Incredibile India 3

Avevamo letto e sentito raccontare dell’India, ma le emozioni di questo viaggio, non le potremo mai trasmettere completamente, bisogna viverle personalmente, e in ogni caso, è un’esperienza che vale la pena di essere vissuta. Dobbiamo dire che il vero degrado l’abbiamo visto solo nelle grandi città che abbiamo visitato. Nei piccoli centri...
Scritto da: denis e oscar
incredibile india 3
Partenza il: 20/08/2007
Ritorno il: 30/08/2007
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 3500 €
Avevamo letto e sentito raccontare dell’India, ma le emozioni di questo viaggio, non le potremo mai trasmettere completamente, bisogna viverle personalmente, e in ogni caso, è un’esperienza che vale la pena di essere vissuta.

Dobbiamo dire che il vero degrado l’abbiamo visto solo nelle grandi città che abbiamo visitato. Nei piccoli centri agricoli abbiamo visto si povertà, ma anche serenità e dignità.

Il ricordo più forte che abbiamo portato a casa, è quello della gente, con le sue mille contraddizioni, con il suo stile di vita, con tutto quello che ci farà ripetere “Incredibile India!!!” per spiegare tutto quello che non riusciremo mai a spiegare.

Denis e Oscar VIAGGIO IN INDIA 20 Agosto/30 Agosto 2007 Siamo partiti da Bologna il 20 Agosto, volando via Amsterdam, poi con un volo KLM , Amsterdam – Delhi, scalo all’ aeroporto di Delhi. Arriviamo a notte fonda, pernottiamo c/o l’Hotel Intercontinental, camera discreta e pulita.

21 Agosto 2007 – Dopo la prima colazione, insieme agli amici con i quali siamo partiti da Urbino, facciamo un giro per le vie intorno all’ Hotel in attesa di unirci alla guida e al resto del gruppo che deve ancora arrivare e con i quali faremo il tour. Automobili, motociclette con tre o quattro persone, risciò, motorisciò (dei curiosi ape adibiti a taxi, su cui viaggiano anche sette-otto persone), camion, pullman, biciclette.. Chi suona il clacson più forte passa per primo (la guida ci dirà in seguito che chi più suona più è sicuro di arrivare a sera), si supera a destra o sinistra non importa, il tutto senza una logica circolazione.

Nel primo pomeriggio comincia il nostro tour alla volta dell’India Gate, un arco alto 42 metri (non è poi gran che) e al Raj Ghat, il luogo dove è stato cremato Gandhi. Proseguiamo per il Qutub Minar, un minareto alto 73 metri!) qui tra i tanti visitatori, notiamo subito le donne indiane. A parte la bellezza che caratterizza questa razza, gli occhi grandi e neri, i capelli nerissimi, ciò che ci ha colpito è il loro portamento. Giovani, vecchie, magre, grasse, sembrano tutte modelle durante una sfilata. Il modo di muoversi, attribuisce loro un aspetto veramente signorile. Segue la tomba di Humayun (costruzione che ha ispirato il famoso Taj Mahal di Agra) e il tempio sikh Bangla Saheb, splendida costruzione di marmo bianco e cupole coperte d’oro, con una vasca di acqua miracolosa che dovrebbe curare le malattie della pelle. Qui si entra a piedi nudi, non sono consentiti i copri-scarpe o calzini, solo piedi nudi, si percepisce subito la profonda spiritualità di questa gente. Dopo la visita ritorniamo in albergo per poi uscire a cena in un ristorante tipico, con il resto del gruppo che si rivelerà un gruppo simpatico e molto interessante, fatto di persone intelligenti, con cui abbiamo legato e con Rajid, la nostra guida.

22 Agosto 2007 – Dopo la prima colazione, finiamo la visita della città con il Forte Rosso, e la moschea Jama Masjid (La più grande moschea dell’India che può ospitare fino a 20.000 fedeli).

Lasciato il pullman raggiungiamo la moschea a piedi attraversando la città vecchia, il degrado che abbiamo visto ed annusato in questi vicoli è stato indescrivibile. Vecchi, adulti, bambini ed animali promiscuamente “stravaccati” sui marciapiedi pieni di escrementi e di chi sa quant’altro. Pentoloni dove cuoce chissà che cosa, e code di persone che aspettano per mangiare. All’uscita della moschea veniamo letteralmente presi d’assalto dalla gente che ci insegue per venderci cianfrusaglie o per chiederci qualche rupia. Che fare? Rajid ci consigliava di ignorarli.

Saliamo in pullman, e visitiamo la zona nuova con i palazzi governativi , le ambasciate e i palazzi eleganti (quasi fossimo in Europa!!!) ci fa capire che anche in India i politici non se la passano poi tanto male!!. Proseguendo verso Jaipur, la prima sosta per il pranzo è in un piccolo villaggio rurale, Neemrana. La nostra destinazione è la “fortezza-palazzo”, una costruzione del XV secolo, oggi adibita ad hotel e ristorante. Il palazzo è costruito su un’altura, dalla quale si gode uno splendido panorama. Veramente molto bello e suggestivo.

Dopo pranzo ripartiamo e nel tardo pomeriggio arriviamo a Jaipour, e finalmente al prestigioso hotel “Le Meridien” il più bello del tour, dove ci viene assegnata una “suite” degna di un maraja. A riceverci troviamo un gruppo di suonatori indiani e delle ragazze, nei loro coloratissimi sari, che ci baciano segnandoci in mezzo alla fronte con il colore rosso e cingendoci il collo con una ghirlanda di fiori.

23 Agosto 2007 – Dopo la colazione saliamo al forte Amber a dorso di elefante. Su per la stretta e ripida stradina che ci porta al forte, molti ragazzi ci corrono dietro per fotografarci sul dorso dell’elefante, ci chiedono il nome perché poi quando torneremo giù ci venderanno le foto.

Il forte è veramente bello e dalla sua sommità si può ammirare il laghetto sottostante, e tutte le colline intorno cinte da muraglie. (tipo la grande muraglia cinese). Il Rajasthan è ricco di palazzi costruiti intorno al 1600, perfettamente conservati, che rendono l’idea della magnificenza del periodo d’oro della dinastia Moghul. Visitiamo il City Palace, residenza della dinastia reale di Jaipur, e l’osservatorio astronomico: posto che appare decisamente poco attraente.

La visita prosegue attraverso le vie della città ed il mercato, fino ad una terrazza dalla quale si domina la piazza, nel caos più totale , e da li ad un tempio Indu, dove monaci induisti suonano strani strumenti musicali e cantano.

24 Agosto 2007 –

Altra notte a Jaipur, nella splendida suite. Una piccola sosta davanti al palazzo dei venti, completamente imprigionato in un impalcatura di bambù, partenza per Agra. Dopo qualche ora di pullman, facciamo sosta ad Abhaneri per visitare lo spettacolare pozzo palazzo, il quale invece di innalzarsi verso l’alto affonda nella terra.

Daniela e Maria Teresa, due ragazze del gruppo, molto più preparate di noi, sono venute in viaggio portando una scorta di penne, matite, gomme, temperini e tante altre cose utili per i bambini, così Rajid ci accompagna a visitare una missione che si trova proprio li e, quello che vediamo, non lo dimenticheremo mai: tantissimi bambini, ( camicetta beige e pantaloni i maschi e gonna le femmine marrone) seduti per terra in piccolissime stanze non illuminate, che imparano a leggere e a scrivere. Non esistono ne banchi ne seggiole. Ci guardano con quei meravigliosi occhi neri, ci sorridono e ci ringraziano. Nessuno di noi parla, l’emozione è grande. Lasciamo la missione e proseguiamo, la sosta successiva è Fatehpur Sikri, la splendida città abbandonata probabilmente a causa di scarsità d’acqua, in ottimo stato di conservazione, dell’impero Moghul. Di fronte a noi si apre uno spettacolo straordinario, cortili, colonne, mura di colore rosso e cupole sono una vera meraviglia Arriviamo ad Agra, che si rivela poverissima e caotica, qui vediamo la miseria profonda in cui versa la popolazione. Facciamo una sosta ad un orfanotrofio di Madre Teresa. La giornata è stata pesante e densa d’emozioni – il caldo è torrido.

25 Agosto 2007 – Agra: Il Taj Mahal lascia letteralmente senza fiato – è sicuramente una delle meraviglie del mondo. La costruzione di marmo bianco è decisamente splendida, non ho parole per descrivere quello che abbiamo provato. Il luogo è invaso dai turisti, ma riesce ugualmente a trasmettere una serenità magica.

Il monumento è considerato il monumento simbolo dell’amore senza tempo, fatto costruire dal re Akbar, conserva le spoglie della moglie Mumtaz, la principessa, morta nel dare alla luce il quattordicesimo figlio, ora riposa in questo plendido mausoleo. Sotto un caldo torrido proseguiamo con la visita al Mausoleum di Itmad-ud-daula, detto il “piccolo Taj”, si trova lungo il fiume Yamuna, circa un chilometro e mezzo a monte del Taj Mahal. Fu fatto costruire nel 1628 da Nurjahan, la moglie dell’imperatore Jahangir, come tomba per suo padre Mirza Ghiyas Beg, un ufficiale imperiale che aveva ricevuto il titolo di Itmad-ud-daula, o “Pilastro del Governo”. E’ il primo esempio di mausoleo indiano interamente in marmo bianco. Dopo pranzo visitiamo Il Forte rosso, dove trascorse gli ultimi tempi della sua vita il sovrano Shah Jahan prigioniero, è noto anche come Palazzo rosso a causa delle sue imponenti mura in sabbia rossa. Dal Taj se ne intravede la sagoma così come dal Forte si intravede quella del Taj: così il sovrano fatto prigioniero potè contemplare fino alla sua morte il luogo dove era sepolta l’amata.

26 Agosto 2007 – Dopo la prima colazione ci avviamo verso la stazione ferroviaria di Agra per prendere il treno che ci porterà a Gwalior. Qui salutiamo il nostro autista ed il suo aiutante, che tornano a Delhi. Alla stazione ferroviaria, regna un caos infernale, troviamo, sporcizia di ogni genere, venditori insistenti e soprattutto tanti bambini sporchissimi che chiedono elemosina. ( Rajid continua a ripetere “ non li rendete mendicanti regalando loro qualche rupia, tanto non risolvete niente… Non fotografateli e non fotografate, questo che per voi e degrado qui è solo un modo di vivere…”) Giunti a Gwalior veniamo immediatamente accompagnati a visitare il forte, che sorge in posizione assai elevata, il pullman non riesce ad andare avanti, probabilmente si è rotto, c’è puzza di bruciato, siamo costretti a scendere e proseguire a piedi. Il caldo è insopportabile. Il forte è un bel palazzo tutto decorato con lapislazzuli. All’esterno incontriamo dei ragazzini che cercano di venderci cartoline sbiadite. Riprendiamo il pullman che nel frattempo è stato riparato e lasciando Gwalior ammiriamo le impressionanti statue di Tirthankar della religione jain, scavate nella roccia. Ci fermiamo perché il signore di Imperia e Massimo di Milano vogliono fotografarle da vicino.

Dopo il pranzo presso il palazzo Usha Kiran, saliamo sul pullman che ci conduce ad Orcha. Raggiungiamo la cittadina e prima di cena facciamo un giretto per il paese che si rivela molto piacevole e tranquillo, situato in una zona di enorme fascino (ci sono templi indù risalenti al 1000 d.C.) Pernottiamo presso l’heritage Amar Mahal. Una residenza reale adibita ad albergo, caratteristica ma sporca (è quanto di meglio si trova nella zona!).

Le stanze da letto sono immense e le porte si chiudono sia dall’interno che dall’esterno per mezzo di grossi lucchetti. Questo albergo è costruito su un unico piano attorno ad un bel giardino interno, c’è anche una piscina, ma non è consigliabile farci il bagno.

27 Agosto 2007 – Visita alla bellissima fortezza di Orcha – La zona di Orcha è ricca di acqua (scorre il fiume Yamuna) e vive prevalentemente di agricoltura. Notiamo con piacere che gli abitanti tutto sommato vivono abbastanza bene, ci sono case in muratura e non vivono per strada come ad Agra.

Rientriamo in hotel , qualcuno va a riposare, il caldo è torrido, noi, Antonietta i signori di Lucca e i ragazzi di Milano ritorniamo in paese a scattare ancora qualche foto e a curiosare, il posto è abbastanza tranquillo e si gira bene. Maria Teresa comincia ad avvertire disturbi intestinali, li attribuisce alla cena della sera prima, per cui non si aggrega a noi e Daniela rimane a farle compagnia.

Qui non troviamo il solito nuvolo di venditori assillanti e di bambini che ti corrono dietro chiedendoti qualsiasi cosa, quindi è piacevole aggirarsi fra la gente e curiosare nei vari angoli del paese.

I ragazzi di Milano sono anche entrati in una scuola dove sono stati accolti con cortesia e simpatia, dagli insegnanti e dagli alunni, non c’è paragone con la missione.

Dopo pranzo partiamo per Kajuraho (km 130 di strada appena asfaltata, che loro chiamano autostrada), il modo di guidare degli indiani lo definirei quasi pericoloso. Maria Teresa continua a stare male, anche io comincio a sentirmi male con tutte queste buche per strada, mi sposto nel primo sedile accanto a Rajid.

Non l’avessi mai fatto: non è possibile guardare la strada, la tensione sale alle stelle e mi si è irrigidita la gamba destra, nel continuo tentativo di frenare. Il modo di sorpassare degli indiani, inoltre, è la cosa più pericolosa che abbia mai visto. I veicoli, provenienti da opposte direzioni, sembrano toccarsi, muso contro muso, sino a pochissimi metri di distanza e quindi, improvvisamente, entrambi si buttano a sinistra (in India la guida è a sinistra), sfiorandosi, per evitare lo scontro frontale. Comincia a piovere, sulla destra si intravvedono delle cascate, non riesco a gustare il paesaggio, sono costretta a strare con gli occhi chiusi, sia perché mi da fastidio il pullman sia perché l’autista guida come un matto.

Finalmente dopo quattro ore di viaggio arriviamo a Kajuraho, luogo dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità che ospita i templi dedicati a Visnù.

28 Agosto 2007 – Kajuraho – Il complesso dei templi è di una bellezza incredibile, la lavorazione delle statue e le proporzioni delle costruzioni ci affascinano. La cultura millenaria e la grandezza di questo popolo ci prende sempre di più.

Dopo pranzo Rajid ci consiglia un cambiamento di programma, escursione al parco naturalistico di Raneh Falls, un mini Canyon all’interno di un parco.

Saliamo su dei Rand Rover, anche questi guidati da autisti più o meno pazzi, io salgo davanti con l’autista che ogni tanto cerca di comunicare con me, ma il mio inglese fa acqua da tutte le parti così l’unico sistema e gesticolare goffamente.

Non riusciamo a vedere animali selvatici, ma lo spettacolo delle cascate, ed i profondi solchi che la corrosione dell’acqua ha lasciato nella roccia, giustificano questa nostra escursione.

Rientrando ci fermiamo a visitare un piccolo villaggio, sporcizia, tanta sporcizia, i bambini ci corrono dietro, ci chiedono qualsiasi cosa, saponette dell’albergo, bustine di the, penne ecc. Ma quello che più ci colpisce sono i loro occhi, sorridenti e felici, sono bellissimi. (Gli ammonimenti di Rajid ci tornano alla mente, non fotografo e non do’ niente a nessuno,… Che quello che dice sia vero? Effettivamente trovo in questa gente tanta serenità…) Prima di andare a cena assistiamo ad uno spettacolo di danze indiane presso il centro culturale Kandhariya.. Spettacolo decisamente piacevole, pensavo peggio (vista anche l’ora poco adatta)

29 Agosto 2007 – Visitiamo i bellissimi templi Parvanatha e il tempio di Shantinetha, aperto al culto, all’interno vi è un’enorme statua di Adinatha alta oltre 4 metri unico blocco di marmo, elemento di maggiore interesse religioso- All’uscita dal tempio, visitiamo un piccolo bazar di proprietà del fratello della nostra guida, qualcuno compera souvenir, noi comperiamo una piccola scultura ed un vasetto, (che solo in albergo mi accorgo che riporta scene erotiche ) da un ragazzino che ci aspetta vicino al pullman.

Rientriamo in hotel, dopo pranzo il pullman ci accompagna all’aeroporto dove prenderemo il volo per Varanasi.

Dopo un volo interno di 35 minuti arriviamo a Varanasi (Benares) la città sacra dell’induismo, adagiata sul Gange. La città dove ogni induista desidera finire i suoi giorni. Tutto quello che abbiamo letto e sentito dire su Varanasi e sul Gange non sono niente di fronte alle emozioni, ai sentimenti, alle sensazioni che proveremo poi.

Non ci sono parole per descrivere quello che si prova visitando questa città: la sporcizia, i malati, i mendicanti, i venditori assillanti, il traffico assurdo e caotico quasi senza senso, la confusione totale, e l’emozione che si prova scendendo giù per i ghat, i gradoni sulle sponde del Gange, si entra in un altro mondo.

Rajid ci anticipa che quello che vedremo e proveremo d’ora in poi non lo dimenticheremo mai, rimarrà per sempre impresso nella nostra mente e nell’anima. Nessuna parola può rendere l’idea di come sia la vita quaggiù.

Verso l’ora del tramonto in riscio, guidato da un pover’uomo scuro di pelle, magrissimo, tutto sudato, ci trasporta fino al Ghat sulla riva del Gange per assistere alle cerimonie serali che vi si celebrano ogni giorno.

Attraversiamo le vie di Varanasi, costantemente percorse da un traffico impossibile, costituito da automobili, moto, motorini, riscio che corrono incessantemente, apparentemente senza una meta e suonano per chiedere strada. La cosa più incredibile è non aver mai visto un solo incidente ed inoltre nessun automobilista si ferma ad imprecare o si agita.

Mai visto una città più sporca. Mai visto tante persone ed animali di ogni genere vivere fra cumuli di immondizie e altro, per non parlare di bambini, nudi o semi nudi, che vanno da soli, chissà dove, per le vie della città giorno e notte. Scendiamo la scalinata e saliamo in barca per assistere alla puja Aarti, la preghiera fatta dai bramini per purificare l’acqua del Gange dai peccati raccolti durante la giornata. E’ qualcosa di indescrivibile, emozionante e forte dal punto di vista spirituale.

30 Agosto 2007 –

All’alba, sveglia alle 4,30, ritorniamo sul Gange, riprendiamo la barca e subito ci rendiamo conto che regna un’atmosfera totalmente diversa rispetto al tramonto: i pellegrini si purificano lavandosi nell’acqua putrida del Gange, (qualcuno si lava i denti!) pregano, lasciano le offerte.

Costeggiamo i vari ghat fino a quello dei lavandai, questa povera gente che viene dalle campagne lava i panni nel Gange e li stende sulle sponde, ci si affianca una piccola barca dove a quest’ora del mattino, una bimba e spero suo padre, vengono a venderci souvenir (il pensiero corre ai nostri nipoti che a quest’ora dormono in comodi e puliti lettini) ci guardiamo, abbiamo entrambi lo stesso pensiero e gli occhi ci si inumidiscono.

Torniamo indietro e ci spingiamo fino al ghat del crematorio, che funziona 24 ore su 24: qui la vita e la morte sono un tutt’uno come qualcosa di estremamente naturale, e noi occidentali abbiamo difficoltà a capirlo. Scendiamo dalla barca, saliamo le scale del Marnikarnika Ghat, (ghat della cremazione) e attraversiamo gli stretti vicoli della città vecchia, dove le immondizie di tutte le qualità vengono lasciate marcire per terra, perché qui tutto è sacro e tutto va ricondotto al Gange. Saranno le piogge, quando verranno, a pulire convogliando tutto nel il Gange. Torniamo in albergo per la prima colazione. Più tardi visitiamo Sarnath, località dove il Budda tenne il suo primo sermone.

Dopo pranzo partiamo per Delhi, il nostro viaggio è finito, questo viaggio così carico di emozioni che non dimenticheremo mai.



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