Creta forever

Salve a tutti! Sono Fabio da Napoli e vorrei raccontarvi il viaggio che ho fatto st’estate insieme alla mia stupenda fidanzata Federica. Indovinate un po’ dove? A Creta…isola stupenda!!! Cominciamo dall’inizio. Abbiamo prenotato il solo volo da Napoli, volo diretto a/r 9-23 agosto 2008. Volevamo visitare tutta l’isola quindi la...
Scritto da: Megafaffio
creta forever
Partenza il: 09/08/2008
Ritorno il: 23/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Salve a tutti! Sono Fabio da Napoli e vorrei raccontarvi il viaggio che ho fatto st’estate insieme alla mia stupenda fidanzata Federica.

Indovinate un po’ dove? A Creta…Isola stupenda!!! Cominciamo dall’inizio. Abbiamo prenotato il solo volo da Napoli, volo diretto a/r 9-23 agosto 2008. Volevamo visitare tutta l’isola quindi la soluzione ideale è questa, almeno è consigliabile non comprare pacchetti che ti vincolano a stare tutta la vacanza in un solo posto. Abbiamo prenotato il solo volo in agenzia e questa è stata l’unica vera mazzata…Forte…620 € + 48 € per il carburante…A testa!!!!E’ vero era altissima stagione ma davvero caro il volo Airone. Anche se voli con lo scalo con partenza da Napoli ma anche Roma non ci permettevano di risparmiare molto, con il rischio poi di perdere i bagagli nel cambio aereo e con la durata del viaggio che si allungava oltre le sei ore con lo scalo ad Atene.

Come al solito aereo in ritardo sia all’andata che al ritorno! Partenza che doveva essere alle 18 da Napoli invece siamo partiti alle 19.30 con arrivo alle 22.30 (locali) cioè le 21.30 italiane. Automobile prenotata dall’Italia e senza carta di credito, ci tengo bene a sottolinearlo! Grazie al sito consigliato da altri turisti per caso ovvero quello di Andrea ed Anna la coppia italiana di Xerocambos. Sono stati davvero gentilissimi, ci hanno dato tutte le dritte del caso e tramite loro abbiamo prenotato una fiammante Toyota Aygo rossa con A/C stereo e cinque porte che aveva poco più di mille chilometri…Praticamente nuova…Alla fine del viaggio la nostra macchinina che ci porterà praticamente ovunque segnerà sul contachilometri oltre 3.500, con parecchi graffi, ma in certi posti se no non ci si arriva…Macchina scattante ed economica per il carburante…Costo 370€ per 14 giorni, un buon prezzo considerando i prezzi dei siti Avis, Hertz e company…Logicamente copertura assicurativa totale, comprensiva cioè anche di polizza Kasco etc…La compagnia di autonoleggio si chiama Traffic ed il ragazzo dell’auto si è fatto trovare puntuale alla consegna che ci attendeva fuori all’uscita dell’aeroporto con tanto di cartello che sapeva di molto Vip… Sapendo dell’arrivo in serata e prevedendo possibili ritardi…Come è infatti accaduto…(che sono un mago?!)..Ho prenotato gli alberghi in anticipo… Abbiamo deciso di partire dalla costa est e precisamente da Elounda ed abbiamo prenotato con booking.Com, non è necessaria una vera carta di credito per prenotare o meglio io ho pagato solo un piccolo anticipo con la Postapay e poi abbiamo saldato il resto in loco…Soluzione davvero ottimale…Considerando che abbiamo prenotato solo qualche giorno prima della partenza ed è la soluzione consigliabile per tutti se si vuole evitare di perder del tempo a cercare camere libere e confacenti ai bisogni della coppia. Cosicché mi sono trovato in ballo e da casa ho prenotato anche gli alberghi delle altre due tappe ovvero Matala x tre giorni, nel sud, e Chania per 6 giorni, ad ovest.

Costo del primo albergo 65 € a notte, considerando la super colazione che ci attendeva ogni mattina, è vero un po’ presto perché si serviva dalle 7.30 alle 9.30, e l’ubicazione dell’Hotel, affacciato sul mare, davvero stupendo, e a due passi dal centro, non possiamo davvero lamentarci della scelta fatta. La stanza era carina con un delizioso terrazzino affacciato sul mare e c’era inoltre anche una carina piscinetta all’ultimo piano dell’hotel con solarium. C’era anche la soluzione mezza pensione ma è assolutamente sconsigliabile, almeno per dei giovani, perché vincola ad orari e perché vi pregiudica la possibilità di pranzare e cenare in posti davvero carini e non vi dà la possibilità di apprezzare in toto le prelibatezze della cucina Cretese.

Tornando alla prima sera, sbrigate le veloci pratiche per avere in consegna l’auto ci dirigiamo subito verso il nostro albergo che ci aspetta ad Elounda. Ci impieghiamo poco più di un’ora dall’aeroporto ad arrivare. Prendo subito confidenza con lo stile di guida greco, d’altronde per un napoletano non è difficile, fondandomi ad oltre 120 km/h sulla new road, una sorta di loro superstrada cominciando anch’io a divertirmi con gli abbaglianti e i miei primi sorpassi da ritiro di patente… Sistemati i bagagli in camera, alla reception ci attendeva il portiere di notte, il sosia di Fathi Therìm, l’allenatore della Turchia per chi non lo conoscesse, che è sempre incazzatissimo ma dopo un po’ ce lo siamo fatti amico ed è davvero un simpaticone! Primo giro per la tranquilla ed inglesissima Elounda, un pò cara rispetto agli altri posti che poi visiteremo, ce lo ha confermato anche Renè un ragazzo di origini italiane che lavora lì e di cui vi racconterò dopo.

Ci fiondiamo a bere una birra alla spina io ed un frappè la mia ragazza, entrambi davvero deludenti, quella Mythos, birra greco doppio malto che dovrebbe essere la migliore, ha un retrogusto orribile. Simpatico il cameriere che parla almeno 6 lingue tra cui logicamente l’italiano. Affianco a noi sedeva una coppia di inglesi sulla sessantina di una simpatia travolgente. Loro si sono trasferiti a Creta e precisamente a Sitia da oltre 7 anni e vendono e affittano case e ville tramite una loro agenzia. Con loro c’era anche il loro figlio David di 22 anni che è diventato subito nostro amico e che raggiunge i genitori ogni estate e di inverno continua a vivere nel sud ovest della grigia Inghilterra, parole sue…Così cominciamo a ber a più non posso prima in questo bar e poi ci spostiamo in un altro che si chiama Balù o qualcosa del genere. In particolare beviamo tre o quattro Cyder che è una bevanda Irlandese al gusto di mela servita in bottiglia tipo birra e Federica ne andava pazza…Poi in nottata ha cambiato idea…Si erano fatte le tre passate così ci siamo salutati e ci siamo dati appuntamento con David il giorno successivo, lui dormiva ad Elounda con i genitori per una sorta di week-end per poi tornare il lunedì a Sitia. Appuntamento alle 11.00 davanti al bar della sera prima per l’inizio della prima vera giornate a Creta.

Durante la notte Federica ha vomitato anche l’anima, perciò vi dicevo che poi cambierà idea sul Cyder che comunque resta un’ottima bevanda…Ah! per Fede era la prima sbornia…Ed è stato per me divertente un pò meno per lei… Sveglia alle 8.50…Se no addio alla colazione, davvero abbondante, il buffet molto English con uova bacon e Wrustel, ma c’era anche latte, cereali, caffè (pessimo), succhi, marmellata, torte fatte in casa ed altro ancora.

Sono solo le 10.00, ancora presto per l’appuntamento con David, così ci buttiamo in spiaggia, in una poco distante dall’hotel praticamente su quella che collega la terra ferma all’isola di Spinalonga tramite un ponticello. Ricco bagno e primo snorkelling in acqua cristallina. Ah! poco prima avevamo fatto il primo fuori strada con l’Aygo e avevamo individuato una spiaggia bianchissima sull’isoletta di Spinalonga e così l’abbiamo riservata per andarci dopo con David. Il nostro amico inglese ci attendeva puntualissimo con la sua immancabile bottiglietta d’acqua in mano e ci siamo fiondati sulla spiaggetta. Parcheggiata l’auto dopo un km circa di sterrato, ma non impraticabile, scendiamo giù verso la spiaggetta. Mare di una bellezza shockante e spiaggia bianchissima. Ci sistemiamo strettissimi in un angolo di spiaggia e via con il bagno ed il sole incandescente. L’unica nota stonata dei barconi turistici che cominciano ad arrivare un po’ alla volta che fanno scendere decine e decine di persone che un altro po’ si arrampicano sugli alberi viste le dimensioni della spiaggia…Ma visti i racconti degli altri forumisti per caso un po’ me lo aspettavo. D’altronde queste bellezze è giusto che siano condivisibili a tutti.

Dopo un paio d’ore andiamo via e salutiamo questo posto incantevole, io e David salutiamo, da lontano, anche una bellissima mora in topless, davvero da 9 in pagella. La volevo presentare a David che era single ma non credo che il fidanzato di lei l’avrebbe presa bene ed anche Fede…

Ci arrampichiamo verso l’auto, non sarà l’unica volta di queste arrampicate sotto il sole cocente. Auto bollente, area condizionata a go-go, doccettina ristoratrice fuori l’albergo e andiamo a mangiare una veloce pita in un take-away di lì a due passi, un po’ deludente questa pita… Riposino pomeridiano e si riparte verso Vlichadia, stavolta senza David che doveva vedere la finale di supercoppa inglese tra Manchester UTD, di cui è tifoso, e Porthsmouth…Vinceranno i red devils ai rigori…Io e Fede arriviamo alla spiaggia facendo una piccola traversata fra montagne interne al sapore dei pollo con le patate…Come diceva Fede! Già perché sul bordo della strada si contavano innumerevoli piante di rosmarino dall’odore fortissimo. Arrivati alla spiaggia di rocce ci si presenta un paesaggio stupendo che assomiglia un po’ alle scogliera della Scozia, non ci sono mai stato, ma dai video sembra assomigliarvi questo posto. Bagno e tuffo buffo dalle rocce nell’acqua verde smeraldo e poi di ritorno a casa con la telefonatine di rito a casa, soprattutto per Fede per sapere se tutto è ok! Cena da Polis consigliato dalla guida (Dumont ottima perché dotata anche di dettagliata piantina stradale). Sulla guida c’era scritto economico, così proprio non è però ci consoliamo con un ottimo arrosto misto e una abbondante grigliata di pesce fresco con mega orata al centro del piatto. Nel frattempo ci raggiunge David che si gusta anche lui la frutta fresca ed il rakì offerti dalla casa.

Andiamo così a prenderci un paio di birre in un localino nella zona centrale della sera prima, a 200 mt da dove avevamo cenato. Ci fumiamo un immenso narghilè (si scrive così???) al gusto di ciliegia che David chiama Sisha. Ci vuole un po’ per accenderlo, così un tizio seduto affianco a noi con la sua bella famigliola ci consiglia di poggiarlo a terra che così prende meglio…Infatti così è e torniamo all’hotel ancora inebriati da quel dolcissimo gusto di ciliegia. Salutiamo David che il giorno dopo torna nella sua villa a Sitia con i genitori e poi tutti a nanna che domani ci aspetta Vai beach!!!! Sveglia presto perché la strada è lunga e non delle migliori, colazione come al solito abbondante e dopo quasi 2 ore e mezza arriviamo al palmeto di vai…Sono circa le 11.00.

Ancora c’è poca gente in spiaggia, ci accomodiamo su due lettini sotto le palme per la modica cifra di quattro euro a testa. La macchina la parcheggiamo a duecento metri dalla spiaggia, non nel parcheggio caro a pagamento, ma in un altro gratuito che si riempirà ben presto, tant’è che la gente, di questo ce ne accorgiamo andando via, parcheggia sui due lati della strada per un bel pezzo di strada. Spiaggia molto bella per il palmeto, acqua bella ma non fra le più belle di Creta. Tante foto stupide sotto le palme, bagni a volontà e persino nuotata verso la minuscola isoletta che c’è di fronte sul lato sinistro della spiaggia. E’ stata una fatica arrivarci con Fede che aveva paura dei ricci, davvero tanti, che c’erano nell’acqua, così siamo tornati dopo poco a riva, io ci andrò di nuovo un paio di orette dopo mentre Fede fa il pisolino pomeridiano. Foto, da solo, dal lato alto della spiaggia perché Fede non voleva fare i gradini per arrivare su al punto di vista…2 panini, davvero modesti, e due bibite a 13,50€, una ladrata…Scopro che ci sono delle bancarelle nel parcheggio che vendono frutta e fungono anche da bar. Così dopo un po’ mi proietto lì e compro qualche simpatica bananina Cretese e altre bibite, decisamente più economiche, il caldo nonostante il palmeto si fa sentire… Ripartiamo circa alle 5.30 e verso le 8.00 siamo in albergo.

La sera andiamo a fare un giro ad Agios Nikolaos, parcheggiamo in una traversina vicino la cattedrale. Abbiamo fame e ci dirigiamo subito verso un ristorantino segnalato dalla guida, si chiama Itanos, ma non serve ai tavoli, infatti il cameriere ci invita a vedere del cibo dietro il bancone tipo mensa, ma offriva davvero poco così siamo andati via. Ne approfittiamo per dirigerci verso il lungomare, niente di che, e il Lago Voulismeni, molto carino, e facciamo due foto. Facciamo avanti ed indietro sul lungomare x scegliere un ristorantino ed alla fine scegliamo una taverna di cui non ricordo il nome, comunque di colore azzurro con le sedie in tinta e si trova verso la fine del lungomare, mi sono convinto perché vedevo seduti per lo più greci, il che significa buona cucina…Non dimenticatelo mai…Difatti mangiamo bene, insalatona super cretese soulaki mix di pesce fritto, Fede cercherà di ordinare lei in inglese il mix di pesce ma con risultati davvero approssimativi, patatine fritte e bibite e non arriviamo a trenta euro in due. Tornando sul lungomare notiamo una roccia piuttosto grande sul lato interno della strada dove ci sono su almeno una ventina di gatti…E ne è piena la Grecia, spuntano dovunque soprattutto fra i tavoli dei ristoranti e sono in attesa di qualche avanzo. Per il resto Agios Nikolaos mi è sembrata piuttosto morta e neanche particolarmente carina.

Nuovo giorno a Xerocambos, questa volta ci arriviamo prendendo la strada per Ierapetra e facciamo la costa sud finchè non c’è una deviazione, con strade piene di curve tipo rally alla Colin McRae.

Si giunge guardando la costa dall’alto ed è spettacolare. Anche per arrivare qui ci vogliono circa due ore e mezza, almeno partendo da Elounda, e sempre a ritmo sostenuto. Si vede la forma della spiaggia a forma di cavallo, da qui il nome Xerocambos. Noi ci dirigiamo verso la spiaggia con i muri di argilla a cui si arriva molto più agevolmente dal basso senza fare una stradina impervia che costeggia la chiesetta consigliata da altri turisti per caso. Spiaggia semideserta ed acqua meravigliosa, molto meglio di Vai. Dei ragazzi greci ci offrono anche dell’anguria e noi poco dopo per ringraziarli gli doniamo un po’ di dolce che avevamo prelevato dall’abbondante buffet dell’albergo! Poi ci facciamo il bagno dopo esserci cosparsi di argilla, dopo delle immancabili foto stupide, e la pelle davvero diventa morbidissima. Un po’ di argilla la portiamo anche via ed adesso e qui con me a casa…

Tornando ci fermiamo a Ierapetra, giretto per la città che è davvero pessima a parte un appena sufficiente lungomare, ed approfittiamo per fare i biglietti per il giorno dopo per Chrissi. Dietro un cancello vediamo anche una cucciolata di gattini, davvero stupendi.

In serata andiamo a pappare da Kandouni, una tavernetta carinissima in località Mavrikiano, a due passi da Elounda in direzione Plaka. Appena entrati ci accoglie una piccola lavagnetta con su scritto, in inglese, non date da mangiare al gatto grasso perché e a dieta. Cosicché appena seduti cerchiamo di individuare questo micione e lo scoviamo poco dopo che elemosina cibo da un tavolo vicino al nostro, un bestione di 17 Kg di nome Willy, bianco e nero, a cui abbiamo fatto almeno dieci foto. Parlando col cameriere, che è di origine italiana ed è una persona squisita dal nome Renè, scopriamo che Willy ha anche un papà che notiamo subito dopo, anche lui bianco e nero, che si chiama Silvestro e pesa circa 10 Kg, una “piuma” rispetto al figlio. Notiamo che Silvestro è tutto “ciaccato” come diciamo a Napoli, ovvero è pieno di ferite, così scopriamo che sono dovute ad un duello con una faina di qualche giorno prima. Scopriamo anche che al posto dell’osso della zampa posteriore destra ha una protesi d’acciaio, ferita provocata da un investimento di qualche anno prima. Tornando al ristorante, il cibo è davvero squisito, con dei cibi tipici di Creta, come ad esempio delle verdure, tipo bieta, che bollite con olio sale e limone sono buonissime, poi saganaki (formaggio fritto), davvero divino, polpettine di melanzane con riso ed immancabile grigliatone di carne. Alla fine siamo gli ultimi ad andare via dalla taverna, dopo un immancabile bottiglietta di rakì artigianale scolata in qualche decisecondo. Ci fermiamo così a parlare con Renè per almeno una mezz’oretta e ci racconta che lui è originario di Avellino e che è cresciuto a Creta e lavora nella taverna che è di proprietà dei suoi due cugini che sono anche i cuochi, e con cui scambiamo due chiacchiere. Ci spiega che la zona di Elounda negli ultimi anni è diventata particolarmente cara, infatti c’è stato un calo notevole delle presenze e che i suoi concittadini sbagliano con questa politica dei prezzi alti perché di lì a poco non ci sarà più trippa per gatti…Per l’appunto. Come avremo modo di notare poi nella prosecuzione del viaggio scopriamo che Renè aveva ragione, visto che le altre città che visiteremo risulteranno meno care. E poi appena diciamo che dopo Matala saremo andata a Chania, diventa quasi invidioso, raccontandoci che Chania è una città stupenda per la gente e per il clima che si respira. Gli comunichiamo che la sera dopo saremo andati a farci un giro a Malia ed Hersonissos, così ci avverte di fare attenzione ai ragazzi inglesi ubriachi che risultano essere anche della più infima categoria, e di evitare di prendere cocktail che vendono ad un paio di euro ma che sono fatti con lo scarto dei peggiori liquori, meglio l’artigianale rakì che c’aveva offerto lui. Salutiamo Renè convinti che ritorneremo prima o poi a trovarlo.

La mattina dopo ci alziamo presto per arrivare circa alle nove a Ierapetra anche se la nave parte alle dieci. Facciamo un salto indietro al giorno prima. Come detto avevamo comprato i biglietti in anticipo da uno dei tanti negozietti vicino il porto a cui avevamo chiesto il biglietto per la nave più veloce, che risulta essere tra le tre la Ifigenia, costo 25 € a testa, non poco ma il prezzo è uguale per tutte e tre le barche. Tutti contenti di aver preso il biglietto per la nave più veloce, la mattina ci dirigiamo verso la Ifigenia ma scopriamo che il biglietto è per la Fan boat. Così incazzatissimi andiamo di nuovo al negozietto del giorno prima e lui appena ci vede entrare già comincia a rimuginare qualche scusa da rifilarci, tipo che la Ifigenia forse era già prenotata da altre comitive e robe di questo genere, ma io lo mando a quel paese diretto diretto senza mezzi termini. Difatti sapevo che erano banali scuse perché poco prima quando eravamo andati all’ingresso della Ifigenia avevo visto altri fare il biglietto al momento. Quando arriviamo alla Fan boat, che di fan risulterà avere davvero poco, chiedo alla tipa all’ingresso se quei biglietti valgono anche per la Ifigenia ma lei, confermando i miei sospetti, ci dice che quelli sono buoni solo per la Fan boat…Quindi fate attenzione. La Fan boat è tipo traghetto Napoli-Ischia, anzi forse anche peggio. Partirà alle 10.15 dopo le altre due barche (ah! la Ifigenia risulta effettivamente essere la prima a partire e nettamente la più veloce e la più carina delle tre), cosicché arriviamo sull’isola per ultimi, con tutti gli ombrelloni già cuccati dagli altri delle due barche più veloci. Ci piazziamo sotto un alberello che comunque distante una ventina di metri dal mare…E che mare…Una piscina è dir poco, sabbia bianchissima, peccato che ci siano un po’ troppe rocce nei primi metri d’acqua. Dopo i primi stupendi bagni ci dirigiamo all’estremità sinistra della spiaggia, dove troviamo un paesaggio particolarissimo, tante rocce con sopra migliaia di conchiglie fossilizzate, qualcuna riesco a portarmela via, ma sono di piccole o medie dimensioni. Torniamo sul battello alle quattro soddisfatti, prendiamo un posto all’ombra, mentre non capisco con quel caldo come le persone riescano a distendersi sui lettini a prua a prendere ancora sole. Partiamo come al solito per ultimi e arriviamo, logicamente, per ultimi. Ripassiamo dai gattini di Ierapetra e poi torniamo in albergo e ci facciamo pure un bagnetto in piscina che si trova proprio all’ultimo piano dell’Hotel, ah! non ho detto il suo nome si chiamo Atki Olous e lo consiglio vivamente. In serata andiamo a Malia, ci vuole poco più di 45 minuti ad arrivare anche se all’inizio prendiamo per errore la Old Road che passa per le campagne, poi dopo una decina di chilometri recuperiamo la strada maestra. Malia è davvero brutta! Mi ricorda uno di quei paesi della riviera romagnola. All’inizio cerchiamo un posto dove mangiare ma dovunque troviamo solo pub o brasserie. Alla fine riusciamo a trovare un ristorantino, dove ci saranno non più di cinque persone a mangiare, in una traversa. La scelta però si rivela buona, il cameriere delle ordinazioni è simpatico, Federica ordina un’immancabile moussaka che risulta squisita, poi fritturina di calamari e carne in abbondanza, il cameriere mi fa assaggiare anche un po’ di retsina, ma scopro che non mi piace proprio così mi butto sul vino locale, che sarà una costante in tutti i pasti e che solitamente è di buona qualità oltre ad essere economico.

Dopo cena comincia il giro per Malia, entriamo e usciamo da una serie di locali che si susseguono, con tanti ragazzi inglesi, devo dire molte più ragazze che ragazzi, molto brilli e tanto contenti. Scattiamo tante foto ai ragazzi completamente ubriachi e vestiti in maschera che fanno anche da p.R. Per attirare chi passa all’interno dei locali. I più simpatici si rivelano dei ragazzi, sempre inglesi, travestiti da donna in un locale dove sul bancone c’erano anche due lap dancers.

Poi ci spostiamo ad Hersonissos, la scena non è molto diversa, il paesino però sembra più carino ed i locali sono tutti sul lungomare, a differenza di Malia dove erano sparsi su due stradine parallele ed una strada principale. Qui ci sono anche parecchi italiani ed olandesi. Ho notato che molti italiani non li facevano entrare nei locali, noi non avevamo mai problemi. Comunque a parte un locale piuttosto grande a Malia, si tratta sempre di localini di 100 – 150 mq al massimo, con il bar al centro pronto a servire cocktails davvero approssimativi a 2-3 euro, ed in questo aveva ragione Renè che c’aveva avvertito la sera prima. Infatti propendiamo sempre per coca o birre o bacardi in bottiglia. Federica è un po’ stanca perché ha i tacchi, così decidiamo verso le 2 di ritornare in albergo anche perché domani si parte per Matala.

La mattina ultima lauta colazione, con annessi panini per pranzo, e via verso il sud direzione Matala.

Troviamo un pò di difficoltà per trovare lo svincolo della New road verso sud, ma dopo di ciò si arriva sul posto senza problemi. All’incirca 3 ore e mezza di viaggio, forse il viaggio più lungo anche perché nell’attraversare l’isola da nord a sud le strade non sono ottimali.

Arriviamo ai Dimitri appartments, dove abbiamo pagato circa 30 euro a notte in due compresa la prima colazione. La scelta si rileva ottima, a noi ci sistemano in una stanza al primo piano di una villa, dove i padroni abitano al piano di sotto. La stanza si rivela un po’ Spartana, ma con il sufficiente per dormire tre notti. L’unico errore si rivelerà non chiedere il climatizzatore, tra l’altro gratuito, dalla prima notte, infatti durante la prima notte saremo assaliti dalle zanzare e patiremo il caldo. Nell’albergo di Elounda per il clima si pagava una differenza, ma noi non l’abbiamo preso ed è stata una scelta azzeccata perché non c’erano tante zanzare né la notte era particolarmente calda.

Dopo un breve riposino ci sgranocchiamo i panini e partiamo per la Red Beach. Effettivamente il sentiero per arrivarci è stato il più duro in assoluto tra quelli affrontati in tutta la vacanza e l’abbiamo fatto pure con l’infradito, che non è di sicuro una scelta azzeccata! Federica si arrabbierà molto con me per questo duro sentiero perché non l’avevo preavvisata… e aveva ragione. La spiaggia è carina anche se poco frequentata, bello più che altro il colore rosso della sabbia, il mare non il più bello della vacanza certamente. Mi avventuro a vedere le figure rappresentate nella roccia argillosa, non buona come quella di Xerocambos, e ci sono raffigurati un occhio, un gufo, un gatto, la testa di un cavallo o cammello questo non l’ho capito, quella di un toro e forse qualcos’altro ancora adesso non ricordo. L’unica cosa fastidiosa della spiaggia è un vento forte e costante che spira da sud-ovest che faceva alzare la sabbia, non sottilissima, che si schianta dietro le nostre schiene e fa davvero molto male. Nel complesso questa red-beach non mi ha entusiasmato, soprattutto è stata detestata da Federica. Si ritorna nella stanza, che è circa trecento metri dal centro della città e doccia e pronti per la serata. C’è da dire che la struttura Dmitri, che è il nome del più piccolo dei figli dei proprietari (persone squisite), è carina davvero c’ha una bella piscina per adulti ed una piccolina per bambini, circondata da un bel prato e vicino c’è una dependance che funge da cucina per chi fa la mezza pensione ed è il luogo dove si fa anche la prima colazione, meno abbondante di quella dell’albergo di Elounda, ma comunque genuina e di buona qualità. La sera ci facciamo un bel giro per il paesino, che è davvero piccolo, è in realtà un paesino di pescatori che ha avuto la fortuna di ritrovarsi queste piccole grotte nella piccola collina di tufo che sovrasta la spiaggia, utilizzate nell’antichità dai romani come necropoli e poi dagli hippy negli anni 60 e 70 in viaggio verso Katmandu. La sera sono davvero belle quando vengono illuminate con luci artificiali, noi le abbiamo visitate di notte e sono un po’ anguste anche se parecchio affascinanti (ingresso libero). Ci si ritrova anche qualche gruppo di ragazzi che vanno a farsi la bevutine e la fumatine serale.

A Matala c’è un turismo giovanile con parecchi ragazzi che alloggiano nei due camping poco distanti dalla città, ma si ritrovano anche parecchi camper parcheggiati lungo la strada e gente di tutte le nazionalità. Nel complesso un paesino davvero carino. Mangiamo da Gianni, locale consigliato da tutte le guide a conduzione familiare, e si rivela un ottima scelta con due belle oratone e abbondanti antipasti, ad un prezzo davvero buono.

La mattina dopo ci attende Preveli, in circa un’ora e mezza arriviamo sul posto, anche se sbagliamo stradina per scendere alla spiaggia e ci ritroviamo a fare un mega sterrato in una strada che poi si rivelerà chiusa. Trovata la strada maestra, si giunge in spiaggia dopo un ripida discesa su parecchi gradini, duri da fare al ritorno, e ci si imbatte in questo stupendo paesaggio con un fiume costeggiato da palme che sfocia nel mare. Ci sistemiamo all’ombra e andiamo a fare un bel bagnetto a mare, acqua limpida e anche un po’ fredda per via del fiume, che deve essere attraversato se si vuole arrivare verso il mare a meno che non ci sistemi a riva sotto il sole cocente del sud di Creta. Un bel mare ma non eccezionale. Ci riposiamo un po’ all’ombra e poi partiamo alla scoperta del fiume. Lo costeggiamo dall’interno fra le palme e gli alberi, dopo un primo tratto dove parecchia gente risale con i pedalò si arriva in un punto dove non si può continuare con sti pedalò che si rivelano una fregatura per chi li affitta, noi eravamo stati avvisati e non abbiamo beccato il pacco.

Risalendo si incrociano un numero infinito di piccole piscine naturali dove scorre veloce il fiume e talvolta si tuffa in direzione del mare in piccole cascatine. Noi troviamo la nostra piscinetta ideale dopo una camminata di circa 15 minuti. Un posto davvero incantevole, si rivelerà uno dei luoghi più belli della vacanza. Ci appoggiamo su un bel masso in mezzo all’acqua dove a destra abbiamo due belle cascatine e a sinistra una bella piscinona che risaliamo a nuoto fino alla successiva cascata. È bellissimo mettersi sotto la cascata, di forza davvero notevole anche se alta poco più di un due metri. L’acqua una volta caduta forma un effetto idromassaggio davvero piacevolissimo, Federica non si mette sotto la cascata perché ha paura ma si gode a pieno l’effetto sublime dell’idromassaggio. Dopo il bagno ci prendiamo l’ottimo e cocente sole del sud senza avere la pelle che tira per il sale attaccato. A malincuore dopo un paio d’ore torniamo verso la spiaggia, dopo un obbligatorio altro bagnetto dove incontriamo anche una piccola tartaruga di acqua dolce che volevamo portare con noi, ma che lasciamo nel suo habitat. Abbiamo lasciato le borse incustodite per oltre due ore e non è accaduto niente…Ah come è lontana l’Italia per fortuna…Mangiamo dei buoni soulaki con patate nello snack-bar sulla spiaggia con anche una bella graffa calda calda. Dopo un po’ torniamo verso l’auto, dopo una tostissima risalita, e ci dirigiamo verso Matala. Ci fermiamo in piscina a fare un bel bagno e delle belle foto con annesso video stupido.

In serata cena alla taverna da Eleni, consigliato da altri viaggiatori del forum, a base di pesce con annesso hippy cuoco in cucina, forse l’igiene lasciava a desiderare ma il livello qualità prezzo è stato davvero buono.

Il giorno dopo ci rechiamo ad Agios Pavlos, su per giù la stessa strada per Preveli, solo che ci si ferma un po’ prima, e andiamo sulla spiaggia delle dune, precisamente in una piccola insenatura tra due spiagge stupende. L’acqua è bellissima, la sabbia è scura ma non bollente come qualcun altro ha scritto sul forum, ci son diversi nudisti in zona ma sono discreti. Ci sistemiamo sotto la montagna per ripararci dal sole che comunque arriva inesorabile verso le 13.30. La scena più comica è stata quando un piccolo vortice d’aria ha cominciato a far volare una busta che avevo portato per gli infradito e sta busta non ne voleva sapere più di scendere a terra ha cominciato a volare con traiettorie strane per circa cinque minuti e solo dopo un po’ di peripezie sono riuscito a recuperarle, in tutto questo Federica si schiantava dalle risate.

Riprendiamo la direzione verso Matala perché nel pomeriggio vogliamo sostare a Kommos beach, la spiaggia dove nidificano le tartarughe. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Timbaki a mangiare la pita più buona che abbia mai assaggiato, tenendo in considerazione anche un altro viaggio già fatto in Grecia alle Cicladi. È un piccolo take-away che si trova ad angolo della strada principale con tanto di tavolini all’interno per sederci. A gestirlo è una famiglia messa davvero bene in carne, padre madre e due figli. Uno di questi due fa anche le consegne delle pite col motorino. Ci accomodiamo all’interno e vediamo in TV un po’ di olimpiadi con il sollevamento pesi massimi delle donne, simil donne, e ci facciamo un sacco di risate con il proprietario che si siede affianco a noi a vedere la TV.

Arriviamo verso le 15.30 a Kommos e onestamente ci aspettavamo qualcosina di più. La spiaggia è carina ed il mare è carino ma nulla di più. Noi ci accomodiamo sul fondo sinistro della spiaggia e vicino a noi c’è un piccolo fosso sotto la parete rocciosa che sovrasta la spiaggia e probabilmente lì qualche tartaruga aveva depositato le uova. Andiamo via non pienamente soddisfatti e ci rifacciamo uno tuffo in piscina.

La sera andiamo a mangiare su una taverna non lontana da quella di Eleni, situata un po’ prima venendo dalle grotte. Mangiamo davvero bene con delle specialità di pesce tipo le cozze ricoperte di formaggio o delle seppie cucinate in un modo strano che ha mangiato Federica oltre all’immancabile moussaka. Questo è stato però l’unico ristorante che ha fine pasto non c’ha portato nulla, né rakì né frutta o un altro liquore. Comunque abbiamo mangiato bene. Dopo facciamo una camminata sulla spiaggia e ci infiliamo nelle grotte di cui ho già parlato prima. Notiamo che c’è anche una stupenda eclissi lunare, infatti nel parcheggio lì vicino della spiaggia ci sono un po’ di persone radunate intorno a vari telescopi. Entriamo in un supermercato Carrefour lì affianco il parcheggio aperto nonostante siano le 23.30 e compriamo oltre la solita acqua dissetante, che ci accompagna sempre di giorno e di sera, anche una stupenda spugna da bagno a forma di SpongeeBob che ci seguirà in tutta la vacanza e sarà il nostro figlioletto che ci porteremo in giro e che ci farà sempre compagnia.

Visto che è Ferragosto decidiamo di festeggiare e andiamo a prendere da bere in uno di quei localini sul finire della spiaggia che spara musica a tutto volume. Prendiamo due ottimi cocktail, il mio con tanto di stellina di capodanno accesa nel bicchiere. Passiamo proprio una bella serata e torniamo in camera soddisfatti.

Il giorno dopo si riparte, e avevo approfittato il pomeriggio precedente di una pompa nel cortile della villa per sciacquare la Aygo ormai che aveva cambiato colore tanta la polvere che si è depositata sulla carrozzeria! Ultima colazione da Dmitri, saluti a tutti e si riparte verso Chania.

La strada per buona parte è a noi nota visto che per metà si percorre lo stesso tragitto che porta a Preveli o ad Agios Pavlos, ma stavolta facciamo una sosta anche a Spili, le altre due volte ci eravamo passati solo d’avanti, anche se una volta per la verità avevamo sostato 5 minuti per ricaricare l’acqua nella megafontana andando a Preveli. Stavolta ci fermiamo per un’oretta e facciamo un giretto per il centro del paese. Devo dire che nell’itinerario fattomi da casa non avevo intenzione di fermarmi qui, ma male avrei fatto. Invece, Spili si rivela un piccolo paesino di montagna arroccato davvero accogliente. Il centro con quella fontana dei leoni e la cascatine lì vicino è davvero carino e si distacca un po’ dai soliti paesini di mare ormai visti e rivisti. Ci sono anche parecchi negozietti per fare shopping.

All’ora di pranzo arriviamo a Chania, una città piuttosto grande se paragonata a Elounda e Matala che fin ad allora ci avevano ospitati con l’albergo. Dopo non poche difficoltà riusciamo a trovare l’albergo che è un po’ defilato dal centro, infatti noi prenderemo sempre l’automobile nei giorni successivi per arrivarci, anche se alla fine si tratta di non più di 2 km dalle mura della città vecchia.

L’albergo è un due stelle senza piscina ma molto accogliente e si chiama Alexi’s, come il celebre Alexi’s Zorbas interpretato da Anthony Quinn nel film “Zorba il greco” girato interamente a Creta. I richiami a questo film in tutta l’isola sono continui, nei nomi di taverne, alberghi, strade e quant’altro. Per fortuna la stanza gode di un’ottima zanzariera e c’è anche un bel balconcino con vista panoramica verso il mare. L’hotel è gestito da due ragazzi giovani, un ragazzo e una ragazza che secondo me non stavano insieme invece secondo Federica erano una coppia, che organizzano dalla colazione la mattina e tutto il lavoro della reception fino alla sera. Anche qui il giorno prima di partire con una pompa del giardino laveremo la piccola Aygo diventata non più rosso fuoco ma rosso terra.

Dopo un piccolo riposino ci dirigiamo nel pomeriggio sulla penisola di Akrotiri, dove c’è anche l’aeroporto. La penisola sorge a nord est della città ed è abbastanza estesa. Dopo esserci un po’ orientati ci dirigiamo verso la spiaggia di Stavros. È frequentata per lo più da greci, ci sono pochissimi turisti stranieri ma questo non ci dispiace. La spiaggia ha la forma di un piccolo golfo riparato dal mare sul quale sovrasta imponente una montagna rocciosa, che dovrebbe essere il monte Vardies. L’acqua è pulita anche se ci sono parecchie barche ormeggiate ed il mare è pescosissimo, lo noterò con la mia maschera. Non abbiamo ancora pranzato e lo facciamo che sono quasi le cinque del pomeriggio…Avevamo una fame. Mangiamo due mega hamburgers in due megapanini in un chioschetto sulla spiaggia che ci ha servito fin sulle panche di legno modello rustico anche se molto fatiscenti, più due bibite congelate, credo fossero birrona e cocacolona. Ci riaccomodiamo sulla spiaggia, mi diletto a fare un castello di sabbia anche se con risultati piuttosto approssimativi… Dopo il bagno con Fede mi dirigo a fare due foto e un video sulle secche che nascono sull’estremità della baia, altro non sono che delle specie di pozzangherone di acqua marina che ritengo nascano quando c’è l’alta marea. Quella completamente secche custodiscono al loro interno solo del sale, tanto sale. Dopo un paio d’ore andiamo via e ci fermiamo al monumento funebre a Eleftherios Venizelos, sempre sulla penisola, è in pratica una sorta di parco da cui si gode una veduta bellissima su Chania e lì fu issata per la prima volta a Creta la bandiera Greca, che è ancora lì anche se credo che adesso ce ne sia una nuova. Nel parco c’è anche una chiesettina ortodossa e avvicinandoci notiamo gente elegante, con gusti però che lasciano a desiderare, e capiamo che si stanno celebrando alcuni battesimi.

Torniamo in albergo e la sera ci dirigiamo verso il centro città. Ottimo il consiglio di parcheggiare in via del Pireo, anche se non c’è sempre posto, comunque nei dintorni un buco lo si trova sempre, per noi andava ancora meglio parcheggiare lì perché il nostro albergo si trova ad ovest della città come via Pireo, cosicché evitavamo di passare per il centro città che è spesso trafficato ed è zeppo di semafori.

Facciamo un giro senza meta anche se perdiamo subito l’orientamento, sì perché a Chania finché si cammina sul lungomare è facile orientarsi ma se ci si comincia ad addentrare per le viuzze della città allora è dura uscirne nonostante la mappa della guida e la mappa fornita dall’albergo. Dopo un po’ di giri a vuoto arriviamo affamatissimi verso le undici di sera nel nostro ristorante consigliato dalla guida che è la taverna Ela. Si tratta di un edificio del Seicento inizialmente casa veneziana, poi divenuta fabbrica di sapone, distilleria, scuola, deposito, fino a subire un incendio il secolo scorso. Da una trentina d’anni quasi è divenuto un ristorante che gode del fascino di un edificio storico con un po’ di effetto rustico semi decadente che non guasta mai. Di Chania ce ne avevano parlato bene sia per i paesaggi e per la bellezza della città e ce ne siamo subito resi conto, ma poi anche per il cibo, che deve essere il migliore dell’isola. Infatti, queste indicazione risultano azzeccatissime e da Ela mangiamo davvero benissimo ed in abbondanza, oltre a dei meravigliosi antipasti, ci facciamo portare una specialità della casa che è della carne, adesso non ricordo esattamente di che tipo, servita in una mega pentola di terracotta con tante patate. Buona da urlo. Siamo così pieni che lasciamo un po’ di patate, infatti il cameriere ci scherza su, ma gli facciamo notare che tutta la carne è finita…Nel locale suonano anche tre musicisti con i tipici strumenti greci e devo dire era un suono dolce e mai fastidioso, tanto la musica scivolava verso l’alto del ristorante privo di soffitto e con solo alcune travi di legno. Ristorante da consigliare a tutti senza ombra di dubbio. Continuiamo con un giretto per la città che è fantastica con i suoi colori, quel mix di arte veneziana, turca e tradizione greca. Poi il lungomare è da cartolina con il faro che sovrasta il porticciolo turistico. Senza dubbio la città più bella dell’isola.

Il giorno dopo ci avviamo a Falassarna, che dista non più di un’oretta in auto da Hania, si percorre fino a Kastelli la new road e poi si prende la strada locale, sarà più o meno la strada da fare per Balos, sterrato a parte, ed in parte quella di Elafonissi a cui si deve aggiungere un’altra oretta di tragitto in strade interne ma piacevoli. Falassarna la si comincia a scorgere dall’alto ed è una vista bellissima. La spiaggia è lunghissima, forse la più lunga di quelle vista a Creta. Quel giorno il mare era agitato e così ci siamo divertiti a fare il bagno fra i cavalloni. Poi ne ho approfittato per arrampicarmi tra alcune rocce che si intrecciavano a pezzi di sabbia per fare alcune bellissime foto un po’ più dall’alto. Ad un punto sotto la roccia si creava una sorta di cascata naturale quando arrivavano i cavalloni più alti ed era parecchio divertente. La spiaggia è ben servita con ombrelloni, bar e parcheggi. Ma noi, a parte del bar, abbiamo fatto a meno di tutto. Quel giorno la cosa che mi ha più impressionato è stato il mix di colori che offriva il mare, colori che andavano da tonalità verdi all’azzurro, al turchese fino al blu e al normale bianco spumoso dovuto ai cavalloni. Cerchiamo di non andare via troppo tardi per farci un giretto anche di giorno per Chania. Così giunti in città facciamo rotta verso il mercato che però troviamo chiuso, ci ritorneremo il giorno dopo. Ne approfittiamo per fare un bel giro, di giorno, della città, adesso cominciamo anche ad orientarci meglio. Visitiamo l’unica minuscola chiesetta cattolica, poi la chiesa di Santa Caterina, ci mangiamo lì vicino anche un ottimo gelato in una gelateria italiana con tanto di gelataia italiana, di solito dove c’è scritto pizza Napoli o gelateria siciliana o robe del genere si fa fatica a trovare anche solo qualche scritta in Italiano a parte il nome del locale. Ci facciamo un giro per il vicolo delle pelli e quello dei souvenir, che compreremo però gli ultimi giorni. Ammiriamo la chiesa di san Nicola e ci dirigiamo verso la moschea che è sul lungomare anche se è più che altro un negozio di cocci ed in parte al suo interno c’è una mostra fotografica. Anche i bagni turchi sono diventati dei negozietti di souvenir, che delusione. Questa città ci continua a piacere sempre di più. Si passa vicino ad una bella fontana vicino il lungomare e si esce dalla città fiancheggiando le antiche mura.

La sera andiamo ad un altro ristorante consigliato dalla guida e si trova a Kato Stalos, ad 8 km verso ovest. Il paesino abbiamo difficoltà a trovarlo all’inizio, ma poi chiedendo un po’ in giro arriviamo su in collina e troviamo il ristorante O Leventis. Il ristorante è strapieno, anche se abbastanza grande, gode di una bella terrazza panoramica con annessi tavoli e una sala interna molto grande. Il ristornate è tipo rustico e i camerieri sono davvero simpatici e ci facciamo subito amicizia. Mangiamo divinamente anche se arrivando tardi non troviamo alcuni piatti consigliati dalla guida, ma torneremo qualche giorno dopo e ci rifaremo con gli interessi. Logicamente non essendo sul mare le specialità sono di terra, ottimi antipasti e piatti di carne originali. Come al solito a prezzi modici se paragonati a quelli italiani, ci aggiriamo sempre intorno ai trenta euro in due con bibite, vino di solito sfuso acqua coca e sempre annesso rakì e dolcetto offerto dalla casa.

Oggi si va a Balos. Di nuovo la strada verso Kastelli, poi si prosegue seguendo le indicazioni. Arriviamo ai famosi otto km di sterrato paurosi, almeno paurosi da fare con la nostra piccola Aygo. Sulla strada si incontrano centinaia di krì krì, simpatiche caprette che avevamo già incontrato qua e là per l’isola, ma mai con una concentrazione così elevata, sembrano le padrone della strada. Foto di rito e si arriva finalmente allo spiazzale adattato a parcheggio, ci sono poco più di quindici auto, ci siamo mossi presto per goderci a pieno lo spettacolo senza l’invasione di centinaia di persone che arriveranno via terra e via mare in un paio d’ore. Si fa un piccolo sentiero per arrivare verso la spiaggia, sempre accompagnati qua e là da Krì Krì. Dopo circa dieci minuti ci si trova d’innanzi ad uno spettacolo che può lasciare solo a bocca aperta. Avevo letto degli altri racconti, ma dal vivo è un’emozione unica. Si vede questa specie di isolotto con una montagna al centro a circa duecento metri dalla spiaggia collegato da una lingua di sabbia. I colori di una bellezza disarmante. Ci sono tutte le tonalità dell’azzurro che si possano immaginare. Scendiamo così sempre più velocemente verso la spiaggia per voler abbracciare questo posto incantevole. Noi decidiamo di andare verso l’isolotto e per arrivarci si deve passare un po’ in mezzo al mare, ma ad un’altezza che di solito non supera il metro e venti. Quindi zaini in alto, ci si spoglia e si arriva sulla lingua di sabbia. Cominciamo subito a fare decine di foto onde evitare l’afflusso di persone che arriverà di lì a poco. È qualcosa di stupendo a descriverlo non si rende l’idea precisa della bellezza del posto. Verso mezzogiorno sulla spiaggia, un po’ sporchina devo dire la verità, arrivano decine e decine di persone come avevo anticipato anche se dai racconti mi aspettavo un’invasione peggiore. Per fortuna ci si distribuisce tutti per benino sulla spiaggia che comunque è piuttosto grande. C’è una parte di spiaggia dove c’è bassissima marea e sembra di camminare quasi sull’acqua, così io e Fede abbiamo fatto le foto tipo bay-watch, io quel giorno avevo pure il costume rosso. Verso le quattro i barconi arrivati con gli innumerevoli turisti vanno via, ci godiamo così un altro po’ la spiaggia che si è quasi svuotata e poi andiamo via. La risalita è davvero stancante anche perché intorno alle cinque il sole picchia ancora forte. Risaliti su notiamo che il parcheggio delle auto è stracolmo, mi faccio un paio di foto mentre accarezzo un paio di Krì Krì, Fede ha paura e non se le fa fare, poi ci dirigiamo di nuovo verso Chania centro: direzione mercato. Il mercato, che è quello al chiuso, è abbastanza grande, soprattutto si vendono generi alimentari, ma si trovano parecchi souvenir e anche qualcosa di vestiario. Compriamo olio in latta e rakì artigianale in bottiglie di plastica oltre che vari souvenir. Poi facciamo un altro giro in centro e ci dirigiamo verso la strada dei coltelli chiamata Sifaka. Compro un coltellaccio che avevo già notato che per manico ha una mega corna di Krì Krì. Ne compro anche uno piccolino per un amico. A Fede regalo un bel bracciale d’argento con delle pietrine rosa che troviamo in uno dei tanti negozi che vendono preziosi. Ormai per la città giriamo quasi senza più mappa.

La sera altro ristorantino indicato dalla guida. Si trova nel rione di Nea Chora, non centrale, così non abbiamo neanche problemi di parcheggio. Praticamente è una sorta di “pizzicagnolo” come lo chiamiamo a Napoli, cioè il classico alimentari di paese con carni e salumi con annessa cucina. I tavoli sono sotto degli alberi in mezzo ad una piazzetta e fra i tavoli ed il locale passa la strada, per fortuna poco trafficata. Il proprietario, un simpaticone che zoppica vistosamente, non ci porta il menu ma ci fa accomodare all’interno vicino la cella frigorifera e ci fa scegliere il pezzo di carne e la grandezza delle fette. Così scegliamo due belle salsicce a testa più una bistecca a testa, ma una signora bistecca modello fiorentina. La bontà della carne fatta alla griglia è eccezionale. In più patatine ed insalatone. Acqua e vino, ma non si tratta del solito vino sfuso, assomiglia più ad un porto o forse più allo zibibbo, che davvero faccio difficoltà a bere. La gente del posto guarda fuori il localino in un televisore tipo 30 pollici la partita dell’Olimpiakos. Sembra di essere tornati indietro di almeno cinquanta anni ed è un’atmosfera davvero unica. Alla fine del pasto il proprietario si siede a tavola con noi, come aveva fatto la proprietaria della taverna Eleni a Matala, e su un block notes ci fa il conto. Non ci fa pagare neppure il vino visto che ne abbiamo bevuto poco. Logicamente il tutto accompagnato dall’immancabile rakì e da un po’ di frutta che non guasta mai. In tutto paghiamo 25 euro. In qualsiasi posto d’Italia solo per quelle due bistecche avremo pagato qualcosina di più…Il che è tutto dire. Andiamo via davvero soddisfatti e con la pancia pienissima. A Chania e dintorni si mangia davvero bene è proprio vero… Abbandonata l’idea delle Gole di Samaria (abbiamo pensato ma chi ce lo fa fare??) il giorno dopo vogliamo trovare un posto non lontano e carino, così sfogliando la guida la scelta propende per Kokkino Chorio. Si trova sulla penisola di Drapano, a circa un’oretta da Chania, si passa per arrivare per dei paesini carini anche se notiamo che stanno costruendo a dismisura nei dintorni. I paesini sono Kalives, poi Almirida e infine Plaka. Non è facilissimo trovare la strada ma dopo poco arriviamo nella piccola insenatura indicata dalla guida. Ci sono circa una ventina di persone tra adulti e ragazzini, sono per lo più greci, sembrano cinque o sei famiglie che si conoscono bene tra loro. Poi più tardi arriva qualche altro gruppetto di persone. Comunque il posto è davvero bello, è vicino a delle grotte. Io mi avventuro per un piccolo percorso segnato più che altro dalle cacchettine delle pecore o molto più probabilmente delle Krì Krì. Faccio stupende foto dall’alto della baia, con un colore dell’acqua che dal verde smeraldo si trasforma in turchese. Un posto davvero tranquillo. La spiaggetta intorno all’una e trenta si svuota completamente e restiamo io e Fede da soli a goderci questo incantevole posto verso le due e trenta andiamo via anche perché fa parecchio caldo. Questa volta ci dirigiamo nella spiaggetta non lontana dal nostro albergo. Niente di trascendentale, ma passiamo un altro paio di orette in assoluto relax. In serata andiamo a mangiare al ristorante turco Tamam, anch’esso come quasi tutti gli altri consigliato dalla guida. Mangiamo del kous kous (si scrive così??) ed altre prelibatezze, principalmente di carne, dal gusto intenso anche per le numerose spezie e aromi utilizzati per cucinare. Siamo davvero contenti del cibo ed anche il ristorante è molto carino, si tratta di una piccola struttura con soffitto a volte utilizzato un tempo come bagno turco…Per l’appunto. Altro giro per la città che ormai conosciamo benone e poi a nanna perché il giorno dopo ci aspetta la trasferta ad Elafonissi.

La strada per Elafonissi è la stessa per arrivare a Balos andando verso Kastelli, anche se si esce prima della fine della New Road proseguendo per l’interno passando in ordine per Topolia, Elos e Chrisoskalitissa. La strada è un bel po’ lunga ma ne vale la pena. Si parcheggia dietro la spiaggia dove ci sono delle piccole bancarelle che vendono di tutto un po’. La spiaggia è attrezzata con lettini ed ombrelloni e bagni pubblici, a pagamento, bar, chiosco per le spighe e quant’altro. Di sicuro sarà la spiaggia più affollata dei tutta la vacanza, anche più di Vai. Noi conoscendo i racconti degli altri turisti per caso non ci fermiamo in questa prima zona, ancora poco affollata a differenza di quanto avverrà verso l’ora di pranzo, e ci avventuriamo oltre verso una specie di isoletta unita da una lingua di sabbia, posto non attrezzato a differenza della spiaggia principale.

Iniziamo a fare molte foto come a Balos onde evitare l’arrivo di altri turisti che potesse contaminare il paesaggio dello sfondo delle stesse foto. Raccogliamo un po’ di sabbia rosa, il colore è dato da numerose piccole conchiglie di colore rosa che poi col passare del tempo si sono sbriciolate assumendo una grandezza poco più grande di un normale chicco di sabbia. L’acqua è cristallina e ci sono anche vari pesci, vedrò anche una famiglia di orate di notevoli dimensioni. Fatto qualche bagno ci spostiamo ancor di più all’interno di quest’isolotto accedendo ad un’altra baia incontaminata attraverso un passaggio interno. Ci fermiamo anche lì pur se la giornata è caldissima, non dimenticate che Elafonissi è al sud e lì fa molto più caldo che al nord o sulla costa occidentale e orientale. Troviamo uno spazietto sotto un alberello per sistemare le asciugamani e per evitare di prendere fuoco. Tra un bagno e un riposino la giornata passa veloce. Verso le quattro ci dirigiamo di nuovo verso la spiaggia centrale per rifocillarci. Il bar è realtà uno di quei camion-paninoteche che si trovano spesso fuori i palazzotti durante i concerti o eventi simili. Mangiamo, ci dissetiamo, mega gelatone e poi ancora un bagnetto. Ci facciamo una bella boccetta, che quando fa caldo il sale sulla pelle è davvero fastidiosissimo, e ci riavviamo verso Chania. Sulla strada ci fermiamo a comprare delle olive secche nere salate e del miele casereccio, produzione di una signora che aveva questo sottospecie di chiosco lungo la strada dal quale si accedeva anche alla sua casetta con un vasto appezzamento di terra. I prodotti li mangeremo in Italia e si riveleranno davvero gustosi e genuini. La sera decidiamo di tornare, stavolta senza arrivare tardi, al ristorante O Leventis per gustare le prelibatezze che un paio di sere prima erano terminate. Stavolta però troviamo tutto pieno e abbiamo difficoltà a trovare posto, anzi il cameriere che si ricordava di noi ci dive che sarà difficile trovare posto, ma noi pazientiamo e alla fine un tavolo si libera e ci sediamo affamati. Degustiamo così le altre specialità di carne che ci mancavano ed erano consigliate nella guida, che azzecca sempre. Soprattutto specialità di maiale ed agnello. Oltre ad antipasti e dolci, x l’esattezza i lucumanes con il gelato alla vaniglia. Questo dolce prelibato l’avevo già mangiato due anni prima a Paros, isola della cicladi, ed è una specialità di quell’isola ma che ho felicemente ritrovato nel ristorante. Sono delle piccole graffettine a forma di palline con il miele sopra ed il gelato…E sono buonissime…Andiamo via dal ristorante salutando tutti i camerieri con cui ormai siamo diventati amici.

Penultimo giorno lo dedichiamo per visitare Rethimno. In mattinata ci fermiamo sulla spiaggia di Gerani, in realtà nulla di trascendentale ma con una bella scoglierà, così ne approfitto per fare snorkelling ma vedo pochi pesci e tanti ricci. La spiaggia è sotto una montagna di colore rosso intenso e non è particolarmente pulita, ma comunque è vicina a Rehimno, a circa 10 Km dalla città quindi era un posto tattico più che altro. Nel primo pomeriggio ci fondiamo verso al città che si rivelerà molto carina, anche se non ai livelli di Chania. Giretto sul porto veneziano, per le stradine del centro con i palazzi di stile rinascimentale veneziano, vediamo la Loggia e la fontana Rimondi. Incrociamo anche la minuscola moschea dopo esserci fatti una lunga passeggiata sul lungomare della città. Come al solito incrociamo tanti e ancora tanti gatti. Mi ricordo del mio cagnolone che mi aspetta a casa, così avendo parcheggiato vicino un negozio di animali compro anche un bell’osso giocattolo per farlo giocare. Si ritorna in albergo per l’ultima serata passata in città a Chania.

La sera mangiamo da Doloma, un locale familiare situato dietro gli arsenali nella zona della darsena. La zona non la conoscevamo ancora ma nei dintorni spostandosi verso al fine del molo ci sono parecchi ristorantini che sono molto più economici di quelli del centro e del lungomare principale, lo evinciamo dai prezzi esposti fuori. Vi sono anche parecchi localini frequentati tutti da ragazzi greci del posto, infatti non si vedeva la faccia di un turista (facili da riconoscere), con musica alta ed una carina movida giovanile greca. Ritornando alla taverna, il proprietario, come era accaduto ad Agios Nikolaos ma eravamo andati via da quel ristorantino, ci fa scegliere alcuni cibi già pronti dietro un vetro stile mensa. Individuiamo subito delle belle oratone a cui accompagnamo delle patate e un altro antipasto di mare. Cena a base di pesce fresco, era buono davvero, come la solito con una cifra intorno ai trenta euro in due…Prezzo ridicolo se paragonato a quelli italiani soprattutto se si vuol mangiare una orata fresca. Finita la cena facciamo una bella passeggiata facendo il giro di tutto il molo, un giro piuttosto lungo, arrivando sino al faro che la sera è tutto illuminato ed è davvero stupendo. Fatte le foto di rito, anche alla città vista frontalmente dall’altra parte del molo, decidiamo di ritornare dell’altra parte del molo con una barchetta che ci risparmia la lunga passeggiata di ritorno ed offriamo un paio di euro al conducente. È l’ultima sera e ci viene un po’ di malinconia ed a malincuore salutiamo la città stupenda di Chania.

La mattina dopo fatti i bagagli ci avviamo verso la capitale Iraklio. Non è facile trovare un posto, la città è viva e abbastanza trafficata. Troviamo un parcheggio a pagamento e così facciamo un giro per la città che si rivela nel complesso carina. Vediamo la loggia veneziana, la fontana Morosini, quella del Bembo, giretto verso la zona portuale e poi siesta, dopo aver visitato qualche negozietto, nel parco el Greco nel centro della città. È una città con molti giovani, almeno il suo centro, con parecchi negozi dove fare shopping e nel complesso ben organizzata. Prima di andar via ci beviamo ormai in astinenza, e sarà il primo ed unico, un caffè in un bar che esibisce la scritta Illy. Effettivamente il caffè è Illy e non è neanche malaccio anche se ci viene a fare 2,50 euro a testa…Un po’ tanto caro. Ne approfittiamo per fare due chiacchiere con il barista che è molto simpatico e guardiamo insieme a lui un po’ di olimpiadi.

Verso le tre ci rechiamo a visitare gli scavi di Cnosso. Dopo qualche difficoltà per trovare il sito archeologico, arriviamo, parcheggiamo in un ampio spiazzale adiacente gli scavi e ci rechiamo all’ingresso. Memori degli altri scritti dei turisti per caso entrambi ci eravamo portati la tessera universitaria… anche se entrambi già laureati…Così evitiamo il costo del biglietto che è di circa 7-8 euro a testa se non ricordo male. Così i soldi risparmiati li utilizziamo per la guida in italiano che raccoglie un bel gruppetto. La guida si rivelerà indispensabile per capire bene la storia del sito e degli scavi di sir Athur Evans. Le ricostruzioni fatte da Evans e dai suoi successori a mio parere si rivelano una scelta azzeccata perché in questo modo si riesce a capire come fossero un tempo le strutture micenee. La visita dura circa 45 minuti e si rivela più che soddisfacente. Facciamo le ultime compere di souvenir nei negozietti fuori dal sito e poi ci dirigiamo verso l’aeroporto.

Lasciamo un po’ tristi la nostra Aygo che ci ha scorrazzato in giro per l’isola per oltre 2.300 Km tenendo davvero duro su strade davvero impervie e a Fede scappa anche qualche lacrima. Arriviamo in anticipo in aeroporto, dopo circa oltre un’ora inizia il check-in, nel frattempo ne approfittiamo per fare uno spuntino. L’aereo partirà con circa due ore di ritardo, altro ritardo dopo quello dell’andata e ne approfittiamo per fare qualche ultima spesuccia nel duty-free. Partitella a carte per ingannare il tempo, numerose altre ne avevamo fatte durante la vacanza, ed infine saliamo sull’aereo pilotato da una donna…E appena lei fa l’annuncio per salutarci si alzano parecchi cori contro di lei ma si dimostrerà una discreta traghettatrice… Si ritorna a Napoli ed io e Fede sappiamo che prima o poi torneremo lì…Anche se fra molto tempo.

Una vacanza davvero bella che consiglio a tutti. L’unica cosa che mi sento di suggerire sul come svilupparla è quella di optare per una vacanza itinerante come abbiamo fatto noi per poter godere a pieno di tutte le bellezze di questa indimenticabile e affascinante isola.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche