Luna di miele con yogurt

Prima di procedere con il resoconto vorrei fare una piccola prefazione: questo è stato oltre che un godutissimo viaggio desiderato da 2 anni anche il nostro viaggio di nozze. Non è il classico “viaggione” perché abbiamo deciso di pagarcelo da noi e mettere i generosi regali degli invitati da parte a mo’ di “ghiande per l’inverno” e...
Scritto da: piccino
luna di miele con yogurt
Partenza il: 07/06/2008
Ritorno il: 28/06/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Prima di procedere con il resoconto vorrei fare una piccola prefazione: questo è stato oltre che un godutissimo viaggio desiderato da 2 anni anche il nostro viaggio di nozze. Non è il classico “viaggione” perché abbiamo deciso di pagarcelo da noi e mettere i generosi regali degli invitati da parte a mo’ di “ghiande per l’inverno” e perché in definitiva noi abbiamo il solo vizio dei viaggi, per cui ogni anno cerchiamo di farne uno diverso, e ciò che non abbiamo visto quest anno magari lo vedremo il prossimo…

Per chi fosse interessato alle caratteristiche tecniche abbiamo portato con noi sia la Routard “Atene e Isole greche” sia il City book di Atene (più completo anche per i musei). Alla fine la spesa totale in 2 dai biglietti aerei al pitta gyro comprato al chiosco è stata di 4500 euro. Per chi volesse saperne di più su tutti gli alloggi citati tranne Milos ho scritto delle recensioni su tripadvisor corredate di foto sotto il nome Diablera e su Booking.Com sotto il nome Pier, per cui glisserò sulle loro descrizioni in questo resoconto. Solo metto tra parentesi la fonte tramite cui ho prenotato l’alloggio.

Ci tengo in particolar modo a ringraziare Daniluca, mitica GPC delle Isole greche di questo sito e tutti coloro che contribuiscono giornalmente al forum perché in 4 mesi di organizzazione ho rotto le scatole parecchio e tutte le volte ho avuto consigli rapidi e utilissimi… Che dire? Grazie, spero di ricambiare quando vorrete vedere la Sardegna! Siamo partiti il 7 Giugno con voli Meridiana (per motivi di continuità territoriale) e Aegean con un Airbus320 appena scartato dal cellophane. Puntualità e ottimo servizio a bordo hanno caratterizzato l’andata. Giunti in aeroporto ci siamo diretti con la metro ateniese verso il Pireo con il biglietto cumulativo per 2 di 10 euro e in un’ora eravamo all’agenzia Filippis dove abbiamo ritirato i biglietti. La Filippis tours consente a chi deve partire da Atene di ritirare i biglietti dei traghetti senza alcun ricarico apparente, anche se poi questo esiste in realtà e avviene al momento di prenotare su internet per il servizio. Parlano italiano perfettamente e sono molto disponibili anche con i consigli. Inoltre a noi sono stati restituiti 47 euro subito perché al momento dell’acquisto su internet non compariva l’offerta sulla Hellenic. Quindi ci hanno anche spiegato l’ubicazione del nostro hotel sul porto Argo Anita (booking.Com), che noi consigliamo per chi dovesse necessitare di un pernottamento prima della partenza in ferry. 8-11 giugno: MYKONOS: L’ISOLA PIU’ SOPRAVVALUTATA.

Siamo arrivati con un Blue Star, puntualissimo e pulitissimo nonché fornitissimo pure di fast food Goody’s ma ho fatto la fesseria di prendere i posti più economici ovvero le scomode sedie al tavolo. Vanno bene per viaggi di 2 o 3 ore ma se partire alle 7:35 e ci dovete stare 6 ore… decisamente no! Se mi dovesse ricapitare prenderò le poltrone numerate.

Panos il mitico proprietario dell’Aeolos hotel (booking.Com) viene a prenderci come tutti a Mykonos e ci regala subito una bottiglia di bianco appena sa che siamo in luna di miele e ci allieta davvero tutti i giorni. Lui è l’unico vero motivo per andare in questo albergo un po’ fuori mano! Che dire di questa splendida isoletta? L’avevo già vista un pomeriggio in crociera e mi era piaciuta, ritrovarla praticamente immutata mi ha dato una sensazione di gioia ma anche una piccolissima delusione, non so perché. Mykonos Town credo sia una delle più belle “chora” cicladiche, qualunque vicolo prendiate, qualunque scorcio vediate a mezzogiorno come al tramonto vi sembrerà sempre peccato mortale non fotografarlo! Pavimenti lastricati in pietre con i bordi dipinti di bianco e riverniciati spesso (in alcuni punti abbiamo visto pezzi “vecchi” e si vedeva che c’era manutenzione), casette a cubetto di zucchero con i bordi tutti smussati, e poi negozi di chincaglieria e gioiellerie e gioiellerie e ancora gioiellerie. Ma manco un supermercato. Se volete comprarvi da mangiare o da bere o andate dai peripteri o nei negozietti che come in tutte le isole non sono economicissimi. Domanda: ma i mykonesi come reggono questo tenore di vita? Insomma, noi lì ci stiamo qualche giorno, ma loro… Mah! Se poi uscite dalla città lo stupore è ancora maggiore perché vi trovate nel bel mezzo di un paesaggio spaghetti-western brullo e senza alberi (a parte quello dei giardini privati). Un giorno mi scappava la pipì e sono dovuta tornare indietro fino alla toilette pubblica del porto perché in campagna non c’era un posto isolato con un cespuglio decente: a Mykonos stanno costruendo un po’ dappertutto e l’isolamento e il silenzio totale non esistono davvero. Comunque è incredibile che a 2 passi dal divertimento più sfrenato ci sia il deserto. Uno strano contrasto. Le spiagge sono poi una scoperta ancora più felice: la sabbia è dorata, le acque cristalline, anche se spesso avendo il fondo sabbioso non ci sono tantissimi pesci. Noi abbiamo visto solo quelle a sud.

Kalafatis beach è piccola ma pulita, acqua splendida e diversi pesci. Agrari non l’abbiamo frequentata perché il giorno c’era una striscia di alghe verdi a ridosso del bagnasciuga e non ci è piaciuta.

Super Paradise è per me ancora una spina nel cuore: dopo una discesa con pendenza assurda in cemento da non fare manco per scherzo col motorino si distende davanti ai nostri occhi un lido color dell’oro e una distesa d’acqua stupenda. Non c’è nessuno a parte 3 signori che ahimè sono completamente nudi, motivo per cui mio marito vuole fare dietrofront. Dopo megalitigata si arriva ad un patto: si cambia spiaggia per non incontrare “esibizionisti” come li chiama lui ma non dovrà fare più commenti. Le risate che mi sono fatta una volta arrivati e Paranga manco ve le descrivo: lì di naturisti ce n’erano almeno 20 e Pier Luigi ha dovuto inghiottire il rospo malamente. Dopo 2 minuti è uscito dall’acqua con il… boccaglio tra le gambe al commento “lì sotto ho visto tutto tranne pesci!”. Ma siamo rimasti con me che ridacchiavo tutto il tempo e comunque i pesci c’erano e tanti, fidatevi…

Platis Gialos ci è sembrata la migliore ma la spiaggetta era piena di ombrelloni e sdraio tutti presi per cui abbiamo dovuto rinunciare anche se a malincuore.

Altro aspetto da non sottovalutare a Mykonos sono i musei.

Il Museo Archeologico è vicino al parcheggio del porto, molta pittura vascolare (la mia preferita), qualche statuina cicladica e parecchi vasi. Si può fotografare tutto ma senza flash e senza persone insieme ai reperti. Molto interessante, al primo museo non ve ne accorgete, ma dopo che avete visto tutti quelli delle isole in cui state vi meraviglierete della enorme quantità di reperti trovati in loco e soprattutto di quanto era avanzata e espansa la civiltà cicladica! Incredibile! Al centro del paese trovate invece quel piccolo gioiellino del Museo Navale diretto da una vecchietta che è un amore e che è stata con me al centro di un episodio grottesco. In cerca di un WC (e vabbè…) la signora mi indicava quello nel giardino del museo e quando io non capivo le sue indicazioni in greco lei batteva il palmo della sua mano sinistra contro l’incavo del braccio destro suscitando il mio orrore: si era così incazzata per la mia richiesta del bagno questa adorabile vecchina?!!? Invece no: voleva solo dirmi che era “a destra” ignorando certamente il significato altamente offensivo del gesto “dell’ombrello”in Italia… A proposito di incomprensioni con culture diverse! Il museo merita davvero una visita a parte tutto con le fotografie di Bubulina (chi conosce un po’ la Grecia o ha visto “Zorba il Greco” saprà quanto sono famose le sue gesta!), le anfore ritrovate in mare con tutte le loro belle incrostazioni, il modello della nave mykonese che è stata ricreata in tempi moderni e di cui la signora va orgogliosissima e cerca di spiegare tutto in greco come può! In più nel giardino c’è un faro che merita davvero una fotografia! A Mykonos spesso chi va nota la presenza di nudisti (mio marito docet) o di gay. In effetti c’erano entrambe ma quello che mi ha colpito è stata in proporzione agli abitanti dell’isola la massiccia presenza di mendicanti. Ricordo bambini che anche all’imbarcadero cercavano di vendere fazzolettini, una vecchia gobba con una veste nera di cui era impossibile scorgere il viso che, accompagnata da una bimba, gracchiava “parakalò efkaristò” con la tazza protesa nella mano sinistra. La ritrovavamo in qualunque vicolo girassimo come una costante e inquietante presenza a ricordare che tra le gioiellerie e le stupidaggini urlate in multilingua dai turisti c’erano anche loro. Donne che vendevano palloncini, invalidi e mutilati e nessuna di queste persone certo parlava inglese e italiano ma ti si rivolgevano comunque per avere qualche spicciolo e di norma venivano scacciati malamente da tutti, gestori di taverne o turisti. Come si suol dire: dove c’è molta luce c’è anche molta ombra. I ristoranti sono invece un capitolo doloroso per la pancia e per il portafoglio; noi ci siamo fatti l’idea che al porto vi presentano il conto direttamente con indosso il passamontagna, in città la fregatura è probabile mentre fuori si può trovare qualcosa ma difficilmente sotto i 15 euro a testa. Noi ci sentiamo di sconsigliarvi la “Ora Taverna” al centro del paese con pergolato di fiori ciclamini e di fronte al “Pelican”: keftedes surgelate, fagioli in umido in scatola e saganaki del giorno prima gommoso e color senape (?) scaldato al microonde. E per questo “sfilano” 50 euro in 2. Voto: 2 Alla “Taverna Atlantide” con i piedi nell’acqua a Platis Gialos siamo stati discretamente (ma le patate erano surgelate… ahi! In Grecia questa è la prova del 9 per una taverna!!) e all’Aeolos abbiamo ordinato una cena discreta con prezzi tutto sommato convenienti in ambo i casi. Il pitta gyro era ottimo dappertutto.

Delos è uno dei motivi più impellenti per vedere Mykonos o almeno per noi è stato così. Sono 35 € a coppia i biglietti del traghetto + ingresso senza la guida, 74 con la guida. Noi ci siamo mossi tranquillamente con le descrizioni della Routard e l’abbiamo girata bene anche se il giorno a causa del forte vento da nord hanno soppresso l’ultima corsa delle 15, quindi abbiamo avuto 3 ore per sgambettare tra i reperti. A parte la schiera di fieri leoni alla fine del percorso occorre certamente menzionare la Casa dei Delfini con i suoi mosaici e il Museo che contiene praticamente tutto ciò che è stato trovato nel sito, dalle statue alle brocche. Chi ha tempo e voglia può salire fin sopra il cocuzzolo e godersi il panorama ma noi non abbiamo voluto rischiare. Una gita che va fatta anche se vi sembrerà pesante o se come me avrete lo stomaco strizzato come uno straccio per via del mare perché quest’isola deserta in mezzo al mare dove solo gli archeologi possono pernottare ha un fascino tutto suo. E in definitiva contribuisce allo stupore per le conoscenze anatomiche e artistiche di questi antichi popoli.

All’imbarcadero per Naxos c’è un ritardo di un’ora: faccio accomodare una coppia matura la quale per sdebitarsi attacca bottone con me: sono infatti due americani di Seattle, Pete e Rita, e chi conosce gli americani sa quanto riescano ad essere eccezionali nel loro riuscire a instaurare conversazione anche con un guardrail. Incontrare statunitensi in un viaggio è un’esperienza bellissima: abbiamo parlato di tutto, la politica estera di Bush, il rischio che il colore di Obama potesse essere un ostacolo alla sua elezione (erano poco poco democratici mi sa…), il sistema sanitario nazionale italiano e USA (da loro descritto “un disastro come la nostra politica estera!”), la medicina legale in Italia, i loro viaggi in Italia e le mie passate vacanze per studio in New Jersey. Una bella chiacchierata che mi ha fatto notare quanto il mio inglese si sia arrugginito negli anni (eccicredo, a malapena ho tempo di leggere in italiano!). Dopo mezz’ora metà dell’imbarcadero ascoltava interessata causa anche il mio tono di voce esuberante, l’altra metà chiedeva a Pier Luigi informazioni sul Super Jet e su tutti i traghetti che dovevano attraccare quel giorno e nessuno ha ancora capito perché! GIUDIZIO FINALE: Mykonos è un’isola molto bella e curata ma carissima e con un plusvalore che non capivo prima di andarci e continuo a non capire ora che ci sono stata. Alla fin fine l’abbiamo trovata troppo artefatta, ci siamo sentiti come turisti in un’isola per turisti, non abbiamo sentito una vera interazione con la vita dei greci e questo ha un po’ frenato il nostro entusiasmo. Ha sicuramente un mare splendido ma poiché spiagge altrettanto belle si trovano in isole meno care e più genuine non credo che torneremmo a Mykonos rivisitando le Cicladi. Siamo comunque contentissimi di averla vista perché abbiamo tanti bei ricordi (anche divertenti) e splendidi sfondi per desktop bianchi e blu…

11-15 giugno: NAXOS: L’ISOLA PIU’ COMPLETA Dopo un’ora scarsa sul velocissimo Superjet comodamente seduti in poltrona stavolta (non si può stare in piedi sui catamarani!) arriviamo in quella che abbiamo scelto come nostra seconda tappa.

Naxos è stata per me appena siamo sbarcati come quelle persone di cui, appena ti sorridono la prima volta che le vedi, capisci subito che nascerà una splendida amicizia… Ho guardato quella piramide di casette color pastello accatastate intorno alla fortezza veneziana sulla cima e ho detto: “Si, ecco quello che stavo cercando in questo viaggio”. Il proprietario degli “Adriani Studios” (booking.Com) ci ha lasciato al quartiere Grotta nei nostri alloggi con stupenda vista sul mare e sulla Portara e dopo avere preso possesso del monolocale ci lanciamo in una scoperta a piedi del kastro. Non credo di avere lasciato un solo vicolo o scorcio non fotografato! Il kastro di Naxos è davvero fenomenale, immaginate Mykonos ma con i colori pastello e con addosso i segni del tempo. Anche qui stradine lastricate in pietra grigia, scalini dappertutto, cunicoli, piante rampicanti, piazzole fiorite. Ma tutto assolutamente circondato dal silenzio. Un incanto, davvero! Poiché è il compleanno di Pier Luigi decidiamo di dare retta alla Routard (che in fatto di pappatoria in questo viaggio non si è mai sbagliata) e ci dirigiamo verso il ristorante Ellis, famoso per i suoi “bifteki”. E noi in effetti ne prendiamo 2, una con salsa al Madera e l’altra con pomodori secchi, un saganaki di gamberi che ancora sapevano di mare tanto erano freschi, melanzane al feta cotte nel coccio, espresso e il Kitron che finalmente assaggio. E tutto per 60 euro in 2, con in più una magnifica vista sulla Portara al tramonto. A Naxos la musica cambia anche al noleggio dell’auto: meno cara (20 euro al giorno) e soprattutto non stanno lì a guardare graffi e contrograffi come il teatrino che hanno fatto a Mykonos (peraltro inutilmente visto che non avevano chiesto carta di credito), l’auto si affitta e basta, senza seccature. Nonostante Naxos sia rinomata per le sue spiagge kilometriche noi ne abbiamo viste solo 3: Mikri Vigla dalla parte di Parthena, acqua azzurrissima e limpida, piatta come una tavola, Agios Prokopios che noi abbiamo giudicato la migliore, ricca di pesci e dove per la gioia di mio marito abbiamo trovato le uniche 2 naturiste dell’isola e poi Agia Anna caratterizzata da acqua con temperatura un po’ superiore alla media (ma da Santorini non sapremo più cos’è l’acqua fredda!) ma più torbida e trafficata.

Purtroppo dal 3° giorno il vento ha iniziato a spirare da sud investendo tutta la costa est che è poi la più rinomata.

Per questo ci siamo sbizzarriti molto in attività alternative quali le visite al kastro diurne e notturne e i giri all’interno dell’isola. Una caratteristica di Naxos è che procedendo verso l’interno è pieno di rocche e torri veneziane che però sono tutte chiuse, o almeno se aprono non c’è indicazione di alcun tipo. Il nostro giro è iniziato con la Torre di Bellonia di cui abbiamo visto solo il cartello ma non la costruzione! In compenso vediamo un brutto frontale tra una Matiz e un pickup: a Naxos è pieno di curve e la gente corre, per cui è meglio non superare mai i 70km/h (noi non ci siamo mai riusciti) e stare prudenti. Quindi ci siamo diretti verso la chiesa di Agios Nikolaos dove un’arzilla turista tedesca sulla sessantina ci dice che ha avuto i nostri stessi problemi con gli edifici veneziani chiusi o addirittura… invisibili! La chiesetta è poco più di un rudere chiuso disperso nella campagna e francamente di non grandissimo interesse.

Quindi ci dirigiamo verso il Tempio di Demetra per giungere al quale si percorre una lunga strada lastricata e fiorita che si apre sul sito archeologico. Del tempio di Demetra non è rimasto tantissimo ma è particolare per le sfumature di grigio del marmo di Naxos con cui è fatto. Proseguiamo verso Halki dove troviamo la piccola distilleria-museo Vallindras. Non illudetevi di arrivare fin lì per comprare le bottiglie di Kytron (il tipico liquore di cedro di Naxos) a prezzo inferiore: in qualsiasi supermercato (e a Naxos ce n’erano parecchi come Vidalis, Dia e Atlantik) le trovate agli stessi prezzi se non meno ma almeno lì vi spiegano le differenze: quello arancione è il più alcolico e aromatico, il bianco è intermedio e fruttato, il verde è leggero e contiene clorofilla. Io mi sono presa e portata a casa una bottiglia di bianco perché mi piaceva di più. La nostra gita fuoriporta prosegue verso Filoti che però non esploriamo perché non capiamo subito dov’è il parcheggio (all’inizio del paese ma invisibile) e proseguiamo per la chiesa da cui si gode una vista su tutta la vallata. Cerchiamo quindi Monì Fotodotis su una strada panoramica meravigliosa e mozzafiato ma alla fine ci arrendiamo e chiediamo a 2 turisti col quad che ci rispondono che bisognava fermarsi a livello di una chiesetta e proseguire per una stradina bianca per 15 minuti a piedi, ma essendo sfatti da caldo e stanchezza rinunciamo e riprendiamo la strada per Apeiranthos. Qui parcheggiamo sulla strada principale e ci facciamo una scalinata dell’altro mondo per raggiungere il centro del paese che è effettivamente molto suggestivo. Ci piacerebbe mangiare in una delle 2 taverne con vista sulla vallata ma il paese pare morto alle 15, solo qualche caffè è aperto per cui giriamo per i vicoletti ascosi e ombreggiati e poi torniamo all’auto.

Ci coglie la prima (e non ultima in questo viaggio) insana idea di proseguire per Moutsouna, il porto sulla costa ovest di Naxos. Peccato che per arrivarci occorra percorrere una strada per parecchi km a 500 metri di altezza senza guardrail e piena di curve in cui taxi e pullman sfrecciano come pazzi. Alla prima sospirata piazzola facciamo inversione e torniamo indietro: non abbiamo l’energia per reggere uno stress del genere! Per mangiare siamo costretti a tornare ad Halki dove ci sediamo nell’unica taverna del paese prima della distilleria. Funziona come taverna e come gastronomia da asporto e il piatto forte è lo spezzatino di maiale con peperoni, cipolle, fagioli e funghi che fa molto Dieta a Zona ma che noi non abbiamo preso optando per cose più classiche e leggere come souvlaki, spinach pie, tzaziki e patatine… fresche stavolta! Contando le birre direi che 20 euro in 2 sono un ottimo prezzo.

Quella sera poi non vogliamo fare tardi perché abbiamo un appuntamento importante: il giorno prima, alla Casa Museo della Rocca – Barozzi abbiamo comprato i biglietti per uno spettacolo di Bouzouki ( il tipico strumento a corde greco nato negli anni ’20). Da 10 anni infatti a Naxos a Giugno si tiene un festival di musica e danze non solo greche e che si sostiene solo con i biglietti degli spettatori con prezzi tra i 12 e i 18 euro a seconda del tipo di spettacolo. Prima del concerto facciamo una seconda capatina gratuita (non sappiamo se per tutti o solo per chi compra i biglietti del concerto che si tiene nel cortile) nella casa dei nobili italo – francesi. Tutto è stato conservato come se la famiglia stesse per andare a pranzo o a letto, la visione dalle finestre del palazzo è eccezionale sul porto e la Portara, addirittura trovo un gioco per bambini che ho posseduto anche io ma in versione di oltre un secolo fa: dei cubi dipinti su ogni faccia con parti di una scena in modo che una valigetta di cubi potesse essere usata per creare 6 “puzzles” con le facce. Per ricostruire le immagini 6 sottilissimi fogli di carta ingiallita che si sarebbe sbriciolata al minimo tocco riportavano i disegni da riprodurre… E poi i vestiti, gli accessori da toilette, i dipinti e le foto antiche di Naxos, veramente una bellissimo edificio da visitare. Alle 21 inizia il concerto. Veniamo fatti accomodare nel cortile su normalissime sedie e a sinistra un tavolo porta decine di bicchieri colorati dai 3 tipi di Kytron e 2 qualità di vino con cui possiamo servirci a nostro piacimento; a destra invece il mar Egeo imbrunito dal crepuscolo riflette le tremolanti luci di Paros che ora scorgiamo nettamente al di là del mare. Come contorno la brezza della sera e un piccolo pipistrello che volteggia sempre a distanza di sicurezza rende questa serata davvero affascinante. Il concerto è tenuto da 2 uomini e una bambina di circa 12 anni che suona il bouzouki, strumento con toni metallici e soffusi che richiama molto melodie orientali. Alternano canzoni a musiche tradizionali ma per ben 4 volte 2 ragazzi con il tipico abito nero e bianco e a volte con una fascia rossa in vita si lanciano in sfrenati sirtaki. Pier Luigi ha dimenticato la videocamera e io riprendo per 4 minuti con la fotocamera i ragazzi che danzano in questo spazio piccolissimo con mosse anche ardite che ricordano lontanamente la breakdance e capriole che fanno sussultare il pubblico presente! Uno dei due fa simpaticamente lo smargiasso, fuma e beve mentre danza descrivendo circoli sempre più veloci, abbraccia il manager, lancia il bicchiere vuoto ma fa andare in visibilio la platea mista di greci e stranieri composta da massimo 50 persone.

Alla fine il manager fa un lungo discorso interamente in inglese nonostante la metà dei presenti siano suoi connazionali e ci ringrazia sostenendo che la ragione per cui esiste il festival sono i suoi spettatori e che Naxos da anni punta su un turismo che ami questo genere di manifestazioni. Salutiamo e ringraziamo, i complimenti si sprecano da ambo le parti, le mani si stringono e io e Pier Luigi decidiamo di concederci una cenetta un po’ particolare seguendo la Routard alla “Waffle House” in una traversa del porto dove ci scodellano per 15 euro 2 waffles grandi quanto un piatto con gelato artigianale e topping a profusione di caramello, cioccolato, frutta secca e biscotti sbriciolati. Dai tempi negli Usa non mangiavo waffles così buoni e non immaginavo a parte la Germania che ne avrei mangiato ancora. Anche in questo Naxos sorprende.

Un’altra giornata dedicata all’esplorazione dell’interno dell’isola prende spunto dai Kouros, enormi figure maschili antropomorfe scolpite che a Naxos sono 3. Noi vediamo per primo quello di Melanes all’interno della taverna “Paradise”, lungo 5-6 metri e più in là incontriamo un vecchietto che in greco ci chiama e ci invita a raccogliere albicocche sugose e dolcissime dai suoi alberi e quando vede che ne prendiamo poche ce ne riempie una busta lui. Un altro dei ricordi indelebili di quest’isola così genuina frequentata dai turisti ma non soffocata. Il nostro viaggio prosegue verso Apollonas nel nord, seguendo una costa semplicemente stupenda, costellata di calette meravigliose raggiungibili però solo con una barca. Prima della piccola località turistica accostiamo l’auto e saliamo le scalette che ci portano al Kouros di 10 m. Dalla sommità della testa è possibile abbracciare il panorama del paesino intorno alla caletta: anche dall’alto si intuisce che la spiaggia è ciottolosa ma l’acqua limpida. Torniamo quindi indietro in meno di un’ora per fare un bagno prima di un altro affascinante appuntamento nel kastro: la visita della cappella, il monastero, casa, refettorio, fortezza di Marco Sanudo. La visita si svolge rigorosamente alle 17 e costa 2€. Noi per un errore sulla Routard arriviamo più tardi quando il giro sta finendo ma, viste le cose venute alla luce durante la visita, intuiamo che la guida ha un debole per i cattolici e in particolar modo per gli italiani, per cui la signora rifà il giro solo per noi. La guida è una trovatella greca allevata dalle Orsoline, parla perfettamente il francese, lingua con cui preferisce condurre la guida, ma parla anche l’inglese. Ha un’ottima conoscenza della storia di Sanudo e di come le generazioni si sono succedute, ritiene la Chiesa Cattolica superiore in tutto alla Ortodossa, che secondo lei non dà spazio alla prima in Grecia. Aggiunge che quel poco di buono che c’è a Naxos lo hanno portato i cattolici. Insomma a parte i giudizi parziali la visita è molto interessante, la guida conosce molti aneddoti della storia degli edifici, è paziente e meticolosa. Sicuramente qualcosa da non lasciarsi scappare a Naxos. Al tramonto decidiamo di farci una passeggiata alla Portara che abbiamo fotografato in tutte le salse dallo studio e decidiamo che è davvero imponente anche se è meglio vederla da lontano! La sera essendo l’ultima ci ri-affidiamo alla Routard e ci dirigiamo verso “Lucullus”, la taverna che portò Naxos alla ribalta delle cronache internazionali ben 10 anni fa. Sapendo che rielabora in maniera elegante ricette tradizionali ordiniamo sautè di gamberi, calamari fritti con salsa tartara, polpo grigliato con salsa all’aceto balsamico e pesce spada grigliato con riso basmati con pesto e pepe rosa. Finiamo con halva di frutta e yogurt con salsa di ciliegie, e per digerire io aggiungo un particolarissimo rakomelo servito caldo come il sakè (che io adoro ecco perché l’ho voluto provare) e 2 espresso: tutto questo per 67 € in 2.

Usciamo e ci troviamo nel brulicante quartiere dell’Old Market, molto più tipico e colorato dei vicoletti mykonesi a mio avviso e qui mi compro un gioiellino che mi ricordi questa splendida isola.

Passeggiando per digerire sul porto ci ferma Capitan Fragiskas per offrirci di andare a fare il giro di Naxos in barca a vela. Purtroppo non è possibile perché dobbiamo partire il giorno dopo ma questo non gli impedisce di chiacchierare amichevolmente e dirci che ha condotto barche a vela lungo il Mar Mediterraneo dalla Corsica, conosce diverse isole italiane e ci fa intuire che è possibile prendere diverse escursioni per vedere il sud e il nord dell’isola.

La mattina prima di prendere il traghetto facciamo uno stop al Museo Archeologico dove non è possibile fare foto ma ci lustriamo gli occhi con tante bellezze di 2000 anni prima di Cristo che continuano a lasciarci a bocca aperta per la semplicità delle linee e la precisione e leggerezza dei disegni. Anche le opere del semplice periodo geometrico incantano per la loro complessità.

A pranzo siamo già sul Blue Star che ci condurrà a Santorini.

GIUDIZIO FINALE: Naxos è un’isola dove crediamo si possano trascorrere tranquillamente 10 giorni senza fare 2 volte la stessa cosa: eventi culturali, spiagge meravigliose e lunghissime, una cittadina deliziosa dove solo passeggiare col profumo del mare mette serenità, pochi turisti e pochi italiani, calette nascoste da raggiungere in barca… Ecco l’isola dove sicuramente torneremmo da soli o con la famiglia allargata per una settimana di Vacanza! Magari partecipando ad una serata di sirtaki dove il pubblico viene coinvolto nelle danze! Naxos, sei davvero da 10 e lode! 15-19 giugno: SANTORINI: L’ISOLA CHE NON C’E’ Dopo 2 ore di ferry giungiamo in quel gran bordello che è il porto di Athinios, ci facciamo largo quasi a gomitate tra tutti quelli che hanno qualcosa da offrire tra auto, stanze o appartamenti. Noi però abbiamo Yannis che ci aspetta, uno dei proprietari della Apolafsi Villa (booking.Com) a Imerovigli, l’unica suite che ci siamo concessi, non tanto per il risparmio quanto per il fatto che per noi gli alloggi sono una base strategica per dormire, lavarsi e a volte mangiare per cui averle troppo lussuose non ci interessa perché quasi non stiamo in casa. A Santorini però avremo un’esperienza molto diversa… Appena arrivati nella nostra splendida suite con balconcino privato sulla caldera l’antipatico fratello manager con la scusa di offrirci gentilmente un drink inizia una filippica su quale autonoleggiatore avremmo dovuto contattare, in quali ristoranti avremmo dovuto mangiare, quali escursioni avremmo dovuto comprare etc etc, trattenendo mezz’ora una coppietta che fremeva di rivedere le bellezze di Thira (anche queste già vista in crociera). Un po’ stressati dalla faccenda ci viene il dubbio che tra il gestore delle Apolafsi e i suoi “partners” ci sia un mutuo soccorso per spennare al meglio chi è tanto fesso da sborsare 155 € al giorno (grande cifra, come no!) per vedere la caldera. Ci informiamo e i nostri sospetti vengono confermati: i prezzi proposti dal tizio e soci sono di gran lunga più elevati della media. Noi faremo di testa nostra e questo almeno per ciò che riguarda l’auto ci verrà malamente rinfacciato al momento del saldo. Yannis e la madre invece si sono sempre dimostrati gentili e affabili, soprattutto Yannis con cui parlavamo di tutto, dal calcio alla vita privata. Ci spiegava che lui ha una moglie e una bambina di 15 mesi ad Atene e che li vede un mese all’anno perché quando chiudono devono ristrutturare e fare sempre cambiamenti nelle ville. Ci diceva anche che a Santorini parecchia gente vive situazioni familiari fatte di sacrifici simili perché avere entrate dal turismo in un’isola che fuori stagione non offre molto come vita quotidiana e lavoro significa anche questo.

Il primo tramonto sulla caldera è semplicemente fantastico: assistiamo nonostante la tramontana gelida il sole prima diventare una palla infuocata indistinta, quindi una capocchia di spillo gialla, quindi appena sotto l’orizzonte ci meravigliamo davanti a tutte le sfumature che il cielo assume dal giallo al fucsia finendo col viola e timidamente fioccano le prime tremule luci da Oia sulla nostra destra e da Thirassia davanti a noi.

Anche l’alba però non è da meno: Oia è avvolta nella foschia e con il primo sole si vedono benissimo gli strati a sfoglia colorati che compongono la scogliera dell’isola. E’ difficile scorgere qualcosa oltre il mare e sembra davvero di essere precipitati in un’altra dimensione. Di Santorini vedremo ben poco perché un’insana voglia di calamari ci indurrà a comprare una marca italiana surgelata che si rivelerà fatale: alle 5 del mattino invece che al mio maritino mi ritroverò abbracciata alla tazza del cesso dopo 12 ore di nausea e diarrea ininterrotte. E subito dopo toccherà a Pier Luigi con febbre e rincorse al bagno. Alè! Comunque abbiamo fatto a tempo a vedere un’unica spiaggia, Kamari, che ci ha profondamente deluso: suggestiva per la sabbia nerissima, si rivela una trappola micidiale appena si cerca di entrare in acqua anche con le scarpette: il fondo è fatto da sassi e buche che impediscono di mantenere l’equilibrio anche perché a causa del fondale di sabbia nera l’acqua è sì pulita ma torbidissima e non si vede nulla, e contando che la temperatura dell’acqua era elevata pareva di galleggiare come pezzi di carne nel brodo, sensazione non piacevolissima. Tornando sulla sabbia un’altra sgradevole sorpresa: l’aeroporto di Santorini è proprio dietro la spiaggia per cui ogni 10 minuti sentivamo prima un rombo minaccioso che in pochi secondi si trasformava nell’enorme sagoma di un aeroplano che atterrava dietro di noi ad un’altezza di circa 300 metri, non di più. Sommando questo alla quantità stratosferica di taverne e localini sul lungomare si deduce che Kamari è tutto fuorchè una bella spiaggia tranquilla come piace a noi. Vediamo anche la Red beach, spettacolare e unica, ma una chiazza schiumosa verde-marrone nell’acqua detiene noi e tanti altri dall’andare fino a riva: ci fermiamo in alto ad ammirarla e poi torniamo indietro.

Brutte notizie sull’Akrotiri: è ancora chiusa. Amen.

I 2 pomeriggi in cui le pance ce lo hanno permesso (in effetti il malessere ci ha bloccato per poco) li abbiamo dedicati a Oia perché io volevo assolutamente fare tantissime fotografie del paesino sia al tramonto che con la luce che lo investiva lateralmente (al tramonto la scogliera con le abitazioni è in ombra). Posso solo dire che la cosa più spettacolare di Santorini è il groviglio di scalette e tetti color calce alternati a ombrelloni e piscine azzurre che diventano sempre più piccoli in prospettiva man mano che si arroccano sul fondo della scogliera. Veramente un piccolo gioiello architettonico! Il tramonto poi è qualcosa di unico, anche se al momento del calar del sole sotto la linea dell’orizzonte non ho capito l’applauso del pubblico arroccato su tetti e ruderi a frotte: non credo che la Natura abbia bisogno di applausi che sottolineino la sua bellezza, comunque…

A Oia vediamo anche il piccolo ma interessante Museo Navale con la sua curiosa collezione di polene stravaganti! Thira invece l’abbiamo vista la mattina che abbiamo girato per i suoi musei. Anche questa è graziosa come cittadina (o paese?), ma la folla è snervante: ogni giorno c’è praticamente una nave da crociera attraccata e proprio quando passeggiavamo noi ce n’erano 3 addirittura. Il problema a mio parere non è il numero elevato dei passeggeri che scendono, perché tanto Santorini è sempre zeppa: il problema sono gli accompagnatori che non sanno gestire tale mole di persone che si muove, si accalca e puntualmente non ascolta le indicazioni date. A Thira sono riusciti a bloccare letteralmente la piazzola adiacente il Museo Archeologico con protesta di tutti i turisti presenti sul posto! Il Museo Archeologico è interessante anche se piccolo, sono solo 3 stanze e contiene più o meno lo stesso tipo di reperti degli altri musei delle isole.

Il Museo Megaron Gyzi lo consigliamo seriamente: la casa è praticamente inesistente ma è fantastica la collezione di dipinti, immagini e fotografie delle Cicladi, il Dodecanneso, e i diversi terremoti di Santorini. C’era addirittura una pagina di un giornale britannico del XIX secolo che descrive l’eruzione avvenuta tra il 1866 e il 1870 con una serie di stampe che ritraggono l’evento negli anni. Mi è parso di capire, ma non sono certa perché erano immagini prive di didascalie, quell’eruzione avrebbe provocato in 4 anni la fuoriuscita di tanto materiale lavico il quale, raffreddandosi avrebbe aumentato le dimensioni di una delle isole di fronte a Santorini (mi è sembrata Thirassia dalla forma ma non sono certa)! Beh, se così fosse deve essere stato un evento davvero eccezionale e di enorme portata! Altra carrellata indimenticabile di immagini sono le foto che ritraggono il terremoto del 1956: è semplicemente impressionante il lavoro di ricostruzione che i Greci devono avere compiuto su un’isola di ruderi! Molto interessante è stato anche il Museo Preistorico, vicino alla fermata degli autobus: accanto a cartelloni illustrativi bilingue che spiegano la costituzione del terreno di Santorini “a sfoglie” e come l’isola si è formata ci sono tantissimi reperti di parecchi secoli prima di Cristo. Abbiamo visto anche una… vasca da bagno precristiana! Veramente interessante, soprattutto a mio parere i gioielli sia per quantità che per qualità. Sembra che i greci abbiano una tradizione orafa realmente millenaria! E che belli! Alcuni si sarebbero potuti indossare (più rifiniti) anche oggi! A Santorini per motivi intuibili abbiamo preferito “passare” sull’argomento ristoranti. Abbiamo però un giudizio gastronomico perfettamente combaciante con quello di altri TPC sulle pasticcerie: sull’isola hanno effettivamente un respiro internazionale, per cui accanto a loukoumades e baklava si trovano eccellenti cheesecake o meringate al limone ma… attenti! Sono delle sberle caloriche non indifferenti con strati di panna alti anche 5 cm (provati personalmente, mi sono sacrificata per amore della cronaca…) per cui, non più di uno! Sono anche relativamente economici tra 2,50€ e 3€ a megafetta.

Però arriva anche il momento di andare alla sospirata Milos, vero obiettivo di questo viaggio e così il 19 ci ritroviamo su un superjet che con un anticipo di un’ora ci sbarca ad Adamas.

GIUDIZIO FINALE: Santorini purtroppo ci ha dato la stessa sensazione spiacevole di Mykonos: un’isola per turisti, esageratamente sfruttata. Stupenda e unica sicuramente ma ci tornerei in inverno quando moltissime strutture sono chiuse e l’isola è veramente vivibile! Come ci ha detto il ragazzone serbo che ci ha accompagnato al porto: “Se hai la ragazza e la Playstation, giusto qualche turista ogni tanto, si sta da Dio!!!”. Bello, no? 19-25 giugno: MILOS: L’ISOLA DELLE ROCCE SILENZIOSE A Milos veniamo immediatamente trasportati a Provatas nell’unica casetta sul mare con sentiero sterrato che porta direttamente alla spiaggia. L’alloggio sono gli Studios Veletas (milostravel.Com) il cui proprietario Yorgos vi noleggia anche l’auto per cui… alla grande! A Milos abbiamo sempre e comunque sentito il solo frinire delle cicale, sottofondo musicale di tutta la settimana. Nonostante la presenza dell’aeroporto abbiamo sentito solo 2 aerei atterrare. Che bello! Dal 2° giorno sull’isola inizia a soffiare un brutto vento da nord-ovest che è durato fino al nostro rientro ad Atene e che ci ha impedito di farci il bagno in tutte le spiagge del nord. Non ci ha però impedito di andarci e fotografarle con effetti veramente suggestivi! Tuttavia poiché le giornate di mare sono state un po’ limitate da fattori metereologici anche qui siamo stati ben contenti di sbizzarrirci in attività alternative che ci hanno portato a scoperte piacevoli e innovative! Hivadolimni è l’unica spiaggia verso nord in cui siamo riusciti a fare il bagno ma francamente è quasi evitabile: mare anonimo per quanto trasparente e acqua bassa, spiaggia parecchio sporca.

Tsigrado è stata un’altra spina nel cuore: hanno tolto la scaletta alla fine della corda e infatti in 6 giorni che eravamo lì abbiamo visto solo una coppia e una famiglia di romeni. In pratica senza la scaletta si deve fare l’ultimo salto di circa 2 metri con relativa risalita a pertica e essendo io reduce dalla terza distorsione alla caviglia destra ho rinunciato. Siamo poi andati a chiedere spiegazioni al gentilissimo padrone di casa che ci ha detto che poiché la S&B, la società mineraria che fa lavorare l’isola, sta sfruttando Tsigrado per la perlite di cui la spiaggia è ricca, sta cercando di dissuadere i turisti con ogni mezzo per motivi economici. Ha anche aggiunto che il padre (che ci è parso uno con le mani in pasta) stava studiando una soluzione che permettesse ai turisti un migliore accesso al sito ma… pare che la S&B gli abbia risposto “Uè, ciccio, qui comandiamo noi!”. Tra l’altro, non fate il nostro errore di andare a chiedere ai milesi (si dice così?) come fanno loro per arrivare a Tsigrado perché vi rispondono che il metodo della corda è troppo difficile, esiste un sentiero “facilissimo” sulla roccia davanti al parcheggio. Noi ci siamo andati e i casi sono 2: o siamo ciechi oppure il concetto milese di “facilissimo” e il nostro sono agli antipodi! Loro praticamente scalano la roccia ma lo fanno da bambini, per cui è come andare a comprare il latte in bottega. Se siete scalatori esperti avventuratevi pure ma dovete mollare tutto di sopra.

Firiplaka ha una scogliera coloratissima, ben più della famosa Paliochori che abbonda principalmente nel rosso, virando dal giallo dello zolfo al viola scuro. Fatevi delle foto vicino alla roccia e nessuno crederà che sono colori naturali! L’acqua è limpida, calda come sempre a Milos (pare per via dell’origine vulcanica e delle hot springs) ma un po‘ bassa.

Paliochori è rosso acceso con fondo ciottoloso, acqua stupenda e una moltitudine di pesci.

Papafrangas l’abbiamo vista con un vento che faceva ruggire il mare e che gli ha conferito un certo color Nesquik che induceva nausea solo a guardarlo. Peccato, perché pare che in giorni normali abbia un bel colore verde e sia molto bella. Nota sul percorso per arrivarci: che ci mettano almeno una corda per tenersi, è veramente poco sicuro! Firopotamos l’abbiamo vista in “bonaccia” per 5 minuti dall’alto e ci siamo detti che era una caletta tanto deliziosa che ci avremmo fatto il bagno. Invece…Pazienza! Sarakiniko era rovente il giorno ma il mare schiumava di rabbia e c’erano solo una decina di ragazzi seduti in cerchio vicino a riva e un loro amico pazzo tra le onde. A me più che un paesaggio lunare ha ricordato certi paesaggi del deserto del Nevada (per come l’ho visto in foto o nei film, eh!). Stupendo il massiccio levigato dal vento sulla destra con tanto di trono e torrioni, ideali come location di foto realmente curiose! Molti si sono meravigliati che le avessimo fatte in Grecia! Mandrakia ci ha colpito con la sua chiesetta bianca e blu e col suo porticciolo di barchette colorate a cui si accede con una scaletta di bambola bianca con bordi celesti.

Provatas era sotto casa e l’abbiamo vista parecchio: meglio dal balcone di casa che da vicino, acqua troppo bassa. Colori però stupendi dal celeste al verde passando per l’azzurro intenso.

Ma tra tutte queste quella che noi abbiamo trovato la migliore e in cui siamo stati ben 3 volte trascorrendoci tutto l’ultimo giorno è una spiaggia non citata dalla Routard e che abbiamo trovato raramente anche nei resoconti. So, the winner is… Agia Kyriaki! Bisogna fare un po’ di rally in uno sterro-budello monosenso, ma dopo 10 minuti vedete una fascia celeste dopo il bagnasciuga… è lei! Chi è stato a Creta mi capirà: immaginate Chryssi a 10 minuti di auto! Meravigliosa! Fondo di piccoli ciottoli perlati bianchi, sabbia fine, acqua caraibica color “piscina”, pochi pesci ma visibilità sott’acqua a 20 metri, una cosa meravigliosa, la voglia di nuotare non finiva mai! Un posto davvero rigenerante, la migliore che abbiamo visto in tutta la vacanza.

Poiché il vento non ci era amico come ho detto ci siamo trovati cose alternative da fare. Una è stata trovare percorsi suggestivi all’interno dell’isola. Noi ne consigliamo 2: Il percorso che arriva a Pollonas e la sua strada interna. Pollonas è una graziosa cittadina turistica sul mare, ha una spiaggetta ciottolosa con acqua blu limpidissima, lungomare con qualche localino ma niente in confronto ad Adamas. Se però vi avventurate all’interno stando attenti ai camion della ditta mineraria (che sono i veri padroni della strada e sfrecciano anche la domenica) che in quelle strade deserte fanno sempre venire la fantasia di scene alla “Duel”, scoprirete le cave multicolori di Milos, spettacolo da lasciare a bocca aperta anche il più incallito amante del mare che certamente non rimpiangerà le spiagge! Viola, rosso, giallo, rosa… Ma chi poteva immaginare che le morte pietre potessero essere tanto belle? Altro itinerario della serie “rally spettrale” è di entrare a Zefiria e invece di girare a destra per Agia Kyriaki proseguire dritti fino ad incontrare lo sterrato. Qui non ci sono indicazioni: orientatevi a naso verso il mare, lo sterrato è buono a parte sporadiche buche e pietrozzi, andate verso il mare e alla fine vedrete un paesaggio “de paura” in tutti i sensi; montagne di perlite e zolfo ammucchiate ai bordi delle strade, un silenzio innaturale tanto che non udivamo nemmeno le cicale, tutto era morto e immobile, e con le ombre che iniziavano a calare lo scenario diventava da brivido. Prima che mio marito mi ingiungesse il ritorno le abbiamo viste da lontano: le miniere di zolfo abbandonate, sullo sfondo di una bellissima caletta colorata. Sarebbe stato bello fare la strada che portava giù ma il sole stava calando e non era sicuro farsi il ritorno al buio.

Non ci siamo nemmeno fatti mancare i musei.

A Plaka c’è il Museo Archeologico, piccolo e grazioso.

Il Museo Ecclesiastico è ricco di icone antiche e oggetti usati per il culto molto vecchi. E’ gratis.

Ma quello che a nostro parere imperdibile è il Museo Minerario ad Adamas. Oltre a scene della vita dei minatori con testimonianze e un documentario trasmesso in loop, ci sono i minerali con le loro descrizioni, la lente di ingrandimento per osservarli di persona e imparare un po’, le descrizioni su dove si estraggono, che cosa si ottiene con essi (dal cemento ai farmaci… fantastico!) etc. Etc. Dal documentario in cui i vecchi minatori e le donne che lavoravano dicono cose come “ era una buon lavoro, non era pericoloso etc etc” (il lavoro nelle cave? Ma quando mai?) ho avuto la sensazione che fosse un po’ pilotato, poi ho visto che all’interno del museo c’era una stanza con la scritta enorme “S&B” e mi sa che lo finanziavano loro… Insomma, a me ha dato l’impressione che ‘sta ditta con la scusa che dà da mangiare a tutta l’isola faccia il bello e il cattivo tempo, però magari mi sbaglio, chissà.

Sull’Archeologia note dolenti: le catacombe sono chiuse e il teatro è aperto e anche se piccolo offre una bella vista su Klima con le sue porticine di mille colori.

Da non perdere assolutamente a Milos è il giro dell’isola: un po’ perché Pier Luigi adora la barca a vela (veleggiava da ragazzo ma ora…) un po’ perché col ventaccio nessun barcone è uscito abbiamo ripiegato su quella. Dobbiamo ancora capire se abbiamo scelto il tizio con le palle più grosse o col cervello più squagliato visto che il giorno c’erano onde di 2 metri, vento a 6-7 Beaufort e nessuno ha lasciato il porto come abbiamo scoperto tornando. Però il giro merita: vedete la roccia dell’orso, Klima, Sikià e a Kleftico con la barca a vela vi montano su un Tender e vi fanno esplorare le minuscole grotte sottomarine (attenti alla testa!). L’acqua era stupenda, il contrasto con le rocce bianche unico, sotto c’erano meduse, murene, ricci, occhiate… Fantastico! Non vi sto a raccontare le peripezie di una che soffre il mal di mare con una barca che rollava e beccheggiava tanto da far entrare l’acqua dentro… Ma anche questo si annovera tra i ricordi belli! Sui ristoranti vi consigliamo “Kynigos” sul porto di Adamas e il suo polpo grigliato che odora di mare da un metro e i pitarakia, sfogliatine milesi ripiene di formaggio stagionatissimo e erbe.

A Pollonas la “Apaniema” con la sua varietà di mezè e in particolar modo le crocchette di zucchine e feta che si sciolgono in bocca… che delizia! Evitate la taverna “Sirocco” a Paliochori: si vantano di cuocere il cibo nella sabbia col calore e invece te la cuociono sulla piastra o peggio è riscaldata al microonde! Voto:4 Una parola su Adamas: dai racconti me ne ero fatta una brutta impressione invece devo dire che l’ho trovato grazioso, curato e vivace. Certo, non sarà Mykonos ma si difende bene! Purtroppo però il 25 arriva e ci attende l’Hellenic Seaways per Atene.

GIUDIZIO FINALE: Milos è un’isola dove trascorrere tutto il tempo che si vuole in perfetto silenzio e a contatto con la natura, l’alloggio scelto da noi era fantastico, ci torneremmo certamente. 10 e lode insieme a Naxos! 25-28 giugno: ATENE: LA STORIA DELLA NOSTRA CIVILTA’ A 7 anni da Praga di nuovo una capitale. Che mi ero immaginata sporca, incasinata e caotica e invece mi ha davvero stupito per il contrario. Forse perché non abbiamo girato piazza Omonia? Noi il primo giorno (pazzi!) siamo andati A PIEDI dal nostro albergo Phidias (venere.Com) nel quartiere Thissio fino al Licabetto passando per il Partenone, con i vari Asclepeion, Teatro di Erode attico, Teatro di Dioniso, (state attenti: non sappiamo perché ma nell’Acropoli potete bere solo acqua e non Coca Cola, ignoriamo perché ma ti facevano buttare il bicchiere… mah!) e scendiamo a farci fregare con la mostra del Nuovo Museo Archeologico (chiuso) che è da evitare perché non c’è nulla, solo un hangar vuoto con 2 foto in croce. Proseguiamo per l’Olimpieion e la Porta Adriana quindi continuiamo per lo Stadio Olimpico del 1896 SEMPRE A PIEDI. Nonostante le nostre estremità inferiori siano da buttare continuiamo imperterriti verso il notevole Museo di Arte Cicladica oltre Piazza Syntagma. Il Museo è così strutturato: al 1° piano ci sono le famose statuette bianche a braccia conserte stile “Modigliani”, con quella enorme da 1,5 metri. La più famosa è quella seduta con il boccale, usata in Grecia per la pubblicità del Metaxa (eh, eh!) .

Il 2° piano era chiuso ma al 3° c’era una mostra temporanea di arte cipriota, molto interessante e differente da quella cicladica vista finora. Al 4° la ricostruzione della vita di un giovane greco partendo dalle immagini sui reperti. Per uno snack leggero vi consigliamo il Coffe Right sulla piazza. Sono quelle catene di fast food “leggeri” con panini fatti la mattina anche integrali, poche salse, bibite naturali, dolci genuini come lo yogurt con miele e muesli in “barattolini” da ½ kg. Quindi decidiamo che siamo scemi e proseguiamo a piedi fino al Licabetto con tanto di scalinata con 150 gradini, mezz’ora tutta in salita (a 40°C), una roba da infarto. Poi per fortuna arriva la teleferica. Il panorama dalla collina è meraviglioso, Atene è una città enorme con parecchi “polmoncini” verdi, ma se la Grecia fa solo 11 milioni di abitanti (detto da una ateniese) quanti cavolo ne fa Atene da sola? La metà??!!?? Però bisogna scendere per andare stavolta in metro (evviva!!) al Museo Archeologico Nazionale: distrutti pensiamo di farcela in un’ora e mezzo… illusi! E’ tipo il British, computate almeno 3 ore se volete vederlo bene. Ma quali meraviglie al suo interno!! Libri di Storia e Storia dell’Arte ritrovati lì: il Meccanismo di Antikitera su cui gli scienziati si sono scervellati per diversi decenni, in originale e ricostruito, l’Efebo di Antikitera che pensoso e appoggiato ad una parete si osserva il palmo della mano, il ragazzo sul cavallo che sullo sfondo rosso della stanza dà un effetto prospettico pauroso, ornamenti funerari bellissimi, enormi lekithos (vasi funerari bianchi), il Perseo di Antikitera, la Maschera di Agamennone e mille altri reperti che almeno una volta abbiamo visto nelle illustrazioni dei nostri libri di studio. Insomma, una visita davvero emozionante ma nonostante vorremo dormire ci trasciniamo al Museo Benaki che il giovedì è gratis e chiude a mezzanotte. Qui è vietato persino portare la fotocamera inutilizzata dentro la borsa e si snoda in 4 piani uno più bello dell’altro con ristorante finale che emanava un profumino… Al primo piano ci sono reperti vari dai bronzi alle brocche ai gioielli alle statuette cicladiche, negli altri viene rivista la storia della Grecia dalle dominazioni turca, veneziana e della guerra d’indipendenza. Addirittura hanno ricostruito 2 stanze di una casa di signori macedoni, splendide e sontuose. Bellissimi i vestiti e i gioielli veneziani, anche ciondoli e orecchini a forma di veliero incrostati di pietre preziose! Alle 22 torniamo in hotel e il simpaticissimo receptioner che parlotta inglese e italiano in un curioso esperanto, un vecchietto eccezionale, ci consiglia un ristorante che poi scopriamo essere lo stesso suggerito dalla Routard: “To Elias” di fronte alla chiesetta di Thissio e vicino alla ferrovia. Le bistecche grigliate sono ottime, le patatine fritte freschissime (evvaiiiii!) e lo tzaziki cremosissimo. Poche portate ma sincere, 35€ in 2. Dimenticavo: percorrendo le strade di Kolonaki, lo stupendo e verdissimo quartiere residenziale e “politico” di Atene siamo incappati nel cambio della guardia di 2 serissimi “euzones” il corpo di guardia greco che vigila su Parlamento e altri edifici governativi concentrati in questa zona. Mentre riprendiamo i 2 militi con il loro caratteristico costume (effettivamente strano ai nostri occhi: passi il gonnellino, ma il mega ponpon sulle scarpe…) incuriositi da questa specie di passo dell’oca esasperato e alla moviola sentiamo un gruppo di turisti alle nostre spalle che letteralmente si spatascia in sonore risate di fronte all’esibizione. Io incrocio le dita e ascolto quello che dicono sperando che… non siano… e invece sì, mannaggia! Sono italiani! Che figura! Stavo per dire loro “Signori, quest’anno invece di andare a farvi il solito cine panettone di Vanzina rivedetevi il filmino della Grecia visto che vi fa ridere tanto…!” Il giorno seguente proseguiamo (stavolta usufruendo di biglietto giornaliero da 3€ della metro) visitando il Ceramico che è a 2 passi dall’hotel (piano oltre che di monumenti funerari maestosi come il toro a grandezza naturale anche di studenti di arte che copiano le opere!), proseguiamo per l’Agorà e ci rendiamo conto che tutti gli altri monumenti chiudono al tramonto per cui una volta vista la monumentale ricostruzione della Stoa di Attalo ricostruita con il piccolo ma affascinante museo interno e l’Agorà greca praticamente intatta (ma anche lì hanno fatto manutenzione mi sa) ci dirigiamo verso Monastiraki per vedere questa Atene più “ruspante”. In effetti il contrasto con Kolonaki è evidente non solo dalla mancanza di lussureggianti giardini, condomini che sembrano usciti dalla 5° strada di NY, negozi di grandi firme internazionali ma anche dalla presenza: molti i mendicanti, parecchi gli individui davanti ai quali ti veniva da stringere un po’ di più la borsa. Strapieno di localini e taverne sulla cui genuinità non mi pronuncio, sembra un enorme suq babeliano ma non è male, molto caratteristico! Ci dirigiamo verso il Museo dei gioielli Lalalounis vicino all’Acropoli e ci lustriamo gli occhi con questo artista che ha venduto le sue creazioni a Jacqueline Onassis e Lyz Taylor e che si ispira ai temi più disparati: se ogni volta che ha fatto una mostra in un Paese ha omaggiato la Nazione ospite ispirandosi alle sua tradizioni, si è ispirato alla Natura con creazioni di… Spermatozoi d’oro, o con il sistema solare riprodotto in un collier! Interessante sicuramente però forse mi è dispiaciuto avere saltato il Museo della Guerra che chiudeva alle 14:00 (è gratuito) e davanti al quale Pier Luigi si è fatto un paio di foto con aerei ed elicotteri veri esposti all’esterno. Pazienza…

Torniamo al Coffee Right per un pasto leggero e quel megabicchierone di yogurt con miele e muesli di cui stiamo diventando dipendenti e ci concediamo una pausa digestiva ai Giardini Nazionali, altra imperdibile tappa nel tour cittadino. Appena si entra a fianco al Parlamento si vedono 2 imponenti filari di palme altissime e poi si prosegue con diverse piante e fiori che gettano agognata ombra sulle numerose panchine. Qui si svolgono diverse attività: i turisti dormono, i joggers bevono, i vecchietti intavolo veementi comizi di politica (o almeno io l’ho intuito dal tono). Proseguiamo per il Museo Bizantino che espone quanto più si possa immaginare sulla religione bizantina nei secoli: pergamene, icone, libri di preghiere,volte di cappelle dipinte… Insomma, una visita immancabile anche questa, peccato che come molti musei di Atene anche per una questione di preservazione dei reperti sparino aria condizionata da freezer a 3 atmosfere quando fuori c’erano ben 42 °C, e io… mi sia ritrovata a correre alla ricerca di un bagno (che era pure nell’altra ala e stava per succedere un disastro!). Sempre via metro raggiungiamo la Biblioteca di Adriano e l’Agorà Romana con la Torre dei Venti e ci concediamo un’altra passeggiata nel quartiere che ci porta fino alla Cattedrale Mitropoleos, che contiene sarcofaghi di patriarchi e icone che paiono vive.

Leggiamo sul city book di Atene che lì vicino esiste il quartiere di Anafiotika, così chiamato perché fondato da emigrati da Anafi che avrebbero costruito un quartiere in stile cicladico. Eravamo stanchi morti ma non tanto da non vedere una cosa del genere! Eppure non lo abbiamo trovato! Ma viste le fesserie che lo stesso autore del city book ha scritto sulla guida delle isole greche (usata per il camino in inverno) abbiamo pensato alla sua ennesima bufala. Una nota sul quartiere Thissio dell’albergo: consigliatissimo! Pieno zeppo di localini, ragazzi che esibiscono in mille arti, la sera vediamo un concerto rock-rap in greco improvvisato con tanto di “groupies” adolescenti che lasciavano rose sui leggii! Gente che cantava Celentano (alla radio greca abbiamo sentito parecchi artisti nostrani e ancora più covers di nostre canzoni. Però!), giocolieri, trampolieri, bancarelle, venditori di cineserie… E mai è mancata la polizia a pattugliare, per cui un quartiere tranquillissimo ma vivacissimo.

La sera poiché l’amico Elia è strapieno andiamo alla seconda scelta della Routard il “Philistron” con vista sull’Acropoli ma ci sediamo dentro perché sulla terrazza si aspetta minimo mezz’ora. Prendiamo una moussaka, involtini di melanzane, grigliata mista e una versione mediterranea del rosti di patate con pomodoro, peperoni, origano e formaggio semistagionato, 50€ in 2. La mattina dopo un lieve ritardo dell’Air One viene ingigantito dalle disabilità psico-fisiche della tipa del check-in che non sa probabilmente nemmeno dove ha i piedi, a Roma veniamo misteriosamente trasbordati tutti su un Alitalia senza una sola spiegazione (ma tanto meglio, i migliori decollo e atterraggio!) e torniamo a casa a rivedere bene sul pc le nostre foto meravigliose e le quasi 5 ore di filmato.

La Grecia è davvero una terra stupenda e genuina (a parte certe forme estreme di sfruttamento turistico), le Cicladi sono state una scoperta meravigliosa, Atene una capitale da approfondire e della Grecia ora ci piacerebbe molto vedere Rodi ma… essendo praticamente la terza volta consecutiva che ci andiamo, per l’anno prossimo, risparmi e ferie permettendo, vorremmo decisamente cambiare nazione. Spero che questo viaggio in parte tecnico in parte di impressioni possa essere stato di aiuto a chi abbia intenzione di farne uno simile. Yassas! Silvia e Pier



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