Da Igoumenitsa a Sifnos, scampando ai roghi

Non ci piace di solito ripetere viaggi con le stesse modalità e mete, ma ormai lo scooter per noi è diventato un punto fermo delle nostre vacanze, ed eccoci a scegliere di nuovo la Grecia come meta. Periodo (ahinoi) classico, di pienone turistico, ma stavolta scegliamo un itinerario che dia maggiori soddisfazioni al nostro Scarabeo 500; quindi,...
Scritto da: rajo81
da igoumenitsa a sifnos, scampando ai roghi
Partenza il: 08/08/2008
Ritorno il: 28/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Non ci piace di solito ripetere viaggi con le stesse modalità e mete, ma ormai lo scooter per noi è diventato un punto fermo delle nostre vacanze, ed eccoci a scegliere di nuovo la Grecia come meta. Periodo (ahinoi) classico, di pienone turistico, ma stavolta scegliamo un itinerario che dia maggiori soddisfazioni al nostro Scarabeo 500; quindi, meno isole e più kilometri. Da Bari ad Igoumenitsa con i soliti eccellenti traghetti Blue Star, si arriva all’alba, ed assonnati inforchiamo subito il mezzo dirigendoci verso sud. La nostra prima meta è Parga, paesino delizioso che Paola ha conosciuto molti anni prima, e che adesso è diventato un affollato centro turistico, sicuramente il più rinomato del nord della Grecia. Nonostante la folla, Parga mantiene un fascino aristocratico, anche se Paola ormai stenta a riconoscere il paesino di pescatori meta di pochi ed avventurosi turisti, con due taverne e qualche vecchio pescatore. Nella nostra programmazione abbiamo deciso di prenotare solo qualche notte qua e là, sperando che la fortuna ci assista negli altri giorni. A Parga in effetti troviamo senza dannarci troppo una discreta sistemazione (Hotel Rosa Nea 70€), e ne approfittiamo per scaricare le borse e proseguire verso il mare. La baia di Giannakis è spettacolare vista dall’alto, e i souvlaki del chiosco tra gli alberi della spiaggetta sembrano un degno approccio alla vacanza. La serata è dedicata a Parga, piena di gente, con i tanti localini sul lungomare (quasi tutti gradevoli) e la cena da Sakis, in alto in paese, uno dei pochi ristoranti in cui trovi qualche vecchio locale seduto a tavola (ottimo segno, e 30€ in due). Ma i nostri obiettivi sono altri, cominciare dal Peloponneso, che è ancora lontano laggiù, e la mattina dopo proseguiamo il viaggio di buon’ora. Dopo una deviazione a Lefkada per salutare degli amici,proseguiamo lungo la costa. Il paesaggio è davvero bello, e la strada corre praticamente sulla riva per molti Km. Quasi al tramonto, decidiamo di far sosta ad Astakos, paesino in posizione privilegiata in fondo ad un fiordo molto scenografico. Nonostante la posizione, il mare piatto e l’acqua trasparente, Astakos dà l’idea di una colonia turistica per membri del Politburo. Non c’è ombra di stranieri, ed i pochi turisti locali hanno un’età indefinita. Insomma, un posto decisamente decadente, che però proprio per questo ha un suo fascino. L’unico hotel visibile dalla strada (Stratos, 80€) sembra l’emblema di tutto ciò. Terrazzato sul mare, negli anni 50 doveva essere un esempio di modernità… Peccato che da allora non abbiano toccato nulla, nè l’impianto elettrico, nè l’ascensore, nè le rubinetterie, ed anche il portiere sembra avere mille anni. La sera mangiamo talmente vicini all’acqua da poter dar del pane ai pesci mentre gustiamo sadicamente un loro simile seduti al tavolo, e della Grecia amiamo soprattutto questo; il contatto col mare è proprio fisico, hai sempre una vista sul mare, un tavolo sul mare, e ne senti odore, umore e rumore.

Ci lasciamo Astakos e la sua malinconia per quella che si preannuncia la tappa più lunga del nostro viaggio; siamo diretti a Pylos, dove via Internet abbiamo prenotato tre notti al Thanos Village. Il caldo, le numerose soste ed i quasi 400km di asfalto, ci fanno arrivare a destinazione abbastanza cotti. Inoltre il paesaggio, dopo Patrasso, diventa monotono e squallido. All’arrivo al Thanos Village, la doccia fredda; nonostante il preavviso telefonico della mattina stessa, ci dicono di non avere la nostra prenotazione, e ci “offrono” un’altra sistemazione presso un hotel più caro e meno carino. Incazzati neri, rifiutiamo e decidiamo di sfidare la sorte col fai da te. Pylos è in una posizione privilegiata, ma sembra sopravvalutata dai commenti che abbiamo letto prima di partire. Sta di fatto che non si trova un buco per dormire, e quindi proseguiamo lungo il primo dito del Peloponneso alla ricerca di una sistemazione quale che sia. Qui comincia un vero e proprio incubo, facendo un porta a porta nell’oscurità che avanza, in posti improbabili eppure tutti pieni, pieni, pieni. Arriviamo quasi alle 11 di sera a Kalamata, pensando che ormai l’unica soluzione sia quella di simulare un malore e farci dare una brandina in un ospedale. Ma al Pharae Palace di Kalamata, albergone a molti piani sul lungomare, troviamo un’unica stanza per un’unica notte. Il receptionist mi potrebbe chiedere anche 500€, lo abbraccerei ed accetterei con un sorriso da ebete, ma lui per fortuna non lo sa, e ce la caviamo con 98€ e prima colazione, inginocchiandoci e baciando il letto appena arrivati in camera. Siamo però piuttosto preoccupati, perchè abbiamo capito che il Peloponneso è in overbooking, e ci sono saltati i 3 giorni strategici che avevamo prenotato da casa. Unica possibile vendetta, parlare male del Thanos Village, della loro poca professionalità e della loro strafottente scorrettezza (passate parola!). La mattina dopo chiediamo alla hall del Pharae se si è liberata una stanza per la notte successiva; ci dicono di sì, e la blocchiamo subito, in modo da poter andare verso Kardamili alla ricerca di una sistemazione successiva senza bagagli e senza l’incubo per la notte. Kardamili è come ce l’aspettavamo, piccola, in uno scenario di una bellezza fuori dal tempo, con case di pietra e turisti radical-chic. Un bel posto! Proviamo senza grandi illusioni da Anniska, uno studio gestito da inglesi, che su Internet era già tutto pieno un mese prima. Ma, sorpresa, ci dicono che si è liberato un appartamento per 4 notti. Bingo! E’ un po’ caro (115€ a notte) ma l’appartamento è grande ed ha tutti i comfort, compreso un doppio rotolo di carta igienica (supermorbido o medio, non so se mi spiego!), e Kardamili sarà la nostra base per esplorare il Peloponneso. Torniamo a Kalamata con i moscerini che si spiaccicano contro i nostri sorrisi a 64 denti, e ci sembra di esser passati dalla sfiga al paradiso in 24 ore. Se passate per Kalamata, fate scorta di dolci e biscotti locali; hanno una grande tradizione di pasticceria, e quei biscotti nel latte sono puro godimento.

Kardamili merita la sua fama; ci innamoriamo subito dell’Aman Cafè, un bar con vista sul tramonto in mare, con ottima musica, colazioni fantastiche, sandwiches a pranzo, ottimi aperitivi e ragazzi sorridenti a servire tra i tavoli. In 4 giorni avremo speso in quel bar 200 euro, ma l’atmosfera è davvero fantastica. E per il resto delle giornate scorazziamo sullo scooter, visitando Areopoli (non male, ma è in alto e non sul mare) e tutta la costa, ma spesso preferendo gli scogli di fronte ad Anniska, dove abbiamo lettini, ombrelloni, il ciambellone in cui Paola seduta passa le ore in acqua, e la nostra camera a due passi. Ci rigeneriamo anche a Ferragosto, dove per la prima volta lasciamo lo scooter tranquillo, e ci dedichiamo alla canoa (noleggio sulla spiaggia a nord del paese, ed esplorazione della baia turchese). I ristorantini di Kardamili si equivalgono, nessuno spicca, e sono mediamente onesti (si spendono 30€ in due), ma tanto il jolly ce lo giochiamo ogni giorno all’Aman. Ci aspetta Gerolimenas, ed il rinomato Kirimai Hotel, in cui abbiamo trovato una camera per una sola notte, quella del 17 Agosto. Partiamo verso il Mani, posto di desolante bellezza, con paesini in cui puoi contare gli abitanti, rocce aride, caldo pazzesco e viste incantevoli. Chi cerca locali e movimento, stia lontano da questa Grecia, ma chi vuole tuffi al cuore fatti di piccole diapositive e di emozioni antiche, qui può trovare pane per i suoi denti. Gerolimenas non è che un pugno di case in una baia riparata a nord da una falesia imponente. Una spiaggetta di ciottoli, qualche ristorante, e la meraviglia di questo hotel ricavato da una antica casa nobiliare, di gran fascino ed eleganza. Un posto del genere, col mare a 3 centimetri, una piscina, un servizio impeccabile e arredo di design, in Italia costerebbe un mutuo. Noi invece spendiamo 110€, più altri 60 per una cena a lume di candela preparata da uno degli chef emergenti della gastronomia greca. E c’è chi ancora si chiede perchè il turismo in Italia è in crisi! In una giornata riusciamo ad esplorare la costa del Mani, fino all’estrema punta di Porto Kagio, quattro case su una baia bellissima, e la strada che finisce unendosi alla spiaggia; manca solo un cartello con scritto “The End”. Da questo punto del secondo dito del Peloponneso si può tornare soltanto indietro. C’è una costante sensazione di sospeso, di posti dove l’uomo è ancora piccolo rispetto ad una natura generosa ma implacabile. E’ la stessa natura che qualche giorno dopo devasterà i posti che abbiamo visitato, da Areopoli a Kardamili, da Olimpia a Gerolimenas. Un senso di angoscia misto a sollievo ci accompagnerà guardando i non-stop televisivi con immagini pazzesche, cercando inutilmente di capire dalle sovraimpressioni cosa accade, dove e come. Il pensiero di essere stati tra gli ultimi privilegiati a vedere quei paesaggi intatti, il cui nero carbone resterà per anni come una ferita lenta a rimarginarsi, ma allo stesso tempo di essere scampati a quell’inferno scatenato dalla follia di qualche decina di piromani, ci accompagnerà per tutta la vacanza.

Noi intanto siamo lontani, al sicuro; solita notte al Pireo (Hotel Piraeus Dream, 60€ meritati) e via alla scoperta di Sifnos. Il traghetto ferma prima a Kithnos e Serifos, isole aride e brulle, che dal ponte della nave non sembrano trasmettere alcunché di gradevole. Per fortuna Sifnos si presenta diversamente; Kamares è un porto riparato e gradevole, ma la bellezza dell’isola è tutta nascosta dietro i monti che circondano il porto, che alla fine è il posto meno interessante di tutta l’isola. E quando si arriva ad Apollonia si capisce perché l’isola sia la nuova meta del turismo vippeggiante dei facoltosi greci. Apollonia è piena di fascino, con locali alla moda e alberghetti di charme, ma riesce a mantenere quella sonnolenza che manca ai nostri luoghi di villeggiatura eletti. Qui nessuno sembra preoccuparsi di cosa indossare la sera, e la vita scorre piacevole e aristocratica. Abbiamo prenotato tre notti agli studios Gerofinikas, gestiti da una signora gentilissima con cui abbiamo più volte parlato per telefono in un inglese approssimato. Gli studios hanno una posizione bellissima, che guarda Kastro, il borgo più suggestivo dell’isola, appollaiato su di un pan di zucchero in basso, proprio sul mare. La sera non vorresti mai lasciare quel terrazzino così gradevole. Sifnos è strapiena, ma non te ne accorgi; le sistemazioni non sono tantissime, e ciò permette di godere l’isola anche in pieno Agosto, a patto di avere un letto; e la signora di Gerofinikas non ha altre disponibilità, e ci restano ancora 5 notti “scoperte”. Corriamo all’agenzia del turismo e blocchiamo l’unico studio che ha disponibilità per i giorni a seguire.

Intanto l’isola si svela ai nostri occhi. Incantevole di sera, con i vari paesini da scoprire, meno immediata di giorno, per l’assenza di spiagge da cartolina. Il mare è ovviamente limpido e pulito, ma se cercate spiagge di sabbia bianca, rivolgetevi altrove. Alla fine, il posto migliore per fare il bagno, è la scogliera della chiesa di Chrissopigi, con un mare da urlo, la cartolina del promontorio che permette di fare il bagno dai due lati della scogliera a seconda di dove soffi il vento, increspando il mare. Se poi avete voglia di esplorare altre spiagge, potete prendere il traghetto del mattino che porta a Milos, isola con un bellissimo mare (assolutamente da vedere lo spettacolo lunare di Sarakiniko), ma povera di fascino e paesini caratteristici. Un’altra scoperta tardiva di Sifnos è la baia di Vathi, con una spiaggetta stretta che funziona da lungomare e divide i tavolini delle immancabili taverne, dall’acqua trasparente e sempre calma. Consigliamo Vathi a chi preferisce una vacanza meno movimentata, o chi ha figli al seguito, perché controllare i bambini in acque basse stando seduti sulla sdraio di una casetta in affitto in riva al mare è una libidine non da poco.

A Sifnos abbiamo mangiato bene, senza punte di eccellenza, ma con prezzi onestissimi per un’isola che vanta una fama di nuova meta per vip. Ci rimarranno dell’isola lo splendore del Chemistry Bar, che su più terrazze offre cene, cocktail, aperitivi o breakfast in un’atmosfera elegante ma mai ostentata. Oppure il fantastico Kavos Sunrise di Kastro, dove un hippy d’altri tempi innamorato di Cuba e del Che, serve cocktail sul muretto bianco della stradina a picco sul mare mentre ascoltiamo salsa e son cubano. Ma anche le cene a Vathi da Tsikali coi piedi nell’acqua, per pochi spiccioli ma supergustose.

E’ tempo di tornare, e per fortuna avevamo prenotato il viaggio di ritorno con qualche giorno di anticipo, o saremmi rimasti intrappolati a Sifnos e senza un tetto. Sono lontani ormai i tempi della Grecia da scoprire, senza prenotazione e via all’avventura. Le Cicladi ormai sono perennemente piene, ma stando lì non te ne accorgi; la recettività limitata degli alloggi non permette a queste isole di essere piene fino al fastidio, né in spiaggia, né passeggiando la sera, e questo lascia immutato il fascino di molte isole greche.

Con un po’ di apprensione rifacciamo al contrario il tragitto per tornare in Italia; gli incendi devastanti sono ormai spenti, hanno lasciato una ferita aperta, ma la strada verso Patrasso non presenta problemi. Ci andiamo a cercare il posticino dove due anni fa cominciammo la nostra prima avventura in scooter. E’ un ristorantino ovviamente sul mare, a Platanou, lungo l’asse Atene Patrasso. Si chiama Folyà, e si mangia un gran bene spendendo pochissimo… e così chiudiamo idealmente il cerchio. Arrivederci Grecia.



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