India del nord Agosto 2008

India del Nord, da Delhi a Varanasi Agosto 2008 Siamo Cinzia e Piero turisti “fai da te” e solitamente viaggiamo da soli, ma per questo primo approccio con l’India abbiamo preferito appoggiarci ad una organizzazione che ci assicurasse i trasferimenti e gli hotel. La Shoestring, questo è il nome dell’organizzazione, fa parte del gruppo...
Scritto da: vida
india del nord agosto 2008
Partenza il: 01/08/2008
Ritorno il: 17/08/2008
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
India del Nord, da Delhi a Varanasi Agosto 2008 Siamo Cinzia e Piero turisti “fai da te” e solitamente viaggiamo da soli, ma per questo primo approccio con l’India abbiamo preferito appoggiarci ad una organizzazione che ci assicurasse i trasferimenti e gli hotel.

La Shoestring, questo è il nome dell’organizzazione, fa parte del gruppo Kuoni ma, a differenza del famoso tour operator è molto “basic”, si limita ad organizzare l’essenziale; anche il volo intercontinentale può essere gestito in autonomia e, durante il tour la libertà è garantita.

Cinzia e Marco, i miei cognati, decidono di aggregarsi a noi pochi giorni prima della partenza e gli altri componenti del gruppo sono Teresa e Valentina ed una coppia di giovani fidanzati Nicole e Nicolas. Sabato 2 agosto Partenza per New Delhi via Londra con Virgin Atlantic, 670 € compreso il Milano – Londra con Alitalia, buona compagnia, aeromobile nuovo ma con poco spazio tra una fila e l’altra.

Aspettiamo circa 4 ore all’aeroporto di Heatrow che è immenso, molto affollato e ricco di negozi di tutti i generi. Ci sediamo ad osservare la gente che passa: c’è il mondo! Persone di tutte le età e di tutte le nazionalità ci passano davanti.

Domenica 3 agosto Arriviamo a Delhi alle ore 11 locali, in perfetto orario e, dopo il ritiro dei bagagli, cambiamo subito gli euro in aeroporto, noi cambiamo 250 € e riceviamo 15.600 Rupie. Sulla sinistra prima di uscire dal terminal c’è l’Ufficio dei “Taxi-prepaid-police” dove consigliamo vivamente di prenotare il taxi prepagato per l’Hotel, onde evitare raggiri da parte dei taxisti locali che cercano di portare i turisti in alberghi dove percepiscono una commissione. Solitamente questi Hotel sono sporchi e non adeguati al prezzo che vi sarà richiesto. Usciti dall’aeroporto ci assale un caldo umido incredibile, incuranti delle tante proposte che ci vengono fatte, trasporto alberghi ecc., ci dirigiamo verso la zona dei taxi prepagati.

Il nostro autista in 25 minuti ad alta velocità, in mezzo ad un traffico inimmaginabile, con la mano sul clacson e facendo gimcane pazzesche tra pulmini, moto, risciò, pedoni e…Mucche, ci conduce all’Hotel Pablas sani e salvi nella caotica zona di Karol Bagh. Hotel dignitoso e con camere silenziose (cosa difficile da trovare a Delhi), lenzuola e federe non ci sembrano pulite, benedetto il nostro sacco lenzuolo! Fa molto, molto caldo e nella camera vicino alla nostra, troviamo Marco e Cinzia che sono arrivati ieri con un altro volo.

Prendiamo un taxi in quattro e concordiamo un giro di 4 ore per 700 rupie (circa 11 € in quattro) vediamo il Tempio di Birle, il Palazzo del Parlamento, il Forte Rosso (dall’esterno) la Grande Moschea ed i giardini immensi nella zona dell’India Gate; Marco e Cinzia molto carinamente ci accompagnano per la città. Cena in ottimo ristorante vicino all’Hotel, piatti speziati ma molto appetitosi (800 rupie in quattro).

Lunedì 4 agosto A colazione facciamo conoscenza con la nostra guida locale ed il resto del gruppo composto, come abbiamo già detto, da una coppia di fidanzati giovanissimi Nicolas e Nicole e due ragazze Valentina e Teresa.

Partiamo con il nostro minibus per il primo trasferimento alla volta di Sariska. Dopo circa 4 ore arriviamo all’hotel ubicato proprio nella palazzina di caccia dei Maharajah di Alwar ora riserva naturale dal 1955. Dopo un temporale tropicale facciamo un giro nel parco dell’hotel che è popolato da scimmie, scoiattoli, pappagalli ed altri uccelli variopinti. Poiché l’albergo è isolato siamo costretti a cenare in hotel.

Martedì 5 agosto Dopo colazione partiamo in Jeep per visitare il parco, ma l’erba è molto alta a causa delle piogge continue del periodo monsonico e si vedono pochissimi animali. I guardaparco ci dicono che recentemente sono state introdotte 2 coppie di tigri.( Ci potevamo risparmiare il giro e…I 20 dollari a testa!).

Nel pomeriggio partenza per Jaipur viaggio lunghissimo; dal minibus vediamo scene di vita, attraversiamo villaggi animatissimi e zone di aperta campagna le donne vestono con colori vivaci e vediamo mucche che tranquillamente sostano anche nei rari percorsi autostradali e gli automobilisti sono costretti a manovre assurde per non investirle. Il modo di guidare dei locali nel traffico è molto pericoloso effettuano tratti in contromano, cambi di corsia improvvisi, sorpassi sfiorando cammelli, risciò, motorette a 3 ruote cariche all’inverosimile di persone. Arriviamo a Jaipur proseguiamo per altri 40 km per Madhogarh, il nostro hotel è situato in un forte costruito nel 17° secolo che si trova sulla cima di una collina. Il paesaggio è stupendo, siamo in mezzo alla campagna e nelle vicinanze c’è un villaggio di contadini con piccole case dove vari artigiani lavorano stoffe, legno e terracotta. C’è una scuola dove le lezioni si svolgono all’aperto e tanti bambini per strada che chiedono di farsi fotografare e sorridono divertiti nel sentirci parlare. Verso le 19 si scatena un temporale violentissimo che, in pochi minuti allaga tutto e, poiché la sistemazione alberghiera è piuttosto precaria, si allagano le stanze che presentano fili elettrici scoperti e l’odore di umido è sporco e nauseante. Ma questa è l’India.

Mercoledì 6 agosto Partenza per Jaipur, la coloratissima capitale dello stato del Rajasthan chiamata “città rosa” per il colore delle sue mura e dei palazzi. Arrivo dopo 1 ora e sistemazione all’Hotel Bissau Palace che sembra decisamente meglio dell’idilliaco ma fatiscente hotel di Madhogarh; andiamo subito al mercato che si trova dentro le mura della città vecchia. E’ un mercato molto popolare (proprio qui vicino si è verificato un attentato, 20 giorni fa 7 bombe hanno provocato 42 morti) si vede di tutto e poiché in questa zona c’è un alta concentrazione di musulmani, i polli vengono sgozzati e lasciati dissanguare in un grande contenitore; poi c’è il reparto di frutta e verdura con colori e odori incredibili, c’è persino una capra che indisturbata mangia sopra ad un banco di ortaggi. Poi c’è la parte riservata alle spezie ed alle sementi: in India vengono coltivate più di cento tipi di lenticchie che, con il riso costituiscono il piatto più diffuso. C’è molto rumore, tutti urlano, sgomitano per passare e cercano di attirare la nostra attenzione, sulla strada adiacente il traffico è sempre variegato e sostenuto; alcune mucche tentano pericolosamente di attraversare la strada guardandosi intorno. Mi fermo a guardare la scena preoccupata per la sorte delle mucche che, incredibilmente dopo qualche minuto sono dall’altro lato della strada, evviva! Uscendo dalla città vecchia proseguiamo per il Bazar di Ghand-Pole, una strada lunghissima piena di negozi alimentari da un lato, stoffe ed abbigliamento dall’altro. C’è molta gente che passa, spinge, si ferma a guardarci, offre le sue mercanzie il tutto condito dai molteplici odori che caratterizzano l’India.

Cena in un ristorante turistico quasi imposto dal nostro accompagnatore, decisamente caro per la media locale e squallido, con ballerine che danzano tra i tavoli e chiedono la mancia, ma stasera non siamo proprio riusciti a sganciarci e cenare per nostro conto.

Rientriamo in hotel sui motorisciò a tre ruote, rischiamo la vita almeno 100 volte ma con il cuore in gola in men che non si dica arriviamo sani e salvi in albergo.

Giovedì 7 agosto Visitiamo la Fortezza di Amber poco fuori città che si erpica su una collina con mura rosse che ricordano la Muraglia Cinese in piccolo. L’interno è elegante e regale con bellissime decorazioni di marmo. C’è un grande patio dove il Marhajah dava udienza al popolo, varie stanze per le sue mogli terrazze e giardini fioriti.

Tornati a Jaipur vediamo il “Palazzo del Vento” (Hawa Mahl), una delle costruzioni più sofisticate che è formata da una sola parete con tante finestre, di colore rosa, sembra un grande paravento.

Pomeriggio dedicato allo shopping nei bei negozi nel centro della città. Per cena finalmente scegliamo noi un ristorantino indicato dalla Lonely Planet, Handi restaurant ottimo ed economico.

Venerdì 8 agosto Partenza per Agra 7 ore di bus! Prima di arrivare, ci fermiamo a visitare la “città perfetta” una città imperiale ormai deserta voluta dall’imperatore Akbar considerato il sovrano più importante di tutta la storia dell’India. Il suo harem era composto da più di 1.000 donne tra musulmane, induiste e cristiane. La città si chiama Fatehpur Sikri molto bella e interessante.

Cena in un ristorante sempre segnalato dalla Lonely, mangiamo una specialità ottima e molto coreografica il Family Dosa, una enorme crepes di farina di riso e lenticchie arrotolata e croccante da spezzare e mangiare con le salse proposte ed un riso al cocco ottimo! Il prezzo… Circa 1,5 € a testa.

Sabato 9 agosto Sveglia alle 5 per la visita al famoso Taj Mahal. Questo imponente mausoleo fu fatto costruire dall’imperatore Shah Jahan in memoria della sua seconda moglie morta di parto nel 1631. Ma quanto l’amava! Arriviamo con il risciò e dopo severe perquisizioni, entriamo nel sito. L’impatto è da mozzafiato! Di dimensioni impressionanti in marmo bianco con intarsi di pietra dura (turchese, corallo, onice…) magnifico. Sorge su una piattaforma di marmo sopraelevata perché si possa vedere solo il cielo sullo sfondo; i quattro minareti ai lati sono costruiti appositamente con leggera pendenza verso l’esterno, in modo da non cadere sul Taj Mahal in caso di sisma. I giardini che circondano il palazzo sono molto ben curati secondo la tradizione Moghul del giardino persiano. Le fontane che circondano il monumento consentono una splendida immagine del Taj riflessa.

Visitiamo anche l’adiacente moschea in arenaria rossa, ritrovo importante per i musulmani di Agra.

Dopo la visita ci concediamo una prima colazione tutta “italiana” al Costa Cafè vicino al nostro Hotel.

Si riparte alla volta di Orchha; altre 6 ore di bus. La strada è quasi impraticabile ma velocità e traffico sono i soliti. Che paura! Nel tardo pomeriggio arriviamo ad Orchha, finalmente un paesino calmo e pulito. L’hotel è grazioso con bungalows sparsi in un bel giardino con tante zanzare e diverse ranocchie, anche in camera! Per rilassarci un po’, facciamo un giro in paese, ci sono tanti bambini che ci seguono incuriositi e ci fanno mille domande. La gente di questo paese ci appare subito più serena e più curata.

Assistiamo ad una cerimonia religiosa presso il tempio induista. Rientriamo in camera, Piero ha 39° di febbre, cena con 2 banane e 2 mele. La notte è stata difficile per il caldo, un temporale fortissimo e…L’assistenza al povero Piero. Domenica 10 agosto Piero è sfebbrato, grazie alle mie cure ed alle portentose pilloline omeopatiche che gentilmente i carissimi Nicolas e Nicole, nostri compagni di viaggio, ci hanno dato.

Visitiamo uno splendido palazzo fatto costruire dal Marhajah di Orchha per il suo amico re musulmano, il quale ci ha soggiornato una sola notte! Palazzo la cui costruzione è durata ben 22 anni. In questo grande edificio si possono notare arcate di ben tre diversi stili: persiano, musulmano e induista. Interessante vedere la piscina con le vasche laterali che venivano abbellite con acqua colorata e fiori dalle donne amanti del Marhajah.

Alle ore 12 partenza per Khajuraho, viaggio di 5 ore per strade rese impossibili dalle recenti piogge e con il nostro autista ogni giorno più spericolato.

Arrivati in Hotel un po’ scostato rispetto al centro del paese, decidiamo di prenotare le biciclette per visitare l’indomani i magnifici templi con raffigurazioni erotiche che caratterizzano questa zona.

Per cena con i moto-taxi raggiungiamo il centro del paese e veniamo letteralmente assaliti dai locali che cercano di portarci nei loro negozi o ristoranti; in questo paese sono tantissimi e molto insistenti. Decliniamo con un sorriso i vari inviti e con l’aiuto della Lonely ceniamo in un grazioso ristorante, Raja’s cafè, dove conosciamo Francesco un ragazzo giovanissimo, tutto solo che ha deciso di fare un percorso spirituale che dall’India lo condurrà in Bhutan. Ha molta voglia di parlare e ci spiega che non pensava fosse così difficile girare da solo in India, anche perché ha già viaggiato allo stesso modo in diversi altri paesi, ma qui è rimasto scioccato soprattutto per ciò che ha visto, situazioni di povertà assoluta e difficoltà di sopravvivenza. Si ferma con noi a cena e chiacchieriamo piacevolmente fino a tardi.

Lunedì 11 agosto Questa mattina Piero ed io decidiamo di fare colazione al “ Mediterraneo Restaurants” nella via principale del paese (che consigliamo vivamente come alternativa alla solita colazione in hotel, buona e molto più economica); quindi partiamo con le nostre bici dando appuntamento al resto del gruppo all’ingresso dei famosi templi per continuare insieme la visita.

I templi furono costruiti all’epoca dei Chandela, una dinastia che regnò per cinque secoli, prima di essere cacciati dai Moghul ed esprimono una grande genialità artistica, bellezza ed imponenza.

Proseguiamo in bici attraverso stradine sterrate alla ricerca di altri templi segnalati dalla nostra guida e sperduti in mezzo alla campagna. A noi si unisce Francesco e due ragazzini locali, anche loro in bici che vogliono accompagnarci e farci da guida; il clima è torrido, si suda tantissimo, ma l’atmosfera ed il paesaggio sono molto rilassanti. Vediamo in una piccola pozza d’acqua una famiglia di cinghiali che cerca un po’ di refrigerio e poco più in là in un’altra, quattro o cinque bufali immersi nel fango. Dopo diverse ore, rientriamo in paese, stravolti dal caldo, dalla sete e dalla stanchezza, mangiamo un po’ di frutta in un banchetto e beviamo tanta acqua. E’ stata una piacevole giornata che ricordiamo più per il senso di libertà che ci ha dato e per le persone che abbiamo incontrato nei piccoli villaggi di campagna, che per la visita di questi ultimi templi minori.

Martedì 12 agosto Partenza ore 7 per Varanasi, senza colazione ( per l’hotel è troppo presto) ci attende un lungo viaggio in pulmino, sono previste circa 15 ore per percorrere 450 km! Da ciò si possono dedurre le condizioni della strada. Aiutoo!! Per fortuna non piove, il terreno è asciutto e nelle buche non c’è acqua, anzi, in alcuni tratti la strada è asfaltata, meglio del previsto, infatti, arriviamo alle porte di Varanasi alle 16. Che emozione, la tanto attesa città sacra per gli Induisti! Nonostante la stanchezza(una sola sosta ed una banana per pranzo) siamo felici, tra mezz’ora saremo in hotel.

Ma inaspettatamente siamo bloccati da file di camion carichi di materiale e fermi ai due lati della strada, che aspettano le ore 21 per poter entrare in città. Il problema è che questi bestioni lasciano una piccola corsia in mezzo dove dovrebbe transitare il resto della circolazione( pulmini come il nostro, auto, risciò, biciclette, pedoni ed altri camion) nei due sensi di marcia. E’ il caos più totale! La strada viene contesa prepotentemente da tutti, ovviamente con i claxon sempre schiacciati.

Decidiamo di scendere e proseguire un pezzetto a piedi ma il caldo umido è veramente insopportabile e tutti ci osservano in modo piuttosto insistente, pazienza, ci incamminiamo in “fila indiana” facendo lo slalom fra i mezzi che passano a fatica e quelli parcheggiati. Dopo pochi metri vediamo passare il nostro pulmino che però non può fermarsi, ma per fortuna poco dopo dietro c’è quello di un gruppo di inglesi mezzo vuoto( perché una parte di loro ha deciso di raggiungere Varanasi in aereo) che ci carica, ma presto siamo di nuovo fermi. Il nostro autista entra in scena e cerca di passare lateralmente in una pozza di fango ed eccoci impantanati, ma grazie alla sua bravura, un po’ indietro, un po’ avanti, ne usciamo. Grande applauso e si riparte, percorriamo due o trecento metri, di nuovo fermi, la strada è occupata da diversi camion in senso opposto al nostro; niente paura, c’è una strada parallela alla nostra in senso contrario con un basso muretto divisore, il nostro autista non si arrende, scavalca il muretto ed affronta in pieno CONTROMANO il traffico indescrivibile con la mano premuta sul claxon a velocità sostenuta e noi, letteralmente allibiti, pensiamo di essere in un film! Che esperienza il nostro ingresso a Varanasi! Finalmente arriviamo ad una rotonda che per fortuna prendiamo nel verso giusto, cioè a sinistra poiché la guida in India è a sinistra e veniamo bloccati da un vigile che, nel caos di un traffico rumorosissimo non vuole farci proseguire. In nostro accompagnatore entra in azione, gli urla che siamo turisti (solo così può farsi sentire) ma non basta, allora gli allunga un biglietto da 50 rupie e ripartiamo. Sempre più allibiti e completamente muti arriviamo in albergo alle 19 in punto. Viaggio di 12 ore di cui 3 in Varanasi, incredibile India.

Mercoledì 13 agosto Dopo colazione prendiamo il risciò per raggiungere la zona dei ghat del fiume sacro per eccellenza: il Gange. In prossimità dei ghat il percorso diventa impossibile anche per i risciò e, a piedi, percorriamo una serie di vicoletti molto stretti dove è relativamente facile perdere l’orientamento.

I ghat sono le gradinate che scendono nel fiume, dove si svolge la vita spirituale di Varanasi, la gente si immerge, prega, lava gli indumenti, fa abluzioni, offre fiori e…Beve l’acqua del sacro fiume! Il tutto è veramente toccante, anche se è stato calcolato che l’acqua del Gange contiene una percentuale di colibatteri superiore all’acqua delle nostre fogne.

Noi siamo andati al Meer Ghat dove vediamo santoni e tante persone che si preparano alle abluzioni, i neonati rasati e pitturati dai loro genitori vengono immersi nel Gange, mentre strillano infastiditi. Ci fermiamo a fare delle foto e alcuni giovani si avvicinano curiosi per vedere la macchina digitale ed essere fotografati; c’è una famiglia intera che si mette in posa, mamma con neonata in braccio, papà, due zii ed altri bimbi. In questi casi sarebbe bello avere una Polaroid per poter lasciare loro subito la foto. Ci spostiamo al Manikarnika Ghat, il principale per le cremazioni. C’è un terrazzo all’aperto dove avvengono le cremazioni; qui vediamo da vicino l’arrivo del cadavere su una portantina di bambù, avvolto in teli bianchi con decorazioni rosse e dorate, viene adagiata su un mucchio di legna a cui viene dato fuoco. Su questo terrazzo ci sono diversi fuochi dove bruciano contemporaneamente diversi corpi. Assistiamo abbastanza scossi ed in silenzio.

Poco distante, in una zona coperta alcune persone molto anziane sono sdraiate su pochi e poveri stracci: aspettano di morire vicino al Gange.

Prima di arrivare alla terrazza delle cremazioni, si passa in mezzo a montagne di legna che sono tagliate con la scure in pezzi più facili da maneggiare. Viene utilizzato legno di sandalo, banano e mango perché assorbe gli odori.

Per bruciare un corpo adulto sono necessari 200 kg di legna che è molto cara e non tutti possono permetterselo, quindi o fanno bruciare una sola parte del corpo che poi finisce nel Gange, oppure elemosinano dei soldi per poter comperare altra legna. Qui viene cremato solo chi muore di morte naturale, chi muore di malattia o incidente viene bruciato altrove in forni elettrici. Invece neonati, donne incinte e persone avvelenate dal morso di serpente vengono gettati nel fiume senza essere cremati.

Ciò che mi ha impressionato maggiormente è che tutto si svolge alla luce del sole e… Con quanta naturalezza, nessuno sembra disperato, nessuno piange. Credo proprio di essere io quella più provata! Spenderei ancora due parole per parlare di questi caratteristici, caoticissimi e fangosi violetti; dove potrebbero passare solo due o tre persone per volta, si vedono insieme decine di persone, bici, moto e…Mucche!! Incredibile! Il vociare è assordante, individuiamo un locale segnalato dalla nostra guida e descritto come “ caffè ristorante German Bakery”, ma che in realtà si presenta con un ingresso veramente poco invitante, un mucchio di scarpe usate ed una vetrinetta con due pagnotte, una specie di brioche e qualche panino con semi di sesamo; entriamo un po’ perplessi, ci togliamo anche noi le scarpe e saliamo su una scala piuttosto ripida. Ebbene sì, arriviamo in un grande locale diviso in stanzette dove ci si siede su materassi ricoperti da coloratissimi teli con al centro di ognuno, un tavolino, davvero molto carino! Mangiamo e beviamo qualcosa e rientriamo in hotel un po’ scossi ma contenti di aver visto aspetti dell’India molto significativi! Domattina, tempo permettendo sveglia all’alba per il giro in barca sul Gange, che si è alzato di ben 10 metri a causa delle piogge monsoniche.

Giovedì 14 agosto Purtroppo piove a dirotto, quindi è impossibile prendere la barca, sarebbe troppo pericoloso, il fiume si è alzato ancora questa notte e fa impressione, leggiamo sul giornale che poco più a sud l’alluvione ha già provocato 30 morti! Decidiamo di andare verso i ghat con i risciò, le strade sono allagate ed il traffico è inimmaginabile! Arriviamo ad un altro ghat e vediamo che gli scalini sono completamente sommersi dall’acqua del fiume che forma correnti e mulinelli ed ha un colore marrone chiaro. Da un terrazzino osserviamo lo spettacolo delle donne che lavano i loro sari coloratissimi, ragazzini che nuotano e gente che prega. La vista è emozionante, quanti colori, odori, rumori in queste scene di vita!! Ad un tratto, Piero mi si avvicina e mi dice:” Ho deciso, vado ad immergermi anch’io!” Ovviamente gli chiedo se è impazzito e cerco di dissuaderlo, ma lui non mi ascolta ed in men che non si dica, seguito da suo fratello, è già in riva al fiume. Comperano dei fiori da lanciare in acqua e, seguendo le istruzioni di un santone, molto seriamente di immergono fino alle ginocchia ed iniziano un semplice rito. A me ed a mia cognata, non resta che…Prenderne atto. Nel tardo pomeriggio partiamo per Delhi con il treno, viaggeremo tutta la notte. Ore 19.15 partiamo in perfetto orario, aria condizionata, ci sembra meglio di quanto ci aspettassimo, è diviso in scompartimenti aperti, noi occupiamo le 6 cuccette di uno scompartimento più due laterali; ci consigliano di legare i bagagli fra di loro ed ai sedili per evitare furti. Ci accorgiamo subito di essere in compagnia di tanti scarafaggini che corrono indisturbati lungo le pareti, pazienza, siamo su un mitico treno indiano! Inutile cacciarli, sono troppi e saremmo malvisti dagli altri passeggeri, tutti locali! Verso le 22 e 30 appena spente le luci e calato il silenzio, sentiamo” Oh mio Dio, un TOPO! Va beh gli scarafaggi, ma un topo proprio noo!” E’ Teresa sconvolta che ci fa fare un bel salto, poi sentiamo la voce della giovane Nicole che, rivolta al suo fidanzato dice: ” Amore, ti prego, se lo vedi non ucciderlo!” Io scoppio a ridere insieme a Valentina, ma Teresa è proprio a disagio, ed annuncia che lei non riuscirà a chiudere occhio. Le proponiamo di leggere con una pila, per fortuna io mi addormento quasi subito avvolta nel lenzuolo e con la coperta perché fa piuttosto freddo, i finestrini sono sigillati e non si riesce ad abbassare l’aria condizionata. Il topolino in questione sarà forse stato attirato dai biscotti che hanno costituito la nostra cena e che provvediamo a far sparire.

Venerdì 15 agosto L’arrivo previsto a New Delhi è alle 7,30 ma abbiamo circa 4 ore di ritardo, peccato perché solitamente in India almeno i treni sono puntuali. Pranziamo in un buon ristorante non lontano dal nostro hotel, offre Cinzia, la mia omonima cognata, poiché oggi è il suo compleanno. Le regaliamo una scarpina con un biglietto di auguri su cui abbiamo incollato un adesivo colorato di Ganesch.

Verso le 17 congediamo la nostra guida indiana con baci e abbracci ed andiamo, con la nuovissima metropolitana nel centro di Delhi a Connaught Place, un enorme piazza piena di negozi, hotel, ristoranti; vorremmo in particolare trovare il locale “Barista” una catena di caffè recentemente acquisita dalla società Lavazza con l’intento di bere finalmente un buon caffè. Oggi però è festa nazionale e quasi tutti i locali ed i negozi sono chiusi; in compenso dai tetti delle case volano verso il cielo centinaia di aquiloni colorati, è uno spettacolo molto bello. Infatti, la nostra guida è tornata a casa sua in Rajasthan per poter godere di questa festa in famiglia, dove mangiano devono ballano e fanno volare gli aquiloni e le donne si vestono con i vestiti e i gioielli più belli che possiedono.

Sabato 16 agosto Ci svegliamo alle 7.30 per salutare Nicole e Nicolas che partono con una guida per 3 giorni per vedere una bella zona di templi a circa 40 km a nord di Delhi.

Noi due, invece in compagnia di Valentina e Teresa riprendiamo la metropolitana per il centro, solo 10 rupie a tratta, ed andiamo a visitare Red Fort, il Forte Rosso, grande costruzione con mura alte e lunghe 2 km. Molto bello e maestoso ma necessita di una ristrutturazione ed è stato spogliato a più riprese dei suoi tesori; qui si trovava il famoso trono del Pavone, ma ciò che rimane è solo la base di marmo bianco intarsiato con fiori di pietre, proprio la stessa lavorazione del Taj Mahal.

Uscendo inizia a piovere molto forte e il maltempo rende ancora più straziante vedere tanta povera gente per terra tra cui bambini sporchissimi a chiedere l’elemosina.

C’è una mensa per i poveri “più poveri” all’aperto con la gente in fila sotto la pioggia in attesa di ricevere una ciotola di brodaglia che cuoce dentro un pentolone inguardabile.

La miseria e le condizioni in cui vivono, ancora oggi, milioni di persone è uno degli aspetti più scioccanti dell’India. Dedichiamo il pomeriggio agli ultimi acquisti nella zona di Connaught Place e finalmente troviamo il “Caffè Barista” aperto, che caffè! Ottimo e meglio di tanti bar nostrani.

Domenica 17 agosto Colazione offerta dal Direttore del nostro hotel, aspettiamo il taxi per l’aeroporto già prenotato ieri sera che costa 500 rupie, pagate direttamente alla reception dell’hotel e finite nel taschino della camicia dell’impiegato senza emissione di alcuna ricevuta che ci dice allegramente “no problem”. Speriamo in bene! Il taxi arriva puntuale, salutiamo Marco e Cinzia, Valentina e Teresa che hanno il volo domattina prestissimo.

Oggi è domenica, il traffico è quasi nullo, 40 minuti e siamo in aeroporto.

Dopo meticolosi controlli partiamo in orario alle ore 13.15.

La nostra breve ma intensa esperienza indiana è finita, ringraziamo gli amici del gruppo perché non potevamo trovare compagni migliori, abbiamo condiviso tutto, compatti ed in sintonia in ogni situazione.

Arrivederci a loro e.. All’India! Cinzia (con l’indispensabile collaborazione di Piero).



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