Made in Japan

È stata una lunga attesa ma alla fine ne è valsa la pena. Dopo un anno di preparativi e ricerca di informazioni, il 31 luglio 2008 io e la mia Giuly siamo partiti per il Giappone. Il volo Alitalia è stato prenotato tre mesi fa, gli alberghi di Tokyo e Osaka, unici due soggiorni prenotati per evitare troppi spostamenti con le valigie, sono...
Scritto da: lorenzom
made in japan
Partenza il: 01/08/2008
Ritorno il: 13/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
È stata una lunga attesa ma alla fine ne è valsa la pena. Dopo un anno di preparativi e ricerca di informazioni, il 31 luglio 2008 io e la mia Giuly siamo partiti per il Giappone.

Il volo Alitalia è stato prenotato tre mesi fa, gli alberghi di Tokyo e Osaka, unici due soggiorni prenotati per evitare troppi spostamenti con le valigie, sono confermati, i Japan Rail Pass (JRP) e la guida Lonely sono nello zaino e così a mezzogiorno ci imbarchiamo per il volo verso Tokyo Narita.

Dodici ore di volo sono tante ma tanto è l’entusiasmo che abbiamo addosso che non ci sembra neanche di essere partiti quando atterriamo nella terra del sol levante.

Completate le veloci pratiche doganali e convertiti i Japan Rail Pass, prendiamo il trenino che in un’oretta circa ci porta fino al centro di Tokyo. Con poche fermate di metro della linea JR siamo all’hotel Kitcho, discreto alberghetto senza troppe pretese, a 100 metri dalla metropolitana e dal prezzo veramente economico.

La metropolitana di Tokyo è formata da molte linee, tutte private e non comprese nel JRP. La JR però ha delle proprie linee che viaggiano in superficie e che formano un anello che attraversa i principali quartieri della capitale nipponica. Praticamente potete andare ovunque.

Tokyo è una città di dodici milioni di abitanti, per cui i fiumi di gente, in qualunque angolo vi troviate, sono sempre presenti. Non mi dilungherò molto nel descrivere ogni singola giornata, ma vi riporterò quello che, a nostro avviso, vale la pena visitare e cosa può essere evitato. Ueno, Asakusa, Akiabara, il parco di Yoyogi la domenica (fantastici i rockabilly e i gruppi che fanno i balletti più scemi del mondo), la vista dal 45esimo piano del Tokyo Governament Building sono impedibili così come le visite notturne (di giorno perdono molto del loro fascino) a Ginza, Shibuja e Roppongi hill. Il Tokyo National Museum ha una bella collezione di spade e “armature” di samurai ma poi per il resto presenta innumerevoli pergamene che dopo un po’ di tempo risultano noiose e senza significato, almeno al cospetto del nostri occhi occidentali.

Il palazzo e il parco imperiale sono state una vera delusione, il mercato del pesce non è molto differente da quelli visti durante le molte vacanze in Sicilia, se non per il fatto che i battitori d’asta sbraitano in giapponese e che si rischia la vita ogni volta che un carrellino elettrico ti passa davanti.

Impedibili invece sono i pranzi e le cene nei ristorantini di qualsiasi angolo della città. Seduti al bancone, al proprio tavolino vicino a signore in chimono tradizionale o a manager che pranzano in un minuto netto, il Giappone offre piatti per tutti i gusti a prezzi che non vi immaginate. Abbuffate di spaghetti di soia, sushi, tempura, birra e dolcetti a meno di dieci euro a testa! Un luogo facilmente raggiungibile con l’ausilio del JRP (a proposito, all’ufficio informazioni delle JR in Tokyo station ci sono signore gentilissime che sanno un inglese perfetto e a noi è capitata anche una che sapesse l’italiano) e citatissimo in tutti i racconti presenti su questo sito è Nikko.

Il tempo sembra essersi fermato in questa piccola cittadina in mezzo al bosco, dove un bellissimo ponte rosso fa da tramite tra i tempi moderni e la pace rappresentata da una serie di magnifici templi, alberi di cedro alti come palazzi di otto piani, sacerdoti in abiti e zoccoli tradizionali e una quiete che neanche le scolaresche presenti riescono a intaccare. Da non perdere la pagoda con l’effige delle famose tre scimmiette e il ruggito del drago. A noi poi è capitato di rimanere bloccati per un’oretta dentro un tempio per un improvviso temporale e vi assicuro che l’esperienza è stata tutt’altro che sgradevole.

Una gita che invece mi sento vivamente di sconsigliare è quella al Monte Fuji. Già complicato da raggiungere da Tokyo per il numero elevato di treni, pullman e quant’altro, la montagna sacra è perennemente avvolta nella nebbia e nelle nuvole (la media di giornate limpide nelle quali è visibile il monte è inferiore alle trenta l’anno). Inoltre i militari hanno deciso bene di prendersi metà costa, quella sud, per i propri campi e le esercitazioni militari con i carri armati e il rumore delle cannonate di sottofondo non contribuisce a rendere piacevole questa gita.

Dopo cinque giorni pieni a Tokyo e dintorni siamo partiti con i fantastici Shinkanzen alla volta di Osaka, seconda tappa logistica del nostro viaggio.

Già in Italia avevamo deciso di prenotare due soli hotel, uno nella capitale e un a Osaka e la scelta è stata azzeccata. Infatti tutti i luoghi di interesse (vedi Kyoto, Nara, Hiroshima, Myhashima, Nikko, il Monte Fuji ecc.) sono facilissimi da raggiungere (e compresi nel JRP) con le linee JR e con i treni veloci.

Una parentesi doverosa devo farla per le linee ferroviarie giapponesi e per gli Shinkanzen: semplicemente fantastiche. Pulite, puntuali, silenziose, con tutte le indicazioni in inglese, comode e soprattutto fresche, le ferrovie nipponiche farebbero arrossire anche la migliore business class della più rinomata compagnia aerea. Gli Shinkanzen sono treni fantastici: belli e areodinamici da vedere e raggiungono velocità elevate non appena usciti dalle stazioni. I sedili sono più larghi e comodi di quelli degli aerei e anche il posto per le gambe (non indifferente per quelli alti dai 180cm in su) è notevole. Collegano Tokyo e Osaka in tre ore, Osaka e Kyoto in 15 minuti, Osaka e Hiroshima in meno di due ore e ogni viaggio sembra non durare mai il tempo previsto, ma molto meno.

Arrivati a Osaka, prendiamo possesso della fantastica camera riservataci al Ramada Osaka Hotel. Il servizio è talmente eccellente che non ho neanche bisogno di tirare fuori della valigia il rasoio e lo spazzolino da denti! Inoltre nella stanza c’è un maxishermo e il collegamento a Internet, così possiamo sfruttare Skype per chiamare e mandare sms in Italia.

Osaka è una città che, a nostro parere, presenta molte meno attrazioni e luoghi di visita rispetto a Tokyo o alla più vicina Kyoto, così ci limitiamo a visitare, in diversi momenti, il grande oceanario dove sono presenti due esemplari di squalo balena, il castello con il suo parco e la sua bella visuale sui grattaceli della città e il famoso Umeda Sky Building, rappresentazione più recente della Defance di Parigi. È bello girare di sera per i luminosi e lussuosi quartieri del centro alla ricerca di qualche strano souvenir o di qualche ristorantino tipico.

L’antica capitale Kyoto è la vera sorpresa di questa vacanza. La città con il maggior numero di templi e santuari di tutto il Giappone si estende lungo il corso di un fiume e vicino a delle verdi colline, gli edifici non sono troppo alti e quello che risalta maggiormente dalle vedute panoramiche sono i tetti delle pagode e dei templi situati in zone boschive. Qui potete imbattervi nell’antico quartiere delle geishe e magari vederne una che corre via di corsa dai flash dei turisti, potete fare una doccia sotto una cascata naturale ai piedi di un piccolo tempietto, potete vedere i famosi giardini zen o i più tradizionali con cascatelle e laghetti pieni di carpe giganti, potete bere l’acqua di una cascata sacra, potete fare shopping in viette strette e ripide, potete mangiare seduti nel più classico modo nipponico in un localino lungo il fiume o percorrere i quattro chilometri di torii rossi che si snodano in una fresca boscaglia poco fuori la città.

Kyoto vale sicuramente una visita approfondita di due giorni se non di più: il suo patrimonio è talmente ampio che avrete solo l’imbarazzo della scelta. Metropolitane e treni non sono presenti quindi vi consigliamo di fare un daily pass per gli autobus che vi porteranno ovunque.

A portata di treno sia da Kyoto che da Osaka c’è Nara. Questa piccola cittadina popolata da più di 1400 golosissimi cerbiatti deve la sua fama anch’essa alla notevole quantità di templi e alla presenza del Todai-ji, un mastodontico edificio in legno contenente la più grande statua del budda mai forgiata. L’impressionante scultura in bronzo scuro è alta 16 metri e a vederla dal vivo vi assicuro che lascia senza fiato. Gli auspici già erano i migliori fin dall’arrivo, visti gli enormi guardiani di legno presenti ai lati del grande portone, inoltre la sala principale è arricchita di altrettante statue di divinità dalle dimensioni esagerate.

Per staccare un po’ dall’ormai quotidiana visita a templi e santuari, prendiamo lo Shinkanzen con destinazione Hiroshima. La lonely ci aveva avvertiti e infatti arriviamo in una città che se non avesse mantenuto alcuni simboli a perpetua memoria non sembrerebbe neanche essere la vittima della prima bomba atomica esplosa contro l’uomo. La zona a memoria di quanto accaduto è racchiusa in qualche centinaio di metri quadrati che si estendono dal A-Bomb dome al Peace Memorial Museum. La fiamma perpetua, il dome, il monumento alla piccola Sadako (forse il più toccante soprattutto se, come noi, vedi una bimba portare una gru di carta e pregare), il cenotafio e il museo sono assolutamente da visitare con cura per soffermarsi a pensare se vale ancora la pena, nel ventunesimo secolo, parlare di armamenti e scudi spaziali.

Per il resto, come detto, Hiroshima è una città normalissima e molto moderna. Il fatto è che al momento dello scoppio dell’atomica l’intera città era costituita da case di legno e paglia ridotte in cenere dalla bolla di calore e dall’onda d’urto della bomba. L’unico edificio in mattoni presente in città, insieme alla fabbrica di armi (vero obbiettivo del bombardamento) è, appunto, il dome.

A poca distanza di treno c’è l’isola di Myhashima, un’isola-santuario che è uno dei luoghi più frequentati e fotografati del Giappone, soprattutto per lo splendido e mastodontico torii rosso posizionato in mezzo al mare.

Una gita vale la pena di farla, anche perché uno spettacolo simile difficilmente riuscirete e trovarlo durante le vostre vacanze.

Per concludere vorrei dare qualche consiglio a coloro che intendono recarsi in questo bellissimo paese.

Partiamo dal clima: ad agosto fa un caldo infernale con un umidità spaventosa. Abituati a Milano, abbiamo avuto difficoltà pure noi a girare e a mantenere costanti le energie.

Costi: la vita è molto economica, soprattutto per i generi di prima necessità. Se non avete grandi pretese, potrete anche tornare indietro con alcuni dei soldi cambiati, com’è successo a noi (…E non ci siamo fatti mancare nulla!).

Inglese: fortunatamente tutte le indicazioni nei mezzi e nei luoghi pubblici sono anche in inglese, inoltre molti ristoranti hanno menù scritti nei caratteri occidentali. I giapponesi lo parlano poco, fatta eccezione per i ragazzi, forse più abituati a Internet e alle mode occidentali. Se avete qualche difficoltà, chiedete a loro oppure a un centro informazioni turistiche nelle principali stazioni, di sicuro qualcuno vi risponderà.

I Giapponesi: molto riservati, disponibili in caso di necessità, diventano delle macchine da guerra se devono andare al lavoro. Prendere la metropolitana nelle ore di punta mattutine può essere un impresa. Si isolano molto nei loro cellulari, ipod e giochini portatili, ma se hai occasione di parlare con loro risultano simpaticissimi e sempre molto incuriositi da noi occidentali. Non parlategli poi dell’Italia perché ne vanno matti.

L’ultima cosa che vi chiederei di seguire è il loro costume e modo di fare. Evitate, vi prego, di portare in giro un immagine del turista italiano casinista come mi è capitato di vedere molte volte. Non sentirete mai gruppi anche numerosi di ragazzi giapponesi fare casino sul treno, nella metropolitana o anche al McDonald e allora perché dobbiamo farlo noi?!? Un bacio alla mia Giuly senza la quale tutto questo non si sarebbe potuto realizzare.



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