono molto alte. E’ possibile, ad esempio, limitarsi a visitare antiche rovine, palazzi di fu maharaja, forti, templi e altri luoghi di culto, piccoli e grandi. C’è solo l’imbarazzo della scelta. È soprattutto nei luoghi di forte attrazione turistica che potete eventualmente imbattervi nell’indiano che insiste per vendervi qualcosa e voi non volete comprare nulla. È sufficiente ignorarlo o rispondergli gentilmente con un secco “no!”. Se gli date corda farete sempre più fatica a togliervelo dai piedi. Per chi ha preferenze naturalistiche, l’India offre un’ampia scelta di luoghi quali parchi e riserve.

Il 15 gennaio sono partito, questa volta da solo. Ho prenotato il ritorno per il 16 febbraio, un mese esatto, il tempo che sentivo mi sarebbe occorso per riuscire a calarmi il più possibile nello stile di vita indiano. Ed infatti il trapasso simbolico è avvenuto a metà del viaggio, quando stavo per lasciare il Rajasthan per entrare nel Madhya Pradesh. Da quel momento in poi mi sono sentito a casa mia ed allo stesso tempo ho capito come mai a mio fratello piaceva così tanto andare in India e starci per lungo tempo, se riusciva e poteva. Certo, durante il viaggio mi sono pure imbattuto in qualche screzio o disappunto, ma la quasi totalità dei rapporti ha avuto l’impronta della cordialità e del rispetto reciproco. Quasi nessuno ha problemi a farsi fotografare e anzi non di rado sono loro stessi che ti chiedono di fargli una foto. Nei piccoli paesi la gente che incontri per strada spesso di saluta augurandoti “good morning, sir” e puoi anche trovare chi t’invita a mangiare a casa sua. Povertà, ospitalità e dignità allo stesso tempo.

Nel cuore mi porto la tenerezza e la bravura degli alunni che hanno messo in scena uno spettacolo di canti e danze tradizionali in presenza del corpo insegnante e di alcune autorità politiche presenti: dato che il 26 gennaio, giorno in cui mi trovavo a Sadri nel Rajasthan, in India è la Festa della Repubblica. L’allegria dei ragazzi che mi circondavano, mentre riprendevo l’esibizione, è stata semplicemente contagiosa. Durante il tragitto verso il Madhya Pradesh abbiamo visto un gruppo di uomini nelle vicinanze di una tenda. Così ci siamo fermati per fare una pausa e a prendere il tè che ci offrivano all’interno della tenda. Si è creata un’atmosfera di particolare bellezza e serenità e, alla nostra partenza, ci hanno salutati in un modo che ci onorava particolarmente, mettendosi tutti in fila con il gesto del namasté. E come potrei mai dimenticare, quando ero al villaggio rurale, la visione celestiale della ragazza, racchiusa nel suo colorato sari, che mi porta il chai (bevanda tipica, la si trova ovunque) mentre me ne stavo seduto rilassato sulla branda nel giardino? Bundi, sempre nel Rajasthan, merita di essere vista. Ho pernottato in una vecchia Haveli a ridosso del lago. È qui che l’autista, Ishrar, mi ha convinto ad entrare in un ospedale ayurvedico. Non aveva per nulla l’aria di essere un ospedale se non fosse stato per la scritta che campeggiava all’ingresso. Era piccolo, vecchio e molto modesto ma bello a vedersi. Tre dottori sedevano vicini nel cortile e altri due assistenti si occupavano di compilare le formalità. Mi hanno visitato in modo del tutto informale, utilizzando la semplice osservazione. Sono anni che mi porto in zona nuca un prurito accompagnato da crosta dovuta al continuo grattarmi di cui non riesco a fare a meno. Avevo provato diverse cure, sia della medicina ufficiale che di quella naturale ma senza mai risolvere il problema. Dopo avermi visitato standosene seduti e facendomi semplicemente avvicinare, uno di loro ha compilato la ricetta e con 3-4 euro ho comprato tutte le medicine ayurvediche prescritte nella piccola farmacia proprio di fronte al piccolo ospedale. Dopo una settimana o forse meno mi è sparito prurito e crosta. Son soddisfazioni, lasciatemelo dire.

Un’altra piccola città che mi ha favorevolmente colpito parecchio è Orchha, nel Madhya Pradesh. Situata a ridosso di un meraviglioso fiume, ha templi e un palazzo reale da favola.Ha l’aria di essere stata a suo tempo una tappa della cultura hippy. L’ideale è capitarci quando c’è luna piena dato che per quell’occasione giungono da varie parti un numero di persone/pellegrini maggiore dei suoi stessi abitanti, circa ottomila. È qualcosa che ti rapisce vedere così tanta gente, giungere uno dopo l’altro a piedi, vestita di vari colori, col piccolo fagotto, e riunirsi tutti insieme sulle rive del fiume per lavarsi come atto di purificazione-adorazione. Senti la forza e l’energia del rito collettivo e tenete presente che non credo in alcuna religione e né sono ateo. Il complesso dei templi a Khajuraho non deluderà certo chi voglia tuffarsi nell’antico splendore dell’architettura indù. È un luogo turistico ma talmente grande, pieno di templi e giardini che si ha la possibilità di tenersi lontano dalla folla. Se affittate una bicicletta avrete l’opportunità di visitare templi antichi fuori dalle rotte turistiche, spersi nella campagna nei dintorni di Khajuraho. Ed è sempre qui che ho potuto assistere ad uno spettacolo di luci e danze tradizionali rappresentato da un gruppo laggiù famoso. Semplicemente incantevole. Le uniche due esperienze andate in qualche modo storte, sono state la delusione del safari al parco di Ranthambore (ma può essere che sia stato un giorno sfortunato) e quella ricevuta in un hotel di Varanasi (Benares) a cui ho rimediato il giorno dopo cambiando hotel. Non avevo gradito il tipo di comportamento assunto dal personale della reception. A parte questo, ho sempre trovato ottimo il servizio negli hotel, haveli o guest house in cui ho pernottato e qualche volta mangiato. Mi veniva quasi spontaneo lasciare una discreta mancia al personale di servizio, ultimi nella catena, gli addetti alle pulizie e facchini. In un ristorante dalle parti di Jaipur i gestori tenevano un ragazzo sui vent’anni chiuso nel gabinetto con l’unico scopo di offrire il tovagliolo al cliente per asciugarsi le mani; dopo la mancia mi ha contraccambiato con un sorriso che ne valeva molto di più. Nel caso andiate in India, vi suggerisco caldamente, se ne avete la possibilità, di non essere tirchi e di mettere mano al portafoglio. Mezzo euro o un’euro non incidono più di tanto sul conto totale del viaggio, mentre per loro è una somma che fa già una certa differenza. La musica è altrettanto importante per capire l’anima di un popolo. A me personalmente mi ha coinvolto più di tutte quella Punjabi. È allegra, ritmica, fa venir voglia di ballare e riesce con successo a mescolare passato e futuro, tradizione e rinnovamento. Anche per televisione è possibile sintonizzarsi su canali che trasmettono solo musica e danze, tradizionali o moderne; ne ho visto alcune delle tv locali del Rajasthan da sciogliere il cuore del burbero più incallito tanta era la bravura delle giovani danzatrici. Se vi capita, fatevi pulire le scarpe da qualche addetto lungo le strade di qualche città piccola o grande. Ci sanno fare, vecchi o bambini che siano. Varanasi o Benares che dir si voglia è la città più caotica e sporca tra tutte quelle che ho visitato. Nonostante questo, il suo adagiarsi sul Gange la rende un luogo dalla bellezza indiscutibile. La gita sul barcone vi farà apprezzare in pieno la magia del luogo. È meglio muoversi di mattina presto, giungendo sulla riva del Gange verso le 7 poiché si evita il traffico che vi farebbe perdere un sacco di tempo. Anche di sera, sebbene non ci sia stato, offre parimenti una visione affascinante. Se decidete di viaggiare per l’India in automobile, non abbiate timore di chiedere all’autista in caso di dubbi o curiosità da soddisfare. Nel mio caso, di Ishrar ci si può fidare a tutto tondo: sa dove si mangia bene, sa dove si possono comparare begli oggetti ed è capace di risolvere praticamente qualsiasi imprevisto possa capitare.

Gli ultimi giorni del viaggio li ho trascorsi al villaggio rurale in cui è nato (a 250 km da Delhi), rilassandomi, prendendo il sole e girovagando a piedi o in moto per la campagna circostante. Ho potuto conoscere da vicino la famiglia di suo fratello che non ha mai perso l’occasione d’invitarmi ogni giorno da loro per la colazione, il pranzo e la cena.

Le tappe del viaggio sono state: – Deeg – Bharatpur (Keoladeo National Park) – Abhaneri – Jaipur, la città rosa – Kumbhalgarh Fort – Ranakpur – Udaipur – Chittorgarh – Bundi – Sawai Madhopur (Ranthambore National Park) – Orchha – Khajuraho – Varanasi – Agra – Villaggio rurale (Milak Papri) a 250 km da Delhi.

Per un mese ho speso 2100-2200 euro tra il costo del tour operator ed i vari luoghi di pernottamento. Cibo e sfizi vari sono esclusi dal conto. Concludo dicendo solo: Ciao India, ci rivedremo ancora e ancora.

Autore del reportage (cioè il viaggiatore): Luigi Manograsso



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