Grecia 2005: Atene, Milos & Santorini

E’ la nostra terza volta in Grecia, dopo Creta e Rodi. A febbraio la prima decisione: da una lunga lista di isole che ci interessa visitare scegliamo Milos e Santorini, oltre a una breve sosta ad Atene. A fine giugno il tutto è prenotato via Internet: voli, hotel, auto e scooter. L’unica incognita è il traghetto di trasferimento tra le due...
Scritto da: Silvia79
grecia 2005: atene, milos & santorini
Partenza il: 18/08/2005
Ritorno il: 03/09/2005
Viaggiatori: in coppia
E’ la nostra terza volta in Grecia, dopo Creta e Rodi.

A febbraio la prima decisione: da una lunga lista di isole che ci interessa visitare scegliamo Milos e Santorini, oltre a una breve sosta ad Atene.

A fine giugno il tutto è prenotato via Internet: voli, hotel, auto e scooter. L’unica incognita è il traghetto di trasferimento tra le due isole perché giorni ed orari di agosto non sono ancora disponibili.

Partiamo da Milano Malpensa il 18 Agosto alle 14:50 con un volo di linea Alitalia diretto ad Atene. Dall’aereoporto ci trasferiamo in centro cittá con la metropolitana: da qui ha inizio la linea blu che in circa quarantacinque minuti porta in piazza Syntagma, cuore della cittá di Atene.

Il treno parte ogni mezz’ora ed il biglietto costa € 6 a persona (due biglietti costano € 10).

L’hotel Phidias lo ha scelto Andrea durante un viaggio di lavoro. E’ un hotel modesto, con poche camere, pulito, splendidamente posto sulla Apostolou Pavlou, una strada pedonale ricca di caffé che costeggia l’area dell’Ancient Agorá e sottostante la collina dell’Acropoli.

Depositati i bagagli, usciamo per un aperitivo. Gustiamo il primo ouzo in uno dei tanti bar sottostanti l’hotel, osservando l’Acropoli che lentamente si illumina a giorno.

Ci dirigiamo verso la Plaka, passando dalla Thorias, una strada pedonale che costeggia il lato Ovest dell’Acropoli. Piú o meno a metá di questa strada sulla sinistra c’é una scala in ferro che conduce al Mars Hill, una grande roccia dalla quale si puó ammirare una buona parte della cittá. Un posto abbastanza affollato, per lo piú dai giovani ateniesi, ma di sicuro di grande effetto, soprattutto di sera.

Per cena scegliamo la taverna Xenios Zeus, giá testata da Andrea, un locale con una bellissima terrazza ai piedi dell’Acropoli, all’inizio della Plaka. La cucina é ottima, i gestori sono cortesi e l’atmosfera é unica.

Dopo cena girovaghiamo per le strette viuzze pedonali della Plaka, il centro storico nonché vecchio quartiere turco di Atene, ricco di taverne, caffé e di negozi di antiquariato, souvenir e gioiellerie. Una curiositá: quanto Atene venne proclamata capitale della Grecia la Plaka era l’unico abitato esistente. Osservando le attuali dimensioni di Atene viene da sorridere…

Percorriamo la via principale Adrianou, camminando fino alla elegante Piazza Syntagma, quindi lungo tutta la sorvegliatissima Vasilissis Sofia, la via delle ambasciate.

Le meta è l’hotel Hilton, piú precisamente lo spettacolare bar dell’ultimo piano, mi sembra l’undicesimo.

Inutile dire che la vista da lassú di Atene, dell’Acropoli ed anche della collina del Licabetto é a dir poco straordinaria.

Due cocktail concludono la prima serata in terra ellenica. Per il ritorno in hotel prendiamo un taxi, numerosi ed onesti.

Il giorno seguente lo dedichiamo alla visita della cittá. Di buon ora, per evitare il caldo e l’affollamento, ci dirigiamo all’Acropoli. Il biglietto costa € 12 e consente l’ingresso all’Acropoli, all’Ancient Agorá, al Teatro di Dionisio, alla Romain Agorá, al Kerameikos ed al Tempio di Olympian Zeus. NB: la domenica l’ingresso all’Acropoli é gratuito.

Dedichiamo due ore e mezza alla visita dell’Acropoli, stupefatti dalla grandiositá del Partenone, dalla bellezza della Loggetta della Cariatidi, del Tempio di Atena Nike e del teatro di Erode Attico. Visitiamo anche il museo dell’Acropoli, davvero molto interessante.

Scesi dalla collina, percorriamo la Dionysiou Areopagitou, la strada pedonale che costeggia il lato Sud dell’Acropoli. Purtroppo non riusciamo a visitare l’interno del Teatro di Erode Attico perché è in corso l’allestimento di uno spettacolo teatrale. E’ invece visitabile il vicino ma piú modesto Teatro di Dionisio.

Lasciata l’area dell’Acropoli ci dirigiamo verso il Tempio di Zeus Olimpo: dell’edificio originale sono rimaste 15 colonne alte 17 metri, sufficienti a dare un’idea delle dimensioni di questo tempio che é il piú grande della Grecia.

Accanto al tempio si trova il Panathinaikon Stadium o Kallimarmaro Stadium, una enorme struttura in marmo bianco, visibile solo dall’esterno.

Tornando verso il centro di Atene alla ricerca del primo gyro pitta della vacanza, costeggiamo il Giardino Nazionale immettendoci di nuovo in Vasilissis Sofia fino alla Piazza Syntagma. La piazza é molto bella ed elegante. La stazione del metró di Syntagma é considerata la piú bella del mondo perché é un vero e proprio museo dei numerosi reperti trovati durante gli scavi per la costruzione della stessa.

Dominano la piazza il Palazzo del Parlamento ed il monumento al Milite Ignoto, sorvegliato giorno e notte da due guardie nazionali in uniforme ufficiale (gonnellino e zoccoli). Il cambio della guardia si tiene la domenica alle ore 11, ma quotidianamente e frequentemente le guardie effettuano particolari passeggiate sulla piazza…

Sul lato sinistro della piazza si trovano gli hotel piú eleganti della cittá, tra i quali l’Hotel Bretagne, uno dei piú noti al mondo.

Da Piazza Syntagma imbocchiamo la via pedonale Ermou, la strada dei negozi dello shopping ateniese, fino ad arrivare al mercato delle pulci di Monastiraki.

Il cuore del mercato é la Plateia Avissynias, particolarmente animato di domenica.

Ristorati da un buon gyro pitta e da un chilo di uva bianca dolcissima acquista al mercato, ci dirigiamo alle rovine dell’Agorá romana, all’interno della quale si trova la singolare Torre dei Venti, un orologio idraulico all’esterno del quale sono raffigurante le personificazioni degli otto venti e sotto i quali sono poste le meridiane.

Subito dopo raggiungiamo la grande area dell’Ancient Agorá dove si trovano l’incredibile Tempio di Efesto, il tempio dorico meglio conservato di tutta la Grecia oltre alla Stoá di Attalo, un edificio a due piani fedelmente ricostruito negli anni ’50 che ospita al piano terreno un bel museso dei ritrovamenti dell’Antica Agorá.

A questo punto della giornata la stanchezza ed il caldo cominciavano a farsi sentire cosí, dopo un rifrescante nescafé frappé ed una occhiata veloce alla Cattedrale Mitropoli, prendiamo un taxi fino al quartiere di Kolonaki, molto modaiolo e di classe, con l’intento di respirare un pó d’area fresca in cima al Monte Lycabettus, cosa che non riusciamo a fare perché sulla cima non c’é neanche un albero.

La funicolare si rileva un pó una delusione perché é completamente chiusa, ma di sicuro evita una faticosa salita a piedi sotto al sole. Il costo per la salita e la discesa é di € 4,00 a persona.

Il panorama é da mozzafiato: prima la cittá, poi il mare e poi le montagne.

Sul monte ci sono un bar ed un ristorante all’aperto.

Con la metropolitana torniamo in hotel, esausti dall’intensa giornata.

Per cena scegliamo uno dei tanti piccoli ristorantini alla Plaka, penso tutti buoni, almeno per quanto riguarda le specialitá locali. Questa cena la ricordiamo ancora adesso per un eccezionale cosciotto di agnello in salsa di limone, ma purtroppo non ricordiamo il nome del locale.

Con un ultimo giro a piedi per le viuzze della Plaka termina la nostra velocissima visita di Atene.

In conclusione Atene é una bella cittá, ricca di storia, moderna, trafficata, caotica, romantica, viva, unica.

MILOS Il giorno seguente la sveglia suona prestissimo dato che il volo per Milos parte alle 10:05.

Al momento della prenotazione l’Olympic Airlines disponeva di un solo volo giornaliero per Milos, ma abbiamo poi scoperto che nel mese di agosto almeno due voli arrivavano e partivano dall’isola. I voli da Atene vengono effettuati con ATR42 da 37 posti: 30 minuti effettivi di volo, molto basso quindi con una bellissima vista su parte delle Cicladi.

All’aereoporto di Milos ci attende la nostra fiammeggiante Hyundai Atos, noleggiata con la societá Milos Car di Adamas.

Abbiamo scelto di noleggiare un’auto anziché uno scooter considerate le dimensioni dell’isola (151 Kmq).

Subito ci avviamo verso l’ufficio dell’autonoleggio per sbrigare le formalitá, impazienti di metterci alla ricerca del nostro hotel, il Santa Maria Village ad Adamas.

La struttura é decisamente la migliore dell’isola: la posizione é elevata rispetto al trafficato centro di Adamas, dal quale dista circa un chilometro, dispone di una bella piscina con bar, la zona colazione in giardino, bungalow a due piani dei quali alcuni vista giardino interno, altri a bordo piscina il piano terreno e vista mare il primo piano, curati giardini di ibisco e buganville, personale cortese, camere pulite con aria condizionata, televisione e frigo bar. La scelta si é rilevata ottima. Solo una piccola pecca riscontreremo durante il nostro soggiorno: in hotel non esiste l’acqua fredda ma solo la calda.

La maggior parte delle sistemazioni dell’isola sono rooms to let, sparse per tutta l’isola, mentre altri hotel sono il Portiani, il Chronis ed il Dyonisis, tutti nel centro di Adamas.

Arrivati in hotel attendiamo la consegna della camera in piscina, respirando finalmente la prima vera aria di vacanza.

Disfate le valigie, recuperata la cartina stradale dell’isola, iniziamo l’esplorazione di Milos.

La prima destinazione é Adamas, alla ricerca del pranzo e di una agenzia per la prenotazione del traghetto per Santorini.

Pochi giorni prima della partenza avevamo finalmente trovato un sito aggiornato, www.Gtp.Gr, trovando il traghetto che rispondeva alle nostre esigenze: un Super Jet solo passeggeri con partenza di Sabato da Milos alle ore 21:05 ed arrivo a Santorini alle 23:05 al costo di € 34 a persona.

Compriamo i biglietti in una delle numerose biglietterie sul lungomare di Adamas e subito dopo ci avventiamo su due gyro pitta nell’ottimo The Best, piú o meno di fronte al porto.

Adamas é situata nel golfo di Milos, che é il piú grande porto naturale del Mediterraneo. E’ un paesino classico delle Cicladi, con un bel porto ed un lungomare sempre molto affollato sul quale di affacciano i ristoranti, i caffé, le agenzie turistiche ed ovviamente i negozi di souvenir.

E’ il punto strategico dell’isola perché é centrale e quindi si raggiungono facilmente gli altri paesi e le spiagge, perché é il luogo di partenza degli autobus e dei taxi ed anche perché da qui partono le barche turistiche che effettuano il giro dell’isola.

Nella piazza centrale, leggermente arretrata rispetto al lungomare, si trovano una buonissima panetteria, con tante leccornie per la colazione ed il pranzo e poco dopo, sulla strada per Plaka, una costosa e scenografica pasticceria.

I locali notturni sono sopraelevati rispetto al lungomare, tutti con belle terrazze affacciate sul molo. Qui sopra si trovano anche alcuni negozietti di artigianato.

Dopo una passeggiata veloce per Adamas ci dirigiamo verso il mare.

Le oltre 70 spiagge di Milos sono molto varie, dalla sabbia bianca alla nera, dai sassolini ai detriti di conchiglie. L’acqua é sempre limpida, pulita, a volte azzurra, verde o blu. Ma la vera particolaritá delle spiagge di Milos sono le formazioni rocciose retrostanti ed i costoni di roccia digradanti verso mare: in questi c’é una incredibile concentrazione di colori dovuta alla presenza di numerosi minerali.

Il risultato é stupefacente.

La prima spiaggia che visitiamo é Palehori, raggiunta dopo una decina di chilometri di strada tutta asfaltata. E’ una spiaggia ampia, circa ottocento metri, di sassolini e sabbia grossolana, con acqua limpidissima, attrezzata con ombrelloni, sdraio e musica, servita da tre taverne con bar rialzate rispetto alla spiaggia.

Nell’insenatura occidentale della spiaggia si sente un leggero odore di zolfo (le cui tracce sono ben visibili sul colorato costone di roccia retrostante) e l’acqua ribolle leggermente.

E’ forse la spiaggia piú affollata e rumorosa dell’isola. Ciononostante, sará stata la stanchezza del tour de force di Atene ed il trasferimento aereo, qui passiamo l’intero pomeriggio alternando sonnellini a bagni in mare.

Per cena ci dirigiamo verso il paesino di Tripití, famoso anche per le sue ottime taverne.

Le sera il paese é molto tranquillo: una via principale con luminarie gialle, una particolarissima chiesa ed un agglomerato di casette bianche. Qui e nei limitrofi centri di Triovassalos e Pera Triovassalos vive la maggior parte della gente, per cui si respira vera e sana atmosfera greca.

Ceniamo alla taverna To Glanorissia, sulla strada centrale di Tripití: ottima cucina, in particolare pane caldo al sesamo con paté di olive ed eccellente polpo stufado.

Dopo cena raggiungiamo Plaka: per salire in cima fino alla cittadella dal posteggio sottostante ci sono numerose strade con alti gradoni, altrimenti ci si arriva anche con la strada carrozzabile, al termine della quale c’é un piccolo posteggio, ovviamente sempre al completo.

Plaka é il capoluogo dell’isola, costruita in cima ad una collina all’entrata del golfo alta 200 metri; é un villaggio molto caratteristico, con case cubiche bianche, finestre blu ornate da fiori, gatti a zonzo, viuzze pedonali lastricate ed ovviamente alcune taverne e negozietti di artigianato ricercato abbastanza cari.

Dopo un bel giretto per le stradine di Plaka torniamo in hotel, cotti dal primo bagno di sole e puntiamo la sveglia abbastanza presto perché l’intenzione per il giorno successivo è quella di raggiungere la spiaggia di Tsigrado, timorosi non per la distanza ma per il veloce affollamento della stessa.

Il primo tratto é asfaltato, gli ultimi km sono sterrati, ma é molto larga poiché é quotidianamente percorsa da camion diretti ad una miniera che si trova poco prima della discesa alla spiaggia.

La strada si biforca ad un bivio, a sinistra porta a Tsigrado, a destra alla spiaggia di Firiplaka. Scegliamo la prima, lasciando la seconda per il pomeriggio.

All’arrivo l’impatto é da cardiopalma. Un piccolo spiazzo per il posteggio, una serie di capriole su una distesa di perlite, una piccola discesa free climbing lungo un canyon scavato tra le rocce, una spiaggia da sogno ed un mare da incanto. Giuro di non aver mai visto un luogo piú bello.

La discesa però é davvero ardua. Siamo in cinque, un tratto della spiaggia è ancora in ombra, il mare è liscio più dell’olio e regna un silenzio irreale.

Godiamo per tre ore di questa meraviglia, incantati dal colore dell’acqua. Ancora oggi, riguardando le registrazioni video, riesce ad emozionarmi.

La fama della bellezza di Tsigrado é ben nota, e infatti verso mezzogiorno avviene l’inevitabile affollamento, anche se la maggior parte della gente alla vista della discesa viene dissuasa e rinuncia mestamente.

Se la discesa é ardua, la salita é un’impresa: occorre letteralmente scalare un tratto di roccia mentre nell’ultimo tratto di risalita si sprofonda nella perlite.

Ritornati sulla strada principale continuiamo verso Firiplaka.

La strada che scende verso questa spiaggia é a dir poco panoramica, perché permette di ammirare con calma il coloratissimo costone di roccia retrostante, la lingua di bianchissima spiaggia e i colori mozzafiato del mare. Subito distinguiamo il caratteristico faraglione di Firiplaka, conosciuto grazie alle innumerevoli foto viste prima della partenza.

Il primo tratto della spiaggia é attrezzato ed a dire la veritá troppo affollato, mentre il tratto restrostante il faraglione é libero, l’acqua é decisamente piú limpida e l’atmosfera é piú tranquilla.

Dall’acqua non riusciamo a distogliere lo sguardo verso la spiaggia, veramente incantati dai colori della costa.

Dopo un paio di ore, complice l’appetito che nel frattempo si faceva sentire, ci avviamo verso la vicina spiaggia di Provotas.

Poco prima della discesa verso la spiaggia, una strada sulla destra porta ad una bella tavernetta con una terrazza dominante il mare, dove ci ristorano con calamari fritti ed insalatona greca.

Dopo la pausa ristoratrice ci avviamo verso la spiaggia, costituita da una lunga mezzaluna di sabbia attrezzata con anche alcune taverne.

Anche qui sostiamo in una caletta limitrofa, più tranquilla e riservata, di sabbia fine color oro e con un limpidissimo mare turchese. Alle nostre spalle e lungo tutto il piccolo golfo ammiriamo le solite formazioni rocciose dai colori accesi. Attendiamo emozionati il nostro primo tramonto, anche se la posizione non è la più indicata visto che la spiaggia guarda verso Sud: ciò nonostante il sole ci regala una bella luce, ed i colori di Milos sono al loro massimo splendore.

Contenti della bella giornata trascorsa e delle splendide spiagge visitate torniamo in hotel per una doccia ed una massiccia dose di lozione doposole.

Per cena raggiungiamo Pollonia, dove abbiamo appuntamento con degli amici in partenza il giorno successivo.

Il piccolo villaggio di pescatori è situato nell’angolo Nord Est dell’isola, esattamente di fronte all’isolotto di Kimolos (visitabile con escursioni giornaliere, 30 minuti in caicco), ed è la seconda località più turistica dell’isola.

La cittadina è collocata molto pittorescamente su una bella baia sabbiosa con innumerevoli tamerici, ed il suo porticciolo è costituito da alcuni ristoranti ed un paio di bar.

Raggiunta la compagnia passiamo una piacevole serata ad ascoltare l’itinerario percorso dai nostri amici, mentre la cena è decisamente orribile (assolutamente da evitare l’ultimo ristorante lungo il porticciolo).

Il giorno successivo lo dedichiamo alla visita di una parte della costa settentrionale.

La prima destinazione è Sarakiniko, una delle meraviglie di Milos, raggiunta in mezz’oretta di auto lungo la strada verso Plaka totalmente asfaltata.

Il paesaggio che si ammira già dall’alto del posteggio è assolutamente unico, e tutte le fotografie viste prima di partire non preparano abbastanza a tanta straordinaria bellezza.

Scendendo a piedi verso la piccola spiaggetta (che a dire la verità è la cosa di minore importanza) ai nostri occhi si presenta pian piano un paesaggio di ispirazione lunare, dove bianchissime rocce vulcaniche sono state bizzarramente levigate dal vento e dal mare, ma soprattutto una immensa bianca scogliera attraversata dal mare turchese a lambire una piccola spiaggia.

Si rimane abbagliati dal contrasto dei colori di Sarakiniko, un piccolo Gran Canyon totalmente bianco.

Al nostro arrivo siamo solo in quattro. Affascinati da tale bellezza seguiamo un percorso ormai segnato lungo le scogliere fino a raggiungerne la cima e guardare verso il mare aperto, dove sulla destra si scorge anche il relitto di una nave arenata.

Passiamo qualche ora in questo luogo magico, nuotando nella piccola insenatura purtroppo non limpidissima forse a causa del vento che oggi soffia da nord.

All’arrivo degli altri numerosi visitatori salutiamo Sarakiniko, davvero un luogo unico ed indimenticabile.

Ripresa l’auto continuiamo verso est, lungo la strada costiera in direzione di Pollonia, destinazione Papafragas.

Questo luogo originariamente era una grotta scavata nella roccia, in cui la porzione finale del soffitto è scomparsa scoperchiandola parzialmente. Oggi è una profonda insenatura tra due rocce altissime, lunga un centinaio di metri e larga quattro, sormontata da un imponente arco e dotata di una piccolissima spiaggetta, dove il mare verde smeraldo crea giochi di luce ed una atmosfera magica.

L’accesso alla spiaggia è davvero proibitivo. Ci sono scavati nella roccia alcuni gradoni, ma la pendenza è davvero preoccupante. Rinunciamo alla discesa, forse perché nessuno in quel momento è al di sotto sulla spiaggia a darci un po’ più di coraggio.

Ci limitiamo a girare lungo il bordo dell’insenatura, passando anche sopra il ponte naturale.

Accanto allo spiazzo dedicato al posteggio sorgono le rovine dell’antica città di Filakopi (2300-1100 A.C.), dove tutt’oggi sono in corso gli scavi sostenuti dall’Unione Europea.

Sempre dallo spiazzo di Papafragas si possono ammirare una serie di isolette chiamate Glaronissia (isole dei gabbiani) che sono una delle creazioni più sorprendenti della natura: si tratta di enormi bastioni di basalto di forma esagonale che spuntano dal mare, di origine vulcanica, che raggiungono un’altezza di venti metri.

Ritornando verso Plaka raggiungiamo la deserta spiaggia di Mytakas, attrezzata con colorati ombrelloni e servita da un roulotte. Sempre a causa dell’incessante vento, il mare è mosso e di conseguenza poco limpido. Anche qui ci limitiamo ad una piccola merenda, con nescafè frappè e bombolone. Visto che le condizioni del vento non sembrano migliorare, e di conseguenza rischiamo di vedere bellissime spiagge nelle condizioni non ottimali, deviamo verso la spiaggia di Plathiena, rivolta verso Ovest e riparata dalla collina della Plaka.

La strada per la spiaggia è davvero spettacolare perché inizialmente ci si perde tra le strettissime vie della Plaka, e successivamente la strada scende pericolosamente dall’alto verso il mare.

E’ una baia incantevole, molto intima, servita solo da una roulotte, con qualche tamerice per l’ombra, racchiusa tra due costoni di roccia e con un incredibile mare verde smeraldo, ma verde per davvero! Passiamo un paio di ore in acqua, abbagliati dal colore e dalla incredibile trasparenza.

Il mio cuore è ancora lì, e nei miei sogni e nei miei desideri è sempre presente una incantevole casetta aggrappata sulle rocce di Plathiena.

Per la serata programmiamo di vedere il tramonto dalla cima della Plaka e fermarci in uno dei suoi innumerevoli ristorantini.

Dopo una doccia veloce siamo pronti a raggiungere il castro. La salita ha inizio da un sentiero che si imbocca a destra della piazzola di posteggio, accanto alla stazione di polizia. Durante il primo tratto si incontrano scorci davvero unici, tutti da fotografare, mentre dalla cima si godono degli splendidi panorami di tutta l’isola.

Poco prima del castello si raggiunge la Chiesa di Thalassitras, risalente al XIII secolo.

Il castello veneziano, anch’esso del XIII secolo, è stato edificato sull’antica acropoli, ed oggi rimangono solo alcuni resti: tuttavia parecchia gente si raduna qui per assistere in silenzio al tramonto, intimo e suggestivo.

Scesi verso la Plaka, ceniamo ottimamente nella prima taverna che si trova sulla sinistra alla fine dalla salita carrozzabile, riconoscibile da una griglia posta direttamente sulla strada sempre accesa. Meritano una particolare menzione una crema di ceci ed una macedonia di frutta fresca ricoperta di yogurt e noci.

Per smaltire la cena facciamo due passi per Adamas, curiosando tra i tanti negozietti di souvenir ed assistendo dall’alto all’operazione di attracco di un grosso traghetto.

I locali notturni sono molto animati, bella gente e bella musica, ma tutto ciò da sempre non rientra nello stereotipo delle nostre vacanze, alla sera sempre esausti delle intense giornate.

Il giorno seguente iniziamo la giornata con un bel bagno alla spiaggia di Aghia Kiriaki.

Si raggiunge dopo un lungo tratto di strada non asfaltata, in buone condizioni, ma ne vale certamente la pena.

C’è pochissima gente, un silenzio ed una tranquillità irreale, tanto che riusciamo anche a dormire all’ombra di una grossa tamerice vicino alla riva. La spiaggia è bellissima: la sua particolarità è che per i primi cinque metri all’ingresso in mare è costituita da bianchi detriti di conchiglie per niente fastidiosi.

Dopo un’oretta di relax ci avventuriamo alla ricerca della miniera di zolfo abbandonata. Non sappiamo molto di questo luogo, ma qualche foto e qualche racconto ci hanno particolarmente incuriositi. Per cui cartina alla mano, ci dirigiamo verso Paliorema e la sua Sulphur Mine.

La cartina indica un primo tratto di strada asfaltata, un secondo non asfaltato ed un terzo tratto “bianco” ovvero in condizioni pessime e soprattutto non coperto da assistenza.

Pian piano percorriamo i primi chilometri attraverso un ricco entroterra, disseminato di miniere a cielo aperto e colorati costoni di roccia, senza incrociare nessuno sulla nostra strada che per il momento è in discrete condizioni.

All’inizio della strada “bianca” incrociamo una jeep che molto cortesemente ci avvisa che con la nostra Atos non saremmo andati molto lontani e che era impensabile raggiungere la spiaggia.

Un po’ diffidenti del consiglio continuiamo ancora per qualche chilometro, ma ben presto desistiamo, intimoriti dai numerosi cartelli di pericolo; posteggiata l’auto percorriamo circa un chilometro a piedi, fino ad arrivare a vedere la nostra meta quantomeno dall’alto.

Lo spettacolo è ancora una volta incredibile: incastonata tra la roccia multicolore sorgono i resti di una antica miniera di zolfo, sviluppata in verticale e costituita da diversi locali ormai scoperchiati uniti tra loro da una monorotaia. Sullo sfondo un mare dalle mille sfumature. Qui si capisce bene perché Milos è definita “l’isola dei colori”!.

Sulla spiaggia dorata notiamo alcuni bagnanti, per lo più arrivati via mare con i gommoni, anche se nel posteggio ci sono due jeep e alcuni scooter.

Con un po’ di rimorso nel cuore per non aver trovato quel coraggio che ci avrebbe portato fino in fondo, ritorniamo alla macchina diretti ad Adamas per un veloce gyro pitta.

Per il pomeriggio programmiamo la visita alle catacombe cristiane del I –III secolo d.C., le uniche della Grecia.

La strada che scende verso il sito parte dal paesino di Tripitì, e porta direttamente ad un ampio posteggio da dove ci si incammina per qualche centinaio di metri verso l’ingresso delle catacombe.

L’ingresso è gratuito, e la visita è limitata ai primi cinquanta metri del corridoio dove sono allineate le tombe, illuminato ed accessibile con delle passerelle. L’umidità e l’odore di muffa rendono questo luogo ancora più riluttante.

Da qui parte un sentiero parzialmente ombreggiato che conduce alle rovine dell’antica Milos, che si estendo da Plaka quasi fino al mare. Il reperto meglio conservato è un anfiteatro romano con intatte sette file di posti a sedere, spettacolarmente rivolto verso il mare da dove si gode di una bellissima vista sull’ingresso del golfo di Milos. Sono inoltre visibili alcune mura doriche e resti di colonne.

Proseguendo il sentiero per altri duecento metri si giunge al luogo dove nel 1820 è stata rinvenuta la celebre statua della Venere di Milos. Un primo cartello indica il sito, e scendendo qualche gradino un altro cartello indica l’esatto luogo del ritrovamento.

Il sentiero riconduce infine al posteggio.

Terminata la visita alle bellezze archeologiche dell’isola e ripreso il potente mezzo, continuiamo la discesa verso Klima, altra bellezza ampiamente documentata dell’isola, un tempo porto dell’antica Milos.

Proprio oggi il vento soffia da Ovest, e di conseguenza Klima è al suo massimo splendore. Si tratta di un syrmata, ovvero di un minuscolo villaggio dove tutt’oggi vivono alcuni pescatori dell’isola, costituito da piccolissime case bianche con gli infissi ed i balconi colorati, a due piani dove al primo piano c’è l’abitazione mentre al pianterreno c’è la rimessa per le barche. Passeggiamo a piedi nudi lungo il molo interamente ricoperto di acqua, con il mare mosso che ci spruzza d’acqua, mentre i pochi abitanti ci guardano incuriositi, i pescatori riordinano le reti e le donne seccano i pomodori.

Raggiunta la fine del pontile si ha una vista di Klima in tutto il suo splendore così come del soprastante spettacolare villaggio di Tripitì.

Vista le relativa vicinanza, raggiungiamo la spiaggia di Firipotamos, opposta a quella di Plathiena, facilmente raggiungibile da Plaka con un ultimo tratto di strada non asfaltata.

Una spiaggia bellissima, con un mare estremamente limpido, protetta da alti costoni di roccia, abbellita da un piccolo syrmata e da una graziosa chiesa. Notiamo un simpatico cartello che mette in vendita una piccola abitazione, ad € 100.000,00. E’ una sola stanza con la rimessa per la barca, ma la posizione e la vista sono davvero uniche. La spiaggia è parzialmente attrezzata e servita da un bar con musica. Attendiamo tra un bagno e l’altro la discesa del sole, mentre alcuni pescatori fanno rientro carichi di pesce.

Per cena seguiamo il consiglio dei nostri amici che erano stati favorevolmente impressionati dalla piccola taverna “Medusa” a Mandrakia, un altro syrmata sulla costa settentrionale.

Attendiamo parecchio per un tavolo, in balia dell’incessante vento, ma ne vale veramente la pena: i gestori sono davvero cortesi ed il menù si compone di tantissime piccole portate a prezzi davvero modici.

Il giorno seguente, nonostante il vento che è tornato a soffiare da Nord, raggiungiamo le due bellissime spiagge di Ag. Kostantinos e Alogomantra che a causa delle condizioni non ottimali sono letteralmente deserte.

La prima è molto ampia e lunga, la seconda è più intima, racchiusa da due costoni di roccia e caratterizzata da una rimessa scavata nella roccia.

Lasciata la costa settentrionale raggiungiamo Hivadolimni, la spiaggia del campeggio dopo la strada per l’aeroporto, che si rivela una piacevolissima scoperta nonostante non venga mai citata tra le spiagge più belle dell’isola.

E’ parzialmente attrezzata ma non è servita da bar o taverne, è abbastanza ampia e molto lunga, con qualche tamerice per l’ombra, sabbia fine e chiara, acqua turchese trasparentissima, molto frequentata da greci.

La sua particolarità è che l’acqua si mantiene bassa per centinaia di metri. Dopo un paio d’ore di relax ci avventuriamo alla ricerca della stazione eolica ben visibile da Adamas, costituita da tre moderni mulini a vento.

Continuiamo lungo la strada che ci ha condotti a Hivadolimni, seguendo poi le indicazioni verso il Wind Park. La destinazione è abbastanza chiara: immaginiamo che i mulini sono installati quasi in cima al Monte Profitis Elias, l’unico dell’isola, alto 748 metri, ma a dire la verità andiamo un po’ ad occhio visto che le indicazioni stradali sono scomparse.

Effettivamente i mulini sono installati quasi in cima alla montagna: visti da sotto sono veramente enormi ma purtroppo c’è poco vento e praticamente due su tre sono fermi, ma la salita vale sicuramente la pena poiché la vista è assolutamente indimenticabile, sia sul golfo interno dell’isola sia sulle isole limitrofe. Cartina alla mano è divertente cercare di identificare ognuna di essa.

Rinunciamo a salire fino in cima poiché la strada non sembra in ottime condizioni.

Questi tre mulini sono davvero utili durante la permanenza sull’isola: essendo ben visibili da Amadas, ogni mattina permettono di capire da quale direzione soffia il vento, cosa importantissima per decidere quale spiaggia raggiungere.

Le condizioni delle spiagge e la limpidezza dell’acqua sono infatti molto variabili in relazione alle condizioni del vento. Quando il vento soffia da Nord le spiagge migliori sono quelle poste a Sud, e così viceversa quando soffia da Sud è preferibile scegliere le spiagge poste a Nord. Altrimenti si rischia di rimane delusi di certe spiagge che in realtà sono magnifiche. A sentito dire da qualcuno che Tsigrado è una brutta spiaggia solo perché è stata vista con il mare agitato e quindi piena di alghe. A questo punto della giornata, quasi le quattro del pomeriggio, la fame comincia a farsi sentire. Scendendo troviamo una indicazione di un ristorante verso Emborio.

Incuriositi e soprattutto affamati seguiamo le indicazioni verso quello che la guida cita come uno dei centri abitati dell’isola. Sulla strada facciamo una brevissima sosta incuriositi dalla spiaggia di Fautorena, però non ci sembra quel granchè.

L’ingresso ad Emborio è stata una delle esperienze più divertenti della mia vita, e ancora oggi guardando il dvd realizzato mi faccio delle grandi risate.

La strada che conduce al piccolissimo centro abitato è costituita da una striscia di cemento che corre tra un muretto e l’acqua, ma l’acqua è veramente a filo della strada! Guardando giù dal finestrino sembra di esserci sopra.

Posteggiamo l’auto e raggiungiamo con un po’ di preoccupazione le quattro case esistenti alla ricerca del fantomatico ristorante, camminando tra le galline e conigli che allegramente circolavano per la strada. Scovato il ristorante, scopriamo con stupore essere molto affollato: si tratta di una terrazza a livello del mare nel vero senso della parola, posto esattamente di fronte alla Plaka e Klima.

Il pranzo è davvero unico: melanzane fritte, purea di fave, pesce cane e salsiccia speziata, e per finire il fantastico dolce di Emborio, una squisitezza. Al di fuori di questo eccezionale ristorante, ad Emborio non c’è assolutamente nulla.

Con la pancia piena facciamo ritorno verso Adamas, e ci dirigiamo verso la meravigliosa Plathiena per assistere al tramonto da questa straordinaria spiaggia. La bellezza della spiaggia unita alla luce magica del tramonto imprimono nei nostri occhi un’immagine che difficilmente riusciremo a dimenticare.

Rientriamo in hotel tardi e ci concediamo una lunga doccia ed una pausa sul nostro terrazzino.

Non troppo affamati proviamo il più famoso ristorante di Amadas, Navagio, una delle taverne sulla spiaggia lungo il tratto di strada che conduce al centro del paese.

Il pesce è davvero ottimo, tra cui una grandissima seppia grigliata e dei gamberi al cocco, ma data la fama del ristorante i prezzi sono piuttosto alti.

Il dopo cena lo impegniamo sul lungomare di Amadas alla ricerca di una barca per l’escursione a Kleftiko ed alla spiaggia di Gerontas: qui sono attraccate le diverse imbarcazioni che effettuano questo tragitto ed alla sera i responsabili si mettono a disposizione per le eventuali informazioni e per le prenotazioni.

Dopo diversi colloqui constatiamo che la maggior parte delle escursioni vengono effettuate per tutta la giornata, pranzo compreso, ma soprattutto toccano diverse spiagge che noi abbiamo già visitato. Così decidiamo di seguire il consiglio della direttrice del nostro hotel che ci ha informato di una escursione di tre ore limitata a Kleftiko e Gerontas. Perfetta per le nostre esigenze.

Le ultime due giornate a Milos le dedichiamo alla scoperta della costa occidentale.

Il primo giorno ci dirigiamo subito al luogo indicatoci per prenotare l’escursione in barca. Si tratta di un ristorante, raggiungibile imboccando la prima strada sulla sinistra dopo l’incrocio con la strada che porta a Provotas. La discesa continua per qualche centinaio di metri e porta al posteggio del ristorante: qui i gestori si occupano delle prenotazioni dell’escursione che viene effettuata due volte al giorno, una con partenza alle ore 11 ed una alle ore 15, al prezzo di € 10,00 a persona.

La partenza delle ore 11 è al completo, per cui prenotiamo per il giorno stesso quella delle 15.

Nel frattempo decidiamo di trascorrere la mattinata alla spiaggia di Ag. Ioannis: continuiamo la strada già imboccata costeggiando tutta la meravigliosa costa meridionale; le condizioni della strada sono a tratti discrete ed a tratti pessime, e per arrivare a destinazione ci impieghiamo quasi un’ora. Durante il percorso ci fermiamo più volte ad ammirare il paesaggio, sia della costa che dell’entroterra, vediamo dall’alto la spiaggia di Gerontas (e da qui capiamo essere irraggiungibile se non con una discesa con funi e picconi alla Manolo) e costeggiamo il Monastero di Agiou Ioannou.

La spiaggia è molto bella e molto poco frequentata, anzi deserta. Il nostro arrivo è seguito da quello di un gruppo di italiani ed involontariamente ascoltiamo una parte dei loro discorsi, captando che la parte migliore della spiaggia non è quella prospiciente il posteggio ma quella sulla destra raggiungibile oltrepassando il costone di roccia che divide le due calette.

Incuriositi seguiamo il sentiero tracciato sulla piccola montagnola ed i nostri occhi si illuminano alla vista della seconda caletta, più piccola ma con una sabbia ed un mare ancora più incredibili.

La discesa è abbastanza impervia, ma ne vale decisamente la pena.

Sulla spiaggia ci sono solo due bagnanti ed una tranquillità unica si mantiene per l’intera mattinata, trascorsa tra splendidi bagni in un’acqua dalla trasparenza indescrivibile. Con un po’ di amarezza ci rimettiamo in viaggio per fare ritorno puntuali per la partenza dell’escursione. Attendendo il ritorno della barca dal primo giro pranziamo presso la taverna organizzatrice, con una veloce insalata greca e dei buoni calamari fritti, anche se a dire la verità il mio stomaco è già chiuso dalla mattinata preoccupato per il tragitto in mare.

Ed alla vista dell’imbarcazione la mia ansia non può che aumentare: una piccola barca a motore da non più di trenta posti ondeggiante quanto un pendolo.

Scaricati i primi passeggeri e dopo una piccola pulita, ci imbarchiamo. Il tragitto ci permette di ammirare la costa meridionale dell’isola dal suo lato migliore, lungo un perimetro di costa ricco di formazioni vulcaniche.

Oltrepassata una miniera di estrazione della ghiaia, facciamo la prima sosta al largo della spiaggia di Gerontas. La spiaggetta è molto piccola, di sabbia lavica fine molto scura, caratterizzata da uno scoglio ad arco su un mare trasparentissimo.

La sosta ci permette di fare una bella nuotata e di ammirare la spiaggia deserta, che ci sembra essere attualmente irraggiungibile a causa di una frana di grosse rocce.

Il viaggio prosegue quindi verso Kleftico. Si tratta di una serie di baie, faraglioni, grotte marine e scogli dalle forme stravaganti di roccia bianca, che nel complesso creano un paesaggio irreale e suggestivo, e che nel passato erano usate come ancoraggi per le navi pirata.

Sostiamo per quasi un’ora in questo magnifico luogo: nuotiamo a lungo in un’acqua verde smeraldo trasparentissima, raggiungiamo la piccolissima spiaggetta, entriamo ed usciamo dalle numerose grotte.

Una escursione davvero piacevolissima, che ci ha permesso di visitare luoghi incredibili altrimenti inaccessibili.

Prima di rientrare in hotel ed in attesa del calar del sole ci fermiamo per un veloce bagno nella piacevolissima spiaggia di Hivadolimni, come al solito tranquilla e poco affollata.

Per cena ci dirigiamo a Pollonia, e seguendo il consiglio della nostra albergatrice scegliamo la taverna Apanemia, posto poco prima dello sbocco della strada carrozzabile sul molo.

La cena è buona, a base di saraghi alla griglia, ma il personale ed il servizio sono abbastanza sgradevoli.

Il giorno successivo ci avventuriamo verso le due spiagge occidentali di Triades ed Ammoudaraki, facendo spesa per il pranzo in quanto entrambe non sono né attrezzate né servite da bar o ristoranti.

Il tragitto è molto lungo e le strade sono per più delle metà non asfaltate e con il fondo molto disconnesso, ma mai come in questo caso il gioco vale la candela.

La prima, Triades, non ha nulla da invidiare alle migliori spiagge caraibiche, se non fosse che la finissima sabbia è dorata e non bianca. Siamo noi due e due coppie di nudisti. E’ piacevolissimo nuotare in un’acqua così calma, pulita e trasparente ed essere circondati da un paesaggio così selvaggio. A piedi oltrepassiamo un costone di roccia sulla sinistra della spiaggia ed ammiriamo la caletta successiva, altrettanto bellissima ed assolutamente deserta. Da Triades ad Ammoudaraki si susseguono cinque calette, ma solo due sono raggiungibili con l’auto ed una breve camminata.

Ripresa l’auto ripercorriamo la strada fino al bivio verso la nostra seconda destinazione. Tuttavia la spiaggia di Ammoudaraki la vediamo solo dall’alto perché la nostra attenzione viene richiamata dalla caletta precedente, assolutamente imperdibile.

Non riusciamo a risalire ad un nome, ma guardando la cartina è la quinta caletta partendo dall’alto.

Spiaggia piccola ed intima, sabbia fine dorata, acqua blu pulitissima e liscia come l’olio, rocce colorate che si tuffano nel mare ed un tramonto indimenticabile.

Ci impieghiamo più di un’ora per rientrare ad Adamas, con gli occhi ancora abbagliati dalla bellezza dei luoghi visitati.

Per cena ci dirigiamo nuovamente a Tripitì, alla taverna Methysmeni Politia, adocchiata sulla strada che scende verso le catacombe, e non potevamo scegliere di meglio per la nostra ultima cenetta a Milos, davvero indimenticabile: un ottimo polipo ed un divino coniglio al limone. E’ dunque arrivato il giorno della partenza ma l’inevitabile tristezza dovuta al fatto di lasciare l’isola di Milos è compensata dall’idea che ci attende ancora una settimana da trascorrere a Santorini.

Tuttavia abbiamo ancora la mattinata a disposizione e la scelta per l’ultimo bagno ricade ovviamente su Tsigrado, forse ancora più splendida della volta precedente.

Il resto del pomeriggio lo trascorriamo a riposarci in piscina, visto che gentilmente l’hotel ci ha accordato la possibilita’ di fare un’ultima doccia prima della partenza.

Saldiamo il conto, carichiamo i bagagli, salutiamo e ringraziamo il gentilissimo personale dell’hotel e lasciamo per l’ultima volta il Santa Maria Village.

Ad Amadas, con i bagagli appresso, abbiamo cenato velocemente con dei buoni gyro.

Ci presentiamo verso le 20 al porto, forse un po’ troppo ottimisti. Infatti la partenza prevista per le 21 è slittata alle ore 23,30 a causa del mare piuttosto mosso verso il Pireo.

SANTORINI All’1,30 sbarchiamo a Santorini al porto nuovo Athinios, dopo due ore di tranquilla navigazione ed una breve sosta a Folegandros, divertiti da un greco che russava veramente in un modo indecente. Per fortuna non abbiamo difficolta’ a causa dell’arrivo in piena notte poiche’ i gentilissimi gestori dell’hotel di Santorini si sono mobilitati per venirci a prendere al porto.

Anche al buio l’ingresso nella caldera e lo sbarco al porto ci riservano grandi emozioni: scesi dall’aliscafo alziamo lo sguardo verso la falesia prospicente e veniamo avvolti da una senzione di stupore unita al timore per l’altezza del cratere. Raggiunto il nostro pulmino, facendoci spazio tra i numerosi affittacamere presenti nonostante l’ora tarda, iniziamo la risalita verso Fira e la sua cascata di luci, dando sempre uno sguardo verso la caldera un po’ affascinati ed un po’ preoccupati dalla guida intrepida dell’autista.

All’arrivo in un piazzetta troviamo ad attenderci il marito della titolare dell’hotel Scirocco, entrambi di nazionalita’ tedesca. Questo fatto al momento della prenotazione ci aveva un po’ turbato, preoccupati non tanto dalla gestione quanto dalla clientela che pensavamo essere troppo rumorosa, ma già dal primo giorno i nostri dubbi sono subito svaniti (NB eravamo l’unica coppia italiana).

La ricerca dell’hotel di Santorini su Internet è durata circa tre settimane. Le proposte sono a centinaia, differenziate per fasce di prezzo, sistemazioni, localita’ ecc…

Dopo innumerevoli ricerche, mail di informazioni, telefonate e comparazioni tra qualità prezzo, avevamo deciso che avremmo pernottato a Fira ed il nostro terrazzino doveva avere la vista sulla caldera… Insomma si vive una volta sola! La scelta di pernottare a Fira piuttosto che ad Oia è stata ragionata in relazione alla centralità della capitale rispetto al resto dell’isola.

Ad oggi mi sento di consigliare eventualmente anche Imerovigli o Firostefani, ma la sera occorre sempre spostarsi perchè non ci sono molti bar né ristoranti.

Così la scelta è ricaduta definitivamente sull’hotel Scirocco di Fira.

Dopo una breve camminata, per fortuna aiutati con i bagagli, arriviamo finalmente alla reception dell’hotel, dove ci tratteniamo giusto per la consegna delle chiavi rimandando il resto delle formalità al giorno successivo.

Con piacevole stupore scopriamo che la nostra camera si trova all’ultimo piano, ovvero il piano più basso rispetto alla strada…”perché siamo giovani”! Per raggiungerla affrontiamo subito novanta scalini piuttosto ripidi, ma all’arrivo al nostro terrazzino non possiamo essere più felici. Non abbiamo nulla di fronte, e nemmeno di sotto a dire la verità, solo una incredibile vista sulla caldera avvolta dal buio. Ci troviamo letteralmente sull’orlo del cratere.

Non riusciamo neanche a dare un’occhio a tutta la camera che sprofondiamo ancora vestiti in un profondo sonno.

Solo al risveglio ci rendiamo conto della bellezza del luogo in cui ci trovavamo. La camera è completamente bianca e blu, con un grosso letto, un grande bagno con doccia, una cucina, aria condizionata, ma soprattutto un terrazzo privato con due sdraio, due sedie, un tavolo ed un ombrellone. La vista spazia dalla punta meriodionale dell’isola con il faro, alla punta settentrionale con la bellissima Oia, dal burrone sottostante con il porto, la funivia e la scalinata, all’intera Fira che ci sovrastava, di fronte l’incredibile caldera con Thirassia, Aspronissi, Palea Kameni e Nea Kameni ed a lato le ripide falesie con i variopinti strati di lava e pomice.

Vestiti di fretta e furia risaliamo i novanta gradini per giungere alla reception, affamati ma altrettanto curiosi di iniziare a scoprire questo luogo incantevole.

La colazione ci viene servita sulla terrazza prospicente la reception dalla quale si ammira ovviamente la caldera e buona parte di Fira, con le sue terrazze a strapiombo sul mare, le cupole blu delle chiese e dei monasteri ed i famosi roof garden.

Da qui si ha anche una vista completa sulla struttura dell’hotel, ovviamente tutto bianco e blu anche all’esterno, che è costituito da monolocali, grottini ed appartamenti, ognungo dotato di terrazzino privato orientato verso la caldera, digradanti verso il margine della cadera dove si trova la graziosa piscina.

Una bellissima struttura, senza troppe fronzoli ed eccessi, che vale le tariffe richieste.

Risaliamo altri settanta gradini per raggiungere la sommitá del paese e le sue vie principali.

Per prima cosa andiamo all’appuntamento nella piazza principale di Fira per il ritiro dello scooter prenotato presso l’agenzia Motorinn di Kamari: gli accordi erano per un Malaguti 125, ma a causa di una temporanea indisponibilità ci propongono un Malaguti 150 a soli 10 Euro in più al prezzo concordato per tutta la settimana. Dopo un breve giro di prova accettiamo la loro proposta.

Al momento della prenotazione la scelta é ricaduta su uno scooter in relazione alle modeste dimensioni dell’isola ed alla reale difficoltá di posteggiare le auto. Ad oggi mi sento inoltre di sconsigliare i quad, di sola cilindrata 50 cc che a malapena raggiungono i 40 all’ora in piano e che in salita diventano davvero un pericolo pubblico perché vengono superati anche dagli autobus.

La mattinata la dedichiamo alla visita di Fira, il “balcone” piú fotografato dell’Egeo, ovvero il paese come viene chiamato dagli abitanti di Santorini.

A piedi ci addentriamo per il pittoresco centro cittá, in un dedalo di scalinate e viottoli acciottolati, colmo di negozi, ristoranti, locali e numerose oreficerie. Ci sono quattro lunghe strade che corrono parallele alla parete della caldera, collegate tra loro da piccole traverse. Continuiamo cosí fino alla stazione della funicolare che peró decidiamo di non prendere per la discesa verso il porto ma solo per la risalita.

Per la discesa preferiamo l’impressionate Skala a serpentina che con 587 gradini porta al porto di Mesa Gialos, il vecchio porto ora utilizzato dalle imbarcazioni da escursione e dalle navi da crociera. La discesa non é ovviamente faticosa ed é molto suggestiva perché regala ad ogni curva una meravigliosa vista sulla caldera, ma occorre prestare molta attenzione sia alle carovane di asini carichi di turisti (attenzione dovete sportarvi voi, loro non fanno una piega se vi si trovano di fronte) sia a dove si mettono i piedi perché gli scalini sono di acciottolato decorati da parecchio sterco di asino.

Nel piccolo porto di Fira si trovano alcuni bar e ristoranti che peró non abbiamo mai provato perche sconsigliatoci, e numerose agenzie turistiche dove abbiamo raccolto informazioni per le escursioni nella caldera. Dopo una veloce passeggiata lungo il molo ad osservare le barche attraccate, ci dirigiamo verso la partenza della funivia che con Euro 3,50 a persona in due minuti conduce in cima a Fira. Inutile dire che la risalita é altrettanto suggestiva.

La mattinata é trascorsa cosí velocemente tra le stradine di Fira, curiosando tra un negozietto e l’altro e non mancando di acquistare una bella bottiglia di vino per il nostro primo aperitivo-tramonto a Santorini.

Ma la voglia di scoprire anche il mare di Santorini era tanta, cosí con il nostro potente mezzo iniziamo ad addentrarci verso la costa orientale.

Come prima spiaggia scegliamo Baxedes, detta anche Paradise Beach, posta sull’estrema punta settentrionale dell’isola: é parecchio lunga e parzialmente attrezzata con sdraio ed ombrelloni, caratterizzata dalla sabbia vulcanica nera piuttosto grossolana che diventa caldissima sotto il sole cocente. Ovviamente é impensabile camminare anche velocemente sulla sabbia senza scarpe, cosí come pensare di stendere l’asciugamano senza una stuoia sotto. Per fortuna il sole sta già calando e troviamo un metro quadrato di ombra al riparo della falesia di pietra pomice retrostante la spiaggia.

L’ingresso nel mare di Satorini mette un po’ di soggezione, soprattutto dopo aver passato una settimane nelle acque chiare di Milos. Anche qui l’acqua é trasparente e parecchio limpida, ma il fondale é molto scuro e di conseguenza la visibilitá é notevolmente ridotta, si vede praticamente solo nero.

A Baxedes il mare è molto agitato e delle grosse onde ci fanno divertire a saltare come bambini per piú di un’ora.

Ritornati in sella, dopo una veloce insalatona greca consumata in una taverna sulla strada opposta alla spiaggia, imbocchiamo verso Sud la strada costiera costeggiando la spiaggia di Porí o Koloumbos Beach, rientrando poi verso l’entroterra all’altezza di Fira e continuando a scendere verso la punta meridionale dell’isola.

Sulla strada che conduce al faro imbocchiamo sulla sinistra una strada sterrata alla camel trophy abbastanza lunga con destinazione la spiaggia nera di Mesa Pigadia. La spiaggia é incantevole e praticamente deserta: il litorale é costituito da piccoli sassolini tondi misti pomice e basalto e l’acqua é di una limpidezza straordinaria, anche se un po’ freddina. Anche il paesaggio circostante si rivela una grande scoperta dove le alte roccie mostrano fiere gli strati multicolori di lava e pomice. Sostiamo qui per qualche oretta, rinfrescandoci le idee con la fresca acqua del mare, e subito dopo facciamo ritorno verso l’hotel perché l’appuntamento con il tanto famoso tramonto si stava avvicinando.

Una buona bottiglia di Asyrtiko assaporata in religioso silenzio rilassati su una sdraio a picco sulla caldera, un sole infuocato che si spegne lentamente al limite dell’incontro dell’isola di Thirassia con il mare, ed infine un cielo illuminato da colori surreali: questo il nostro primo tramonto a Santorini. Indimenticabile.

Trascorso il tempo necessario per smaltire la bottiglia scolata, e finalmente dopo una bella doccia fresca, ci mettiamo alla ricerca di una taverna, curiosando qua e là tra i numerosi menù affissi all’esterno.

La proposte sono davvero tante, ma bisogna fare attenzione perché alcuni locali, soprattutto quelli orientati verso la caldera, sono davvero delle trappole, almeno per quanta riguarda i prezzi.

Scegliamo Stani, nel cuore di Fira, sistemato su una terrazza sul tetto, dove gustiamo diverse buone specialità greche ad un prezzo modico: sulla terrazza sono disposti una quantità incredibile di tavoli, per cui si cena abbastanza stretti, motivo grazie al quale facciamo conoscenza con una coppia di ateniesi a Santorini per il week-end che ci regalano qualche dritta sull’isola.

Nonostante la movida dell’isola richiamasse i giovani a gran voce, l’ultima goccia della bottiglia di Nikteri ci augura la buonanotte, mentre il volume della musica dei locali più in voga comincia a salire.

Il giorno successivo lo dedichiamo alla visita della spiagge più famose dell’isola: Kamari, Perissa, Perivolos e Vlichada.

Per raggiungere Kamari abbiamo attraversato buona parte dell’entroterra dell’isola, costeggiando diversi centri abitati quali Karterados e Messaria ed entrando finalmente in contatto con la vera realtà dell’isola, ovvero le vigne terrazzate e le numerose cantine.

Di tutt’altra natura è certamente Kamari, la località di villeggiatura più attrezzata di tutta Santorini: nella zona retrostante il mare si trovano una moltitudine di hotel e residence, mentre la zona pedonale che lo costeggia è costellata da bar, ristoranti, locali notturni e negozietti di souvenir. Dopo una lunga passeggiata sull’animato lungomare, qualche acquisto qua e là, ci distendiamo sulla lunghissima e rovente spiaggia nera, caratterizzata da sabbia grossolana e ciottoli ed acqua fresca e limpida, praticamente tutta attrezzata e dotata di ogni tipo di attrezzatura per gli sport acquatici. Il paesaggio è comunque bello, dominato all’estremità meridionale dall’alta scogliera di calcare di Capo Mesa Vouno, dove sorgeva l’Antica Thera; lo scogliera divide Kamari dalla spiaggia di Perissa, e pertanto ne rende impossibile l’accesso con una strada diretta ed occorre quindi girarla tutta attorno.

Le spiagge di Perissa e Perivolos sono praticamente unite e costituiscono un lunghissimo lungomare di vari chilometri, caotico e frenetico. La spiaggia tuttavia è poco affollata, probabilmente perché è mattina, ma è sicuramente molto bella, con sabbia nera finissima e mare calmo pulitissimo.

Ripresa la nostra esplorazione, ci avviamo verso la vicina spiaggia di Vlichada, situata sul lato Ovest del capo meridionale dell’isola. Prima di sistemarci sulla spiaggia girovaghiamo per la zona, prima incuriositi da due fabbriche di pomodori abbandonate e poi verso il grazioso porticciolo, dove si trovano ormeggiati yacht e pescherecci con pescatori indaffarati a riordinare le reti, il tutto sovrastato da lussuosi alberghi, addirittura una spa.

Affamati troviamo ristoro presso la gustosa taverna Limanaki, su una terrazza del porto con una magnifica vista sul mare aperto.

La spiaggia è davvero graziosa e poco affollata: la sabbia è ovviamente nera ed abbastanza fine, il mare freddo e trasparentissimo, e le rocce di pietra pomice retrostanti con l’erosione del vento hanno ormai assunto bizzarre forme.

Cotti dalla temperatura del sole e della sabbia, ci avviamo verso l’incantevole Pyrgos, uno degli insediamenti più antichi dell’isola nonché la località situata in posizione più elevata di tutta Santorini.

Posteggiato lo scooter sulla piazza principale iniziamo l’arrampicata lungo le ripide stradine del paesino, fino a giungere a 350 metri d’altezza al centro del borgo chiamato Kastelli dove si trovano le rovine di una fortezza veneziana circondata da alcune pittoresche chiese. Da qui ammiriamo un ampio panorama dell’isola, spaziando dai margini della caldera alla piatta costa orientale, mentre lo sguardo si perde nel verde intenso dei vigneti terrazzati.

La discesa è altrettanto divertente, ad immortalare con la videocamera gattini che si rincorrono, contadini che si improvvisano commercianti dei loro prodotti e scorci mozzafiato tra campanili zeppi di campanelle e cupole blu intenso.

Usciti dal borgo, all’incrocio con la strada che porta ad Akrotiri, si trova la cantina vinicola Santo Wines, una cooperativa sociale di piccoli viticoltori sostenuta da una partecipazione statale.

Famosa per i suoi ottimi vini che hanno ottenuto la DOC e per la posizione strategica della sua sede al margine del precipizio verso la caldera, ci concediamo una degustazione aperitivo aspettando il tramonto.

Il locale è staccato rispetto alla cantina ed è costituito da una zona vendita ed una zona bar degustazione self service. Il personale è addetto solo alla sistemazione e pulizia dei tavoli. La degustazione è straordinaria e sostituisce la nostra cena: con € 13,00 assaggiamo a testa 6 vini, dei quali tre bianchi, due rossi ed un vin santo, il tutto accompagnato da pane raffermo, formaggio locale, olive e concentrato di pomodoro, una delle specialità dell’isola.

Inutile dire che il tramonto che nel frattempo si esibiva incorniciava questo momento assolutamente indimenticabile.

Rientrati a Fira congelati, dopo una veloce sistemata, ci gettiamo nella confusione che ormai regna per le vie di Fira. Troviamo un po’ di respiro e tranquillità imboccando lo spettacolare sentiero che costeggia il bordo della caldera, passando Firostefani arrivando quasi fino a Imerovigli. Il sentiero pedonale ha inizio da Fira e continua per dodici chilometri fino ad Oia, e volendo potrebbe essere un modo divertente ed assolutamente spettacolare per arrivarci a piedi.

Seguendo il consiglio degli ateniesi conosciuti la sera precedente, cerchiamo Franco’s Bar, uno dei locali più famosi della capitale.

L’atmosfera è molto rilassata ed elegante: con un sottofondo di musica classica e ricercata vengono serviti buoni e costosi cocktail alla clientela sdraiata su comodi sdraio su uno dei tetti più famosi del mondo.

Per il giorno seguente programmiamo l’escursione nella caldera.

Con calma in circa mezz’oretta scendiamo a piedi al vecchio porto, dove già dalla prima mattina erano ancorate grosse navi da crociera, facendo slalom tra gli asini che risalgono carichi di turisti.

L’escursione è della durata di tre ore, limitata alla visita del cratere attivo di Nea Kameni ed alla sosta per il bagno alle Hot Spring di Palea Kameni, al costo di € 10,00 a persona.

Acquistati i biglietti direttamente al porto in una delle numerose agenzie dell’Associazione delle Navi Turistiche, attendiamo l’arrivo del nostro caicco.

Alle 11 iniziamo l‘attraversamento della magica caldera raggiungendo in poco tempo l’isolotto di Nea Kameni. Sbarcati abbiamo un’oretta a disposizione per camminare fino alla cima del vulcano, seguendo la guida locale in inglese, costeggiando enormi crateri ed osservando le piccole nuvole di vapore che si innalzano dalle rocce.

Ipnotizzati dalla spettacolarità dei crateri e dalle distese di lava cristallizzata, corriamo giù verso la barca che sta per partire verso la prossima destinazione, le sorgenti calde di Palea Kameni.

La barca si ferma a circa 200 metri dalla fonte calda, ben riconoscibile dal colore marrone dell’acqua. Tuffati in acqua occorre nuotare per un tratto nell’acqua abbastanza fredda ed all’arrivo l’impatto non è dei migliori, sia per l’odore ferroso dell’acqua, per il colore non proprio invitante, per la temperatura variabile dai 30 ai 40 gradi e per il fondo assolutamente fangoso (per fortuna avevamo i sandali).

Ed il ritorno d’impatto nell’acqua fredda non è una sensazione migliore.

Comunque sia, io sono dell’idea che quasi ogni esperienza va provata, e penso che questa sia abbastanza unica.

Alcune ovvie raccomandazioni per la buona riuscita dell’escursione: scarpe comode e robuste, acqua fresca in abbondanza per la faticosa salita al vulcano e costume da gettare via dopo il bagno nelle sorgenti calde.

Ritornati a nuoto, l’imbarcazione praticamente costeggia l’intero perimetro del vulcano prima di fare ritorno a Fira, potendola ammirare insieme ad Oia da un lato fino ad ora sconosciuto.

Attraccati al porto verso le 14, risaliamo verso Fira con la funicolare bisognosi di una doccia per levarci l’odore di ferro e di zolfo dalla pelle.

Dopo un’oretta di riposo e già sistemati per la serata, ci dirigiamo verso Oia con l’intenzione di fermarci per la cena. Sono soli 11 Km e la strada non è bruttissima, anche se poco illuminata, per cui non ci facciamo spaventare dal ritorno.

Ad Oia si rimane difficilmente delusi, è di una bellezza unica e spettacolare.

Assomiglia molto a Fira anche se è molto meno caotica. Il villaggio è costituito da piccole case bianche, blu ed ocra intagliate nella roccia a picco sul mare, mulini a vento sparsi qua e là, numerose cupole blu e campanili, ripide scalinate ed ovunque una vista meravigliosa sulla caldera.

Passiamo il pomeriggio a zonzo tra le stradine ricche di negozi di artigianato ricercato, negozi alla moda e gioiellerie, in attesa del magico tramonto.

Ci concediamo anche una grandissima insalata di frutta al caffè Pelagos, sull’orlo della caldera, ed assistiamo all’arrivo dei numerosi turisti che cominciano ad appollaiarsi sulle rovine del castello di Agyri.

Visitato velocemente il sito decisamente super affollato, ci sistemiamo su uno dei tanti muretti a picco sul mare ed in silenzio una miriade di gente saluta il sole con un caloroso applauso. Si dice che Oia sia il punto migliore dell’isola per assistere al tramonto, ma sinceramente penso che da qualsiasi punto sappia regalare emozioni e visioni bellissime.

Affamati affrontiamo i 300 gradini che conducono al piccolo porticciolo di Ammoudi, famoso per le sue ottime taverne. Il molo è davvero carino, con qualche pittoresca imbarcazione ed una tranquillità idilliaca.

Esaminati accuratamente i menù ed i pesci freschi esposti, la scelta ricade sull’ultima taverna all’estrema destra guardando il mare, la taverna Katina, riconoscibile da una grossa griglia posta direttamente sul molo. Gustiamo dell’ottimo pesce in generale, proviamo con successo la taramosalata, una insalata di uova di pesce affumicate e delle gustose cozze grigliate.

Per smaltire la cena risaliamo la scalinata fino ad Oia, con l’intenzione di raggiungere il famoso mulino a vento del film di Muccino per un cocktail: con molto stupore scopriamo essere un bar privato riservato alla clientela del limitrofo hotel. Peccato.

Dopo qualche acquisto in una Oia che già dormiva rientriamo a Fira che invece stava appena svegliandosi.

Il giorno successivo visitiamo i due siti archeologici dell’isola.

La prima destinazione è l’Antica Thera, raggiungibile con un ripidissimo sentiero pieno di tornanti con partenza da Kamari, fattibile in motorino, forse sconsigliabile in macchina perché piuttosto stretto e per quanto mi riguarda impensabile a piedi perché lungo, ripido e totalmente al sole.

Dall’alto dei suoi 366 metri dal sito si gode di un bellissimo panorama a sinistra verso Kamari ed a destra verso Perissa. Le rovine della città, fondata dai Dori nel IX secolo a.C., sono costituite da templi, teatri, agorà, case ed edifici pubblici come palestre e case di piacere (dove si trova l’ormai famosa incisione erotica): nell’insieme il sito è molto vasto e le vedute sono impressionanti. L’ingresso è gratuito.

La seconda destinazione è il sito archeologico di Akrotiri, la Pompei dell’Egeo, ovvero le rovine di un’antica città minoica distrutta intorno al 1500 a.C. Dall’esplosione del vulcano di Thira. All’ingresso del sito si trova un posteggio a pagamento, anche per gli scooter, che sembra l’unico, anche se in realtà se ne trova non a pagamento sulla strada che comincia a scendere verso il mare e la Akrotiri Beach.

L’ingresso alle rovine costa € 3,00 a persona. Gli scavi, totalmente ricoperti da un tetto bio-climatico, hanno portato alla luce una piccolissima parte dell’antica città sepolta sotto le ceneri del vulcano e quindi mura, edifici anche a tre piani e strade, mentre affreschi e ceramiche sono conservati al Museo di Thira Preistorica a Fira.

La visita è nel complesso interessante ed anche affascinante, anche se secondo gli ultimi rilievi fino ad ora della vecchia città ne è stata portata alla luce solo il 3%.

Usciti dal sito acquistiamo della frutta per il pranzo proprio di fronte al posteggio e proseguiamo lungo una strada sterrata verso la Kokkini Beach, più conosciuta come Red Beach dal colore delle scogliere retrostanti.

Dal posteggio occorre proseguire a piedi per una decina di minuti per arrivare sulla sommità e trovarsi di fronte alla spettacolo della spiaggia più famosa di Santorini.

Il sentiero che discende verso il mare è piuttosto accidentato, ma inutile dire che ne vale la pena, perché nonostante l’affollamento eccessivo un bagno in queste acque turchesi trasparenti è davvero d’obbligo.

La spiaggia di grossi ciottoli è attrezzata e servita da un bar/taverna.

Trascorriamo buona parte del pomeriggio su questa particolare spiaggia, non nascondo un po’ intimoriti dalla fragilità della scogliera retrostante poichè toccandola ci rimangono in mano dei pezzi. Tuttavia se è rimasta lì fino ad ora… L’intenzione è poi quella di proseguire verso la Aspri Beach, o White Beach, con uno dei caicchi che fanno da spola da Akrotiri, ma quando finalmente ci siamo decisi effettuavano solo il servizio di rientro. Peccato.

Vista la vicinanza ci dirigiamo verso il Faros di Akrotiri, situato su un promontorio all’estrema punta sud-occidentale dell’isola. Il faro non è visitabile, ma merita sicuramente una visita per il panorama circostante, per la vista sulla caldera e per il via vai delle imbarcazioni.

Facendo ritorno a Fira ci fermiamo incuriositi al Museo del Vino di Santorini, il Volcan Wine Museum, sulla strada che collega Kamari a Messaria.

Il museo si trova presso la cantina Koutsogianopoulos del 1660, al piano sotterraneo, dove sono collezionate e conservate vecchie attrezzature per la produzione del vino e rappresentate con materiale iconografico le fasi di vendemmia, lavorazione e trasporto dei vino.

La visita è guidata con delle cuffie anche in lingua italiana, ed il biglietto di ingresso ad € 4,00 a persona comprende quattro degustazioni.

E’ molto interessante e divertente, e ci fa sorridere, a noi piemontesi, il grande orgoglio dei viticoltori dell’isola e la convinzione che hanno di produrre un gran vino! Usciti dal museo il sole sta ormai calando ma facciamo appena in tempo a rientrare sul nostro terrazzino per goderci l’ultimo atto del tramonto, accompagnato da una buona bottiglia acquistata alla cantina Santo.

Per cena rimaniamo a Fira e scegliamo la taverna The Greeks, vicino all’arrivo della funicolare, dove gustiamo una grande e buona grigliata di pesce.

Il giorno seguente dedichiamo la mattinata alla visita dei due musei, il Nuovo ed il Vecchio Museo Archeologico: il biglietto cumulativo costa € 3,00 a persona.

Per primo visitiamo il Nuovo, detto anche Museo di Thera Preistorica, situato di fronte alla stazione dei pullman, che conserva reperti dell’epoca cicladica, oggetto di uso comune e di culto ma soprattutto quattro bellissime pitture murali originali rinvenute ad Akrotiri. Ed ancora testimonianze della nascita geologica dell’isola come fossili, idoli, utensili e vasi dal periodo preistorico all’età del bronzo.

Le spiegazioni relative agli oggetti esposti sono in greco ed inglese, ed è davvero interessante, soprattutto la parte dedicata alla ricostruzione della città di Akrotiri, ai suoi usi, costumi e culture.

Il secondo Museo, quello Vecchio, è situato vicino alla stazione della funivia, ma è molto meno ricco del precedente: espone reperti dell’Antica Thera quali vasi, urne, calici ed alcune belle sculture.

Rientrando in hotel acquistiamo due buoni gyro pitta in uno dei numerosi take away di Fira. Dopo un bagno rinfrescante a Kamari, anche a Santorini non ci facciamo scappare la salita sulla vetta più alta dell’isola, il Profitis Ilias, a 567 metri, che si distingue per essere l’unica montagna dell’isola non costituita da roccia vulcanica.

La strada è carrozzabile fino all’omonimo complesso religioso costituito da una piccola chiesa ed un monastero fondato nel 1711, visitabile ad orari fissi.

Dal piazzale di sosta lo sguardo copre l’intera isola in tutta la sua bellezza.

Oltre al monastero c’è solo una stazione radar dell’esercito, ovviamente non visitabile e nemmeno fotografabile.

Rientrando a Fira decidiamo di continuare verso Imerovigli che grazie alla sua posizione elevata offre uno dei panorami più belli dell’isola. Posteggiato lo scooter ci addentriamo tra le strette viuzze del caratteristico villaggio, riconoscendo i lussuosi hotel che avevamo trovato durante le ricerche per la prenotazione.

Uno dei panorami migliori si ammira dalla terrazza della cappella di Agios Georgios, sull’orlo del cratere e retrostante la scogliera di Skaros sulla quale sorgono alcuni resti di una fortezza medioevale: è possibile raggiungerne la punta attraverso un piccolo sentiero che corre sul dorso della scogliera.

Prima di fermarci per un aperitivo ci mettiamo alla ricerca della cupola e del campanile la cui foto era riportata sulla prima pagina della nostra guida: non è facile perché nonostante abbiamo riconosciuto subito la costruzione, è problematico imboccare il vicolo giusto.

Contenti per aver realizzato la nostra fotografia, sorseggiamo due ottimi cocktail di frutta fresca su uno degli eleganti tetti di Imerovigli aspettando il tramonto.

Rientriamo congelati a Fira per una bella doccia calda e ben vestiti ci dirigiamo ad Oia per cena. Questa volta decidiamo di scendere direttamente in scooter fino al porto di Ammoudi, seguendo le buone indicazioni stradali. La strada è piuttosto lunga e poco illuminata, ma fattibile.

Ceniamo ottimamente alla taverna tutta gialla Ammoudi, posta all’estrema sinistra del molo guardando il mare, con sgombri alla griglia e melitzanosalata, una delle specialità dell’isola, ovvero purea di melanzane bianche cucinate con timo e capperi. E’ il 3 Settembre, ultimo giorno a Santorini ed anche ultimo giorno di queste meravigliose vacanze.

La giornata la trascorriamo saltellando da una spiaggia all’altra, a partire da Nord con la Vourvoulos Beach, continuando verso Sud con la Monolithos e la Agia Paraskevi Beach e trovando infine sistemazione alla Agios Georgios Beach. Tutte queste spiagge sono molto tranquille, quasi deserte e forse un po’ trascurate per quanto riguarda la pulizia della sabbia.

Per pranzo veniamo attirati da una simpatica taverna direttamente sul lungomare, la Popeye, dove gustiamo ottimi piatti di cucina locale.

Sulla spiaggia ci godiamo l’ultimo sole di Santorini e ci rinfreschiamo con la gelida acqua del suo mare.

Il resto del pomeriggio lo riserviamo alla piscina dell’hotel, fino ad ora trascurata, ed alla nostra fantastica terrazza, sistemando definitivamente i bagagli prima dell’ultimo appuntamento con l’aperitivo-tramonto.

L’ultima cena la consumiamo al Roof Garden, una taverna buona ed economica sulla strada centrale dei locali di Fira, ed un calorico waffel in un romantico bar conclude la giornata.

Il giorno della partenza veniamo accompagnati all’aeroporto dalla gentilissima direttrice dell’hotel e puntuali alle 10:05 decolliamo verso Atene questa volta con un ATR72, con lo sguardo che non voleva distogliersi dalla magica caldera.

Arrivati ad Atene alle 10:55, un paio di ore di ritardo rimandano la partenza verso Milano, spostando di poco lo shock del rientro e del ritorno alla realtà.

Abbiamo passato diciotto giorni intensi, incredibilmente belli e divertenti, visitando luoghi meravigliosi a contatto con una popolazione sempre cordiale e disponibile a condividere con noi le bellezze delle loro terre quali Milos, un angolo di mondo speciale, prova vivente dell’immensitá della natura…”dove la lava scolpita dalla mano divina ha creato il sogno” …E ancora Santorini, la Star, con il suo paesaggio unico al mondo, e come disse Re Luigi I di Baviera ”cosí audace, elevata, scoscesa, cosí fantastica da far girare la testa:cosí é Fira, come nessun’altra cittá del mondo”.

Ed infine un detto popolare: a Santorini ci sono più chiese che case, più muli che persone e molto più vino che acqua!



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