Nel paese dei Maharaja…Agra e Varanasi

NELLA TERRA DEI MAHARAJA...AGRA E VARANASICONSIGLI UTILI VOLO: SWISS AIR 890 euro + 25 euro di assicurazione AGENZIA contattata a Delhi per il Tour del Rajastan: KALKA TRAVELS www.carrentaldelhi.com - bobbythakur3@rediffmail.com 13 gg. Noleggio auto/autista 430 euro compresi transfer aeroporto/hotel e auto/autista 1 giorno a Delhi VOLO...
Scritto da: supermary58
nel paese dei maharaja...agra e varanasi
Partenza il: 06/08/2008
Ritorno il: 25/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
NELLA TERRA DEI MAHARAJA…AGRA E VARANASI

CONSIGLI UTILI VOLO: SWISS AIR 890 euro + 25 euro di assicurazione AGENZIA contattata a Delhi per il Tour del Rajastan: KALKA TRAVELS www.Carrentaldelhi.Com – bobbythakur3@rediffmail.Com 13 gg. Noleggio auto/autista 430 euro compresi transfer aeroporto/hotel e auto/autista 1 giorno a Delhi VOLO INTERNO: Varanasi/Delhi effettuato con la Spice Jet – 70 euro circa a persona TRENO NOTTURNO: Agra/Varanasi 3 sleeper con A.C. 750 rs. A persona HOTEL – tutti con A.C. E bagno privato Delhi: B&B Sai Villa – www.Saivilla.Com – 2750 rs. A notte Nawalghar: Shekhawati Guest House – www.Shekhawatirestaurant.Com – 500 rs. A notte Bikaner: Harasar Haveli – www.Harasar.Com – 1200 rs. A notte Jaisalmer: Hotel Shahi Palace – www.Shahipalace.Com – 1550 rs. A notte Jodhpur: Durag Niwas Guest House – www.Durag-niwas.Com – 650 rs. A notte Udaipur: Hotel Udai-Niwas – www.Hoteludainiwas.Com – 1200 rs. A notte Pushkar: Hotel New Park – www.Newparkpushkar.Com – 1200 rs. A notte Jaipur: Hotel Pearl Palace – www.Hotelpearlpalace.Com – 800 rs. A notte Agra: Hotel Taj Plaza.Com – www.Hoteltajplaza.Com – 1200 rs. A notte Varanasi: Hotel Alka – www.Hotelalka.Com – 1420 rs. A notte (stanza con vista sul Gange).

Li consiglio tutti tranne il Taj Plaza di Agra. La LP lo descrive come un hotel pulito e immacolato, ma al nostro arrivo era in ristrutturazione, con operai che passavano dalla scala principale con le macerie e camere abbastanza sporche. Da evitare.

Nelle guest house è necessario avere sacco/lenzuolo e asciugamani.

DIARIO DI VIAGGIO L’India non è una meta che si sceglie fra tante, l’India si desidera.

Abbiamo viaggiato parecchi anni prima di decidere di visitarla, questo perchè da un lato ci affascinava ma dall’ altro ci intimoriva per la sua totale diversità. Di un paese non ci attirano solo i monumenti e i panorami, ma anche le atmosfere e le emozioni e in India ne abbiamo avute tante. All’arrivo ci siamo trovati catapultati in una realtà difficile da descrivere a parole, bisogna solo viverla. Noi ci abbiamo provato, affrontando un clima insopportabile, la sporcizia, il rumore, lo smog. Tutto questo è un pugno nello stomaco, ma poi a poco a poco ci si abitua, tutto diventa normalità, e alla fine possiamo dire di aver fatto un viaggio con la “V” maiuscola.

7 AGOSTO 2008 Atterriamo all’aeroporto di Delhi poco dopo la mezzanotte, ad attenderci c’è l’autista che per 13 giorni ci accompagnerà attraverso il Rajastan. Raggiungiamo il nostro B&B in un quartiere a sud di Delhi, passando davanti a numerosi accampamenti situati ai margini delle strade fra mucchi di immondizia. I meno fortunati dormono sui marciapiedi seminudi con le scarpe che fanno da cuscino. Qualche ora di sonno ci permette di riprenderci dalle numerose ore di volo.

Iniziamo la visita della città recandoci al Qutub Minar un complesso formato da imponenti edifici che risalgono alla dominazione islamica, qui si trova la prima moschea costruita in India dopo la conquista mussulmana. Il minareto è una torre alta 73 metri sulla quale non è più possibile salire perchè nel 1981 una scala è crollata uccidendo una quarantina di persone. Foto di rito, proseguiamo verso nord e raggiungiamo l’India gate, l’arco di trionfo eretto in memoria dei soldati indiani morti durante la prima guerra mondiale. Poco distante si trova il palazzo presidenziale con le sue 340 camere e i suoi curati giardini moghul. Visitiamo l’imponente tempio sikh di Gurdwara Bangla Sahib con le sue cupole dorate. Dopo esserci tolti le scarpe e coperto la testa con un fazzoletto giallo da loro offertoci, entriamo in un cortile e vediamo la zona dove i fedeli mangiano. E’ ora di pranzo e i volontari sikh offrono cibo a chi ne fa richiesta. La loro religione è strettamente monoteista, il suo credo consiste nel servire l’umanità ed essere tolleranti verso tutte le persone. Raggiungiamo la Tomba di Humayun, esempio di architettura indio-persiana e il Tempio Bahai, un gioiello in marmo a forma di loto, simile all’Opera House di Sidney, circondato da giardini molto curati.

Concludiamo così il nostro primo giorno e rientriamo nel nostro accogliente B&B lontano dal caos della città.

8 AGOSTO 2008 Inizia oggi il nostro tour nel Rajastan. Diamo appuntamento al nostro autista alle 7.00 e partiamo per Nawalghar. La pioggia che è caduta incessantemente tutta la notte ha allagato molte strade, e siamo costretti diverse volte a guadare per poter proseguire. Attraversiamo villaggi sperduti, dove la povertà si presenta ai nostri occhi lasciandoci senza parole. Incontriamo le onnipresenti mucche che cercano da mangiare nella spazzatura, persone sdraiate su brandine in attesa di chissà che cosa, ma anche cartelloni pubblicitari che promettono case da sogno che solo pochissimi possono permettersi. Raggiungiamo Nawalghar, cittadina situata nella regione dello Shekhawati. Qui nel XVIII secolo transitarono le carovane che assicuravano gli scambi tra l’Asia del Nord e la Persia, ma oggi queste carovane non esistono più e i mercanti hanno abbandonato le loro bellissime residenze. A Nawalghar, come in altre cittadine di questa zona, ci sono tantissime haveli purtroppo dall’ aspetto decadente, dopo l’abbandono da parte dei mercanti non hanno resistito alle tempeste di sabbia e alle pioggie monsoniche. Tuttavia alcune di esse sono state restaurate, soprattutto i molteplici affreschi, e sono la testimonianza di quanto era ricca questa regione.

9 AGOSTO 2008 Oggi raggiungiamo Bikaner che ci accoglie in un caos tremendo. Tutte le strade della città sono in rifacimento, ma in questa prima fase risultano per la maggior parte sterrate ed alcune addirittura inacessibili. Non riusciamo a capire perchè le hanno devastate tutte anzichè rifarle poco per volta. Vediamo donne al lavoro avvolte nei loro sari, uomini che spaccano pietre sotto un sole cocente, mucche e dromedari ovunque. Bikaner è posizionata alle porte del Deserto del Thar, l’unico al mondo dove la presenza di persone e animali, soprattutto dromedari, è maggiore. Visitiamo il Llagarth Palace, enorme residenza oggi trasformata in albergo di lusso, costruito un secolo fa dagli inglesi per il Marhaja Ganga Singh. Entriamo in alcune stanze tra cui il Trofy Bar e la sala da gioco con le pareti costellate dai trofei di caccia e foto di famiglia del Marhaja. Con 20.000 rupie è possibile dormire nella suite arredata con mobili originali, tappeti e caminetto in marmo. Esplorato questo albergo di grande fascino, visitiamo il bellissimo Forte, principale attrazione di Bikaner, accanto al quale si estende la città vecchia circondata da mura lunghe quasi un chilometro. A circa 30 Km. dalla città ci avventuriamo nella visita del Tempio dei topi, animali considerati sacri dagli induisti, che scorazzano liberamente a centinaia tra i nostri piedi scalzi in attesa di offerte di cibo. Oggi la giornata termina qui, rientriamo nella nostra guest house e ci concediamo un meritato riposino.

10 AGOSTO 2008 La prima sosta di oggi è a Kolayat situata sulla riva di un lago circondato da templi. Vediamo sui gath principali alcuni sadhu e qualche fedele che si accinge alle rituali abluzioni. Proseguiamo per Jaisalmer percorrendo una scorrevole strada asfaltata, anche se spesso dobbiamo fare i conti con mucche placidamente sedute nella carreggiata, greggi di pecore al pascolo e dromedari che trainano carretti carichi di merce. Ci troviamo nel punto più estremo del nostro viaggio, siamo a circa 100 Km. Dal Pakistan. Prima di arrivare in città, deviamo per Lodhruva e visitiamo le sue rovine e alcuni templi jainisti. In uno di essi c’è un buco dal quale si dice che ogni sera arrivi un cobra per bere del latte offerto dai fedeli, ma pare che solo pochi riescono a vederlo. Visitiamo anche il sito di Bada Bagh, un’oasi con un gruppo di cenotafi in arenaria appartenenti al Marajha di Jaisalmer. Durante il tragitto ci fermiamo in un villaggio di poche capanne per regalare degli indumenti a due bambini fermi sulla strada. Non facciamo in tempo a dar loro qualche vestito che veniamo attorniati da un nugolo di ragazzini apparsi dal nulla ai quali diamo tutto quello che abbiamo. La gioia che traspare dai loro occhi è immensa quanto la nostra per averli resi felici.

11 AGOSTO 2008 Oggi dedichiamo tutta la giornata alla visita di Jaisalmer, chiamata anche “città dorata”, che ci appare come un gigantesco castello di sabbia al centro del grande deserto indiano. In origine questa città costruì la propria ricchezza sui pedaggi imposti alle carovane di cammelli che passavano di lì e i mercanti di passaggio la scelsero come sede delle proprie abitazioni. Molte delle sue haveli sono ancora in buone condizioni, possono raggiungere 5 piani d’altezza e sono costruite interamente in arenaria gialla intagliata e traforata come un immenso merletto. Le mura della città sono alte 9 metri e il forte medievale racchiude lo splendido palazzo abbandonato nel XVI secolo quando il raja si trasferì ad Udaipur. In seguito il palazzo fu “espropriato”dalla popolazione che lo rese una residenza comunitaria, tanto che alcune famiglie vi abitarono per 300 anni. Troviamo un ragazzino che per poche rupie ci accompagna nelle strette stradine del forte e visitiamo alcuni templi jainisti costruiti grazie alle donazioni dei mercanti. Facciamo un salto al Gadi Sagar un lago artificiale circondato da piccoli templi, un luogo molto tranquillo. Nonostante le insistenze da parte del personale del nostro hotel, decidiamo di non fare l’escursione nel deserto ritenuta da molti esageratamente turistica, e concludiamo la giornata concedendoci un fresco lassi sulla terrazza del nostro hotel ammirando il forte illuminato dal sole del tramonto.

12 AGOSTO 2008 Oggi giornata di trasferimento a Jodhpur. Durante il percorso ci fermiamo alla piccola fortezza di Pokaran, in parte adibita ad hotel e al Tempio di Osyan. Arriviamo proprio nel momento della preghiera e sulla lunga scalinata che porta al tempio è un continuo via vai di fedeli tra cui moltissime donne che avvolte nei loro coloratissimi sari offrono un indimenticabile colpo d’occhio. Arriviamo a Jodhpur nella tarda mattinata e, dopo un pasto veloce, visitiamo l’Umaid Bhawan, una delle più grandi dimore mai costruite. La sua edificazione in marmo e mattoni rossi, richiese 15 anni anni di lavoro da parte di oltre 3000 operai. Oggi l’attuale marhaja occupa una porzione consistente del palazzo, mentre la restante parte è adebita a museo e ad un lussuoso hotel.

Stasera cena al Ristorante On the Rocks un po’ fuori dal centro, con un bel giardino illuminato da lanterne e circondato da palme. Purtroppo una pioggia improvvisa ci sorprende e ci costringe in ritirata all’interno del ristorante! 13 AGOSTO 2008 Per questa mattina avevamo programmato un’escursione nei villaggi Bishnoi, ma la pioggia caduta durante la notte ha, come al solito, allagato molte strade, per cui non è stato possibile raggiungere i suddetti villaggi. Decidiamo così di dedicarci allo shopping girovagando per le stradine della città vecchia. Partiamo dalla Torre dell’Orologio per poi proseguire lungo il Sadar Bazar dove ci sono molti negozietti che vendono artigianato, tessuti, spezie e argento. E’ un tripudio di colori, di profumi d’incenso, di botteghe di artigiani che lavorano il marmo e il legno e abbiamo la sensazione che il tempo sembra essersi fermato. Ma un acquazzone ci sorprende, obbligandoci a cercare riparo sotto una tettoia di un piccolo bar. In poco tempo la pioggia riesce ad inghiottire strade, persone, animali, le bancarelle vengono volocemente coperte da grandi teli di plastica, i motorisciò cercano di svincolarsi tra mucche e persone sbuffando fumi inquinanti e compiendo manovre acrobatiche, vediamo bambini mangiare imperterriti le loro frittelle sotto la pioggia e uomini scalzi che camminano con l’acqua alle caviglie spingendo i loro carretti carichi di mercanzie. A poco a poco la pioggia diminuisce fino a scomparire, lasciando posto ad un pallido sole ed ad un’umidità insopportabile. Nel pomeriggio visitiamo lo stupendo forte che sorge su uno sperone altro 125 metri e che domina la città. All’interno c’è una serie di cortili e palazzi ancora oggi di proprietà del marhaja. Dall’alto si ha la magica visione di un intero quartiere dipinto di blu. I bramini hanno adottato questo colore per le proprie abitazioni perchè purificatore e sacro al dio Krishna. Poco distante dal forte c’è il Jaswant Thada, una serie di cupole in marmo assomiglianti vagamente al Taj Mahal di Agra.

14 AGOSTO 2008 La nostra prossima meta è Udaipur. Puntuale come al solito il nostro autista ci aspetta davanti alla nostra guest house. Anche oggi il tempo è piovoso e le strade sempre molto trafficate dagli scassatissimi e coloratissimi camion e bus locali che vanno a velocità sostenuta. Lo stile di guida degli indiani non è dei più prudenti. In pratica viaggiano costantemente in mezzo alla strada e, quando si stanno incrociando, si spostano all’ultimo momento. La sensazione è di fare un frontale ad ogni macchina che incroci. Arriviamo al Tempio di Ranakpur verso le 10 e scopriamo che è aperto solo alle persone non jainiste, mentre l’accesso a noi, è possibile solo da mezzogiorno in poi (in effetti la LP l’aveva segnalato ma ci era sfuggito). Leggiamo sulla guida che nei dintorni è possibile visitare la Fortezza di Kumbalgarh, chiediamo a Jbhup, questo è l’ncomprensibile nome del nostro autista che per comodità chiamiamo BUBU, se è possibile raggiungerla. Lui ci da spiegazioni con il suo personalissimo inglese e capiamo solo che l’escursione è possibile. Partiamo sotto una pioggia sempre più insistente percorrendo una strada in mezzo alle montagne. Dopo alcuni minuti, dulcis in fundo, compare anche una fitta nebbia. Percorriamo su e giù per le montagne ben 45 km. Prima di raggiungere la fortezza che si trova a 1100 m. Di altitudine attraversando villaggi che sembrano essere di un altro mondo. Finalmente raggiungiamo la nostra meta e scopriamo con stupore che ci sono parecchi turisti soprattutto italiani. Le sue mura si estendono per 36 km ed era considerata inespugnabile, infatti i sovrani vi soggiornarono nei momenti di pericolo. Il suo interno risulta completamente spoglio, mentre la vista dovrebbe essere stupenda, il condizionale è d’obbligo perchè a causa della nebbia non siamo riusciti a vedere niente! Purtroppo non essendoci capiti con il nostro autista e ormai troppo lontani da Ranakpur, dobbiamo rinunciare alla visita dello spettacolare tempio e proseguire verso Udaipur ripromettendoci di riorganizzare l’escursione. Lasciamo gli zaini in hotel e usciamo subito alla scoperta di questa città. Scopriamo con piacere che il caldo afoso che ci ha accompagnato fino adesso, ha lasciato posto ad una piacevole brezza, abbiamo anche l’impressione che la città sia meno caotica e la gente meno assillante. Ci dirigiamo subito verso il City Palace, il più grande palazzo di tutto il Rajastan. Ci troviamo a percorrere un labirinto di stradine, cortili, gallerie affrescate e musei. Dalle terrazze superiori si ha la magnifica vista del Lago Pichola. Appena fuori dalla città visitiamo un insieme di antichi cenotafi, monumenti funerari costruiti in ricordo di persone defunte. Il ragazzo che si improvvisa guida ci dice che qui sono state girate alcune scene del film Natale in India con Massimo Boldi e Christian De Sica.

Nel tardo pomeriggio percorrendo le stradine di questa città veniamo fermati da un ragazzo che ci propone una visita nel suo negozio di tessuti. Parla un corretto italiano e ci racconta che il suo lavoro lo porta spesso in Europa. Il suo negozio in effetti ha un aspetto più occidentale che indiano, ci sottopone tessuti e pashmine di ogni genere, iniziamo una lunga trattativa e alla fine compriamo 4 pashmine che al tatto sembrano di buona qualità. Terminiamo la serata al Ristorante Ambrai. La cena risulta piacevole non tanto per il menu, quanto per la splendida vista che si ha sul Lake Palace.

15 AGOSTO 2008 Questa mattina raggiungiamo il Moonson Palace con un motorisciò. La salita al Palazzo è molto ripida e dobbiamo fermarci diverse volte per far “riprendere fiato” al vecchio motorisciò. Ne approffittiamo per ammirare il panorama delle colline attorno a Udaipur e goderci un po’ di tranquillità. Il palazzo, ormai in stato di abbandono, non è particolarmente bello, ma la vista che si ha della città è stupenda. Nel pomeriggio decidiamo di ritornare a Ranakpur per visitare il bellissimo tempio jainista. E’ il più esteso di tutta l’India ed è formato da 29 stanze che contengono 1444 colonne in marmo scolpite finemente e diverse l’una dall’altra. Il jainismo, che si trova solo in India, è un’antica religione simile al buddismo e si basa sulla capacità dell’uomo di raggiungere il nirvana attraverso un corretto comportamento.

Rientrati a Udaipur ci rechiamo alla Bagore KI-Haveli dove assistiamo ad uno spettacolo di danze rajastane molto bello.

16 AGOSTO 2008 Questa mattina partiamo per Pushkar. Lungo il tragitto ci fermiamo ad Ajmer per visitare il Dargah, uno dei luoghi di pelligrinaggio mussulmani più importante dell’India. Percorriamo a piedi la strada che porta alla moschea in mezzo ad un caos indescrivibile. Centinaia di persone si accalcano davanti agli scalini dell’entrata, ci togliamo le scarpe e a fatica raggiungiamo l’ingresso dove veniamo bloccati perchè ci dicono che non possiamo, non solo fotografare, ma neppure entrare con la macchina fotografica. Ritorniamo sui nostri passi ripercorrendo di nuovo la caotica strada e in circa mezz’ora arriviamo a Pushkar. E’ ora di pranzo e ci gustiamo uno spuntino al Ristorante Moon Dance seduti su materassini in un’atmosfera vagamente hippy. Pushkar è uno dei maggiori luoghi sacri dell’India, è ricca di templi tra cui il Tempio di Brahma, uno dei pochi al mondo dedicati a questa divinità. Passeggiamo tra le vie della cittadina immergendoci sia in momenti di vita indiana che in momenti di puro folclore turistico.

17 AGOSTO 2008 Ci alziamo di buon’ ora e a piedi ci dirigiamo verso il lago. Durante il tragitto incontriamo un folto gruppo di fedeli che cantando si dirigono verso i gath per le abluzioni mattutine. Lungo la strada vediamo le solite cucine all’aperto, le mucche che passeggiano indisturbate, qualche topolino che esce di corsa dalle case, gli addetti alla “pulizia delle strade” che caricano il pattume sui loro carretti, mendicanti e bambini che chiedono l’elemosina e i soliti negozianti che con le loro urla cercano di attirare la nostra attenzione. Continuamo a seguire la folla fino alla fine della loro cerimonia. Nel primo pomeriggio partiamo alla volta di Jaipur che ci accoglie dopo circa 3 ore di strada con il solito caos. Riamandiamo al giorno dopo la visita della città e decidiamo di goderci il tramonto in cima alla collina di Galta dove è situato il Tempio del dio Sole detto anche Tempio delle scimmie, ammirando il panorama non particolarmente limpido a causa dello smog che caratterizza tutte le città indiane che finora abbiamo visitato.

18 AGOSTO 2008 Poco distante dall’hotel troviamo diversi cyclo a pedali in attesa di turisti. Concordiamo con uno di loro il prezzo di mezza giornata e ci immergiamo nelle vie della città. Raggiungiamo il City Palace che occupa da solo gran parte della città vecchia. Entriamo in sale affrescate, vediamo collezioni d’arte, finestre intarsiate e mosaici che sembrano appartenere ad un altro mondo, magnifico e irreale, come il nostro non può permettersi di essere più! Appena fuori dal palazzo ci sono due enormi orci d’argento (i più grandi mai costruiti al mondo) che il mahraja usava per trasportare l’acqua del Gange durante i suoi viaggi in Inghilterra. Essendo infatti un devoto hindu non poteva bere l’acqua degli infedeli. Vicino al City Palace troviamo il Jantar Mantar, il più grande e meglio conservato dei cinque osservatori presenti in India. Meridiane e strumenti in marmo calcolano le eclissi, rilevano le stelle e l’ora di Jaipur con estrema precisione, dandoci l’impressione di poter comunicare con l’infinito. Uno degli edifici più fotografato di Jaipur è il Palazzo dei venti. In realtà non è un vero e proprio edificio ma un’incredibile facciata con 953 finestre intagliate a nido d’ape che servivano alle donne di corte per osservare, senza essere viste, la vita e le cerimonie pubbliche che si svolgevano nella strada.

Nel pomeriggio ci immergiamo nei Bazar della città vecchia sostenendo lunghe contattazioni per spuntare prezzi favorevoli per i nostri acquisti. L’ottima cena sulla piacevole terrazza del nostro albergo, conclude la giornata. 19 AGOSTO 2008 A pochi chilometri da Jaipur si trova l’Amber Fort, una sontuosa residenza rajput arroccata sulle colline rocciose. All’arrivo ci sono molti elefanti bardati a festa che trasportano i turisti fino all’ingresso del forte, mentre sulla ripida salita numerosi sono i fotografi che scattano foto che in seguito cercheranno di vendere ai visitatori. Riteniamo che la salita a dorso di elefante sia eccessivamente turistica e inutile e proseguiamo a piedi. Questo forte mai conquistato nè danneggiato rimane ancora oggi identico all’originale. La porta di Ganesh, coperta di affreschi vecchi di trecento anni ci introduce in un giardino interno nel quale sorge il Palazzo di vetro con muri coperti di vetri e cristalli. Vicino ci sono le terrazze e gli appartamenti reali, tutti collegati da rampe sulle quali le signore venivano trasportate in risciò. Dalle finestre delle stanze si poteva guardare senza essere visti nel cortile interno, mentre all’entrata del complesso è possibile vedere un sistema di raffredamento di trecento anni fa, costituito da un canale rivestito in marmo dove l’acqua scorre verso il basso, raffreddandosi per effetto dell’aria che penetra attraverso i buchi praticati.

Nonostante il caldo afoso di oggi, decidiamo di arrivare fino all’imponente fortezza di Jaigarh, per fortuna poco considerata dai tour organizzati forse a causa della faticosa salita che bisogna fare per arrivarci. Questo ci permette di ammirare in tutta tranquillità il bellissimo panorama che si vede dalla torre. Il forte, sopravvissuto intatto nel corso dei secoli, comprende cisterne, un teatro di marionette e il più grande cannone del mondo su ruote. Pomeriggio di tutto riposo in albergo e finalmente un’ ottima pizza sulla piacevole terrazza del ristorante Mediterraneo.

20 AGOSTO 2008 La strada che ci porta a Fethepur Sikri è molto trafficata, più di una volta abbiamo incrociato le dita sperando di non fare un frontale! Davanti ai nostri occhi scorrono decine di villaggi dal solito aspetto decadente. Ci fermiamo in uno di questi per distribuire gli ultimi indumenti rimasti (arriveremo a casa con lo zaino semi-vuoto). In un prato c’è una scuola all’aperto, gli scolari diposti a cerchio con i libri posati su un arido prato stanno facendo lezione. Si accorgono del nostro arrivo e accorrono verso di noi, costringendo il povero maestro a richiamarli “in classe”. Raggiungiamo un piccolo cortile con attorno capanne di fango e regaliamo le ultime cose. I bambini, nelle loro divise scolastiche, ci fanno una grande festa, ci chiedono i nostri nomi e ci dicono i loro, vogliono essere fotografati e si vogliono rivedere, anche le donne nei loro sari colorati con in braccio i bimbi più piccoli si mettono in posa per una foto. Ormai sono gli ultimi giorni di questo bellissimo viaggio e una delle cose che difficilmente dimenticheremo è l’approccio con la gente e i loro visi sempre sorridenti nonostante la loro difficile esistenza.

Arriviamo a Fathpur Sikri, davanti alle rovine di questa città che un tempo doveva essere splendida, veniamo assaliti dai soliti “studenti” che per poche rupie sono disposti a farci da guida. Alla fine, questo assillo continuo, comincia a stancare, non hai tempo per guardarti attorno e decidere da che parte cominciare la visita, leggere la descrizione dei vari monumenti sulla guida, goderti la bellezza di questi siti così lontani dalla nostra cultura. Tutto avviene il più velocemente possibile, ti riempiono di nozioni non sempre attendibili, ti portano da un luogo all’altro di questa cittadella e alla fine hanno sempre un “fratello” che costruisce oggetti “favolosi” a “very good price”!! Questa è una delle poche cose che ci hanno indisposto maggiormente in questo viaggio.

La città si può dividere in due parti: la zona del palazzo dove si trovano gli edifici amministrativi, i quartieri privati degli Imperatori e l’harem e la zona della moschea una delle più grandi dell’India che può ospitare fino a 10.000 fedeli in preghiera. Fu costruita seguendo il modello di una moschea di Samarcanda e ha interni elegantemente decorati.Visitiamo il mausoleo di Salim Chishti costruito di marmo bianco e su suggerimento della nostra guida, leghiamo un pezzetto di lana alle grate esprimendo un desiderio. Il nostro viaggio prosegue verso Agra dove arriveremo nel tardo pomeriggio.

21 AGOSTO 2008 Stamattina ci aspetta una delle visite più attese di tutto il viaggio. Il Taj Mahal, dichiarato lo scorso anno come una delle sette meraviglie del mondo, si trova a pochi passi dal nostro hotel. Già alle 6.00 di mattina c’è una lunga fila davanti ai cancelli, la giornata è piovosa e purtroppo non sarà possibile ammirarlo in tutto il suo splendore. I controlli sono molto minuziosi, dividono le donne dagli uomini, ci perquisiscono da capo a piedi, rovistano negli zaini e il costo del biglietto per i turisti è eccessivamente alto. Ben 750 rupie contro le 20 rupie pagate dagli indiani. Ma tutto questo passa in secondo piano quando ci troviamo davanti a questo capolavoro. L’imperatore Shah Jahan fece costruire questo mausoleo in onore della moglie morta all’età di 38 anni, mentre dava alla luce il suo quattordicesimo figlio. Mandò migliaia di uomini a prelevare enormi quantitativi di marmo in Rajastan, di rubini in Birmania e fece saccheggiare Damasco per spogliarla delle giade. Poi, a metà del 1632, cominciarono i lavori. Durarono circa 22 anni, impiegando oltre 20.000 uomini. Alla fine il risultato è quello che vediamo davanti ai nostri occhi: un gioiello di dimensioni gigantesche consacrato all’amore e al dolore. Ha smesso di piovere ed è uscito un pallido sole, passeggiamo nei vicoletti della città scattando decine di fotografie e pranziamo sulla terrazza del Shanti Restaurant con vista sul Taj.

Nel pomeriggio visitiamo il forte costruito dall’Imperatore Akbar nel 1565 sulle sponde del fiume Yamuna. E’ composto da diversi palazzi e da una grande moschea in marmo. Attraversando il palazzo si arriva in un cortile dove si trova una torre con vista sul Taj Mahal. Si narra che l’imperatore gli anni di prigionia imposti dal figlio, li abbia passati a contemplare da una finestra la sua creazione.

Questa sera ci aspetta la prima avventura sui treni indiani. La stazione di Agra Fort è un gran casino. Gente da tutte le parti, sdraiate per terra intente a mangiare oppure a dormire e bambini che chiedono l’elemosina o camminano in mezzo ai binari in compagnia di tanti topi, raccattando bottiglie di plastica che poi rivenderanno per poche rupie. Il nostro treno ha solo 10 minuti di ritardo, vediamo arrivare i primi convogli pieni di gente, dai finestrini, che non hanno vetri ma grate di ferro, escono braccia e volti. A fatica riusciamo ad individuare la nostra carozza, saliamo e cerchiamo quelli che saranno i nostri letti per questa notte. Non mancano lenzuola e coperte, anche se preferiamo utilizzare il nostro sacco/lenzuolo e usare lo zaino come cuscino. La notte passa tranquillamente e riusciamo anche a fare una bella dormita.

22 AGOSTO Purtroppo il treno accumula un paio d’ore di ritardo e arriviamo a Varanasi nella tarda mattinata. La stazione è un bivacco, ma ci sono molti militari che effettuano numerosi controlli, probabilmente a causa degli attentati avvenuti nel 2006. All’uscita della stazione prendiamo un motorsciò e ci facciamo portare in hotel. L’Alka hotel si trova nella città vecchia vicino ai ghat, e non è possibile arrivare fin qui con i motorisciò, per cui dobbiamo fermarci prima e proseguire a piedi nei vari vicoletti della città vecchia. Lasciamo gli zaini nella nostra stanza e, vista l’avvicinarsi dell’ora di pranzo, decidiamo di raggiungere l’Apsara Restaurant. Non è facile orientarsi in queste strette viuzze e accettiamo la proposta di un ragazzino di 10 – 12 anni di farci da guida in questi due giorni di permanenza a Varanasi. La città si estende lungo la riva sinistra del Gange punto di incontro delle più varie forme di devozione, dalla meditazione ai bagni purificatori, mentre la riva destra è disabitata da sempre perchè considerata impura.

Ci facciamo accompagnare al Manikarnika ghat, luogo dove avvengono le cremazioni. Gli addetti a questo rito, che appartengono alla casta degli “intoccabili”, alimentano il fuoco e sistemano con lunghe pertiche i tronchi delle cataste funebri. I corpi sono avvolti in sudari gialli o bianchi e adagiati su barelle di bambù spesso ricoperte di fiori, vengono accostati alla riva del fiume dal quale si attinge un po’ di acqua che viene portata alla bocca del defunto, poi le salme sono poste sulle pire di legno e bruciate mentre le ceneri raccolte e disperse nel Gange. Poca gente è presente alle cremazioni e non ci sono donne, perchè la regola vuole che rimangano a casa. Nessuno piange o si dispera, per loro è una sorta di cambiamento, come si fa con un indumento vecchio che si scarta per sostituirlo con un altro nuovo. Ritorniamo a girovagare per le vie strette e tortuose della città vecchia, dove le mucche sembrano pascolare in un prato, le fogne sono a cielo aperto e un formicaio di pellegrini, artigiani e mercanti sono impegnati in mille attività. Ma vediamo anche malati terminali e storpi che distesi sulle scalinate dei templi aspettano di morire in questo luogo sacro. Sul gath di Dasaswamedh tutte le sere alle 19.00 si svolge la cerimonia ganga aarti con preghiere, fuochi e danze. Purtroppo questo momento è disturbato dall’insistenza dei bramini che ti mettono in mano un fiore o un lumino da gettare nel fiume e pretendono subito soldi, o barcaioli che ti chiedono cifre esagerate per un posto sulla barca. Abbiamo l’impressione che sembri più uno spettacolo per turisti che una vera preghiera. Dopo aver cenato nel ristorante dell’ hotel ci soffermiamo sul nostro balcone contemplando il fiume, il fumo del crematorio che sale verso il cielo, il ghat sottostante e ripensiamo a ciò che abbiamo visto durante la giornata appena trascorsa. Un mondo molto diverso dal nostro dove lo scopo principale è quello di sopravvivere senza preoccuparsi più di tanto dei beni materiali.

23 AGOSTO 2008 All’alba abbiamo appuntamento con un barcaiolo che ci accompagnerà ad assistere alle abluzioni mattutine dei fedeli. Il Gange è uno dei fiumi più inquinati dell’India, un degrado dovuto ai residui organici, ma anche a quelli industriali, a causa delle numerose fabbriche che ci sono lungo il suo corso, ma nonostante questo i credenti sono convinti che non si possa contrarre nessuna malattia. Tanto può la fede! Nel fiume vediamo gente insaponata che si risciacqua andando sott’acqua, lava i panni, i piatti, le scarpe, persino le mucche si bagnano nel Gange, sembra quasi una lavanderia all’aperto! Nella tarda mattinata ci rechiamo nella zona dove sorge l’Università, una delle più importanti dell’India per quanto riguarda gli studi umanistici. All’interno si trova un museo e un tempio aperto a tutti, indipendentemente dalla religione.

Rientriamo in hotel, liberiamo la nostra stanza e dopo un veloce spuntino un taxi ci porta all’aeroporto per il nostro rientro a Delhi.

24 AGOSTO 2008 Oggi è l’ultimo giorno. Ci manca di visitare la Old Delhi. Fuori dal nostro B&B fermiamo un motorisciò e ci facciamo portare nella città vecchia. Rinunciamo alla visita del Red Fort, ne abbiamo visti tanti! e girovaghiamo senza meta tra le sue trafficatissime strade. Ancora scene di vita indiana, case fatiscenti, grovigli di fili elettrici che quasi non ti permettono di vedere il cielo, mercati, persone addormentate per terra, cani sdraiati che non capisci se stanno dormendo oppure sono morti. Con queste immagini lasciamo questa incasinatissima città e, dopo aver preso i nostri zaini, ci dirigiamo verso l’aeroporto…Il nostro viaggio finisce qui.

25 AGOSTO 2008 In questo momento mi trovo a Zurigo, nella civilissima Svizzera in attesa del volo che mi riporterà a Milano. L’India con la sua struggente povertà, la sua stancante confusione e la sua grande spiritualità è lontana. Ripercorro mentalmente le fasi di questo viaggio consapevole di aver vissuto un’esperienza forte e unica, e anche se ormai sto rientrando nella società occidentale fatta di consumismo e di ostentazione mi sento ancora addosso l’odore di questo indimenticabile paese.

NAMASTE INDIA!



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