Un sogno divenuto realtà

Finalmente il giorno tanto desiderato è arrivato: 22 dicembre 2006… Jamaica stiamo arrivando! Jessica, Erika, Chiara, Rosanna, quattro amiche con tanta voglia di divertirci nel nostro primo viaggio insieme. Si parte da Milano in una freddissima mattina ma già assaporiamo i 30 gradi che ci aspettano. L’entusiasmo è alle stelle e quasi non...
Scritto da: J
un sogno divenuto realtà
Partenza il: 22/12/2006
Ritorno il: 30/12/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Finalmente il giorno tanto desiderato è arrivato: 22 dicembre 2006… Jamaica stiamo arrivando! Jessica, Erika, Chiara, Rosanna, quattro amiche con tanta voglia di divertirci nel nostro primo viaggio insieme. Si parte da Milano in una freddissima mattina ma già assaporiamo i 30 gradi che ci aspettano. L’entusiasmo è alle stelle e quasi non sentiamo la fatica di queste dodici estenuanti ore di volo. Quando il comandante dell’aereo annuncia il nostro imminente atterraggio a Montego Bay, con tempo buono e temperatura di 28 gradi alle 20,30 di sera, l’applauso parte spontaneo e ci ricarica le batterie. Ad attenderci l’assistente in loco Nina, con un sorriso smagliante che ci fa accomodare sul primo dei tanti route-taxi sui quali saliremo in questi sette splendidi giorni.

Alloggiamo al Shields Villas, una struttura molto semplice con camere spartane a circa cinque minuti a piedi dal centro (se così si può definire) di Negril: due market, una chiesa, un ufficio del cambio, l’immancabile Burghy ed una piccola chicca il Juicy Patties in cui potete assaggiare ottimi panzerotti alle verdure, al chicken e curry, ai gamberi piccanti…Una vera delizia! JAMAICAN BOYS Il nostro primo giorno inizia al mattino molto presto, impazienti di riempire gli occhi con il colore turchese di questo meraviglioso mare che, nel corso della giornata, in base all’intensità di luce, assume sfumature diverse e tutte indimenticabili. Iniziano i primi approcci con i ragazzi jamaicani che ci offrono di tutto, da lontano ci chiedono se siamo italiane e da quel giorno non smetteranno più di salutarci e regalarci un sorriso, quel sorriso che ci è rimasto stampato in viso, ma soprattutto nel cuore. Ci pongono tantissime domande ma dal momento che facciamo loro capire che non ci interessa la merce che ci offrono, non sono assolutamente insistenti, anzi spesso restano con noi anche solo per raccontarci un po’ della loro vita o per chiederci dell’Italia e si ride e scherza insieme. Ci siamo fatte un’ idea positiva del popolo jamaicano, probabilmente perché non abbiamo avuto esperienze poco piacevoli. E’ gente povera, che vive alla giornata e che spesso non sa se avrà da mangiare il giorno dopo, ma quella pace e serenità interiore che infonde, ha qualcosa di magico ed attraente perchè troppo lontano dal nostro stile di vita. Qui tutto è lento, dalla colazione del mattino, alla cena nei tipici ristorantini, all’asciugacapelli (ragazze, se avete i capelli mossi e siete abituate a lisciarli, potete anche non portare la spazzola, perché dopo il primo giorno perderete la pazienza e ci rinuncerete!)… dicevo che qui è tutto lento, ma è un lento – ROCK (come diceva Celentano), lo apprezzi e lo invidi, finendo per innamorartene! PORT ANTONIO Il secondo giorno, decidiamo di affrontare oltre 300 km per visitare la laguna blu e tutte le spiagge circostanti. Partenza alle sei del mattino con il furgoncino di Orlando e del fratello O’Neill (due jamaicani conosciuti sulla spiaggia). Vi consigliamo di visitare questo posto incantevole ma non in giornata perché è veramente dura. Ci abbiamo impiegato ben sette ore, perché le strade sono spesso piene di buche e a volte non asfaltate, ci sono molte deviazioni poiché alcuni tratti sono impraticabili quindi è necessario percorrere strade secondarie in montagna. Come se non bastasse i jamaicani sono un po’ spericolati nella guida, non dormono moltissimo e c’è il rischio che si addormentino come stava succedendo al nostro Orlando, che abbiamo tenuto sveglio cantando a squarciagola l’intero repertorio di cartoni animati! Le escursioni che vi propongono i tour operator, sono molto care, per questo noi abbiamo dato un po’ di fiducia a questa gente ed abbiamo contrattato prezzo e tappe. Loro hanno bisogno di denaro, quindi accettano di accompagnarti, cercano di spiegarti ciò che vedi, si fermano lungo il tragitto se vuoi scattare qualche foto alle piantagioni di banani o canna da zucchero, alle donne jamaicane che lavano i panni al fiume, ai bimbi vestiti a festa che si recano in chiesa la domenica (non dimenticate mai però di chiedere il permesso prima di scattare foto alle persone, potrebbero offendersi!).

La laguna blu, Frenchman’s Cove, San San Beach,sono posti incantevoli dove il tempo sembra essersi fermato e dove cielo, mare e natura diventano un tuttuno, creando un’ armonia di luci, suoni e colori. Chiara ci ha confessato che dopo aver fatto il bagno nella laguna blu , al centro di quell’anfiteatro verde che circondava il cielo, ha portato nel cuore l’immagine che nessuna foto potrà mai sostituire… Lungo le strade ci sono spesso piccole baracchine in cui fermarsi a mangiare e ancora tanti venditori di frutta: dalle banane al mango, dalla papaia all’ananas, tutto dolcissimo e naturale.

BOOBY CAY E RICK’S CAFE’.

Il terzo giorno si parte di nuovo per un’escursione con la barca di Charlie (Carletto per gli amici italiani): la meta è Booby Cay a circa trenta minuti dalla spiaggia di Negril. Sembra di sbarcare sull’isola dei famosi: un isolotto piccolissimo che dà l’idea di sprofondare tanto è ricco e carico di vegetazione. Una sottile striscia di sabbia dalle sfumature rosa, segna la sua estremità e qui dopo un bel bagno in acque sempre splendide, ricche di stelle marine che vedi anche solo stando coi piedi in acqua, ci rilassiamo e prendiamo un po’ di titntarella (è invidiabile la tintarella caraibica durante l’inverno, quando al tuo ritorno vedi tutti i tuoi amici palliducci!). Nel frattempo Charlie si dà da fare per il pranzo, accende un fuoco con ramoscelli e legni raccolti qua e là e dopo circa un’oretta ecco pronto il pranzo: bistecca di tonno cotto alla griglia (squisito!), contorno di verdure e riso (immancabili), succo di frutta, birra e tanta, tanta allegria! Tra una risata e l’altra, una pagina di un libro e numerosissime foto (ne abbiamo scattate in tutto circa cinquecento), giunge l’ora di ripartire, ma non manca una sosta alla barriera corallina con tanto di maschera, pinne e boccaglio. Il tutto per la modica cifra di 25$.

Alle 16.00 torniamo in hotel, una rinfrescata veloce e via al mitico Rick’s Cafè, un locale conosciutissimo a dieci minuti in taxi dal nostro hotel, che ricorda i nostri happy hour estivi ma in un’atmosfera idilliaca. L’orario migliore per recarsi, sono le 16.30 quando inizia il tramonto. Non potete non rimanere affascinati da questi tramonti indimenticabili sul mare, al ritmo di reggae, sorseggiando una bibita. Ci sediamo sul muretto a strapiombo sul mare, con la brezza che ci scompiglia i capelli ed in silenzio ammiriamo il calar del sole. Il nostro cuore ha già nostalgia della Jamaica, ci chiediamo quando mai rivedremo queste immagini, questi colori, questo spettacolo, ci guardiamo e l’unica frase che riusciamo a pronunciare è : noi non vogliamo più tornare a casa! Il Rick’s è un locale originale, con gruppi musicali che suonano reggae dal vivo, una piscina con tavoli e sedie nell’acqua e con ragazzi jamaicani dai fisici invidiabili che si tuffano da altezze incredibili facendo acrobazie straordinarie! Da non perdere! MAYFIELD FALLS.

Il quarto giorno, si parte assieme ad un altro taxista conosciuto in hotel (il mitico Verne) per l’arrampicata alle cascate Mayfield, con altri ragazzi italiani di Fano e Mestre arrivati il giorno prima. La Jamaica è ricchissima di corsi d’acqua e di cascate. A noi hanno consigliato le Mayfield, forse meno spettacolari delle Dunns di Ocho Rios, ma più vicine a Negril (circa un’ora), meno turistiche ed affollate ma pensiamo ugualmente indimenticabili. Indispensabili le scarpette di gomma per non scivolare, si parte scortati da una guida che conosce il corso del fiume in ogni suo angolo. L’acqua non è freddissima, il tutto è immerso in una natura secolare e lascia chiunque senza parole. Il sole non riesce a penetrare tanto è fitta la vegetazione, non so quanti tipi diversi di piante abbiamo visto. Vi chiederete… e le foto? Come possiamo portare con noi macchine fotografiche o videocamere senza rischiare che cadano in acqua? Nessun problema, la guida ha uno zaino in cui raccoglie tutte le macchine fotografiche del gruppo ed è lui responsabile di tali oggetti e lo vediamo saltare da una roccia all’altra con un’agilità invidiabile, sempre con quella sacca in mano. Ci aiuta nell’arrampicata, ci indica dove appoggiare i piedi sapendo alla perfezione dove sono i sassi, i gradini, i pericoli. Siamo sempre in ammollo, Chiara si diletta anche in tuffi jamaicani… ormai è una di loro! Il percorso è bellissimo, dura circa un’ora e mezza, non è assolutamente faticoso e ne vale veramente la pena.

HALF MOON BEACH.

Stiamo giungendo ormai alla fine della nostra vacanza e la nostalgia è sempre più grande. Assieme ai ragazzi di Mestre e Fano, decidiamo di visitare un’altra spiaggia vicina al centro abitato di Lucea:Half Moon Beach.

Sembra incredibile la moltitudine di baiette che spuntano ogni tanto , sempre ricoperte da una fitta vegetazione e tutte splendide. Le spiagge, quelle un po’ distanti dagli hotel, in questo periodo non sono mai affollate e così ci si può godere la pace e la tranquillità , avendo come sottofondo solo la melodia del mare. Half Moon Beach, è bellissima. Si entra da un giardino naturale splendido con a destra un ristorantino ed a sinistra una sottile striscia di sabbia bianca ricoperta di palme ed in contrasto con questo mare azzurrissimo e limpido. A piedi con la bassa marea, si può anche raggiungere l’isolotto di fronte, disabitato e selvaggio.

ARRIVEDERCI JAMAICA… Il giorno dopo è il fatidico giorno che non vorremmo fosse arrivato: la partenza. Speriamo vivamente che l’aereo abbia non qualche ora, ma qualche giorno di ritardo, la fortuna però non ci assiste.

Jamaica, ci sei rimasta nel cuore, ognuna di noi al decollo dell’aereo, ha gettato simbolicamente una monetina nel meraviglioso mare caraibico che circonda quest’isola indimenticabile e ha scritto in cielo: ASPETTAMI TORNERO’… J.



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