Guatemala zaino in spalla

Viaggio fai da te alla scoperta di splendidi paesaggi
Scritto da: pucci74
guatemala zaino in spalla
Partenza il: 27/10/2012
Ritorno il: 09/11/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Dopo altre esperienze in America Latina, da tempo desideravo conoscere il Guatemala, famoso per i suo paesaggi e la sua natura unici al mondo. Pertanto, io e Daria finalmente riusciamo a pianificare un viaggio fai da te, zaini in spalla, di due settimane in questo Paese, con una terza settimana di mare e relax in Belize e Messico (ma questa è un’altra storia…). Le due settimane guatemalteche, pur essendo state fisicamente impegnative, ci hanno permesso di vivere un’esperienza intensa e, per certi aspetti, forse anche diversa da quello che ci aspettavamo.

Le principali difficoltà sono rappresentate dagli spostamenti, che si possono compiere tramite agenzie turistiche, con comodi e più costosi pulmini da 9 posti, oppure, come abbiamo scelto noi quando possibile, con i bus collectivi o con i chicken bus, mezzi di trasporto per la popolazione locale. Ovviamente alcune tratte sono state alquanto faticose, ma le esperienze vissute in queste occasioni rappresentano per noi alcuni fra i migliori ricordi di questo viaggio.

Noi ci siamo portati un po’ di contanti dietro in dollari americani e euro (ben accettati entrambi ovunque…), e due carte di credito visa e mastercard. Si può cambiare in tutte le banche, ma alcune lasciano cambiare al massimo 200 USD a persona (necessario ovviamente passaporto per il cambio). L’euro, durante il nostro viaggio, veniva cambiato con 11 quetzal circa.

Abbiamo trovato il popolo del Guatemala disponibile e gentile con noi, ma anche molto più riservato e discreto di qualsiasi altra popolazione incontrata nei nostri precedenti viaggi nello stesso continente.

Come nostra abitudine, pur dopo un attento studio precedente del paese e del percorso da compiere, decidiamo di affrontare il viaggio senza precedenti prenotazioni, ad esclusione della prima notte e del primo trasferimento, cercando di evitare alberghi, locali e trasporti particolarmente turistici.

SABATO 27 OTTOBRE

Partiamo sabato 27 ottobre con volo Milano-Linate-Madrid-Miami-Guatemala City, prenotato ben 5 mesi prima, con doppio scalo per risparmiare qualcosina… Ovviamente il volo è eterno, con interminabili procedure di dogana a Miami. Giunti all’aeroporto di Guatemala City, veniamo assaltati da numerosi procacciatori per alberghi e spostamenti vari, ma noi abbiamo già il nostro autista che ci porta direttamente a Antigua con uno Schuttle (un Suv) già prenotato on line dall’Italia (Agenzia Guatemala Destinations Tours – spesa 30 USD). Arriviamo ad Antigua dopo 45’, percorrendo l’unica autostrada del paese, trovando una piacevole città coloniale; la temperatura non è calda (siamo a 1.500 metri sul livello del mare), ma ce lo aspettavamo. Soggiorniamo a l’Hotel Casa Cristina (30 USD a notte per una doppia), sistemazione consigliabile per pulizia e cortesia.

DOMENICA 28 OTTOBRE

Dopo un meritato riposo, passiamo la nostra prima giornata in Guatemala in giro per Antigua: ci stupisce (sarà il periodo…) la scarsa presenza di turisti, e per questo da noi ancora più apprezzata. Cambiamo in banca un po’ di soldi (qui, come in altri posti del paese, cambiano solamente 200€ a persona), e ci dirigiamo al Parque Central, dove visitiamo la Catedral e ci rilassiamo un po’ su una panchina, osservando cosa succede. Dopo aver acquistato un po’ del famoso pane caldo alla banana da Dona Luisa (calle oriente 12), visitiamo il Convento de santo Domingo con ben 5 minimusei interni (consigliabile), ed entriamo nel celebre negozio di artigianato tradizionale e vestiti locali Nim Pot: assolutamente da non perdere per acquistare ricordi e regali; in tutto il Guatemala non si trovano prezzi migliori (anche se noi lo abbiamo capito solamente durante il viaggio). Alla sera, dopo aver cenato alla Casa de la Sopa (settima avenue, 110 quetzal per due ricchi piatti e due birre), assistiamo a più processioni visto che, per nostra fortuna, ci imbattiamo in una specie di festa patronale presso la Chiesa de Nuestra Senora de la Merced: per tutta la sera vengono sparati petardi, mentre un personaggio della festa vestito con un’imbragatura anch’essa colma di petardi e fischioni, si dà letteralmente fuoco.

LUNEDì 29 OTTOBRE

Sveglia presto (come quasi tutte le mattine di questa esperienza guatemalteca) che alle 6 si parte per il Vulcano attivo Pacaya (miglior proposta trovata 180Q per due), con due ore di trasferimento in pulmino, salita al vulcano e discesa dall’altro versante per circa 4 ore di camminata. La salita vera e propria non è facilissima, camminando perennemente su lava e sabbia, e vista la pendenza, ma da dove si abbandona il pulmino occorrono meno di due ora ad arrivare in cima (da 1.800 m. a 2.400m.). Da chiedere assolutamente la discesa dall’altro versante: gli incredibili paesaggi valgono l’oretta in più di cammino. Poi scendiamo su un versante molto sabbioso, praticamente di corsa,affondando nella sabbia nera fino alle ginocchia: divertentissimo!

Dopo una pessima cena in un ristorantino che non vogliamo ricordare, andiamo a riposare, stanchi della giornata, e

MARTEDì 30 OTTOBRE

Nel pomeriggio trasferimento in Schuttle tramite agenzia a Panajachel (240Q per due) sul Lago Atlitan: per guadagnare un giorno decidiamo ancora una volta di affidarci ad un’agenzia turistica. Arrivati a Pana ci sistemiamo al Mario’s Room, ottima sistemazione per il rapporto qualità-prezzo: pulita e piacevole sistemazione sulla strada principale (Calle Santander, 180Q a notte per una doppia, colazione compresa). Entrambe le sere (la seconda perché bloccati dall’ennesimo temporale) ceniamo ottimamente da Lazarones: piatto di carne con guacamole (ottima salsa di avocado e cipolle), verdure e riso, con birre a 65Q per persona.

Durante tutta la nostra permanenza in Guatemala non abbiamo avuto problemi fisici causati dal cibo: non ci siamo privati frullati ai mercati, pollo fritto nei ristorantini improvvisati per strada, frutta, verdure e zuppe varie, senza subire conseguenze sgradite.

La zona del Lago Atlitan è assolutamente fantastica: poco turismo in questo periodo, ovunque ancora tutta la popolazione legata a modi di vivere e costumi tradizionali, e i paesaggi attorno al grande lago con i vulcani è unico al mondo! L’unico inconveniente sono state le piogge (torrenziali nel secondo giorno) che nel tardo pomeriggio ci hanno un po’ creato del disagio. Ma il nostro entusiasmo e un po’ la voglia di avventura attutiscono l’acqua ed il freddo… (alla sera non basta una maglia, e si dorme sotto una coperta di lana: siamo sempre a novembre).

Concordiamo un’escursione di un giorno in lancia sul lago con visita ai paesini caratteristici per 100Q a persona, e dopo una ricca colazione a base di crema di fagioli, uova e caffè nero alle 8,30 ci facciamo trovare sulla Playa Publica, dove salpiamo per San Marcos la Laguna, e poi San Pedro La Laguna. Entrambi sono piccoli villaggi che, bagnate dal lago, s’inerpicano sulle pendici delle montagne, potendo girovagare per i vicoli non poco in salita, osservando senza difficoltà come vivono gli abitanti del posto. Poi è la volta di Santiago Atlitan, molto più cittadina, con i suoi 32.000 abitanti. Qui, nonostante le innumerevoli richieste per strada, decidiamo di non andar a vedere il Maximon, che ci sembra un’attrattiva forzatamente turistica (non possiamo consigliare nulla a proposito), e invece cominciamo a girovagare per le strade, imbattendoci in uno spettacolare mercato. Qui girovaghiamo per le bancarelle alimentari e non, acquistando frutta ed un delizioso frappè, senza subire nessun problema fisico. Da vedere la chiesa Parroquial Santiago Apostol. Verso le 14,30 partiamo per Pana, e in mezzo al lago siamo sorpresi da un temporale, che oltre a bagnarci non poco, rende il nostro viaggio di rientro movimentato per le onde che si creano.

Tornati a Panajachel, solito temporale e cena alle 18 locali, e ci ritiriamo presto un po’ infreddoliti: alle 21 si dorme già!

MERCOLEDì 31 OTTOBRE e GIOVEDì 1° NOVEMBRE

Al mattino facciamo la nostra prima esperienza con i chicken bus: troviamo il bus locale per Chichicastenango che, con un cambio a Sololà e uno a Los Encuentros, dopo un paio di ore circa arriviamo finalmente a Chichi, a 2.200 metri (spesa 10Q a testa!).

Viaggiare in chicken bus è un’esperienza che qualsiasi visitatore del Guatemala non dovrebbe perdersi: comunque trovandosi sempre in situazione di sicurezza, è un ottimo modo per interagire con la popolazione locale. Certo, la comodità non è la migliore, essendo le misure progettate per i ragazzi americani, ma è affascinante mischiarsi fra la popolazione locale, soprattutto nelle zone degli altopiani, con i bimbi incuriositi da due persone un po’ diverse, con grossi zaini a loro sconosciuti.

Chiediamo di scaricarci non al Terminal dei bus, bensì in un punto un po’ più comodo al centro, ma l’autista si dimentica, abbandonandoci a un chilometro e mezzo dal centro. Ci tocca scarpinare sotto il sole con gli zaini, con salita finale ad entrare in paese. Qui ci dirigiamo alla Posada El Arco (quarta calle, 245Q a notte per una doppia con colazione), veniamo cortesemente accolti dalla titolare, la camera ci piace e decidiamo di fermarci, e subito ci viene servito un ottimo caffè nel giardino dietro la casa.

Siamo riusciti ad organizzare il nostro arrivo a Chichi in occasione degli Ognissanti, sapendo che per la popolazione locale è una ricorrenza molto sentita, ma non pensavamo di vivere un’esperienza così particolare. Infatti, nei nostri due giorni di soggiorno, troviamo un intero paese in fermento, nonostante il freddo e la pioggia a tratti (siamo a 2.200 metri di altitudine). Oltre al consueto mercato che occupa gran parte di Chichi, per l’intera notte ed il giorno successivo, continui botti e petardi ci tengono desti, processioni e balli fin dalle 6 del mattino riempiono le strade attorno alla Plaza, mentre per tutta la giornata successiva grandi autoparlanti diffondono tipica musica locale.

Con meno turisti in giro di quanto ci aspettassimo, considerata la fama del mercato di Chichi, cerchiamo di passare un paio di giornate da “ospiti” e non da turisti: assistiamo alla suggestiva Santa Messa in doppia lingua spagnolo e kichè, il dialetto maya, nell’Iglesia de Santo Tomas, ricca di ceri e candele ad ogni angolo, visitiamo il coloratissimo ed unico cimitero del paese, assistiamo all’artigianale spettacolo pirotecnico sempre sulla Plaza, e mangiamo direttamente nel mercato pollo e verdure (20Q a persona a pasto). Infine, decidiamo di fare alcuni acquisti (che appesantiscono ulteriormente i nostri zaini) di tessuto locale (pare che i manufatti di Chichi siano i migliori per qualità), non senza contrattare sulle eccessive richieste iniziali ricevute. Dopo una mediocre cena al ristorante Al Parilla (carne, riso e verdure con birra: 85Q a persona), ci ritiriamo.

VENERDì 2 NOVEMBRE

Il giorno dopo, un po’ tristi per abbandonare un posto così unico, proseguiamo il nostro viaggio. La nostra prossima metà è Lanquin e Semuc Champey, e, a differenza di quanto consigliato dalle guide, decidiamo di affrontare la Ruta 7W che collega Huehuetenango e Coban, per evitare il lungo giro passando per Guatemala City. Due chilometri di questa strada, famosa per i suoi incredibili panorami, nel 2008 sono stati cancellati da una frana, e da allora non è ancora stata ricostruita. Per questa via si avventurano solo alcuni bus collettivi, percorrendo una strada sterrata aperta fra i detriti, nonostante i cartelli affissi dal governo per i possibili pericoli. Ed in effetti il viaggio si dimostra veramente duro fisicamente: dopo due bus Chichi-Santa Cruz e Santa Cruz-Uspatan, prendiamo l’ultimo bus collettivo a disposizione da Uspatan per Coban, dove arriviamo dopo 9 ore totali di viaggio, le ultime 3 su strada sterrata, sobbalzando di continuo. Per tutto il viaggio siamo gli unici stranieri a viaggiare, trovando l’occasione per socializzare con intere famiglie, nostre compagne di viaggio. Spesa totale da Chichi a Coban: 66Q a testa.

Arriviamo alla sera sotto la pioggia a Coban: la città ci fa tutt’altro che una buona impressione, apparendoci sporca e forse non molto sicura. Ci sistemiamo alla Posada Dona Victoria (215Q), che troviamo sporca e decadente, nonostante le recensioni sulla guida, e ceniamo al Pollo Campero (50Q a persona), ma non abbiamo la forza di trovare alternative migliori.

SABATO 3 NOVEMBRE

Al mattino troviamo subito il bus collettivo per Lanquin (30Q a persona), dove giungiamo dopo 3 ore di strada tortuosa, di cui l’ultima ora su strada sterrata in mezzo alla foresta. Ci sistemiamo al El Retiro, dove troviamo solamente una capanna senza bagno (150Q per la notte): questo albergo (se così si può chiamare, trattandosi di capanne lungo il Rio Cahabon), nonostante la gestione americana, è assolutamente consigliabile, per la suggestiva sistemazione, e per la possibilità di cenare a buffet, con abbondanza a circa 80Q a testa. Arrivando nel primo pomeriggio, perdiamo la possibilità di escursione a Semuc Champey tramite agenzia di viaggi, ma per non perdere un giorno a Lanquin (dove oltre le grotte non c’è molto da vedere) troviamo una persona che per 300Q. ci porta sul suo pick-up al parco di Semuc Champey e poi alle grotte di Lanquin. La pioggia di questi giorni rende il viaggio di un’ora circa verso il parco una piccola avventura: la strada è tutt’altro che agevole, a tratti temiamo di finire nella foresta, ed una piccola frana, con successivi repentini lavori di una squadra di operai, ci causa un ritardo di una mezz’oretta. Il percorso comunque è alquanto spettacolare e, arrivati all’ingresso del parco dove paghiamo un biglietto di 50Q. a persona, ci avventuriamo verso le piscine naturali di pietra calcarea. Il luogo è a dir poco superbo, con cascate e laghetti dal colore turchese e verde smeraldo dove facciamo il bagno: ne è valsa davvero la pena. Dopo essere ritornati a langui facciamo visita alle enormi grotte di Lanquin (ingresso 30Q. a persona). Nonostante un percorso segnalato e con corde di ausilio, l’interno è pericoloso perché molto scivoloso per l’umidità e gli escrementi di pipistrello (consigliabile una torcia elettrica). Alcuni scorci dentro la grotta sono davvero suggestivi; peccato che la poca luce non ci permetta di scattare molte foto.

DOMENICA 4 NOVEMBRE

Al mattino incappiamo in uno dei pochi disguidi della vacanza: il tragitto in bus schuttle acquistato all’agenzia Vena Tours (che dovete assolutamente evitare!) si rivela una bufala, ma quando ormai siamo rassegnati a passare un’altra giornata a Lanquin (visto che la prenotazione sui pulmini deve essere effettuata almeno un giorno prima), riusciamo a trovare un passaggio per El Rancho con un’altra agenzia per 100Q. a testa (recuperando pure la quota già versata alla Vena Tours. In realtà la nostra intenzione era quella di raggiungere Rio Dulce attraverso El Estor, ma capiamo che non è assolutamente possibile a causa della strada non percorribile in questo periodo dell’anno. Ci tocca quindi girare attorno al lago di Izabal, per una giornata intera di viaggio. Infatti, arrivati a El Rancho prendiamo il bus di linea Litegua (45 Q. a persona) che ci porta a Rio Dulce, dove arriviamo con il sole già calato. Essendo un luogo dove i guatemaltechi vengono a passare il week end, fatichiamo a trovare subito da dormire, sistemandoci poi alla Posada El Paco per 200Q.: niente di chè, ma non avevamo molte alternative. Dopo una veloce cena, ci ritiriamo, non essendoci praticamente nulla da fare in questa cittadina.

LUNEDì 5 NOVEMBRE

Al mattino prendiamo dal molo la lancia colectiva per Livingstone (125Q. a persona, senza possibilità di spendere meno per la sola andata, senza possibilità di fare biglietto a/r) e il tragitto sul Rio Dulce è a dir poco favoloso, rendendo il viaggio una vera e propria escursione, con pause a El Castillo de San Felipe, un vecchio bastione spagnolo sul lago, vicino ad un paio di isolette popolate da cormorani e aironi, e con pausa presso una sorgente solforosa con possibilità di fare il bagno nell’acqua bollente. Lungo il tragitto incrociamo famiglie intere che pescano su piroghe, e prima di raggiungere il mare aperto, l’ultimo tratto di fiume si restringe, navigando ai piedi di altissime sponde, essendo il Rio nato dopo un fortissimo terremoto che qualche millennio di anni fa aveva letteralmente creato una immensa voragine, poi riempitasi con le acque del mare.

Dopo tre ore, pause comprese, finalmente arriviamo a Livingstone, una cittadina del tutto diversa da qualsiasi località del Guatemala, raggiungibile solamente via mare, e con la popolazione quasi interamente composta da etnia garifuna: sembra di essere in un altro continente. Il primo impatto è molto positivo: la tranquillità del posto è l’ideale per passare una paio di giorni per recuperare dagli sforzi degli ultimi giorni. La temperatura è completamente diversa rispetto l’umidità degli ultimi giorni, con il caldo dei caraibi che si fa sentire.

Siamo fortunati anche nella sistemazione: alloggiamo alla Casa Rosada, lungo il mare, in capanne semplici ma confortevoli per 160 Q. a notte. Qui ceniamo entrambe le sere durante la nostra permanenza: anche se non convenientissimo, la qualità è ottima, soprattutto i piatti tipici di pesce (180Q. a cena per due persone).

MARTEDì 6 NOVEMBRE

Da Livingstone organizziamo l’unica escursione possibile: una giornata a Los Siete Altares, una serie di cascate d’acqua dolci e laghetti a 5 chilometri dal paese, e proseguendo verso nord lungo la costa, alla Playa Blanca, la più bella spiaggia della zona. Ci imbarchiamo direttamente dal molo della Casa Rosada con una lancia, raggiungendo la Bahia de Amatique dove, incamminandosi nell’entroterra seguendo il Rio, dopo circa 20’ di cammino si raggiungono Los Siete Altares, dove è possibile tuffarsi e nuotare nei laghetti. Successivamente, risaliti sulla lancia, si raggiunge questa splendida spiaggia di sabbia bianca, su cui eravamo solamente 5 ospiti, e dove è possibile pranzare a base di pesci freschi o farsi servire una noce di cocco appena raccolta. Per l’escursione in lancia, ingresso a Los Siete Altares e accesso alla Playa Blanca (che è privata) la spesa totale per persona è di 130Q.

Livingstone appare un po’movimentata solamente nel week end, essendo probabilmente a novembre periodo di bassa stagione. In ogni caso a noi è apparso molto gradito lasciarci dondolare sulle amache lungo il molo della Casa Rosada in attesa del tramonto.

MERCOLEDì 7 NOVEMBRE

Al mattino riprendiamo la lancia per Rio Dulce (sempre 125Q per persona), dove prendiamo il bus per Flores: scegliamo il bus economico anziché prima classe (65Q per persona), ma l’idea non si rivela azzeccata: io passo un’ora in piedi nel corridoio del bus schiacciato fra la gente, mentre per un’altra ora viaggiamo una seduta sull’altro, con conseguenti crampi. Nelle ultime due ore di viaggio fortunatamente viaggiamo ognuno seduto nel proprio posto, e raggiungiamo Sant’Elena, cittadina sul lago di Peten Itza, di fronte all’isola dove è situata Flores, in sostanza un tutt’uno con Sant’Elena. Flores è un paese caratteristico per la sua sistemazione, con stretti vicoli di ciotolato, circondato da una passeggiata lungo lago. Qui, non avendo prenotazione, fatichiamo un po’ a trovare da dormire a costi non alti: alla fine ci sistemiamo a El Mirador, posada spartana ma pulita, con vista sul lago (90Q. a notte per una doppia). Alla sera concordiamo con la stessa agenzia di fronte al El Mirador lo schuttle per il sito maya Tikal (80Q. per persona, andata e ritorno) per la mattina seguente (partenze dalle ore 4), ed un altro per il giorno successivo per Belize City (145Q. per persona), usufruendo di un certo sconto. Dopo una frugale e rapida cena senza pretese, ci ritiriamo, stanchi dal lungo viaggio.

GIOVEDì 8 NOVEMBRE

Alle 8 partiamo per Tikal dove, dopo 1 ora e mezza di schuttle, entriamo nell’immenso parco nazionale omonimo (16 kmq). Dopo aver pagato il biglietto di 150Q., percorriamo ancora una quindicina di chilometri in bus, prima di essere scaricati nel piazzale di accesso vero e proprio alla parte pedonale. Il sito di Tikal è unico nel suo genere perché si trova nel cuore della giungla, e l’immensità del sito che richiede per la visita dei principali siti circa 10 km di cammino, la quantità di piramidi e monumenti maya, alcuni alti quasi 50 metri, i canti degli uccelli, le urla delle celebri scimmie urlatrici, gli odori intensi della terra e della vegetazione, rendono la visita un’esperienza assolutamente da non perdere. Consigliabile è organizzare un arrivo al sito in mattinata presto, o addirittura, se non si vuole badare a spese, dormire in uno dei lodge collocati all’interno del parco. Lascio alle guide la descrizione dei monumenti visitabili, mentre da non perdere, nonostante l’inevitabile fatica, l’ascesa ad un paio di templi, per ammirare un paesaggio da sogno.

Nel pomeriggio ritorniamo a Flores e ceniamo molto bene al ristorante El Tucan, il cui proprietario, cognato di un italiano, sembra molto felice di parlare del nostro paese: per 115Q a persona prendiamo il solito piatto unico (molto abbondante) con carne, verdura e riso, accompagnato da birra.

E qui finisce il nostro racconto. A Flores, causa alcuni disturbi fisici decidiamo di fermarci un giorno in più, prima di proseguire il nostro viaggio in Centro America, dirigendoci verso il Belize, ma da qui è un’altra storia.

Le nostre due settimane di vacanza “fai da te” in Guatemala ci hanno regalato indimenticabili visite a siti naturalistici unici ed incontri con una popolazione ricca soprattutto di una dignità che nasce dalla sua travagliata storia. Certo, per chi decide come noi di affrontare questo paese senza l’organizzazione di un’agenzia di viaggio, deve far fronte a qualche inevitabile inconveniente, ma nessuna maniera migliore per conoscere meglio il Guatemala!

Per ulteriori informazioni: maurizioliboa@libero.it

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