Dalmazia, Montenegro e Bosnia

Un tour itinerante tra le meravigliose coste dalmate, un Montenegro ancora poco conosciuto, ma con grandi potenzialità, e una Bosnia che vuole cancellare i ricordi della guerra civile
Scritto da: Attimofuggente
dalmazia, montenegro e bosnia
Partenza il: 25/04/2014
Ritorno il: 04/05/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Di solito in primavera cerco di fare un viaggio che sia una sorta di trampolino di lancio verso l’estate, e quindi un mix di cultura, sapori, profumi e, se possibile, anche mare. D’altronde io in una mia precedente vita devo essere stato un pesce.

Quest’anno, scorrendo la cartina d’Europa, mi si pone l’attenzione sul Montenegro, o perlomeno quella parte dei Balcani, per me fino ad ora inesplorata. Ne parlo con qualcuno che mi dice che è una meta interessante, ma bisogna andarci presto, prima che il turismo di massa la possa snaturare. Le mete insolite mi attirano sempre, e così, con la mia compagna di viaggio, si inizia a preparare il programma, cercando di conciliare un bel viaggio con finanze un po’ ristrette.

Ne viene fuori un programmino piuttosto interessante, e quindi non ci resta che provarlo sul campo.

Facciamo alcune premesse di ordine pratico.

Il viaggio è stato effettuato da 2 persone in automobile (C4 diesel) ed è durato 10 giorni, percorrendo in tutto circa 3.000 chilometri. Il costo del viaggio è stato di Eur 770 a testa, così distribuiti: Eur 180 di viaggio (carburante + autostrada + parcheggi), Eur 300 per i pasti, Eur 190 per i pernottamenti, Eur 43 per l’assicurazione sanitaria (per Bosnia e Montenegro), e il resto in altre piccole spese.

Come documento è sufficiente la carta di identità valida per l’estero.

Per guidare è sufficiente la patente italiana. Non dimenticate la carta verde, in quanto alla frontiera viene controllata. Le autostrade in Croazia si pagano ai caselli, come in Italia. In Slovenia occorrerebbe la vignetta, ma per il tratto che dobbiamo attraversare per andare in Croazia non occorre.

Per l’assistenza sanitaria in Croazia è sufficiente il tesserino sanitario, per il Montenegro e la Bosnia occorre farsi fare un’estensione specifica dall’ASL, però pare che in alcuni casi non riconoscano gli accordi bilaterali, pertanto è consigliabile stipulare un’assicurazione prima di partire. Io ho pagato Eur 43 a testa per i giorni strettamente necessari, ma credo si possa trovare anche di importo inferiore.

Per le monete in Croazia vige la Kuna: conviene cambiare gli euro non subito oltre la frontiera dove il cambio è ovviamente meno conveniente. In Montenegro la moneta è l’Euro, e in Bosnia il marco bosniaco, ma potete risparmiarvi di cambiare, in quanto l’Euro è ben accetto ovunque, così come le kune.

Ma veniamo al viaggio vero e proprio.

Venerdì 25 Aprile (km. 706 – 8 ore e mezza)

Partiamo da Ravenna verso le 5,00 con direzione Sibenik/Trogir/Spalato, giusti giusti per arrivare a Sibenik all’ora di pranzo. Cerchiamo il Buffet Nostalgija che avevamo da qualche parte sentito decantare, ma stava già chiudendo… peccato.

Ci inoltriamo allora per le viuzze del paese, fino ad arrivare ad una piazzetta, e lì decidiamo che era ora di fermarsi a mangiare.

Facciamo subito la conoscenza con le porzioni abbondanti della cucina croata.

Niente di eccezionale, però almeno riusciamo a sfamarci.

Dopo pranzo vediamo la scenografica Piazza principale, dove si trovano il Palazzo Vescovile, la Loggia, il Municipio e soprattutto la Cattedrale di San Giacomo (patrimonio dell’Unesco), e le viuzze del centro. Ci imbattiamo anche in un matrimonio, dove vediamo giovani invitate magrissime girare su improbabili tacchi altissimi, assolutamente non abituate a indossare, con conseguente instabile camminata.

Proseguiamo la nostra giornata andando fino a Primosten, un borgo medievale che sorge su una penisola, dominato dalla chiesa di San Giorgio.

Proseguiamo infine per Trogir, dove arriviamo verso le 18,30, al termine di un abbondante acquazzone che ha semiallagato la cittadina. Qui raggiungiamo subito il nostro appartamento per la notte: House Klaudija. Qui facciamo conoscenza con la cordialità degli abitanti di questa parte dei Balcani.

Ci sistemiamo velocemente per andare a fare un giro sul lungomare, dove si trovano i ristorante per turisti che prospettano su alcune barche ancorate. Ci godiamo la suggestione del tramonto, ma per la cena ci spostiamo verso le viuzze del centro, e ci fermiamo da “Tragos”.

Avevamo letto qualche commento positivo e ci aveva attirato, ma non c’è assolutamente nessuno, anzi, i proprietari stanno facendo qualche lavoretto di ristrutturazione.

Quasi increduli di vedere ospiti, forse per il periodo e per la pioggia che deve aver scoraggiato i turisti, ci portano la “pastisada dalmata”, un arrosto di vitello con patate, due bicchieroni di vino della casa, e chiudiamo con la palacinka, giusto per entrare al meglio nella cucina locale. Giudizio senza dubbio positivo.

Sabato 26 Aprile (km. 260 – 3 ore e mezza)

Ci svegliamo di buon mattino, e dopo aver caricato i nostri bagagli ci dirigiamo subito a piedi verso il centro per andare a vedere la Porta settentrionale, poi scendiamo in Trg Ivana Pavla II, la piazza principale, dove prospettano anche la Cattedrale di San Lorenzo, il Municipio, il Palazzo Cipiko e la chiesa di San Giovanni Battista. Volevamo vedere anche il mercatino, ma inizia nuovamente a piovere, e così andiamo a far colazione in un supermercato.

Ritorniamo poi sui nostri passi, e partiamo immediatamente alla volta di Spalato, che raggiungiamo in una mezz’oretta (33 km.). Spalato è una città piuttosto grande (circa 175.000 abitanti), per cui incontriamo traffico, e qualche difficoltà nel parcheggio, ma con pazienza aspettiamo che si liberi un posto nel parcheggio che si trova adiacente all’ingresso del Palazzo di Diocleziano. La visita della città è incentrata sul Palazzo di Diocleziano, che richiede però abbastanza tempo. Una particolarità è la statua di Gregorio di Nona, in quanto pare che strofinare l’alluce porti fortuna.

La visita del “palazzo” ci prende tutta la mattina, e così, prima di ripartire decidiamo di fermarci a pranzare. In una piazzetta seminascosta troviamo un grazioso ristorantino con pochi coperti, che ci colpisce, in quanto si vede la cucina da fuori, ed è sempre una cosa positiva. Il posto si chiama “konoba Korta”. Ci portano un’entrèe di crema di ceci, e poi prendiamo seppie con fave e pasta e rana pescatrice avvolta nella pancetta su un letto di riso e verdure. Ci lasciamo anche tentare dalla birra rossa di San Servolo. Tutto molto squisito, e rimarrà uno dei tanti bei ricordi culinari del viaggio.

Partiamo, prima che inizi a piovere di nuovo, in direzione Sud, verso Dubrovnik. Il percorso è di 227 km. e sarebbe percorribile in 3 ore circa, però dobbiamo calcolare che dobbiamo attraversare due volte la frontiera tra Croazia e Bosnia, per cui è immaginabile che vi saranno tempi di attesa piuttosto lunghi. In realtà le lunghe attese di cui avevo letto su qualche blog, si rivelano di pochissimi minuti, e così il passaggio delle frontiere ci porta via in tutto non più di un quarto d’ora.

Arriviamo a Dubrovnik nel tardo pomeriggio, e troviamo sin dalla periferia molta polizia, Scopriamo poco più avanti che vi è una manifestazione cattolica molto importante. Non siamo riusciti a farci spiegare che cosa di preciso celebrassero, ma forse era collegata alla canonizzazione dei due papi. Sta di fatto che vi erano circa 35.000 persone che assistevano a una messa e intonavano canti. Uno spettacolo, visto dall’alto, molto suggestivo, anche per chi, come me, non è profondamente religioso.

Andiamo subito alla ricerca della sistemazione per la notte che si rivela un po’ difficile, perchè la casa ha un nome diverso rispetto alla nostra prenotazione. La sistemazione non è eccellente, ma volevamo contenere i costi, e così ci siamo accontentati anche di una piccola camerina, ma comoda per raggiungere il centro. Vi si arriva infatti con una lunga scalinata in meno di dieci minuti.

Il centro riecheggia ancora di musiche, in quanto in piazza vi è un enorme palco, dove si alternano diversi gruppi musicali in tema con il raduno cattolico.

Ci facciamo rapire dalla magia del contesto, e verso le 21,30 ci viene in mente che dobbiamo ancora cenare, e così andiamo da “Kamenice” (si trova su una pittoresca piazza), e mangiamo ostriche e calamari fritti davvero favolosi.

Domenica 27 Aprile

La giornata è interamente dedicata alla visita di Dubrovnik.

Il tempo non è splendido, ma sarà una costante di questi giorni.

Partiamo per la visita del centro da Porta Pile, la cinquecentesca porta accesso principale alla città antica. Oltrepassata la porta si aprirà davanti a noi la Placa, il viale pedonale di Dubrovnik. All’inizio della Placa si trova la piazza Milocevic, dove si trova la grandiosa fontana di Onofrio con 16 mascheroni da cui esce l’acqua. Questa fontana, seriamente danneggiata dal terremoto del 1667 è uno dei simboli della città. A sinistra vediamo l’incantevole chiesa di San Salvatore, del 1520, che è riuscita a superare indenne il terremoto del 1667. E’ un raro esempio di stile rinascimentale raguseo. Di fianco alla chiesa si trova il Monastero Francescano (9-18, 20 kn), con un bel portale gotico che rappresenta la Pietà. Interessanti anche il chiostro del XIV secolo (uno dei più belli di tutta la Dalmazia e la terza più antica farmacia d’Europa (1391), probabilmente la prima aperta al pubblico. Proseguendo lungo la Placa incontriamo la Chiesa e Museo serbo-ortodosso (chiusa però di domenica). Altrettanto interessante è la Sinagoga, piccola, ma una delle più antiche dell’intera Europa (chiusa la domenica). Al termine della Placa sbuchiamo sulla piazza Luza, utilizzata in passato come piazza del Mercato. Al centro della piazza si trova la colonna di Orlando, paladino della giustizia. tutt’intorno si stagliano la Torre dell’orologio, il palazzo Sponza, la piccola fontana di Onofrio e la chiesa barocca di San Biagio. A poca distanza, in Pred Dvorom, si trova il Palazzo dei Rettori (9-18 con audioguida, 30 kn), con un sontuoso porticato e un armonioso atrio. Dalla parte opposta della piazza troviamo la Cattedrale dell’Assunzione della Vergine.

Fatichiamo ad avvicinarci alla Cattedrale, per la grande ressa, e scopriamo che il motivo è che, probabilmente in occasione dei festeggiamenti della giornata precedente, si tiene una Messa all’aperto. Non capiamo ovviamente nulla di ciò che si dice, ma restiamo rapiti a guardarla.

Un tale tripudio di folla, e i canti corali che accompagnano la funzione non lasciano di certo indifferenti.

Poco prima che termini la funzione riprendiamo il nostro cammino dal retro della Cattedrale, ove si trova piazza Gundulic che ospita un mercatino popolare; da qui una monumentale scala barocca, progettata sul modella di Santa Trinità dei Monti a Roma, porta fino alla chiesa di Sant’Ignazio e all’annesso collegio Raguseo, un sontuoso complesso fatto costruire dai gesuiti dopo il terremoto del 1667.

Costeggiamo le mura fino ad arrivare al Forte di San Giovanni, eretto a difesa del porto.

Da qui si scende al Porto Vecchio, il magnifico porto della Repubblica di Ragusa, ora riservato solo a piccole imbarcazioni. Dall’altro lato del Porto Vecchio, in via Dominika sorge il complesso del monastero dominicano, con un magnifico chiostro quattrocentesco in stile gotico-rinascimentale, e una pinacoteca.

Poco fuori le mura, sul lungomare, si trova il complesso dell’antico lazzaretto, uno degli ultimi rimasti integri in Europa, ospita oggi concerti e mostre d’arte.

Si è fatta ora di andare a mangiare, e rimaniamo in zona porto, pranzando alla Lokanda Peskarja, un locale con numerosi tavolini all’aperto che prospetta proprio sul porto. Prendiamo sardine sotto sale, un’insalata che ci portano in un caratteristico tegame smaltato, che mi riporta a ricordi d’infanzia, e seppie alla griglia. Prezzi abbordabili.

Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita del vicino isolotto di Lokrum. Si parte ogni mezz’ora dal Porto Vecchio, e in 15 minuti si raggiunge il lussureggiante isolotto. Qui si possono fare ottimi bagni e piacevoli passeggiate che fra i boschi portano alle rovine di un convento benedettino, a un piccolo lago di acqua salata, detto Mar Morto, e ai resti di un fortino napoleonico eretto sul colle più alto dell’isola. Sarà l’unico giorno del viaggio in cui il tempo ci consentirà di fare il bagno in mare.

La temperatura dell’acqua non è di certo invitante, ma l’attrazione per un bagno in Croazia ci fa superare ogni timore.

Alla sera ritorniamo al ristorante della sera precedente. Il centro, senza più il festante caos dei partecipanti al meeting è più spento, ma ugualmente affascinante.

Lunedì 28 Aprile

Partiamo di buon mattino per il Montenegro.

Prima tappa Herceg Novi, pochi chilometri dopo la frontiera (che ci fa perdere oltre mezz’ora). Visitiamo Stari Grad (la città vecchia). Vediamo la torre dell’orologio, la fortezza (Kanli-kula), e la Fortimare, e facciamo un giro tra le stradine acciottolate del centro storico con un’attenzione ai palazzi che vi prospettano. Eventualmente si può prendere un battello che porta in una delle isole che prospettano, ma noi, causa il ritardo rinunciamo.

Ripartiamo con obiettivo Morinj, dove si trova anche una bella spiaggia, per fermarci per il pranzo poco prima a Konoba Catovica (pag. 43) (www.katovicamlini.me), un antico mulino sistemato a locanda, che è considerato uno dei migliori ristoranti del Montenegro. Il ristorante si trova un po’ prima del paese all’altezza di un’insenatura con un fiumiciattolo che la strada attraversa.

Il contesto è davvero bucolico, e il ristorante paragonabile a un ristorante di lusso in Italia, ma la spesa assolutamente abbordabile, specialmente se stiamo su alcuni piatti che loro considerano antipasti, ma per noi sono portate principali, e cioè spaghetti allo scoglio, involtini di pesce bianco. Aggiungiamo due insalate greche, e il conto arriva a 32 Euro in tutto.

Dopo pranzo proseguiamo per Risan, che si trova a una decina di chilometri, la città più antica della baia che risale al III secolo a.C., quando era una città fortificata illirica. Vedremo in particolare lussuose ville antiche sul mare, di cui una più interessante di altre per i mosaici nella zona denominata “Carine”, che si trova comunque nel centro del paese, lungo la strada che porta fino al mare.

Proseguiamo poi ancora un poco, fino a giungere a Perast.

La cittadina è una vera chicca sul golfo di Cattaro. Sicuramente ha molto da ristrutturare e migliorare, ma già così ha un grande fascino. Vi è n’unica strada che costeggia il mare, e quindi trovare l’appartamento che abbiamo prenotato non è facile, perchè poi bisogna trovare la giusta sequenza di scale, dato che non c’è nome della strada. Comunque le indicazioni Gps ci aiutano ad arrivare al punto giusto, e poi basta entrare in qualche casa… tanto qui le porte sono sempre aperte.

Troviamo finalmente l’appartamento: è nuovo e nella zona più bella della baia di Kotor. I proprietari sono molto gentili, e vi è una terrazza con vista mare.

Devo ammettere che quello della gentilezza delle persone che incontriamo è una delle costanti che ritroveremo per tutto il viaggio.

Perast pur essendo molto piccola conta numerosi palazzi e chiese, anche se alcuni di questi edifici sono in restauro o in stato di abbandono. Pare che persino Michael Douglas e Catherine Zeta Jones abbiano acquistato casa qui, ma noi non abbiamo incontrato nessuno dei due. Al centro della stretta strada che costeggia il mare si trova la Chiesa di San Nicola.

Di fronte al paese si trovano due pittoreschi isolotti: Sveti Dorde e Gospa od Skrpjela. Sulla più piccola sorge un monastero benedettino. Le imbarcazioni fanno regolarmente la spola tra la costa e le due isole per la modica cifra di 5 € a/r. Occorre però partire di giorno, perchè dopo le 16 non partono più, dato che poi il monastero che si trova sull’isola chiude.

Rimandiamo al mattino dopo, ma ci toccherà poi rinunciare per la forte pioggia.

Per la cena andiamo all'”Hotel Conte”, dove, dopo esserci asciugati dalla pioggia ceniamo con il prosciutto locale, un risotto bianco con funghi e gamberi, e calamari ai ferri.

Al ritorno in camera, finalmente il cielo si apre un po’ e riusciamo a fare qualche foto in notturna.

Martedì 29 Aprile

Riprendiamo il nostro periplo delle bocche di Cattaro per arrivare dopo 10 km. a Dobrota.

Qui si trovano le belle chiese di San Matteo e di Sant’Eustachio, che però sono quasi sempre chiuse, e infatti non riusciamo a entrare. Pare che le due chiese contengano anche due dipinti piuttosto interessanti.

Ripartiamo di nuovo e dopo altri 4 km. giungiamo a Kotor, splendida e pittoresca cittadina incastonata tra alte montagne in un suggestivo angolo della baia. Le mura racchiudono un labirinto di vicoli lastricati in marmo e piazze nascoste in cui appaiono chiese, negozi, bar e ristoranti.

L’ingresso principale a Kotor è la Porta del Mare, nei cui pressi si trova anche un ampio parcheggio, proseguiamo poi con Trg od Oruzja e con la Torre dell’orologio. L’edificio più imponente di Kotor è però la Cattedrale di San Trifone, e non manchiamo di visitare la chiesa di San Luca, testimonianza vivente della storica relazione fra serbi e croati e della tolleranza religiosa vigente a Kotor, la mistica chiesa ortodossa di San Nicola, la duecentesca chiesa cattolica di Santa Maria Koledata. Una visita la meritano anche la Porta Gurdic, e le zone circostanti, dove sembra di fare un tuffo indietro nel tempo.

A Kotor troviamo anche alcuni interessanti negozietti di souvenir, grazie ai quali assolviamo in un colpo solo ai nostri compiti di acquistare oggettini per amici e colleghi, e risulta anche piuttosto piacevole, al punto che, caso strano, acquistiamo qualcosa anche per noi.

Si trova anche un negozio di prodotti dell’artigianato locale, molto grande, ma inavvicinabile per i prezzi che propone.

Lasciamo Kotor per inerpicarci verso una delle più spettacolari strade del Montenegro, quella che porta verso il monte Lovcen. La strada pur essendo abbastanza stretta e in pendenza è comunque in buone condizioni. Ci soffermiamo spesso ad ammirare il paesaggio, perchè è veramente grandioso.

Dopo 26 km. arriviamo a Njegusi, un villaggio di case in pietra, noto, oltre che per aver dato i natali alla dinastia Petrovic Njegos, anche per il prosciutto affumicato (prsut) e per il formaggio (sir).

Proseguiamo poi per altri 14 km. con l’obiettivo di giungere al Njegos Mausoleum, un mausoleo eretto sulla seconda cima più alta del parco (1.657 m.) Dovremmo fare ben 461 gradini per arrivare fino all’ingresso. Dietro alla tomba pare che un sentiero porti a un suggestivo belvedere circolare che fece dire a George Bernard Shaw “Sono in paradiso o sulla luna?”.

Purtroppo non vi possiamo confermare nulla di tutto questo, in quanto a un certo punto inizia a nevicare, fino a quando si para dinanzi a noi un’autentica muraglia di neve alta oltre due metri che restringe di molto la strada, rendendo il fondo scivoloso. proseguiamo ancora un po’, ma una fitta nebbia ci fa desistere dal proseguire oltre.

Ritorniamo in parte sui nostri passi, e prendiamo un’altra starda che ci porta a Cetinje, una strana via di mezzo fra un’antica capitale e un villaggio troppo cresciuto. Vi si trovano diversi grandiosi edifici trasformati in musei. Il più importante di questi musei è il Museo Nazionale del Montenegro, ma occorrerebbe troppo tempo per visitarlo, per cui proseguiamo oltre.

Riprendiamo la strada alla volta della costa per arrivare fino a Budva (Budua), la località di maggior richiamo turistico della costa montenegrina con la caratteristica Stari Grad (città vecchia) e le numerose spiagge.

Andiamo a cercare il nostro appartamento per la notte, un compromesso tra costo e posizione, perchè Budva si rivela un po’ più cara di altre zone del Montenegro. Il nostro appartamento è in zona sopraelevata rispetto alla città vecchia, ma grazie a una scalinata, non facilmente visibile al buio, riusciamo a trovare il modo di arrivare in centro in breve tempo. Il centro è una vera chicca, e nonostante l’ora ci perdiamo a fare numerose foto, finchè, a un certo punto cominciamo a cercare un posto dove cenare, visto che qualche locale stava già iniziando a chiudere i battenti. Alla fine ci fermiamo alla konoba “Feral”, dove ceniamo con spaghetti al pesce, calamari al forno, una palacsinta e caffè, per un prezzo totale di 35 Euro.

Per maggiore precisione quando scrivo ciò che mangiamo mi riferisco sempre a una porzione, e non a una per ognuno, anche perchè nei Balcani le porzioni sono sempre molto abbondanti e più che sufficienti per sfamare anche i più affamati.

Mercoledì 30 Aprile

Ritorniamo di prima mattina in centro, per fare altre foto, perchè ci ha veramente affascinato.

Facciamo colazione in riva al mare, con i piedi sulla sabbia, in compagnia di un cagnetto che ci ha preso in simpatia.

Ritorniamo verso l’appartamento e ripartiamo verso Sveti Stefan, famosa per la particolarità di questo centro racchiuso in un’isola spesso rappresentato nelle immagini del Montanegro. Non è però visitabile all’interno in quanto vi si trova un resort. Fermarsi a fotografare l’isolotto è però assolutamente d’obbligo.

Proseguiamo per altri 10 km. verso Petrovac, sorta su una incantevole baia.

Vi si trova una fortezza veneziana del XVI secolo e un sito archeologico con mosaici romani.

Riprendiamo il nostro percorso lungo la costa per arrivare fino a Stari Bar. Si possono visitare i resti dei vecchi insediamenti illirici, e la Chiesa di San Nicola, che contiene antichi affreschi serbo-bizantini.

Il complesso è più interessante di quanto venga descritto nelle guide.

Al termine della visita ci fermiamo, lungo la ripida strada che porta alla città moderna, e al parcheggio, in una piccola taverna (“Kaldrina”), dove un ragazzino che parla italiano ci invita a entrare. Sarà una bellissima sorpresa.

Ci convince a prendere il menu della casa, e da una microscopica cucina escono in sequenza: formaggio di capra con insalata mista, pasticcio di zucchine, foglie di vite ripiene di riso, melanzane stufate, agnello con patate, e il tutto concluso con il caffè turco. Spendiamo circa 15 Euro a testa per il menu degustazione. Il ragazzino tra l’altro, parla un ottimo italiano imparato a scuola

Proseguiamo ancora verso Sud, per giungere dopo altri 25 km. a Ulcinj, famosa per i minareti e le moschee.

Ritorniamo sui nostri passi, con l’obiettivo di raggiungere Virpazar, per vedere il Castello di Besac, dove venne combattuta un’importante battaglia contro i Turchi nel 1702.

Nei dintorni si trovano numerosi villaggi vinicoli.

Attraversiamo il Lago di Scutari per puntare dritti alla capitale del Montenegro: Podgorica.

Andiamo subito in albergo: Hotel New Star.

Per la cena andiamo al “Pad Volat” a poche centinaia di metri dall’albergo

Qui prendiamo la grigliata mista pere due, e devo dire di aver visto arrivare in tavola la più grande fiamminga di carne che due persone possano immaginare di mangiare, e difatti non siamo riusciti nemmeno ad arrivare a metà. Il locale era molto pieno, e quindi evidentemente, molto apprezzato anche dagli abitanti locali.

Giovedì 1 Maggio

Facciamo una breve visita della città di Podgorica, in particolare vediamo, nella zona di Stara Varos, la torre dell’orologio, due moschee, la Fortezza Ribenika, e il Palazzo Petrovic con la Cattedrale della Resurrezione di Cristo.

Podgorica, tra tutte le capitali che ho visitato, rimane forse, quella con meno fascino.

Non ha particolari attrattive storiche e nemmeno la sontuosità di una capitale.

Partiamo alla volta del Monastero di Ostrog, raggiungibile dopo circa una cinquantina di km.

Lungo il percorso, alla nostra destra, vediamo una chiesetta bianca, e prendiamo una stradina per raggiungerla. Non sono riuscito a comprenderne il nome. Mentre la stavamo fotografando in esterno ci appare una persona, che poi comprendiamo essere il prete, il quale molto gentilmente ce la apre rivelandoci un interno assai interessante e suggestivo. Purtroppo non riusciamo a capirci, ma posso dire che ne valeva la pena. Facciamo un’offerta in una cassettina per la chiesa.

Riprendiamo il nostro percorso, fino a essere completamente avvolti da nuvole basse.

Arriviamo a un parcheggio, da cui si può partire a piedi per giungere fino al monastero. C’è chi lo fa, per penitenza, anche a piedi scalzi, ma noi decidiamo di arrivare al parcheggio superiore, e di farne solo un breve tratto attraverso i boschi. La nebbia rende il percorso scivoloso e quindi piuttosto pericoloso.

Il monastero è incastonato in una parete rocciosa a 900 metri di altezza, ed è il più importante luogo di culto ortodosso del Montenegro.

La chiesa del monastero inferiore, che molti trascurano ingiustamente, vanta splendidi affreschi dai vividi colori sui quali domina il blu. Il monastero superiore è un luogo magico e sacro per gli ortodossi, non solo di Serbia e Montenegro. Indubbiamente la posizione del monastero superiore è unica: incastonato e scavato in una parete verticale di roccia.

Proseguiamo lungo la strada statale che da Podgorica va verso Niksic e proseguiamo verso la gola del Piva, e qui tentiamo di andare a visitare anche il Monastero del Piva, ma quando arriviamo diluvia, e lo troviamo chiuso.

Attraversiamo poi il confine con la Bosnia per puntare dritti a Sarajevo (129 km. dal monastero di Piva), dove arriviamo dopo un paio di ore. Il passaggio della frontiera richiede una mezz’oretta, e appena entrati in Bosnia la strada diviene piuttosto tortuosa e insidiosa, al punto che in alcuni tratti diviene anche sterrata e si percorre un po’ a fatica… e pensare che questa è la strada di principale collegamento tra le capitali di Montenegro e Bosnia.

Proseguiamo, seppur a rilento, tra boschi e campagne non molto abitate.

Entrare in Bosnia riporta inevitabilmente la mente all’atroce guerra che si è combattuta qui non tanto tempo fa, e il percorso viene fatto quasi completamente in silenzio.

In Bosnia la valuta corrente è il Marco Bosniaco, e il rapporto di cambio è: 2 KM / 1 Eur. Accettano comunque anche euro e kune. Noi non abbiamo mai cambiato, e nei giorni bosniaci abbiamo sempre pagato in Euro.

Arriviamo finalmente a Sarajevo, una città grande, ma abbastanza ordinata nella circolazione.

Facciamo solo un po’ fatica a trovare il nostro albergo, in quanto la mappa di Google è un po’ imprecisa, e il percorso che ci indica non è giusto, in quanto la strada che noi cerchiamo è divisa in due parti non collegate tra di loro. Chiediamo ad alcune persone, e alla fine riusciamo a ottenere l’informazione giusta. Devo dire che tutti sono stati molto gentili, e hanno cercato di darci una risposta, anche se non sempre precisa.

Dopo esserci sistemati andiamo a Pigeon Square, con i suoi bar all’aperto, la fontana dalla forma orientaleggiante, la folla che la popola ad ogni ora nei vicoli che si snodano dai suoi lati. Da qui si diramano le varie strade pedonali che costituiscono il cuore della città: dalla commerciale Feradija, al caratteristico vicolo Kazandziluk, che ospita i negozi dedicati agli oggetti in rame.

Giriamo un poco per le stradine, e poi ci decidiamo ad andare a cena, anche perchè di sera i negozi chiudono.

Cerchiamo il “To be or not to be” a Baščaršija, ma dopo un certo peregrinare lo troviamo chiuso. Optiamo quindi, più o meno a caso, per il “Mrkva”, ma poi scopriamo leggendo qualche Forum su Internet, che è uno dei locali più famosi di Sarajevo per il cevapcici. E quindi cevapcici sia. Risultato valido, anche se oramai da qualche giorno la carne di agnello e di montone ci esce dalle orecchie.

Venerdì 2 Maggio

Dopo aver fatto colazione ripassiamo da “Pigeon Square” (Bascarsija) per arrivare a Bascarsijska dzamija (Havadze draka), una interessante moschea, poi proseguiamo con la “Moschea dello Zar” (Careva dzamija) (1462), uno dei luoghi di culto più grandi di Sarajevo. Vediamo un’ulteriore moschea, la Gazi Husrev-beg Mosque. Dopo i luoghi di culto ci inoltriamo nel “markale“, il colorato mercato di Sarajevo.

A questo punto possiamo lasciare il centro di Sarajevo per iniziare il nostro viaggio verso Mostar.

Incontriamo abbastanza presto le località che hanno ospitato le gare di sci delle olimpiadi invernali.

Lungo il percorso passiamo nei dintorni di Bjelasnica, villaggio di pastori, un tempo caratterizzato da case con tetti appuntiti a cappello, in maggior andate distrutte con la guerra degli anni novanta. Un’illustre eccezione è rappresentata da Lukomir, una borgata che conserva molte vecchie case, raggiungibile da Umoljani, attraverso una strada sterrata (percorribile solo con clima asciutto).

3 km. prima di arrivare a Umoljani, verso la valle del Sedernik si possono ammirare minuscoli mulini ad acqua. Nel paese di Umoljani vi si trovano due moschee, di cui una in particolare, è la più antica della regione.

Continuiamo il nostro percorso attraverso un affascinante paesaggio montano. L’ora di pranzo sta per sfuggirci, ma qui di posti dove fermarsi a pranzare non se ne vedono proprio, finchè a un certo punto vediamo una struttura in legno che potrebbe dare l’impressione di essere un rifugio o qualcosa di simile. Proviamo a raggiungerlo, e vediamo che stanno arrostendo allo spiedo un agnello.

Non parlano una parola di inglese, ma a gesti, riusciamo a fargli capire che abbiamo fame, e mangeremmo qualcosa volentieri. Ci mostrano l’agnello e annuiamo.

Ci sediamo a tavola ed aspettiamo, Passa un po’ di tempo, e poi finalmente arrivano due bei piatti di agnello. Sono quali le 15, e quindi l’ora è un po’ insolita. dopo poco il locale si riempie e la gente inizia a mangiare… strano orario… non capiamo se è pranzo, uno spuntino pomeridiano e che altro.

Comunque l’agnello è buono, il pane che ci portano fantastico, il caffè bosniaco meraviglioso, e il tutto per 10 Euro a testa.

Riprendiamo il cammino, ma poi scopriamo che la strada che google ci aveva indicato in realtà era poco più che una mulattiera, e così decidiamo che è meglio ritornare indietro. Ci fermiamo a parlare con due ragazzi che in un ottimo inglese ci spiegano che di lì non si può arrivare fino a Mostar, e dobbiamo ritornare fino quasi a Sarajevo e prendere un’altra strada… insomma dobbiamo allungarla di circa 70 km.

Rifacciamo tutto il percorso a ritroso, e ci inoltriamo per una valle laterale, piuttosto disabitata e spoglia, fino a giungere a Konjic, dove si trova un ponte ottomano a 6 archi di una pietra ambrata, di particolare interesse.

Verso sera arriviamo finalmente a Mostar.

Ci muoviamo subito per andare alla scoperta di Mostar, che da più parti è stata definita una città molto interessante. Puntiamo dritti al famoso “ponte” (Stari most), distrutto nel 1993 e poi ricostruito, da dove speriamo di vedere qualche improbabile tuffatore.

Gironzoliamo un po’ per il centro, spostando la nostra attenzione a moschee, minareti, botteghe e ristorantini, ma il fulcro di tutto è la Kuiundziluk, la via acciottolata che costeggia il fiume.

Tra le moschee meritano una visita: Moschea Tabacica, interamente coperta da lastre di pietra, Moschea Koski Mehmed-pascià, che si affaccia sulle sponde del fiume. Entrambe sono del XVII secolo. Da visitare anche la Vecchia chiesa ortodossa con le sue preziose icone.

Pare che Mostar sia la località migliore per fare qualche acquisto, e quindi acquistiamo anche qualche cosa, ma oramai è tardi e i negozi stanno per chiudere.

E’ ora di cenare e quale posto migliore della Konoba Taurus in un vicoletto nella parte occidentale di Mostar? Anche perchè, data l’ora, rischiavamo di rimanere senza cena.

Mangiamo, tanto per cambiare, bene, a base di pesce, per la modica cifra di 15 Euro a testa.

Andiamo ancora in giro per qualche foto… anche perchè il centro di Mostar, sia di giorno, che di sera, ha un fascino veramente indescrivibile… ci si dimentica quasi degli orrori della guerra.

Sabato 3 Maggio

Partenza di buon mattino da Mostar per dirigerci verso Medjugorje (30 km. circa), famosa meta di pellegrinaggi da quando il 24 giugno 1981, alcuni ragazzini dissero di aver avuto apparizioni mariane. Appena ci avviciniamo ci rendiamo conto di quanti visitatori vengono, e la maggior parte dall’Italia.

Ammetto che provo un po’ di delusione, ora mi sembra tutto così commerciale, e così diverso da come me lo aveva descritto una mia amica che nel 1983 vi si era recato in un viaggio a dir poco avventuroso. Allora vi era ancora la Jugoslavia, e Tito era morto da appena 3 anni. Le autorità non vedevano di buon occhio quei pellegrinaggi, tanto è vero che ci si doveva inventare mille scuse per riuscire ad arrivare fino a lì, e por potersi recare nei posti della apparizioni.

Ricordo che me ne parlò con grande enfasi. Purtroppo credo che ora si sia perduto molto di quello spirito.

Dopo una Messa, una preghiera e una breve visita partiamo per raggiungere la costa a Drvenik.

Di qui alle ore 14,00 parte il traghetto delle linee Jadrolinija che ci porta fino a Sucuraj, sull’isola di Hvar. La traversata dura 35 minuti circa.

L’isola non è molto abitata. gli stanziali sono infatti poco più di 11.000, e la sua conformazione è stretta a allungata. Iniziamo quindi a percorrerla nella sua lunghezza, fino ad arrivare, dopo un’oretta circa a Jelsa, un piccolo centro dotato di un porto e di un resort circondato da fitte pinete e alti pioppi. Jelsa può vantare alcune piazze e strade dall’atmosfera molto intima e si trova a breve distanza da una serie di piacevoli insenature e spiagge sabbiose particolarmente indicate per nuotare.

Proseguiamo, e attraversando Stari Grad (interessante cittadina nel nord dell’isola, che non compete però con la città di Hvar), arriviamo a Hvar. Vorremmo poterla visitare, ma la pioggia dal mattino non ci ha mai abbandonato, e così abbandoniamo un po’ le nostre velleità.

Facciamo qualche acquisto e ritorniamo al nostro appartamento.

Per la cena il tempo pare volgere al meglio, e così usciamo senza ombrello.

Scendiamo fino al porto, e decidiamo di cenare al “Bonaka”. La scelte si è rivelata felice, almeno per ciò che riguarda il cibo, un po’ meno per l’atmosfera, in quanto vi era una tavolata di russi piuttosto alticci.

Comunque ceniamo con un’entrèe di patè di pesce, spaghetti ai frutti di mare, calamari fritti, verdure grigliate, il tutto annaffiato da birra.

All’uscita ci aspetta però una simpatica sorpresa: sta diluviando, al punto che la strada è diventata quasi un torrente. Aspettiamo un po’, e poi ci decidiamo, senza ombrello, a correre verso la macchina. All’arrivo siamo da strizzare.

Domenica 4 Maggio

E’ il giorno del rientro, e come volevasi dimostrare, c’è uno splendido sole.

Partiamo abbastanza presto, perchè l’imbarco è per le 9,45, e occorre essere lì almeno un’oretta prima. Il percorso è di 80 km. circa per un’ora e mezzo di auto, e non potendo fare il biglietto prima ci è il rischio di rimanere a piedi.

Il viaggio di ritorno non è mai una passeggiata, perchè manca l’entusiasmo dell’andata.

A peggiorare la situazione vi è anche una deviazione molto lunga in autostrada in Croazia che ci costringe a passare attraverso strade di montagna con conseguenti serpentoni.

In tarda serata riusciamo però finalmente ad arrivare a casa.



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