Giordania: mini tour e 6 giorni ad Aqaba

Le formalità per il nostro ingresso via terra in Giordania, sono state piuttosto lunghe: quasi due ore fra controlli vari, compreso il rilascio delle impronte digitali, strano per un piccolo gruppo di 5 viaggiatori in tour organizzato provenienti, via terra, dalla Siria! In ogni caso alla fine ce l’abbiamo fatta e con il nuovo accompagnatore...
Scritto da: gildam21
giordania: mini tour e 6 giorni ad aqaba
Partenza il: 10/11/2008
Ritorno il: 20/11/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Le formalità per il nostro ingresso via terra in Giordania, sono state piuttosto lunghe: quasi due ore fra controlli vari, compreso il rilascio delle impronte digitali, strano per un piccolo gruppo di 5 viaggiatori in tour organizzato provenienti, via terra, dalla Siria! In ogni caso alla fine ce l’abbiamo fatta e con il nuovo accompagnatore ci siamo diretti verso Amman.

Le condizioni delle strade giordane sono migliori rispetto a quelle siriane e, nonostante il traffico sostenuto, nel giro di poco siamo arrivati al nostro albergo: il “Day’s Inn”, una struttura a 4 stelle, recente ma con notevoli carenze dal punto di vista igienico e della ristorazione, situato a circa mezz’ora di taxi dalla Cittadella, centro turistico della città.

Prima sorpresa al nostro arrivo: siamo sottoposti ad un controllo sia personale che per il bagagli attraverso un metal detector, ciò si ripeterà tutte le volte che rientreremo in hotel.

Il giorno successivo ci rechiamo a Gerasa: città ellenistico-romana orgoglio dell’archeologia giordana. In effetti, malgrado gran parte di essa giaccia ancora sepolta sotto la città moderna, come Ercolano, la visita si rivela veramente interessante e richiederebbe un tempo maggiore. Ci colpiscono le rovine monumentali del tempio di Artemide, costruito con criteri antisismici (inserendo il manico di un cucchiao alla base di una colonna, si riesce a farla ondeggiare leggermente), la famosa agorà di forma ellittica delimitata da uno snello colonnato e naturalmente il decumano. E’ notevole l’affollamento di gruppi turistici, soprattutto spagnoli, che spadroneggiano nella aree monumentali più importanti tra schiamazzi e foto, peccato! Alla fine del giro, dopo il pranzo consumato in un ristorante-refettorio vicino all’area archeologica, ritorniamo ad Amman.

Chiediamo alla guida di lasciarci in “centro” in modo da poter avere un’idea della capitale, ci viene risposto che Amman non ha un centro come le città occidentali: scendiamo in una via trafficata piena di bar, ristoranti con narghilè e negozi, in prossimità di una moschea. Ad uno di noi che chiede di essere riaccompagnato in hotel, viene risposto che l’orario di servizio dell’autista è terminato: il nostro amico, tormentato da problemi intestinali, dovrà cercarsi un bagno sul posto.

Gironzoliamo un pò per le vie e constatiamo che molte di esse salgono ripidamente, dato che la città è costruita su una serie di alture, il frastuono del traffico ed il vociare della gente, è superato dal richiamo dei muezzin amplificato da centinia altoparlanti.

Dall’alto notiamo il teatro romano e l’odeon (piccolo gioiello), decidiamo di andarli al vedere da vicino, ma data l’ora sono chiusi, tutt’intorno però è stata creata un’ ampia area pubblica con panchine e bar dove è piacevole sostare, ci sono anche molti giordani e scopriamo che il teatro è normalmente utilizzato per le rappresentazioni. Un taxi ci riporta in albergo, ma al secondo colpo, il primo autista non aveva mai sentito nominare il nostro hotel…

Ripartiamo da Amman senza averla praticamente vista, attraversandola per raggiungere il Monte Nebo, scorgiamo la zona nuova dove svettano diversi grattacieli in acciaio e cristallo e molti sono in costruzione, la guida ci fa notare anche un avveniristico ponte appena inaugurato: sembra di essere a Dubai! Il monte Nebo è il luogo da cui Mosè vide la terra promessa che, per volere di Dio, non avrebbe mai potuto raggiungere. E’ un punto panoramico molto suggestivo: in basso scorre il Giordano ed in distanza si intravede il Mar Morto. L’Ordine Francescano è conservatore del luogo dove c’è anche una cappella e un piccolo museo sull’opera svolta dai frati. Un monumento ricorda la visita di Giovanni Paolo II e cita anche fra gli altri il nome di Padre Michele Piccirillo, grande archeologo, scomparso di recente, esperto di arte paleocristiana e fondatore in loco di alcune comunità di ragazzi che apprendono l’arte del mosaico. La guida ci parla anche del progetto sponsorizzato da Giordania e Israele, per la costruzione di una condotta che dal Mar Rosso faccia affuire acqua al Mar Morto in fase di costante evaporazione.

Tappa successiva: Madaba, piccola città famosa per i mosaici ed in particolare per quello che rappresenta la mappa della Palestina e che occupa il pavimento della chiesa greco-ortodossa di S. Giorgio.

Nonostante l’affollamento riusciamo ad ammirare l’opera con i suoi affascinanti dettagli: i pesci che fuggono dal Mar Morto verso il Giordano alla ricerca di acque meno salate e la pianta della città di Gerusalemme, che, con il suo reticolo di strade ed i suoi monumenti, doveva servire da orientamento ai pellegrini che volevano visitare la Terra Santa: bellissimo! Dopo Madaba raggiungiamo il castello crociato di Kerak, ricco di merlature, molto ben conservato ed impressionante per la sua posizione strategica in cima ad una collina.

Lasciamo la Strada di Re per imboccare la Desert Hightway, l’autostrada che collega Amman con il sud del paese: è in ottime condizioni e con corsie ampie. Verso il tramonto siamo Petra, alloggeremo all’Hotel Panorama a 4 stelle, che, come dice il nome, si trova in posizione dominante sopra un canyon di roccia rosa. L’albergo è di recente costruzione, confortevole e offre un servizio standard per la sua categoria, ma è superaffollato: Petra è una vera miniera d’oro per l’economia giordana! Il mattino dopo di buon’ora, siamo in viaggio per Piccola Petra, il luogo dove le carovane dirette a Petra lasciavano il cammelli e trovavano punti di ristoro e di divertimento. Qui non c’è roccia rosa ma solo bianca, però iniziamo a vedere le prime costruzioni scavate nella roccia, l’escursione è da consigliare.

Ci avviciniamo a Petra: c’è un grande centro di accoglienza per turisti, dove vengono rilasciati i biglietti e si possono comprare souvenir ed un grande parcheggio per autobus e vetture.

Varcata la soglia ci si trova su una strada in parte asfaltata in parte a ciottoli, che si deve obbligatoriamente percorre per giungere all’ingresso della gola, ci si impiega circa un quarto d’ora, volendo ci sono mezzi di trasporto alternativi come il cavallo, il mulo o la carrozzella.

Noi scegliamo di camminare e dopo un pò entriamo nel canyon. Le pareti man mano che ci inoltriamo si fanno sempre più alte, ripide e fiammeggianti e il passaggio più stretto, è un’esperienza naturalistica unica! Dopo circa una ventina di minuti di cammino, svoltando un’ ultima volta, ci troviamo davanti in pieno sole il famoso edificio chiamato il Tesoro. La visione vale il viaggio.

Anche se l’immagine è molto nota, essere là e poter vedere con i propri occhi è un’esperienza impagabile.

La visita della città occupa l’intera giornata, oltre alle monumentali tombe nabatee scavate nella roccia e al Monastero, che si raggiunge dopo venti minuti di passeggiata in salita, visitiamo le rovine della città romana: il decumano, il tempio di Giove, il teatro, e due chiese paleocristiane con i pavimenti a mosaico veramente notevoli. L’esperienza archeologica è molto interessante, ma io ho apprezzato soprattutto l’aspetto naturalistico: l’attraversamento della gola, il colore straodinario delle rocce che declinano tutte le sfumature del rosa e in alcuni punti si screziano in venature turchine, verdi, nere e bianche come le ali di un gigantesco pavone, lasciando stupiti ed incantati.

Il mattino successivo partiamo alle 7,30 in mezzo ad una fitta nebbia, siamo diretti al Wadi Rum il deserto di Lawrence d’Arabia. Arriviamo dopo due ore e mezza di viaggio e dobbiamo cambiare mezzo perchè i beduini locali hanno l’esclusiva dello sfruttamento turistico del sito. Saliamo su una jeep piuttosto malandata e partiamo a tutta velocità, l’aria è ancora fresca ma il panorama: una vasta distesa di deserto rosso che incomincia ad incresparsi ai lati con dune che si trasformano in montagne, colpisce parecchio. Arriviamo all’oasi che è uno dei pochi punti dotati di sorgente d’acqua, pare che anche Lawrence si sia fermato qua, marciando verso Aqaba. Sostiamo ad ammirare il panorama e un ragazzo beduino ci offre una tisana a base di erbe locali sotto una tenda che funge da punto di ristoro e negozio di souvenir: di fronte a noi la montagna dei “sette pilastri della saggezza” che ispirò l’omonimo libro.

Visitiamo alcuni canyon: anche qui la natura ha creato straodinari arabeschi di colore sulle pareti e si possono ammirare anche i graffiti dell’uomo primitivo, che pare rappresentino una mappa con le indicazione per i viandanti. Ci sono anche alberghi, molto spartani, che consentono brevi soggiorni, incontriamo alcuni ospiti che scorazzano per la vallata a cavallo, ma noi dobbiamo riprendere la Desert Hightway in direzione nord per raggiungere il Mar Morto prima del tramonto.

Un bagno nel Mar Morto è sicuramente un’esperienza imperdibile, venendo in Giordania.

Si tratta di un lago salato, alimentato dal fiume Giordano e situato in una depressione parecchi metri sotto il livello del mare, gode di un clima particolarmente caldo, ma in novembre, noi troviamo una temperatura piacevolmente mite.

Arrivando sembra di essere in riviera: alberghi e residence si alternato sulle sue sponde, congiunti da un lungomare con panchine ed oleandri.

Andiamo direttamente in spiaggia e siamo ansiosi di tuffarci per provare l’effetto dello straodinario galleggiamento che la salinità dell’acqua consente. E’ proprio vero: non si riesce a mantersi proni, si può stare solo a pancia all’aria come su un materassino gonfiabile! Sulla spiaggia, pagando un dollaro, il bagnino offre in un secchio il famoso e miracoloso fango ricco di minerali, elemento base di molti cosmetici. Anche questo è divertente, ci spalmiamo questa sostanza nera su tutto il corpo e alla fine sembriamo tanti sub in attesa di immersione… Poi ci si rituffa, sperando di poter godere dei benefici effetti del trattamento.

Torniamo ad Amman, domani i nostri compagni di viaggio torneranno in Italia, mio mario ed io invece abbiamo il transfert in aereo per Aqaba dove trascorremo alcuni giorni di relax.

Il giorno successivo abbiamo la mattinata a disposizione e ne approfittiamo per visitare la cittadella romana e il museo archeologico, che consigliamo per l’eccezionalità di alcuni reperti quali alcuni rotoli di Qumran in rame e diversi sarcofagi elamiti in terracotta di dimensioni considerevoli con inquietanti coperchi antropomorfi. I resti della città romana non sono degni di particolare rilievo, ma la posizione dominante dell’acropoli , permette di ammirare dall’alto tutta la “città bianca” , questo è il significato del nome Amman in arabo, piccole costruzioni ricoperte di calce o imbiancate ricoprono letteralmente tutte le colline su cui la città si estende, e non si vedono aree verdi .

Partiamo dall’aereoporto Queen Alia (una delle mogli del re Hussein deceduta in un incidente aereo) e dopo mezz’ora di volo raggiungiamo Aqaba. Appena scesi dall’aereo assaporiamo il vento umido e piacevolmente tiepido che profuma di mare. Siamo alloggiati all’Hotel Moevenpick, che pare sia il migliore della città: è un 5 stelle e la nostra sistemazione in camera doppia standard ci costa, visto che siamo a metà novembre, circa 130 euro al giorno, compresa un’abbondante prima colazione al buffet.

L’albergo è in stile moresco, con l’ingresso rinfrescato da una fontana nella cui vasca galleggiano corolle di fiori freschi, e il ristorante principale, sistemato nella corte fra i tre lati dell’edificio, sotto un gigantesco tendone bianco, ha il pavimento completamente ricoperto di tappeti. Il servizio è curato, e la cucina è ottima.

Passiamo le giornate sulla spiaggia privata collegata all’albergo da un sovrapasso che supera la strada, volendo ci sono anche due piscine e una vasca idromassaggio immerse in uno splendido giardino, l’acqua è piacevolmente tiepida e si può fare ancora il bagno, ma alle 16,30 -17 tramonta il sole. Aqaba non ha vita notturna, il lungomare costellato di palme e di orti rubati al deserto, ha parecchi punti di ritrovo delimitati da tendoni e coperti da rami secchi di palme, dove gli uomini del posto si ritrovano alla sera per fumare e mangiare pistacchi, non ci resta che guardare le luci di Eilath che brillano di fronte, separate da un braccio di mare.

Aqaba è sicuramente una località turistica in espansione, ci facciamo portare in taxi (previa contrattazione sul prezzo) lungo il litorale fino al confine con l’Arabia Saudita.

Dopo una tappa all’acquario, ricco di diverse varietà di pesci, ma un pò antiquato, l’autista ci fa vedere Tala Bay un nuovo complesso di alberghi e centri commerciali in fase di avanzata costruzione: sarà la risposta giordana a Taba, raggiungibile in un’ora di battello. All’epoca del mio viaggio: novembre 2008, un hotel era ormai terminato ed era prossimo all’inaugurazione.

Superata Tala Bay incontriamo una zona industriale per la lavorazione dei fosfati , l’unica ricchezza mineraria della nazione, e, dopo alcuni kilometri di deserto a bordo mare, rivediamo la gigantografia di re Abd Allah che ci annuncia il posto di frontiera e torniamo indietro.

Il soggiorno ad Aqaba è indicato a chi desidera trascorrere qualche giorno di relax in assoluta tranquillità, ma il mare non ha ricchi fondali da esplorare, come le altre località del Mar Rosso, l’hotel che ci ha accolti ha un buon rapporto qualità prezzo e dopo la metà di novembre era ancora affollato dalla cosiddette “pantere grige”: i pensionati nord europei alla ricerca di sole e clima mite, appartenendo alla medesima classe di età abbiamo apprezzato l’esperienza.

Il tour della Giordania in quattro giorni è un pò strozzato, mete interessanti come alcune città della decapoli (ad es. Pella) vengono tagliate e lo stesso dicasi per i castelli del deserto, dei quali si visita solo Kerak, il Mar Morto è un’altra località indicata per il relax e le cure di bellezza (molte sono le Spa) quindi una permanenza di qualche giorno è sicuramente consigliabile, lo stesso si dicasi per il Wadi Rum, qualora si cerchi una full immersion nella natura.

Il mese di novembre consente di visitare le principali località turistiche con un clima gradevole, anche se le giornate sono molto brevi. Ottobre e novembre sono mesi di alta stagione quindi l’afflusso dei visitatori, attratti soprattuto da Petra e provenienti da tutte le parti del mondo, è massimo, di conseguenza i prezzi già normalmente alti (è il paese mediorioentale più caro, dopo Israele) sono ancora più elevati ed i servizi alberghieri, turistici e di trasporto privato sono a volte scadenti (gli autisti sono costretti a veri e propri tours de force, con conseguente pericolosità per chi è trasportatato). Il cibo tipicamente arabo, non è degno di menzione, buono, ma costoso, il vino della Terrasanta (marchio doc), l’acqua minerale è cara (anche 1 euro al mezzo litro), e l’acqua del Giordano (dove fu battezzato Gesù) è venduta in piccole confezioni regalo da portare come ricordo del viaggio.



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