La nostra Creta 2

Mentre qui negli ultimi giorni questo tempo capriccioso non ci regala altro che pioggia, il nostro ricordo vola ai cOlorI, e al cAlorE di Creta…. Ciao a tutti, siamo Katia e Aldo, di Torino, e siamo tornati dalla Grecia pochi giorni or sono. Creta non era la meta cui aspiravamo, io personalmente sognavo destinazioni esotiche, ma ammetto che le...
Scritto da: Biri_Katia
la nostra creta 2
Partenza il: 11/05/2008
Ritorno il: 18/05/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Mentre qui negli ultimi giorni questo tempo capriccioso non ci regala altro che pioggia, il nostro ricordo vola ai cOlorI, e al cAlorE di Creta…

Ciao a tutti, siamo Katia e Aldo, di Torino, e siamo tornati dalla Grecia pochi giorni or sono. Creta non era la meta cui aspiravamo, io personalmente sognavo destinazioni esotiche, ma ammetto che le peculiarità di quest’isola così suggestiva non ci hanno assolutamente fatto sentire la mancanza dei paradisi tropicali.

Partiti con un solo volo da Malpensa ad Heraklion l’11 maggio, ci siamo prefissati di affittare una macchina in loco, per visitare il più possibile, e cercarci gli alberghi in itinere. Per quanto riguarda l’affitto dell’auto, devo dire che i prezzi, prenotando da internet, ci erano sembrati sensibilmente inferiori. Tuttavia arrivando tardi, abbiamo preferito non rischiare di trovare l’agenzia chiusa, e abbiamo affrontato il rischio di prenderla là. In realtà, per quanto l’aeroporto sia di dimensioni ridotte, ci sono molti autonoleggi, e tutti aperti fino a tardi (almeno fino a mezzanotte, ci ha detto una guida turistica italiana). La miglior offerta è stata quella dell’Avis: C1 con 195€ settimanali, con una piccola franchigia. Creta ha un’arteria che la percorre, nella parte nord e parallelamente al mare, per tutta la lunghezza. A parte questa ‘strada’ principale, si può trovare di tutto. Dalla strada agevole e asfaltata, alla strada sterrata, piena di buche, e a picco su uno strapiombo, e senza protezioni alcune. Per cui, se girate in macchina, fornitevi di una buona cartina, studiate con attenzione le strade che avrete intenzione di percorrere, e un avvertimento: non vi fate mai stime certe dei tempi di percorrenza. Troppo spesso scoprirete di metterci molto di più di quanto avevate previsto! Attenzione anche ai cartelli stradali: nelle vie secondarie mancano nella maggior parte dei casi, e dove ci sono, è possibile che siano nascosti dietro le foglie di una pianta, o girati in senso contrario, o ancora corretti con lo spray da arguti giocherelloni che vi vogliono condurre ‘simpaticamente’ sulla strada sbagliata.

Sull’aereo avevamo deciso la zona di perlustrazione: la parte occidentale. E così, a mezzanotte, con la nostra micro-machine (che per una settimana ha svolto davvero un ottimo lavoro!) ci siamo messi in marcia in direzione ovest, fermandoci per la notte in uno dei primi paesi di mare incontrati – causa l’ora tarda – ovvero Agia Pelagia, all’ Irina Apartment. Un hotel con appartamenti, ed un ristorante annesso, a pochi metri dal mare. Appartamento di camera, cucina e bagno. Direi dignitoso, a fronte dei soli 30 euro pagati (ce ne hanno chiesti 35, ma CONTRATTATE SEMPRE. In bassa stagione soprattutto, quando l’affluenza turistica non è molto alta, non ci penseranno due volte a farvi un prezzo migliore, piuttosto che lasciare la camera vuota. A noi è quasi sempre andata bene). La mattina ci siamo svegliati, sorpresi dall’odore fantastico della vegetazione.. Un profumo indimenticabile, e che ci accompagnerà spesso in questo viaggio meraviglioso.

Prima tappa: Rethymno. Consigliabile una sosta, per passeggiare fino al porto veneziano, molto carino, e per un drink in uno dei locali sulla strada che dal porto sale alla fortezza (che non abbiamo visitato), e che costeggia il mare. Dopo pranzo, e dopo un sosta per il primo sole su una spiaggia incontrata per strada, ci siamo diretti verso Kolimbari, con l’intenzione di trovare una sistemazione in quella zona, fuori dalla confusione di Chanià e dei paesi limitrofi, e da utilizzare come base per la visita della parte nord-ovest di Creta. Dopo aver visionato un paio di camere non particolarmente soddisfacenti (come quella della Rooms Lefka consigliata dalla Lonely, che a 40 euro ci offriva una camera doppia piuttosto claustrofobica), tornando sulla strada principale in direzione di Chanià, a Rapaniana, per caso ci siamo imbattuti in quel posto che per qualche giorno abbiamo sentito proprio come la nostra casa, e che per un bel po’ di tempo ci rimarrà nel cuore! Se capitate in zona, e avete un’auto (più che altro perché non è proprio sul mare, e non saprei neanche dire come siano le spiagge della zona) non potete assolutamente perdervi l’ ALONIA APARTMENTS, non perché sia un villaggio a 5 stelle extra-lusso, no. E’ un posto molto semplice e grazioso, con appartamenti con cucina ampi, puliti, e ben arredati, piscina, e parcheggio. Dalle stanze in lontananza si vede il mare (a circa un km, ma appunto, non ci siamo mai spinti fin là). Ma quello che rende il posto davvero unico è il proprietario, un gentilissimo signore greco che ha studiato in Italia e parla un ottimo italiano, che ci ha trattato per 4 giorni proprio come ospiti graditi, ci ha personalmente cucinato colazioni prelibate, e regalato davvero momenti di serenità. Nel caso vogliate godere di tutto ciò, troverete le informazioni che vi servono su www.Alonia-apartments.Com. Se doveste mai incontrarlo, non mancate di mandargli i saluti di due italiani che, riconoscenti di ciò che ci ha offerto, hanno scritto questo racconto anche per rendergli omaggio!! Cenate al Diktyna, a Kolimbari. Un posto esteticamente modesto, dove però si mangia un buon pesce: 34 euro in due per due portate di pesce e tre piatti tipici, la cena più cara di tutta la permanenza, ma anche una delle migliori.

Prima tappa, utilizzando come base la nostra nuova sistemazione: Balos, una delle località più suggestive di Creta. Preparatevi ad affrontare una decina di km di strada sterrata, e non sempre in ottime condizioni. Non abbandonate l’auto prima di aver raggiunto il parcheggio (quello cintato da un muretto). Questo perché abbiamo notato diversi conducenti che, fattisi evidentemente suggestionare da una salita un po’ ripida, hanno continuato a piedi, non sapendo che li attendevano ancora diversi km di strada!!! Lasciata la macchina, ci sono due sentieri: uno sulla sinistra, quello giusto, e uno sulla destra (corretto a patto che alla prima svolta si continui a sinistra), percorribile a piedi in non più di 15 minuti. Mancando le indicazioni (ma dai!!), non ripetete il nostro errore di intraprendere il percorso errato, e praticare trekking non desiderato per km sotto il sole cocente!!! Per quanto riguarda Balos, inutile ripetere parole già mille volte dette. DA NON PERDERE! Noi purtroppo non l’abbiamo goduta a pieno perché quel pomeriggio il tempo si è fatto freddo e molto ventoso.

Chanià: dicono essere la ‘città’ più greca dell’isola. Infatti la parte vecchia, e il porto, meritano più di una foto, e ci sono delle taverne davvero particolari! Ci siamo tornati due volte, per fare foto e qualche acquisto. Abbiamo scelto per la cena il Doloma, consigliato dalla Lonely, in quanto combinazione di buon cibo e risparmio (a Chanià, essendo molto turistica, i prezzi salgono notevolmente, non sempre a vantaggio della qualità). Da quanto detto dal proprietario, il locale gira più a pranzo. La sera non c’è molta scelta. Tuttavia abbiamo mangiato bene, spendendo poco.

Il giorno dopo il tempo non era eccezionale. Meta: i monasteri della penisola di Akrotiri. In 30 minuti, uscendo a Souda, eravamo a destinazione. Il primo monastero visitato è stato l’Agia Triada, molto molto bello, con i suoi cortili fioriti, ed i suoi gatti (tra l’altro onnipresenti sull’isola, QUASI al pari di capre e pecore!). Si pagherebbe 2€ per l’entrata, ma non c’era nessuno, e quindi…Dentro! Poi ci siamo diretti verso il Moni Gouvernetou. La strada, stretta tra rocce e ulivi, è davvero incantevole. Purtroppo la guida (e non solo la nostra!) non diceva che il mercoledì è chiuso. Peccato!! Da lì, percorrendo a piedi un sentiero ‘scalinato’ in discesa verso al mare, siamo arrivati ad un altro monastero diroccato, di per sé non eccezionale, ma da non perdere per la posizione e la vista sul mare bellissimi, e la grotta adiacente. La strada scendeva fino al mare, e credo portasse alla spiaggia e ad altri monasteri. Ma, nel dubbio di non trovare nulla, non ci siamo arrischiati ulteriormente.

Tappa per il pranzo a Stavros: il paese di per sé non è assolutamente nulla di eccezionale, anzi! Attira molti turisti credo solo per essere stato oggetto di una scena del film ‘Zorba il greco’, girata in una piccola spiaggia sormontata da un roccione imponente, anch’essa nulla di eclatante. Per pranzo abbiamo scelto la taverna dall’aspetto più greco del posto: per l’appunto.. Zorba’s! Una semplice osteria con tovaglie a quadretti, sedie di paglia e tettoia di rampicante.Gestita da una signora, cucina discreta, e prezzo modico. Dopo Stavros, siamo tornati a Chanià.

Mercoledì: la spiaggia di Falasarna, bella ampia e sabbiosa, ma un po’ sporca. Non ci siamo intrattenuti se non per qualche foto: era mattino presto, e faceva un po’ freddo. Poi, in direzione dell’immancabile Elafonissi, abbiamo fatto una tappa veloce – era chiuso – al Moni Gouvernetou, un caratteristico monastero bianco dalle porte azzurre arroccato su una piccola baia. Ad Elafonissi non limitatevi a restare sulla spiaggia sui cui siete arrivati, ma attraversate l’acqua e arrivate dall’altra parte: lì l’acqua è trasparente e cristallina. Senza dubbio il miglior mare di questa vacanza.. Bellissimo!! Abbiamo lasciato questo posto meraviglioso con l’intenzione di visitare un po’ di ‘terra’: Paleochora. Dalla cartina era evidente che percorrendo la ‘strada maestra’, ci avremmo messo una vita e macinato tantissimi km quando invece la cittadina, in linea d’aria, era molto vicina. Poco fuori Elafonissi vi è una deviazione (e un cartello!!). Consultando la cartina non ci è risultato chiaro quale tipo di strada di preciso ci dovevamo aspettare, e abbiamo deciso di provarci: bene (anzi..Male!!), trattasi di un sentiero stretto, sterrato e tortuoso, che si inerpica per km tra le montagne. Non la consiglio affatto, a meno che non abbiate una jeep, perché in almeno due tratti le buche e le falle del terreno stavano rischiando di farci tornare indietro, dopo tanta fatica, nonché di farci perdere qualche anno di vita!! (lasciata la macchina per continuare a piedi ad esplorare lo stato della strada, la visione era roccioso e lunare.. La stradina a strapiombo sul mondo, e nessuna forma di vita esistente!) . Momento più impetuoso della vacanza, ma prova superata alla grande!!! 100 punti! Arrivati a Paleochora dopo tanto patimento, ci siamo concessi un degno ristoro presso la taverna The Third Eye. Per tutta la vacanza ci siamo fatti attirare dai posticini più remoti e caratteristici. Trattasi di una locanda vegetariana, ma il cibo non ci ha minimamente fatto mancare le pietanze tradizionali: una dei delle migliori cucine provate (buonissima la melanzana ripiena, di cui non ricordo il nome). Dopo il pasto, abbiamo fatto un giro per il paese, che ci è piaciuto moltissimo, ci ha dato una sensazione di pace e di.. ‘take it easy’. Per questo lo consiglierei anche per soggiornarvi qualche giorno: situato sulla punta di una penisola, è bagnato dal mare da entrambi i lati, cosa che lo rende peculiare. Non fatevi sfuggire un giro alla zona ‘alta’ del castello: benché non ci siano altro che rovine, tuttavia la vista a tutto tondo è molto suggestiva. Anche la spiaggia di sabbia di Paleochora è molto bella, ma c’era parecchio vento, e non ci siamo fermati. Tappa successiva: Sougia. Siamo stati attirati qui dalle parole della guida, che la descriveva come villaggio tranquillo, ancora frequentato dagli hippy. Vista l’ora, ormai tendente alla sera, ci siamo concessi un caffè più raki in uno dei localini sulla spiaggia e un giro veloce del paese. Il paese è davvero molto raccolto e non offre tantissimo, se non tanta tranquillità. L ’ideale per chi voglia mantenersi lontano dalle folle dei turisti. Almeno in questa stagione.

Avendo visto tutto ciò che ci eravamo prefissati di visitare in quella zona, la mattina successiva è per noi arrivato il duro momento di lasciare quella che per 4 giorni è stato il nostro rifugio, e il nostro cordialissimo albergatore: saluto con magone, e via.. .Si riparte in direzione della prossima destinazione scelta come base per la visita delle zone circostanti: Matala.

Durante il percorso siamo passati accanto alle Gole di Imbros, che ci hanno regalato diversi scorci mozzafiato, per poi sostare a Chora Sfakion, un paesino molto tranquillo e caratteristico con un porticciolo a mezzaluna: ci è piaciuto un sacco! Poi Franfokastello, per visitare il castello adagiato sul mare. Bello, peccato solo per le macchine parcheggiate tutte intorno, che ne deturpano il paesaggio, e l’atmosfera. Dopo tanti km ci siamo concessi un po’ di mare, sulla spiaggia di Damnoen, che da lontano dona alla vista un panorama unico, fatto di pareti scoscese di sabbia che si tuffano nell’acqua del mare libico.

La visita successiva, assolutamente obbligata, è toccata al Moni Preveli, un monastero tra i più famosi di Creta, ottimamente conservato, e situato in posizione assolutamente suggestiva. Da vedere assolutamente! Vi è anche un negozietto, dove abbiamo fatto qualche acquisto, mentre il commesso, sicuramente un monaco, intonava un canto ecclesiastico.Entrata 2 euro, se non erro. Unico punto negativo: io e Aldo eravamo vestiti entrambi con maglietta e pantaloncini, ma solo io ho dovuto indossare dei pantaloni lunghi, perché mi facessero entrare (grrrr!)! Se non avete dietro nulla con cui coprirvi comunque non vi preoccupate, vi forniscono loro un telo. Io ho ricorso ai miei indumenti, preferendo non scoprire da quanti miliardi di anni quel pareo non venisse lavato! Dopo il monastero, qpochi km più sotto abbiamo abbandonato per qualche minuto l’auto nel parcheggio da cui si scende per la spiaggia di Preveli – a pagamento! ma alle 18 il gabbiotto era già chiuso -. Ci sono molti gradini per scendere giù. Noi, vista l’ora inoltrata, non ci siamo spinti fino a sotto. La spiaggia, una mezzaluna di sabbia incastonata tra le rocce, ci è sembrata bella – anche se, da lontano, non più di tante altre già viste – ma dava l’idea di essere stata molto affollata: benché fosse già tardo pomeriggio, nel parcheggio soprastante vi erano ancora troppe macchine.

Da Preveli a Matala, senza più soste. Il paese, anni fa meta degli hippy, ha ancora parzialmente mantenuto un’atmosfera un po’ vintage. Qualche figlio dei fiori dei giorni nostri si incontra ancora per le strade di Matala, anche se la stessa ha fatto molti passi in questi anni verso un turismo più di massa: la presenza di molti negozi di souvenir, forse troppi rispetto alle dimensioni ridotte del paese, lo dimostrano. D’altro canto ammetto che, a parte l’impatto iniziale, ci è piaciuta molto. Ed anche i negozi, al contrario dei tanti trovati in giro per Creta, vendono oggetti carini e particolari. Noi lì ci siamo comprati e scambiati il nostro ‘regalo greco’.

Essendo gli ultimi due giorni di vacanza (sigh!), cercavamo una stanza affacciata sul mare. Subito delusi dal fatto che sulla spiaggia ci sono solo ristoranti, e che gli ‘alberghi’ sono situati tutti lungo una stradina alla sinistra della strada principale, poco prima di entrare nel centro del paese, abbiamo poi scoperto che, anche se in seconda linea rispetto alla spiaggia, dalle stanze più alte degli alberghi si può comunque godere della vista del mare, e della parete rocciosa che una volta fu una necropoli. Dopo aver visionato un paio di camere, al Nikos Apt. (credo il posto più carino del circondario, da quanto siamo riusciti a vedere) abbiamo trovato la nostra: la stanza ‘romantica’, come Nikos stesso l’ha definita, l’unica costruita sul tetto dell’edificio, nuova e con tante vetrate, e da cui si godeva di una suggestiva vista mare+necropoli con tramonto. Aggiudicata! Anche se ho tentato di contrattare sul prezzo per la prima volta senza il minimo risultato (40€, il prezzo più caro pagato, ma per una stanza che qui in Italia ci sarebbe costata più del doppio), non ce la siamo lasciata scappare. Dopo una doccia, per rigenerarci dal lungo viaggio, e il primo giro di acquisti, ci siamo seduti a tavola scegliendo, tra i ristoranti sulla spiaggia, quello che ci era sembrato il più carino: il Sirtaki. Non ci andate! Delle 4 o 5 pietanze ordinate non ce n’è piaciuta neanche una (la carne del gyros sembrava vecchia, e il polipo surgelato e durissimo), a fronte di una spesa neanche economica. E’ stato per questo da noi giustamente eletto il ‘peggior ristorante’ di queste vacanze! Tristi di questo riconoscimento, che non avremmo voluto mai dare, abbiamo passeggiato fino alla necropoli, di sera illuminata, perché i nostri occhi si rifacessero di quello che la nostra pancia non aveva goduto. Benché recintata, pare essere aperta al pubblico a tutte le ore. E così ne abbiamo approfittato per visitare qualche grotta, alla luce naturale della luna, e… a quella artificiale dei fari. Bello bello! Penultimo giorno: sito minoico di Festo (non mi dilungherei più di tanto, limitandomi a dire che questa visita non è da perdere), Agia Triada (copia minore e meno interessante di Festo. Se avete poco tempo, potete evitarlo tranquillamente), mercato di Mires (incontrato sulla strada per Zaros, ma nulla di interessante da segnalare), Zaros (dove ci siamo rigenerati un’oretta presso le fresche frasche di un laghetto: carino, ma non merita il viaggio fin là. Piuttosto è da rilevare che questa zona è ricca di monasteri interessanti. Noi eravamo diretti verso l’ultimo pomeriggio di mare, e quindi non ci siamo fermati), spiaggia di Agios Pavlos (più che per la spiaggia stessa, il luogo risulta interessante perché dal promontorio sulla destra, accessibile tramite una scalinata, si può godere di scorci rocciosi e marini molto belli, e si possono raggiungere belle spiagge – scoscese – di dune situate dall’altra parte dell’insenatura).

Ultima mezza giornata, prima del ritorno.. Sigh! Dopo un’ulteriore visita alla necropoli di Matala, sotto i primi raggi del sole, la meta ultima e obbligata, sulla strada verso Heraklion, non poteva che essere Knosso. Sito più artificiale ma di più immediata comprensione di Festo (che noi abbiamo senz’altro apprezzato di più. Ma… de gustibus!!), abbiamo molto gradito scoprire che quel giorno l’entrata fosse gratuita. Ogni tanto una bella sorpresa non guasta! Lasciate di corsa le rovine di Knosso, ci siamo concessi l’ultima ottima insalata greca in una taverna sulla spiaggia, nei pressi dell’aeroporto. Ci siamo fatti tristemente sollazzare da quest’ultimo ardente, incredibile, sole greco di maggio, cercando di rubarne qualche raggio, affinchè al ritorno a Torino questo calore non fosse soltanto un lontano ricordo.

Creta nel cuore.

Katia e Aldo.

Ps: Se avete bisogno, contattatemi pure!!!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche