Le strane coppie

Siamo tornati da Tokyo la settimana scorsa e siamo in piena nippocrisi nostalgica, per cui l’unico motivo che mi spinge a stendere questo percorso di viaggio invece di guardare le mie 890 foto raggomitolata a letto con un fazzoletto è unicamente l’amore per il prossimo: tutti dovrebbero avere il privilegio di visitare, almeno una volta nella...
Scritto da: SilviaXcaso
le strane coppie
Partenza il: 31/07/2008
Ritorno il: 14/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Siamo tornati da Tokyo la settimana scorsa e siamo in piena nippocrisi nostalgica, per cui l’unico motivo che mi spinge a stendere questo percorso di viaggio invece di guardare le mie 890 foto raggomitolata a letto con un fazzoletto è unicamente l’amore per il prossimo: tutti dovrebbero avere il privilegio di visitare, almeno una volta nella vita, quest’universo parallelo, eppure così vicino, che è il Giappone.

Noi siamo partiti in 6 amici (5 ragazzi e io), per 15 giorni (30 Luglio-14 Agosto), con un viaggio organizzato totalmente da noi, ma con molta cura. Costo del volo intorno ai 900 euro ciascuno, spese totali in loco circa 1000 euro.

Verso la metà del viaggio ho calcolato che stavo spendendo (vitto-alloggio-extra) circa 60 euro al giorno (sfido chiunque a fare una bella vacanza con questa cifra in Italia!), ma gli ultimi giorni si è messo in mezzo lo shopping e ho dilapidato fino all’ultimo yen… Il volo è sicuramente la spesa maggiore, perché per tutto il resto, dall’alloggio ai pasti, è facile risparmiare e scendere a compromessi. Il mio consiglio è sicuramente di prenotare e per tempo: preferire un viaggio eventualmente con scalo, ma dallo stesso aeroporto, perché passare da Heathrow a Gatwick è una perdita di tempo e soldi (il pulmino si paga a parte e sono almeno 17 sterline a tratta), per non parlare del check-in da rifare e il pericolo che la stessa valigia accetattata al primo imbarco risulti troppo voluminosa al secondo! Data la scarsa conoscenza dell’inglese da parte dei giapponesi può inoltre risultare lungo e faticoso trovare l’hotel nel corso del viaggio. Vitale, se avete intenzione di spostarvi, è comprare per tempo (attenti a quanto ve lo fanno pagare le diverse agenzie!) il Japan Rail Pass, che si trova solo fuori dal Giappone e permette, con una spesa ragionevole, di spostarsi usando la maggior parte dei treni, tra cui i rapidissimi Shinkansen. Io l’ho trovato con internet in un’agenzia di Firenze a 60 euro in meno che nella mia città! Letture consigliate: Amélie Nothomb. Cominciando da “Né di Eva né di Adamo”.

1°giorno, 31 Luglio 2008 Arrivo da Bologna a Tokyo-Narita, convalida del Japan Rail, scorta di mappa, piantina della metro, orari dei treni e arrivo alla stazione della metro di Asakusa (si legge all’incirca Asaksà), dove si trova il nostro Sakura Hostel. Con la fortuna di essere proprio in sei, abbiamo prenotato un’intera stanza: mooolto intima, spartana, come si suol dire, ma decorosa. E pulita. A meno di 18 euro a testa a notte. Il vero svantaggio di non alloggiare in un quartiere centrale è l’orario inammissibile della metropolitana, che si ferma a mezzanotte.

Mentre gli amici più fragili crollano sul letto, io e il mio ragazzo iniziamo l’esplorazione con una passeggiata lungo il fiume. Una delle prime cose che consiglio di fare per approcciarvi a Tokyo è arrampicarsi all’ultimo piano di un grattacielo con vista sulla città: non si dimentica in fretta. Recuperate le larve amiche, andiamo a cena in centro, a Shibuya, dove ci paralizza la quantità abnorme di umani. Conviene non andare troppo per il sottile con la scelta del ristorante, in quanto alle 22.00 quasi tutti cessano di servire la cena e rimangono solo atroci fast-food importati dagli States.

2°giorno Tokyo Iniziamo a scoprire la megalopoli: inevitabile una visita al tempio Senso-ji (è lungo la strada per l’ostello), all’affollatissimo mercato coperto (da provare le polpette al tè verde) e al tempio Meiji-jingu, con i suoi memorabili giardini, che non sono comunque paragonabili a quelli imperiali. Lì a un passo è nettissimo il contrasto con il cuore economico della città.

3°giorno Kyoto Già la stazione è impossibile da vedere in un solo giorno, ampliata all’inverosimile fino a diventare una serie di centri commerciali e ristoranti, uniti da chilometriche scale mobili. Se avete la costanza di salirle tutte, finiscono con un ampio terrazzo da cui si domina l’intera città.

Lasciate le valigie al nostro ostello praticamente perfetto (nuovissimo, colorato, vicino alla stazione, splendide stanze e sale comuni, cucina libera, personale disponibile e con una perfetta conoscenza dell’inglese… Last but not least, bandisce totalmente la volgare scarpa e fornisce una comoda ciabattina, puntualmente igenizzata da una moderna Cenerentola. Una notte nella stanza da sei costa poco più di 15 EURO..! A volergli proprioproprio trovare un difetto, mancano gli appendini nelle toilette. Ma ci sono negli anticamera delle docce! Il nome però non ve lo do. Lo troverete da soli insieme all’illuminazione), ci lanciamo alla scoperta dei tanto decantati giardini giapponesi, che a Kyoto sono infiniti, cominciando dagli Shosei-en. Attenzione perché (come molti musei) i giardini chiudono verso le 16.00 o poco dopo. Gion. Chi ha letto “Memorie di una geisha” non può evitare di fiondarcisi subito. E’stato al passo coi cambiamenti del mercato, così in questo storico quartiere le case da tè hanno lasciato il posto a locali di strip-tease e hotel dell’amore. Merita comunque un pellegrinaggio.

4°giorno Kyoto Noleggiamo le bici nell’ostello delle meraviglie (700 yen per l’intera giornata!).

Giornata dedicata in buona parte a templi e giardini: alternando la bici alle gambe (certe salite che caratterizzano Kyoto sono assolutamente improponibili ai pedali) visitiamo il Kiyomizu-dera, il Fushimi Inari Shrine (una quantità di torii così non capita due volte..!) e il Tofukuji, con un incredibile giardino zen di ghiaia rastrellata a scacchiera (con google image potete farvi un’idea più chiara). Attenzione perché in quest’ultimo entrata e uscita, avanti e indietro, sono ambigui e a nulla vale mostrare il biglietto d’ingresso (appena emesso dalle loro stesse mani) davanti alla rigidità estrema di alcuni giapponesi: indietro non si torna ! Serata al tempio Kodai-ji, eccezionalmente illuminato di notte, ovviamente è splendido. Ma non quanto il bosco di bambù intorno. Cena in un micro “ristorante” fumosissimo di Gion dove ci si accomoda al bancone e si pescano bocconcini di carne e verdure direttamente dalle piastre a fronte (muniti di super-bavaglio!).

5°giorno Nara Mantenendo la base a Kyoto (sarebbe un incubo muoversi ogni giorno con la valigia!), sfruttiamo il Japan Rail e, circondati da un immancabile nugulo di cerbiatti, visitiamo il Todaji, colmo di statue gigantesche. I più magri possono mettersi alla prova attraversando la trave bucata (il cunicolo ha la stessa ampiezza di una narice della statua del Buddha e chi riesce a passare sicuramente raggiungerà l’illuminazione). C’è poi la possibilità di fare una bella passeggiata attraversando il bosco per arrivare in cima alla collina. Un altro punto a favore di questa piccola deliziosa città sono i bar ITALIANI per i caffeinomani più nostalgici.

6°giorno Kyoto+Osaka Come funzionano gli autobus in Giappone: salendo si strappa un biglietto e scendendo si paga il conducente in base al numero di fermate che si è fatto. I più italiani penseranno “Quindi basta prendere il biglietto poco prima di scendere!”… Questo sistema di pagamento (in effetti molto corretto!) è applicabile in Giappone perché nessun giapponese penserebbe mai di fare una cosa del genere! Visita alla stupenda pagoda d’oro, Rokuon-ji Temple (se avete tempo solo per una cosa a Kyoto, questa!), con altrettanto fantastico parco, e al giardino di sassi, Ryoanji Temple (un enorme, curatissimo giardinetto zen).

Purtroppo non riusciamo a visitare Osaka, di cui un collega mi aveva raccontato meraviglie. Mi incuriosiva veramente uan città di cui la guida dice “non chiede che di essere amata, nonostante la sua bruttezza”… Non sperimentiamo nemmeno la leggendaria vita notturna. Ci dobbiamo limitare al castello (dimenticatevi i castelli europei! In Giappone l’interno è sempre totalmente ricostruito e trasformato in museo), da cui si gode una bel panorama ma niente di più, e all’acquario (carino ma… Niente che non si possa vedere a Genova!). All’uscita un acquazzone biblico ci costringe a trovare rifugio nel piccolo centro commerciale a lato, con un buon ristorante in stile giapponese al piano di sopra.

7°giorno Kyoto Easy-day libero in città perchè vesciche e dolori alle gambe si stanno facendo lancinanti. Per quanto mi riguarda, affitto la bici e mi faccio un giro in centro, tra Sale da tè, negozi di musica e per una volta cattedrali cristiane (caratteristiche come può essere una moschea a Brescia). Nel pomeriggio andiamo in un’agenzia di viaggi della stazione a prenotare l’hotel successivo (avevamo lasciato 4 notti scoperte) e pianifichiamo la fine del viaggio. Serata nell’onsen in centro. Molto carino ed economicissimo (3 o 4 euro). Bisogna entrare nell’ottica di perdere ogni pudore con i propri amici e con gli indigeni. Per quanto mi riguarda, dato che sono l’unica ragazza del gruppo e naturalmente le vasche sono divise in due diversi settori per donne e uomini, non è particolarmente problematico. Mi becco parecchie occhiate da animale raro ma nulla di più.

8°giorno Kanazawa Mentre i nostri amici amanti dell’arte contemporanea si fiondano al museo (che troveranno splendido), noi vaghiamo a lungo per il parco, il castello (interessante ma ci si può accontentare di vederlo da fuori) e il giardino (Kenrokuen Garden), che è davvero incantevole! E all’interno si può visitare l’antica residenza di Seison-kaku, costruita nell’800 dal nobile Maeda per sua madre, che faceva arrivare i colori per tinteggiare le pareti dall’Europa e si circondava di arredi preziosi, tuttora presenti. L’ingresso costa un po’più del solito (circa 6 euro) ma spesi bene! Più tardi giriamo per il quartiere dei samurai (piccolo piccolo), trovando sfortunatamente chiuse le case che si potevano visitare (consiglio di controllare sempre giorni e orari d’apertura perché possono variare molto). Bellissima anche la stazione, con tanto di fontane che indicano l’ora esatta e danno il benvenuto.

9°giorno Okayama Lasciata Kyoto avevamo in programma di lasciare le valigie a Okayama (cittadina piuttosto economica) e visitare Naoshima, una minuscola e quasi sconosciuta isoletta trasformata in tempio dell’arte moderna, ma tanto scarpinare non poteva restare impunito dopo un anno di ufficio e la tessera della palestra mangiata dalle tarme… Cosi, mentre i samurai del gruppo vanno dritti alla conquista senza battere ciglio, i comuni mortali, prede di tendiniti e vesciche, si incrostano al Comfort Hotel (un nome, un programma). Albergo carino, chiaramente lindo e splendente, come tutto il Giappone, e dal personale molto disponibile, anche se l’unica persona che parla inglese (chiamata appositamente ogni volta che ci presentiamo alla reception) è una cameriera che sparecchia i tavoli della colazione (la carriera segue strade misteriose). Ci spiega come arrivare in ospedale, ha già in mano le chiavi delle bici da prestarci e accetta di aiutarci telefonicamente a trovare il successivo alloggio, anche se su quest’ultimo punto la vedo parecchio perplessa, mentre i ragazzi dell’ostello di Kyoto avevano fatto una dozzina di telefonate ad altrettanti hotel con la massima naturalezza.

A cena finiamo per la prima volta in un ristorante senza menù in inglese, senza foto, senza modellini. Sedendoci diciamo all’incirca… “SUSHI!”. Il titolare prende da una vetrinetta un bento (scatole con dentro cibo assortito che di solito si comprano in stazione) e ce lo mostra annuendo. Il risultato è principalmente una ciotolona di riso con sopra tipi diversi di pesce. Sapore accettabile. Prezzo (ovviamente può chiederci Quello Che Vuole, dato che il menù è in giapponese…) alto.

10°giorno Okayama-Nagoya Neanche a dirlo visitiamo giardino e castello! Nonostante la città in sè sia tutt’altro che memorabile, il parco (Korakuen Garden) è forse il più bello che abbia visto e il punto di riposo, all’ombra, rigorosamente in legno, è attraversato da un piccolo corso d’acqua in cui ci si può bagnare i piedi. Perfetto. All’interno del castello c’è la possibilità di provare gratuitamente meravigliosi abiti confezionati come al tempo e scattare le foto più vergognosamente turistiche del viaggio. Dopo aver sfruttato spudoratamente l’hotel ben oltre il check-out, partiamo alla volta di Nagoya. La stazione non è solo immensa… I piani superiori, da Tiffany ai ristoranti, sono un gradino più chic della media e la vista della città illuminata, attraverso l’ascensore panoramico, è incantevole. Ovviamente anche i prezzi sono leggermente gonfiati. Non mi stupisce trovare un hotel extralusso all’ultimo piano. Per la prima volta ci dividiamo nella sistemazione notturna: i nostri amici in un ostello alla giapponese, io e il mio ragazzo in un ryokan sospettosamente economico. In effetti, nonostante la stanza sia immensa, le porte, impossibili da chiudere a chiave, lasciano anche un paio di centimetri d’aria che regalano sonni incerti… La toilette, alla giapponese, non pulitissima, è compensata dalla sala da bagno in stile onsen, con doccine, sgabellini e vasca. Magari in futuro non tornerò proprio al Ryokan Kimiya ma, per togliersi la voglia di una notte su futon e tatami senza spendere follie, è un compromesso accettabile.

11°giorno Takayama Questa piccola cittadina presenta la rara opportunità di vedere dal vero esterno e interno delle abitazioni tradizionali giapponesi e un’accurata ricostruzione degli antichi mestieri, nell’Hida Folk Village. Splendido. All’uscita dalla stazione si può acquistare con un unico pacchetto il biglietto dell’autobus di andata e ritorno e l’ingresso al villaggio. Pranzo al ristorante “Devinci”, buffamente decorato con fotografie d’epoca di Milano e Venezia.. Null’altro di italiano. Pasto commestibile ma penso che si possa trovare di meglio! Nella via principale trovate in vendita i mandarini congelati su bastoncino, da provare! Gli amici mi fanno una sorpresona: per l’ultima notte scoperta (e quindi aperta a tutto!) hanno prenotato… Al Capsule Hotel di Asakusa(3.000 yen, 18 euro a notte)! Uno di quei fantastici hotel (che, non a caso, esistono solo in Giappone) in cui si dorme infilati dentro le cosiddette “capsule” incassate nel muro, tipo i loculi del cimitero.

12°giorno Tokyo Di nuovo a Tokyo. Finalmente! Lasciate le valigie in hotel, iniziamo scorazzando per Akihabara, il famoso quartiere dell’elettronica, alla ricerca di cellulari, obbiettivi per macchine fotografiche e quant’altro (i prezzi sono abbastanza convenienti). Poi passiamo a Ginza (la Montenapoleone de noiartri), con il Sony Building (assolutamente trascurabile!) e l’Apple Store (buono come prezzi e anche x una navigata). Una cosa veramente imperdibile sono le Mori Towers, a Rappongi! Dalla cima, soprattutto di sera, la vista è meritevole, l’acquario (monumento al pesce come arte, quasi quanto il sushi) è molto ma molto meglio di quello di Osaka e anche le esposizione d’arte contemporanea sono interessanti. Poi con i ristoranti, numerosissimi e non convenzionali, c’è da sbizzarrirsi.

Tornati ad Asakusa per aggirare la fine dei servizi di trasporto, vaghiamo a lungo e assolutamente senza esito alla ricerca di qualcuno dei locali citati dalla guida, finchè, senza più speranze, intorno alle due, un po’spaventati, ci infiliamo nelle nostre capsuline (di solito questi hotel sono solo maschili; il nostro fa eccezione, ma siamo divisi, uomini e donne, su piani diversi). Dormo così bene da essere svegliata solo dall’altoparlante che alle 9.30 mi intima di uscire dalla mia bara e tornare tra i viventi. E’un peccato che questi alberghi non si siano diffusi fuori dal Giappone, perché scommetto che un Capsule Hotel negli Stati Uniti sarebbe gettonatissimo ad Halloween! All’ultimo piano ho la sorpresa di un grande bagno (con sauna) in perfetto stile onsen con vetrata che dava direttamente sul fiume. Dopo il trasferimento dei bagagli all’ostello del primo giorno, ci dirigiamo a Palette Town, sulla baia. Vale la pena di andare all’esposizione della Toyota anche solo per la vista meravigliosa che si gode dalla monorotaia! Perfino chi non è appassionato di motori può trovare interessante scoprire i mezzi futuristici, ecologici, a prova di anziano/pigrone che vengono mostrati qui (come il robot che sopra le gambe ha una specie di conchiglia, dentro cui sedersi, per muoversi anche in montegna senza sforzo). Il centro commerciale Venus Fort merita una visita (veloce!) solo per il grottesco tentativo di riprodurre le bellezze italiane (con tanto di piazze, fontane…). Proseguendo a piedi si arriva agli spettacolari palazzi che ospitano vari musei, come quello delle scienze. Naturalmente chiudono tutti prestissimo.

Sconsiglio di fissarsi mentalmente con la visita di posticini minuscoli e sperduti, a Tokyo, perché il tempo che si impiega a trovarli (se li si trova!) può essere davvero sprecato: meglio andare per macro-obiettivi o vagare in scioltezza godendosi lo spettacolo del Giappone, che raramente delude! 13°giorno. L’ Ultimo. Mi sveglio prestissimo con la frenesia delle ultime tremila cose da vedere, degli ultimi cinquanta regali da cercare, ecc. Data la difficoltà di muoversi a Nihombashi (alla ricerca del museo di aquiloni), do la precedenza a Shiodome, dove una quantità di gente è venuta per uno spettacolo che alla fine vedo anch’io, ma senza capirlo assolutamente. Nel Caretta building, dove ha sede la famosa agenzia pubblicitaria Dentsu, è allestita una mostra permanente della pubblicità, con manifesti, video e giornali a partire dagli anni Quaranta (con tanto di consigli su come coltivarsi la verdura per sopravvivere in tempo di guerra, moniti alle donne perché si ricordino di andare a votare, l’innovazione del frigorifero…). Poi mi dirigo a Ebisu, al Museo Metropolitano della Fotografia di Tokyo, dove sono allestite mostre periodiche incantevoli (perfino un soggetto discutibile come gli insetti con l’obbiettivo giusto diventa un portento della natura). Scale mobili chilometriche collegano il museo alla stazione della metro e all’enorme centro commerciale, piuttosto vario e interessante.

Tra le ultime tappe non poteva mancare Shibuya, che all’ora dell’aperitivo è già un fiume umano e, anche se non siete amanti della ressa, è un’esperienza da provare (uscita metro del cane Hachiko!).

All’ora di cena ci diamo appuntamento con i nostri amici al settimo piano sopra la stazione di Shinjuku, davanti a un ristorante hawaiiano. L’errore è arrivare alla stazione in metro (mentre loro sono arrivati in treno, con la linea Yamanote): li cerchiamo affannosamente per i 5 centri commerciali (si! Sono proprio 5!) della stazione senza risultato e quando i ristoranti, puntuali come la morte, chiudono e i nostri amici sono già sulla via di casa, rinunciamo a scalare l’ultimo palazzo e ci rifugiamo nel posto più agghiacciante in cui si possa mangiare in Giappone (e un po’ovunque): un Mc Donald’s. Consumato a tempo di record il lauto pasto (rischiamo di perdere l’ultima metro), torniamo con la coda tra le gambe in ostello, dove apprendiamo, come tutti avrete già capito, che gli introvabili erano proprio in quell’ultimo palazzo che non abbiamo fatto in tempo a setacciare. Proporrei una raccolta di firme tra i visitatori del sito perché la rete metropolitana di Tokyo garantisca ALMENO UN TRENO OGNI ORA PER TUTTA LA NOTTE! Dopotutto sono 12 milioni di persone più i turisti! Ci sarà pure qualcuno che vuole farsi un sakè dopo cena! Cosa aggiungere? E’un Paese incantevole, un viaggio relativamente economico e venire a contatto con culture tanto diverse insieme arricchisce e porta nuovi interrogativi, sull’uomo e le vie che percorre.



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