Terre, mari e paradisi

Viaggio itinerante in Epiro e nelle due piccole ionie elleniche Paxos e Antipaxos. Soste anche in Italia, in Abruzzo, sul Gargano e alle Tremiti
Scritto da: dimodriver
terre, mari e paradisi
Partenza il: 27/06/2016
Ritorno il: 15/07/2016
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €

LUNEDÌ 27 GIUGNO

Di buon mattino, partiamo con la macchina stracarica di trolley. Il traghetto per la Grecia salpa domani sera da Bari, ma per giustificare tutti i chilometri, che ci separano dal capoluogo pugliese, vale la pena fermarsi in alcuni bei luoghi della nostra Italia. Optiamo per il parco nazionale d’Abruzzo. Prima sosta nel paese di Pescasseroli, carino, con i balconi delle vecchie case adorni di fiori. Ma molto più caratteristico Opi, che troviamo cinque chilometri dopo. Una fila di casette lungo la strada, in cima ad una collinetta, domina la vallata. Sampietrini chiari, accompagnano il breve percorso intorno alla chiesa e alla fontana, fino al Belvedere. Da un centinaio di metri di altezza, la vista è davvero magnifica. Da qui si vede anche l’hotel Du park, che abbiamo prenotato. Ha una grande piscina, con prato e alberi intorno, e anche se c’è un bel sole, la temperatura non è granché qui a 1100 metri d’altitudine, ma appena i ragazzi di un centro estivo la liberano, non posso risparmiarmi una breve nuotata, giusto per prepararsi al pranzo. Per 150 euro, abbiamo preso la pensione completa in quattro persone. In attesa del match fra Italia e Spagna, io e mio figlio maggiore Samuele, decidiamo di fare un’escursione nella val Fondillo, situata qua vicino. È un percorso adatto a tutti, che sale piano, piano, seguendo il corso del torrente omonimo, e inoltrandosi in belle faggete. L’acqua scorre limpida, formando piccole cascatelle. Arriviamo fino al punto chiamato grotta delle fate, e poi, rientriamo allungando il passo per non perdere l’inizio della partita. In hotel c’è il maxi schermo, e tanti ragazzini che addirittura si alzano a cantare l’inno nazionale, e poi fanno un gran tifo che alla fine coinvolge anche me, che non sono un grande appassionato.

MARTEDì 28 GIUGNO

Dopo un’abbondante colazione lasciamo Opi e proseguiamo verso sud. Facciamo un giretto per le strade di Civitella Alfedena, dove c’è un centro di avviamento lupi e linci, ma subito ci ricordano, che a metà mattina gli animali sono inattivi, e infatti non riusciamo a vederli. In compenso, ci consoliamo con Barrea, i suoi vicoletti lastricati, e la magnifica vista sul lago omonimo. Proseguiamo alla volta di Campobasso, dove facciamo un pranzetto veloce, e visitiamo le sue chiese ed il centro storico. Una scalinata porta fino ad un belvedere, da cui si può osservare la città e la campagna circostante. Ripartiamo in direzione di Bari, giungendo in tempo per fare il check-in, e una passeggiata per il centro storico del capoluogo pugliese. Alcuni vicoli ricordano i quartieri spagnoli di Napoli, con i panni stesi ai balconi e le bandiere italiane al vento, che quasi si toccano, tanto sono vicine le une agli altri. L’ora della partenza si avvicina, così tranquillamente, ci imbarchiamo, prendiamo possesso della nostra cabina, e al Self service, ci caliamo già nella realtà greca, mangiando piatti ellenici.

MERCOLEDÌ 29 GIUGNO

La notte è corsa via veloce, visto che alle 4.30 ora italiana già ci danno la sveglia. Un’ora più tardi sbarchiamo a Igoumenitsa. Syvota è troppo vicina per presentarsi agli studios che abbiamo prenotato, quindi proseguiamo fino a Parga. Vorremmo fare colazione sul lungomare, ma qui ci sono solo taverne e pub. Ci dobbiamo accontentare di un bar, in una strada più interna, mentre il sole comincia ad illuminare la città. Già che siamo in zona, visitiamo la cascata, un salto di circa 30 metri in mezzo al verde, con una quantità d’acqua inaspettata. Poi proseguiamo fino alla spiaggia di Sarakiniko, un po’ sopravvalutata secondo noi. Per l’ora di pranzo siamo a Syvota, agli Anneta studios, una decina di casette carine, con veranda, affacciata su un bel giardino con olivi e fiori. La zona è tranquilla, e comunque in cinque minuti a piedi, siamo nel piccolo e simpatico centro. Il pomeriggio assaporiamo un primo bagno greco, sulla bella e poco affollata spiaggia di Agia Paraskevi che ha acqua bellissima e calma, grazie ad un isolotto che le sta proprio di fronte, ad un centinaio di metri. Simone con il suo Kayak parte subito alla conquista della minuscola spiaggetta che racchiude. Un posto magnifico. La sera andiamo alla scoperta di Syvota e delle sue taverne. Optiamo per parasole, sulla destra del lungomare. Gustiamo dei souvlaki e filetti di pollo, mentre il sole accompagna il nostro pasto, fino a tuffarsi nel mare al momento del conto.

GIOVEDÌ 30 GIUGNO

Dopo un’abbondante colazione consumata nella bella veranda del nostro studio, andiamo a Bella Vraka, la spiaggetta di Sivota. È veramente un piccolo spicchio che si allunga nell’acqua trasparente, verso un’altra punta di sabbia del piccolo isolotto di fronte. È molto particolare, e quindi questo canale è anche parecchio frequentato. Ci sono un sacco di surf e kayak, e ben presto anche io metto in acqua il mio. Attraverso un breve tratto di mare aperto, e mi dirigo a suon di pagaiate, nel canale posto tra gli altri due isolotti più grandi, che stanno di fronte al porto di Sivota. Il mare ha dei colori straordinari. Approdo su un’altra propaggine di ghiaia fine, che si allunga nell’acqua, dove non è possibile non tuffarsi. Non c’è anima viva a disturbare la quiete di quest’angolo paradisiaco. Sento solo le cicale e i gabbiani. L’immagine di queste colline ricoperte di boscaglia, che terminano su un mare che va dal trasparente, al verde, al turchese e al blu intenso, rimarranno a lungo nei miei ricordi. Sulla via del ritorno, faccio una sosta su un’altra bella spiaggia deserta situata sul piccolo isolotto, appena a Nord di Bella Vraka. Nel pomeriggio andiamo a rilassarci sulla spiaggia più lunga di questa zona: Karavostasi. Cinquecento metri di ghiaia, a metà strada tra Sivota e Parga. L’acqua è pulita ma abbiamo visto di meglio. In serata ceniamo sul porticciolo di Sivota, ammirando un bel tramonto, nella taverna Trehantiri Petros, dove mangiamo ottimo pesce fresco. Simone vorrebbe un pita giros, ma non sono nel menù. Poco male, siamo in Grecia! Il cameriere torna dal locale a fianco, tenendo in una mano un pita giros e nell’altra uno scontrino da 2,50 €… Alla fine, prima del conto, ci conquistano definitivamente offrendoci delle vere porzioni, di uno squisito dolce simile a un cheesecake.

VENERDì 1 LUGLIO

Andiamo verso sud, oltre Parga, viaggiando su belle strade, veloci e scarsamente trafficate. La nostra destinazione è la spiaggia di Alonaki. Già osservandola dall’alto del parcheggio, lascia a bocca aperta. Un semicerchio di ghiaia chiara, circondato da piccoli promontori ricoperti di pini. A chiudere questa piccola baia, proprio al centro di essa, c’è uno scoglio, che si erge da un mare con tutte le sfumature del verde. Restiamo qualche ora a sguazzare, poi ripartiamo, e in una mezz’ora siamo a Gliki, un po’ nell’interno, dove scorre il rio Acheronte. In riva alle sue limpide acque, ci sediamo ad un tavolo dell’ultima taverna, e ci rimpinziamo con agnello e spiedini. Il modo migliore per favorire la digestione, è quello di incamminarsi, lungo il sentiero che costeggia il corso d’acqua. Ben presto però, si può procedere soltanto lungo il fiume. Le acque sono decisamente fredde, anche perché sono alimentate da tante sorgenti, che sgorgano dalle rocce lungo le rive. Per un po’ siamo immersi fino alle ginocchia o poco più, ma dopo meno di un chilometro, l’altezza aumenta fino alla pancia, e la corrente diventa difficile da contrastare. Siamo però stimolati a proseguire dall’ambiente bellissimo, con queste acque celestine, che scorrono fra alte pareti, con tanto verde intorno. Arriviamo nel punto più stretto del canyon, e riusciamo a superarlo solo nuotando per un breve tratto contro corrente, e aggrappandoci ad alcune sporgenze rocciose. Potremmo anche proseguire ancora chissà per quanto, ma siamo soddisfatti e impazienti di lasciarci trasportare a valle dalla forza dell’acqua. Divertente, emozionante, e rigenerante per il corpo e lo spirito. Per non farsi mancare niente, visto che non lo abbiamo mai provato, facciamo anche un’esperienza di rafting, peraltro piuttosto soft, infatti non occorre indossare né casco, né giubbotto. Il costo di 12 € in 3 del resto, è più che onesto.

SABATO 2 LUGLIO

Prima di imbarcarci sul traghetto per Paxos, abbiamo qualche oretta per una nuotata, e un po’ di relax su una delle spiagge a sud di Sivota. Siamo soli fino al momento di metterci in strada per Igoumenitsa. Poco più di mezz’ora, e siamo al porto, dove ritiriamo i biglietti già prenotati, e pranziamo a pita giros. La nave parte puntuale alle 14, e giunge dopo due ore a destinazione. Qui sull’isola di Paxos, abbiamo prenotato su Booking.com, Villa Clementine, posta qualche centinaio di metri sopra Gaios, il capoluogo dell’isola. È una bella costruzione, con camere ampie ed un bel soggiorno. Può ospitare fino a otto persone. Una grande e comoda veranda è il posto ideale per consumare i pasti, circondati dagli ulivi. Sistemate le nostre cose, partiamo per un giro orientativo dell’isola. In effetti è piuttosto piccola, la strada principale si snoda sul crinale della collina. Da questa scendono tante stradine, a destra e a sinistra verso il mare. Ma le indicazioni non sono molte… La sera andiamo a fare due passi a Gaios, molto graziosa, con un bel lungomare, dove sono ormeggiate splendide barche a vela e yacht da sogno. Anche le viuzze sono carine, e in una piazzetta ci fermiamo a cena. Taverna Tosteki, per una buona mussaka e altre specialità della cucina greca.

DOMENICA 3 LUGLIO

Una sostanziosa colazione in veranda, e partiamo verso una delle tante spiagge della costa est. Ci fermiamo prima di Longos, a Kipos, una piccola baia sassosa, con acqua trasparente e verde, come la boscaglia che le fa da cornice. Tutta la mattina siamo in pochissime persone, io e simone partiamo in kayak alla scoperta delle altre baiette, che stanno intorno a questa. Verso sud, superato il promontorio, arriviamo velocemente a Kipiadi, che è forse la più estesa dell’isola. Tornando verso nord, ce ne sono un paio prima di Longos, bellissima Marmari, dai colori incredibili, e gli ulivi a fare ombra sulla spiaggia. Oltre, entriamo nel porticciolo di Longos, ormeggiamo il nostro “yacht”, ed entriamo in un’agenzia che affitta barche a motore, per informarci un po’ sui prezzi. Sessanta euro più il carburante, sembra abbastanza onesto, da considerare per i prossimi giorni. Nel pomeriggio andiamo proprio a goderci il mare di Marmari.

LUNEDÌ 4 LUGLIO

Di primo mattino, mi presento al mercatino del pesce di Gaios, dove faccio dei buoni acquisti per il barbecue di stasera. Anche per oggi restiamo sulla costa est di Paxos, che è quella con le baie più riparate e più facilmente accessibili. Lasciando la strada principale però, si entra in un labirinto di stradine bianche, o al più cementate, con poche indicazioni. Anche per andare sulla spiaggia di Orkos, a nord, facciamo un po’ di strada in più, andando fino a Lakka, ma alla fine ci arriviamo. Il posto per lasciare l’auto, ce lo inventiamo… e fortuna che siamo praticamente soli. Sulla spiaggia, che raggiungiamo in dieci minuti, scendendo per un sentiero nel bosco, c’è solo una famigliola di Ancona. Parlando con loro scopriamo che negli stessi scorsi giorni, eravamo insieme, negli Anneta studios di Sivota… Queste spiagge ghiaiose, si assomigliano tutte: sassi bianchi, acque dal verde al turchese, circondate da ulivi, pini e cipressi. Per spezzare la monotonia, nel pomeriggio, io e mio figlio maggiore, Samuele, cerchiamo di raggiungere il tripitos. Il famoso arco di roccia, sulla costa sud ovest di Paxos. Più volte imbocchiamo stradine fra muretti a secco, e poi siamo costretti a fare un sacco di manovre, per girare e tornare indietro, visto che magari finivano davanti a un cancello. In questo labirinto, finalmente incrociamo un anziano contadino, e a forza di gesti, alla fine ci dà le dritte giuste. In realtà non eravamo molto lontani. Lasciamo l’auto, dove non si può che proseguire a piedi, e dopo meno di un chilometro, si apre sotto di Noi uno spettacolo meraviglioso! L’arco è possente, e si alza su un mare dai riflessi verdi, con sullo sfondo Antipaxos. Arriviamo fin sopra, e a trenta metri dal mare, l’emozione è assicurata! La sera a Gaios sul lungomare, ci gustiamo gelati e creps, mentre organizziamo la gita in barca per il giorno seguente.

MARTEDÌ 5 LUGLIO

Al prezzo di 50 € più benzina, affittiamo una barca a motore sul porto di Gaios. Dopo le raccomandazioni di rito, partiamo spediti verso nord, visto che tutti consigliano di circumnavigare Paxos in senso antiorario, per avere condizioni di mare e vento più favorevoli. Il lato est, è quello più riparato, ma è anche quello con le baie facilmente accessibili anche via terra, fra l’altro nei giorni scorsi ne abbiamo già viste perecchie, quindi tiriamo dritti fino a Lakka, poi affrontiamo un tratto di mare aperto, esposto al vento da nord, che forma già delle discrete onde. La barca balla parecchio, e metà dei passeggeri, vorrebbe tornare indietro. Ma tengo duro e dopo un po’, aggirando un promontorio, entriamo in zone meno esposte. Ma soprattutto cominciamo ad incontrare le grotte, e le pareti della selvaggia costa ovest di Paxos. Entriamo con la barca dentro una grande cavità, e subito fuori gettiamo l’ancora. Ci tuffiamo in un’ acqua di un verde smeraldo incredibile. A nuoto entriamo nella grotta da un piccolo ingresso, che ci introduce in una camera con la volta crollata, e da qui nella grotta più grande. Bisogna fare attenzione alle barche e ai barconi, perché c’è un gran Traffico. Riprendiamo la navigazione, e ogni volta che aggiriamo un promontorio, siamo sballottati dalle onde, anche se ormai ci arrivano da dietro, quindi si affrontano meglio. Facciamo un passaggio sotto le impressionanti scogliere Eremitis. Poi facciamo altri tuffi in un’acqua strepitosa. Siamo in vista del faraglione Ortolithos, gli giriamo intorno e poi lo immortaliamo dall’interno di una grotta che sta proprio di fronte. Si avvicina l’ora di pranzo, caliamo l’ancora quasi sotto il meraviglioso arco di roccia. Impossibile non tuffarsi in questo mare verdolino, prima di gustare una fresca insalata greca. Visto da sotto, il tripitos non ti dà la stessa emozione che hai salendoci sopra, ma è comunque una visione spettacolare. Ripartiamo verso l’estrema propaggine meridionale di Paxos, in cui si frammenta in due isolotti, separati da uno stretto canale dove l’acqua è immobile e verdolina. Facciamo un altro stop. Anche mia moglie, che difficilmente si tuffa, qui vince ogni timore. Proprio sopra di noi, rivolta verso Antipaxos, c’è una grande villa della famiglia Agnelli. È quasi ora di rientrare, per cui ci portiamo nei pressi di Gaios, facendo un ultimo bagno, in una minuscola baia dell’isolotto di fronte. È stata una giornata fantastica, e per concluderà al meglio, ben consigliati, andiamo a cena a Lakka. Il paesino è un po’ smorto, il lungomare buio, ci sono solo un paio di viuzze caratteristiche, e la piazzetta con la taverna che cercavamo: Nionios. Sulla piccola terrazza, gustiamo un misto di antipasti greci, che sono una delizia, per poi proseguire con pesce e carne tradizionali. Tutto ottimo, anche il prezzo. Mio figlio ha trovato un pezzo di vetro nelle patate arrosto, e alla fine non vogliono farci pagare il conto. Ma io insisto, siamo stati troppo bene, e così ci accordiamo per 40€!

MERCOLEDÌ 6 LUGLIO

All’alba parto per una camminata, provando a cercare qualche bel panorama della costa ovest. Strade asfaltate, prima diventano strette viottole cementate, poi sentieri sassosi tra muretti a secco, e all’improvviso finiscono davanti alla recinzione di un pollaio. Per un paio di volte sono costretto a tornare sui miei passi, ma poi l’ostinazione viene premiata, con un affaccio spettacolare su Galazio Bay. Una serie di fiordi e di scogliere, e proprio sotto di me, un bell’arenile con mare celestiale! Da quassù, saluto Paxos e raggiungiamo il nuovo porto, dove ci attende il motoscafo per Antipaxos. Sarebbe stato facile accontentarsi, e visitare la piccola isola, con una delle tante gite che ogni mattina partono da Gaios, o con una corsa di taxi boat. Ma io volevo vivere Antipaxos. Lasciamo l’auto sul molo di Paxos, con gran parte dei bagagli. Nei prossimi cinque giorni ci servirà ben poco, oltre ai costumi, kayak e viveri… Dieci minuti di barca veloce, e siamo nel porticciolo di Antipaxos. Lo stesso capitano, carica i nostri bagagli su un camioncino, e anche noi saltiamo tutti sul cassone in piedi, mentre ci avviamo su per una stradina di cemento. Rischiamo di prendere qualche frasca in faccia, nel breve tragitto che ci porta in cima alla collinetta. Facciamo l’ingresso a villa Phoebe o Phoenica, com’è conosciuta dalla gente del posto. È una delle case più antiche dell’isola, tutta in pietra, in un rigoglioso giardino con ibiscus, limoni, peri e una palma. In mezzo una piscina tutta per noi. Un bel tuffo rinfrescante, un primo pranzetto sotto il fresco degli alberi, un breve riposino sull’amaca, ma poi parto curioso alla scoperta delle rinomate spiagge di Antipaxos. Sono le 17 del pomeriggio, Voutoumi, Mesovrika e Vrika, a quest’ora, cominciano a spopolarsi, concedendosi in tutta la loro bellezza naturale, ai pochissimi fortunati che soggiornano sull’isola. A Mesovrika, ci sono solo un paio di gabbiani a farmi compagnia, durante la mia prima nuotata in quest’acqua meravigliosa… Sull’isola non c’è alcun negozio, soltanto cinque taverne, tre sulla spiaggia di Vrika, aperte solo a pranzo, una sulla spiaggia di Voutoumi, ed un’altra duecento scalini sopra, aperte anche a cena su prenotazione. Dal Bella Vista, il colpo d’occhio è fantastico. Sulla terrazza che domina le tre piccole baie, siamo soli a gustarci la cena mentre tramonta il sole. I prezzi sono un po’ più alti del solito, ma se ne comprende la ragione…..Rientrare a casa percorrendo le stradelle di Antipaxos, illuminate dalle stelle e da una falce di luna, è emozionante.

GIOVEDÌ 7 LUGLIO

Pancrazio, il gatto residente, non deve attendere molto per darci il buongiorno, e iniziare a sperare in qualche bocconcino. Di buonora siamo già tutti in piedi, pronti a conquistare la meravigliosa spiaggia di Vrika, prima che sia assaltata dai gitanti di giornata. Mentre scendiamo il sentiero di un chilometro e mezzo, vediamo un serpentello aggrovigliato su un arbusto, e un leprotto, che timoroso si butta veloce nella boscaglia. Alle 8.30 del mattino, Vrika è inviolata, con la sua candida sabbia bianca, che attende le prime impronte. L’acqua è immobile e celestiale. Per un centinaio di metri sembra una piscina. Ce la godiamo in esclusiva per un paio d’ore, poi gonfio il kayak e prendo il largo per trovare un po’ di pace, anche se piano, piano, le baie delle tre spiagge, si affollano di barche e yacht ormeggiati. Restiamo a pranzo alla taverna Vrika, che è la più datata dell’isola. Il gestore è un simpatico immigrato albanese, che parla benissimo l’italiano. Ci propone tanti buoni piatti della mamma, alici marinate, fritte, mousaka, e ci gustiamo il tutto, davanti a questi colori paradisiaci. Oltre a ombrellone e lettini, offrono anche fresco cocomero, e gentilmente ci custodiscono nel retro, il kayak e l’attrezzatura relativa, così mi eviterò il faticoso trasporto giornaliero. Risalire alla nostra villetta, è abbastanza provante con il caldo, ma ci conforta il pensiero, di un rilassante pomeriggio in piscina. Io comunque, all’ora del tè, mi incammino alla scoperta della parte centrale dell’isola. È quella dove si concentra la maggior parte delle abitazioni. Sono un centinaio in tutto. Ognuna fatta più o meno allo stesso modo. Solo piano terra, cento metri quadri, in mezzo ad un piccolo frutteto, delimitato da muretti a secco. Percorrendo un sentiero stretto tra questi, incontro una signora. La fermo parlandole in inglese, ma capiamo che siamo italiani, e quindi ne approfitto per avere un po’ di informazioni. Una decina di anni fa, col marito, acquistarono una di queste casette, e per quattro mesi all’anno, vivono in questo paradiso. Mi da anche indicazioni per raggiungere qualche caletta vicina, anche se non sarebbe molto difficile sbagliarsi. Dal sentiero sulla collina, che va verso sud, basta prendere le deviazioni che scendono verso destra o verso sinistra, per trovarsi dopo poco sul mare. Prendo la prima, che scende sulla costa ovest, con dei comodi gradoni. C’è un’insenatura rocciosa, fantastica per un tuffo, e poco sopra una fonte d’acqua potabile. Torno su, e dopo poche centinaia di metri, prendo un altro sentiero che mi conduce al piccolo porto. Poco oltre, uno stretto passaggio tra la macchia, mi porta in una piccola e solitaria caletta, ideale per nuotare in tranquillità. Rientrando verso casa, mi imbatto nell’unica chiesetta dell’isola, Agios Aimilianos. Il cancello è chiuso solo con una cordicella, ma il portone comunque non si apre. È dipinta di bianco, in mezzo ad un piccolo giardino, con un grosso platano. Ceniamo sul solarium della nostra villetta, dove oltre alla zona pranzo, c’è anche un bel soggiorno in rattan. Un bagno in piscina sotto le stelle, è il modo ideale, per concludere la giornata.

VENERDÌ 8 LUGLIO

Anche stamattina, ancora più presto, andiamo sulla spiaggia di Vrika. Passeggiamo con l’acqua al ginocchio, in totale solitudine. Poi quando iniziano ad arrivare barconi e taxi boat, carichi di gitanti, io parto a nuoto, passando per l’adiacente e tranquilla Mesovrika, fino a raggiungere Voutoumi, dove c’è gente, ma non tanta come a Vrika. Nuotare in quest’acqua così limpida, è straordinario. Per pranzo torniamo su, al nostro idilliaco rifugio. Infondo, di tanto in tanto, si mangia volentieri anche una semplice pastasciutta al dente… Dopo un po’ di relax in piscina, vado anche oggi alla scoperta del resto dell’isola. Mi spingo più a sud, scendendo sulla costa est, e su quella ovest, dove trovo due baie, con spiagge ghiaiose, deserte, acqua dai riflessi verdi, e solo gabbiani a farmi compagnia. Mi godo questa natura intatta, con bagni e nuotate memorabili. Rientro curioso di vedere se la spesa che abbiamo commissionato, è arrivata, visto che i nostri viveri erano quasi al termine. Ancora niente, ma noi iniziamo comunque a fare un po’ di brace nel grande barbecue. C’è un sacco di legna e prende che è un piacere. Finalmente alle 20 sentiamo avvicinarsi il rumore di un motore. Un tizio ci consegna i sacchi con la spesa. Più o meno la lista è stata rispettata, anche se ci saremmo aspettati qualche surgelato in meno, e qualche euro speso in più. Per fortuna la carne si è già quasi completamente scongelata, e quindi si può mettere subito in griglia, perché la fame a quest’ora si fa avanti. Alla fine, ci sono avanzi a sufficienza per far star bene Pancrazio e i suoi amici…

SABATO 9 LUGLIO

Dopo la solita bella colazione, baciati dal sole del mattino, scendiamo in spiaggia. Stavolta andiamo a Voutoumi, passando dal Bella Vista, dove prenotiamo un bel tavolo panoramico per il pranzo. Dalla taverna, raggiungiamo la spiaggia tramite una scalinata di duecento scalini in pietra, che scende tagliando il bosco. Al nostro arrivo siamo soli soletti. E comunque anche più tardi, pur essendo sabato, questa spiaggia non si riempie come quella di Vrika. Probabilmente perché è ciottolosa, la sabbia compare solo a partire dal bagnasciuga, e da lì in poi è una piscina. Acqua celestina, immobile, perfetta per nuotare. L’orizzonte, piano, piano, va riempiendosi di yacht, che scelgono questa baia bellissima, e riparata, per ormeggiare. C’è una sola taverna dietro alla spiaggia, che affitta anche ombrelloni e lettini, qui però si pagano. Comunque noi ci mettiamo in un angolino, dove c’è anche uno spicchio di sabbia, che ci basta e avanza, visto il poco tempo che stiamo sull’asciugamano… Fra bagni, passeggiate e pagaiate, l’ora di pranzo, arriva in fretta. Facciamo un ultimo tuffo per affrontare la risalita, che seppur in ombra, ha sempre 200 gradini. Dal nostro tavolo, il colpo d’occhio è magnifico. Siamo a strapiombo su questa piccola baia dai colori incredibili… gustare il pranzo con quest’immagine non ha prezzo, e comunque non è costoso come si potrebbe pensare. Rientriamo nel relax della nostra dimora. Più tardi, riparto per la mia camminata. Arrivo fino al faro, a guardia dell’estremità sud dell’isola. La struttura è in stato d’abbandono, girando intorno, il sentiero prosegue in un boschetto, e arriva su una piccola spiaggia, tranquilla e perfetta per nuotare. Rientro alla base, dove la brace per il barbecue è già pronta. Tra un tuffo in piscina, e una controllata al pesce in cottura, arriva l’ora della cena. È magnifico mangiare su questo solarium, circondati dalle vigne e il cantare delle cicale, mentre il sole si avvia verso il tramonto. Le sera ad Antipaxos, non c’è molto da fare, una partita a dama, o a carte è il massimo, così per animarla un po’, io e Samuele, scendiamo alla spiaggia di Voutoumi, e facciamo un bel bagno alla luce tenue della luna. Samuele è entusiasta di queste nuove piccole esperienze, e il rientro verso casa è l’occasione buona per parlarci da uomo a uomo, sotto un cielo stellato.

DOMENICA 10 LUGLIO

Stamattina parto deciso per compiere il periplo di Antipaxos in kayak. È da quando siamo arrivati che ci sto pensando, e visto che le condizioni del mare, assecondano la mia intenzione, alle 8.30 siamo già sulla spiaggia di Vrika. Carico sulla canoa macchina fotografica, maschera, una bottiglia d’acqua, e saluto la famiglia promettendo di rientrare prima dell’ora di pranzo. Esco dalla piccola baia, e pagaio in direzione nord, andando subito ad affrontare la costa più esposta. In realtà il mare è calmo, anche sotto le scogliere rivolte verso Paxos. Procedo con calma per non affaticarmi troppo. Ho stimato che tutto il giro, saranno circa 12 chilometri, e per un neofita della canoa come me, non so se siano proprio pochi… Qui anche se navigo solo a qualche decina di metri dalla costa, l’acqua è profonda e di un blu intenso. I gabbiani mi controllano dall’alto, mentre aggiro l’angolo della scogliera.

Adesso sono sulla costa ovest di Antipaxos, la prua punta a sud. Una grande baia, molto scenografica, si apre alla mia sinistra. Ci sono alcuni isolotti rocciosi, e un paio di spiagge. Approdo su entrambe, godendomi la natura intatta. Il mare è immobile, verdolino. È impossibile non tuffarsi! Il silenzio è rotto solo dai gabbiani, e dalle mie bracciate. Rimarrei qui ancora un po’, ma onestamente, non so bene quanto tempo impiegherò per fare tutto il giro, quindi scatto alcune foto, e riprendo a pagaiare. Riconosco, un paio di calette, nelle quali sono sceso tramite sentiero, nei giorni scorsi, e dove evito di fermarmi di nuovo. Non ci sono alte scogliere come nel lato a nord, ma alcune grotte, e anche un piccolo arco roccioso, che si apre su un mare turchese, così chiaro e trasparente, che è inevitabile non fermarsi a immortalare. Comincio a vedere il punto finale della costa ovest, prima però, noto un’insenatura con una spiaggia invitante. Approdo anche qui in totale solitudine, e mi concedo un bagno rinfrescante, mentre penso di essere più o meno a metà percorso. Ripartendo, individuo subito la bianca sagoma del faro. Abbastanza rapidamente, faccio il giro della punta sud di Antipaxos, fino a ritrovarmi con la prua puntata verso Nord. Un’altra bella caletta si apre all’improvviso, deve essermi sfuggita durante le mie escursioni pomeridiane, e ora è il momento di rimediare. Approdo sulla riva ghiaiosa e mi godo quest’acqua limpida. Questa costa dell’isola è molto più frequentata da imbarcazioni più o meno grandi. Tornando verso Vrika, ripasso davanti a tante spiaggette, che ho visitato in questi giorni. Ogni baia ha il suo gommone, o il suo mega yacht all’ancora. Io tiro dritto, anche perché ormai, Antipaxos non ha più segreti per me, e poi comincia ad essere un po ‘ tardi. Accelero il ritmo, ma poi crampi alle mani, mi costringono a fare brevi pause e a rallentare. Davanti a Voutoumi, faccio slalom fra le barche, arrivo a Vrika in leggero ritardo, ma in tempo, per festeggiare l’impresa con tutta la famiglia, pranzando al miglior tavolo della nostra taverna preferita. La cosa più faticosa della giornata però, deve ancora venire… portare su per le scalette di Voutoumi tutta l’attrezzatura! Per il resto, relax totale in piscina, e barbecue. È l’ultima sera ad Antipaxos, così Samuele ed io, andiamo a vedere il tramonto dalla scogliera. Il sentiero per arrivarci però, è invaso da arbusti e pruni, difficile da trovare. Comunque, con qualche graffio, ma arriviamo in tempo, con i gabbiani che sembrano salutarci, ci godiamo il sole che finisce in mare, vicino all’isola di Paxos. Finiamo la giornata con un tuffo in piscina sotto le stelle.

LUNEDÌ 11 LUGLIO

Prima di andarcene da Antipaxos, faccio una camminata mattutina, fino a una tranquilla caletta. Anche se arriva una coppia con un gommone, mi godo comunque la mia ultima nuotata. L’uomo col camioncino, viene a prenderci puntuale alle 11, ed è dura lasciare questo paradiso… Nella breve traversata in barca fino a Paxos, sono assalito da una certa malinconia. La nostra macchina, è li dove l’avevamo lasciata cinque giorni fa. Prima di imbarcarci per Igoumenitsa, abbiamo il tempo per andare a dare un’ultimo sguardo, alla spiaggia Eremitis, e alle sue scogliere. La traversata dura due ore. Alle 16 siamo sul continente, e la nave per l’Italia parte a mezzanotte, quindi abbiamo altro tempo. Qualcuno ci ha consigliato di andare a Saghiada, poco più a nord, al confine con l’Albania. In circa mezz’ora siamo lì, ma il luogo ci sembra piuttosto squallido, tutto diverso da come ci era stato dipinto… Quindi torniamo nella zona di Sivota, che tanto ci era piaciuta. È anche il tredicesimo compleanno di Simone, così festeggiamo in una taverna sul lungomare, mentre il sole ci regala un tramonto indimenticabile.

MARTEDÌ 12 LUGLIO

Dopo una bella dormita in cabina, ce la prendiamo comoda, e quando arriviamo al self service, è già chiuso. Quindi facciamo colazione al bar, dove però, per quattro cappucci e altrettanti pezzi dolci, peraltro molto buoni, spendiamo quasi 30 euro! Vabbè, anche se sulla via del ritorno, siamo sempre in vacanza. Puntuali sbarchiamo a Bari. Prendiamo verso nord, e ci fermiamo a Barletta, per dare un’occhiata alla fortificazione, e al suo centro storico. La cattedrale, è bellissima proprio vicino al castello. Fra l’altro stanno per arrivare gli sposi, ed è tutta infiorata. Giungiamo a Mattinata, sul Gargano, dove abbiamo prenotato un appartamento nell’agriturismo Madonna Incoronata. Molto bello, spazioso, antico e caratteristico. È un vecchio frantoio, riadattato, i muri alla base, sono spessi un metro e mezzo, e i soffitti a volta. Anche con il caldo afoso che c’è, all’interno si sta benissimo. La signora che lo gestisce, è molto gentile e disponibile, nel darci tante informazioni utili, su cosa vedere e cosa fare. Nel pomeriggio, andiamo sulla spiaggia della cittadina. I ragazzi, abituati alle trasparenze greche, rimangono un po’ delusi dal mare… Per farli contenti, la sera mangiamo delle vere pizze cotte a legna, in un posto che sembra proprio una taverna greca, con i tavoli a due passi dal mare.

MERCOLEDÌ 13 LUGLIO

La colazione nel vecchio frantoio, trasformato in museo, con le macine e tanti antichi attrezzi, è ricca di buone torte casalinghe, e marmellate fatte in casa. E noi ci abbuffiamo. Siamo venuti qui, soprattutto per vedere baia delle Zagare. È ad una decina di chilometri di distanza. Ma il problema è come accedervi. Dalla strada costiera, una molto più stretta, si biforca e scende verso il mare. Termina però davanti agli ingressi di due hotel 5 stelle, appollaiati sulla scogliera. Chiaramente non c’è alcun posto dove poter lasciare l’auto. A meno che… chiedo al guardiano dell’hotel se è possibile parcheggiare presso l’hotel, e approfittare dell’ascensore per accedere alla spiaggia. Mi invita a provare all’hotel accanto. Qui il portiere mi scoraggia, chiedendo 50 euro, ombrellone e lettini compresi. Però, mi raccomanda un signore che sta in cima alla strada… Torniamo su e lo troviamo subito. Ci spiega che con una mancetta di 10 euro, ci fa parcheggiare li vicino, su un suo terreno, poi lui ci accompagna all’imbocco di un sentiero, che in un chilometro porta sulla spiaggia di baia delle Zagare. Gli diamo la mancia e ci affidiamo a lui. Il percorso è agevole specialmente in discesa. La spiaggia è di ghiaia fine mista a sabbia, proprio sotto la bianca scogliera. Dei cartelli però, invitano a non accamparsi, per il pericolo di caduta massi. Ci mettiamo in un posto sicuro. Nella baia davanti a noi, l’acqua è verde come i pini sopra le scogliere, ma non è molto trasparente. Due faraglioni, di cui uno fatto ad arco, si ergono dal mare. Tiro fuori il kayak e comincio a gonfiarlo. È il mezzo ideale per esplorare la costa. Insieme a simone, passiamo sotto ai faraglioni, e proseguiamo tra piccole spiaggette solitarie, e grotte. Entriamo all’interno di un paio di queste, fino a raggiungere il faraglione della Pipa. Questo è forse il tratto di costa più scenografico del Gargano, con il contrasto tra il verde dei pini, e il bianco della scogliera. La risalita verso la strada, è dura, anche perché quasi tutta sotto al sole. Telefoniamo all’amico “benefattore” , che è puntuale, l’ora di pranzo si avvicina pure per lui… Il pomeriggio ce ne stiamo in relax, siamo un po’ stanchi e poi, le spiagge sotto le scogliere, vanno presto all’ombra. La sera facciamo un giretto sulla via pedonale di mattinata. Acquistiamo i biglietti per le isole Tremiti, e in un negozio di prelibatezze locali, scopriamo che ogni giovedì sera, presso l’agriturismo Monte Sacro, c’è una sagra con musica paesana.

GIOVEDÌ 14 LUGLIO

Il traghetto per le Tremiti, parte da Vieste alle 8.30, quindi ci alziamo prestino, perché dobbiamo percorrere circa un’ora di strada. Passando da baia San Felice, pur essendoci già stati, non possiamo non fermarci ad ammirare, il suo meraviglioso arco di roccia. Arriviamo al porto e parcheggiamo per 6 euro. Imbarcandoci, ci informano che il rientro sarà anticipato di un paio d’ore, perché le condizioni del mare stanno cambiando. Per la traversata abbiamo speso più di 80 euro in quattro, e sulla nave, ci propongono un’ulteriore giro in barca, fra le varie isolette. Io però penso sia meglio organizzarsi sul posto autonomamente. Arriviamo in ritardo a San Nicola, per via del mare un po’ mosso, e non trovando molte alternative, siamo costretti anche noi, ad unirci a tutti, e come profughi, siamo caricati su dei barconi, molto simili a quelli che attraversano il canale di Sicilia. Le quattro isole, sono tutte molto vicine tra loro. Prima visitiamo San Domino. Il nostro “scafista” , fa il cicerone, mostrandoci la casa di Lucio Dalla, proprio sopra cala Matana, poi entriamo precisi, precisi in una grotta dai riflessi azzurri. Arriviamo fino al faro, poi le condizioni del mare, ci invitano a non proseguire, ma tornare indietro verso San Nicola. La circumnavighiamo, e ci fermiamo vicino alla costa dell’isola di Capraia, dove possiamo finalmente tuffarci. Ci dicono che sotto di noi, a quindici metri di profondità, c’è una statua di padre Pio. Nessuno riesce ad individuarla. Quando è quasi il momento di risalire, io e Simone, la vediamo sotto di noi. Io mi immergo, per una ripresa più ravvicinata, e devo dire, fa un certo effetto, questo padre Pio che tende le braccia, in una luce surreale, circondato da tanti pesciolini neri che gli nuotano attorno. La fermata seguente è sull’affollatissima spiaggia di San Domino. Non c’è nemmeno il posto per mezzo asciugamano, quindi ci accampiamo sugli scogli intorno. Io posticipo il panino del pranzo, e vado a dare un’occhiata dall’alto. L’isola è ricoperta di pini, le cicale sono assordanti. Un facile sentiero, fa il periplo di San Domino. Non ho il tempo di percorrerlo tutto, ma ho modo di raggiungere un paio di affacci sulle altre isole dell’arcipelago, davvero belli. Mi rimane il tempo per un tuffo rinfrescante, prima di salire sul barcone di ritorno a San Nicola. Sull’isola omonima non ci sono spiagge. Una scivolosa scalinata, porta sopra la scogliera, dentro la fortificazione di un convento benedettino, risalente al XI secolo. Oltre la chiesa, si può proseguire, anche se le antiche strutture, versano in stato di abbandono. Continuando ancora, si esce dalla cinta muraria, e si entra nel regno dei gabbiani. Sentieri percorrono l’isola in tutta la sua lunghezza. Da settanta metri di altezza, si ha una bella visuale dell’arcipelago. Il rientro anticipato, ci consente di visitare il centro storico di Vieste, con le sue case bianche, gli stretti vicoli, e la bella cattedrale. Terminiamo questa intensa giornata, con la sagra del maiale, all’agriturismo Monte Sacro, in collina sopra Mattinata. Assaggiamo tante cose tipiche, tra antipasti, primi, secondi e dolci. C’è anche un simpatico trio canoro, che fa intrattenimento, con canzoni popolari.

VENERDÌ 15 LUGLIO

Il vento che ieri ha agitato il mare, preannunciava un cambiamento del meteo. Ci alziamo infatti, sotto un cielo nuvoloso, poco male visto che oggi ritorniamo a casa. Facciamo gli ultimi acquisti, prodotti tipici alimentari da regalare, e ci mettiamo in viaggio. Per la verità, avevo pensato di fermarmi un giorno a Roccaraso in Abruzzo, ma quando arriviamo sul punto di prender su per le montagne, si scatena un diluvio, che ci fa pensare, che questo sia un giorno ideale per tornare a casa. Sostiamo a Pescara, dove per far contenti i figli, passiamo dallo stadio Adriatico, e ci fermiamo a pranzo in un super tecnologico Mc Donald’s.

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