Hawaii… Kauai, Big Island e Oahu

Dalla scoperta dell'isola giardino all'incontro con la mitica Pele per arrivare alla caotica e divertente Waikiki. Ecco le nostre due settimane in Paradiso...
Scritto da: Elly030
hawaii... kauai, big island e oahu
Partenza il: 10/02/2012
Ritorno il: 24/02/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Hawaii! Il viaggio è cominciato prima, tanti tanti mesi prima: quando ci siamo resi conto di avere sufficienti miglia Alitalia per garantirci il biglietto premio per entrambi per questo lontano paradiso e allora è cominciata la ricerca di racconti di viaggio su Turisti per Caso e la lettura di guide turistiche aggiornate (Rough e Lonely). È anche iniziata la ricerca di alberghi che ci garantissero comfort senza spendere una fortuna ed in questo caso Tripadvisor è stato determinante per la scelta. Ad agosto abbiamo prenotato i biglietti premio per … febbraio! Si trattava della prima data disponibile ma andava benissimo in quanto desideravamo ‘spezzare’ l’inverno. A dicembre abbiamo prenotato i voli fra le isole con Hawaiian Airline (da e-dreams perché la prenotazione diretta per noi europei non è possibile), gli alberghi e l’assicurazione medica con Mondial Assistance grazie allo sconto riservato ai lettori di Turisti per Caso.

Visiteremo Kauai, Big Island e infine Oahu.

Decidiamo anche di viaggiare solo con il bagaglio a mano dopo esserci assicurati che nei pressi delle strutture che avevamo prenotato ci siano lavanderie a gettoni o quantomeno il servizio lavanderia. Questo un po’ per risparmiare sul bagaglio imbarcato (Delta – l’ultimo vettore partner Alitalia con cui viaggeremo per la tratta Los Angeles – Honolulu – per il bagaglio imbarcato chiede 25 dollari a testa. Un po’ meno Hawaiian Airlines) ma soprattutto perché vogliamo viaggiare leggeri.

Finalmente pronti! Il 10 febbraio nonostante la bufera di neve alla partenza da casa arriviamo a Linate in tempo, ci imbarcano con mezzora di ritardo e restiamo fermi circa un’ora sull’aereo perché devono sghiacciare le ali. Siamo in trepidazione per la coincidenza a Parigi dove peraltro dovremmo anche ’contrattare’ i posti sull’Airbus per Los Angeles in quanto ci hanno assegnato due posti da un capo all’altro dell’aereo…

Riusciamo ad imbarcarci anche a Parigi, barattiamo i posti e facciamo il viaggio vicino ad un simpatico nonnino francese che sta andando a Los Angeles a trovare i nipoti. L’Airbus di Air France su cui viaggiamo è stracolmo, offre cibo scadente ed intrattenimento di bordo inesistente a causa di malfunzionamenti appunto al sistema di intrattenimento… ma nessun problema! Siamo attrezzati!

Dopo circa dieci ore atterriamo in perfetto orario a Los Angeles, abbiamo sorvolato Canada e Groenlandia, uno spettacolo tutto quel ghiaccio visto dall’alto! Sono le 13:30, raggiungiamo con la navetta il Los Angeles Marriott Airport dove pernotteremo in attesa del volo di domani per Honolulu. Ci rinfreschiamo velocemente e poi prendiamo l’autobus che passa di fianco all’albergo (1$ a testa a tratta) che in 50 minuti circa ci porta a Santa Monica: il tramonto è sempre bellissimo, come 4 anni fa, la Terza strada (la via dello shopping) è un po’ cambiata con l’apertura di Bloomingdale in fondo alla via. Facciamo una pausa per un caffè ristoratore da Starbucks e poi riprendiamo l’autobus dall’altra parte della strada rispetto a dove eravamo scesi e rientriamo in hotel dove ceniamo e alle 21:30 siamo a letto.

11 febbraio

Altra giornata di viaggio: Los Angeles-Honolulu-Lihue. Arrivati verso sera all’aeroporto di Lihue e accolti dalle parole del pilota ‘Welcome to Paradise’ andiamo subito – stanchissimi – alla Budget per ritirare la nostra macchina che ci costa circa 100 dollari in più di quanto preventivato – conveniva senz’altro pagarla al momento della prenotazione. Però di utilitarie non ne avevano più quindi ci chiedono: ‘Avete problemi a guidare una macchina grande?’ No, non ne abbiamo. E invece sì! Ci fanno un upgrade gratuito ad una… Mercury con interni da jet privato ma così bassa e grossa da essere inguidabile. Nonostante il mio tesoro voglia ‘rassegnarsi’ (quella con l’istinto omicida dei due sono io) rientro e me la faccio sostituire con una Jeep Compass (sempre gratuitamente).

Il sole tramonta e nel giro di 10 minuti c’è buio, cartina alla mano raggiungiamo Poipu e il ‘nostro’ Poipu Plantation B&B. La temperatura è piacevolissima e sta cadendo una leggerissima pioggerellina che sembra acqua nebulizzata. Il profumo dei fiori in stanza stordisce. Questa sera ceniamo al vicino Red Salt, ristorante incredibilmente rinomato e quotato della zona e ne restiamo terribilmente delusi.

12 febbraio

Oggi la prima sorpresa che ci riserva la nostra ‘casa’ qui a Poipu: la colazione. Un po’ storditi dal fuso orario veniamo accolti da ‘aloha’ e’ welcome’: al di là dello ‘spettacolo’ rappresentato dalla colazione in sé (caffè e succo di frutta a volontà e piatti preparati con cura e prodotti freschissimi) la vera sorpresa è che tutti gli ospiti del b&b (8 al massimo) consumano la colazione assieme attorno allo stesso tavolo con l’opportunità di conoscersi, scambiarsi informazioni e consigli. Per me è stato incredibilmente divertente e stimolante, per Silvio – un po’ meno… versato nella conoscenza della lingua inglese – le colazioni sono state faticose. I nostri ‘compagni di vacanza’ erano una coppia californiana, una dell’Arizona e due ragazzi che venivano dalla Francia. Alla quarta colazione la coppia dell’Arizona era stata sostituita da un marine-bambino e sua moglie – altrettanto giovane – di San Diego ma di base ad Okinawa. Ognuno con una storia e con la voglia di raccontarla…

Dopo aver espletato le formalità del check-in (che la sera precedente avevamo ‘saltato’ poiché alle 19 era già chiuso) facciamo due passi e raggiungiamo la spiaggia – finalmente – per un po’ di snorkeling (non c’era molto pesce ma quello che abbiamo visto era coloratissimo!) e ne approfittiamo per curiosare i mega resort sulla spiaggia. Senz’altro lussuosi e confortevoli ma poco indicati per il tipo di ‘vacanza in movimento’ che abbiamo in mente. Qui, alla Brennecke’s Beach il profumo di ‘mare ‘ e di fiori satura l’aria. Dopo un paio d’ore di sole mangiamo uno shave ice coloratissimo e decidiamo di tornare a prendere la macchina e scoprire un po’ l’isola. Prima visitiamo la Kauai Coffee Company – di proprietà italiana, Zanetti – dove degustiamo svariate miscele, poi ci dirigiamo verso il Waimea Canyon State Park dove siamo sorpresi da viste mozzafiato e valli i cui colori (rosso, marrone, verde) sembrano dipinti. Scegliamo per cena ‘Casa di Amici’ che raggiungiamo a piedi avvolti nelle tenebre. Solo l’ultimo giorno qui faremo caso alla torcia sul comodino…

13 febbraio

Anche questa mattina è iniziata con un’ottima colazione. Salutiamo gli amici dell’Arizona che oggi tornano a casa. Oggi è anche giorno di .. bucato! Viaggiare con il bagaglio a mano solamente significa anche questo. Mentre i vestiti sono in asciugatrice andiamo a comprare il cibo per il nostro pic-nic alle Secret Falls. È l’unica attività che abbiamo prenotato già dall’Italia (scoprendo che avremmo potuto prenotarla direttamente al B&B usufruendo di uno sconto), risaliremo in kayak il fiume Waimea e dopo un po’ di trekking raggiungeremo le cascate. Decidiamo che pranzeremo a base di ‘Puka Dog’ (particolarmente raccomandato dal nostro nuovo amico californiano) che non troveremo così esaltante – ma è vero che non impazziamo per gli hot dog – però ci chiediamo davvero cosa ci abbia mai trovato Anthony Bourdain che l’ha definito addirittura ‘divino’. Partiamo alla volta di Wailua, individuiamo la base della compagnia di kayak che abbiamo scelto ed incontriamo la nostra guida, Kyle. Pagaiare sul fiume ci ha incredibilmente emozionati: la vista del fiume che si snodava di fronte a noi, le rive verdissime e le montagne sullo sfondo, l’acqua calma, il silenzio ci trasmettono una grande sensazione di pace e appagamento. Bello anche il trekking per arrivare alla cascata… e anche in questo caso (come mi è capitato altre volte nella vita) è stato più emozionante il viaggio che il raggiungere la meta. Rientriamo alla base stanchi ma soddisfatti e ci gustiamo la cucina americana di Brennecke’s… superlativa! Finalmente abbiamo mangiato bene e prenotiamo anche per domani sera perché sarà San Valentino e qui è molto sentito.

14 febbraio

Dopo colazione partiamo verso il nord dell’isola diretti ad Anini Beach dove facciamo un po’ di snorkeling e ci rilassiamo. Proseguiamo per Lumaha’i Beach bellissima e pericolosissima. Guidiamo fino alla fine della 560 dove iniziano i sentieri per la Napali Coast (se avessimo un giorno in più a disposizione, domani verremmo qui a provarne uno). Torniamo verso Poipu e lungo la strada ci fermiamo a visitare un piccolo Farmer’s Market. Sosta in un internet cafè per stampare i boarding pass per domani e poi ‘casa’. Spioviggina e gli arcobaleni riempiono il cielo. Ci fermiamo anche noi sul bordo della strada come tutti a fotografare impazziti. Una volta a Poipu decidiamo di goderci il tramonto e facciamo due passi per scendere al mare dove non riusciamo a vedere il sole tuffarsi nell’oceano per colpa di una nuvoletta ma assistiamo al rituale del tramonto di Poipu: un sacco di persone (per lo più anziani) che si danno appuntamento al ‘muretto’ per ammirare il tramonto portandosi da casa il proprio bicchiere di vino per brindare. Un’immagine bellissima che non riesco a dimenticare!

15 febbraio

Veniamo viziati fino all’ultimo con una squisita colazione a base di papaya, pancake, fragole e banane. Non abbiamo avanzato una briciola e lasciamo Poipu e il B&B con lo staff migliore che abbia mai incontrato con la convinzione che non ci verrà proprio fame a pranzo (ci sbaglieremo!). Stiamo per lasciare l’isola dove abbiamo visto più… galli e galline in assoluto! (qui leggende e spiegazioni pseudo-attendibili si sprecano… scegliete voi quella che preferite). Direzione aeroporto quindi, restituiamo la macchina e passiamo i controlli di sicurezza il tutto in meno di 40 minuti. Scopriamo di esserci tenuti le chiavi del B&B.. non volevamo proprio andarcene! Aspettiamo il nostro volo per Hilo. Atterrati ritiriamo la nostra macchina (Jeep Wrangler 4×4 che si rivelerà del tutto inutile perché la compagnia di noleggio – Thrifty, ma pare che sia una pratica comune a tutte – proibisce di percorrere le strade dove una 4×4 servirebbe) e raggiungiamo il villaggio di Volcano dove alloggeremo al ‘Volcano Places’ nel cottage Kahi Malu (consigliatissimo), nascosto in una specie di foresta tropicale, vicinissimo al Kilauea Visitor’s Center. Facciamo una breve puntata al Visitors Center (l’ingresso al parco costa $10,00 e dura una settimana) per chiedere al ranger quale percorso ci consiglia per l’indomani. Il giovanissimo ranger ci consiglia alcuni sentieri e ci mostra le aree off limits a causa dei fumi tossici del Kilauea. Sappiamo che lì vicino c’è una rinomata Winery che non ci facciamo mancare e dove degustiamo qualche vino e compriamo una bottiglia di Red Volcano per cena. Lo shopping per garantirci la cena si rivela arduo, non abbiamo voluto fermarci a Hilo come Kathryn – la proprietaria del cottage – ci aveva consigliato e qui gli ‘store’ non sono molto forniti e tutto è surgelato. Riusciamo – visitandoli entrambi – a mettere assieme due costate organiche, spinaci surgelati , formaggio ceddar e focaccine. Il tutto carissimo. Senz’altro sarebbe stato più conveniente cenare fuori ma il cottage è così meraviglioso ed intimo che sarebbe stato un peccato non sfruttarlo! Silvio ne approfitta per fare jogging mentre io scopro la nuova casa e mi rilasso. Aspettiamo che faccia buio per guidare fino al Jaggar Museum (all’interno del Volcano National Park, appena dopo il Visitors Center) dove speriamo di vedere la lava che ribolle nel cratere. Non vediamo la lava – siamo prudentemente distanti – ma ammiriamo il vapore che con il buio diventa rosso che esce dal cratere e che crea un suggestivo e mozzafiato contrasto con il cielo stellato come non mai.

16 febbraio

Dopo una pigra colazione in casa usciamo diretti al Volcano National Park. Abbiamo deciso di percorrere il Kilauea Iki Trail. Prima esploriamo il Thurston Lava Tube, da esplorare c’è poco in verità, ma è sempre una questione di emozioni: siamo dentro ad un tunnel creato da una colata lavica! Il Kilauea Iki non è un sentiero eccessivamente impegnativo, scendiamo di circa 120 metri attraverso la vegetazione lussureggiante e arriviamo sul pavimento del cratere ormai raffreddato ma da cui – in almeno un punto – esce ancora del vapore. Qui c’è stata una spettacolare eruzione nel 1959 e la lava su cui camminiamo ci ha messo 36 anni per solidificare. Percorriamo il sentiero in circa un paio di ore con una breve pausa per il nostro pranzo al sacco. Riprendiamo la macchina e vorremmo deviare per il Pu’u Huluhulu – un altro sentiero – ma la strada per arrivare è chiusa per lavori. Decidiamo quindi di percorrere la Chain of Craters Road fino a dove la strada stessa si interrompe praticamente sul mare a causa di una colata lavica che nel 1983 ne ha coperto circa 10 miglia. In 20 miglia scendiamo di circa 1200 mt e man mano che scendiamo il paesaggio cambia drammaticamente. Arriviamo fino in fondo, all’Holer Sea Arch – un arco spettacolare scavato dalla forza del mare nella roccia lavica… ci rendiamo conto che non rimarrà lì per sempre, il mare qui ha una forza incredibile. Rientriamo verso Volcano e lo superiamo. Silvio infatti si sacrifica e mi porta a visitare l’Akatsuka Orchid Garden dove posso finalmente ammirare un vasto display di orchidee e respirarne il profumo. Compro un tronchetto di Plumeria (fiore tipico delle Hawaii) da piantare.. tentare non costa nulla… vedremo! Anche stasera restiamo a casa e ne approfittiamo per guardare il Dvd dei filmati originali dell’eruzione del 1959 che Kathryn ci ha messo a disposizione assieme ad altri Dvd e Cd oltre che bellissimi libri sulle Hawaii.

17 febbraio

Oggi ci spostiamo a Kona: torniamo verso Hilo per imboccare la Saddle Road, Silvio ha scelto di ‘tagliare’ l’isola anziché guidare lungo la costa per avvicinarsi al Mauna Kea (la montagna più alta del mondo – misurata dal livello del mare è alta circa 4.000 mt!). Siamo letteralmente saliti sopra le nuvole! Ci fermiamo al Visitors Center a circa 2.700 mt. Di più non possiamo salire (per fortuna dico io – ho voglia di mare!) perché è una delle strade proibite dall’autonoleggio. L’ultimo tratto della Saddle Road è un delirio di salite e discese, sembra di essere su una giostra al luna park circondati da roccia lavica. Comincio a pensare alla forza dirompente del vulcano in eruzione come ad una forza creatrice… Arriviamo a Kailua. Alloggiamo al King Kamehamela proprio sulla spiaggia, che raggiungiamo dopo aver pranzato dall’altra parte della strada, allo Splasher’s Grill.

18 febbraio

Gironzoliamo un po’ per Kailua, sul lungomare e in un Farmer’s Market. Kailua è molto turistica e secondo me ha poca personalità rispetto ai posti dove siamo stati finora. Silvio invece pensa che sia solo diversa e particolare a modo suo. Carichiamo la macchina perché alla sera prenderemo un aereo che ci porterà ad Oahu e lasciamo l’albergo. Direzione Hapuna Beach: la spiaggia è senz’altro bella e ben attrezzata (come quasi tutte le spiagge ed i parchi pubblici qui). Sulla sabbia resistiamo poco a causa delle continue folate di vento e ci spostiamo sul giardino appena dietro. Le persone del posto stanno allestendo dei barbecue e ben presto ci viene fame! Verso le 4 del pomeriggio risaliamo in macchina e partiamo alla volta dell’aeroporto di Kona. Nel parcheggio troviamo la nostra portiera danneggiata e dopo un primo momento di dispiacere ci rendiamo conto che la nostra vacanza non sarà rovinata grazie all’assicurazione completa che stipuliamo sempre. Atterriamo ad Honolulu verso le 8 di sera e grazie al servizio transfer aeroporto/hotel della Robert’s Hawaii prenotato dall’Italia raggiungiamo Waikiki e il nostro Aston Waikiki Circle, fronte mare ed esattamente di fronte alla spiaggia di Waikiki dove al tramonto inizia puntuale tutti i giorni lo spettacolo gratuito di musica hawaiana. Qui ci fanno un graditissimo up-grade ad una stanza ocean front che pur essendo al sesto piano si rivela essere abbastanza rumorosa. Ceniamo al Duke’s Canoe Club – dentro all’Outrigger, fronte mare. Ve lo consiglio davvero, noi siamo tornati tutte le sere. Andiamo a letto stanchi chiedendoci se Waikiki e la sua confusione ci piaceranno dopo i posti tranquilli e da favola che abbiamo visitato finora.

19 febbraio

Il nostro è un pigro risveglio e subito ci coccoliamo con un caffè bevuto sul balcone (‘lanai’) godendoci la vista impagabile dell’oceano, dei surfisti e di un arcobaleno. Il tempo oggi sembra nuvoloso – finora ci è andata bene. Decidiamo di visitare Pearl Harbour. Qui non prenderemo la macchina, abbiamo deciso di sfruttare la – pare – ottima rete di The Bus. Si rivelerà una buona scelta. Compriamo in un Abc Store il 4 days Bus Pass per $ 25 a testa Abc la Map and Guide Book di The Bus e dopo un’ora di autobus raggiungiamo il sito di Pearl Harbour che visitiamo, ma a causa del vento non possiamo andare all’Arizona Memorial. Decidiamo di visitare l’Uss Missouri, la nave da guerra dove la storia è stata scritta. Armati di audio-guida (compresa nei 22 $ a testa dell’ingresso) iniziamo il nostro tour e di nuovo facciamo un salto temporale all’indietro. C’è da camminare parecchio e se andate portatevi dell’acqua. Gli americani hanno – secondo me – un modo tutto loro di valorizzare i siti, di ricordare la storia, un’enfasi particolare che tocca certe corde e ti spinge a sentire un forte sentimento patriottico e nazionalistico. Alla fine del tour stavo quasi per sentirmi orgogliosa di essere americana io che americana non sono. E non lo dico con ironia, era quello che provavo davvero e la cosa mi ha fatto riflettere. Usciamo dal sito nel pomeriggio e vediamo il 42 (il nostro autobus) sfrecciarci davanti. Si prospettava un’attesa di oltre mezzora per il successivo ma l’autista è stato gentile e si ferma a ‘raccoglierci’. Scendiamo a Waikiki alla fermata di Saratoga e raggiungiamo l’Hard Rock Cafè per un po’ di …. shopping omologato! Poi entriamo ed usciamo dai negozi di Kalakaua Ave ed infine ci perdiamo letteralmente nel coloratissimo e allegro International Market Place. Stremati compriamo due birre con relativo apribottiglie e andiamo sul nostro lanai a goderci lo spettacolo dell’oceano al tramonto mentre dalla spiaggia davanti sale musica hawaiana.

20/02/12

Questa mattina decidiamo di fare colazione al vicino Cheeseburger in Paradise dove i piatti proposti sono assolutamente nella media ma… il bloody mary è fantastico! Oggi andremo ad Hanauma Bay, (ingresso $7,50 a testa) una meravigliosa baia protetta dove lo snorkeling dovrebbe essere fantastico. Fra il viaggio in autobus e la visione obbligatoria del filmato passa circa un ora e arriviamo in spiaggia a mezzogiorno. Siamo partiti tardi perché Silvio questa mattina ha fatto jogging… La baia vista dall’alto è mozzafiato e vista dalla spiaggia è ancora più impressionante, circondata da un cratere di cui il mare ha letteralmente ‘mangiato’ un lato ed è entrato in modo spettacolare. La spiaggia è affollata ed il mare è mosso, i guardaspiaggia non permettono di raggiungere il reef esterno. All’interno il mare è calmo e non vedo l’ora di entrare per nuotare con tutti i pesci promessi. Mi rendo presto conto che c’è un motivo per cui la spiaggia apre alle 6 del mattino…. Di pesci non ce n’è quasi.. di persone che fanno snorkeling invece c’è fitto! Ci siamo portati un po’ di ananas e acqua (comprati in uno degli innumerevoli Abc store di Waikiki – impressionante, c’e n’è uno ogni pochi passi) e li mangiamo mentre aspettiamo l’autobus per il rientro che anche questa volta ci è passato davanti ma non si è fermato…

Scendiamo alla fermata di Diamond Head, entriamo nel parco (1$ a testa perché siamo a piedi) – per arrivare all’entrata bisogna camminare un po’ dalla fermata dell’autobus e percorrere un tunnel abbastanza lungo – e dopo una mezzora di arrampicata e innumerevoli gradini, di cui gli ultimi 99 impressionanti, raggiungiamo la cima del cratere. Qui la vista su Waikiki è mozzafiato e vale ogni singolo gradino! Dovete andaci – anche solo per i due minuti (c’è sempre fila) – in cui sgomitando si riesce ad avvicinarsi abbastanza alla ringhiera per poter ammirare il panorama. Ci sono poi alcuni locali che usano il percorso per allenarsi in perfetta tenuta da fitness con i-pod nelle orecchie.

21/02/12

Ultimo giorno. Ci piacerebbe vedere Sandy Beach e la parte nord di Oahu ma in autobus ed in un giorno rischiamo di ‘sovraccaricare’. Pensiamo che torneremo e parliamo di come ci organizzeremo la prossima volta e quanto tempo dedicheremo alle varie isole e cosa faremo. Abbiamo però una giornata davanti e…. se è vero che gran parte degli hawaiani prendono l’aereo dalle altre isole per fare shopping all’Ala Moana Center… chi siamo noi per snobbarlo? È stato estenuante, devo confessarlo, e prima siamo anche andati al Ward Warehouse per cercare delle infradito fatte a mano. Abbiamo fatto un po’ di shopping da Barnes & Nobles, Footlocker e da Macy’s dove peraltro abbiamo utilizzato il 10% di sconto garantitoci dal pernottamento in un’Aston – all’arrivo infatti ci hanno dato un libretto zeppo di buoni sconti su attività, negozi e ristoranti. Noi abbiamo usato solo quello di Macy’s ma in effetti una famiglia con figli può risparmiare un sacco utilizzando i buoni per i bambini in ristoranti e attrazioni. Il resto del pomeriggio lo passiamo nella spiaggia di fronte all’albergo aspettando il tramonto.

22/02/12

Ultimo caffè sul lanai, ultimo bloody mary, ultimi minuti in spiaggia. La cosa che mi sta mancando di più è il fatto di prepararmi il mio caffè alla mattina e uscire a berlo sul balcone incantandomi davanti all’oceano. Alle 11 puntuale il servizio transfer Robert’s Hawaii ci recupera nella hall e ci porta in aeroporto. Se per l’arrivo mi sento di consigliare questo servizio, per il ritorno no se si viaggia leggeri come noi. Con un bagaglio che si può tenere sulle ginocchia l’aeroporto è raggiungibile nello stesso tempo con The Bus. Una cosa fra le tante che ci ha colpito è stato vedere il numero impressionante di persone anziane – ma veramente anziane – lavorare ancora. Con il senno di poi e se avessimo potuto decidere noi le date del volo (non è quasi mai possibile con i biglietti omaggio) avremmo dedicato un giorno in più a Kauai per fare trekking nella Napali Coast e un paio di giorni in più ad Oahu.

Torneremo, non subito, ma torneremo. Magari abbinando le Hawaii ad un tour in Alaska!

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Waikiki vista da Diamond Head



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