Schegge di vita in India

Per Luca e Aga massaggi ayurvedici e cerimonie di purificazione
LucAga, 23 Lug 2010
schegge di vita in india

SYRENKA

Ad Udaipur, città non troppo chiassosa e frenetica ma, nello stesso tempo, in grado di offrire molte occasioni di svago, siamo riusciti a guardare la nostra prima partita del Mondiale in Sud Africa, insieme ad un gruppo di backpakers conosciuti per caso nelle strade della cittadina. A metà tempo ne ho approfittato per fare un giro nel locale ed una cosa in particolare ha subito catturato la mia attenzione: su un muro c’era il disegno di una sirena. Era la prima volta in India che ne vedevo una riproduzione, mentre è consuetudine trovare disegni di carattere religioso pressoché ovunque ed ognuno cela sempre una storia molto particolare ed avvincente. Ho pensato, quindi, di chiedere al proprietario del locale che significato avesse la sirena nella loro cultura. La storia che mi ha raccontato Hussein è veramente interessante, anche se esula completamente dalla tradizione indiana: 10 anni fa, quando era ancora studente a Londra, presso una facoltà di letteratura inglese, ha conosciuto una ragazza polacca di nome Kasia. Il feeling tra di loro era assolutamente unico, era una relazione tra due anime gemelle ed entrambe si esprimevano attraverso l’arte, poesia e pittura in particolare. La vita ha separato le loro strade: lui ha aperto un alberghetto con ristorante qui in India, mentre lei lavora come avvocato a Londra e, ormai, non si sentono da anni. Hussein è ancora profondamente innamorato di Kasia, pensa a lei ogni giorno e trova in questo amore l’ispirazione per tutte le sue opere d’arte. Abbiamo chiacchierato a lungo e mi ha fatto leggere alcune bellissime poesie scritte per lei e mostrato diversi disegni. Per questa ragione ha dipinto sul muro del suo ristorante la sirena, simbolo di Varsavia, città natale di Kasia, il cui viso ritrae le fattezze della ragazza, vestita con il sari, abito tradizionale indiano; intelligente connubio di entrambe le culture, sintesi di una bellissima e sofferta storia d’amore.

KARMA E SANGUE FREDDO

Puskar, piccola città in Rajastan, è una città santa dove tutte le attività degli abitanti sono in qualche modo correlate alla religione. Vi sono circa 2000 brahma, membri della casta più nobile dell’India, che svolgono l’attività di santoni e celebrano le cerimonie di purificazione del karma nei vari ghat. La cerimonia è molto carina, se non fosse che praticamente obbligano anche i turisti a prenderne parte, ovviamente dietro compensi altissimi i quali, in teoria, dovrebbero andare a sostegno dei poveri ma finiscono nelle tasche dei santoni. Mentre gli indiani donano circa 10 rs ciascuno, ai turisti è richiesto di donarne 200/300 rs e alcuni, particolarmente sprovveduti o intimoriti dalle p esanti insistenze dei brahma, hanno sborsato anche 3000 rs. Volendo prendere parte al rituale, ma senza per forza farci fregare, ci siamo presentati al ghat con solamente 50 rs. Non abbiamo nemmeno dovuto perdere un secondo per trovare un santone disponibile a celebrare il rituale; appena usciti dall’albergo una decina di brahma si sono fiondati su di noi per condurci al lago e purificare il nostro zozzissimo karma! Una volta arrivati al lago il santone è entrato in acqua, ci ha fatto inginocchiare sulla riva ed ha iniziato la cerimonia. Dopo aver ripetuto con lui alcune frasi in hindu, abbiamo deposto sull’acqua dei fiori sacri. Stessa procedura con una polverina rossa, del riso ed una noce di cocco. In questo modo ci stavamo liberando del karma negativo e mostrando rispetto verso gli dei. Il rituale offre anche protezione per la famiglia e per gli amici; ci ha chiesto di nominare tutti gli amici ma, essendo la cosa un po’ lunga, ci ha poi detto di limitarci a due nomi a testa… mi dispiace tanto per gli altri!! Per chiudere la cerimonia, il santone ci ha lavato le mani e ha bagnato le nostre teste (gli indiani a questo punto si immergono completamente nel lago… cosa assolutamente da non fare dato che l’acqua, anche se sacra, è sporchissima!!!) marchiandoci poi con il tipico segno sulla fronte. E’ stata una esperienza molto interessante ma, se avrete mai l’occasione di farlo, ricordatevi di non portare con voi piu di 50 rs.

IL MASSAGGIO AYURVEDICO

Città molto piccola, con un paio di costruzioni interessanti da visitare e, praticamente, niente da fare. Abbiamo quindi deciso di approfittarne e rilassarci un pochettino, fermarci qui un paio di giorni, cercare di mangiare più di una volta al giorno, come di solito ci succede spostandoci così frequentemente. Io era da prima di arrivare in India che dicevo a Luca di voler assolutamente provare il famoso massaggio aiurvedico. Così, avendo adocchiato un bel posto, all’interno di un hotel di media categoria, pulito e curato, ho prenotato per entrambi un massaggio completo, della durata di un’ora. Luca non era molto entusiasta inizialmente ma, essendo stata per lui una giornata un pò storta, non gli dispiaceva affatto concluderla con un bel massaggio rilassante. In più, l’immagine della locandina pubblicitaria ritraeva una bellissima ragazza indiana che, sdraiata su un lettino, con un’aria super-rilassata si godeva il morbido tocco di due candide e soffici mani femminili. Puntualissimi (…lo so che è difficile da credere, ma in India tutto è possibile, ve lo abbiamo già detto!!!) ci presentiamo all’hotel. La ragazza alla reception ci chiede di pazientare prima dell’arrivo dei due specialisti del massaggio. Dopo qualche minuto, dal grande specchio alle spalle della receptionist, vediamo entrare una signora dall’aria gentile e ci viene comunicato che sarà lei a prendersi cura di me. Nonostante non fosse una gran gnocca, Luca era comunque certo di potersi rilassare ugualmente. Fino a che, dopo circa 15 minuti, vediamo avvicinarsi all’ingresso dell’hotel un uomo sulla sessantina, zoppicante, con abiti decisamente sporchi e trasandati…il dubbio iniziava ad insinuarsi nella mente di Luca che, nonostante tutto, continuava a mostrare una certa disinvoltura, certo che non potesse essere quello il suo massaggiatore. Avreste dovuto vedere la sua espressione quando la gentile receptionist ha pronunciato le fatidiche parole “Oh ecco!!! Finalmente ci siamo, potete accomodarvi nella sala massaggi”. Luca mi ha subito guardato chiedendomi “Ma perché devo sempre essere io quello sfigato???”

Appena entrati ci hanno fatto avvicinare a due lettini separati da una tendina. Mentre mi toglievo i vestiti prima di accomodarmi sul lettino, mi arriva la voce preoccupatissima di Luca “Ma perché si spoglia anche lui???”. Ero sdraiata comodamente sulla pancia e la signora massaggiava le mie spalle, era veramente piacevole ma non riuscivo a rilassarmi perché mi veniva troppo da ridere. Dopo qualche istante di silenzio sento “Ma anche a te fa male?” non sapevo cosa dirgli. Io mi stavo proprio godendo il massaggio e la signora era davvero delicatissima, mentre sentivo Luca che non faceva che lamentarsi di quanto ruvide fossero le mani del signore, che era già stato soprannominato “The blacksmith – il fabbro”. Avevo completato il massaggio delle gambe, della schiena e della nuca e la signora mi aveva appena chiesto di voltarmi per iniziare con la parte frontale del corpo. Ho chiesto se anche Luca fosse già passato alla seconda parte del massaggio… la sua risposta, con una voce tremula, misto tra disperazione e panico: “Perché c’è anche una seconda parte????”. Una volta giratosi a pancia in su Luca ha potuto constatare che, quello che sembrava essere olio per massaggi che gocciolava tutto il tempo sulla sua schiena, era in realtà il sudore che grondava dalla fronte del signore. Non posso ripetere ciò che ha esclamato in quel momento, comunque io stavo morendo dal ridere e la signora non riusciva a capirne il motivo ed era preoccupata che qualcosa non andasse con il massaggio che mi stava facendo… Una volta arrivato il momento del massaggio facciale ho sentito un forte lamento provenire dall’altra parte della tenda. Da quanto Luca mi ha raccontato, il signore è inciampato e tutto l’olio balsamico alla menta, che doveva servire come rinfrescante per il corpo, gli è finito negli occhi, accecandolo per qualche minuto.

Quando il massaggio è finito ed ho aperto la tenda, mi sono trovata davanti ad una delle scene più tristi che abbia mai visto: lì c’era Luca, seduto su un minuscolo sgabello di vimini, tutto stropicciato, come un pulcino appena uscito dall’uovo, con gli occhi rossissimi, le gambe e le braccia graffiate dalle ruvide mani del signore, che era ancora nei suoi mutadoni a righe, madido di sudore e vistosamente affaticato. Mi è dispiaciuto tantissimo, anche perché la prima cosa che Luca mi ha detto, con una vocina bassa bassa, è stato “Misiu, aiutami, mi sento violentato!!!”. A me, invece, il massaggio è piaciuto molto e mi sarei certamente addormentata se non fosse stato per i continui versi di dolore che provenivano dall’altra parte della tenda. Appena rientrati in camera Luca è corso sotto la doccia e poi si è addormentato immediatamente. E’ stata davvero un’esperienza intensa per lui. Oggi è già passata una settimana da quando abbiamo lasciato Bundi, ma i lividi sul suo corpo mi ricordano ancora questa esperienza.



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