Germania del sud on the road, passando per Svizzera e Alsazia

Otto giorni tra isole fiorite, castelli fiabeschi, borghi incantati e vini alsaziani. Racconto di viaggio tra Baviera e Württemberg e due capatine in Svizzera (tra Zurigo e Basilea) e l'Alsazia
Scritto da: sermed
germania del sud on the road, passando per svizzera e alsazia
Partenza il: 31/05/2014
Ritorno il: 08/06/2014
Viaggiatori: 6
Spesa: 1000 €
Dopo 4 anni decidiamo di tornare in Germania per le vacanze di giugno; avevamo già visitato le città di Hannover, Brema e Amburgo e dintorni; vogliamo adesso vedere il sud: la Baviera e il Wuttenberg sono le nostre mete principali con due capatine in Svizzera e Alsazia. Ma andiamo con ordine.

1. giorno: 31 maggio

Stessa comitiva affiatata degli ultimi viaggi: io, mia moglie Letizia e le nostre bimbe Giorgia e Morena di 3 e 6 anni e i nostri cognati Bruno e Lilla; partiamo alle 7 da Trapani con “mamma” Ryanair (se non ci fosse lei!) ed arriviamo in perfetto orario al secondo aeroporto di Monaco (Memmingen) che dista solo, si fa per dire, 100 km dalla città. Prendiamo possesso della macchina noleggiata alla Hertz, in questo caso una Ford Galaxy 7 posti appena sufficiente per 4 adulti, 2 bimbe, 6 valigie e due passeggini al seguito!

La nostra prima tappa è Landsberg am Lech famosa perché nel suo carcere vi fu imprigionato Hitler dopo il putsch di Monaco del 1923. La città è un gioiellino con case colorate proprio sul fiume Lech; una bella torre in riva al fiume ci accoglie prima di entrare nel delizioso centro storico dove pranziamo al volo con dei panini (per contenere il budget e non perdere tanto tempo prezioso si era deciso di andare al ristorante solo la sera per cena).

La seconda tappa di oggi è l’antica città di Augusta o Augsburg dove, in verità, di antico non c’è proprio niente! Visitiamo il centro storico con il Municipio spartano e austero. Entriamo anche alla Fuggirei: un gruppo di casette popolari ordinate e pulite risalenti al 1500 (sono le case costruite appositamente per i poveri più antiche del mondo) il biglietto d’ingresso è di soli 4 € che però per mio cognato Bruno sono stati soldi buttati e che quindi mi rinfaccerà per tutto il viaggio. Se avete poco tempo a disposizione è una città che si può tranquillamente tralasciare senza rimpianti!

La sera optiamo per un hotel nella periferia nord di Monaco, perché domani vogliamo visitare il campo di concentramento di Dachau e la scelta ricade sul Siddiqi Pension dove per una quadrupla spendiamo 74 € senza colazione. Stanchissimi anche per la levataccia (ci siamo alzati alle 3 di notte!) rinunciamo alla cena in ristorante e prendiamo qualcosa da asporto in un vicino Burger King.

2. giorno: 1 giugno

Dopo aver caricato le valigie in macchina andiamo a pagare, ma dov’è il portiere? Alla reception non c’è nessuno! Cerchiamo qualche addetto e ci dicono che è in ritardo e che dobbiamo aspettare (alla faccia della teutonica puntualità). Dopo circa un’ora riusciamo a pagare e ci mettiamo in macchina direzione Dachau, prima però dobbiamo assecondare i morsi della fame e cerchiamo una di quelle panetterie con i tavolini e stracolme di dolciumi che avevamo scoperto nel nostro precedente viaggio in Germania. Niente a che vedere con le colazioni al bar a cui siamo abituati noi! E anche meglio delle colazioni in hotel.

La prima tappa di oggi è il tristissimo campo di concentramento di Dachau (il più vecchio in assoluto) che visitiamo con una leggera pioggerellina: perfetto sfondo per un luogo della memoria. Tutto è grigio nel campo, dalle camerate alle camere a gas, dal muro di cinta ai forni crematori e poi le foto degli internati, e la frase sul cancello d’ingresso che risulta uno scherno “Il lavoro rende liberi” (!)

Cambiamo decisamente contesto dirigendoci verso l’Allianz Arena: per quei due o tre che non lo sapessero, è lo stadio dove gioca la squadra di calcio più titolata di Germania, il Bayern Monaco. Non sono un appassionato di calcio, ma questo stadio è un capolavoro di architettura ed è un peccato non vederlo di sera illuminato con continui giochi e cambi di colore. Si è fatta ora di pranzo e ci dirigiamo verso l’Englischer Garten: un polmone verde nel cuore di Monaco dove pranziamo con stinco e salsicce in una delle tante birrerie all’aperto del parco proprio sotto la Pagoda Cinese (una vera pagoda in legno dono diplomatico della Cina) dove un’orchestrina suona e allieta i turisti.

Il pomeriggio lo dedichiamo al centro storico di Monaco: c’è tantissimo da vedere a partire da Marienplatz e dai due Rathaus nuovo e vecchio (anche se il vecchio è stato ricostruito dopo la seconda guerra mondiale e quindi il municipio vecchio è più nuovo del municipio nuovo!). Nel cortile interno del nuovo municipio ci accorgiamo dell’ingresso di un Ratskeller: trattasi di un ristorante seminterrato o meglio di una cantina-trattoria tipica sotto al municipio dove ci proponiamo di mangiare stasera. Molto caratteristico e accogliente l’interno ma, ad onor del vero, il cibo non è stato all’altezza del locale (si salvava solamente un ottimo gulash ma da dimenticare le salsicce-wurstel di vari tipi e consistenze). Per la notte scegliamo il Creo Living, un hotel anonimo ma pulito con quadrupla a € 70 senza colazione.

3. giorno: 2 giugno

Dopo una lauta colazione in un bel panificio nella zona dell’hotel continuiamo la visita del centro di Monaco (solo io e mio cognato però, perché le donne vogliono fare shopping!) e per mezzogiorno tutti col naso all’insù davanti al Neues Rathaus per vedere l’interminabile carosello della torre dell’orologio. Per pranzo decidiamo di consumare dei panini facendo una sorta di pic-nic nel parco del castello di Nymphenburg ad ovest del centro. Un tempo in aperta campagna e adesso neppure troppo in periferia. Sul posto ci indicano una sala apposita per i turisti con pranzo a sacco, questa si che è organizzazione! Il castello è in realtà una reggia con tante palazzine in semicerchio attorno ad un incantevole laghetto con tanto di cigni (uno spasso per le bimbe). Il posto è molto suggestivo ed incontriamo anche una coppia di neosposi con invitati al seguito intenti a posare per le foto ricordo.

Direzione sud per il paese di Oberammergau, sono circa 100 i km da fare così le bimbe (e anche le grandi) ne approfittano per un riposino pomeridiano mentre a me e a mio cognato ci tocca di guidare! Prima di arrivare sosta lungo la strada per ammirare la splendida abbazia di Ettal: di un bianco abbagliante si staglia fiera nell’azzurro del cielo, da vedere. Arriviamo a Oberammergau che è già sera e così decidiamo di andare subito al nostro hotel Friedenshohe dove abbiamo prenotato una tripla con trattamento di mezza pensione a € 85, una scelta azzeccata anche perché la cena è ottima e l’hotel è una tipica baita di montagna con tanto di terrazza panoramica sulle alpi e dove tutto lo staff veste i tradizionali costumi tirolesi: mi aspettavo anche che ci cantassero lo jodel invece niente, peccato! Dopocena usciamo con mio cognato per un breve giro serale della città, ma ci rifaremo domani. Adesso tutti a nanna.

4. giorno: 3 giugno

La colazione in hotel è deludente se confrontata con quelle dei due giorni precedenti, in compenso Oberammergau ci sorprende con i suoi murales che hanno temi diversi: dal religioso al fiabesco, a dei veri e propri trompe l’oleil. Una leggera pioggia ci fa affrettare il passo. Ci dirigiamo verso il castello di Linderhof per una visita al curatissimo (e gratuito) parco: ci accoglie un tripudio di fiori multicolori, roseti e fontane dorate che fanno da contorno ad una piccola palazzina nobile e bellissima, manco a dirlo un vero paradiso per le bimbe.

Per andare a Fussen prendiamo la strada panoramica delle Alpi: attraversiamo dei paesaggi da favola che ci fanno rimanere a bocca aperta: boschi, monti, ruscelli, cascate e laghetti si susseguono come un carosello di meraviglie; costeggiamo il lago Plansee (facciamo un tratto di strada in Austria) che con il suo colore verde smeraldo tipico dei laghi alpini ci lascia stupiti, e vai con le foto. Arriviamo a Schwangau ai piedi dei due castelli più famosi di Ludwig II: Hoheschwangau e Neuschwanstein. Decidiamo di entrare solamente in quest’ultimo, facciamo i biglietti (12 €) per le 16.45 e ci sediamo in un bistrot per mangiare. Alle 16 con largo anticipo andiamo a prendere la navetta che ci porterà al castello: ops! Non avevamo fatto i conti con la coda di turisti in fila per la navetta, vabbè c’è tempo… via una navetta, via un’altra… sono le 16.30 e siamo ancora giù: panico totale! Morale della favola arriviamo al parcheggio vicino al castello 3 minuti prima dell’ingresso e ci mettiamo a correre per arrivare in tempo, io ero l’ultimo ed il mio biglietto era già scaduto: ho saltato i tornelli con conseguente rimprovero del custode ma sono dentro! La visita è con audio guida ma ti fanno vedere solo 4 sale contate. Esternamente questo castello è una vera meraviglia per la collocazione sulla cima di un monte e per l’architettura tutta torri e mura (ha ispirato Disney per i castelli dei sui film) ma la visita interna è un po’ deludente: chissà cosa ci aspettavamo. All’uscita ci accoglie un temporale, per fortuna vendono degli impermeabili di plastica, in questo caso bianca, che ci fanno somigliare a tanti fantasmi: non può mancare la foto in posa da fantasma della comitiva! Prima di riprendere la corriera per il parcheggio, con mio cognato (alle donne scoccia) andiamo al ponte di Marienbrucke dove si ha una spettacolare visuale sul castello.

Ci fermiamo anche a Fussen città per una breve visita al castello nel centro storico e per una bella chiesa li vicino. Kempten, dove si trova il nostro albergo, dista da Fussen circa 45 km, così decidiamo di cenare qui ma, complice anche la pioggia, troviamo tutto chiuso: ci salva una pizzeria da asporto e ceniamo al calduccio dentro la macchina. L’hotel di Kempten, il Land Hirsh Hotel (tripla con colazione a 70 €) si rivelerà poi il migliore del tour: consigliato.

5. giorno: 4 giugno

Dopo una lauta colazione in hotel ci dirigiamo verso Meersburg, un bellissimo borgo medievale dalla cui terrazza si domina il lago di Costanza. Per evitare di fare il giro del lago, prendiamo il traghetto che ci porta alla città di Costanza dove facciamo un giro del centro dopo un veloce pasto in una rosticceria. La città non offre molto da vedere ad un turista, quindi decidiamo (su mia insistenza) di vedere l’isola di Mainau e ci presentiamo alla biglietteria alle 17 in punto (avevo letto su internet che dalle 17 il biglietto è di € 8.45: dimezzato rispetto all’entrata piena ma comunque sempre un bel gruzzoletto che, ovviamente, mi sarà rinfacciato da tutti!). L’isola è comunque molto bella piena di sculture fatte di fiori, aiuole fiorite e curatissime in ogni angolo, una bella villa nobiliare (che però chiude alle visite alle 17!) e poi roseti, serre, fontane ecc. inutile dire che le foto si sprecano. Inoltre è presente anche un piccolo zoo con animali da cortile ed un eccellente parco giochi didattico, ci siamo divertiti ad attraversare un piccolo laghetto con delle zattere in legno e altri giochi del genere. Ci rimettiamo in cammino per raggiungere il nostro hotel a Rielasingen, quasi al confine con la Svizzera, e vista l’ora tarda ci accontentiamo dei panini presi in un supermercato di zona. In verità la scelta dell’hotel Krone a Rielasingen (tripla con colazione a 90 €) è stata un ripiego: volevamo pernottare a Schaffhausen, ma visti i costi proibitivi degli hotel svizzeri…

6. giorno: 5 giugno

Prossima meta Schaffhausen per vedere le famose cascate sul fiume Reno. Veramente suggestive anche se non molto alte, evitiamo però di fare un giro in battello perché ci aspetta Zurigo, dove arriviamo e decidiamo di pranzare. Come per gli hotel, anche i ristoranti rivelano costi proibitivi, ma dobbiamo pur mangiare da qualche parte e dopo una decina di tentativi ci fermiamo in un ristorante italiano: il ristorante è si italiano ma i prezzi svizzeri sono! Per 2 pizze (da dividere), 4 birre alla spina piccole, 1 pasta e pomodoro (da dividere alle bimbe), 1 bottiglia di acqua minerale e 1 lattina di coca abbiamo speso la bellezza di 78 €, ed abbiamo ancora fame!! Comunque visitiamo il bel centro storico di Zurigo, la cattedrale, il teatro. Entriamo in qualche negozio di souvenir ma ne usciamo a mani vuote per via dei costi. Come fanno a dire che Zurigo è la città più vivibile del mondo?

Meno di 90 km di autostrada ci dividono dalla prossima destinazione: la città di Basilea, ancora in Svizzera ma al confine con Francia e Germania. Come per la notte precedente, per meri motivi economici, decidiamo di prendere un hotel poco fuori dal confine con la Svizzera nel paesello di St. Louis distante si e no 100 metri dalla frontiera ma per fortuna in terra di Francia (e con prezzi francesi) dove decidiamo anche di cenare (abbiamo ancora la fame arretrata di oggi). L’hotel di oggi è il Porte de France dove paghiamo 61 € una tripla senza colazione. Nella mia personale classifica degli otto hotel del viaggio questo è sicuramente il peggiore: vecchio e non molto pulito, necessita urgentemente di una bella ristrutturazione.

7. giorno: 6 giugno

Torniamo in Svizzera per visitare il centro storico di Basilea e, già che ci siamo, fare colazione: solita storia 2 cappuccini, 4 cornetti, 2 paste e 2 caffè soltanto 34 € (perché non abbiamo fatto colazione in Francia?). Anche la visita non è niente di eccezionale, tranne una bella cattedrale che conserva anche le spoglie di Erasmo da Rotterdam, c’è poco da vedere. Delusi ed alleggeriti andiamo di nuovo in Germania per vedere Friburgo (mi piace il fatto di saltellare da una nazione ad un’altra). Al contrario di Basilea, Friburgo è una bellissima città piena di monumenti, chiese e torrette con orologio. Ci sono anche dei curiosi ruscelletti ai lati delle strade (ognuno di noi ha la propria teoria sulla reale funzione) che non troveremo più durante il nostro viaggio. Essendo in ritardo sulla tabella di marcia, decidiamo di pranzare al volo con dei panini nella piazza del Munster, dove c’è un mercato che fa al caso nostro.

Di nuovo in Francia, precisamente in Alsazia, direzione Colmar. Qui le donne vogliono fare shopping (!) e quindi ci dividiamo in due gruppi ma all’ultimo momento ci appioppano mia figlia Morena (la grande 6 anni) che non vuole più saperne di camminare, quindi giriamo per Colmar con lei sul passeggino: pazienza. Colmar è una bella città con le case a graticcio (sono così quasi tutti i borghi alsaziani) ed il quartiere chiamato la Petit Venise con le case che si affacciano su piccoli canali. È ora di cena e ci spostiamo ad Enguisheim un piccolo borgo incantevole poco lontano da Colmar con le case a graticcio, viuzze strette, balconi fioriti ovunque. Cena tradizionale in una tipica taverna, la proprietaria ci consiglia una bottiglia di Leon Sorg, un vino bianco alsaziano fruttato, frizzantino e fresco del posto: indescrivibile, anche se non amo il vino, questo mi è rimasto nel cuore. Il nostro hotel si trova nella periferia nord di Colmar, è il Premier Class dove una tripla senza colazione costa € 40! La stanza è veramente piccola al limite della claustrofobia e fatichiamo non poco a muoverci, però è pulita e per una notte ci possiamo accontentare.

8. giorno: 7 giugno

Intera giornata alsaziana con alcune tappe della cosiddetta Via dei Vini. Partiamo da Riquewihr, un borgo fortificato molto suggestivo (ha fatto anche da cornice al video di Cesare Cremonini, Maggese) dove facciamo una ricca colazione. Una breve capatina a Ribeauville e poi saliamo al duecentesco castello di Haut Koenigsbourg in suggestiva pietra rossa, da dove si domina l’intera vallata del Reno fino a perdita d’occhio! Un panorama davvero indimenticabile. Arriviamo ad Obernai e per accontentare le bimbe andiamo in un Mc Donald a pranzare. Anche questa cittadina è graziosa, ma complice anche la scorpacciata di case a graticcio viste fin ora (come dice mio cognato Bruno: vista una, visti tutti), non ci sembra niente di eccezionale.

Pomeriggio dedicato al capoluogo dell’Alsazia e seconda sede del parlamento europeo: Strasburgo. Sotto una leggera pioggia visitiamo il quartiere Petite France con le ormai solite case a graticcio e i suoi canali navigabili, particolari sono i ponti coperti dell’antica dogana. E poi un capolavoro dell’arte gotica: la maestosa cattedrale dove per una manciata di secondi non riusciamo ad entrare. Le visite terminano alle 19.00 non un minuto in più: praticamente ci chiudono la porta in faccia, la solita simpatia dei francesi!! Esternamente è meravigliosa anche se avrebbe bisogno di una bella ripulita dalla patina scura di smog. Ultimo giretto per la città (c’è anche il tempo di fare qualche giro su un’antica giostra di legno) e poi subito in macchina per percorrere i circa 30 km che ci separano dall’aeroporto di Baden-Baden dove abbiamo prenotato l’hotel. Per tornare in Germania bisogna riattraversare il Reno, cosa più facile a dirsi che a farsi perché il nostro navigatore ci porta in un paesino sulla riva per fare la traversata su traghetto: purtroppo il servizio termina alle 20! Mentre consultiamo una di quelle obsolete mappe cartacee per trovare un possibile ponte (il navigatore ci riporta sempre al traghetto!) si accosta una macchina tedesca (siamo ancora in Francia) con due individui e un ragazzino offrendosi di accompagnarci che tanto loro fanno la stessa strada. Accettiamo più per stanchezza che per convinzione, le donne temono qualche imboscata, ma alla fine dopo parecchi km e lo stop per alcool-test in un posto di blocco della Gendarmerie (per fortuna niente vino oggi) riusciamo ad attraversare sto benedetto fiume su un ponte a nord di Strasburgo! I nostri salvatori ci accompagnano fino all’ingresso dell’aeroporto (e noi che ne abbiamo pensato di tutti i colori). L’hotel è il Baden Airpark (€ 72 la quadrupla senza colazione) proprio di fronte l’edificio delle partenze dove un gentilissimo portiere ci ordina la cena in un fast food con consegna direttamente in camera! Mentre le donne salgono in camera, con mio cognato facciamo il pieno alla macchina e la consegniamo la sera stessa alla Hertz (l’ufficio chiude alle 23).

9. giorno: 8 giugno

Oggi si parte presto e la scelta dell’hotel si è rivelata azzeccatissima: non dobbiamo fare altro che attraversare la strada e siamo dentro l’aeroporto, meglio di così… il tempo per una fugace colazione in aeroporto (visti i prezzi i gestori saranno sicuramente degli svizzeri!) e volo in perfetto orario per Trapani.

Alla prossima.



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