Viaggio nel sud dell’India

Due donne (con autista9 alla scoperta di Bangalore, Cochin, Cape Comorin e Pondicherry
Scritto da: giovanna51
viaggio nel sud dell'india
Partenza il: 14/10/2011
Ritorno il: 01/11/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Si parte! Sveglia all’alba, o forse prima, insomma alle 4,30 già in macchina verso l’aeroporto di VR-Villafranca dove ci imbarchiamo su Air-Dolomiti senza problemi. Scalo a Francoforte con diverse ore di anticipo sul volo seguente e quindi girovaghiamo per l’aeroporto; trovate delle magnifiche chaise-longue dove possiamo riposare un po’. Aereo della Lufthansa per Bengaluru un Boeing a due piani. Viaggio di 8 ore e mezza senza problemi, il film è piuttosto deludente ed il cibo è indiano, stiamo già entrando nell’atmosfera dell’India.

15/10/2011

Arrivate in orario e quindi, dato che siamo partite dopo mezzogiorno ora di Francoforte, aggiungendo 3,30 ore di fuso orario, siamo già al 15 ottobre. Lunghe code per far timbrare il visto d’ingresso, poi ad un ufficio cambi per avere qualche rupia (cambiati 100 euro a 62,5) ed infine in coda per il taxi. Molto organizzati per evitare che si prendano taxi abusivi o che l’importo sia eccessivo; l’unico problema è che nessuno sembra conoscere il piccolo albergo Golden Residency prenotato con Expedia. L’Hotel, poi, non risponde al telefono e quindi con un tassista ci avventuriamo con indicazioni un po’ approssimative. Dopo un lungo girovagare e varie fermate per chiedere informazioni, alla fine arriviamo all’hotel: completamente sbarrato con un “portiere di notte!?!” che dorme sull’asfalto e che ci apre una porticina laterale. Scopriamo perché non rispondevano al telefono: dormivano tutti per terra o per le scale; d’altra parte sono le 3 di notte. La stanza è passabile ma mancano gli asciugamani che ci facciamo consegnare il mattino, la decantata “colazione a buffet” si rivela essere un vassoio in camera con una tazza di caffé ed un dolcetto disgustoso. Alle 10 in punto scendiamo e c’è Mani ad attenderci: pettinato, pulito e sorridente con la sua Ambassador bianca e ci offre due scialli di benvenuto. Concordiamo un giro per Bengaluru prima di intraprendere il viaggio: visitiamo il giardino e orto botanico e il Tempio del Toro (Bull Temple), vi sono molti fedeli che fanno abluzioni e portano come offerte fiori e noci di cocco. Bengaluru è caotica! Quindi iniziamo il viaggio verso Mysore. A Mysore cerchiamo a lungo l’albergo Sk Residence che era citato in alcune relazioni. Mani vorrebbe portarci in qualche altro ma noi insistiamo, vogliamo un po’ imporci per paura forse di venire abbindolate. L’albergo si presenta bene all’esterno ma è piuttosto scadente all’interno, ci costa 1000 rupie a notte senza colazione. Mani ci fa capire che ha dei problemi perché quel tipo di albergo così economico non ha un posto riservato agli autisti. Allora gli diciamo che avremo trovato un accordo. In realtà ci rendiamo conto che, anche se gli avevamo esplicitamente chiesto nelle mail se i suoi pasti e pernottamenti erano inclusi o no, lui aveva evitato di risponderci. Andiamo insieme a veder il Palazzo del Governatore dall’esterno, perché è tardi ed è chiuso. Troviamo un po’ di folla perché alle 19 verrà illuminato da migliaia di lampadine in quanto è l’ultimo giorno del festival Dasara in onore della Dea Chamundeshwari. Ci avvicina Julian, un guidatore di tuk-tuk che ci offre di accompagnarci per 50 rupie dall’altro lato del giardino del palazzo dove si può entrare per fotografare. Alle 19 …..magia! uno splendore di luci! Fatte varie foto poi Julian ci riporta al punto di partenza da cui a piedi raggiungiamo il Park Lane Restaurant. Pranzo non eccezionale, luogo frequentato da turisti e piuttosto caro. Quindi a letto.

16/10/2011

Svegliate sul presto andiamo a fare colazione in un negozietto di Sweets. Assaggiati vari dolcetti ed un caffé indiano (col latte quindi) bollente e molto buono. Poi facciamo il nostro primo prelievo ad un ATM ed una passeggiata nel Davaraja Market. Belli i colori e le varietà di frutta e di verdura, impressionante la zona dei macellai con scene cruente con polli morenti, dove per terra corrono rivoli di sangue e i corvi si tuffano per arraffare qualche boccone. Assalite da ragazzini che vogliono venderci scatole di legno e zufoli, alla fine io (Doni) cedo e ne compro uno. Il ragazzo era tanto insistente quanto dolce. Infine torniamo all’hotel per l’appuntamento con Mani. Andiamo per visitare il Palazzo del Governatore ma è un po’ presto e quindi Mani ci porta ad un negozio statale di souvenirs dove io (Doni) compro una sciarpa per la mamma. Il palazzo è opulento, l’entrata costa 200 rupie, si deve lasciare la macchina fotografica all’ingresso e va visitato tutto a piedi scalzi pur non essendo un luogo di culto. Poi si parte alla volta del Mudumalai National Park. Suggestiva la strada che conduce al parco, visti elefanti, cervi pomellati, bufali e bisonti. Stavolta ci affidiamo a Mani per l’alloggio e lui ci conduce in un cottage un po’sperduto ma grazioso. Noleggiamo una Jeep con autista alle 17,30 per vedere gli animali all’imbrunire; non abbiamo visto molto, solo qualche cervo , un orso in fuga sulla strada e un sambar. Facciamo sosta in un luogo molto suggestivo con un piccolo tempio che domina la valle e con delle tracce di cenere e carbone, chiedendo alle guida scopriamo che in quel posto fanno cerimonie con il rito di camminare sui carboni ardenti. Si respira un’aria carica di misticismo. Un passo in là nella comprensione dell’India. Cena nel residence in una terrazza coperta di lamiera, non molto abbondante ma decisamente fatto con amore. Lunga chiacchierata sull’India con Mani. Capiamo un po’ di più.

17/10/2011

Colazione alle 8 con chapati, marmellata e caffé indiano. Faccio ( Gio) molte foto di svariati fiori, uccellini e di un iguana che ha la sua casa nella recinzione e che sale sul paletto per prendere un po’ di sole. Partiti verso Ooty dove arriviamo dopo una lunga e panoramica strada in salita con 36 tornanti, si vedono molte piantagioni di tè e Mani si ferma perché possiamo vedere da vicino le piante. Ooty è un paese di montagna, è un po’ come uno pensa possa essere un paesino nepalese; però ha un bel giardino, retaggio degli Inglesi, con serre ed alberi bellissimi che è visitato da molti gruppi e famigliole indiani anche perché è giorno di festa. Vi sono i banchetti per le elezioni comunali che nel Tamil Nadu si svolgono proprio oggi. Nel giardino abbiamo comprato tè, olio di eucalipto e semi da piantare la prossima primavera. Andiamo alla stazione per comperare i biglietti per il Toy-Train, qui ci aspetta una lunga attesa prima che lo sportello apra ma alla fine riusciamo nell’intento. Molto interessante nella stazione la tabella con tutti le agevolazioni e riduzioni sui prezzi dei biglietti: praticamente tutti hanno diritto a qualche sconto. Il treno è in ritardo e c’è un po’ di confusione al momento di salire, non si capisce bene quali sono i nostri posti, ma alla fine si parte. Treno a cremagliera in discesa è lentissimo: per fare 46 Km da Ooty a Mettupalayam si impiegano 2 ore e mezza! Nello scompartimento assieme a noi c’è una famigliola dell’India centrale con lui molto ciarliero e il bambino vivacissimo e decisamente molto sveglio ed una coppia di belgi molto carini e gentili. Scorci molto belli e veramente suggestivi, si ha veramente l’idea della jungla! Bella la fermata in una stazioncina con l’assalto delle scimmie in cerca di cibo tra cui una che accudiva un piccolo handicappato. Arrivate a Mettupalayam, trovato Mani ad attenderci e raggiunto il bell’Hotel Ems Mayura da lui scelto dove per 1000 rupie abbiamo una bella stanza con vista su una fabbrica abbandonata con colonia di scimmie bellissime nelle loro evoluzioni. Cena in Hotel con birra che Mani beve di nascosto in quanto, essendo giorno di elezioni, è proibito agli indiani bere alcolici. Cinque minuti di Bollywood alla tele e poi si dorme.

18/10/2011

Colazione in Hotel poi a zonzo in città, comprati banane e chapati caldi, un fioraio ci dona due pezzi di collane di fiori di gelsomino e 2 rose: profumatissimi! Prelevato al bancomat, assistite dal guardiano dell’ATM; alle 9, pagato l’hotel si parte verso Fort Cochin. Il viaggio è piuttosto lungo e ci fermiamo lungo la strada per pranzare; Mani prende pesce, noi “egg biryani”. Per strada telefoniamo a Thomas (medico amico di un’amica di Doni) che parla italiano e che ci ospiterà per la notte. Abbiamo qualche apprensione per come verrà accolto Mani. A Cochi riusciamo a trovare la sua abitazione con qualche difficoltà e portiamo qualche dolce acquistato in una pasticceria in città. Thomas ci accoglie con calore e ci racconta di aver studiato medicina a Padova e si diverte a raccontare molti aneddoti della sua giovinezza a Padova e a Venezia. È cattolico molto credente ed attualmente è impegnato ad organizzare la mensa dell’ospedale di Aleppey perché in India la sanità è gratuita ma non è previsto fornire cibo agli ammalati. Così Thomas è molto indaffarato nel cercare di ottenere offerte e donazioni per poter portare avanti questo servizio volontario che è indispensabile per molti ricoverati. Arriva la moglie, piuttosto freddino, che fa la ginecologa in ospedale. Con Mani andiamo a fare un giretto per Cochi prima di cena. Cena a base di pesce (ma dov’è finito Mani?): pasta con gamberetti e pesce più una specie di frittatina a base di farina di riso e lenticchie lievitata + tapioca. Buona soltanto la pasta. Caffè con grappa! Prima di andare a dormire Thomas ci mostra il book delle foto del recente matrimonio della figlia; matrimonio con 1100 invitati e ci dice che è stato difficile combinare il matrimonio per la figlia perché questa, somigliando a lui, è piuttosto grassa. Non importa il fatto che la figlia sia ingegnere informatico e lavori presso una grossa industria, la dote, forse perché la figlia non è una bellezza, è stata un vero salasso. Nonostante ciò ci dice che per noi occidentali il matrimonio è la tomba dell’amore, mentre in India prima ci si sposa e poi ci si innamora. Barzellette sui preti, birra e grappa mescolati a matrimoni combinati e a differenze di casta. Nessun giudizio, così è. La casa è piuttosto trascurata e la nostra camera è un forno ma accendiamo subito il condizionatore.

19/10/2011

Al mattino andiamo ad esplorare la terrazza e poi scendiamo a colazione. Io (Doni) ho mal di pancia e diarrea quindi non tocco quasi cibo; il pesce mangiato per dovere di ospitalità da una vegetariana è stato proprio fatale. Colazione con la solita frittatina più una brodaglia acida con cocco e foglie aromatiche: no buono. Salutiamo Thomas e signora e decidiamo di partire per Periyar perché Mani preferisce andare prima a Periyar e poi ad Aleppey e non viceversa. Noi lo accontentiamo visto che il guidatore e conoscitore dei luoghi è lui. Facciamo un giretto per Cochi: visitiamo la casa olandese con dei Murales bellissimi, le reti cinesi dei pescatori al porto, purtroppo la sinagoga è chiusa per una festività ebraica e facciamo qualche spesa nei negozietti, compreso due modellini di Ambassador bianche, un ricordo. Pranziamo in centro all’Art Cafè consigliatoci dai turisti belgi conosciuti in treno, locate per turisti. La strada per Peryiar è molto lunga ma molto bella: prima belle case tra boschi di caucciù, poi giungla vera e propria con cascate, quindi piantagioni di tè bellissime ed infine il lago e la giungla. A metà strada ci becchiamo una pioggia micidiale (il monsone) che ci accompagnerà fino alla meta. Ci fermiamo per strada a bere un caffé perché Mani è molto stanco (i caffé vantano tutti la toilette con vista sulla vallata) e mangiamo delle ottime banane fritte. Salendo la strada diventa sempre più brutta, dissestata con buche enormi, Mani è stanco e guida un po’ nervosamente. Alla fine arriviamo a Kumili. L’alloggio è una guest house che Mani conosce: stanza molto grande con televisore, un bel bagno ed una terrazza con vista sul lago che è un po’ una giungla. Cena al Bamboo Restaurant vicino all’alloggio, cibo buono, io (Gio) ho apprezzato un delizioso pollo allo zenzero. Sosta ad un internet cafè ed a nanna. Prima però Terminator 3 in inglese alla tele.

20/10/2011

Al mattino sveglia alle 5,30 con crampi allo stomaco (Gio) e pronte in fretta per metterci in coda per i biglietti d’ingresso al parco. Nella strada che conduce al cancello c’è una lunga coda di auto e pullman. Fatto il biglietto, in macchina con Mani entriamo nel parco ma dopo 1 chilometro circa dobbiamo lasciare la macchina e proseguire a piedi in compagnia/competizione con una lunga teoria di turisti indiani. Dopo un lungo percorso raggiungiamo la…coda per prendere il biglietto per il giro in battello! Coda lunghissima ed immobile ma tutti aspettano con rassegnazione decisi a non rovinarsi la gita. Alle 8 i biglietti per il giro delle 7,30 sono finiti, così restiamo in coda per quella delle 10. Ancora attesa. Infine, preso il biglietto, salutiamo Mani che ci aveva fatto compagnia e aspettiamo l’ora della partenza in compagnia delle scimmie. Alcune si tuffano e nuotano sott’acqua in un piccolo stagno! Prima di imbarcarci dobbiamo passare da un terzo sportello per pagare per le macchie fotografiche! Sul battello i posti sono numerati e corrispondono ai numeri del biglietto; ovviamente i nostri sono in una posizione infelice, comunque, bardati di tutto punto con enormi giubbotti salvagente, coscienziosamente allacciati dal personale di bordo, finalmente si salpa. Dopo un’ora il rientro. Di animali neanche l’ombra. Torniamo alla nostra stanza perché io (Gio) non sto per nulla bene e mi devo sdraiare per un’oretta. Poi mi faccio coraggio e ci avviamo a visitare la piantagione di spezie. Il ragazzo che ci fa da guida ci illustra con cura le varie piante, le loro proprietà e lavorazioni. Pepe, coriandolo, cardamomo, caffé, cannella, vaniglia, 4 in uno e molte altre. Ci spiega anche come fanno ad estrarre ed a produrre la gomma. E per finire giro su un elefante con relativa foto ricordo. Si va a prenotare un massaggio ayurvedico, ma poi io (Gio), tornata in camera, ho brividi e febbre alta e rimango a letto senza cenare. Io (Doni) invece mi faccio un Uzhichil, massaggio fantastico, una bella dose di coccole. Oggi hanno ucciso Gheddafi.

21/10/2011

Nebbia sulla palude, gli uccelli cominciano la loro musica. Una settimana di viaggio, un tempo breve a Verona, un tempo lungo in India. Partenza dopo una colazione a base di pancake e lassi al solito ristorante. Per strada ci fermiamo a visitare una piantagione di tè (Connemare Tea Factory) con una guida non molto presente che ci ripete le cose tre volte. Bello l’incontro con le raccoglitrici (tra tutte Mina molto sveglia e vivace) e bella la fabbrica ancora con i macchinari e la struttura del primo Novecento ancora intatti e molto interessante il ciclo per la produzione di polvere di tè. Quindi in macchina fino a Kottayam dove, dopo un buon pranzo, prendiamo il battello pubblico per Aleppey, un viaggio di 3 ore per 11 Rps. Prima di partire io (Doni) avevo letto “ Il dio delle piccole cose” di Arundaty Roy. Parlava di questi posti, di queste persone. Mi sembra di vedere le piccole cose. Passiamo attraverso le Backwaters, che sono un paesaggio a sé, le molte case sparse ci fanno pensare a quanti modi ci sono per vivere. Dapprima si passa in canali stretti con case abitate parte per parte, poi via via i canali si allargano ed il battello fa soste per imbarcare e sbarcare persone, anche gli scolari e le maestre che tornano a casa. Alcune fermate sono case isolatissime e ci domandiamo come dev’essere vivere così circondati dall’acqua e da niente altro. Alla fine sbuchiamo in una grande distesa d’acqua con barchette di pescatori e ninfee. Dopo 3 ore raggiungiamo Aleppey dove Mani ci recupera e ci porta a Mararikulam Beach alla Homestay che aveva prenotato il giorno prima. E’ proprio sulla spiaggia e solo una striscia di sabbia e palme ci separa dal mare. Ci accolgono Austin, la moglie Jasmine e due deliziosi figlioletti; la cena è pronta e ceniamo sulla veranda, fa un caldo molto umido e appiccicoso, poi scoppia il temporale. Dopo una doccia si va a dormire.

22/10/2011

Risveglio e lunga passeggiata sulla spiaggia, un boulevard di alberi di cocco. Qui c’è anche la manifattura dei tappeti di cocco, ma oggi è sabato e non riusciamo a vederla. Pescatori che tolgono i pesci dalle reti, cani che guardano. Pesci piccoli, barche piccole. I pescatori sono a capannelli di 3-4, in alcuni c’è una donna. Poi colazione al bungalow. Austin e Jasmine hanno due bei bimbi: Anne Mariya e Brian, molto vispi e vivaci. Dopo molte esitazioni ci decidiamo e facciamo il bagno nel golfo Arabico, l’acqua è caldissima ma la risacca molto violenta. Dopo una prima idea di proseguire il viaggio decidiamo di fermarci un altro giorno su quella spiaggia bella e tranquillissima. Austin non ci può ospitare e ci trasferisce da Dominic, un suo amico, in un bungalow molto più caratteristico e grazioso. Una nuova casa, ma in stile keralese. Le pareti esterne sono rivestite di bambolo, i mobili sono di teak. Pranziamo da Austin e poi torniamo al nostro bungalow per una siesta. Nuovo bagno nel mare ma, un’onda troppo violenta ci sbatte sulla spiaggia ed io(Gio) ne esco malconcia con un ginocchio completamente sbucciato. Austin, vista la ferita, insiste per portarmi dal medico: piccolo ambulatorio con divisori fatti da tende. Il medico, molto gentile, mi ordina antibiotico orale e vorrebbe a tutti i costi farmi l’antitetanica e fatico non poco a convincerlo che con le vaccinazioni sono a posto. Cena da Austin, con la piccola Anne Mariya che ci fa compagnia e ci mostra le mosse della danza tradizionale che sta imparando con un maestro.

23/10/2011

Risveglio e subito in spiaggia:è domenica, niente pescatori ma solo qualche famigliola in gita e qualche ragazzo che fa jogging. Un fagiano attraversa a piedi il nostro giardinetto. Colazione con pane e miele a casa di Dominic con lettura di giornali locali, infine saluti, bagagli e partenza. Si scende verso sud, Mani telefona al Somatheram resort, ma, pur avendo una stanza libera, decidiamo di non andare perché ci sembra troppo cara (7000 rps + tasse). Per strada incontriamo una grossa manifestazione comunista con moltissime bandiere rosse e molte donne, spettacolo a cui non siamo più abituate. Ci fermiamo a visitare il krishnapuram palace: edificio molto bello e ben tenuto del 1700, tutto in legno. Passiamo quindi per Trivandrum capitale del Kerala: bei palazzi nuovi , visitiamo il Sri Padmanabhaswamy Temple, apparentemente tutto d’oro, solo dall’esterno perché riservato agli indù. In uno dei negozietti vicino al tempio acquisto (Gio) un Dhoti doppio, bianco e oro. Ripartiamo quindi per Kovalam, ci affacciamo su una piccola spiaggia ed infine troviamo alloggio in un hotel con piscina e vista sul mare. Doccia, aperitivo e internet con la connessione difficoltosa ed a pagamento dell’hotel. Cena in un ristorantino sul lungomare: riso al limone, involtini primavera, melanzane, spaghetti cinese, birra. Per strada ci offrono vari tipi di droghe.

Qualcosa di cucina Dhosa: crepes dolci o salate Birijani: riso con verdure o carne Puchan: sfogliatine fritta Thali: riso servito con salse e verdure in un piatto di acciaio Roll: involtino di pasta fillo farcito Lassi: bevanda simile a un frullato di yogurt , dolce o salata Indian Coffee: caffè e latte Masala: miscela speziata che accompagna la cottura dei cibi, sia salati che dolci Dhal: zuppa di lenticchie

24/10/2011

Risveglio dopo una notte un po’ problematica a causa delle ginocchia (Gio). Ci vestiamo senza lavarci per scendere a vedere i pescatori sulla spiaggia che tirano a riva le reti. Spettacolo molto bello ed affascinante: due squadre di pescatori tirano i due capi di una lunghissima fune ai due lati della spiaggia, tirano dandosi un ritmo cantando una canzone; dopo quasi un’ora le due squadre si avvicinano perché si inizia a vedere la rete tesa nella baia. Alcuni di loro si immergono nell’acqua per spaventare i pesci e farli finire nella rete. Alla fine il bottino è piuttosto magro, due cassette di pesciolini per più di venti pescatori! Poi colazione sulla terrazza dell’hotel con scrambled eggs e toast. Recuperiamo Mani e partiamo alla volta di Cape Comorin. Lungo la strada Mani si ferma per mangiare qualcosa e noi, che non abbiamo fame perché siamo state anche a berci due succhi di frutta alla German Backery, andiamo a visitare un forte; purtroppo è chiuso perché è lunedì. Per strada ci fermiamo per bere il latte di cocco (loro lo chiamano “acqua di cocco”) e la polpa tenera del cocco. A Cape Comorin prendiamo alloggio in un bell’albergo, il Sea View contrattando sul prezzo. Dopo una rinfrescatina Mani ci accompagna al mare per visitare il monumento a Gandhi. Costruzione molto particolare di color rosa confetto, piuttosto suggestiva e con una bella vista. Molti gli indiani in visita. Poi, come di prammatica, ci rechiamo al gate per vedere il tramonto del sole nel punto più a sud dell’India. Centinaia di persone, scolaresche che si immergono nel mare con addosso la divisa, indiani che meditano, accattoni che insistono nel chiedere offerte ed una sordo-muta che vende forcine. Il cielo è un po’ nuvoloso ma il tramonto è comunque suggestivo. Torniamo all’hotel per la cena, inizia a piovere. Affacciata (Doni) alla finestra della camera del Sea View Hotel, piove a dirotto. Le luci del Vivakananda Memorial si sono spente. E’ un luogo di forte intensità. Qui tre mari, il Golfo del Bengala, l’Oceano Indiano e il Mar Arabico. Qui tre religioni, Hindu, Cattolica, Musulmana. Qui le ceneri di Gandhi sparse nel mare. E tutto questo si sente. Mani dorme in macchina, come ieri sera. Domani dormirà per terra nel suo ufficio a Madurai. Ma non si lamenta.

25/10/2011

Sveglia alle 5,30 per vedere il sorgere del sole. E’ nuvoloso ma sul molo ci sono centinaia di persone, quasi tutte indiani. Dopo l’alba gironzoliamo un po’ e poi torniamo all’hotel per la colazione e la partenza per Madurai. Lungo la strada che porta a Madurai si vedono centinaia di pale eoliche e si costeggiano belle montagne. Entrando a Madurai troviamo una confusione incredibile per il Dipavali, la festa religiosa più importante del Tamil Nadu. Mani ci porta all’hotel Supreme, vecchiotto e non molto pulito. Usciamo quasi subito per pranzare in un ristorante vegetariano non lontano dall’hotel e per vedere il Museo di Gandhi, molto bello. Poi il palazzo del rajà ed il tempio. Ci fa da guida un amico di Mani, infatti questa è la città in cui vive Mani. Il palazzo è decisamente imponente e massiccio, ma il tempio è veramente incredibile. Dal Palazzo al Tempio monto (Doni) sulla moto della guida. Passa nelle vie pedonali, sfiora macchine e passanti, fa scorciatoie impossibili. Io scatto foto. Il tempio è costituito da 5 Gopuram giganteschi tutti carichi di personaggi coloratissimi e collegati tra loro da corridoi e stanze. Ogni 12 anni li ridipingono. Leggermente diverso da noi il concetto di conservazione.. Chi ha ragione? Odore di preghiera ovunque. Poi veniamo accompagnate in un negozio statale dalla cui terrazza si gode una bellissima vista del tempio. Resistiamo alle insistenze dei venditori ma poi, in una piccola sartoria (per turisti?!) Doni cede e si compra un punjab. Io (Gio) sono molto provata: la gamba sana ha i crampi per lo sforzo di supplire a quella ferita, vorrei restare in hotel ma Mani insiste per portarci dai suoi amici a cena. Gli amici abitano fuori Madurai e per strada ci fermiamo a comprare dei dolci da portare come omaggio. Si tratta di una famigliola con due figli, un maschio ed una femmina; la casa in cui abitano è nuova e ricca di marmi perché il marito lavora nel settore, ma, a parte i marmi, è quasi tutta incompleta. Ceniamo sul terrazzo, io e Doni da sole perché i nostri ospiti vano e vengono; i ragazzi hanno già cenato, la mamma non cena ed il marito è andato in paese a comprare il montone. La cena è molto buona, servita su foglie di banano. Sono molto gentili e sono felici di averci con loro. Siamo noi ad essere felici. 26/10/2011 Partiti al mattino di buonora ci fermiamo a vedere il mercato dei fiori: coloratissimo e brulicante di persone intente a scegliere, intrecciare, pesare e vendere fiori recisi da utilizzare come offerte votive o per adornare i capelli delle donne. Lungo la strada Mani, avendo osservato la mia (Gio) passione per i volatili, ci conduce in una riserva con una miriade di uccelli di varie specie. Si notano colonie di cicogne, aironi e molti altri. Risaie con donne al lavoro. Arriviamo a Chettinad, dove alloggiamo in una mansion di 126 stanze di cui 12 adibite ad albergo. Molto bella e molto decadente, sarebbe necessaria una ristrutturazione di fondo. Il paese è costellato di enormi ville abbandonate ed in rovina, solo un paio sono stare ristrutturate ed ostentano colori da torte al pistacchio. Questo è il paese dei “Chettiar una società di mercanti dalla storia piena di splendori ma senza lieto fine….. Come i Chettiar siano finiti nel cuore aridodel Tamil Nadu e da dove venissero non è chiaro a nessuno. Forse dal nord dell’India, forse anche dall’Assam, o forse dal mare. Fatto sta che arrivarono duecento anni fa in questa landa desolata….Chiesero al locale sovrano di trasferirsi in quest’area dove nessuno voleva vivere e questi fu ben lieto di acconsentire a una tanto assurda richiesta. Peraltro chi avrebbe osato negare qualcosa alla più potente casta di banchieri dell’India? I Chettiar arrivarono, costruirono le loro prime residenze, sistemarono famiglie e interessi e poi ripartirono per i loro affari in giro per il mondo. In pochi anni si contavano possedimenti in Malaysia, Birmania, Indonesia e in tutto il subcontinente… Nel Chettinad, come la regione venne da allora denominata, le mogli svolgevano il ruolo di amministratrici del patrimonio. Le case divennero mansion signorili. Materiali da costruzione e arredamenti preziosi arrivarono da tutto il globo: tek birmano, ceramiche cinesi, cristalli tedeschi, Marmi italiani, graniti del Rajasthan… L’arrivo della ferrovia costruita dagli inglesi confermò la fama di regione splendida, dalla cucina raffinata, quasi al centro del mondo. All’inizio del ‘900 la casta raggiunse il massimo splendore sociale ed economico… l’inizio della fine fu determinato dall’indipendenza indiana… Molte famiglie si trasferirono a Madras (oggi Chennai), a Cochin, in California. Dietro rimasero solo i meno fortunati e le dimore che adesso appaiono come cattedrali nel deserto… le case non sono case: sono palazzi usciti dalla leggenda, corrosi dal tempo e dai monsoni, depredati da mani insensibili o bisognose… Oggi nelle case vivono delle famiglie di guardiani sottopagati che usano i palazzi come fossero modeste baracche. Le vecchie pitture sulle pareti spesso sono per loro una sorta di sporcizia e la nascondono con una mano di calce. Le statue di terracotta, quelle che non possono essere asportate e vendute, usate come stendipanni. I saloni di proprietà comune della famiglia sono tenuti chiusi e usati solo per celebrare feste e matrimoni, mentre le parcelle private cadono a pezzi. Eppure tutto questo aumenta il fascino decadente agli occhi del visitatore… Ai turisti viene fatto visitare il “palazzo” del Raja a Kanadukathan, il villaggio che viene oggi chiamato Chettinad, come la regione. In realtà il proprietario, Annamali Chettyar, ricevette il titolo puramente onorifico dagli inglesi per aver fondato l’Indian Bank e aver agevolato i loro commerci e ha come merito di essere il solo ad aver conservato e aperto la sua dimora ai visitatori. In effetti il candore e la policromia dell’edificio spiccano sull’omogeneità ocra spalmata come un velo sui villaggi. Si potrà sorridere dell’accozzaglia di colori e oggetti che adornano i cortili, delle colonne verde pastello, degli arabeschi troppo elaborati, ma questa era la pomposa voglia di ostentazione che per un secolo aveva reso magnificente una landa desolata”. Pranziamo in uno dei due ristoranti il Chettinadu Court, il pranzo è buono ma non abbondante. Al pomeriggio ci concediamo un massaggio nella zona della piscina che è staccata dall’albergo, la massaggiatrice è una ragazza ventenne che lavora temporaneamente nell’hotel ma è originaria di Mararikulam Beach; il massaggio scelto consiste in una poltiglia di vari legni odorosi e rossi con cui il corpo viene massaggiato, il tutto su un magnifico tavolone di legno. Finito il massaggio dobbiamo passare in un altro stanzino per darci una sciacquata, ma la pelle rimane di un bel colore mattone caldo. Cena nello stesso ristorante del mattino a base di noodles, molto buoni ma purtroppo ancora troppo pochi. Succo di mango e rum sedute nel patio al Primo Piano, quindi a dormire.

27/10/2011

Dopo una buona dormita, colazione e visita della Mansion. Arriva il proprietario e ci parla della sua vita. Si è risposato con sua moglie a 60 anni per sancire la terza parte della sua vita: 30 anni per studiare, 30 anni per lavorare, poi non preoccuparsi più di nulla. Mi parla dell’assenza di dualità nella sua religione, né bianco né nero, né giorno né notte, né male né bene. Partenza da Chettinad verso TANJORE. Cerchiamo la fabbrica di tiles ( piastrelle di ceramica) ma oggi è ancora festa. Per la strada ci fermiamo a visitare Ileiangudi una specie di tempio costituito da un lungo viale tra i cespugli contornato da centinaia di cavalli di terracotta colorata. Siti simili si trovano in molti villaggi e il loro scopo era di portare fortuna. È molto suggestivo, peccato che le sculture in terracotta, esposte alle intemperie, siano in gran parte rovinate. Chiediamo a Mani il significato delle righe orizzontali sulla fronte: white= good luck; red=good health. Arrivati a Tanjore visitiamo il palazzo con musei di bronzetti con due alte torri. Quindi ci rechiamo a vedere il tempio. Decisamente bello, in pietra e granito, nessun colore, molto grande e con un grande numero di visitatori quasi interamente indiani. Un gruppo di ragazzine ci circonda e ci chiede una foto. Finché ci aspettava Mani ha cambiato il filo del freno della Ambassador. Quindi in hotel, il Temple Tower Star Residence; riusciamo ad ottenere lo sconto da 3000 a 2000 rupie! Cena molto buona al ristorante dell’hotel purtroppo con aria condizionata polare.

28/10/2011

Acquistiamo qualche regalo e poi partenza da Tanjore. Darasuram e visita al tempio Airavatesvara, o tempio dell’elefante bianco, uno dei più belli del viaggio. Quindi passati per Kumbakonam con sosta per vedere la grande fontana per le abluzioni e pranzo in un bel ristorante con piscina e spa ma troppo caro come hotel. Quindi di nuovo in viaggi, attraversamento del fiume Kaveri con un guado perché il ponte era chiuso, forse per la tante piogge. L’attraversamento è piuttosto sconnesso e poco dopo aver raggiunto la strada normale la Ambassador si ferma, Mani cerca di evitarci ogni disagio: troviamo un tuktuk che ci porta al tempio di Gangaikondacholapuram, secondo noi il più bello del viaggio. La macchina aveva un problema alla frizione ed io (Gio), dopo la visita del tempio, raggiungo un negozio in moto con un amico di Mani, mentre Doni rimane con lui alla ricerca di un meccanico. Il negozio è un negozio di souvenirs gestito da un ragazzo musulmano gentilissimo. Espone pezzi molto interessanti ma non sono forzata ad acquistare; durante l’attesa e svariati tè conversiamo piacevolmente sulle usanze matrimoniali indo-musulmane; lui ha un fratello in Italia sposato con un’italiana convertita all’islam ed anche questo è argomento di conversazione. Alla fine, aggiustata l’ambassador partiamo verso Chindambaram e prendiamo una stanza all’hotel Sarahram pieno di congressisti. Cena a base di funghi, bella stanza, pioggia. Mani dorme in macchina.

29/10/2011

Visita del tempio di Chindabaram dedicato a Nataraja, Shiva Danzante, notevole come tempio ma soprattutto molto interessante come luogo di culto: vi risiedono 361 sacerdoti che per tradizione appartengono alla casta dei Dikshitars e che qui prestano servizio per diritto ereditario. La leggenda narra che arrivarono qui con Nataraja in persona, motivo per cui considerano il dio parte del loro stesso clan e ci furono tempi in cui arrivarono ad essere in 3000 a turnarsi tra le sue mura; oggi esistono circa 361 famiglie di Dikshitars a Chidambaram, per i membri maschili delle quali l’occupazione primaria è ancora il servizio sacerdotale al tempio. Il pellegrinaggio dei fedeli e il susseguirsi di cerimonie religiose è impressionante. Compro (Doni) due fiori di loto, rosso e bianco. Un pensiero alle mie figlie. Finita la visita al tempio, partenza per Pondicherry, prima di arrivarci ci fermiamo per la visita di Auroville. Lunga passeggiata nel parco dell’Unita’ fino alla terrazza panoramica da cui si osserva il simbolo di Auroville: Il Matrimandir, che rappresenta la Madre universale o la Consapevolezza Divina. Impressionante l’estensione dell’albero del banyan. Quindi pranzo in uno dei ristoranti e acquisti nei negozietti che vendono le loro produzioni artigianali (molto belle ed originali) e i loro libri. Partenza per Pondicherry dove, dopo un po’ di ricerche troviamo la guest-house che ci era stata raccomandata da alcune relazioni: il Kailash guest House. Molte scale per raggiungere la stanza, pulita e piuttosto spartana ma carina. Offriamo una stanza anche a Mani che ci sembra un po’ in difficoltà. Cena in un ristorantino su una terrazza frequentato da ragazzini del luogo, chiaramente appartenenti ai discendenti dei coloni francesi. Pondy è una città divisa in due parti dal canale, metà francese e metà indiana, metà pulita e metà sporca, metà silenziosa e metà viva. 30/10/2011 Con i bagagli in auto andiamo a fare colazione con croissant e caffé nel bar/pasticceria/panificio Bakery Street in Bussi road: dopo tanti giorni abbiamo proprio voglia di una colazione all’occidentale e quello è il posto giusto. Visita all’Ashram di Sri Aurobindo, comprati libri ed altre pubblicazioni; quindi visita al mercato, molto colorato e vasto. Quindi, dopo aver acquistato dei sandwich, partenza per Mallapuram. Mani ci conduce all’hotel Mahabs, bella la stanza e dotato di una grande piscina all’aperto. Ne approfittiamo per un bel bagno. Andiamo a visitare i templi che sono tutti scavati da grossi monoliti, impressionante la discesa del Gange, un enorme bassorilievo all’aperto che rappresenta la discesa della dea Ganga sulla terra. Un sistema di cisterne pare rendesse possibile lo scorrere dell’acqua nella fenditura centrale del rilievo. Il bassorilievo viene detto anche ha anche altre interpretazioni. Bellissime le scene di vita agreste all’interno del tempio. Impressionante la Krishna Butter Ball e la quantità di persone in visita.

31/10/2011

Dopo la colazione abbondante e con ampia scelta, andiamo a visitare i templi sulla spiaggia “Shore Temple”, il tempo minaccia pioggia e non ci attardiamo. Andiamo a raggiungere altri tempietti i Pancha Rathas (i cinque carri) costituti da grandi rocce scolpite in un’altra zona della costa: si tratta di piccoli templi e di un elefante, un leone ed un toro. Quindi, tra un acquazzone e l’altro, torniamo alle rocce ed ai templi che avevamo visitato il primo giorno. Poi acquisti e cena nella via dei negozi di Mallapuram. Problemi con l’impianto elettrico della stanza: se si spegne il ventilatore si accendono le luci, poi improvvisamente il ventilatore parte all’impazzata e così via. Stacchiamo la corrente ed andiamo a dormire.

1/11/2011

Dopo la colazione partenza frettolosa perché la pioggia sembra imminente. Per strada ci fermiamo a visitare un tempio semisommerso dall’acqua con enormi maschere di tigri ad incorniciare l’ingresso, si tratta della Tiger Cave. Inizia a piovere e nonostante l’ombrello ci bagniamo fino al midollo. In macchina ci dirigiamo verso Chennai meta finale del nostro viaggio, per la strada ci fermiamo a Cholamandal Artists Village: un villaggio/comunità di artisti che conta ha oltre 20 pittori e scultori residenti che uniscono le loro competenze,inoltre vi è una cooperativa di artigianato che gestisce il villaggio. La comunità si autosostiene con la vendita di opere prodotte dagli artisti/artigiani. Noi acquistiamo alcuni ciondoli veramente originali. Arriviamo a Chennai sotto la pioggia e ci rechiamo allo Spencer Plaza sperando di trovare il preannunciato “iPad” indiano in vendita. Restiamo molto deluse dal centro commerciale che sicuramente ha conosciuto tempi migliori: le scale mobili sono rotte, i negozi sono in parte chiusi per cessata attività e quelli rimasti sono di scarsa qualità. In ogni modo da una telefonata ad un amico di Mani veniamo a sapere che l’Ipad sarà in vendita per Natale e quindi rinunciamo. Andiamo a pranzo in un ristorante vegetariano dove l’aria condizionata è tenuta ad una temperatura pazzesca, finito il pranzo facciamo una sosta nella pasticceria adiacente. Quindi, per far arrivare l’ora del nostro volo per Bangalore ci rechiamo a visitare il parco della Societa’ Teosofica. Giardino meraviglioso, Banyan stupefacenti, natura infinita, vecchi edifici bellissimi in decadenza. Molto impressionanti le piante e la quantità di uccelli; anche qui un enorme Banyan Tree. Infine siamo all’aeroporto, salutiamo Mani con un certo rammarico ed inizia il nostro viaggio di ritorno. Un buon viaggio, una buona prova. Tanta gentilezza e tanti sorrisi, anche i nostri. Ciao India, sei bella.

Piccola considerazione finale (Giovanna e Doni): abbiamo fatto parecchi viaggi con le famiglie o con Avventure nel mondo, e soltanto questo con un’amica; questo viaggio è stato il più rilassante, meno costoso e meno faticoso tra tutti, anche grazie alla professionalità, cortesia, correttezza ed alle attenzioni di Mani. A proposito, Mani l’abbiamo scoperto grazie a “Turisti per caso”, lavora in proprio, parla un inglese discreto; ci siamo fidate ed abbiamo fatto bene. Lo consiglio vivamente.

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