Cento Yen Japan

Quando dicevamo agli amici “quest’estate andiamo in Giappone” ci guardavano come se stessimo dicendo che saremmo andati su Marte (e abbiamo scoperto che un po’ è così!). Ma proprio la curiosità ci ha spinto a trovarci all’alba del 3 agosto a Malpensa, con 18 chili di bagaglio in due, i biglietti aerei della KLM (comoda per il check-in...
Scritto da: aidi.morini
cento yen japan
Partenza il: 03/08/2007
Ritorno il: 19/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Quando dicevamo agli amici “quest’estate andiamo in Giappone” ci guardavano come se stessimo dicendo che saremmo andati su Marte (e abbiamo scoperto che un po’ è così!). Ma proprio la curiosità ci ha spinto a trovarci all’alba del 3 agosto a Malpensa, con 18 chili di bagaglio in due, i biglietti aerei della KLM (comoda per il check-in virtuale che ti permette di scegliere i posti via internet e saltare la fila in aeroporto), la Rough Guide del Giappone e tanta voglia di provare a vivere da giapponesi per due settimane. Pronti a dimostrare che una vacanza fai da te, squattrinata e zaino in spalla in Giappone non solo si può fare ma è una di quelle che ti restano dentro per sempre.

Prima tappa Tokyo dunque. Da Narita, visto che non volevamo ancora far partire il Japan rail-pass, abbiamo preso l’economicissimo treno della linea Keisei (http://www.Keisei.Co.Jp/keisei/tetudou/keisei_us/html/o_express.Html) che con 1000 yen ci ha portato direttamente ad Asakusa (nota: si pronuncia “asaksa” senza la “u”) dove alloggiavamo presso il ryokan Toukaisou (6600 yen, circa 40 euro, a camera con il bagno privato, internet gratuito e un padrone di casa simpaticissimo pronto a farsi in 4 per indicarci tutti i posti da visitare e i negozi più convenienti http://www.Toukaisou.Com/index-e.Htm). Per quanto riguarda gli hotel è importantissimo, quando si prenota, stampare o farsi dare una piantina dettagliata di dove si trova l’albergo, con il nome dell’albergo in caratteri giapponesi. Questo è davvero fondamentale se non si vuole assomigliare alla turista australiana, piena di bagagli e sull’orlo della disperazione, che abbiamo incontrato sotto il sole rovente il giorno seguente. Pochissimi giapponesi infatti parlano inglese e soprattutto non riescono a capire il nome dell’albergo se non è pronunciato correttamente (meglio farglielo vedere scritto). Detto questo, Tokyo è bellissima, sembra uscita direttamente da qualche film di fantascienza, con palazzi e strade supermoderni, ma dove basta girare l’angolo per trovare un’accozzaglia di negozietti traboccanti di qualunque cosa oppure un verdissimo giardino di un tempio pieno di pace. Bellissimo il tempio Senso-ji, ad Asakusa, la domenica l’ufficio del turismo del quartiere di Asakusa organizza visite guidate gratuite in inglese alle 11 e alle 15, da non perdere davvero! Belli Ginza (lasciate perdere però il Sony Building) e i giardini del palazzo imperiale (che si può vedere solo da molto lontano), il mercato del pesce (non è facile arrivarci, noi abbiamo trovato una gentilissima vecchietta che ci ha scortato) merita soprattutto per il favoloso sashimi nei negozietti lì intorno, il quartiere del sumo invece non vale la pena considerato il fatto che ad agosto lo stadio è chiuso. Vale la pena invece arrivare fino alla torre del Tokyo Metropolitan Government per salire al 45° piano e godersi gratuitamente la fantastica vista sulla città (attenzione, la torre chiude alle 19 ma andateci poco prima delle 18 per vedere la città al tramonto). Un altro aspetto positivo di Tokyo è che con il Japan Rail Pass si può girare tutta la città senza spendere niente per la metropolitana, infatti tutti i luoghi di interesse sono sulla linea Yamanote, della JR. L’ultimo giorno abbiamo preso il battello che da Asakusa arriva a Odaiba, è un po’ caro (3600 yen) ma ne è valsa la pena, è un bel giro e si ha tempo di gustarsi le vedute della città dal fiume.

Ma veniamo alle cose pratiche: per limitare al massimo le spese superflue per la colazione e per il pranzo facevamo la spesa al convenientissimo 99 yen shop, una specie di 7-11 ma dove tutto costa 99 yen, compravamo acqua minerale, caffèlatte freddo per la colazione (i giapponesi ne bevono a litri) e dolci (attenzione alla pasta di fagioli dolci che ha lo stesso colore del cioccolato ma sa di crema di marroni), oltre alle immancabili palle di riso (quelle dei cartoni animati per intenderci). La frutta ha dei costi proibitivi in Giappone, abbiamo visto mele e pesche che costavano fino a 600 yen l’una (circa 4 euro)! Meglio farne scorta al 99 yen. Per la sera invece ci siamo trovati sempre bene nei ristorantini di cui Asakusa pullula, a parte l’aria condizionata a palla, con 500-600 yen si mangiano udon o soba (spaghetti) caldi o freddi con una pietanza a scelta (crocchette di pollo, tempura di pesce e verdure…). Poi c’è l’intramontabile MosBurger, una catena di fast food giapponese deliziosa, sana ed economicissima! Attenzione che (MosBurger a parte) l’orario di cena è verso le 18 e la maggior parte dei ristoranti chiude alle 20:30. Un altro modo per mangiare spendendo pochissimo è fare la spesa al supermercato, solitamente i supermercati (quelli veri dove fanno la spesa i giapponesi, non i 7-11 o simili) hanno un’intera aera di cibi pronti da mangiare, si trova il sushi (esattamente uguale al ristorante e corredato di salsa di soia e zenzero) e tutti i tipi di tempura pensabili, oltre a piatti surgelati da scaldare al microonde (di solito dopo le casse ce n’è uno a disposizione) o piatti liofilizzati a cui va semplicemente aggiunta acqua calda (sono fantastici, da provare assolutamente, comodi da fare anche in albergo).

Per i souvenir invece è stato provvidenziale il 100 yen shop (ce n’è uno nel ROX2 ad Asakusa), a quella cifra infatti abbiamo trovato lanterne di carta, scatoline di bambù, bacchette e piattini per tutti gli amici (vi sfido a spendere di meno per i souvenir in Italia!).

Per telefonare invece conviene acquistare una carta prepagata internazionale (noi abbiamo preso quella della KDDI), infatti i telefoni abilitati alle chiamate internazionali sono pochi e riuscire a chiamare usando le monete è quasi impossibile. La carta prepagata invece può essere usata da qualsiasi telefono, basta seguire le istruzioni sul retro.

Da Tokyo ci siamo spostati a Kyoto, devo dire che la città ci è piaciuta molto di meno, è vero che è molto più tranquilla, ma è turistica, la gente non è molto simpatica e tutti i templi e i musei chiudono tassativamente alle 17, con ultimo ingresso alle 16:30 (se sulla guida è indicato un orario diverso probabilmente è sbagliato), quindi i nostri 3 giorni a Kyoto sono passati a fare chilometri a piedi nella speranza di arrivare in tempo a vedere tutti i templi. Per non spaccarsi le gambe è fondamentale il biglietto giornaliero del bus (500 yen), gli autobus a Kyoto infatti vanno ovunque e sono molto frequenti. Importantissimo è stato l’ufficio del turismo al 9° piano della stazione: parlano inglese, si danno da fare e soprattutto possono prenotare tutti gli alberghi del Welcome Inn, il bello è che telefonano direttamente all’hotel senza tutta la trafila delle conferme via mail che si è costretti ad affrontare se si prenota via internet. Lì abbiamo prenotato gli hotel per quasi tutto il resto della vacanza e ne abbiamo approfittato per farci spiegare bene come raggiungere le nostre future tappe. A Kyoto abbiamo alloggiato al Palace Side Hotel (6300 yen a notte per una camera con bagno http://www.Palacesidehotel.Co.Jp), un comodissimo albergo occidentale molto più economico di tutti i ryokan della città, a due passi dal palazzo imperiale, che consigliamo di vedere prenotando la visita guidata gratuita in inglese (attenzione che l’ultima è alle 14). Altra tappa poco evidenziata dalle guide ma veramente da restare a bocca aperta è il tempio Sanjusangen-do che contiene 1001 statue in legno della dea Kannon, ognuna con 40 braccia.

Da Kyoto abbiamo raggiunto il monte Koya–san per pernottare una notte in un tempio buddista. Su questa montagna sacra ci sono infatti più di 100 templi e un cimitero vastissimo e molto suggestivo in un boschetto vicino al paese. Siamo stati fortunati perché abbiamo trovato posto in uno dei templi più economici della città, il tempio Haryoin (8400 yen a camera, quando la tariffa normale è sui 20mila yen), devo dire che dormire in un tempio non è così speciale come lo immaginavo: la foresteria è uguale ad un qualsiasi ryokan, anche se è vero che si respira un’atmosfera di pace e silenzio. La cena vegetariana è da provare, così come la colazione, e ovviamente non si può mancare alla funzione delle 6:30 del mattino, anche se non ci si deve aspettare di pregare con i monaci: è un po’ come la nostra messa, si resta nella parte preposta per l’assemblea.

Dopo l’esperienza mistica abbiamo deciso di concederci due giorni di mare, abbiamo quindi raggiunto Shirahama, una sorta di Rimini del sol levante nella penisola a sud di Osaka, e pernottato nell’unico minshuku (affittacamere alla giapponese) che avesse ancora posto: il mitico Katzuya (prenotato alla stazione di Shirahama). Ci siamo trovati benissimo, l’esperienza del mare in Giappone è da fare: i giapponesi stanno in spiaggia completamente vestiti (con la tuta e il cappuccio!) e vanno in acqua tassativamente con il materassino e/o il salvagente, poi verso le 16 vanno tutti a casa e avevamo la spiaggia tutta per noi.

Abbiamo poi passato una notte a Hiroshima, dove dopo la visita al museo e parco della memoria abbiamo visto una partita di baseball allo stadio (è lo sport nazionale), un’occasione da non perdere assolutamente (dico solo che al posto dei panini con la salsiccia i baracchini vendono piatti di zuppa fumante… non molto comodi da portare sulle gradinate…).

Siamo poi tornati a Kyoto per vedere i fuochi che la notte del 16 agosto (ultimo giorno di O-bon) vengono accesi sulle montagne intorno alla città formando degli ideogrammi, con la funzione di guidare gli spiriti dei defunti nell’aldilà (se ho capito bene).

Ultima tappa del nostro viaggio è stato il monte Fuji, abbiamo dormito nel nuovissimo ostello di Kawaguchi-ko, il Backpackers Hostel K’s House Mt. Fuji (ha anche camere private nonché una cucina futuristica a disposizione). Mettete in conto che ci vuole un sacco di tempo (circa 3 ore da Tokyo anche se sono solo 100 km) per arrivare nei paesini vicino al Fuji, sia in treno che in pullman, comunque noi consigliamo il treno (molto più comodo ed economico del pullman anche se una tratta è comunque a pagamento perché non è JR). Il lago Kawaguchi è molto bello e rilassante, mentre il monte Fuji è veramente difficile da vedere perché sempre avvolto dalle nubi. L’unica soluzione per noi per vederlo è stata andarci sopra: c’è il bus che arriva fino alla 5° stazione (2000 metri circa), poi parte un ampio sentiero che passa attraverso 10 stazioni fino alla cima. Noi siamo arrivati quasi all’8° stazione (3000 metri) in un paio d’ore di cammino: una bellissima esperienza, eravamo sopra le nuvole! Ma era ormai ora di avviarsi verso il rientro in Italia, dopo l’ultima notte a Narita (all’ hotel Narita Kikusui: 8000 yen per camera occidentale con bagno, colazione e navetta per l’aeroporto!) e una fantastica scodella di riso e carne nel locale stile “mambo” di kiss-me lycia di fronte all’hotel, siamo ripartiti per l’Italia, rubando al Giappone ricordi indimenticabili e qualche riflessione pseudo-filosofica su un paese che ha saputo affascinarci con le sue persone gentilissime, sorridenti e disponibili e con le sue abitudini e modo di vivere completamente diverso dal nostro.



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