Che ne sarà di noi, a Santorini

PREMESSA E’ il 10 Luglio 2004 e stiamo salendo lungo le Pale di San Martino (TN) sotto una tormenta di vento e neve! Per trovare forza e conforto nella fatica pensiamo alle bellissime vacanze trascorse nei posti caldi: Mar Rosso, Maldive, Bali, Caraibi, Brasile, Tunisia… e Grecia. Quest’ultimo è un paese che amiamo particolarmente e che...
Scritto da: rajo81
che ne sarà di noi, a santorini
Partenza il: 26/06/2005
Ritorno il: 03/07/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
PREMESSA E’ il 10 Luglio 2004 e stiamo salendo lungo le Pale di San Martino (TN) sotto una tormenta di vento e neve! Per trovare forza e conforto nella fatica pensiamo alle bellissime vacanze trascorse nei posti caldi: Mar Rosso, Maldive, Bali, Caraibi, Brasile, Tunisia… e Grecia. Quest’ultimo è un paese che amiamo particolarmente e che abbiamo avuto l’opportunità di visitare già tre volte: ci manca, però, di andare nelle isole Cicladi. Decidiamo così di pianificare un viaggio a Santorini, l’isola vulcanica, considerata, non a torto, la perla delle isole greche. Prenotiamo in marzo il volo charter tramite il T.O. Meditteraneo (l’unico che ci dava il solo volo con così tanto anticipo). Costo totale del volo (con quota di iscrizione, assicurazione e adeguamento carburante) 348 € a testa. Per il resto è fai da te. Siamo in quattro: io (Paolo) mia moglie Gabri e i nostri amici Sergio e Beppe. Per Beppe questo viaggio è un’esperienza molto particolare perché non ha mai volato, non è mai andato in barca e non è mai stato all’estero: un vero primato! Ci documentiamo sull’itinerario da seguire (grazie anche al sito www.Turistipercaso.It), facciamo le fotocopie delle guide turistiche e prenotiamo via internet una pensioncina ad Oia (si pronuncia Ia). Ovviamente vediamo anche il film di Veronesi “Che ne sarà di noi” girato a Santorini (soprattutto a Oia) e se da una parte la trama ci lascia indifferenti, ci entusiasma il paesaggio e la bellezza dei luoghi che stiamo per andare a visitare all’avventura… e in questa prospettiva partiamo con l’interrogativo: che ne sarà di noi a Santorini?

Domenica 26 Giugno Partiamo dalla provincia di Vicenza in piena notte (ore 3,15) per raggiungere l’aeroporto di Bergamo da dove decolliamo con un charter Myair alle ore 7,18. Dopo aver sorvolato la costa adriatica entriamo in Grecia all’altezza dell’isola di Cefalonia e proseguiamo per il Peloponneso sorvolandone le propaggini più meridionali. Sopra l’isola di Milos e Folegandros l’aereo procede nella discesa e in prossimità dell’isola di Santorini vediamo sotto di noi le pareti scoscese della caldera (quello che rimane del cratere vulcanico) alla cui sommità si trovano abbarbicati i paesi di Oia, Imerovigli, Firostefàni e la più famosa Firà, capoluogo dell’isola. Avendo i posti finestrino sul lato destro riusciamo ad avere una bellissima visione d’insieme di quello che rimane del vulcano esploso nel 1470 a.C. E di cui rimangono tracce indelebili nella caldera e nelle isolette di Paleà Kamèni, Nèa Kamèni e Thirasia. E’ un colpo d’occhio straordinario che ci conferma fin da subito la bellezza teatrale e drammatica di questa isola.

Atterriamo, con una bellissima virata, dopo 2 ore e 10 minuti alle 10:30 circa locali; infatti qui bisogna portare avanti l’orologio di 1 ora. Alle 11 siamo già fuori dall’aeroporto e troviamo ad attenderci, come d’accordo, una persona della Pensione “Galini”, dove abbiamo prenotato via internet. Caricati i bagagli nel Fiat Scudo in circa 20 minuti arriviamo a Oia, vedendo lungo il percorso uno spaccato di vita quotidiana greca che tanto ci piace e che da tanto non assaporavamo. La pensione “Galini” (0030 22860-71396 galiniia@otenet.Gr) si trova all’ingresso del paese in una zona tranquilla e dista qualche centinaio di metri dall’inizio della zona pedonale; troviamo il titolare Kostas che ci accoglie con entusiasmo e ci assegna le camere. La nostra è al piano terra, rivolta verso la piccola piscina e con vista del mare e dell’isola di Ios. La camera è semplice ma pulita e per quello che la paghiamo (30 € notte e colazione in 2 – 15 a testa) è proprio un affare, considerato che siamo a Oia, ritenuta da molti più cara di altri posti! Dopo esserci rinfrescati un po’ usciamo e in 5 minuti a piedi siamo nella zona pedonale del paese. Oia è proprio bellissima come si vede nel film, con le case bianche e le cupole blu, le ripide stradine dipinte di bianco, i cancelletti e il color blu intenso del mare, le buganvillee e il mulino che sovrasta il costone di roccia rossa, set emblematico del film: è un contrasto cromatico veramente stupefacente! Il caldo è reso sopportabile dal soffiare incessante del Meltemi, il vento caratteristico delle isole greche che ci accompagnerà, più o meno intensamente, per tutto il soggiorno.

Pranziamo sulla terrazza del bar Flora e mentre mangiamo il nostro primo panino greco ammiriamo stupiti questo paese che è stato completamente ricostruito dopo il devastante terremoto del 1956 e di cui si vedono ancora alcune tracce nelle abitazioni crollate e disabitate. Dopo averci riposati un po’ (visto la levataccia!) usciamo alle 17 e cominciamo il giro fotografico: ovviamente foto, diapositive, miniDV non sono mai sufficienti per immortalare gli infiniti scorci pittoreschi che si susseguono ad ogni sguardo. Vediamo inoltre arrivare i pulman dei “turisti del tramonto” visto che qui è il posto ideale e più scenografico per assistere a questo evento quotidiano. Mentre attendiamo che il sole si spenga nel Mare Egeo (non sappiamo a che ora!) passeggiamo e poi aspettiamo tranquilli nella zona del castello mentre tra i ruderi si accalca una moltitudine di turisti. Dopo una lunghissima attesa alle 20,40, tra un alternarsi di colori caldi e pastello, il sole tramonta tra un applauso liberatorio e di buon auspicio. “Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.” (Quasimodo) Mentre Gabri e Sergio vanno a prenotare un tavolo nella taverna dove abbiamo deciso di cenare, io e Beppe facciamo ancora un giro per fotografare gli scorci del paesino i cui colori si trasformano lentamente dall’arancione, all’ocra al nero della notte, mentre le luci del paese punteggiano lo scenario facendolo sembrare un presepe. Ceniamo nella taverna da Thomas, (dietro la chiesa che si trova sulla via pedonale con un grande piazzale davanti) con sottofondo la musica del Syrtaki e con 11 € a testa assaggiamo le prelibatezze greche: Tzatziki (salsa di yogurt acido, tanti cetrioli e cipolla) che spalmiamo sul pane e Souvlaki (spiedino di carne) il tutto accompagnato dalla buona birra greca Mythos. Dopo cena siamo così stanchi che rientriamo subito in pensione.

Lunedì 27 Giugno Sveglia alle ore 8, colazione e giornata dedicata al riposo e all’ambientamento. Usciamo alle 9 circa e noleggiamo 2 vespe per 2 giorni nel vicino “Autoeurope/Moto Piazza” al prezzo di 10 € l’una per 24 ore. Prendiamo la strada tortuosa per Firà e ci fermiamo a fare il pieno vicino ad Imerovigli; non è da fidarsi della lancetta della benzina e conviene sempre aprire il serbatoio e controllare a vista. Con l’occasione ci fermiamo su una balconata per ammirare il paesaggio delle caldera. A Firà prendiamo la strada per la costa orientale e ci dirigiamo verso nord in cerca di qualche spiaggia tranquilla. Alle 11,30 siamo sulla spiaggia deserta di Vourvoulos e passeggiamo un po’ ma ripartiamo quasi subito perché la spiaggia non è granché ed è anche sporca. Arriviamo quindi nella spiaggia di Paradise Beach e, vista l’ora, decidiamo di pranzare in una taverna. Troviamo lì vicino la “Paradise Taverna” e ci accoglie la simpatica proprietaria che dopo averci chiesto se siamo italiani ci dice nella nostra lingua: “una faccia, una razza” (ricordate il film “Mediterraneo”?). Oltre l’accoglienza calorosa il menù è altrettanto gustoso: insalata greca (tanti cetrioli, pomodori, cipolla e feta)e kalamari fritti con birra: il tutto per 8 € a testa e il caffè greco ci viene offerto per suggellare l’amicizia anticipataci al nostro arrivo. Ritorniamo nella spiaggia e restiamo all’ombra di una tamerice. Più tardi torniamo ad Oia e scendiamo in moto fino al porto di Amoudi, posto ai piedi della costa sulla cui sommità risalta l’abitato di Oia con il mulino. Lasciate le moto ci inoltriamo a piedi per il porticciolo e superate le poche taverne proseguiamo sul sentierino che porta alla bellissima baia: qui le rocce sono forgiate dal fuoco, dall’acqua e dalla furia del vento. Facciamo un bel bagno e in poche bracciate arriviamo all’isolotto che sta di fronte. Attorno a noi ci sono le piccole e colorate imbarcazioni dei pescatori.

Alle 18,30 siamo di ritorno in pensione, dopo aver fatto in moto circa 45 km, e ci prepariamo per la cena. Usciamo, quindi, tornando nel porto di Amoudi a piedi giù per la scalinata (238 scalini) e ci accomodiamo nella “Taverna Sunset” dove un bel pesce spada ancora intero ci convince a cenare proprio lì. Intanto il sole scende lentamente sull’orizzonte e le barche dei pescatori in primo piano rendono l’atmosfera ancora più caratteristica. La cena è buona e oltre al pesce mangiamo anche le olive nere e alla fine beviamo l’ouzo (liquore al gusto di anice) e spendiamo circa 15 € a testa. La scalinata in salita è certamente più impegnativa ma la notte stellata e il luccichio della cittadina di Oia sopra di noi rendono tutto più romantico.

Martedì 28 Giugno Sveglia alle ore 8, dopo colazione usciamo a fare un po’ di foto con la luce del mattino. Fotografiamo le moltissime cupole blu, anche le più famose che si vedono nei depliant, le strette stradine lastricate, gli innumerevoli angoli pittoreschi. Vi consiglio di “battere” tutte le stradine che si aprono perpendicolari alla via principale verso il mare: ognuna racchiude scorci sempre nuovi e sempre affascinanti: farete un po’ di fatica, vi verrà forse il fiatone ma vi assicuro che ne vale proprio la pena! Per la foto classica della cupola con campane e il mare sullo sfondo vi consiglio di prendere la stradina all’angolo del negozio “Clothes Aeriko”; belli anche gli scorci sulla viuzza che indica il “Seagull caffè”. Buona caccia fotografica! Camminando lungo le stradine lastricate vi consiglio di guardare sempre a terra: o ci sono scalini (ovviamente tutti irregolari e/o sconnessi) oppure cacche di cani, gatti e asini! Oggi il vento è un po’ attenuato e il caldo si fa sentire. Frotte di gruppi organizzati affollano le stradine fin dal primo mattino.

Subito dopo ripartiamo in vespa e ci dirigiamo all’antica Thira sulla costa sud-orientale a circa 20 km da Oia dove arriviamo alle 11 circa. Da Kamari si sale su una strada ciottolata (con vibromassaggio gratuito) e si arriva alla sommità di un promontorio roccioso da cui si ha una splendida veduta sulle città balneari di Kamari (con l’aeroporto subito dopo) e Perissa dalla parte opposta: da qui le spiagge di sabbia nera di queste due località sembrano asfaltate. Un fortissimo vento ci costringe a proseguire a piedi (sconsigliati gli infradito e i tacchi!) nella visita dell’antica città di Thira (incredibile: la visita è gratuita!) già abitata dai Dori nel IX sec. A.C. E con bei resti dell’epoca ellenistica romana e bizantina. Tra di essi un teatro, un tempio con incisioni ben conservate, abitazioni, un’agorà… e anche un simbolo di fertilità (!).

Alle 12,15 ripartiamo e ci dirigiamo nella parte sud-ovest in prossimità di Akrotiri. Acquistiamo dei panini e della frutta in un minimarket lungo la strada e ci fermiamo a mangiare davanti il sagrato di una chiesetta poco prima della famosa Red Beach. Fa così caldo che si raggomitoliamo nella poca ombra dell’unico albero e “assaggiamo” anche un acino d’uva delle viti basse che il Pope (il prete ortodosso) coltiva lì attorno. Alle 14,30 entriamo a visitare le rovine di Akrotiri (1 € per il parcheggio di ciascuna vespa e 3 € a testa di ingresso), considerata la Pompei delle Cicladi in quanto fu distrutta 3500 anni fa da una violentissima eruzione vulcanica con il conseguente maremoto (Tsunami?) che potrebbe aver contribuito all’estinzione della civiltà minoica. Fu scoperta nel 1967, sepolta sotto una coltre di cenere, da un archeologo greco che ebbe la sfortuna di morire cadendo durante gli scavi; quest’ultimi sono ancora in corso e la visita si snoda tra impalcature posticce, operai che stanno facendo una nuova copertura del sito, sorveglianti che chiacchierano svogliati tra loro aspettando l’imminente chiusura (ore 15). Nonostante questa confusione e il caldo torrido è sicuramente suggestivo vedere quello che ancora rimane della case a 2 e 3 piani, le vie, i vasi, le sculture e immaginare le pitture murali (i boxer, il bambino con pesci…) che da qui sono stati portati in vari musei e che testimoniano la ricchezza della civiltà cicladica e minoica. E la cosa che ci lascia più stupiti è che non è stato trovato nessun scheletro e nessun resto umano: segno che la città era stata evacuata in tempo perché erano riusciti a prevedere la pericolosità dell’imminente eruzione vulcanica.

Esausti per il caldo torrido ci spostiamo, quindi, sotto la pergola di un baretto lì vicino, all’ingresso della Red Beach. Ci dissetiamo e saliamo poi per il sentierino pedonale che porta alla famosa spiaggia. Il colpo d’occhio che si ha dall’alto è proprio magnifico: il promontorio roccioso di un colore rosso intenso poggia su una spiaggia di sabbia nera bagnata da un mare scuro come pece. L’unica stonatura sono gli ombrelloni e gli sdraio che affollano questo angolo di bellezza selvaggia. Sostiamo brevemente anche nella bianchissima chiesetta ortodossa che si incunea nella roccia: le icone, il profumo di incenso e gli ex voto dei pescatori ci fanno assaporare riti e tradizioni antiche.

Alle 16,30 ripartiamo e ci dirigiamo verso Capo Akrotiri, il punto più occidentale dell’isola di Santorini, da dove si vede la caldera dalla parte opposta rispetto ad Oia: anche qui, sotto il faro, riconosciamo un altro famoso set del film.

Ripartiamo e in 50 minuti percorriamo i 26 km fino ad Oia; in totale oggi abbiamo percorso in moto 78 km.

Dopo averci rinfrescati usciamo a cena alla taverna Kasteli (all’inizio della via pedonale verso sud) e anche qui, pur essendo semplice ed economica, mangiamo delle buone olive nere, feta (il tipico formaggio di capra), Moussaka (pasticcio di melanzane e patate) e costolette di agnello alla griglia (lamb chops) e birra spendendo circa 11 € a testa. Passeggiamo un po’ per le strette viuzze e acquistiamo le cartoline. Ci fermiamo nella pensione Flower (0030 22860-71130 pflower@otenet.Gr), che è poco prima della nostra e sembra un po’ più bellina, a chiedere le tariffe: in questo periodo chiedono 40 € a notte con colazione per camera: ci sembra consigliabile anche questa! Poi stanchi rientriamo in pensione.

Mercoledì 29 Giugno Sveglia alle ore 8, colazione e partenza a piedi per la baia di Amoudi. Attraversiamo tutto il paesino scoprendo sempre nuovi scorci e scendiamo per gli scalini fino al porticciolo e quindi fino alla bellissima baia. Arriviamo alle 10,15 (circa 45 minuti dalla nostra pensione) e siamo i primi, visto che alla notte non ci perdiamo in giro a locali notturni! Ci sistemiamo nei posti migliori e dopo averci ben protetti con le creme ci crogioliamo al sole tranquilli per circa un’ora, fino all’arrivo di altri turisti. Fermiamo gli asciugamani con alcuni sassi vulcanici per impedire che il vento ce li butti in acqua e andiamo a fare il bagno nelle acque limpide ma gelide della baia. Io, mia moglie Gabri e Sergio nuotiamo attorno all’enorme scoglio e saliamo nella chiesetta scavata sulla roccia. Arrivati al sagrato mi viene la pazza idea di tuffarmi da lì; nonostante siano “solo” circa 6/8 mt l’emozione è comunque forte! Provo anche ad insegnare a Beppe a galleggiare, visto che non sa nuotare, ma il fondale roccioso e l’acqua subito profonda non si rivelano l’ambiente più idoneo: dopo aver visto il terrore nei suoi occhi preferisco desistere per non traumatizzarlo.

Nel frattempo è arrivata la ressa dei giovanotti nottambuli e alle 13 decidiamo di risalire la ripida e faticosissima salita che conduce al centro di Oia: sotto il sole cocente e senza un filo d’ombra è davvero un’impresa che lascia letteralmente senza fiato! Ci fermiamo al minimarket (in tutta l’isola ce ne sono ovunque e a prezzi convenienti) e acquistiamo panini e frutta che consumiamo ai bordi della piscina. Alle 16,15 partiamo in pulman di linea per Firà (Thera/Thira): ce n’è 1 ogni mezz’ora (1 €) e arriviamo in circa 20 minuti. Visitiamo la città che ci appare subito più caotica (è qui infatti che si riversa la massa dei croceristi) e meno affascinante della “nostra” Oia. Entriamo nella cattedrale ortodossa e poi in quella cattolica e leggiamo che nell’isola di Santorini ci sono in totale circa 300 chiese e cappelle ortodosse e cattoliche, simbolo della ricchezza spirituale del popolo greco. Dopo aver girovagato per le viuzze piene di negozietti troppo turistici prendiamo la stradina che sale a Firostefàni (un quartiere a 1 km a nord di Firà): da qui ammiriamo l’insieme del centro storico con la lunga scalinata che scende in circa 500 scalini fino al porto, gli asini che percorrono il tragitto con i turisti in groppa e la teleferica che rende questo percorso ancora più facile (per i croceristi appunto!).

Abbiamo programmato una serata “speciale”: infatti da qui prosegue una stradina pedonale ciottolata che conduce a Imerovigli (circa 2 km) e poi continua con un sentiero sterrato che seguendo il profilo della caldera raggiunge Oia. In tutto sono circa 12 km e al momento ne abbiamo fatto solo 1… è ora di continuare! Raggiungiamo Imerovigli e restiamo sorpresi perché è proprio una meraviglia; case bianche in stile cicladico, buganvillee, rifiniture delle case color blu notte e, anche qui, un mulino restaurato che fa bella mostra di sè all’ingresso del paese. Mangiamo un gelato e procediamo fino ad arrivare al ristorante Blue Note dove ci fermiamo a cenare e ad ammirare l’inizio del tramonto. Il locale non è molto tipico e un po’ caruccio per i nostri gusti ma non mangiamo male: comunque ripartiamo alle 20,15, prima che il sole tramonti, perché abbiamo ancora parecchia strada da fare. Camminando lungo la strada, che dopo il centro abitato di Imerovigli diventa sterrata, abbiamo la possibilità di vedere il sole che ci accompagna con un tramonto itinerante dalle infinite sfumature. Il sole sprofonda sul mare Egeo quando siamo a metà strada e, dopo aver fatto le foto di rito, riprendiamo solerti il cammino per fare più strada possibile prima che ci colga la notte. Saliamo il ripido e sdrucciolevole pendio alla sommità della caldera mentre il cielo si illumina di stelle: essendo quasi buio completo riusciamo a farci guidare dalla loro fievole luce. Previdentemente Beppe, che è un appassionato escursionista CAI (Club Alpino Italiano), ha con sè una pila che ci aiuta a superare i tratti più difficoltosi: per questo lo nominiamo membro onorario del CAG (Club Alpino Greco).

L’atmosfera è irreale: il silenzio assoluto è rotto solo dal sibilare del vento, mentre l’ultimo rossore all’orizzonte lascia spazio alla notte profonda. Con il fiatone arriviamo in cima al promontorio sopra il quale domina una chiesetta e da cui scorgiamo sullo sfondo poche luci baluginanti di Oia. Ora ci rimane solo la discesa resa difficoltosa dal buio inteso che solo lievemente viene rischiarato dalla luce artificiale della pila. Quando il sentiero arriva sulla strada asfaltata alle porte di Oia tiriamo un sospiro di sollievo: siamo ormai arrivati ma il buio continua ad accompagnarci. Quando, alle 22,15, arriviamo nella pensione, Kostas ci dice che c’è un black out in tutta la zona: forse anche questo è servito a rendere la nostra esperienza ancora più emozionante. Abbiamo percorso a piedi 12 stupendi km in 3 ore, camminando sull’asfalto, sul selciato, sul ciottolato, sul ghiaino, sul cemento, sul lapillo lavico sugli scalini sconnessi e sul lastricato, gustando la bellezza del paesaggio e attendendo il tramonto in modo un po’ più insolito: consigliamo a chiunque di fare questa esperienza! Calcolate di partire da Firà 2 ore prima del tramonto e fermatevi a cenare lungo il sentiero nella Taverna Iris (che si trova a metà strada) e cenerete durante il tramonto; da qui poi sarà più facile arrivare e non farete molta strada al buio: portatevi almeno 1 pila in 2 e l’avventura è assicurata. Ci riposiamo nel bordo della piscina e racconto a Kostas che abbiamo fatto il percorso a piedi e quasi non ci crede; poi andiamo a letto stanchi ma felici per l’esperienza vissuta.

Giovedì 30 Giugno Sveglia alle ore 8, colazione e giornata dedicata all’escursione in barca sulle isole della caldera. Scendiamo a piedi al porto di Amoudi da dove ogni mattina parte alle 10,45 la barca Amoudi-Armeni che effettua l’escursione alle 3 isole; la barca è in stile di piccolo veliero e il giro costa 22 € (a noi scontato a 17 €) e c’è anche una guida (solo greco e inglese). In questo periodo non serve prenotare ma basta attenderla nel porticciolo dove potete trovare (in fondo alla scalinata a destra) anche un negozietto che ne pubblicizza i servizi.

Il mare sulla caldera è tranquillo, il vento è lieve e si prospetta una bella escursione. Ci dirigiamo al vulcano sull’isola di Nea Kameni (Nuova Bruciata) dove arriviamo alle 11,30. Attracchiamo sul porticciolo e, dopo aver pagato 1 € per l’entrata nel parco naturale nazionale, saliamo in 20 minuti fino alle sommità dove ci sono i resti di varie bocche eruttive attualmente non più attive.

Quest’isola è la più giovane terra emersa di origine vulcanica del Mediterraneo orientale. Si tratta di un sito attivo, le cui rocce più antiche datano 435 anni fa e le più recenti solo 55 (l’ultima eruzione è del 1950) e l’isola si è costituita in seguito a 6 diversi episodi eruttivi.

Di fronte vediamo Santorini con il centro di Firà e la nave Costa Crociere che si muove lentamente perché qui le navi non possono ancorarsi in quanto il fondale è a 300/400 mt di profondità. A causa del caldo, del terreno friabile e della stanchezza per la camminata della sera prima procediamo un po’ a rilento: anche qui sconsigliati gli infradito! Lo scenario che abbiamo davanti a noi è a dir poco lunare: colori intensi e diversi tra loro identificano le varie eruzioni, avallamenti enormi dei vari crateri, arbusti che a dispetto dell’asperità del paesaggio fanno bella mostra con i loro fiori gialli… una natura selvaggia e ostile che contrasta con la serena tranquillità del mare tutto attorno a noi. In alcuni punti ci sono ancora delle piccole bocche sulfuree da cui esce fumo dall’odore di zolfo e tutto attorno si sentono le rocce caldissime. Ripartiamo alle 13 e ci dirigiamo nella vicina isola Paleà Kameni (Vecchia Bruciata) dove facciamo il bagno nell’acqua solforosa delle Hot Springs: sembra di fare il bagno nel pantano caldo ma è bello comunque. Torniamo a nuoto alla barca che ci attende in prossimità della baia e ripartiamo per Thirasia, la maggiore delle tre isole abitata solo da poche centinaia di abitanti. Arriviamo alle 14,15 e abbiamo a disposizione 2 ore per pranzare e per riposarci in riva al mare. Dopo aver mangiato i nostri panini e la nostra frutta (ci sono comunque alcune taverne dove si può mangiare a prezzi economici e anche un minimarket) io e Beppe decidiamo di salire al paese di Manolas: il caldo torrido e la ripida salita tutta al sole (un centinaio di scalini) fanno desistere dall’impresa sia Gabri che Sergio. I temerari partono, quindi, lungo la stradina ciottolata e, con frequenti soste per riprendere il fiato e per ammirare la bellissima vista della baia dall’alto, arrivano al paesino in circa 30 minuti. Quest’isola è stata preservata dal turismo di massa e non ci sono turisti stanziali per cui il paesino è rimasto ancora tipico, con le chiesette colorate, un piccolo negozietto e poco altro; una sobrietà dignitosa e caratteristica di una realtà ancora legata alla pesca e all’agricoltura. Dopo aver fatto un po’ di foto e dopo averci rinfrescati con una Coca (0,8 € nel negozietto) scendiamo in mezzo a muli che ci sorpassano carichi di turisti “pappamolle”. Da qui ripartiamo in barca e siamo di ritorno al porto di Amoudi alle 16,45, facendo prima delle bellissime foto di Oia che si staglia sopra la roccia vulcanica a picco sul mare antistante.

Torniamo a piedi in pensione e ci rinfreschiamo e ci prepariamo per la cena. Decidiamo di cenare in un’altra taverna tradizionale, Santorini Mou, che si trova vicino alla nostra pensione, sulla strada principale poco prima dell’inizio del paese. Mangiamo le tipiche specialità greche, con antipasto di “Saganaki” (formaggio forte impanato e fritto), piatto principale, caffè greco e ouzo (circa 16 €) e, caratteristica di questo locale, ascoltiamo le canzoni suonate e cantate da due musicanti locali. Il clima che si crea è particolarmente piacevole e ci ricorda molto “Zorba il greco” (ricordate il film?).

Venerdì 1 Luglio Sveglia alle ore 8, colazione e giornata dedicata all’ultima escursione in moto nella parte sud dell’isola. Dopo aver noleggiato le moto partiamo in direzione di Pyrgos. Oggi il tempo è un po’ strano: una fitta nebbia copre interamente la caldera lasciando fuori solo i paesi alla sua sommità e ci fermiamo spesso a vedere questo strano fenomeno dovuto forse alla mancanza del Meltemi. Arriviamo alle 10 (15 km) a Pyrgos, l’unico villaggio fortificato dell’isola che conservi i tratti medioevali. Passeggiamo tra le strette stradine e carpiamo altri bellissimi scorci. Da qui si ha una bellissima vista sui campi coltivati a vigneti (famoso il vino di Santorini) con lo sfondo della città di Firà al vertice del cono vulcanico e la nebbia che ancora copre la caldera. Saliamo in moto fino al monte Ilias dove c’è un monastero del 1711 (che non riusciamo a visitare) e dal quale si ha una bellissima vista a 360 gradi sull’isola. Il vento oggi è assente e per la prima volta sudiamo! Dopo aver fatto la spesa nel minimarket ripartiamo in direzione di Akrotiri e del faro da dove si raggiunge (sulla sinistra per 1,5 km sterrati) la spiaggia di Mesa Pigadia Beach dove arriviamo alle 12; qui c’è anche una taverna e alcuni ombrelloni. Noi troviamo posto nell’unica ombra sotto una tamerice. La spiaggia non è bellissima (di ghiaia) ma la poca gente la rende tranquilla. E’ costituita da una parte di promontorio di pietra pomice bianca, una parte di lava nera e infine un alto faraglione che domina tutta l’insenatura. Dopo aver pranzato al sacco sotto la tamerice e averci riposato un po’ ripartiamo alle 15 per la spiaggia di Vlihada (da noi soprannominata Vileda) dove arriviamo in circa 20 minuti percorrendo una stradina di campagna in mezzo a vigneti bassi e pomodorini e sulla sinistra un crinale con molti mulini cilindrici in rovina. Qui c’è una fabbrica, in parte scavata sulla roccia, ormai dimessa per far posto al turismo. Visto il gran caldo ci riposiamo e mangiamo una buona insalata di frutta (melone e anguria) seduti nella taverna “Limanaki”. La spiaggia è bella con ombrelloni in paglia e un porticciolo dove sono ormeggiate delle bella barche a vela (è proprio quello che si vede nel film). Torniamo, quindi, in 50 minuti in pensione e ci prepariamo per la cena. Usciamo a piedi per imbucare le cartoline alla posta (dietro alla torre dell’orologio) e visto che abbiamo ancora le moto fino alle 9 di domani decidiamo di andare a cena nella taverna Iris (6 km verso Imerovigli – quella che vi ho consigliato per il cammino Firà-Oia) e assistiamo ad un tramonto un po’ smorto seduti nella balconata: peccato però che il forte vento ci costringe ad entrare. Torniamo in moto con il vento che ci fa spesso sbandare verso lo strapiombo che abbiamo sulla destra, ma fortunatamente arriviamo incolumi.

Sabato 2 Luglio Sveglia alle ore 8,15, colazione e riconsegna delle moto. Visto che è il nostro ultimo giorno a Santorini lo dedichiamo al riposo completo. Scendiamo per l’ultima volta nella baia di Amoudi passeggiando tranquillamente per il paesino e scoprendo ancora dei nuovi scorci pittoreschi. Arriviamo alle 10,15 e come al solito siamo i primi. Anche oggi c’è poco vento e c’è anche qualche nuvoletta che ci rende sopportabile il caldo: il morale della truppa comincia ad essere un po’ giù. Facciamo un magnifico ultimo bagno e io e mia moglie Gabri facciamo snorkeling attorno allo scoglio e poi io mi spingo fino alle acque antistanti il paese di Oia e mi rilasso guardando lo scenario che si apre davanti a me: lo devo memorizzare in modo indelebile nella mia mente! Alle 13, all’arrivo della folla, risaliamo la scalinata sotto il sole cocente e ci fermiamo anche a fare le ultime foto ricordo con il mulino che sovrasta il panorama. Ci fermiamo alla taverna Kasteli a mangiare un’insalata greca e a gustare la tranquillità di questo nostro ultimo giorno a Santorini. Dopo pranzo trascorriamo il pomeriggio sotto la pergola della pensione Galini a leggere, parlare e a tracciare un primo sommario bilancio di questa vacanza. Beppe è particolarmente entusiasta di questa esperienza, essendo per lui il primo vero viaggio! Alle 18 usciamo per gli ultimi acquisti e per vedere i “preparativi” per il nostro ultimo tramonto a Santorini. Riusciamo ancora a trovare delle foto originali da fare e assistiamo anche ad un matrimonio nella chiesa ortodossa. Mentre i turisti aspettano il tramonto noi andiamo nella taverna da Thomas, (quella della prima sera) per la nostra ultima cena. Come al solito prendiamo degli antipasti (insalata speziata di formaggi), olive nere e proviamo il Kontosouvli (pezzetti di carne alla griglia) accompagnato dal vino rosso di Santorini. Beppe ci offre il dolce e proviamo il Backlava (pasta sfoglia con miele) che ci ricorda molto i dolci arabi, forse retaggio della passata dominazione Ottomana. Il gestore ci offre l’ouzo e brindiamo così alla fine della nostra vacanza greca. Un forte vento ci accompagna fino alla nostra pensione.

Domenica 3 Luglio Sveglia alle 7,30, preparazione delle valigie e colazione. Alle 8,50 arriva il Fiat Scudo incaricato di portarci all’aeroporto. Siamo un po’ abbacchiati perché pensiamo già a come sarà dura domani a riprendere il lavoro e tutte le altre attività. Io e mia moglie Gabri ci consoliamo pensando che fra 3 settimane partiremo in barca a vela per navigare lungo la costa croata come abbiamo fatto l’anno scorso (leggete “Navigando in libertà sulla costa croata tra isole, cielo e mare”. Sul sito www.Turistipercaso.It).

In 20 minuti arriviamo all’aeroporto e, sbrigate le formalità di imbarco, saliamo al primo piano (zona fumatori) e andiamo sull’ampia terrazza da cui si domina la pista dell’aeroporto e vediamo atterrare il volo MyAir che ci riporterà a Bergamo. Alle 11,11 decolliamo lasciando sotto di noi Firà, Oia, Thirasia, l’isola di Santorini e il Mar Egeo e la magnifica vacanza tanto attesa. Al ritorno abbiamo i posti a destra e rientrati nello spazio aereo italiano sorvoliamo tutta la costa adriatica. Sopra Bergamo dobbiamo attendere circa 20 minuti prima di poter atterrare. Alle 13,46 italiane siamo sul suolo italiano e da qui in poi niente merita menzione.

Possiamo solo concludere confermando che Santorini è magnifica, non per il mare, le spiagge, la vita mondana (che noi non abbiamo fatto) ma per i forti e stridenti contrasti tra la natura selvaggia (e talvolta malvagia) e la serenità e il candore dei villaggi, della gente, della natura che nonostante le condizioni avverse rivelano una bellezza a tinte sgargianti che ancora rimangono scolpite nei nostri ricordi.

Paolo e Gabriella



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