Giappone classico

Tokyo e Kyoto città base di partenza per gite a Nikko, Hakone, Hiroshima e Miyajima, Nara
Scritto da: Evelando
giappone classico
Partenza il: 16/08/2017
Ritorno il: 30/08/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €

16 AGOSTO

Partenza da Malpensa con volo Finnair delle 11.25 e arrivo a Helsinki alle 15.25. Alle 16.45 volo per Tokyo Narita. La Finnair è un’ottima compagnia, che negli ultimi anni si è specializzata nei voli a lungo raggio per l’oriente, in particolare Cina e Giappone.

17 AGOSTO

Arrivo a Narita con qualche minuto di anticipo, alle 7.55. Le formalità di controllo sono precise ma piuttosto rapide; recuperata la valigia, procedo nell’ordine a cambiare gli euro in yen (ci sono vari sportelli a Narita, sicuramente qualcuno più conveniente dell’altro – per la cronaca ho cambiato 800 euro, che sono stati più che sufficienti), e a ritirare presso l’ufficio postale del secondo piano del T2 (quello delle partenze) la busta con il modem per il Wi-Fi portatile prenotato qualche settimana prima su e-connect.com (potevo scegliere se farlo arrivare in hotel o alla posta). Consiglio vivamente il Wi-Fi portatile, ha un costo contenuto, funziona bene e consente di rimanere sempre connesso al cellulare (o tablet, ci sono opzioni che consentono di connettere fino a 4 dispositivi) per utilizzare mappe e applicazioni utili per girare senza dover rincorrere Starbucks o aree della metropolitana. In ogni caso Wi-Fi liberi ce ne sono dappertutto, dipende dalle proprie esigenze.

Per ultimo vado all’ufficio della JR per cambiare il voucher del Japan Rail Pass (ho preso quello da 14 giorni perché l’ho sfruttato immediatamente) e prenotato il posto a sedere sul Narita Express (gratuito con il JPR) che mi ha portato alla stazione del treno di Shjinjuku in un’oretta.

Avendo il check-in albergo alle 15, ho lasciato la valigia in un coin locker alla stazione di Shinjuku e ho iniziato a fare un giretto esplorativo del quartiere. Per prima cosa ho comprato una tessera, la SUICA, caricandoci 3000 yen: l’ho utilizzata per la metropolitana, il bus e i treni locali (per i treni locali andava anche il JPR). C’è anche la possibilità di fare una tessera per i mezzi da 3 giorni, ma mi sono trovata comoda così. La SUICA funziona inoltre come una carta di debito, consentendo di pagare nei negozietti con family mart, 7 eleven o di acquistare bevande ai distributori automatici. La Suica fa parte di un circuito, per cui ho potuto utilizzarla anche a Kyoto.

Mi è stata molto utile l’applicazione Tokyo Subway Navigation, per calcolare distanza e linee da prendere per andare da un luogo all’altro, funzionante anche off-line. Hyperdia mi è servita per gli orari dei treni, mentre maps.me mi è stata utile per i percorsi a piedi, l’ho trovata più precisa di google maps.

Prendo la metro per andare al parco Gyoen, molto ben curato come tutti i parchi giapponesi. Pensavo di stare al fresco ma non ci sono parchi che tengano, il caldo afoso è pesante e ti butta giù. Lo giro in lungo e in largo e poi riprendo i mezzi per andare in cima al Tokyo Metropolitan Building, a cui si può accedere gratuitamente. Dalla Torre Nord del grattacielo, si ha un magnifico panorama della città. C’è un negozietto di souvenir e un bar/ristorante.

L’effetto del fuso orario si fa sentire, per cui rientro a Shinjuku, recupero la valigia e vado al mio hotel, il Granbell Shinjuku Hotel. Shinjuku è il quartiere ideale in cui soggiornare da turista, pieno di qualsiasi cosa, molto vivo alla sera e ben collegato con le altre zone di Tokyo.

18 AGOSTO

Mi sveglio presto, faccio colazione e verso le 9 prendo la metro per Ueno. Attraverso il parco di Ueno (per chi piace c’è anche un zoo), in cui si trova uno stagno con al centro un piccolo tempio shintoista. Visito il Museo Nazionale di Tokyo, un complesso di 4 edifici di arte e archeologia giapponese. Nei pressi ci sono anche un museo di scienza e di arte occidentale.

Pranzo alla stazione JR di Ueno, in cui ci sono tantissimi ristorantini (come in tutte le maggiori stazioni JR o nei centri commerciali, ce n’è per tutti i gusti) e poi mi dirigo ad Akihabara, il quartiere della tecnologia. Per gli appassionati di elettronica è il massimo. Faccio una passeggiata per il quartiere e poi cerco Mandarake, famoso negozio di 6 piani di manga usati e non. Sono tutti in giapponese ovviamente, ma da appassionata del genere, mi diverto a guardare gli scaffali e sfogliare qualche numero di autori che conosco. Ci sono anche gadget, dvd, riviste, eccetera. Ad Akihabara ci sono anche i famosi Maid Cafè, ma non me la sento di andarci da sola.

Lascio Akihabara e vado a visitare il quartiere di Ginza, probabilmente il quartiere più elegante e ricco di Tokyo, con negozi di lusso ed architetture moderne. Entro in qualche negozio, come Uniqlo, marchio giapponese con buon rapporto qualità/prezzo e giovanile e da Itoya, una cartoleria incredibile di 11 piani.

19 AGOSTO

Continuo a svegliarmi molto presto per effetto del fuso orario. Mi dirigo verso i giardini orientali del palazzo imperiale. E’ possibilmente la giornata più afosa di tutta la mia permanenza a Tokyo. In più mi è venuta una tendinite al piede sinistro che mi accompagnerà per il resto del viaggio. Si parte da una zona piuttosto spoglia (mi azzardo a dire anche un po’ insignificante) per poi arrivare a una parte interna ben più curata e caratteristica, con piccoli laghetti e ponticelli, cespugli ed alberi tagliati in modo particolare. Esco dai giardini e mi dirigo a sinistra per vedere il ponte di ferro di Seimon, da cui si ha una vista parziale del Palazzo Imperiale, non aperto al pubblico (se non credo qualche giorno all’anno). Cambio totalmente direzione e vado a visitare il Museo di Edo-Tokyo, che illustra la storia della città, soprattutto nel periodo Edo. Ci sono parecchie ricostruzioni di edifici e oggetti utilizzati all’epoca. Pranzo al ristorante del museo. Mi dirigo poi ad Asakusa, a visitare il famoso tempio Senso-Ji. E’ sabato e c’è una marea di gente. Faccio caso che al sabato e alla domenica, le coppie di fidanzati/sposi o i gruppi di amiche, escono insieme indossando il tradizionale kimono, sono davvero molto carine ed eleganti. Vicino ad Asakusa c’è il Tokyo Sky Tree. Siccome pioviggina, mi rifugio nel centro commerciale e faccio un po’ shopping (il Giappone è il regno delle cavolate), ceno e rientro in hotel.

20 AGOSTO

Rimango in zona. Vado a vedere il santuario di Meiji Jingu e il parco circostante. Dall’uscita parte Takeshita Dori, la strada principale del quartiere di Harajuku, che nel fine settimana si riempie di ragazzi e ragazze amanti del cosplay. Ero là di domenica, ma sfiga mia, non ho visto nessun cosplayer. Takeshita Dori è piena di negozietti, centri commerciali, locali eccetera. A circa metà di Takeshita Dori si trova in una traversa Cat Street, via pedonale molto carina piena di negozietti e boutique diverse dal solito. Mi ricorda vagamente certe vie boheme di Londra. Poi vado a Shibuya, direttamente all’incrocio con cinque attraversamenti pedonali. Va da sé che li attraverso tutti e cinque, poi vado a bermi un caffè da Starbucks, ma solo perché al secondo piano ci sono dei tavoli che si affacciano sull’incrocio. Vicino c’è la statua del cane Hachiko.

21 AGOSTO

Oggi gita fuori porta, vado a visitare Nikko, cittadina a circa 150 km a nord di Tokyo. Con il JRP prendo uno shinkansen da Ueno a Utsunomiya, e poi un treno locale Jr fino a Nikko, per un totale di un paio di ore di viaggio. Nikko è caratterizzata da un complesso di templi ed edifici storici patrimonio dell’Unesco, tra cui il tempio di Tosho-gu. Pranzo in un ristorantino in zona, e provo un piatto tipico, una zuppa a base di yoba, la pelle del latte di soia. A poca distanza si trova la villa imperiale di Tamozawa, da poco restaurata e decisamente meno conosciuta, non c’era praticamente nessuno a visitarla.

22 AGOSTO

Ultimo giorno a Tokyo. Per le dieci sono al mercato del pesce di Tsukiji. So che è possibile assistere all’asta del tonno alle cinque del mattino, ma non fa per me. Giro per il mercato, ci sono decine di pesci mai visti prima; ho l’impressione che i vari pescivendoli non siano molto felici (giustamente direi, i turisti sono di impiccio) di avere gente esterna intorno. Provo del sushi fresco, ma il mio stomaco non lo gradisce a quell’ora del mattino.

Successivamente prendo la monorotaia di Tokyo, che fa un suggestivo viaggio sulla baia della città passando anche sul rainbow bridge e mi porta fino all’isola artificiale di Odaiba. Ci sono un sacco di centri commerciali, la sede della Fuji Tv, sul piazzale del centro commerciale DiverCity c’è una gigantesca statua di un Gundam. Pranzo in uno dei ristorantini del centro AquaCity, nelle cui vicinanze si trova una perfetta riproduzione ridotta della statua della libertà di New York.

Infine decido di andare a Roppongi Hills, un complesso di edifici moderni in zona Roppongi in cui il palazzo più grande ha 54 piani ed offre all’ultimo piano, presso il Tokyo City View una bella panoramica della città. O almeno così dicono perché quel giorno non è consentito l’accesso al pubblico per una visita privata. Al piano 52 si trova il Mori Art Museum, che ospita mostre temporanee di vario genere. Scopro che c’è una mostra dedicata al Weekly Shonen Jump, una rivista settimanale giapponese dedicata ai manga shonen, cioè quelli indirizzati ai ragazzi. L’esposizione si divide in aree dedicate a singoli famosi manga (quasi sempre trasformati in cartoni animati) come Holly e Benji, Occhi di gatto, Dragonball, i Cavalieri dello Zodiaco. Per me è un ritorno all’infanzia!

Rientro in albergo, preparo la valigia e vado a fare un’ultima passeggiata nel quartiere di Shinjuku.

Tokyo è una città infinita, caotica, moderna e affascinante. Non ha un centro vero e proprio ma è divisa in quartieri, ognuno con le sue caratteristiche. Per visitare Tokyo al meglio conviene organizzare le giornate per quartieri vicini, perché i tempi di percorrenza in metropolitana sono decisamente lunghi. 5 giorni per vedere Tokyo sono sicuramente sufficienti, per lo meno se si vuole includere le zone d’ordinanza.

23 AGOSTO

Con armi e bagagli prendo lo shinkansen per Odawara, cambio e prendo un treno locale per Hakone Yumoto. Ad Odawara, presso l’ufficio turistico della stazione, faccio un biglietto giornaliero per utilizzare tutti mezzi della valle. Alla stazione di Hakone hanno un servizio che ti porta la valigia al tuo albergo per le 15. Costa 1100 yen (il prezzo cambia a seconda delle dimensioni della valigia). Prendo il trenino di montagna che mi porta come prima tappa fino a Gora. Visito il parco di Gora-Hakone, in stile occidentale, che consiglio tranquillamente di saltare. Da Gora parte una funicolare che porta a Sounzan, e da Sounzan si prende la funivia fino a Owakudani. E’un’area di origine vulcanica da cui fuoriescono vapori di zolfo. Ci sono un paio di zone ristoro e negozi. Tipiche di Owakudani sono le uova nere: semplici uova nere bollite nell’acqua della zona che per lo zolfo diventano nere. Le vendono a pacchetti di cinque, ne ho mangiate due e le restanti le ho offerte a delle ragazze sedute vicino a me. Ovviamente non ho visto il Monte Fuji, se non un pezzettino prima che ritornasse nuovamente coperto dalle nuvole. E’ talmente umido ad Agosto che è raro poterlo vedere in tutta la sua bellezza! Da Owakudani scendo con la funivia fino al Lago Ashi dove prendo un’improbabile nave dei pirati che fa una crociera sul lago di circa 30 minuti fino al paese di Motohakone. Da lì sono ritornata con il bus alla frazione di Hakone chiamata Tonosawa, dove si trova il ryokan che ho prenotato, il Fukuzumiro. Un ryokan è una locanda tradizionale, tutta costruita in legno e a conduzione familiare. Gli ospiti sono serviti da una “cameriera” personale, che ti porta il tè di benvenuto, ti dà lo yukata, la vestaglia da camera, e ti spiega come funzionano le cose al ryokan. Data la stanchezza ne approfitto per andare all’onsen, cioè le terme del ryokan. C’è un’area pubblica, diviso tra donne e uomini a seconda dell’orario, e un’area privata. Io approfitto di quella, anche se l’acqua termale è talmente calda che non resisto più di 10 minuti. Rientrata nella mia camera la signora mi ha servito la cena, che ho gustato seduta a terra, come si usa. Verso le 22 mi ha preparato il letto, tirando fuori il materasso (futon) da un armadio a muro.

24 AGOSTO

Mi alzo con calma, colazione all’occidentale (perché non me la sento di fare quella giapponese con il pesce affumicato ecc.) e mi faccio portare in taxi alla stazione di Hakone Yumoto. 20 minuti di treno locale e prendo ad Odawara lo shinkansen che in due orette mi porta a Kyoto. Lascio la valigia in un coin-locker, facendo un po’ fatica a trovarne uno grande abbastanza. Scopro che a Kyoto c’è l’International Manga Museum e ovviamente mi ci fiondo. Si trova in una vecchia scuola elementare e le sue pareti sono attraversate da scaffali di manga che possono essere liberamente presi e letti. Ho notato che c’è un centro di studio e ricerca, una mostra temporanea e deduco che spesso propongano attività per i più piccoli. C’è una sala principale che ripercorre la storia del manga e ripropone i titoli più famosi in ordine cronologico. Ne sfoglio qualcuno, pur essendo scritti in ideogrammi giapponesi le trame mi sono ben note.

Esco dal museo e mi riavvicino alla Kyoto Station, che può essere considerato il punto di partenza logistico della città. Visito il tempio di Higashi Hongan-Ji e salgo sulla Kyoto Tower, da cui si ha una bellissima panoramica a 360° sulla città, e fortunatamente è anche una splendida giornata.

Recupero la valigia e vado al mio hotel, il Mitsui Garden Shijo, che si trova in una traversa della Shijo Dori, una delle principali vie commerciali di Kyoto. A Kyoto ci si muove principalmente in bus, la metro ha solo due linee e raggiungono pochi luoghi di interesse turistico. I bus invece arrivano dappertutto, ma ovviamente i tempi di percorrenza vengono allungati causa traffico.

25 AGOSTO

Mi avevano detto che Kyoto è la città dei templi. Verissimo. Di buon mattino (e meno male, con il bus ci metto quasi un’ora ad arrivare) vado alla foresta di bambù di Arashiyama. Il percorso al suo interno non è lungo, ma è decisamente fresco ed affascinante. Purtroppo c’è un’orda di turisti che rovinano l’atmosfera tranquilla. Poco fuori dalla foresta si trova il la villa e il parco di Okochi Sanso, appartenuti a un famoso attore giapponese e ora aperti al pubblico. Il parco è la quint’essenza del giardino giapponese.

Prendo il bus e vado a visitare i templi di Tenryo-ji, Ryoan-ji e Kinkaku-ji. Il primo è un complesso di edifici in un parco, il secondo un tempio buddista con un giardino zen di pietre e sabbia. Il terzo è il famosissimo tempio d’oro, in quanto completamente rivestito da foglie d’oro. Si trova in un parco con giardino tradizionale.

Avendone avuto abbastanza di templi, ritorno in centro, dove passeggio per Pontocho, grazioso quartiere storico vicino e simile al più famoso Gion, ricco di ristorantini e locali in cui lavorano le geishe. Ceno in un ristorante in cui il sushi viene servito su un nastro trasportatore da cui scegliere i piatti. Il sushi in sé non è niente di che, ma è divertente.

26 AGOSTO

Prima gita fuori porta da Kyoto. Lo shinkansen in due ora mi porta a Hiroshima. Con il JRP posso utilizzare gratuitamente dei bus (gialli e rossi) che seguono un percorso attraverso i punti più turistici della città. Hiroshima è una città nuova, visto che è stata ricostruita completamente. La zona più importante è il Parco della pace, dove si trova un monumento in cui arde una fiamma che verrà spenta solo quando nel mondo non ci sono saranno più bombe nucleari. Nello stesso parco si trova l’A-Bomb Dome, uno dei pochi edifici sopravvissuti alla distruzione e non demoliti, e il Museo della bomba atomica, in parte chiuso per restauri ma con una sezione aperta. Commovente e allo stesso tempo un vero pugno allo stomaco. Questa visita conferma ancor più la straordinaria resilienza dei giapponesi. Ritorno col bus in stazione e mangio un okonomiyaki in un ristorantino vicino. L’okonomiyaki è una prova di forza calorica: un frittatone di spaghetti, carne e verdure. Penso che la digerirò dopo il mio ritorno.

Prendo un treno JR e vado alla stazione di Miyajimaguchi, da cui parte il traghetto per l’isola di Miyajima. Arrivata all’isola dopo neanche 15 minuti di viaggio, noto che le spiagge sono affollate di persone accampate. Mi regalano un ventaglio e capisco che quella sera ci saranno dei fuochi d’artificio proprio davanti all’isola, a conclusione di un festival di fuochi. Anche i numerosi cervi che abitano l’isola sembrano interessati a prendere posizione davanti per assistere allo spettacolo. Il santuario di Itsukushima è probabilmente la parte più importante dell’isola, sulla spiaggia di fronte c’è il famoso e grande Torii rosso. Ci sarebbero molti posti da visitare, ma non ne ho il tempo, perché ho prenotato il treno alle 1720 e devo fare rientro a Hiroshima. Hiroshima e Miyajima sono visitabili in giornata, ma ripensandoci avrei potuto rientrare più tardi e correre di meno.

27 AGOSTO

Anche oggi altra gita fuori porta. Vado a Nara, l’antica capitale. All’ufficio turistico della stazione mi danno una cartina con il giro turistico per il parco consigliato utilizzando i bus. Visito i templi di Todai-ji, il più grande che io abbia visto, con un Budda alto 15 metri, e il tempio di Nigatsu-do, con vista su Nara. Il parco è pieno di cervi assai abituati, forse troppo all’uomo. Chioschetti vari vendono pacchetti di biscotti da dare ai cervi. Sono diventati così furbi che vengono a cercarteli. Diversi cartelli in giro ricordano di prestare attenzione, potrebbero mordere, spingere o tirare calci. Sono ovviamente molto carini, ma dopo averne visti 10 ero già infastidendo. Assisto per caso a un’esibizione di scuole di danze tradizionali giapponesi con musiche moderne. Ragazzi e ragazze di ogni età con costumi tra il tradizionale e il moderno che per un’oretta allietano il piazzale davanti all’ingresso di uno dei templi. Meravigliosi!

Dopo essere ritornata in stazione, rientro a Kyoto e mi fermo a Fushimi, dato che la stazione è sulla linea JR per Nara. Qui c’è Fushimi Inari, uno dei più importanti santuari shintoisti di Kyoto, e famoso per il lunghissimo tunnel fatto da migliaia di torii rossi che si snoda su una collina. Il percorso completo dura un paio di ore a piedi. Particolarmente provata dalla tendinite al piede, ne faccio più o meno la metà. Sparse in giro ci sono statue di volpi, che mi sembra di capire sono animali molto importanti nella mitologia shintoista.

28 AGOSTO

Rimango a Kyoto, altro giro di templi. Comincio con il tempio d’argento, il Ginkakuji, che di argento però non ha niente. Il giardino/parco che lo circonda è meraviglioso. Uscendo dal Ginkakuji e andando verso sinistra, parte la passeggiata del filosofo (tale sig. Kitaro che lo percorreva tra fine 800 e inizio 900). E’ un sentiero lungo un paio di km che costeggia il canale e che probabilmente è molto più suggestivo in primavera o in autunno con gli alberi in fiore o con i colori autunnali.

Rientro in città, e pranzo al mercato di Nishiki, un mercato storico di pesce e altre cose anche un po’ improbabili che si snoda in una lunga galleria. Da Nishiki attraverso il fiume Kamo e arrivo a Gion. Caratterizzato da edifici più tradizionali, è il quartiere diventato famoso per essere il luogo in cui le geishe svolgevano la loro attività. Sempre a Gion c’è una zona molto carina che costeggia il fiume Shirakawa con le casette che si affacciano sull’acqua e piccoli ponticelli per raggiungerli.

Da Gion prendo il bus per andare a vedere il tempio Kiyomizudera, altro patrimonio dell’Unesco, situato sul fianco di una collina e con una veranda che si affaccia su Kyoto. Purtroppo il tempio è in restauro e coperto da impalcature e teli di plastica, della veranda e della vista vedo ben poco.

29 AGOSTO

La sera prima, all’ultimo minuto, decido di andare a vedere il Castello di Himeji. Mi sveglio alle 7 e accendo la tv su un canale giapponese. Mi ci vuole un po’ per realizzare che la Korea del Nord ha lanciato un missile che è attraversato l’isola di Hokkaido. La cosa mi rende serenissima per tutta la giornata. Un’oretta di shinkansen e dalla stazione vedo già in lontananza, alla fine di una via principale, il castello. Mezz’ora a piedi o qualche minuto in bus, opto per il secondo per non stancare il piede subito di prima mattina. Il castello è meraviglioso e imponente, ma va detto che all’interno è praticamente vuoto. Quando si entra c’è un percorso obbligato da seguire che porta fino all’ultimo piano, in cui si trova un piccolo santuario shintoista. Vanno tolte le scarpe, per le quali ti danno un sacchetto in cui riporle. Prima di uscire si passa attraverso un cortile interno con qualche panchina, da cui si ha una bella vista sulla cittadina di Himeji.

Usciti dal castello e andando a destra, si arriva al giardino di Koko-En, che in realtà è costituito da diversi giardini che caratteristiche particolari, con laghetti, ponticelli, case da té. Più giardino giapponese di così non si può! Pranzo in stazione, rientro a Kyoto e passo il resto del pomeriggio tra Gion e Shijo Dori, godendomi gli ultimi momenti a Kyoto. Mangiucchio qualcosa in un centro commerciale e ritorno in albergo perché è ora di fare i bagagli, il mattino successivo mi devo svegliare alle 5. Kyoto, pur essendo una grande città, sembra quasi più tranquilla rispetto a Tokyo, tradizionale e rilassata. Muovendosi in bus, anche là bisogna tenere conto dei tempi di percorrenza causa traffico. L’ho visitata in due giorni pieni e 2 pomeriggi.

30 AGOSTO

Il Taxi mi porta alla stazione dove prendo il treno JR Haruka Limited Express che in 80 minuti mi porta all’aeroporto Kansai di Osaka. Solito volo Finnair che via Helsinki mi riporta a Milano.

Il mio sogno da ragazzina, giovane lettrice di manga è diventato realtà superando ogni aspettativa. Il Giappone è un paese straordinario, in cui il moderno e il tradizionale si incontrano e si scontrano lasciandoti sempre a bocca aperta. La natura, così ben curata, è rispettata e fa parte della vita di tutti i giorni. L’ordine, la pulizia, la gentilezza delle persone sono d’esempio per tutti. Ma come tutti i paesi, non è perfetto. In metropolitana mi ha colpito una certa solitudine delle persone: mi è capitato di stare in vagoni in cui tutti, e dico tutti, se ne stavano con la testa nel proprio smartphone, senza guardarsi intorno ed alzandosi automaticamente per scendere alla propria fermata. Gli orari di lavoro sono disumani, che fossero le cinque del mattino o le undici di sera, c’era sempre gente che andava o tornava dal lavoro. Leggevo di una società alienata dagli orari di lavoro, e dopo averlo visto con i miei occhi, non ho avuto alcun dubbio.

Detto ciò, non vedo l’ora di ritornarci!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche